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Nulla sarà più come prima. Speriamo

Fra le tante frasi fatte che ascoltiamo in questi mesi di pandemia e di riflessioni più o meno sincere sulla situazione in cui si trova il mondo, una ripete come un mantra: “Nulla sarà più come prima”. E si fa soprattutto riferimento ad una riscoperta di valori etici e morali che, grazie al virus, sarebbero emersi e potrebbero influenzare, in meglio, il mondo.

A parte le considerazioni sulla fondatezza di tale auspicio, l’occasione è comunque utile per cercare di delineare che cosa andrebbe improntato a valori etici nel campo dell’economia e della finanza. La premessa è che è sicuramente urgente introdurre principi etici in un settore, come la finanza ed il maneggio del denaro, che non può sfuggire alle regole generali della correttezza anche morale.

L’obiettivo del profitto è legittimo nel mondo economico; ma non può giustificare qualunque tipo di comportamento, compresi quelli che vanno a ledere diritti di altri soggetti. E tale obiettivo, in un mondo che si è scoperto esposto a crisi imprevedibili di dimensioni planetarie, non può essere disgiunto da una maggior attenzione agli aspetti sociali che caratterizzano la vita dell’uomo.
Negli ultimi anni qualche voce si è levata per ricordare questi principi.

Ricordiamo ad esempio Benedetto XVI, che nel messaggio per la giornata mondiale della pace del 1 gennaio 2009 affermò, con riferimento alla crisi legata al fallimento Lehman “La crisi dimostra come l’attività finanziaria sia a volte guidata da logiche puramente autoreferenziali e prive di considerazione a lungo termine del bene comune. Ciò riduce la capacità della finanza di svolgere la funzione di ponte tra il presente ed il futuro, a sostegno della creazione di nuove opportunità di produzione e di lavoro nel lungo periodo”.
Vabbé, dirà qualcuno, è il Papa, facile dirlo.
Allora scendiamo un gradino; nello stesso mese dello stesso anno ecco un altro monito.
“Questa è la crisi di un sistema che ha spinto gli operatori finanziari a prendere rischi sempre più sconsiderati, che ha lasciato le banche speculare piuttosto che fare il proprio mestiere, che è quello di finanziare lo sviluppo dell’economia”. (Nicolas Sarkozy, Presidente della Repubblica francese).
Ahimè, uno che predicava bene ma razzolava male; ma i concetti sono da sottoscrivere!

E per chiudere, una frase che ricorda molto un “umanesimo industriale”: «La funzione dell’industria non è solo e neanche principalmente quella del profitto. Lo scopo è migliorare la qualità della vita mettendo a disposizione prodotti e servizi.» (Giovanni Alberto Agnelli, Presidente Vespa, 1996. Purtroppo questo Agnelli, detto “Giovannino” è prematuramente scomparso).

Ciò premesso, cosa si potrebbe fare per passare dalle parole e dai principi aulici ai fatti concreti che consentano veramente di cambiare pagina in futuro?
Un primo, urgente intervento riguarda la netta separazione tra le banche “ordinarie” (quelle che erogano i crediti alle aziende) e banche “d’affari” (quelle che operano con obiettivi diversi, anche con strumenti speculativi). Le prime devono concentrarsi esclusivamente sul credito a breve termine, fornendo il cosiddetto “capitale circolante” indispensabile per una fluida gestione di crediti e debiti aziendali. Le banche “d’affari” devono invece operare a medio-lungo termine per finanziare costruzione di stabilimenti, costruzione di opere di pubblica utilità (autostrade, trafori, scuole, ospedali, ecc.), e così via. Qualcuno osserverà: “Ma è la legge del 1936!”. Ebbene sì, sostanzialmente è quella, basta con la “banca universale” che pretende di fare tutto, esponendo i clienti-depositanti al rischio di investitori-azionisti o peggio di investitori speculatori a loro insaputa! Un secondo intervento riguarda l’abolizione dio ogni tipo di bonus ai dirigenti delle banche.
Purtroppo la storia degli ultimi anni del sistema finanziario mondiale è caratterizzata in maniera evidente dal fenomeno dell’esasperata ricerca di profitto per le banche e di bonus per i loro manager. La cosa agghiacciante è che, anche nel caso di banche fallite, i responsabili hanno chiesto (e ottenuto!) la liquidazione dei bonus, come se nulla fosse accaduto. E’ come se un serial killer chiedesse un monumento in piazza anziché accettare l’ergastolo!

