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Animali d’affezione e legge, un convegno in Regione

Il Consiglio Regionale del Piemonte e il Garante regionale per i Diritti degli Animali organizzano il Convegno online che si terrà Venerdì 11 febbraio alle ore 14

“trent’anni dalla legge 281 – Analisi e prospettive future”.

Il 14 agosto 1991 veniva emanata la legge quadro n. 281 in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo, sicuramente una legge innovativa e all’avanguardia, ancora oggi molto importante in un mondo trasformato rispetto a trent’anni fa.
La Regione Piemonte è stata tra le prime a legiferare il recepimento della legge nazionale.
La sensibilità delle persone nei confronti degli animali nel tempo si è incrementata e il convegno vuole essere un motivo di confronto, di nuove proposte e progettualità future riguardo la legge n. 281/91, con particolare riferimento alle problematiche ancora presenti relativamente alla tutela degli animali di affezione.
Aprirà il Convegno:
Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemonte.
Interverranno:
Anna Maria Procacci, Consigliere nazionale ENPA Ente Nazionale Protezione Animali;
Ilaria Innocenti, Referente LAV Lega Anti Vivisezione;
Cristina Cellerino, Dirigente medico veterinario ASL Città di Torino;
Sara Turetta, Presidente e fondatrice Save the Dogs and others Animals;
Alessandro Ricciuti, Presidente Animal Law Italia;
Marco Francone, Responsabile LAV Lega Anti Vivisezione sede di Torino;
Enrico Moriconi, Garante per i diritti degli animali della Regione Piemonte.
Modera:
Rosalba Nattero, Giornalista, autrice e conduttrice televisiva, presidente SOS Gaia.
Il Convegno è online.
Per partecipare:
https://csipiemonte.webex.com/wbxmjs/joinservice/sites/csipiemonte-it/meeting/download/cffbe63d7ca840db9846c0e200bc4044?siteurl=csipiemonte-it&MTID=m91f8c5ffa15167ab4932fb3e4ac31491

Il Convegno si terrà Venerdì 11 febbraio 2022 alle ore 14.

Tel. 011.57.57.178 • garante.animali@cr.piemonte.it • www.cr.piemonte.it

Gianna Sassone, la prima majorette. Una storia appassionante 

Come le grandi showgirls dello spettacolo, Gianna Sassone (1953-2020) realizzò i propri sogni con passione, sacrificio, coraggio e intuito.

