Ho letto, pochi giorni fa, nel regolamento relativo al funzionamento di una piscina di un circolo privato, che riaprirà i battenti il 6 giugno prossimo, l’elenco delle nuove normative da rispettare che ne regoleranno l’uso e, sinceramente, mi è venuto un poco da sorridere.
Frequentare una piscina in tempi di post Covid mi pare un’impresa abbastanza simile ad un percorso di guerra, non tanto per l’uso responsabile che si deve fare del termoscanner all’ingresso, di gel disinfettante e mascherine, all’interno, quanto per la preannunciata presenza di assistenti bagnanti “autorizzati a far rispettare le regole” e, chissà, magari a fare qualche multa ai frequentatori indisciplinati.
L’ombrellone ed i lettini messi a disposizione, viene preannunciato, saranno posizionati con un distanziamento pari a 3 metri e mezzo l’uno dall’altro. Pur essendo abbastanza digiuna di matematica, deduco, però, che tra i singoli lettini sotto lo stesso ombrellone non sarà presente una grande distanza. In ognuno di questi ultimi potrà essere alloggiato un unico nucleo familiare o una persona singola.
E qui mi nascono i primi dubbi…Chiederanno forse all’ingresso i documenti delle tre persone al massimo che potranno occupare l’ombrellone per verificarne l’appartenenza al nucleo familiare, visto che, a naso, il custode all’entrata non conosce proprio tutti i soci del circolo ( e magari è ignaro dell’ingresso di due ex fidanzati da poco freschi di nozze)….?
E qui colgo, personalmente, tutta la miopia di un simile provvedimento. In tempi di lockdown chi ha subito il maggior peso psicologico di un momento prolungato di isolamento è stato proprio colui che il circolo definisce ‘persona singola’, un peso sia dal punto di vista emotivo sia sotto il profilo economico. Alla categoria dei single aggiungerei, forse ancor più, quellae degli anziani che vivono da soli e dei genitori separati che, in settimane scandite a colpi di decreti governativi ( i temibili DPCM), incontravano spesso difficoltà a vedere i propri figli.
Mi domando allora se suddetto circolo, come probabilmente anche altri a Torino ed in altre città, considerino due persone che convivono sotto lo stesso tetto, ma non legate da un vincolo giuridico, quali appartenenti ad un medesimo nucleo familiare? Credo di sì, anche se la loro unione affettiva non è sancita da un patto davanti al sindaco o alla Chiesa ( probabilmente li considerano tali in virtù della comunione di domicilio). Ma due fidanzati, che si amino e si rispettino, magari in teoria pure di più, di una ipotetica coppia di conviventi, ma che sono, per esempio, domiciliati uno a Torino ed uno a Milano, per ragioni pregresse ed anche lavorative, non potranno prendere il sole sotto lo stesso ombrellone?
Questi provvedimenti così formulati individuano una miopia che, a tratti, mi spaventa, perché mi fa percepire l’incapacità di avere una visione globale d’insieme che, già nei mesi antecedenti di emergenza da Covid 19, purtroppo non era certo relegata ai soli regolamenti di un circolo privato, ma ha che ha tristemente coinvolto chi ci governa e ci avrebbe dovuto traghettare con timone fermo attraverso la tempesta.
Pensando ad un circolo affollato, mi sarebbero venuti in mente ingressi in un certo modo scaglionati per ridurre l’afflusso dei soci e distribuirlo sui diversi giorni della settimana. E la miopia proswgue pensando che possano bastare i cosiddetti assistenti bagnanti per tenere a bada nugoli di ragazzini che, già in tempi passati, come è tipico e naturale dell’età che stanno vivendo, si possono muovere, correre e tuffarsi in piscina, incuranti delle distanze interpersonali di sicurezza.
Proprio ieri ho visto in tv un servizio che ho ritenuto emblematico, che ritraeva una classe di bambini cinesi al loro rientro a scuola, dopo il prolungato lockdown di mesi dovuto alla pandemia. Qui insegnanti e dirigenti scolastici non hanno avuto bisogno di applicare nessuna regola o accorgimento al limite del surrealismo, quali i vetri di plexiglas (che dovrebbero entrare a far parte integrante delle aule scolastiche italiane dal prossimo settembre), perché i bambini, con indosso tutti la visiera (quando seduti nei banchi) e con mascherina durante le attività di gruppo (come la lettura), sono loro, per educazione e disciplina, abituati a seguire le indicazioni impartite dagli adulti. Hanno imparato molto bene a rispettare il distanziamento e si sono facilmente abituati a seguire percorsi differenziati per circolare all’interno dell’istituto scolastico. Gli insegnanti intervistati apparivano sereni e soddisfatti, e spiegavano che l’unica disciplina scolastica che era stata eliminata dopo il rientro post lockdown era stato il canto, perché poteva essere possibile fonte di contagio per le goccioline.