Un terzo intervento deve precedere l’abolizione delle cosiddette «scatole cinesi», cioè il sistema grazie al quale una piramide di società finanziarie riesce a controllare, con un modesto impegno di capitale, un impero finanziario. Meno “scatole cinesi”, più automobili, più elettrodomestici, più abiti confezionati, in una parola, meno “aria fritta” e più PIL!
Ed ancora, un punto delicatissimo: proibire l’uso dei derivati, quei mostruosi OGM finanziari creati per modificare la natura delle operazioni “tradizionali”: si pensi che nel mondo circolano attualmente, secondo le stime ufficiali, circa 3 milioni di miliardi di dollari di contratti derivati di varia natura, cioè TRENTATRE volte il PIL dell’intero pianeta. I derivati alimentano contrattazioni frenetiche (chiaramente di natura speculativa, non certo derivanti da investimento) che ricordano il pericoloso gioco del passaggio del cerino acceso da una mano all’altra; l’unica cosa certa è che ci si bruceranno le mani…

Naturalmente bisognerà anche bloccare i “paradisi fiscali”, impedendo di usare i paesi in cui non si pagano tasse o quasi ed in cui non si fanno controlli su chi possiede capitali, paesi in cui uno studio di avvocati o di notai ospita centinaia di società fantasma create solo per gestire soldi degli evasori di tutto il mondo. Bisogna bloccare questo meccanismo ad esempio impedendo ogni tipo di transazione finanziaria da e verso quei paesi. L’elenco potrebbe continuare ancora, toccando anche l’idea di un nuovo modello d’impresa (ne parlerò in un prossimo intervento) che non si limiti ad essere un “profittificio” ma tenda ad essere motore trainante di una collettività, con ricadute positive sia all’interno dell’azienda (non solo soci, ma anche dipendenti) sia all’esterno (il territorio in cui opera). Ma anche limitandosi a pochi, mirati interventi, si può sperare che veramente si possa un giorno dire: “Nulla è più come prima!”
Ed aggiungere, ovviamente: “Ora è molto meglio…”.

Gianluigi De Marchi 
demarketing2008@libero.it

Ulaop-Crt, parla la presidente Giovando

Fondazione Ulaop-Crt, intervista alla presidente Giovando. Da 10 anni Al fianco delle famiglie e delle mamme di Torino

In 10 anni ha dato aiuto a 3 mila famiglie , ha coinvolto 20 mila bambini , ha distribuito 360 mila cambi di pannolini in collaborazione con 63 enti benefici convenzionati. E’ la Fondazione Ulaop, una costola della più nota Fondazione CRT, un altro ingranaggio della grande rete della solidarietà torinese.

Una fondazione nata specificatamente per rispondere ai bisogni delle famiglie torinesi.
Una attività unica è anche la formazione di ben 245 Baby Sitter, mestiere troppo spesso lasciato alla buona alla volontà e alla improvvisazione.
Insomma ,  un laboratorio di idee e di progetti diretti a promuovere una cultura condivisa della genitorialità, dell’educazione e della cura della prima infanzia.
Ma cerchiamo di capire di più di come opera Ulaop-Crt con la Presidente Cristina Giovando

Come vengono scelte le famiglie che aiutate?
Non è ULAOP a scegliere le famiglie destinatarie, sono le famiglie a scegliere ULAOP . Mi spiego, attraverso i progetti rivolti ai bambini abbiamo modo di conoscere le famiglie ed intercettarne i bisogni, piuttosto che coinvolgere altre famiglie per aiutarci a realizzare i progetti stessi. La Fondazione offre sostegno a nuclei famigliari con diverse fragilità: famiglie con necessità primarie che si affidano alla rete solidale costruita con il “Banco del Sorriso”, famiglie con bisogni di socialità/educazione che ricorrono al “Centro Bambini e Genitori” e al “Doposcuola a Sharing”.
A chi si devono rivolgere se hanno bisogno?

A Ulaop o ai 62 enti che attraverso il progetto “Banco del sorriso” distribuiscono direttamente alle famiglie in difficoltà i beni per l’infanzia donati dalla rete dei privati. La Fondazione raggiunge oggi circa 2.300 famiglie all’anno attraverso la rete solidale costruita negli anni.

I numeri dell’assistenza fornita sono importanti, che tipo di famiglie ne hanno finora usufruito? Separati, disoccupati, cassa integrati, immigrati?
Hanno usufruito dei servizi, del “Centro” e della “Biblioteca” nuclei familiari eterogenei, con situazioni lavorative diverse, famiglie con bambini disabili e mamme provenienti dalle comunità madre/bimbo.Il doposcuola ha come utenza molti nuclei familiari di immigrati anche di seconda generazione e famiglie in stato abitativo di emergenza.
Il “Banco del Sorriso” si rivolge a famiglie in stato di bisogno materiale, mentre le attività di insegnamento dell’inglese – che arricchiscono gratuitamente l’offerta formativa delle scuole dell’infanzia comunali – hanno raggiunto ogni anno circa 2.000 famiglie con difficoltà diverse.

