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Vaccini, Uncem: “Camper Primula anche nei piccoli centri”

“Ad Arcuri e Speranza dico ‘non solo padiglioni per il vaccino nelle piazze delle grandi città’. Ma anche ‘camper-primula per il vaccino’ che possano salire nelle valli alpine e appenniniche, raggiungere i paesi, tutti i borghi, per la somministrazione del vaccino a tutti.

Usiamo camper, rivestiamoli della primula scelta per indicare la ‘rinascita’ e facciamo in modo che nel primo semestre 2020, nei tempi previsti per la somministrazione, vadano dappertutto. Facciamoli disegnare da giovani studenti di design, coordinati dall’Istituto di Architettura Montana, ad esempio. Facciamo salire le unità mobili di somministrazione anche nei piccoli Comuni. Camper-primula che vadano incontro alle fasce più deboli, più fragili, agli anziani, ma anche alle famiglie che risiedono nei borghi montani. Coordiniamo insieme, con Uncem, con il CTS e il Ministero della Salute, il Piano. Siamo pronti, a disposizione. Non solo padiglioni. Sì a unità mobili per il vaccino anti-covid”.

Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, l’Unione nazionale dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani.

Impacchettiamo un sogno con Fondazione Cesvi e Mondadori

L’iniziativa sostiene i progetti a tutela dell’infanzia in Italia insieme a Mondadori Store

Per il sesto anno consecutivo, Fondazione Cesvi – organizzazione umanitaria che opera da 35 anni in Italia e nel mondo – e Mondadori Store si uniscono per l’iniziativa natalizia. Impacchettiamo un sogno: più di 500 volontari, inoltre, in oltre 40 librerie Mondadori Store delle principali città italiane per realizzare pacchetti regalo e supportare il programma della Fondazione di prevenzione e contrasto al maltrattamento infantile nelle città di Bergamo, Bari e Napoli. Con una piccola donazione, infatti, ogni cliente potrà contribuire a realizzare questo importante progetto.

 

Fondazione Cesvi, da sempre impegnata nel contrasto alla violenza su bambini e adolescenti nel mondo attraverso le Case del Sorriso, interviene in Italia con un programma nelle città di Bergamo, Napoli e Bari allo scopo di prevenire e contrastare i fenomeni di trascuratezza, maltrattamento e abuso ai danni di bambini e adolescenti. Gli obiettivi sono: creare spazi sicuri di ascolto per i bambini e adolescenti; fornire supporto psicologico appropriato individuale o di gruppo; attivare programmi di genitorialità positiva; formare i professionisti che si occupano d’infanzia e rafforzare il ruolo protettivo delle comunità.

 

A oggi il programma ha raggiunto oltre 1.100 bambini e ragazzi, che hanno usufruito di centri di ascolto e/o di sessioni di psicoterapia; 500 genitori, che sono stati coinvolti in percorsi di genitorialità positiva e 360 professionisti (operatori e insegnanti), che sono stati formati per diventare ancora più efficaci nell’affrontare e prevenire il maltrattamento e la trascuratezza.

 

Una partnership di successo quella tra Fondazione Cesvi e Mondadori Store che si rinnova in questo periodo di incertezza grazie al grande coinvolgimento di oltre 500 volontari in tutta Italia, che hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa e che opereranno in piena sicurezza e nella massima tutela della salute di tutti. Attraverso questa collaborazione Mondadori Store sostiene un progetto a favore di contesti socialmente difficili per offrire un contributo ulteriore all’educazione di bambini e ragazzi, in linea con la mission del network, che da sempre opera su tutto il territorio per promuovere la diffusione della cultura e dei suoi valori, essenziali per la crescita di tutta la comunità.

L’iniziativa prosegue fino al 24 dicembre. Ogni volontario può trasformare il proprio tempo in valore e fare la differenza aiutando bambini e adolescenti in Italia.

È possibile inviare la propria candidatura a iniziative@cesvi.org o chiamando il numero 035/2058058.

 

Violenza di genere: nove vittime su dieci sono donne. Meno denunce ma più arresti

Circa il  70% delle violenze di genere a Torino e nella provincia derivano dall’ ambito familiare: nel  91% dei casi le vittime sono donne.

Sono i dati della  Questura del capoluogo piemontese nel report annuale su 396 denunce raccolte nel corso dell’anno che sta per finire.

Nella maggior parte dei casi le vittime denunciano maltrattamenti in ambito familiare (nel 45% dei casi) e atti persecutori ai loro danni (il 25%)

Invece il 12% denuncia casi di lesioni e il 9% di violenze sessuali. Oltre la metà delle donne vittime di violenza sono italiane, il 22% proviene da Paesi extra U E e il 16% dal resto d’Europa. La maggior parte delle denunce è  presentata da donne tra i 38 e 47 anni, segue la fascia di età tra i 28 e 37. Ad oggi nel 2020 la polizia ha arrestato 176 persone per reati legati alla violenza di genere. Tra questi gli arresti per maltrattamenti in famiglia sono 114, ovvero + 32% rispetto al 2019 e 62 quelli per stalking, con una impennata del 121% a confronto  con l’anno precedente.

Bocciofila in Barriera, una lezione di dignità e identità

La bocciofila Mossetto è li da 115 anni. Ora, mi sembra, mi appare decisamente assediata tra senza fissa dimora, extracomunitari, e persone considerate e che vogliono considerarsi ai margini. Ha resistito alle intemperie della natura, come nel 2000, quando si poteva andare in barca per via Borgo Dora. 

