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Il giornalista tv Maurizio Scandurra Cittadino Onorario di Burolo

L’eclettico e noto opinionista de ‘La Zanzara’ di ‘Radio24’ dialogherà sabato 12 ottobre con il celebre cantautore astigiano Danilo Amerio.

Burolo ha un nuovo cittadino onorario. E’ Maurizio Scandurra, già cittadino onorario anche di Montiglio Monferrato, giornalista radiotelevisivo cattolico noto per le sue frequenti incursioni in qualità di eclettico opinionista a ‘La Zanzara’ di ‘Radio24, il celebre talk-show radiofonico condotto da Giuseppe Cruciani e David Parenzo.

A conferire l’onorificenza la scorsa primavera il sindaco Franco Cominetto con l’approvazione unanime di tutto il Consiglio Comunale. Alla base del gesto, spiega il primo cittadino “L’ampia attenzione crescente che negli ultimi anni Maurizio Scandurra ha sempre tributato al nostro Comune. Prima, contribuendo all’organizzazione del primo e unico raduno di veicoli storici svoltosi il 27 giugno del 2020 a Burolo, in piena pandemia. Poi, facendosi portatore di una menzione per il rilascio della Cittadinanza Onoraria Post Mortem in omaggio a due burolesi scomparsi, che nel Dopoguerra furono tra i pionieri italiani dell’industria dei trasporti su gomma: Costantino Perino e Lucillo Marazzato, ideatori di due fra le più note realtà aziendali del settore, In occasione dell’evento, avvenuto il 7 ottobre 2021, Scandurra ha donato un trittico artistico a memoria della ricorrenza che campeggia nella Sala del Consiglio Comunale. Infine, non c’è due senza tre. Animato da costante generosità, ha donato di propria spontanea iniziativa due preziose opere pittoriche di grandi dimensioni raffiguranti soggetti religiosi per la Chiesa Parrocchiale, affidate all’estro creativo di Diego Crozza di Mazzé, uno fra i maggiori Maestri d’Arte Sacra italiani contemporanei che ringrazio per la meraviglia di cui è sempre autore”.

Per Maurizio Scandurra, “Il Comune di Burolo è una piccola perla incastonata ai piedi delle Alpi, con lo sguardo incantato rivolto alla pianura che strizza l’occhio allo specchio d’acqua di Viverone. Mi legano a questa terra l’amicizia fraterna con il sindaco Franco Cominetto, il vicesindaco Renato Chiej, la giunta, il valente imprenditore burolese Gianni Bessolo Pejla leader nella lavorazione dell’acciaio inox e il parroco Mons. Giovan BattistaGiovanino, che ringrazio tutti di cuore per aver accolto con entusiasmo questo dono, quale testimonianza di fede. Ritengo che l’Amore per Dio e per la cultura delle radici siano capisaldi imprescindibili per l’Italia di oggi, per ripartire in continuità con i padri e gli esempi che l’hanno resa grande e libera. Perché il dovere del cristiano è la testimonianza, come insegna il Vangelo. Ho dedicato i dipinti ai miei nonni Giuseppe e Odetta Macaluso, Rosa e Salvatore Scandurra, esempi di fede, famiglia e lavoro”.

I due quadri, rispettivamente delle dimensioni di 100×140 cm e 50×70 cm, “raffigurano – approfondisce Scandurra – rispettivamente la Gloria di Maria Vergine fra gli Angeli e i Santi, con San Giovanni Bosco, San Domenico Savio, San Pio da Pietrelcina, San Giovanni Paolo II, San Giuseppe Benedetto Cottolengo nel cui giorno sono nato e San Carlo Acutis che verrà canonizzato durante il Giubileo. La seconda raffigurazione pittorica ritrae San Pancrazio e il Santuario a lui dedicato a Pianezza, nel Torinese, altra devozione per me fondamentale che merita di essere diffusa e conosciuta sempre più”.

Le opere verranno inaugurate e benedette sabato 12 ottobre alle ore 18.00 nel corso della Santa Messa Prefestiva presieduta dal parroco di Burolo in concelebrazione con Il Rettore del Santuario di San Pancrazio in Pianezza Padre Giuseppe Cortesi, e Padre Giuseppe Martinelli in rappresentanza dei Padri Passionisti di San Paolo della Croce che animano il convento torinese. Presenti anche le autorità di Burolo e l’artista Diego Crozza che ha firmato i pregiati dipinti.