Operate solo su Torino?
Prevalentemente si, il “Banco del Sorriso” ha però una rete di enti benefici anche in altre zone della Regione

Come funziona il Centro Bambini e Genitori? 
È un servizio integrativo alla prima infanzia che accoglie famiglie con bambini da 0 a 3 anni che non frequentano il nido d’infanzia. Il Centro offre, attraverso i suoi educatori, attività educative e di socialità ai bambini ed uno spazio di confronto e di relazione agli adulti che li accompagnano.

Come si può donare al Banco del Sorriso? 
I nostri contatti sono disponibili sul sito www.fondazioneulaopcrt.it,: è sufficiente scrivere una mail o telefonare per ottenere un appuntamento, conoscere la nostra realtà e donare il superfluo che ingombra i nostri armadi.

Per il futuro? 
Nel futuro intendiamo rimodulare i progetti in base alle necessità del territorio e sviluppare azioni ad impatto sistemico sui temi della genitorialità. Il Banco del Sorriso sta lavorando all’avvio del “Progetto Corredino” a sostegno delle neo-mamme in stato di fragilità intercettate nei reparti maternità degli ospedali della Città.
In autunno si avvierà inoltre la formazione sulla lingua inglese degli insegnanti delle scuole dell’infanzia così da renderli autonomi rispetto all’insegnamento della lingua straniera.
La Fondazione sta occupandosi del tema welfare aziendale a sostegno della genitorialità, in collaborazione con la Regione Piemonte e le reti istituzionali territoriali con l’auspicio di formulare progettualità in tale ambito.

Ecco alcune indicazioni pratiche dei principali progetti

Banco del sorriso
È un progetto che prevede la raccolta di beni usati per la cura della prima infanzia e la distribuzione a famiglie in difficoltà attraverso una filiera solidale di enti benefici convenzionati con la Fondazione ULAOP-CRT. È possibile donare abiti e attrezzature per bambini dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 14.00 presso la sede della Fondazione ULAOP-CRT Onlus, previo accordo con la struttura organizzativa.
Referente progettuale e relativi contatti
Stefania Carrà
stefania.carra@fondazioneulaopcrt.it
320/7734528
Centro Bambini e Genitori ULAOP
E’ un servizio per bambini da 0 a 3 anni che offre la possibilità di condividere esperienze di gioco e di apprendimento insieme ad una figura educativa di riferimento (mamma, papà, nonni, tate, ecc.) che compartecipa attivamente alle attività proposte da un’educatrice qualificata.
Il servizio è aperto dal martedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.00 presso la sede ULAOP in Corso Unione Sovietica 220/D a Torino. L’iscrizione al servizio è mensile, si può effettuare direttamente in sede e prevede una quota di partecipazione di 40,00 euro. Dal momento che la frequenza non è obbligatoria, le famiglie possono organizzare la partecipazione al servizio in base alle proprie necessità.
Referente progettuale e relativi contatti
Cooperativa Frassati
l.calderoni@coopfrassati.com
334/6082563
Doposcuola a Sharing
E’ un servizio di assistenza nello svolgimento dei compiti scolastici rivolto ai bambini di età compresa tra 6-12 anni ospiti della struttura di social housing SHARING o abitanti del quartiere di Pietra Alta nella periferia nord di Torino. IL servizio offre anche sostegno nell’apprendimento linguistico per minori stranieri . Il doposcuola si svolge due pomeriggi alla settimana in orario post-scolastico presso la struttura di social housing SHARING in via Ivrea 24 a Torino.
Referente progettuale e relativi contatti
Eleonora Cardillo
eleonora.cardillo@fondazioneulaopcrt.it
342/6590223

Nell’ex sede storica della Stampa un nuovo polo per tremila studenti di UniTo

Un’ampia area per la didattica rivolta a oltre 3 mila studenti e  un Museo della scienza e della tecnologia

 

L’Università di Torino presenta il nuovo Polo universitario che sorgerà nella ex sede del quotidiano La Stampa, tra via Marenco e via Correggio a Torino. Si tratta di un progetto di recupero funzionale dell’edificio che ha ospitato dal 1968 al 2012 la redazione e gli uffici dello storico quotidiano torinese.

 

Il Polo nascente ospiterà aule per la didattica per una capienza totale di 3.185 studenti e l’area espositiva e i laboratori dell’ASTUT, l’Archivio Scientifico e Tecnologico dell’Università di Torino, parte integrante del Sistema Museale di Ateneo, che trasferirà qui la sua sede, attualmente situata presso l’ex Manifattura Tabacchi in corso Regio Parco.

 

Il nuovo Polo universitario di UniTo è un ulteriore tassello in un’area già ad alta densità universitaria con i dipartimenti di Chimica, Fisica, Farmacia e Scienze della Terra, quello di Medicina-Città della Salute e, poco più distante, quello di Biotecnologie in via Nizza.