O nel 1917 agli scontri tra operai in sciopero per la fame e l’immancabile polizia sabauda.  Il cuore degli scontri il ponte Mosca, giusto a 50 metri.  Più volte Torino ha ” profumato ” di rivoluzione. Vero, la rivoluzione è quella cosa che la vedi da diversi punti di vista. La bocciofila Mossetto era punto di snodo tra il centro aristocratico e la Barriera. 40 anni fa , giusti giusti , ci si andava a cena e c’ era chi si ricordava dei carbonai che alle basse di Stura portavano il carbone per il riscaldamento. I più morigerati si accontentavano di un 1 quarto di vino rosso. I più balzandosi bevevano il grigio verde.  Grappa e menta. E parliamo delle 4 0 5 del mattino, per almeno 7 mesi come riscaldarsi era all’ordine del giorno. In quel punto il buio si mischiava alla nebbia e alla umidità della Dora con il relativo profumo di muschio o di muffa. Allora non ero patentato e sposato già da due anni. Sono sempre stato impaziente e, come amo dire ancora oggi, forte nei primi cento metri della vita, ma debolissimo nei 5000 ostacoli. Intuitivo ma non costante.

Mia moglie Antonella Antonioni, insegnante di scuola materna, impegnata nel sindacato Cgil Enti Locali. Ovviamente compagna anche in politica. Del resto tutti, fratelli e sorella erano dei nostri. Forse, oserei dire, di più di noi. Luigi, il maggiore, delegato sindacale della Pininfarina e consigliere comunale di Grugliasco. Zona ovest, la Stalingrado di Torino.  Bernardino, detto Dino, simbolo della rivolta operaia.  Immortalato mentre lancia sassi alla polizia nel luglio ’69. In quei mesi cassa integrazione Fiat. Poi fondatore della Nuova cooperativa.  Coop di servizi. Terza, Angela la pasionaria. L’ho vista mentre impavida, da sola affrontava un plotone della celere a difesa dei manifestanti che scappavano atterriti. Antonella ed Angela. Le avevo soprannominate le sorelle Materassi per quella punta di dolce acidità che le ha sempre caratterizzate. Per Angela convivenza con Gianni Argenziano, funzionario Fiom a Mirafiori per gli Enti centrali. Impiegati.

Dopo i 35 giorni ha resistito 2 anni al Sindacato e poi ha sbattuto la porta ed è tornato al lavoro attivo. Tutti e quattro a cena alla bocciofila Mossetto. Tanto fumo, cucina alla bell’e  meglio, direi vinaccio, ma che atmosfera. Atmosfera di Barriera e di resistenza operaia.  Roba d’ altri tempi. Roba di ricordi senza altro. E questa volta non bei ricordi. L inizio di una fine di qualcosa che c’era sempre stato a Torino: il lavoro. 24000 operai in cassa integrazione dimostravano che molto era cambiato.  Per allora non credevo nella cosiddetta etica del lavoro. Non ero mai stato a lavorare in fabbrica. Per me la fabbrica era solo un luogo da cui scappare.

Quella sera fungeva da cameriere un amico di Gianni Argenziano. Di statura modesta , parlava un misto di piemontese e pugliese. Ex delegato di Mirafiori e scapolo. Niente lavoro in nero. Lavorava in bocciofila per passare il tempo e non era contento di far niente. Altri lo sfottevano amichevolmente: sempre a rompere le palle. Lui si schermiva: manco alle bocce son capace, come mi manca la fabbrica. Stai scherzando? Dissi decisamente sbigottito. Sei pagato per non fare nulla.  Qualche piccolo lavorino per integrare la cassa.  Capisco che non capisci. Essendo delegato gli operai mi chiedevano informazioni o si lagnavano di qualcosa   che in reparto non andava ed io intervenivo. Ero qualcosa e qualcuno che non sono più. La fabbrica mi dava dignità che ho perso con il tempo libero.  Francamente , lì per lì non capii perché non accettai. Non accettai perché capire voleva dire mettere in discussione le proprie, passate e tramontate convenzioni.

A Torino ci sono nato. Naturale amarla per quello che era stata ed era diventata. Difficile, se non impossibile, accettare quello che sarebbe stata. Che questo cambiamento ci sarebbe entrato dentro, cambiandoci nell’intimo dell’anima. E, probabilmente, non in meglio. Magari, ancorché avevo solo 23 anni, entravo nella dimensione del ricordo e del rimpianto. Cosa è diventata la nostra città, la mia Barriera di Milano, è sotto gli occhi di tutti. E non meglio di ieri, indubbiamente. E forse, anche noi, almeno il sottoscritto, non siamo meglio di ieri. Sarà populismo ma quell’operaio mi aveva insegnato la dignità. Una dignità senza se e senza ma. Dignità legata alla identità.  L’ex delegato diceva di aver perso la dignità perché avevo perso l’identità.

Ed identità è sapere anche che cosa si è ed eventualmente che cosa si vuole diventare. Oggi è chiaro che Torino ha perso identità perdendo, se volete, anche un po’ di dignità. Un po’ perché un insieme come una città non può, non sa , e non deve perdere tutta la sua dignità. Inguaribili ottimisti continuiamo a sperare in una nuova identità per la nostra Torino e anche per noi. Cambiare è bello, purché sia positivo, dunque migliore che ieri.

Patrizio Tosetto

Nasce a Torino il modello di Università inclusiva

Linee guida e formazione innovativa a livello nazionale per la valorizzazione delle differenze tra chi studia 

Ieri, mercoledì 16 dicembre, in diretta streaming dall’aula magna della Cavallerizza Reale, il Rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna, la Delegata del Rettore per Disabilità e DSA Prof.ssa Marisa Pavone e la Direttrice Generale, Loredana Segreto, hanno illustrato le novità e i progetti che UniTo mette in campo in favore delle studentesse e degli studenti con disabilità e con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA).