Alle ore 16.00 si terrà invece la cerimonia ufficiale di conferimento dell’onorificenza al giornalista torinese presso la Sala Congressi del Comune di Burolo. La sera stessa, dopo la funzione religiosa Maurizio Scandurra, anche critico musicale, sarà di scena in ‘C’era una volta la canzone italiana’, dialogo-intervista fra musica e parole conil raffinato e intenso cantautore astigiano Danilo Amerio, reduce dalla partecipazione a ‘The Voice Senior 2024’ su Raiuno con Antonella Clerici nel Team di Gigi D’Alessio, che in carriera vanta ben quattro partecipazioni al Festival di Sanremo, un terzo posto fra le ‘Nuove Proposte’ e moltissime collaborazioni di successo con canzoni scritte e prodotte anche per artisti illustri tra i quali Fiordaliso, Anna Oxa, Mia Martini, Marco Masini, Aleandro Baldi, Umberto Tozzi, Mietta, Raf, Jovanotti, Giorgio Faletti e moltissimi altri.

L’appuntamento artistico e musicale – realizzato in collaborazione con la Pro Loco di Burolo e il contributo della ‘Inoxtek Srl’ fondata e sapientemente guidata dall’imprenditore burolese Gianni Bessolo Pejla, eccellenza italiana nella lavorazione dell’acciaio – è sempre per la sera di sabato 12 ottobre alle ore 21.00 sul palco del ‘Centro Albatros’ in Via Asilo, 40 a Burolo. Ingresso libero sino a esaurimento posti.

Elaboriamo il lutto

Negli ultimi anni il termine “elaborare il lutto” è venuto di moda ogni qual volta si parli di depressione, tristezza, solitudine, ansia, stress successivi ad un evento luttuoso.

Ricordiamo tutti come, fino a non molti anni fa, nel sud Italia le vedove indossassero il nero per anni, per non dire per sempre, anziché girare pagina e rifarsi una vita; lo stesso dicasi per chi, pur non indossando elementi esteriori, non avrebbe mai potuto iniziare una nuova relazione perché temeva di fare un torto al de cuius.

È palese che il concetto di lutto, la reazione al decesso di un proprio congiunto e al dolore per la scomparsa di chi ci è caro,sono molto diversi alle varie latitudini del pianeta: pensiamo solamente a New Orleans, dove la banda accompagna il feretro al cimitero con una musica triste, di circostanza ma a feretro inumato la musica cambia immediatamente diventando allegra, veloce, potremmo dire inadatta alla situazione.

Anche la morte stessa ha cambiato la sua faccia nell’ultimo secolo: pensate solo alla tubercolosi che, prima dell’avvento degli antibiotici o del PAS, mieteva vittime dopo anni di sofferenza o alle patologie genetiche non diagnosticate o non diagnosticabili inconfronto al giorno d’oggi dove spesso la morte ti coglie improvvisa, forse a seguito di un vaccino, per l’uso errato di farmaci, uno shock anafilattico o un infarto dovuto all’azione simultanea di stress, sindrome metabolica e sovrappeso.

Nelle mie conferenze insegno sempre a non credersi eterni, a pensare che la morte può arrivare alla fine della mia frase o perché un meteorite aveva piacere di incontrarmi. Se solo imparassimo a non considerarci eterni, capiremmo come ogni nostro comportamento, ogni nostra azione debba essere finalizzata al presente o, quantomeno, proiettata al futuro ma unicamente per non lasciare problemi e debiti agli eredi.

L’accanimento con cui si accantonano soldi, si acquisiscono beni materiali e, soprattutto, si dà la priorità alle cose materiali anziché a quelle spirituali o emotive, dovrebbe farci capire che stiamo lavorando nella direzione sbagliata, se non altro perché probabilmente nell’aldilà porteremo lo spirito, l’anima; di sicuro non il conto in banca.

Io sono solito ripetere una battuta: quando ad un funerale intervengono molte persone, non significa necessariamente che siano tutti amici, parenti o conoscenti addolorati; è molto probabile che molti di essi siano persone che, a vario titolo, sono andate ad accertarsi che il tipo si sia finalmente tolto dai piedi.

Mio nonno ripeteva: “ricordati che non hanno ancora inventato le casse da morto con le tasche”, a significare che è inutileaccumulare ricchezze su ricchezze, modello Creso, perché poi non potremo portarle con noi.

Se noi imparassimo a considerare la morte, il momento del decesso, come un evento ineluttabile, normale, imprevedibile,ecco che potremmo finalmente accettare il ciclo della vita composto da una nascita, una vita ed una morte, dove i due estremi non li decidiamo noi.