 

In una superficie di 3.255 metri quadrati, al piano terra si troveranno cinque aule con una capienza complessiva di 1.250 posti e un punto ristoro. Al primo piano, in una superficie di 3.175 metri quadrati, saranno ospitate altre 4 aule per una capienza di 1.120 posti. Al secondo piano, in una superficie di 2.787 metri quadrati, ci saranno cinque aule per una capienza di 815 posti, oltre a un’ampia area studio. Nei due piani interrati avrà, invece, sede l’ASTUT con i laboratori di grandi e piccole apparecchiature e un’ampia area espositiva.

 

Il cronoprogramma prevede la consegna dei diversi lotti da ottobre 2020 a luglio 2021. Il piano terra a fine ottobre 2020, il piano primo a fine gennaio 2021, il secondo piano a marzo 2021, l’area ASTUT (interrati) a luglio 2021.

 

«La nascita di un nuovo Polo universitario a Torino è una buona notizia da tanti punti di vista», dichiara il Rettore di UniTo Stefano Geuna. «Il Campus di via Marenco rafforzerà il radicamento dell’Università nel tessuto urbano complessivo della città. In questo senso, il Polo nascente negli ex spazi de “La Stampa” sarà complementare a quello costituito dal complesso “Aldo Moro” e dal Campus “Luigi Einaudi”. Via Marenco risolverà, principalmente, le complessità dei corsi di laurea scientifici: Medicina, Scienze della Natura, ma anche Scienze Motorie. Per una didattica di qualità occorrono spazi adeguati, nei quali la formazione non sia soltanto occasione per il trasferimento di conoscenze e competenze, ma anche una completa esperienza da vivere. Le sedi che abbiamo in mente per UniTo non sono semplicemente aule, ma spazi di socialità, luoghi di scambio culturale e di relazione, zone per la condivisione e l’immaginazione.  

Questo nuovo spazio rappresenta un passo avanti concreto verso il progetto di Torino Città Universitaria. Trovare finalmente una collocazione di prestigio alla straordinaria collezione dell’Archivio Scientifico e Tecnologico dell’Università di Torino (ASTUT) significa restituire alla collettività un inestimabile capitale culturale, aprendo le porte di un nuovo Museo che racconti quanto l’Ateneo torinese sia stato importante per la storia della scienza e della tecnologia del nostro Paese».

 

«Il continuo aumento del numero degli studenti, 10 mila in più negli ultimi 5 anni, ha comportato la necessità reperire sul territorio nuovi spazi didattici»aggiunge Sandro Petruzzi, Direttore per l’edilizia e la logistica dell’Università di Torino. «Per far fronte a questa crescita negli ultimi anni l’Ateneo ha ampliato il proprio patrimonio edilizio avviando la creazione di nuovi poli didattici al passo con i tempi e adeguati non solo allo studio ma anche allo sviluppo delle relazioni sociali. In questa ottica il centro “Aldo Moro” (il cui progetto originario non prevedeva spazi didattici) è stato riconvertito prevalentemente all’uso universitario insediando spazi didattici, aule studio, lunch rooms e servizi agli studenti. In attesa della realizzazione del campus scientifico di Grugliasco, per ovviare alle criticità per i corsi di laurea scientifici dell’asse di via Pietro Giuria e di Medicina, dove si riscontra una frammentazione eccessiva degli spazi, nasce il progetto del Campus di via Marenco, all’interno di un edificio le cui caratteristiche architettoniche si coniugano perfettamente con le esigenze della didattica, in considerazione dei grandi spazi interni originariamente destinati ad ospitare le attività della redazione giornalistica. Il campus sarà dotato di ambienti dove alla tradizionale didattica frontale si affiancano spazi per valorizzare le competenze relazionali dello studente e stimolare la sua socializzazione. Nel campus saranno presenti aule studio, lunch rooms, luoghi informali di incontro e socializzazione. La localizzazione del campus risulta, inoltre, strategica sotto il profilo della mobilità sostenibile, in quanto baricentrica rispetto alle sedi dei Dipartimenti scientifici dell’Ateneo, facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici e dalla metropolitana e con i collegamenti ciclopedonali dell’asse del Po».

Gli iconoclasti e gli oikofobi

Tutti parlano di iconoclasti. Termine improvvisamente entrato nel lessico comune, in questo strano Anno Zero della pandemia, il 2020 dell’era volgare, l’anno del virus sino ad oggi, e della quarantena…ora anche, però, della distruzione delle immagini… Perché proprio questo significa iconoclastia: distruzione delle icone. Ovvero delle immagini.

E fu un’eresia, bizantina. Una di quelle importanti. Sorta fra l’VIII e il IX secolo, in opposizione all’icondulia. Il culto delle icone. Tutt’ora fondamentale nelle Chiese Orientali. E che sino al Vaticano II ebbe un ruolo non secondario anche nella tradizione cattolica.