L’Università di Torino presenta oggi il suo modello per promuovere l’inclusività di studentesse e studenti con disabilità e DSA. Sulla base di una importante esperienza consolidata nel tempo, con l’obiettivo di fare degli ambienti della formazione una “zona di conforto” per ciascuna specificità personale, UniTo ambisce a compiere un salto di qualità.

I numeri confermano il ruolo guida di UniTo a livello nazionale sulle politiche di inclusione degli studenti e delle studentesse con DSA. L’Ateneo torinese, infatti, ha registrato un primato nazionale di immatricolazioni di studenti con DSA (1993 studenti con DSA, +25% rispetto allo scorso anno accademico), rispetto agli altri Atenei italiani, per andare incontro alle loro esigenze, come a quelle degli studenti con disabilità (897 studenti disabili, +1% rispetto allo scorso anno accademico).

Il valore aggiunto di UniTo è dato da due interventi unici a livello nazionale, rivolti alle due principali fonti di erogazione dell’offerta formativa:

·         “LINEE GUIDA” per i docenti su come gestire concretamente la didattica – in aula, nei laboratori e nei tirocini – perché sia accessibile alla generalità degli studenti, con particolare cura per quelli con esigenze speciali

·        FORMAZIONE per studenti/studentesse volontari che aiutano i compagni e le compagne a studiare

Quello della formazione degli studenti e delle studentesse tutor è un progetto rivolto a coloro che partecipano alla selezione per essere tutor alla pari. È fruibile online, accessibile, e propone materiali di vario tipo: interattivi, con animazioni (avatar che svolgono i ruoli di tutor, studenti e docenti), e testuali, con e-book da consultare durante l’esperienza. Una formazione obbligatoria che deve essere svolta individualmente prima dell’inizio dell’attività di tutorato, vale 5 ore di servizio e prevede un’autovalutazione. In aggiunta, i partecipanti potranno partecipare al miglioramento del tutorato, attraverso un diario in cui raccogliere i propri suggerimenti sull’esperienza (criticità e punti di forza), da riferire all’Ufficio preposto di Ateneo.

Le linee guida invece intendono fornire un know-how snello e di facile accessibilità, di supporto ai docenti, per misurarsi nella didattica in presenza e a distanza con gli studenti che presentano disabilità e DSA: dalla progettazione del corso, all’iter di accoglienza, allo svolgimento dell’insegnamento, agli esami, alla tesi. Il documento illustra gli indirizzi di azione programmatica, i principi di progettazione universale e di accessibilità e i principali modelli di approccio alle disabilità; informa sulle caratteristiche degli studenti con disabilità (sordi, ciechi, giovani con problemi fisici o psichici) e con DSA (dislessici, discalculici, disgrafici); si focalizza in modo esteso sui suggerimenti pratici e organizzativi per una didattica inclusiva (strumenti di compensazione e misure dispensative, come preparare il materiale didattico) sia nella fase dello studio sia agli esami. Infine, evidenzia le reti di presidio e di supporto in Ateneo e i progetti attivi.

Nel filone della ricerca si collocano i progetti a connotazione inclusiva che, nell’insieme, sono la prova della volontà di mettere a sistema i principi di accessibilità e accoglienza, per favorire il successo accademico e l’inclusione di tutti gli studenti e le studentesse, con particolare cura per quelli con caratteristiche “speciali”: il corso sul metodo di studio, il Laboratorio “Polin”, la Ricerca sugli studenti con DSA, i progetti Orientamento e continuità Enjoy the difference.

“L’Università di Torino intende giocare un ruolo di guida nelle politiche di inclusività per studentesse e studenti con DSA – dichiara il Rettore Stefano Geuna -. Questo perché obiettivo prioritario di ogni grande Ateneo deve essere la promozione dell’accesso allo studio come canale di valorizzazione del potenziale che ciascuno, con le proprie singolarità e differenze rispetto agli altri, è in grado di esprimere. Se messo nelle condizioni di farlo. Le importanti novità che presentiamo oggi definiscono la tendenza ad un modello e si concretizzano in due azioni ritenute strategiche per promuovere la valorizzazione delle differenze attraverso l’innovazione didattica. Le parole chiave sono “consapevolezza” del compito formativo che ci spetta come docenti e “formazione” diffusa per declinare al meglio il sostegno quando necessario.
Questo significa creare le condizioni favorevoli a garantire il successo accademico e modalità di studio adeguate a tutti gli studenti e le studentesse, affinché disabilità e dislessia, discalculia, disortografia non rappresentino più un significativo impedimento alla realizzazione umana e professionale. Ecco quindi un ulteriore passo avanti nelle politiche inclusive dell’Ateneo, verso una maggiore sensibilizzazione sul tema dell’accessibilità e innovazione nella didattica e nei processi formativi. Un modello messo in campo per garantire il diritto allo studio agli studenti con disabilità e con disturbi specifici dell’apprendimento che sono in continua crescita” L’Università può e deve incidere di più sulla qualità di vita delle persone che, con il valore aggiunto delle rispettive specificità, hanno sempre un immenso potenziale da condividere con l’intera collettività.”