Inoltre, se non vivessimo in un delirio di onnipotenza che ci porta a considerare statico tutto ciò che ci circonda, facendoci rifiutare ogni mutamento indesiderato e imprevisto, morte compresa, riusciremmo con buone probabilità ad tollerare ciò che succede, non dipendente da noi, che non comprendiamo, che non deve modificare la nostra vita più di tanto.

Dunque perché rovinare il rapporto tra consanguinei o tra eredi per la divisione di somme spesso banali?

Accettiamo le volontà del defunto senza salire in cattedra, giudicare, criticare e, soprattutto, pensare di avere ragione.

Henry Scott Holland, oltre un secolo fa, scriveva:

La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu.

Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

Prima di prendercela con gli altri, pensiamo che ancora non sappiamo cosa ci aspetta: forse sotto quest’ottica riusciremo ad avere pensierimeno bellicosi e più costruttivi.

Sergio Motta

Città più eque e attente alla parità: ecco “Women & the City”

Con questo “manifesto”, torna a Torino il Festival ideato da “Torino Città per le Donne”

Dal 9 al 13 ottobre

Le cifre, davvero ragguardevoli, raccontano alla perfezione tutto l’impegno, la passione e la professionalità degli organizzatori. 5 giorni di “Festival”, 3 altre giornate di pre e post “Festival”, 150 ospiti, 34 incontri tra panel ed eventi in 7 location.

Si terrà da mercoledì 9 a domenica 13 ottobrea Torino la seconda edizione del Festival “Women and the City” dal titolo “Un altro genere di idee”. Promossa e ideata dall’Associazione “TOxD – Torino Città per le Donne” (con il coordinamento affidato alla giornalista Elisa Forte), la manifestazione ha ricevuto da “Rai” e dalla “Rappresentanza in Italia della Commissione Ue” il logo “No Women No Panel” – il progetto europeo per l’equilibrio di genere nel dibattito pubblico – ed è nata dall’esperienza maturata nel tempo dall’Associazione “TOxD” presieduta da Antonella Parigi, assessora alla “Cultura” e alle “Pari opportunità” del Comune di Moncalieri, manager culturale, ex assessora alla “Cultura e al Turismo” della Regione Piemonte nonché fondatrice del torinese “Circolo dei Lettori”, della “Scuola Holden” (con Alessandro Baricco) e della stessa “TOxD”.

Tutti gli eventi saranno a ingresso libero e gratuito fino a esaurimento posti, occorre solo prenotare su Eventbrite la partecipazione all’inaugurazione di mercoledì 9  e agli eventi di venerdì 11 ottobre dedicati alle aziende.

“Women and the city – sottolinea Antonella Parigi vuole essere uno spazio per la città in cui tutti e tutte quelli che lavorano a diverso titolo sulla parità possano trovare voce e ambito di discussione per il nostro comune obiettivo: fare sistema attorno al tema dell’equità. La volontà è quella con cui l’Associazione ‘TOxD’ che organizza il Festival è nata nel 2020: quella di fare sistema, accogliere istituzioni, persone e chi lavora sulla parità di genere a parlare con tutta la città e la società per cambiare la cultura del Paese”.

Uno spazio di “dibattito” e “teoria”, sì. Ma non solo. Il “Festival” infatti è anche parte di un più ampio “ecosistema” che lavora in concretezza con diversi progetti, iniziative e organizzazioni attive sul territorio nel campo della “parità di genere” e delle “pari opportunità”. Esempio eclatante, il contest “Spark Innovation”progettato da “TOxD” e il “Politecnico di Torino” rivolto a startup per l’innovazione di genere, un’opportunità unica dedicata alle idee imprenditoriali “under 30” con leadershipfemminile o con un focus sull’innovazione di genere al fine di promuovere e supportare le giovani imprenditrici e i giovani imprenditori, le cui idee siano mirate a creare un impatto significativo nella “parità di genere”. La start up vincitrice sarà  premiata venerdì 11 ottobre al “PolTo”.