Gli iconoclasti le immagini le distruggevano. Considerandole forme di idolatria pagana. Consonando, in questo, con i musulmani. Tant’è che Dante, seguendo i padri orientali, considera Maometto il più grande scismatico di tutti i tempi. E quindi l’Islam una fattura del Cristianesimo… Ma questa è altra storia… E poi non mi va di finire sempre con il fare il professore…

… continua a leggere:

Anno Zero. Gli iconoclasti & gli oikofobi

 

Mai mischiare giudizi morali e giudizi penali

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Le giornate a tema ormai sono del tutto svalutate e inflazionate. Ne hanno create per tutte le occasioni anche le più strampalate, ma ieri 17  giugno era la giornata dedicata alle vittime degli errori giudiziari. E’ tornata alla mente naturaliter la figura di Enzo Tortora, condannato a dieci anni in base a pentiti indegni di essere creduti da magistrati che non pagarono mai per i propri errori, ma anzi fecero carriera 

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Francesca Scopelliti, la sua compagna, ci ha costantemente ricordato il martirio di Tortora che solo il coraggioso Pannella seppe denunciare con coraggio. Zanone che era segretario del PLI, il Partito di Tortora, ebbe paura e lo lasciò solo. Enzo lo definì non senza ragione “il farmacista di Pinerolo“ che guardò al tornaconto immediato senza comprendere la grande battaglia liberale che si doveva combattere per Tortora e la giustizia giusta.
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E ovviamente va ricordato Bruno  Contrada che fu una vittima della mala giustizia anche più di Tortora e che qualcuno vorrebbe illusoriamente senatore a vita, nominato da Mattarella che mai – credo- penserebbe di onorare un grande servitore dello Stato come Contrada. Ma oggi la giornata deve anche farci  ricordare Palamara e le correnti che hanno inquinato la magistratura, minandone l’ indipendenza che non è un diritto dei magistrati, ma un dovere dei magistrati  nei confronti dei cittadini. Il pm di Palermo Di Matteo che inquisì  Napolitano per una presunta trattativa Stato- Mafia e che ora è al CSM , ha parlato di clima mafioso nella spartizione delle cariche all’interno della Magistratura. Una dichiarazione che se fosse stata detta da altri, sarebbe apparsa  un oltraggio alla Magistratura, perseguibile penalmente. Anche il caso  di Carminati,  liberato dal carcere dopo cinque anni per i ritardi giudiziari, deve farci meditare. Lo accusarono di mafia, ma un tribunale ha dichiarato che non era mafioso. Oggi è libero perché le regole devono essere uguali per tutti, anche per Carminati. La legge dovrebbe essere uguale per tutti e non sarà certo Giletti o il ministro Bonafede a farmi cambiare idea. I giudizi morali sono importanti, ma nulla hanno a che fare con quelli giudiziari. Carminati lo detesto, ma i suoi diritti sono sacri e inviolabili. Un liberale la pensa così. Che piaccia o non piaccia. Guai a tradurre  sul piano penale dei giudizi morali. Saremmo all’ Inquisizione laica, la peggiore possibile. La Giustizia che piaceva a Calamandrei, a Leone, a Cossiga, a Denicola e a Carnelutti per non dire a Beccaria, ne uscirebbe violentata per sempre.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

Premio GiovedìScienza Futuro e Premio Industria 4.0 uniti per la ricerca

L’attualità di questi giorni porta in evidenza il fatto che scienza e ricerca siano sempre di più risorse importanti per il futuro. Sostenerne gli sforzi e fornire ai ricercatori spazi, strumenti e risorse adeguate diventa molto importante per formare un solido e competitivo ecosistema innovativo per l’economia italiana. Forti di questa convinzione CentroScienza Onlus con Camera di commercio di Torino, Unicredit, gli Incubatori di impresa degli Atenei piemontesi 2i3T, I3P, Enne3, il Club degli Investitori e Cariplo Factory valuteranno i progetti presentati e decreteranno i vincitori dei due premi – Premio GiovedìScienza Futuro e Premio Industria 4.0.

 

Da 9 anni l’associazione torinese CentroScienza Onlus organizza il Premio GiovedìScienza, dedicato ai ricercatori under 35 di tutti gli enti di ricerca italiani. Il premio è nato nel 2011 per incoraggiare i protagonisti della ricerca alla comunicazione della scienza, per offrire loro risorse e strumenti per divulgare le proprie ricerche. Le 64 candidature giunte quest’anno sono state valutate da 101 referees in base al merito scientifico e tra loro il comitato di selezione individuerà il vincitore del Premio GiovedìScienza Futuro, dedicato ai ricercatori che hanno presentato – oltre al progetto scientifico – uno studio di fattibilità e il vincitore del Premio Industria 4.0, rivolto ai candidati che, oltre al progetto scientifico, abbiano sviluppato anche una proposta progettuale inserita in questo ambito.