Oggi nella fase di ripresa post lockdown, secondo me, in Italia stiamo pagando la mancanza di disciplina e di rispetto delle regole, che faciliterebbe certo l’ottimizzazione nell’uso degli strumenti a favore della riorganizzazione e ripresa della normalità, da quella circoscritta ad un circolo sportivo cittadino a quella dei centri turistici montani o balneari, che si stanno attrezzando ad accogliere quei turisti che, quest’estate, rimarranno in Italia, fino alla macroripresa, che dovrebbe coinvolgere le diverse categorie e tipologie di imprese economiche, a livello nazionale.
Le regole devono rimanere l’architrave di una società, pur nel rispetto del dialogo e della libera espressione delle proprie idee perché, senza quest’ultima, non può esistere alcuna vera democrazia. Le regole, in fondo, altro non sono che le “radici dell’albero” della nostra convivenza, e le istituzioni rappresentano gli strumenti indispensabili che utilizziamo per coordinare ed organizzare i comportamenti sociali e per rendere più efficace il loro concorrere al benessere collettivo.
In una società come quella contemporanea, sempre più individualista e meno solidale, pare ormai sempre più diffuso il costume di ricercare il proprio benessere a scapito di quello del prossimo; dovremmo allora, proprio noi adulti, trarre esempio, dai piccini che sono ritornati a scuola in quei Paesi orientali. Nel loro bagaglio di educazione scolastica sono capisaldi il rispetto per la propria cultura, per gli anziani e la ricerca di una condotta buona ed equilibrata; i genitori costituiscono un modello insostituibile per i bambini. E soprattutto risulta fondamentale il rispetto per gli altri, inteso nella vasta accezione di persone, animali e natura. Sarebbe veramente giunto il momento che anche nelle nostre società occidentali si anteponesse questo valore ad ogni particolarismo, individualismo ed egoismo, per poter ripartire insieme nell’era post Covid.
Mara Martellotta
Di Augusto Grandi / Le sardine non nuotano più. Il distanziamento sociale le ha trasformate in “fiori”, almeno a Torino. Dove la definizione botanica viene utilizzata per indicare i gruppi di lavoro del nuovo soggetto politico della sinistra bobo, la gauche caviar collinare e crocettina che ha dato vita al contenitore “Capitale Torino” destinato, entro fine anno, a trasformarsi in una “nuova forza politica” o ad “occupare una lista civica già esistente”.
Magari per piazzare Mauro Berruto, ex allenatore di pallavolo approdato alla Scuola Holden.
Non è chiaro se per “capitale” intendano la città o i loro soldi da difendere ed incrementare attraverso l’attività politica…
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Le sardine floreali lanciano Capitale Torino. La gauche caviar rivuole la città
PAROLE ROSSE di Roberto Placido / Per molto tempo è stato un capo di abbigliamento maschile molto elegante da mettere sotto la giacca. Tutti ricordiamo vecchie foto di famiglia con nonni e antenati lontani in posa e con in vista il gilè dal quale fuoriusciva l’immancabile catenella, per i più abbienti d’oro, alla quale era collegato il relativo orologio
Molti lo chiamavano, con un termine più nostrano, panciotto, in realtà, consultando la Treccani, deriva dal francese gilet, e questo dallo spagnolo jileco, che a sua volta dal turco yelek. L’abbiamo poi rivisto come indumento quasi fondamentale in tutti i film western anche se il gilè a cui idealmente sono affezionato di più è quello raffigurato nel famoso quadro-icona, di Pellizza da Volpedo, il “Quarto Stato”.