Tanti, si diceva, gli ospiti, nazionali ed internazionali, che interverranno a questa seconda edizione del “Festival”. Tutti di massimo rilievo nei campi della cultura, dell’impresa e della ricerca. Nomi che vanno, per ricordarne solo alcuni e scusandoci per i non citati, da Giulio Cecchettin ( il papà di Giulia, la giovane studentessa vittima l’11 novembre del 2023 dell’ennesimo femminicidio, che tanta indignazione ha suscitato, generando manifestazioni pubbliche e un vasto dibattito su un tema che non accenna a trovare fine) ad Annalena Benini (direttrice del “Salone Internazionale del Libro di Torino”), da Annalisa Cuzzocrea (vicedirettrice de “La Stampa) alla giornalista e scrittrice milanese Monica D’Ascenzo, alla giornalista e fotografa (particolarmente attenta alle “questioni di genere”) Stefania Prandi,  alle produttrici cinematografiche la molisana, Pilar Saavedra Perrotta e Valentina Castellani Quinn(moglie dell’attore Francesco Quinn, scomparso prematuramente a Malibù nel 2011, produttrice a Hollywood e “ambassador” di Taormina per tutte le iniziative della città in campo cinematografico e culturale) via via fino alla milanese attivista, scrittrice e podcasterIrene Facheris e all’economista (docente all’“Università Unitelma Sapienza “ di Roma, dove è anche direttrice della “School of Gender Economics”) Azzurra Rinaldi.

E l’elenco prosegue, per offrire il maggior spazio al confronto e a disquisizioni che vedranno le/i numerose/i ospiti al centro di cinque grandi temi, quali: “Condizione femminile e mondo del lavoro”, “Narrazioni collettive contro stereotipi e violenza di genere”, “La città che vorrei: come ripensare gli spazi in modo paritario”, “Istruzione, inclusività e stereotipi di genere in ambito scolastico”, “Parità di genere e inclusività nel mondo della settima arte”.

Tanta (non troppa!) “carne al fuoco”. Su cui ci sarà di che saziarsi.

 

Per info sul “Festival”, sul programma dettagliato e le varie location (“Circolo dei Lettori”, via Bogino 9, ma non solo): https://www.torinocittaperledonne.org/women-thecity-programma-2-edizione

 

g.m.

 

 

Al Politecnico assorbenti gratuiti per le studentesse

Installati i distributori automatici in ogni sede dell’Ateneo

 

In una risoluzione del 2021, il Parlamento Europeo ha invitato tutti gli Stati membri a eliminare l’imposta su assorbenti, coppette mestruali e altri prodotti mestruali. Un’indagine del 2020 dell’Unione Europea ha evidenziato che la povertà legata al ciclo mestruale è un problema costante nell’UE, dove si stima che una donna su dieci non possa permettersi prodotti sanitari adeguati.

Anche il Politecnico di Torino sceglie di sottolineare che “il ciclo non è un lusso e non è una scelta”, installando nelle sedi torinesi dell’Ateneo 5 distributori che metteranno a disposizione gratuitamente gli assorbenti. La strada per la parità di genere passa anche dall’attenzione e dal supporto alle studentesse durante il periodo mestruale, a tutela del diritto al benessere fisico e psicologico. Gli assorbenti mestruali che verranno distribuiti sono realizzati in Italia e secondo principi di sostenibilità ambientaledell’intero ciclo produttivo.

Nell’ambito dell’iniziativa “Period Equity” sono stati installati distributori automatici di assorbenti “di emergenza” gratuiti, in cotone organico, in tutte le seditorinesi dell’Ateneo: corso Duca degli Abruzzi, via Boggio, Mirafiori, Castello del Valentino e Lingotto.

L’azione è stata prevista dal Gender Equality Plan dell’Ateneo 2021-2024 “Obiettivo diversità”, in sintonia con la richiesta avanzata al Consiglio di Amministrazione da parte di alcune associazioni studentesche. L’iniziativa ha trovato rispondenza in quelle analoghe di altri atenei italiani e nella mobilitazione generale lanciata l’8 marzo da Rete della Conoscenza (network di associazioni studentesche), in concomitanza con lo sciopero globale delle donne – anche a seguito della tassazione di questi prodotti con l’aliquota ordinaria del 22%, che li equipara di fatto a beni ordinari e non di primaria necessità.

La Vice Rettrice per le Pari Opportunità, l’Inclusività e la Qualità della vita Claudia De Giorgi commenta: “Un segnale importante, soprattutto in un’università a prevalenza maschile: a dimostrare che il benessere di una parte della comunità – sebbene numericamente minoritaria – rappresenta un valore per la comunità intera”.

Patrizia Lombardi, Vice Rettrice per Campus sostenibile e Living Lab, aggiunge “Equità e intersezionalità sono elementi cruciali anche per perseguire una piena sostenibilità istituzionale, come ci ricorda l’Agenda 2030,riferimento delle nostre azioni di campus sostenibile”

Arianna Montorsi, Direttrice del Centro Studi di Genere dell’Ateneo, conclude: “Attraverso questi gesti di attenzione al benessere femminile nelle scuole e nelle istituzioni universitarie passa un messaggio educativo forte di empowerment delle donne nella società.”