Infatti aveva dentro di sé una carica musicale in fermento che spiccava con l’originale modo di ballare durante i pomeriggi festivi nelle discoteche casalesi. Nel 1966 a soli 13 anni restò affascinata da una sfilata americana di ragazze trasmessa in Tv. Convinse il padre Giulio trombettista nella banda musicale casalese “la Mounfrin’a” a portarla nel proprio gruppo
per esibirsi con la mazza del maestro Fassio. L’idea fu accolta con entusiasmo dalla dirigenza della banda.
Così al carnevale del 1967 nasceva a Casale Monferrato il 1°gruppo assoluto in Italia di majorettes con 6 ragazze e Gianna come capitana. Il debutto non fu senza difficoltà sia per le coreografie necessarie che per la creazione delle divise nonostante la sua giovane età. Trovò il sostegno necessario in Ettore Berardi, cavaliere di gran croce della Repubblica italiana e sarto  casalese di fama nazionale detto ” la forbice d’oro” con ateliers a Casale e Torino, amico di Alberto Lupo, Enzo Tortora, Claudio Villa, Vittorio de Sica, Mike Bongiorno e Gianluigi Marianini.Nel 1968 mentre in Italia radio 2 trasmetteva Bandiera Gialla con Arbore e Boncompagni e si svolgeva il Cantagiro con Caterina Caselli e Gianni Morandi, prodigiosamente da Pippo Baudo a Settevoci si presentò Gianna con 24 ragazze.Sul 1° canale Rai quella domenica fu subito successo e per Gianna e le majorettes fu l’inizio di una brillante carriera.
Tra molti dubbi e qualche curiosità le majorettes portarono a Casale una ventata di movimento e risveglio musicale che non aveva precedenti. Le loro sfilate hanno aperto per diversi anni il famoso torneo internazionale giovanile di calcio Umberto Caligaris.Sull’onda del successo Gianna contattò l’ Anbima, associazione che affiliava numerose bande musicali.Si trovò così a preparare le formazioni delle majorettes per le bande del territorio nazionale come “le figlie del Po” di S.Mauro Torinese,di Settimo Torinese, Carrù, Occimiano, Oleggio, Monterotondo (Roma), Samassi (Cagliari) e molti altri gruppi.Il progetto innovativo di Gianna prendeva corpo.Nel 1970 frequentò a Marsiglia dei corsi di formazione tecnica twirling, disciplina agonistica con attrezzo sotto la guida del famoso insegnante Pier Bel.Acquisì anche nuove tecniche con le campionesse di Francia Cristine Bel, Maria- Ange Brillette e Chantal Cardonnet.
In qualità di campionessa italiana partecipò nel 1971 al campionato europeo di Blois (Parigi) organizzato dalle federazioni Fnms e Nbta, ottenendo un meraviglioso 3° posto con la medaglia di bronzo.Dai propri successi nacque così la Fim, prima federazione italiana majorettes poi diventata Fist,dove nel 1975 acquisì i diplomi di insegnante federale twirling e di giudice federale.Per 15 anni ottenne in Europa molti consensi intervenendo con numerosi gruppi a raduni, festivals e manifestazioni artistico-sportive.Dopo le affermazioni di Gianna,  Casale ospitò nel 1976 il 3° campionato nazionale con la partecipazione di 10 gruppi con 1500 majorettes e 15 bande musicali, presente il presidente nazionale Fist Maurizio Chizzoli.Per i propri 50 anni di carriera Gianna e la sorella Bruna organizzarono nel 2016 un raduno regionale sfilando per le vie cittadine.Erano presenti le “Vintagettes”di Casale,le “Azzurre” di Occimiano con la celebre filarmonica,le “Old”di Gattinara,le “Stelle Azzurre” di Settimo Torinese,le “Scarlet” di Peveragno (Cuneo),le “Panta Rei” di Robbio Lomellina, le “Majorettes” di Santhià, le “Senior figlie del Po” di S.Mauro Torinese,le “Cherry Twirl” di Cereseto e le “Reunion” di S.Felice al Panaro (Modena).
Oggi le associazioni svolgono attività didattiche, folcloristiche e agonistiche selezionando atlete per la nazionale che parteciperà a competizioni europee e mondiali.Sabato 8-2-2020 Gianna si spegneva; il giorno successivo in suo onore il gruppo di S.Mauro Torinese partecipava comunque alla sfilata di Oleggio con una rosa gialla sulle divise , proprio come avrebbe voluto lei . Avendo vissuto tra Casale, Torino e Cereseto fu un punto di riferimento per i gruppi e con la propria allegria contagiosa e sempre operativa entrò nella storia delle majorettes italiane.
Armano Luigi Gozzano

CPD partner di AccessiWay per promuovere soluzioni di accessibilità online

AccessiWay e CPD insieme per promuovere soluzioni di accessibilità web. Una collaborazione volta a rendere Internet maggiormente inclusivo, con l’obiettivo di una reale integrazione delle persone con disabilità.

L’unione fa la forza e, in alcuni casi, rende possibile anche l’abbattimento di barriere, seppur virtuali. Lo sanno bene CPD e AccessiWay, rispettivamente organizzazione di volontariato e software house. La Consulta per le Persone in Difficoltà Odv. da diversi anni offre servizi ai cittadini che si trovano in stato di difficoltà, fisica, psicologica o economica.