“In momenti di grande cambiamento come quelli che stiamo vivendo la ricerca scientifica può essere la risposta ad alcuni bisogni della collettività. Il supporto dell’ecosistema dell’innovazione è molto importante – dichiara Silvio AimePresidente dell’Incubatore d’impresa dell’Università di Torino 2i3T – per aiutare i ricercatori ad approcciare una realtà che richiede, anche per chi ha solide basi scientifiche, di saper comunicare al fine di coinvolgere gli stakeholder sia pubblici che privati al fine di dotarsi delle risorse necessarie per l’avanzamento delle attività. Il trasferimento di conoscenza è ancora trainato da interventi pubblici ma sempre più il settore privato rivolge le proprie attenzioni ed interagisce con gli Enti Pubblici di Ricerca per garantirsi l’accesso all’innovazione, guardando anche all’opportunità di poter intercettare competenze ed interagire con i giovani.

Gli Incubatori d’ impresa supportano i ricercatori che si affacciano in questo scenario sempre più competitivo fornendo loro gli strumenti necessari per realizzare e sviluppare i loro progetti; sempre più lo spirito di iniziativa e l’imprenditorialità sono elementi imprescindibile per chi si trova a pianificare un progetto di ricerca, che richiede anche le capacità di: valorizzare e tutelare la conoscenza generata, valutare i costi, gestire il capitale umano, negoziare, relazionarsi e comunicare, con un sistema economico dinamico che richiede il presidio anche di queste abilità per traguardare ad un futuro in cui la collaborazione tra Ricerca ed Impresa sia sempre più diffusa.” La 34a edizione di GiovedìScienza è ideata e organizzata dall’Associazione CentroScienza Onlus, promossa dalla Città di Torino e dalla Regione Piemonte, con il patrocinio della Città metropolitana di Torino. Sostenuta dalla Compagnia di San Paolo. Con il contributo di: Fondazione CRT, Banca d’Alba, Camera di commercio di Torino, UniCredit.  GiovedìScienza è realizzato in collaborazione con: Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, Accademia delle Scienze di Torino e Ce.Se.Di della Città metropolitana di Torino. Il Premio GiovedìScienza si svolge in collaborazione con gli Incubatori di impresa degli Atenei piemontesi 2i3T, I3P, Enne3 e con il Club degli Investitori e Cariplo Factory. L’iniziativa si svolge nell’ambito del Sistema Scienza Piemonte

“Consegnalaspesa”, il negozio di quartiere è online

E’ nata una web app che vuole valorizzare le attività commerciali (macellerie, gastronomie, supermercati, gelaterie …) e il rapporto di fiducia che si crea con il cliente.

L’idea è della torinese  Cean Design & Food Retail e intende permettere a chi ha un’attività di creare una  vetrina online per promuovere i prodotti in maniera facile, veloce (e soprattutto gratuita).
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E al cliente di non rinunciare alle buone abitudini. Si potranno infatti  acquistare i prodotti dal commerciante di fiducia, in pochi click.
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Per saperne di più: www.consegnalaspesa.it

Quel che resta dell’esame di maturità e della scuola

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Gli esami di Maturità, o meglio gli Esami di Stato conclusivi del ciclo della scuola superiore, stanno prendendo una piega che forse non ebbero neppure durante la Seconda Guerra Mondiale che provocò veri e propri disastri anche nel mondo della scuola