L’inaugurazione dell’iniziativa “Period Equity” è avvenuta il 2 ottobre in aula 3S, in occasione del tradizionale appuntamento WeAreHERe Meets di inizio anno, in cui le studentesse del Poli incontrano le nuove immatricolate.

L’accattonaggio con i cani. Problema irrisolto

Continua il business della mendica con i cani, interviene la consigliera regionale Laura Pompeo.

Cani immobili, quasi svenuti, tenuti ore e ore per la strada in compagnia dei mendicanti.

E’ uno scenario che non si riesce a cambiare, ognuno di noi ha fatto segnalazioni, ha protestato per come venivano tenuti i cani, ma il problema non e’ stato ancora risolto.

Nel febbraio scorso, grazie ad una operazione dei Vigili Urbani, e’ stata sgominata una banda di 20 rumeni che gestiva i mendicanti e i malcapitati cani, maltrattati ed esausti. Il giro di affari scoperto era di circa 1000 euro a settimana per ogni questuante che “lavorava” per 15 giorni per poi ripartire per la Romania insieme al “suo” animale; nel frattempo arrivavano, dallo stesso paese, altri gruppi di persone con cani di piccola taglia per continuare la stessa pratica redditizia negli angoli delle strade torinesi. Certamente e’ iniziata una lotta concreta a questo fenomeno incivile che sfrutta e umilia gli animali, ma non basta perche’ questi tenaci “imprenditori” si riorganizzano in breve tempo.

E’ necessario cambiare quei regolamenti che permettono ancora di poter accattonare con gli animali, sono troppo pieno di attenuanti, di tratti interpretativi che lasciano troppa liberta’ di movimento e poco spazio per intervenire. Il problema e’, tuttavia, anche un altro e cioe’ che per strada, purtroppo, ci sono anche coloro che hanno perso tutto e per i quali l’animale diventa l’unico membro di famiglia, il compagno di vita, il solo rapporto affettivo. I cani di questi sfortunati senzatetto differiscono nel loro stato da quelli utilizzati per l’accattonaggio scellerato: sono curati, vigili e accuditi. In una ipotesi di una nuova o modificata norma, e’ necessario affrontare il problema tenendo conto delle motivazioni per cui si finisce per strada e lo stato dell’animale.

Laura Pompeo, neo consigliera regionale del Pd e’ intervenuta sulla relazione del Garante per i diritti degli animali, Paolo Guiso, durante l’ultimo consiglio tenutosi il primo ottobre . “Ho segnalato il fenomeno dell’accattonaggio che nelle nostre citta’ sfrutta gli animali, in particolare i cani”. Questa pratica deve essere considerata reato. Occorre togliere i cani che vengono sfruttati, come quelli in mano al racket dell’est Europa, o quelli gestiti da persone che non hanno le caratteristiche per potersene occupare”. La Pompeo ha sottolineato anche che sono molti i casi in cui i cani finiscono in strada insieme ai loro sfortunati padroni per mancanza di mezzi economici, in questo caso serve una attenzione diversa e una maggiore tutela orientata al supporto.

MARIA LA BARBERA

L’Altra. Il libro di Raffella Borea e Laura Rivolta per affrontare le relazioni complicate

Il Turin Palace Hotel, con la sua eleganza, è stata la cornice ideale per la presentazione del libro “L’Altra. Tre, numero (im)perfetto” edito da Web and Magazine.

Le autrici sono Raffaella Borea e Laura Rivolta, una giornalista e l’altra psicologa, due voci che raccontano da due diversi punti di vista, chi, in una relazione, è l’Altra. Esiste, tuttavia, un lato positivo: le donne cercano di uscire dal circolo vizioso nel quale si sentono intrappolate, molto spesso con una psicoterapia che le aiuta a connettersi nuovamente con se stesse…

Continua a leggere:

L’Altra. Il libro di Raffaella Borea e Laura Rivolta per affrontare le relazioni complicate

Il Digitale è Popolare, festival a Torino 

 

Ridurre le distanze, superare le diseguaglianze è il filo conduttore della tre giorni di incontri e dibattiti organizzati per una terza edizione del Festival del Digitale Popolare che si presenta ancora più aperta alla città e desiderosa di alimentare il dibattito pubblico intorno ai temi del digitale, che ormai coinvolgono ogni ambito della nostra vita lavorativa e personale.