“In questi ultimi anni, abbiamo registrato il primato di immatricolazioni di studenti con DSA, rispetto agli altri Atenei italiani – dichiara la Prof.ssa Marisa Pavone, Delegata del Rettore per Disabilità e DSA -. Convinta che l’attenzione agli Studenti e alle Studentesse con situazioni personali complesse può qualificare l’Offerta Formativa, la Ricerca e i Servizi per tutta la comunità accademica, abbiamo compiuto nuovi passi avanti, attraverso due interventi “di sistema”: la formazione degli studenti e delle studentesse tutor alla pari e specializzati, cioè coloro che si rendono disponibili a studiare insieme e ad aiutare i compagni con maggiori difficoltà, e l’emanazione di “linee guida” per tutti i docenti per una didattica accessibile e integrativa.
L’approdo a tutte queste azioni inclusive/innovative scaturisce dalla volontà della comunità accademica di UniTo: il Rettore e la Prorettrice, la Direttrice Generale, la Vice Rettrice alla didattica Prof.ssa Barbara Bruschi e mia, come Delegata ai temi della disabilità/DSA, il Gruppo di lavoro sulle problematiche connesse alla disabilità e ai DSA, all’interno della Commissione Didattica del Senato Accademico, coordinata da Franca Roncarolo, i Docenti referenti dei 27 Dipartimenti, il Centro Servizi di Ateneo per gli studenti con disabilità e con DSA, il Comitato Unico di Garanzia. Tutti hanno collaborato, secondo ruoli e responsabilità. In particolare, sia le linee guida per i docenti, sia il progetto di formazione dei Tutor alla pari, sono il frutto della collaborazione di docenti e di personale tecnico esperti. Per il progetto di formazione dei Tutor, sono risultati preziosi anche i tecnici dei servizi e-learning e la consulenza delle Associazioni di categoria territoriali – dell’AID (Associazione Italiana Dislessia), dei sordi e dei ciechi, oltre che di specialisti di Neuropsichiatria”.

L’attenzione agli studenti/studentesse con disabilità e DSA ha inizio dal loro ingresso in Università – sottolinea Loredana Segreto, Direttrice Generale di UniTo – con attività di orientamento dedicate e con la presentazione dei servizi che saranno forniti dall’Ateneo in tutte le fasi della carriera, offrendo anche percorsi di inserimento personalizzati.
In tema di diritto allo studio, mi preme segnalare le agevolazioni in materia di tasse e contributi e l’investimento in supporti per lo studio e per la fruizione di contenuti multimediali.
Complessivamente il bilancio di Ateneo ha visto nel 2020 un investimento di 648.000€ in azioni dirette per gli studenti con Disabilità e DSA, di cui circa 448.000€ finanziati dal Ministero e 200.000€ derivanti da stanziamenti di Ateneo.
Il presidio di tutti i servizi e le azioni è affidato, ormai da parecchi anni, a una struttura dedicata in UniTo – l’Ufficio Studenti con Disabilità e DSA – costituito da figure professionali con esperienze pluriennali su queste tematiche, che accompagnano gli studenti e le studentesse fin dalla prima accoglienza e per tutto il loro percorso di studio, individuando supporti specifici finalizzati alle loro particolari esigenze di formazione“.