Con il passare del tempo è diventato sempre meno un capo di abbigliamento elegante, per uomo e anche per donna, e sempre più un indumento “casual” per andare in moto, a cavallo o, per rispettare le norme del codice della strada, da tenere in auto ed indossare in caso di sosta d’emergenza o di un incidente. Pensavamo che con l’utilizzo automobilistico o come indumento degli addetti ai lavori autostradali, i famosi “lavori in corso”, avesse esaurito il suo utilizzo ed invece, dimostrando una vitalità e versatilità inaspettata, negli ultimi anni è riapparso prepotente ed è proprio il caso di dire “tirato per la giacchetta” un po’ di qua ed un po’ di là. Iniziarono, sembra la notte dei tempi ma sono passati solo alcuni anni, le “ronde padane” inventate dall’allora Lega Nord, ricordo al proposito un esilarante video del Trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo. Poi sono arrivati, travolgenti, i francesi “Gilet Jaunes” (gilet gialli) con la loro carica di protesta ma anche di devastazione. Senza quasi interruzione, arriviamo ai nostrani gilè arancioni. Sul nuovo ed ultimo fenomeno protestatario vale la pena fare un piccolo approfondimento.
Alla testa di essi c’è un personaggio singolare che definire pittoresco è riduttivo e potrebbe rivelarsi, in una fase così difficile per il nostro paese, foriera di seri problemi. Mai sottovalutare o sbeffeggiare l’avversario, anche quello più improbabile e sgangherato. Male fanno tanti più o meno autorevoli commentatori a definirlo, parafrasando un famoso spot pubblicitario di un noto aperitivo il “cretino biondo” oppure accostare la sua divisa d’ordinanza ad una delle fantasmagoriche e variopinte giacche colorate del “celeste” al secolo l’ex e pregiudicato presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Mi riferisco al generale in congedo, pensione, Antonio Pappalardo. Ho specificato in pensione in quanto al nostro neo “masaniello” per non averlo specificato durante una pubblica manifestazione nel 2018 gli è costato un anno di sospensione dal grado di generale dei carabinieri da parte dell’allora ministro della Difesa Elisabetta Trenta (M 5 Stelle). Così avvenne, straordinario paese il nostro, che un ministro che in seguito userà un sontuoso alloggio pubblico senza averne più titolo ad affitto quasi simbolico, sanzionò un generale che non specificava di essere in pensione.
Questa non è l’unica “perla” del nostro generale. Nel 1992 ricevette un avviso di garanzia per avere diffamato il Comandante Generale dei Carabinieri Antonio Viesti e la successiva condanna, poi ridotta e successivamente annullata, gli costò la perdita della nomina a sottosegretario alla Finanze nel Governo Ciampi. Stabilì quasi un record, dal 6 al 24 maggio del 1992, meno del “Re di maggio”. E poi nel 2017 rinvio a giudizio per vilipendio del Capo dello Stato Sergio Mattarella, del quale ne chiedeva l’arresto per alto tradimento. Ed ancora richiesta di arresto dell’intero governo e di tutti i parlamentari. Per ultimo, il 31 maggio 2020, l’accusa di assembramento e mancato utilizzo dei dispositivi sanitari, mascherine, nella famosa manifestazione romana dei gilè arancioni.
Non meno controversa ed ondivaga è stata la carriera politica, iniziata nel 1992 eletto alla Camera dei Deputati con il PSDI (partito socialdemocratico italiano) di Franco Nicolazzi e la breve esperienza di Governo, descritta prima, nell’ultimo governo della Prima Repubblica. Nel 1993 si candida, con un neo movimento, a Sindaco di Pomezia (Roma) ottenendo, non capiterà più, un lusinghiero 13% e l’elezione a consigliere comunale. Inizia una cavalcata tutt’altro che travolgente di candidature tutte segnate da miseri risultati. Lascia il gruppo socialdemocratico alla Camera e passa al Gruppo Misto. Sempre nel 1993 si candida, con Solidarietà Democratica a Sindaco di Roma contro Francesco Rutelli ottenendo lo 0,55% dei voti. Passa con il Patto di Mario Segni dal quale va via perché non ricandidato. Anno nuovo, il 1994, nuova candidatura, alle europee con Alleanza Nazionale e nuova bocciatura.
Il primo decennio del nuovo millennio è contrassegnato dall’ennesimo movimento, Popolari Europei, che si colloca a destra della Casa delle Libertà. Si candida alle comunali di Roma ottenendo uno striminzito 0,15%. Sempre nel 2001 alle elezioni politiche si candida al Senato con Lega Azione Meridionale e poi alle regionali siciliane nella lista Biancofiore di “vasa vasa” (bacia bacia) Salvatore Cuffaro. Nel 2007 un ritorno di fiamma con il PSDI, Direzione Nazionale, ed ennesima candidatura nel MpA (Movimento per l’Autonomia) di Raffaele Lombardo. Tutte candidature fallimentari. L’ultima gli permette però di fare una comparsata di un anno nel C.d.A. (consiglio di amministrazione) dello Stretto di Messina S.p.A.