Il programma e gli ospiti dell’evento, atteso a Torino dal 4 al 6 ottobre 2024, sono stati illustrati  in conferenza stampa a Palazzo Civico: presenti Chiara Foglietta, assessora alla Transizione Digitale, Francesco Di Costanzo, presidente della Fondazione Italia Digitale, Alberto Anfossi, segretario generale della Fondazione Compagnia di San Paolo e Fabio Malagnino, coordinatore del programma.

Tanti gli ospiti attesi per questa edizione, tra i quali Giorgio Chiellini, il divulgatore di Geopop Alessandro Beloli, i giornalisti Giuseppe Cruciani, Karima Moual, Cecilia Sala e Andrea Pennacchioli, l’influencer e autrice Giorgia Soleri, lo scrittore Max Collini, la calciatrice della Juventus Women e della Nazionale Italiana Cecilia Salvai, la vincitrice di XFactor 2023 SaraFine, il torinese ‘comico dei quartieri’ Davide D’Urso e il food influencer Emanuele Ferrari.

Parteciperà con un video messaggio anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione Alessio Butti, mentre la vicepresidente della Camera Anna Ascani interverrà sul tema della regolamentazione degli influencer.

Programma completo disponibile su https://festivaldigitalepopolare.it/

TORINO CLICK

Colpa del cliente o del negoziante?

In periodi di crisi, qual è il nostro attualmente, si assiste da più parti ad un rimbalzo di responsabilità per giustificare gli scarsi ricavi ed i negozi vuoti e, per contro, i prezzi alti e la qualità non sempre adeguata al prezzo.

In un sondaggio effettuato presso circa cento commercianti di tutta Italia, di quasi tutti i settori merceologici, è emerso come la causa principale sia stata addebitata all’e-commerce, cioè a quella moderna forma di commercio che ti permette, senza muoverti di casa e senza dover prelevare, di acquistare ormai ogni genere di articolo (dagli alimentari al vestiario, dalla tecnologia agli hobbies, agli attrezzi da lavoro) con la garanzia del rimborso (anche in caso di errato acquisto), avvalendosi di recensioni e sul confronto con altri siti.

Ma l’aspetto più determinante, specie in periodo di crisi, è il costo; sui siti di e-commerce, in particolare alcuni di provenienza cinese, il costo è decisamente ridotto rispetto al negozio tradizionale, a onore del vero spesso a scapito della qualità.

Subito dopo, in ordine di importanza, i commercianti attribuiscono la crisi del settore alla tendenza, da parte dei clienti, di spendere meno di un tempo, di andare nei supermercati anziché nei negozi di vicinato costringendo così i commercianti alla chiusura.

Ovviamente, perché un’indagine di mercato sia attendibile, è necessario ascoltare anche il rovescio della medaglia: i clienti, chi effettua gli acquisti, si sono espressi com’era prevedibile in modo diverso.

Cominciamo col dire che i quartieri moderni vengono progettati privi di esercizi commerciali, costringendo comunque i residenti a rivolgersi alla GDO per la spesa settimanale, rinunciando a quella quotidiana.

La mancanza di tempo, i ritmi stravolti rispetto a trent’anni fa, costringono a concentrare tutti gli acquisti in un unico luogo anziché rivolgersi al panettiere, al fruttivendolo, al macellaio, al negozio di casalinghi o alla drogheria come facevano i nostri nonni.

Ma una grossa parte della crisi dipende sicuramente dalla scarsa professionalità dei commercianti: per ammissione stessa di alcuni di loro, molti dipendenti decidono di fare il salto di qualità diventando imprenditori, decidendo che non vogliono più essere sfruttati, passando dall’altro lato della barricata.

Com’è intuibile, saper affettare bene il prosciutto o servire la cliente che vuole l’olio extravergine è molto diverso dal saperli acquistare, dall’amministrare correttamente un’impresa a cominciare dalla gestione del locale, dei dipendenti per passare agli acquisti, all’amministrazione fino agli adempimenti legislativi.

Ecco perché alcuni negozi, aperti da chi dopo vent’anni da dipendente voleva migliorare la propria vita, chiudono miseramente dopo due-tre anni (quando va bene) per i troppi debiti accumulati ed i pochi clienti.

Stamane ho parlato di questo argomento con un negozio di alimenti tipici in Trentino: prezzi folli (rapportati alla qualità), nessun cliente all’interno; ho domandato perché, in una località turistica ancora affollatissima, il suo negozio fosse vuoto. Per tutta risposta quello che suppongo fosse uno dei titolari mi dice che loro si basano sugli autobus di comitive, che i loro clienti acquistano molti oggetti (Pinocchio era un dilettante al confronto) e dunque il loro ricavo proviene da lì. Giusto per spiegargli cosa avevo percepito io, sottolineo che se lui abbassasse i prezzi (un fiasco da 1,5 litri di vino IGT a 10 euro è un furto) anche altri clienti, non in comitiva, si fermerebbero ad acquistare lì anziché andare a riempire i carrelli in un negozio poco distante.