I bambini e i diritti dei migranti

DA TORINO A CROTONE, DAL RUANDA ALLA GRECIA, LA SALUTE PSICOFISICA AL CENTRO DELL’IMPEGNO DI SOS VILLAGGI DEI BAMBINI

GIORNATA INTERNAZIONALE PER I DIRITTI DEI MIGRANTI: LA SALUTE PSICOFISICA
DI BAMBINI E FAMIGLIE AL CENTRO DELL’IMPEGNO DI SOS VILLAGGI DEI BAMBINI
A vent’anni dalla proclamazione, da parte delle Nazioni Unite, della Giornata Internazionale, SOS Villaggi dei
Bambini richiama l’attenzione sui più fragili tra tutti i migranti: i Minori Stranieri non Accompagnati. L’Organizzazione
si prende cura di loro nei Paesi di origine, di transito e di destinazione e implementa, in Italia e nel mondo, progetti
mirati al recupero della salute mentale e fisica e al loro inserimento sociale, accompagnandoli a raggiungere
l’autonomia. Grande impegno anche verso i nuclei mamma bambino e verso le famiglie migranti, attraverso
programmi mirati.
PROGETTO EPSUM
– Il progetto nasce per aiutare i bambini rifugiati ad affrontare le proprie difficoltà, a gestire le
emozioni e a socializzare con i coetanei, per favorire il loro benessere psicofisico e la salute mentale. Nel corso del
progetto EPSUM, co-finanziato dall’Unione Europea, professionisti e volontari vengono formati all’intervento psico-
sociale TeamUp, per imparare a guidare i bambini attraverso giochi, attività ludico-sportive e ricreative, danza ed
esercizi di consapevolezza corporea, che contribuiscono al loro sviluppo fisico, cognitivo, sociale ed emotivo.
Durante la pandemia, SOS Villaggi dei Bambini e i partner hanno riadattato le attività in modalità da remoto.
IO NON VIAGGIO DA SOLO
– Dal marzo 2017 SOS Villaggi dei Bambini è presente in Calabria per contribuire a
sostenere il benessere psicologico e sociale dei giovani Minori Stranieri Non Accompagnati (14-17 anni) che
sbarcano nel nostro Paese e favorire la loro integrazione nel territorio. Il Programma rappresenta anche una
significativa occasione di crescita sociale ed economica per i giovani del territorio calabrese. Per i MSNA il progetto
prevede, in collaborazione con le autorità locali e i centri di accoglienza, la fornitura di servizi di assistenza
psicologica; servizi di mediazione interculturale e di assistenza legale; attività socio-ricreative e laboratori formativi,
volti a promuovere competenze sociali e relazionali e a favorire il benessere psico-sociale dei giovani migranti.
KARA TEPE
– Si concluderà a fine anno il Progetto di supporto educativo nel campo profughi di Kara Tepe, in Grecia . Il progetto ha il duplice scopo di tutelare i diritti dei bambini ed evitare il rischio di sfruttamento, garantendo
un ambiente stabile e incoraggiante, dove i più piccoli abbiano la possibilità di sviluppare le proprie capacità. SOS
Villaggi dei Bambini implementa attività di supporto scolastico, educativo e umanitario per bambini, ragazzi e
famiglie, grazie all’impegno di educatori, mediatori culturali e psicologi. L’Organizzazione ha organizzato laboratori
tematici sull’igiene, la tutela dell’ambiente e le emozioni per bambini dai 4 ai 5 anni; ha inoltre garantito supporto
scolastico a bambini dai 6 ai 12 anni e realizzato workshop di lingua inglese e greca rivolti ai ragazzi dai 18 ai 25
anni. Allo stesso tempo, per tutto il corso della progettazione, attiva da settembre 2019, l’Organizzazione ha condotto
incontri mensili per i genitori, così da supportarli nella crescita dei propri figli e nella gestione familiare.
GLOBAL MHPPS HUB
(Global Mental Health and Psychosocial Support Hub) – L’Organizzazione supporta genitori e
care leavers (i ragazzi più grandi, sulla via dell’autonomia) accolti nei Programmi e Villaggi SOS, per garantire la
salute mentale e il benessere psico-sociale di bambini e ragazzi stranieri non accompagnati nell’Africa del Sud-Est
PROTEGGERE LA SALUTE MENTALE E IL BENESSERE PSICO-SOCIALE IN ITALIA E IN SERBIA –
Nell’ambito del progetto finanziato dalla Central European Initiative (CEI), durante il mese di novembre 8 operatori di SOS
Villaggi dei Bambini  in Serbia hanno seguito la formazione relativa all’intervento PM+, per supportare i genitori e i
​care leavers all’interno dei Programmi e dei Villaggi SOS durante il difficile periodo del distanziamento sociale.
Attraverso la formazione di educatori, psicologi e assistenti sociali e la creazione di risorse multimediali per il
supporto educativo, psicologico e informativo della popolazione
COME A CASA
– Sin dal 2012, il Programma promuove e sostiene a Torino l’affido familiare interculturale di
mamme con bambini, di donne gestanti rimaste sole e, in situazioni particolari, di minorenni migranti, specie se
vittime di tratta. La novità del Programma è attualmente la ripresa delle attività di inserimento lavorativo, dopo il lungo
stop dovuto all’emergenza Covid-19. Nel corso del mese di dicembre partiranno 3 progetti individuali, grazie alla
collaborazione con l’agenzia per il lavoro “Casa del Lavoro”: nello specifico due giovani mamme attiveranno un
tirocinio lavorativo mentre una terza mamma avvierà un percorso di orientamento professionale. Il progetto, dal suo
avvio nel 2012, ha accolto oltre 16 mamme, un papà, 24 bambini e 5 Minori Stranieri Non Accompagnati; 6 mamme
e un papà sono divenuti autonomi grazie ad opportunità nate dai tirocini lavorativi. Sempre dal 2019 il progetto ha
sensibilizzato e formato sul tema dell’affidamento famigliare oltre 700 persone, ha ampliato la rete delle famiglie
affidatarie, selezionando e formando 14 famiglie di origine straniera disponibili ad accogliere a loro volta nuclei
mamma con bambino in difficoltà e ad accompagnarli in un percorso di inclusione sociale.
Ogni bambino, ogni ragazzo coinvolto nei progetti porta già una lunga storia con sé. “Esistono innumerevoli storie,
tristi e felici, ma tutte straordinarie, da cui è possibile evincere l’entusiasmo e la resilienza di ragazzi che hanno avuto
esperienze che anche per noi adulti risultano difficilmente immaginabili. L’aspetto che tocca particolarmente e che
accomuna tutti i racconti consiste nella forza di re-inventarsi e nel desiderio di farcela non solo per loro stessi, ma
anche per aiutare altri che ancora non ce l’hanno fatta. È veramente bello ed emozionante poter accompagnare tale
processo” conclude Orso Muneghina.

Io e lei. Un chirurgo oncologo narra il suo viaggio nella malattia

I proventi del libro  destinati ai Missionari della Consolata e alla Chiesa di San Pietro a Cherasco.

Un brillante chirurgo oncologo si trova all’improvviso catapultato al di là della barricata, colpito dalla malattia che ha sempre combattuto e che non gli lascia grandi speranze di sopravvivenza. Da questa storia vera nasce il libro “Io e lei. Storia di un medico e della sua malattia” (Lindau Editore). L’ha scritto, con una narrazione in prima persona, Davide Cassine, chirurgo cuneese di 58 anni, che lavora presso la struttura complessa Maxi Emergenza 118 della Regione Piemonte.

E’ il racconto di un addetto ai lavori che si scopre fragile e impreparato, un viaggio inquieto e profondamente umano, che parte dai ricordi dell’ infanzia, della famiglia, della scuola, degli amici. Un tumore al rene destro, con ulteriori evoluzioni negative, lo spinge a ricercare un Oltre, ad avvicinarsi agli studi sulle NDE (Near-Death Experiences), esperienze ai confini della morte oggi oggetto di indagine scientifica in in tutto il mondo. Trova, così, la forza di rialzarsi, andare avanti e la ricerca della spiritualità lo porta a conoscere una giornalista e scrittrice e alcuni sensitivi, grazie ai quali riesce a incontrare figure fondamentali della sua vita, in primis il padre.