Arriviamo così a questi ultimi anni ed all’ennesima formazione politica, Movimento Liberazione Italia che fa riferimento al Movimento dei Forconi ed ai Gilet Arancioni nel 2019. Con questi ultimi si presenta alle regionali umbre ottenendo lo 0,13% e l’ennesima sonora bocciatura.
Nota di colore, per chiudere questo lungo elenco, la vena artistica letteraria fatta di romanzi, poesie, saggi, composizioni religiosi e rock. Che dire, un vero circo barnum.
La riflessione conclusiva, nella debolezza dei partiti, dei loro rappresentanti e nell’assenza di programmi e progetti, come possano esistere, prolificare ed essere eletti personaggi del genere. Sempre pronti a cavalcare il malessere, il malumore, la rabbia e la delusione di molti italiani. Per questo, nonostante le sonore e ripetute bocciature, che non vanno sottovalutati e presi sottogamba. Bisogna invece dare risposte durissime a questi elementi e movimenti dichiaratamente populisti se non violenti e sovversivi. Più che la variopinta carriera politica del generale in congedo Antonio Pappalardo mi ha lasciato esterrefatto come abbia potuto realizzare quella militare nell’Arma dei Carabinieri con incarichi importanti e delicati.
Un badge o braccialetto collegato ad una App per aiutare le aziende a mantenere i dipendenti al sicuro. La torinese Smart Beacon lancia COSTANZA – la App per la distanza. Ad adottarla per i suoi oltre 1000 dipendenti SMAT, la prima azienda in Italia a dotare i propri lavoratori di una App che tuteli la loro salute monitorando costantemente il distanziamento durante lo svolgimento delle quotidiane attività lavorative.
Le persone sono la risorsa più importante per qualsiasi organizzazione ed in questo periodo le aziende sono concentrate a trovare soluzioni efficienti per tutelare al meglio i propri dipendenti. Le idee per aiutare il mondo del lavoro a ripartire sono tante. Una delle soluzioni lanciate dal mondo IT, e già attiva per gli oltre 1000 dipendenti SMAT, arriva dall’azienda italiana Smart Beacon che da sempre studia e realizza applicazioni della tecnologia Beacon per il mondo del turismo e delle aziende.
Sfruttando la tecnologia Beacon l’azienda torinese ha creato COSTANZA – La App per la distanza, che consente ai lavoratori di acquisire comportamenti socialmente corretti e all’azienda di implementare e automatizzare il protocollo di distanziamento.
Ogni dipendente è dotato di un badge o braccialetto associato anonimamente ad un numero di matricola. La applicazione installata sul device aziendale avvisa l’utente qualora si trovi troppo vicino ad un altro collega e, nel pieno rispetto della privacy, traccia in maniera anonima i contatti fra i dispositivi consentendone la ricostruzione precisa in caso di contagio.
Il sistema prevede l’utilizzo combinato di uno smartphone e di un dispositivo (Tag BLE) indossato dal lavoratore. Qualora venga meno la prevista distanza di sicurezza di circa 2 metri fra i due devices, il cellulare emetterà un segnale acustico ed una vibrazione. Nel caso in cui un Tag rimanga nel raggio d’azione di uno smartphone per un periodo di tempo prolungato, l’avviso acustico sarà ripetuto ogni 60 secondi e, se il tempo di contatto ravvicinato supererà i 10 minuti, COSTANZA registrerà l’evento. Le registrazioni, che riguarderanno esclusivamente il numero di matricola dei lavoratori entrati in “contatto”, l’identificativo del cellulare, l’eventuale disattivazione dell’APP ed i riferimenti temporali di data e ora, resteranno disponibili per 60 giorni. Le informazioni raccolte consentiranno, nel caso si verificasse un caso di positività Sars-Cov2 tra i lavoratori, di identificare efficacemente e tempestivamente i cosiddetti “contatti stretti”.