AccessiWay? Questa realtà è frutto di una joint-venture italo-israeliana con accessiBe, start-up leader nell’industria dell’accessibilità online.

Obiettivo comune? Rispondere a una importante esigenza: rendere i portali fruibili a tutti, anche a soggetti colpiti da disabilità che, diversamente, non avrebbero modo di navigare sul web.

I numeri di AccessiWay parlano chiaro: grazie ad una rete di numerosi partner internazionali, il software di AccessiWay ha reso accessibili circa 100.000 siti nel mondo. Una cifra importante che risponde alla sfida di rendere Internet un “luogo” per tutti entro il 2025.

Ma entriamo nel dettaglio: esistono dei fattori, spesso trascurati dai più, che portano alcuni soggetti a essere esclusi dal mondo del web. Tra questi: la mancanza di adeguati investimenti delle aziende digital a favore della disabilità, trascurando involontariamente le categorie di ipovedenti, di persone con forti disabilità motorie (non in grado di utilizzare arti superiori e mani), con dislessia, daltonismo ed epilessia.

Stop, dunque, alla cosiddetta “disuguaglianza digitale”: AccessiWay CPD diventano artefici del cambiamento del web, proponendo un nuovo software che sfrutta l’intelligenza artificiale per migliorare la vita di questa fascia di persone (secondo i dati mondiali, ben il 20% degli utenti del web), grazie a un sistema che rende i siti web compatibili con la navigazione con screen-reader per i non vedenti, navigazione da tastiera per le persone con difficoltà motorie e riconoscimento delle immagini IRIS e OCR, per generare descrizioni.

Inoltre, anche i costi della soluzione proposta sono assolutamente accessibili, sotto forma di un abbonamento mensile o annuale.

Perché, dunque, non aprirsi al cambiamento? L’integrazione è una delle chiavi vincenti del futuro.

Alessandra Savio, responsabile Partnership Strategiche di AccessiWay, sottolinea: “Assieme alla Consulta per le Persone in Difficoltà intendiamo coinvolgere sempre di più gli utenti finali nel nostro processo di crescita. Per noi l’unica priorità è che il maggior numero possibile di siti web sia accessibile alle persone con disabilità, coinvolgerle per feedback diretti è sempre stata una nostra priorità. Non solo, grazie a CPD potremo organizzare iniziative divulgativi di impatto che facciano capire ai più l’importanza di un web accessibile e inclusivo.”

accessiway.com

Un Consiglio regionale contro bullismo e cyberbullismo

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“Non si può accettare che giovani vite possano essere indotte a gesti estremi a causa di reiterate vessazioni, commesse non di rado da coetanei, anche attraverso un uso distorto della rete”. Lo dichiara il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasianell’imminenza della Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo che si celebra lunedì 7 febbraio.

“Servono risposte concrete ed efficaci – aggiunge – in particolare per i più deboli, come i minori. Le istituzioni hanno il dovere di occuparsi di questi fenomeni a tempo pieno e non soltanto quando una notizia drammatica riaccende i riflettori su questa piaga”.

Proprio per passare dalle parole ai fatti, con la legge regionale 2/2018, “Disposizioni in materia di prevenzione e contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo” l’Assemblea legislativa piemontese ha previsto che in occasione di tale Giornata il Consiglio regionale ricordi, con un momento di raccoglimento, le vittime di bullismo e cyberbullismo e che vengano attuate iniziative per promuovere un uso consapevole della rete Internet e dei social network.

Per questo nella seduta d’Aula pomeridiana di martedì 8 il presidente Allasia ricorderà chi ne è vittima. Per l’occasione lo schermo della diretta in videoconferenza e la pagina Facebook dell’Assemblea conterranno gli hashtag #nobullismo e #nocyberbullismo a fianco del logo del Consiglio.