Anche l’avvento del Covid, con le solitudini e le complicazioni che crea soprattutto alle persone in una situazione di salute precaria, non lo getta nella disperazione. Davide ha capito che la malattia è come un viaggio, che lo porta a guardare alla sua vita con occhi diversi, a considerare la prospettiva della morte come un’occasione per ampliare la mente, conoscere persone nuove, percorrere sentieri mai visti prima, riflettere sul senso del cammino terreno, su come sia prezioso ogni minuto che resta da vivere.

I proventi dell’autore sono destinata ai Missionari della Consolata e alla Chiesa di San Pietro a Cherasco.

 

Klaus Davi difende in Tv il torinese Lapo Elkann

Duro scontro nel corso del programma “Ore 14” condotto da Milo Infante su Rai Due fra Klaus Davi e Caterina Collovati (visibile al link https://www.facebook.com/klausdavi2/posts/1023445554818378).

Tema del contendere Lapo Elkann e la sua vita ‘spericolata’. Dopo l’introduzione del conduttore Milo, che ha ricordato il recente episodio di Lapo fermato dalle forze dell’ordine e trovato in possesso di 4 grammi di cocaina, Klaus Davi è intervenuto subito difendendo l’industriale torinese: «Al netto dei suoi problemi personali, ho lavorato per 15 anni al fianco di Lapo in Fiat e posso testimoniare la sua lealtà verso i collaboratori e la sua genialità. La nuova 500 la dobbiamo a lui così come tante altre cose positive. Ho un bellissimo ricordo di quegli anni». Durissima invece Caterina Collovati: «Non voglio sentir parlare di genio legato alla cocaina, la cocaina è assolutamente una tragedia che va comunque combattuta. Noi che facciamo comunicazione dobbiamo dire che questi sono cattivi esempi per i giovani».

TEDxTorinoSalon think.her

Martedì 15 dicembre. Ore 18 In diretta streaming dal Mirafiori Motor Village

Registrazione gratuita all’evento su: www.tedxtorino.com/evento/tedxtorinosalon-think-her/

 

Con

Laura Brioschi – Modella e influencer curvy

Federica Tremolada – Managing Director Sud ed Est Europa per Spotify

Renata Enriù – Direttore Generale e socia fondatrice di Respiraire

Il comunicato stampa e le immagini in alta def. sono scaricabili al link: http://www.maybepress.it/comunicati/28/

Think.her: il pensiero si fa donna. Le “idee che meritano di essere diffuse” non hanno colore né genere ma nel periodo dell’anno in cui TED dà voce alle donne innovatrici di tutto il mondo, anche TEDxTorino, evento realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, dedica il suo prossimo appuntamento al pensiero al femminile. Pensare alla donna (think of her) o donne pensatrici (thinker)?

Comunque lo si legga il TEDxTorinoSalon – in calendario il 15 dicembre in diretta streaming dal Mirafiori Motor Village – è un inno al lato più fiero dell’universo femminile.

Innovatrici intellettuali, potenti agenti di cambiamento, campionesse di idee: a Torino, sul palco del celebre format di conferenze, salgono tre grandi donne italiane.

Donne ordinarie e al tempo stesso straordinarie, coraggiose, brillanti. Laura Brioschi, Renata Enriù e Federica Tremolada. I riflettori del mondo si accendono su tre storie, tre vite, tre racconti diversi che per 15 minuti (ciascuno) sapranno motivare, emozionare, far pensare, commuovere.

Laura Brioschimodella e influencer curvy da oltre mezzo milione di follower, parla di Body Positive. Un viaggio, anche autobiografico, che passa attraverso un trascorso di bulimia e depressione, accettazione di sé, amore per il proprio corpo e attivismo sociale.

Oggi Laura è non è solo un’imprenditrice realizzata ma una vera e propria icona, un esempio positivo per tante donne, uomini e adolescenti di entrambi i sessi. Il suo progetto no profit Body Positive Catwalk è il movimento Body Positive più grande e importante d’Europa. Laura – che nel 2019 ha portato in piazza del Duomo a Milano centinaia di donne e di uomini di ogni taglia, etnia e orientamento sessuale a spogliarsi, letteralmente e metaforicamente, di ogni pregiudizio e discriminazione – porta oggi a TEDxTorinoSalon tutta la sua forza, la sua voglia di lottare contro ogni forma di body shaming e bullismo, la sua fame di vita e di felicità.

 

Renata Enriù, laureata in chimica farmaceutica, Direttore Generale e socia fondatrice di Respiraire, una delle principali aziende italiane specializzate nella diagnosi e cura dei disturbi respiratori del sonno. A TEDxTorinoSalon racconta una vita dedicata alla cura dell’Osas (Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno), la forza di volontà di ricominciare da zero dopo un licenziamento, il coraggio e la lungimirante incoscienza di puntare tutto su un’idea e di costruire un business credendo fortemente nelle potenzialità della cura di una patologia all’epoca poco conosciuta e poco riconosciuta dal Sistema Sanitario Nazionale italiano.

Oggi, anche grazie all’Associazione Italiana Pazienti Apnoici e al lavoro di professionisti del settore come Renata, questa malattia subdola, che può avere conseguenze anche molto gravi, viene sempre più di frequente diagnosticata e curata… ma c’è ancora tanta strada da percorrere.

Federica Tremolada studiava musica già da bambina e alla musica è tornata. Managing Director Sud ed Est Europa per Spotify, per lei la musica è passione oltre che lavoro, ma anche inclusività e sfida verso le nuove frontiere del digitale. Viaggiatrice da sempre e amante delle sfide internazionali, è approdata a Spotify nel 2019 dopo una lunga esperienza americana in Youtube.