In altre parole, questo negozio può essere paragonato alla Liguria che deve ringraziare la vicinanza con città come Milano e Torino, che preferisce prendere moltissimo a pochi clienti mentre esercizi commerciali condotti in modo più accurato si basano sulla quantità di clienti, accontentandosi di ricavi pro capite inferiori, come ad esempio l’Emilia-Romagna.

Il Salento, nell’estate appena trascorsa, ha dimostrato che la prima è la teoria dei perdenti; prezzi rincarati decine di volte rispetto a qualche anno fa, hanno ottenuto l’effetto di vedere ripartire i vacanzieri verso località meno esose.

D’altra parte, un semplicissimo calcolo aritmetico fa comprendere come lo stile Emilia-Romagna di cui sopra sia quello vincente; se un locale ha mille clienti, avrà mille portavoce che lo pubblicizzano; se i clienti sono diecimila ecco che la cassa di risonanza diventa dieci volte più potente. Inoltre, aumentando il numero di clienti è possibile che anche la composizione geografica si diversifichi, consentendo di farsi conoscere in zone finora non raggiunte.

In definitiva, questo (ma non è l’unico) criterio dovrebbe essere il primo a venir adottato quando il bilancio dell’impresa tende al rosso.

Chi di voi ricorda lo scandalo Parmalat? Con la crisi aziendale molti fornitori vantarono crediti immensi (ad esempio l’azienda che produceva i contenitori del latte). Il curatore fallimentare disse loro semplicemente che se avessero pazientato ancora qualche mese, proseguendo la produzione sarebbero entrati nuovi capitali che avrebbero, poco alla volta, ripianato i debiti; l’alternativa era aspettare chissà quanto, forse inutilmente; i creditori accettarono la proposta.

I negozianti in crisi dovrebbero agire in modo uguale: spennare i pochissimi che entrano mantenendo i prezzi invariati, o attirare capitali freschi abbassando i prezzi e/o praticando vendite promozionali?