Lunedì 7 a partire dalle 9.15, si svolgerà invece il convegno on line Le parole che curano – Ascolto, mediazione, accoglienza, responsabilità, organizzato dall’Associazione Essere Umani e il Comitato torinese dell’Unicef con il patrocinio del Consiglio regionale attraverso la Garante per l’infanzia e l’adolescenza, che verrà trasmesso in streaming sul canale YouTube del Consiglio.

“Le parole hanno un peso – sottolinea la Garante Ylenia Serra, che aprirà i lavori – come sanno bene le vittime di bullismo e cyberbullismo, fenomeni attuali e purtroppo in crescita. Le parole hanno conseguenze che possono diventare insopportabili per le vittime e comprometterne la qualità della vita, la serenità della crescita e, nei casi più estremi, la stessa esistenza”.

“Compito di tutti – prosegue Serra – è in primo luogo collaborare per diffondere, soprattutto attraverso l’esempio, la cultura dell’ascolto, della mediazione, dell’accoglienza e della responsabilità: ‘ingredienti’ capaci di aprire alla comprensione, al dialogo e all’edificazione di circoli virtuosi”.

L’iniziativa, rivolta a insegnanti, educatori, famiglie e operatori del settore, prevede nella prima parte la presentazione, moderata dalla giornalista Maria Teresa Martinengo, della ricerca Monitoraggio sui bullismi. Il punto di vista degli studenti dell’Università di Torino, curata dai dipartimenti di Dipartimenti di Filosofia e Scienze dell’educazione, Informatica e Scienze della Sanità pubbliche e private dell’Università di Torino.

La seconda parte è invece dedicata alla presentazione di buone prassi provenienti dall’ambito scolastico piemontese quali il Passaporto per una comunità in rete, realizzato dall’Associazione Essere Umani con il Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino, il progetto Non perdiamoci di vist@, curato dall’Ufficio scuola del Comitato torinese dell’Unicef e una panoramica sugli esiti delle attività dell’Associazione Save the Children nelle scuole piemontesi.

Una tavola rotonda animata da giovani studenti delle città di Alessandria, Asti, Novara e Torino concluderà l’evento.

IED, workshop immersivo ad alta quota

MASTER IN TRANSPORTATION DESIGN

Gli studenti dell’ultimo anno del Master in Transportation Design a.a.20/21 di IED Torino, alle prese con le ultime fasi del progetto di Tesi in collaborazione con Alpine, sono stati protagonisti di un workshop d’eccezione.

 

A più di duemila metri di altitudine, simulato un inconsueto design center in cui sperimentare interazioni e sinergie di idee, per ideare un SUV Alpine in piena sintonia col paesaggio circostante.

L’Istituto Europeo di Design, conl’intento di valorizzare l’esperienza formativa dei 28 studenti dell’ultimo anno del Master biennale in Transportation Design IED Torino a.a.2020/21, ha organizzato un workshop immersivo, acme del percorso di studi, per dar loro la possibilità di condividere idee creative, di sperimentare sul campo il concetto di skills transversality e di lavorare in team, fuori dall’ambiente del tipico design center.

Il workshop si è svolto  giovedì 3 febbraio, in Alta Val Susa, sopra Sauze d’Oulx, presso il rifugio La Marmotta, Partner del Progetto. La suggestiva location, situata a 2.420 metri di altitudine, ha una splendida vista sulle montagne ed è completamente immersa nel paesaggio naturale circostante, a pochi metri dalle vette e lontano da ogni centro abitato. Il rifugio, che reinterpreta la tradizione alpina delle abitazioni in pietra e legno in chiave contemporanea, ha favorito l’attività del workshop, dedicato al brand Alpine, già Partner del Progetto di Tesi del Master, nella progettazione di un Crossoveroff the track”: agli studenti, infatti, è stato chiesto di cimentarsi in un esercizio di stile per reinterpretare, in chiave off-road, lo spirito della Casa automobilistica francese, finora mai declinato in una simile tipologia di veicolo.