A TEDxTorinoSalon ci parla del binomio tra musica e matematica. La musica digitale che è fatta di algoritmi e la matematica che, a sua volta, influenza la musica.

www.tedxtorino.com

Classifica del Sole 24 Ore: il Covid incide poco sulla qualità della vita in Piemonte

Pare che l’effetto Covid non pesi troppo sulla qualità della vita in Piemonte, rispetto alle altre regioni del Nord Italia

E’ quanto emerge dalla classifica del Sole 24 Ore sul benessere nei territori. A perdere  posizioni solo Novara, che è 42esima (-4), Biella, 57esima (-2) e Asti, 70esima (-4).

 Torino migliora e si posiziona, 21esima (-12) dopo Cuneo, che migliora di una posizione e si conferma il capoluogo di provincia dove si vive meglio nella nostra regione.

Verbania registra il miglioramento più significativo, con 18 posizioni guadagnate, collocandosi al 50esimo posto della classifica. Migliora di nove posizioni  Vercelli, che è 53esima, Alessandria sale di 8 posizioni:  è 75esima.

 

I DATI NAZIONALI: QUALITÀ DELLA VITA 2020: NELL’ANNO PIÙ DIFFICILE VINCE BOLOGNA. EFFETTO COVID SUL NORD MA IL SUD NON RECUPERA


Bolzano e Trento in seconda e terza posizione

Colpite duramente le grandi aeree metropolitane come Milano (12ª, -11 posizioni), Roma (32ª, -14), Firenze (27ª, -12) e Venezia (33ª, – 24).

Crescono Verona, Udine, Cagliari, Siena e Genova.

L’indagine fotografa il benessere nelle province italiane con 90 indicatori, di cui

60 aggiornati al 2020. 25 nuovi indicatori documentano le principali conseguenze del Covid-19 su salute, attività economiche e vita sociale

 

Tra contagi, decessi, crisi economiche, lockdown e quarantene come si misura la qualità della vita? La 31esima indagine del Sole 24 Ore sul benessere nei territori, presentata sul Sole Ore di lunedì 14 dicembre, parte proprio da questo interrogativo.

L’obiettivo dell’edizione 2020 – che analizza 90 indicatoriper la maggior parte (circa 60) aggiornati al 2020 in base agli ultimi dati disponibili – è raccontare in presa diretta il differente impatto della pandemia da coronavirus sui territori. L’impostazione della ricerca conferma le sei aree tematiche di analisi che fotografano la complessità della vita nelle province italiane: 1. Ricchezza e consumi; 2. Demografia e salute; 3. Affari e lavoro; 4. Ambiente e servizi; 5. Giustizia e sicurezza; 6. Cultura e tempo libero. Con una scelta di campo importante: all’interno di queste aree sono stati inseriti 25 indicatori che documentano le principali conseguenze del Covid-19 su salute, attività economiche e vita sociale. Tra questi nuovi parametri, ad esempio, ci sono i casi Covid in rapporto alla popolazione, l’unico indice il cui punteggio è stato pesato maggiormente nella determinazione della classifica finale proprio per testimoniare l’eccezionalità di questi mesi sulla vita quotidiana di tutti gli italiani.

La classifica generale premia Bologna, al primo posto, che guadagna ben 13 posizioni e traina un po’ tutte le province dell’Emilia Romagna. Ben cinque su nove si incontrano tra le prime venti: oltre al capoluogo, Parma (8ª), Forlì Cesena (14ª), Modena (15ª) e Reggio Emilia (17ª). In particolare, Bologna è prima in livello di Ricchezza e Consumi, quarta in Affari e Lavoro, seconda in Ambiente e Servizi, terza in Cultura e Tempo Libero. Di contro non brilla per Sicurezza e gestione della giustizia (106ª): è nella parte bassa della graduatoria nazionale per denunce di furti, estorsioni, frodi, violenze sessuali, comune denominatore di molte città universitarie con un’alta presenza di fuorisede.

Covid-19, il duro colpo al Nord “affonda” Milano

Sul podio ci sono Bolzano (2ª) e Trento (3ª), habitué della top 5 della Qualità della vita, che hanno saputo tenere le posizioni anche nell’anno della pandemia, benché siano ora attese alla prova di un inverno difficile per l’economia della montagna. A parte queste due province, dall’indagine risulta come soprattutto il Nord della Penisola esca penalizzato dagli effetti su larga scala del virus: qui, infatti, si registra la diffusione più elevata del Sars-Cov-2 in rapporto alla popolazione residente. Le province lombarde hanno segno negativo, in peggioramento rispetto allo scorso anno, ad eccezione di Sondrio e Mantova. Colpita anche Milano – vincitrice sia nel 2018 sia nel 2019 – che perde 11 posizioni, dove pesa il crollo del Pil pro capite in base alle stime 2020, ma anche il nuovo indicatore sullo spazio abitativo medio a disposizione (con una media di 51 mq per famiglia).

Penalizzate grandi città e località turistiche

La crisi penalizza le aree metropolitane più turistiche, come Venezia (33ª, in calo di 24 posizioni), Roma (32ª, -14), Firenze (27ª, -12) oppure Napoli (92ª, -11). E della mancanza di turisti risentono anche le località di marepeggiorano le province di Puglia e Sardegna (fatta eccezione per Cagliari e Foggia), Rimini (36ª, perde 19 posizioni rispetto allo scorso anno), Salerno, Siracusa e RagusaIn controtendenza solo la Liguria, tutta in miglioramento, dove addirittura Genova (19ª) celebra con una buona performance la riapertura del viadotto sul Polcevera dopo il crollo del ponte Morandi recuperando 26 posizioni. A registrare “scatti di crescita”, piazzandosi nella top ten, sono anche altre province di medie dimensioni come Verona (, +3 posizioni), Udine (, +10 che ottiene la sua migliore performance in Giustizia e sicurezza) e Cagliari (, +11, regina della categoria Demografia e salute).