Sono  ancora in affanno per trovare i presidenti delle commissioni d’esame . Stanno reclutando pensionati, professori di educazione fisica che si lasciano andare ad esilaranti interviste in cui esprimono l’idea di promuovere tutti e dimostrano a priori di non saper presiedere una commissione d’esame. Hanno anche riscoperto i docenti universitari che possono, da quest’anno, riprendere a presiedere le commissioni.
Per avere un’idea del degrado della scuola italiana, pensate che quando io sostenni il mio esame di maturità la presidente della commissione era una illustre docente universitaria. Allora i presidenti erano professori di università, poi dalla riforma Sullo che nel 1969 semplificò e facilitò molto l’esame, riducendo le materie orali  a due soltanto – di cui una scelta dallo studente –  e le prove scritte anch’esse  a due, i docenti universitari, salvo casi rarissimi, preferirono disertare  e allora vennero nominati dei presidi e poi dei semplici professori con una certa anzianità di servizio come presidenti . Come commissari vennero anche reclutati dei semplici supplenti. L’esame di Stato con commissari provenienti da altre zone del Paese sono un ricordo del passato perché i commissari esterni, quando previsti,  provengono  dalla stessa città. Sullo appare storicamente responsabile di aver risposto alla contestazione con il facilismo: invece di riformare la scuola come fece De Gaulle in Francia dopo il maggio parigino  della contestazione, si limitò a cambiare l’esame di maturità, partendo dal tetto invece che dalle fondamenta. Da Sullo in poi la scuola finì di sgretolarsi perché i docenti furono lasciati soli, mentre  i sindacati confederali della scuola sostenevano la più becera demagogia di marca sessantottina e non sostennero il ruolo primario della funzione docente. Ho appreso con sconcerto che ai docenti universitari la presidenza delle commissioni fosse stata preclusa,magari da uno dei tanti ministri che misero mano agli esami: Berlinguer, Moratti ( che ideò  Incredibilmente le commissioni interne fatte dagli stessi professori della classe ), Gelmini  che cercò inutilmente di portare un minimo di serietà negli esami e per questo fu duramente contestata.
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Conobbi Moratti agli inizi del suo mandato ministeriale e rimasi colpito dalla sua totale ignoranza dei problemi della scuola, da lei  considerata al pari di un’azienda con i presidi trasformati in manager. Oggi, dopo quattro mesi di chiusura delle scuole, un po’ di didattica a distanza da parte di professori impreparati a praticare quell’insegnamento e le conferenze  televisive dei grandi luminari sul tipo di Barbero e a Odifreddi, gli studenti devono affrontare una prova orale (gli scritti sono stati eliminati) che diventa ridicola. Ovviamente si parte da un argomento scelto dal candidato, essendo state abolite le tesine e il sistema ideato dal ministro Marco Bussetti, il professore di ginnastica che aveva inventato  il sorteggio delle buste per evitare favoritismi. La ministra attuale si rivela la più inadeguata della storia italiana, paragonabile solo a Sullo, Ferrari Aggradi, Misasi  e Malfatti che distrussero la scuola in tempi non di pandemia. Questi ministri Dc che il mio amico Giuseppe Tramarollo, presidente della Federazione dei Docenti fondata da Salvemini, definiva la banda dei quattro, operarono scientemente per dare un colpo mortale alla scuola di Stato, privandola della serietà e del rigore necessario, senza  i quali la scuola diventa inutile  culturalmente e ingannevole sul piano sociale perché non è più quell’ ascensore che permette “ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi” – come recita la costituzione – di ascendere. La Signora Azzolina, del tutto impreparata, sta dando forse involontarie picconate, per inadeguatezza. Stenta a far partire gli esami pro -forma  che promuoveranno tutti, salvo chi, per caso, dovesse essere assente alla prova. C’è da immaginarsi cosa sarà la ripresa della scuola in settembre. Non si deve tuttavia  essere ingenerosi perché anche Benedetto Croce che esattamente cent’anni fa fu ministro della Pubblica istruzione nell’ultimo governo Giolitti,di fronte al  Covid 19, si sarebbe trovato in serie difficoltà. Sta di fatto che in Europa le scuole hanno riaperto e in Francia Macron intende prolungarle in giugno. Sono tutti imprudenti o è la scuola italiana a non aver saputo reagire? Ovviamente anche le Università chiuse con lezioni ed esami a distanza destano qualche perplessità, ma è soprattutto la scuola, da quella dell’obbligo in su a generare dubbi. I genitori che spesso giustificano i propri figli anche quando non dovrebbero, sono oggi seriamente molto preoccupati per una scuola che di fatto ha abdicato alla sua funzione.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

Maturità internazionale, 5 borse a Torino

Riceviamo e pubblichiamo / L’incertezza globale sull’evoluzione della pandemia da coronavirus rende qualsiasi previsione a lungo termine particolarmente ardua. Qualcuno ha dovuto rinunciare ai summer camp all’estero, molti stanno rivalutando il loro trasferimento fuori Italia. Complessivamente però la determinazione a creare un curriculum internazionale sembra non aver abbandonato la “generazione lockdown”, come qualcuno ha già ribattezzato gli studenti che, in tutto il mondo, hanno vissuto l’esperienza della DAD

La voglia di studiare all’estero è ancora tanta e mentre le università italiane e straniere  si attrezzano con misure per rendere il distance learning efficace anche la WINS – World International School of Torino offre una concreta possibilità gli studenti italiani che vogliono ottenere la maturità internazionale come trampolino di lancio per i propri studi all’estero: 5 borse di studio a copertura totale e parziale della retta per gli anni scolastici 2020-2021 e 2021-2022 che permetteranno a 5 studenti meritevoli di frequentare a Torino gli ultimi due anni della scuola superiore seguendo il programma internazionale International Baccalaureate®.