“La nuova era post contagio – ha spiegato Simona Caudera di Smart Beacon – ha richiesto di ripensare rapidamente soluzioni per garantire la sicurezza in azienda. Tutti i luoghi di lavoro devono rispettare i protocolli ma esistono situazioni dove è più difficile mantenere la distanza: pensiamo agli ambienti produttivi e ai cantieri. Siamo partiti da questo tipo di esigenza per creare COSTANZA”.
Smart Beacon è da sempre attiva anche nella realizzazione di soluzioni IT per il turismo, come per esempio la APP La Venaria, realizzata per La Venaria Reale in provincia di Torino e sta lavorando anche ad uno sviluppo del progetto in campo turistico, per consentire l’accesso ai musei, alle chiese e ai siti archeologici in tutta sicurezza.
Per guardare video di funzionamento: www.youtube.com/watch?v=F9IJq4totz8
Ritorno ad Alassio
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / Oggi è il primo sabato del primo fine settimana dei torinesi in Liguria dopo mesi di divieto. Tanti miei amici sono tornati ad Alassio : dalla contessa Perrone di San Martino ai farmacisti Platter Ricotti . Credo che sarà nella sua bella villa collinare anche il Presidente Enzo Ghigo
Quanto vale la vita di un riccio?
Il caso del riccio torturato e ucciso a Ciriè (Torino) pone inquietanti interrogativi sui valori della società
SOS Gaia si unisce all’indignazione generale per quel povero riccio che è stato torturato fino alla morte da un gruppo di ragazzini che per gioco lo hanno usato come un pallone da football e poi lo hanno abbandonato sulle rotaie della ferrovia Torino-Ceres.
Il minorenne autore del gesto, incitato dal branco, dopo aver ucciso il riccio, oltre a pubblicarne il video sui social, ha incastrato l’animale tra le traversine dei binari della ferrovia affinché venisse schiacciato da un treno.
Ci chiediamo come possa esistere un tale disprezzo per la vita, una tale indifferenza davanti alla sofferenza di un essere senziente inerme che aveva la sola colpa di essere di fattezze diverse da quelle umane.
E ci chiediamo anche che tipo di valori hanno alcuni adolescenti, che tipo di futuro costruiranno per se stessi e per la comunità.
Un crimine compiuto verso un essere vivente, anche se non è compiuto verso un essere umano, è pur sempre un crimine e andrebbe punito come tale.
Secondo l’FBI, il 90% di chi tortura animali da giovane, sarà poi violento, sadico e crudele con donne e bambini.
Un documento firmato da 750 psicologi, prima firma Annamaria Manzoni, afferma “il non rispetto per gli esseri viventi, il disconoscimento dei messaggi di sofferenza, ostacola lo sviluppo dell’empatia, fondamentale momento di formazione e di crescita”.
Giancarlo Barbadoro, ispiratore dei principi di SOS Gaia, ha scritto: “Portare aiuto alla condizione animale significa impostare i valori di una futura società più giusta e armonica dove non vi siano discriminazioni speciste e in cui tutti possano godere di valori improntati alla fratellanza, alla libertà degli individui e al godimento di una qualità di vita felice che sia in armonia con la Natura.”
Purtroppo il povero riccio non ha usufruito di questi valori illuminati, e questo deve far riflettere sul tipo di società che vogliamo costruire per noi, per i nostri figli e per tutti gli esseri viventi.
Rosalba Nattero
Presidente SOS Gaia
Importante riconoscimento per il Polo del ‘900 che si aggiudica il Premio Gianluca Spina per l’Innovazione digitale nei Beni e Attività Culturali. Il premio, promosso dall’ Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali del Politecnico di Milano, seleziona i migliori progetti in Italia e i modelli virtuosi nell’ambito dell’innovazione digitale.
Quarantacinque studenti di Torino e provincia tra i 125 vincitori nella 39° edizione. Parteciperanno ai viaggi studio nei luoghi della memoria quando le condizioni generali lo consentiranno
Si è conclusa la 39° edizione del Progetto di storia contemporanea, indetto dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale.
Gli studenti premiati sono 125, appartenenti a 22 Istituti scolastici e a 3 Centri di formazione delle province piemontesi, sulla base di una graduatoria redatta dalla Commissione di valutazione, composta da membri degli Istituti storici della Resistenza piemontesi.