Il Nord scende, ma il Sud non scala la classifica

I bilanci post pandemia sono ancora prematuri. Ma per il momento, pur colpendo soprattutto i territori che tradizionalmente occupano la parte più alta della graduatoria, non è riuscito a trascinarli sul fondo. Il Sud, infatti, resta fermo nella parte bassa della classifica, con i sui problemi di sempre. Le aree metropolitane del Mezzogiorno guadagnano posizioni al capitolo Demografia e salute, proprio perché il virus ha picchiato più duro altrove, ma restano sul fondo nelle altre categorie dove pesano i divari strutturali ereditati dal passato. Questo anno chiude la classifica Crotone, preceduta da Caltanissetta, ultima lo scorso anno.

L’effetto Covid in 25 indicatori

Per comprendere meglio l’impatto della pandemia che ha sconvolto il 2020 – e inevitabilmente ha influito sulla la qualità della vita nelle province – l’indagine del Sole 24 Ore propone anche un focus su 25 indicatori, aggiornati tra il 30 giugno e ottobre di quest’anno. Tra questi: il Pil pro capite; le ore di cassa integrazione autorizzate; il Reddito di cittadinanza; i decessi e le nascite; le iscrizioni e le cancellazioni all’anagrafe e al registro imprese; il numero di bar e ristoranti; la litigiosità in tribunale.

Dall’analisi dei 25 parametri emerge la profondità della crisi economica e sociale, per ora tenuta a bada da ammortizzatori, contributi e ristori statali. Il Reddito di cittadinanza, per esempio, aumenta nelle grandi metropoli e al Sud: a Milano, dove gli assegni sono poco meno di 13 ogni 1.000 abitanti, tra dicembre 2019 e agosto 2020 ne sono stati emessi il 40,3% in più. A Napoli e Palermo si tocca quota 49 e 51,5 contributi ogni 1,000 abitanti, in salita del 36% e del 33,2 per cento. Tra gennaio e settembre 2020, invece, le ore medie di cassa integrazione autorizzate sul territorio nazionale per ciascuna impresa sono salite del 5.975,21 per cento, con la situazione aspra in tutte le province d’Italia.

Alcune aree hanno incrementato la spesa sociale per rispondere a bisogni come l’assistenza domiciliare e il trasporto di anziani e disabili. Lo rilevano i primi dati comunicati alla banca dati Siope (anche se bisognerà aspettare i bilanci consuntivi): Bologna registra un aumento pro capite del 53,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ci sono, tuttavia, territori in cui, tra gennaio e giugno, la spesa sociale sembrerebbe calata molto rispetto allo stesso periodo 2019.

Il dinamismo imprenditoriale, poi, caratterizza alcuni territori più inclini a cogliere le opportunità anche nella pandemia. In particolare, a Lecco (+30,77%), Prato (+29,69%), Brindisi (+26,61%), e Matera (+26,23%) sono aumentate le imprese che fanno e-commerce, mentre il boom di start up si registra a Imperia (+200%), Viterbo (+66,67%), Arezzo (+54,55%) e Siena (+50%).

Focus sul digitale con 10 parametri: chi eccelle nella svolta digitale

L’analisi dei dati territoriali 2020 presenti nella Qualità della vita permette di rilevare – attraverso un’ulteriore selezione di dieci dei 90 indicatori – i divari esistenti nel Paese sul fronte dell’evoluzione digitale, che ha registrato una spinta senza precedenti e rappresentato un’àncora di salvezza per tanti settori, diventando un asset sempre più importante per il futuro. La geografia dell’Italia digitale, però, non è per niente scontata. E l’arrivo del virus non ha trovato tutti pronti allo stesso modo. Tra i primati si rileva Firenze, premiata dall’indice di trasformazione digitale elaborato dal Forum Pa, mentre Viterbo è in testa per il numero di Spid erogate ogni mille abitantiMonza e Brianza per la quota di enti pubblici che si affidano alla piattaforma unica Pago Pa e, infine, Milano per l’incidenza di imprese che fanno ecommerce sul totale.

Dati consultabili e scaricabili online

Per la prima volta in trentuno edizioni della Qualità della vita verranno pubblicati i dati raccolti quest’anno per elaborare le classifiche: un contributo di valore che Il Sole 24 Ore vuole dare a chiunque legge nei numeri tendenze e correlazioni per “misurare” la crisi economica e sociale in corso, allo scopo di orientare al meglio i processi decisionali.

Tutti i 90 indicatori, in particolare i dati alla base dei punteggi attribuiti dalla redazione, e i trend relativi ai 25 parametri utilizzati per raccontare l’effetto del Covid sui territori saranno per la prima volta accessibili e scaricabili online su qualitadellavita.ilsole24ore.com con mappe interattive e pagelle per ogni cittàI dati saranno disponibili in formato machine readable per consentirne il riuso e la rielaborazione (eccetto l’uso commerciale), in una pagina GitHub del Sole 24 Ore – https://github.com/IlSole24Ore – e riutilizzabili dalla comunità di cittadini, ricercatori, media e decisori. Si tratta di dati raccolti da fonti istituzionali o forniti alla redazione da realtà certificate.