Sergio Motta

Ozonoterapia: Innovazione e Vantaggi delle Terapie con Ozono

PENSIERI SPARSI  di Didia Bargnani

Le prime testimonianze dell’efficacia dell’ozono in medicina risalgono al 1870 e da allora le pubblicazioni  sull’argomento si sono sempre susseguite con grande interesse da parte della comunità scientifica fino ad arrivare al 1983 quando in Italia nasce la SIOOT ( Società Scientifica di Ossigeno Ozono Terapia), che conta oggi
oltre 2500 medici iscritti.
L’Ossigeno Ozono Terapia, grazie al suo approccio olistico, agisce su tutto l’organismo, viene definita “terapia di lunga vita”, è infatti utilizzata in dermatologia, medicina interna, cardiologia, geriatria, oculistica, neurologia, fisiatria, chirurgia, malattie degenerative, neurochirurgia, disbiosi intestinale e possiede anche un’ottima azione antiage.
“ Ha presente l’odore che si sente nell’aria subito dopo un temporale ? – mi domanda il dr. Riccardo Aglietta,medico fisiatra e socio della SIOOT- Ecco, quell’odore pungente, di pulito è proprio ozono che è un gas formato da tre atomi di ossigeno. L’ozono e’ anche un efficace agente battericida, fungicida e inattivante dei virus ed è naturalmente presente all’interno del corpo umano”.
Il dr.Aglietta, che segue i suoi pazienti nel Centro di Fisioterapia Zenit a Torino e nel Centro Fisiorom di Rivarolo Canavese, mi parla dei diversi utilizzi dell’ozono in medicina e dei vari modi in cui viene somministrato.
“L’Ozono è una cura medica riconosciuta ed applicata in quasi tutto il mondo; si sfrutta la capacità dell’ozono, unito all’ossigeno, di stimolare i meccanismi di protezione dell’organismo nei confronti dei radicali liberi e di altre sostanze dannose per le cellule, favorendo il rilascio di ossigeno si attiva la circolazione nei tessuti e si apporta beneficio”.
Le principali applicazioni mediche dell’Ozono Terapia riguardano la cura delle ernie (discali e cervicali), il mal di schiena, lombo sciatalgie e dolori cronici di ogni tipo. L’ozono può essere somministrato in vari modi, i più comuni sono le iniezioni sottocutanee, intramuscolari ed intrarticolari oltre alla GAE ( Grande Auto Emoinfusione) che prevede il prelievo di circa 150 cc di sangue venoso dal paziente che viene depositato in apposite sacche sterili dove si immette una miscela di Ossigeno-Ozono e si reintroduce nel paziente attraverso lo stesso accesso venoso, il tutto ha la durata di circa 30 minuti.
Per alcune patologie può essere utile la Piccola Auto Emoinfusione che prevede il prelievo di una quantità ridotta di sangue, sempre arricchita dalla miscela gassosa di Ozono-Ossigeno, e poi iniettata per via intramuscolare anziché per via venosa.
“ La GAE permette di ossigenare tutti i tessuti fino a livello dei capillari – mi spiega il dr. Aglietta – e anche per questo è indicata nei periodi di riabilitazione post intervento, post ictus, si dimezzano i tempi di recupero dopo un infortunio; utile in campo dermatologico ed  estetico ( acne, cellulite), indispensabile nel coadiuvare le terapie farmacologiche nei casi di artrite reumatoide ed artrosi. Le applicazioni cliniche dell’ Ozono sono riconosciute essere valide anche per problemi intestinali, nel trattamento delle infezioni uro-genitali, nelle riniti allergiche, come prevenzione per Parkinson e demenze senili , nella maculopatia degenerativa, nelle cefalee, nelle cardiopatie ischemiche ed è un valido aiuto durante radio/chemioterapia”.
E le controindicazioni ? “Veramente poche: favismo, epilessia, gravidanza e gravissimi problemi cardiovascolari. Ovviamente il trattamento deve essere effettuato da un medico autorizzato e certificato SIOOT. Possiamo dunque considerare l’Ossigeno-Ozono Terapia come un potentissimo antiossidante per il nostro intero organismo, da qui il detto ‘ ciò che non può il farmaco può l’Ossigeno-Ozono’- conclude il dr. Aglietta.
L’Ossigeno-Ozono Terapia rappresenta dunque un approccio olistico che ci può aiutare a vivere meglio, rallentando i fenomeni d’invecchiamento cellulare.

Comitato diritti umani, Nicco: “Situazioni drammatiche nel mondo, meritano la nostra attenzione”

La situazione politica in Venezuela dopo le ultime elezioni è stata al centro della prima riunione della legislatura del Comitato Diritti Umani e Civili, condotta dal presidente del Consiglio regionale e presidente del Comitato Davide Nicco.

Dalla voce di Mariela Magallanes, già deputata del Venezuela, è arrivato forte “l’allarme per una situazione che mette a rischio la democrazia nel mondo. Chiediamo che il Piemonte sia protagonista nel riconoscere la vittoria di Gonzalez Urrutiacontro Maduro, che sta usando violenza, torture, arresti arbitrari per affermare una vittoria illegittima”.

“È molto importante che il Comitato sia tornato a riunirsi a pochi mesi dall’inizio della legislatura. Il mondo è scosso da diversi fronti di guerra e di tensione, per questo è ancora più fondamentale che questo organismo continui a essere crocevia di dialogo, confronto e azione pubblica. Il Comitato ha recepito una proposta di risoluzione sulla crisi in Venezuela che verrà trasformato in un documento da discutere in Aula su cui auspico la più ampia convergenza”, ha dichiarato Nicco.

“Ringraziamo il presidente Nicco per aver permesso al Comitato di proseguire la sua attività in attesa della nuova composizione – hannospiegato i vicepresidenti Sara Zambaia e Gianpiero Leoi temi trattati, dalla questione delle elezioni in Venezuela, alla drammatica situazione della Striscia di Gaza, richiedono la massima attenzione delle istituzioni. Il ruolo del Comitato è proprio quello di supportare il Consiglio regionale in simili questioni: il documento che abbiamo approvato sulla questione venezuelana e che sarà trattato in Aula va in questa direzione”.

Tutti i membri del Comitato e le associazioni hanno espresso grande favore per la scelta del presidente Nicco di convocare questa riunione perché la situazione nel mondo è drammatica e non potevamo permetterci una sosta lunga.

Sono stati affrontati anche temi che riguardano i territori di Mosul, del Kurdistan e della condizione delle donne afghane, iraniane e yazide, così come la proposta di una dichiarazione a sostegno della messa al bando delle armi nucleari.

Infine è stato preso l’impegno di organizzare un convegno internazionale sui diritti umani entro il mese di dicembre.