Le candidature, aperte a tutti gli studenti italiani, devono pervenire entro il 15 giugno. Possono presentare domanda per le borse di studio per l’anno scolastico 2020-2021 gli studenti, italiani e stranieri, nati tra il 1 gennaio 2002 e il 31 dicembre 2005. Gli studenti frequentanti una scuola secondaria di secondo grado italiana devono aver superato il terzo anno al 30 giugno 2020. Sono ammessi gli studenti provenienti dai seguenti percorsi di scuola italiana: Liceo Scientifico, Liceo Linguistico, Liceo di Scienze Umane, Liceo Classico Liceo Economico Sociale, con una buona media scolastica. E’ titolo essenziale la conoscenza dell’inglese.

Tutte le informazioni per partecipare al banco sono sul sito www.worldinternationalschool.com

 

WINS – World International School of Torino.

Via Traves 28. Torino

Call4women, selezionate 5 start up al femminile

Il 31 marzo 2020  Endeavor Italia, l’organizzazione internazionale non-profit che supporta le imprese ad alto potenziale, e   B Heroes, l’ecosistema di iniziative per startup innovative, hanno lanciato   Call4Women, un’iniziativa rivolta alle imprenditrici di tutta Italia.

 

Tra le   150 candidature pervenute  alla call, 70 si sono rivelate idonee al percorso   Endeavor, realizzato in partnership con   Fondazione Sviluppo e Crescita CRT, rivolto a realtà strutturate e che hanno già una buona presenza sul mercato.   Cinque aziende  sono state selezionate per accedere a due giornate di workshop tenute dal business coach Ed Capaldi sui temi di Business Canvas, definizione OKR (Obbiettivi e Risultati Chiave) e preparazione del pitch, oltre a mentorship dedicata, potenziale introduzione a investitori e accesso alle convenzioni attive per le aziende Endeavor. In preparazione al workshop, che avrà luogo nei prossimi mesi presso le OGR Tech di Torino, le imprenditrici prenderanno parte anche ad alcuni webinar formativi online.

 

Le cinque aziende selezionate da   Endeavor Italia

 

Chitè Lingerie, fondata da Chiara Marconi, è il primo brand di lingerie di lusso a offrire una piattaforma di personalizzazione online che consente alle clienti di creare il proprio capo su misura, scegliendo colori, tessuti, componenti e taglia perfetta. Tutti i capi sono realizzati dalle mani esperte di artigiani indipendenti seguendo l’idea di una filosofia “Slow Couture”.

 

Flority Fair, fondata da   Giulia Giontella, è il primo portale di delivery di fiori coltivati a chilometro zero e disponibili con formule di abbonamento, oltre che uno dei pochi riferimenti e-commerce del settore nel nostro paese.

 

Ghostwriter Ai, fondata da   Ester Liquori, è la piattaforma di content marketing che suggerisce i contenuti più adatti per aumentare le vendite, i profitti e il coinvolgimento. Grazie a Ghostwriter Ai è possibile risparmiare otto ore di lavoro a persona ogni settimana e circa il 30% del budget destinato al marketing.

 

LEB World, fondata da   Manuela delli Carri, è la startup innovativa nel campo del beauty con sede in Puglia. LEB vuole evolvere il settore della cura delle unghie sostituendo le tradizionali boccette di smalto, che favoriscono il deposito di pelle umana e altri microrganismi nocivi sul pennello, con nuovi packaging sostenibili, igienici, rapidi e intelligenti.

 

M2TEST srl, fondata da   Alessandra Nicolosi, lavora come SAAS ed è nata con l’obiettivo di migliorare la vita delle persone attraverso la valutazione del rischio di frattura fragile. Questo avviene grazie a BES TEST, un test per la valutazione della qualità della struttura ossea utile non solo al momento della diagnosi, ma anche nel monitoraggio e nella prevenzione delle alterazioni a livello della struttura ossea.

 

Si aggiunge alla rosa anche   Aileens Pharma, la startup che sviluppa trattamenti per chi soffre di malattie dermatologiche guidata da   Sonia Longo, selezionata per il   Premio Speciale di SheTech, la community che supporta le donne nel mondo della tecnologia.
Partecipano al programma anche quattro aziende a conduzione femminile del network europeo di Endeavor: Melis Abacıoğlu (Wellbees), Alison Stroh (Dr Coys), Karla Klincheva e Sandra Klincheva (More Noir).

 

“Oggi più che mai è necessario valorizzare il potenziale dell’imprenditoria femminile. Viviamo in un contesto dove sono ancora presenti numerose barriere, sia materiali che culturali, che sono di ostacolano alla sua piena espressione e, come Endeavor, riteniamo prioritario dare il nostro contributo per affrontarle e rimuoverle” afferma il Managing Director di Endeavor Italia,  Raffaele Mauro. “Affrontare la crisi epidemica ed economica non riduce l’urgenza, anzi rafforza la necessità di riconoscere e sostenere le donne che assumono il rischio imprenditoriale e contribuiscono a creare le basi dello sviluppo futuro”.