Quarantacinque studenti di sette istituti superiori di torino e provincia risultano tra i vincitori. Dieci sono dell’IIS “Bodoni Paravia” di Torino ( con due gruppi coordinai dalle prof. Simona Scintu e Cristina Filippelli) e altrettanti sono del Liceo “Volta” di Torino ( con entrambi i gruppi coordinati dal prof. Luca Vincenzo Sorella). Gli altri gruppi da cinque studenti vincitori sono dell’IIS “Majorana” ( coordinatrice la prof. Alessandra Celati), l’IIS “Curie-Levi” di Collegno (prof. Augusto Cosentino), l’IIS “Natta” di Rivoli (prof.ssa Ester Scaglia), Liceo “Gramsci” di Ivrea ( prof. Dario Romeo) e l’ISS “Bosso Monti” di Torino (coordinatrice la prof. Federica Viscusi).
Le scuole secondarie e gli enti di formazione professionale partecipanti al concorso sono stati 54, con un totale di 950 studenti suddivisi in 190 gruppi da 5 componenti ciascuno. Si è registrato un lieve aumento degli iscritti (+ 4,2%) rispetto alla precedente edizione.
Le valutazioni espresse dalla Commissione di storici hanno evidenziato la qualità e l’originalità dei lavori proposti che, anche in questa edizione, si sono concentrati su tre temi di ricerca: lo sport e la storia del ‘900 (traccia scelta dal 40,2% dei partecipanti); la caduta del Muro di Berlino 30 anni dopo (preferita dal 57% degli studenti); I 50 anni della Regione Piemonte (indicata dal 2,8 % dei giovani).
Il Piemonte, oltre a essere stata la prima regione d’Italia a stabilire, con un’apposita e specifica legge – quarantaquattro anni fa, nel 1976 – l’istituzione di un Comitato per la difesa e l’affermazione dei valori della Resistenza e della Costituzione, è stata anche tra le prime realtà a promuovere progetti di studio sulla storia contemporanea, coinvolgendo – a partire dal 1981- decine di migliaia di studenti medi piemontesi e organizzando centinaia di viaggi nei luoghi della memoria. Per il momento gli studenti vincitori, accompagnati dai loro docenti, non potranno partecipare ai viaggi studio che avrebbero dovuto svolgersi entro la fine di questo anno scolastico. Le ragioni sono a tutti ben note, motivate dall’attuale emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del virus Covid-19 e dai conseguenti provvedimenti di distanziamento sociale e di restrizione della libera circolazione, adottati dalle autorità nazionali e regionali, ai quali si affianca la chiusura delle scuole.
“Il Consiglio regionale, consapevole dell’importanza dei viaggi nei luoghi della memoria storica per l’indubbio rilievo di esperienze collettive, condivise, importanti sotto il profilo dei valori educativi e didattici – hanno dichiarato il Presidente del Consiglio Stefano Allasia e il Vice Presidente Mauro Salizzoni – si impegna a individuare e riproporre i viaggi studio appena le condizioni generali lo consentiranno, riservandosi forme alternative di premialità qualora ciò non fosse possibile entro tempi ragionevoli”. Agli studenti vincitori delle attuali classi quinte che concluderanno quest’anno con l’esame di maturità il proprio ciclo di studi superiori, considerata la maggiore età, verrà proposta, in via preferenziale, la possibilità di partecipare, a titolo individuale, ai prossimi viaggi studio che verranno organizzati prevedendo, nel caso di indisponibilità o impedimento, l’attribuzione di un premio alternativo.
Mtr
Neppure il terrore per il virus è servito per rilanciare la fiacca editoria italiana. Anzi, dopo aver millantato incrementi fantasmagorici delle copie di quotidiani venduti in edicola, sono aumentati gli editori che hanno annunciato tagli agli organici dei giornalisti, delle retribuzioni, dei collaboratori esterni.
Autocritica? Non pervenuta. Dunque la Gazzetta del Mezzogiorno rischia il fallimento (udienza la prossima settimana), l’Ansa vorrebbe ricorrere a 24 giorni di cassa integrazione per tutti i giornalisti e tagliare i compensi ai collaboratori, il Sole 24 Ore vuole ridurre del 25% il costo del lavoro dopo aver già ridotto i compensi dei collaboratori, Radio Capital vuole dimezzare il numero dei giornalisti, La Stampa riduce le retribuzioni con tagli agli straordinari ed amenità varie…
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Informazione in crisi (Sole, Ansa, Gazzetta del Mezzogiorno). Neppure il virus rilancia le copie