Lontano dall’universo cui sono soliti lavorare quotidianamente, gli studenti, provenienti da tutto il mondo, hanno riscoperto , in quota, l’emozione di utilizzare gli strumenti tradizionali della progettazione, realizzando gli sketches previsti dal workshop con matite, markers e blocchi di carta da disegno.

Sono stati accompagnati e guidati, in questa esperienza, dal team IEDformato da Michele Albera, Coordinatore del Master, Masato Inoue, Coordinatore del Progetto di Tesi del Master, Riccardo Balbo, Direttore Accademico IED e Paola Zini, Direttore IED Torino.

Sponsor tecnico del progetto il brand Kappa, che equipaggia gli studenti con dei Mountain Kit, accompagnandoli nella loro giornata in alta quota.

 

Immagini Pepe Fotografia Torino

Una nuova forma di turismo culturale: in famiglia gli studenti internazionali di “Ciao Italy”

Con l’allentarsi delle restrizioni Covid nei confronti dell’estero, in Italia sono ripresi i soggiorni, per ragioni di studio,di tanti studenti stranieri  che vengono nel nostro Paese desiderosi di intraprendere un percorso, per esempio, di studi universitari e di imparare la lingua italiana.

“ La nostra scuola – spiega la direttrice didattica  Chiara Avidano – dal nome “CiaoItaly” è  ormai collaudata nell’insegnamento della lingua e della cultura italiana agli studenti stranieri. Nata nel 2008, fa parte dell’ASILS, dell’ AIL e di Eduitalia, ed è in grado di garantire a chi voglia imparare l’italiano a Torino alti standard qualitativi di formazione, offrendo corsi individuali, collettivi o aziendali. Nel 2021 la scuola è entrata a far parte del gruppo fiorentino Scuola Leonardo da Vinci e, nello stesso anno, ha vinto il premio STM Star Awards quale migliore scuola di italiano nel mondo, fatti che l’ha posta sotto il riflettore di molte agenzie internazionali””.

“Gli studenti – spiega la direttrice Chiara Avidano – possono poi immergersi nella cultura italiana e, in particolare, torinese, attraverso percorsi e tour personalizzati di visita a siti e museicittadini e non. Un aspetto fondamentale è rappresentato dall’accoglienza in una famiglia italiana, in cui possano soggiornare durante il loro periodo di studio, preferibilmente abitante in zone della città servite comodamente da mezzi pubblici. Si tratta di una forma molto interessante di scambio culturale. Gli studenti hanno, infatti, l’opportunità di dialogare epraticare l’uso della lingua italiana in famiglia e la famiglia ospitante, a sua volta, con o senza figli, potrà arricchire la propria esperienza venendo a conoscere svariate culture internazionali.

MARA MARTELLOTTA

Fondazione Paideia: oltre 310 mila euro per un anno di terapia a 250 bambini con disabilità

Il Natale appena passato è stato all’insegna della solidarietà per Fondazione Paideia, che ha ricevuto il supporto dei torinesi per far fronte all’aumento delle richieste di aiuto da parte delle famiglie con bambini con disabilità. Con il contributo di ben 988 sostenitori, sono stati raccolti oltre 310.000 euro, che permetteranno di garantire un anno di terapia a 250 bambini con disabilità.

Nei mesi scorsi la Fondazione ha calcolato che nel 2021 la richiesta di contributo da parte delle famiglie per poter proseguire le attività di terapia è aumentata del 40% rispetto agli anni precedenti: il risultato di una situazione economica divenuta fragile per tante famiglie con bambini con disabilità, già molto provate dall’emergenza sanitaria che da due anni caratterizza le nostre vite.

Abbiamo chiesto ai nostri donatori di sostenere le famiglie più in difficoltà, quelle che maggiormente hanno sentito sulle spalle il peso di questa situazione negli ultimi mesi, per offrire loro tutto l’aiuto di cui hanno bisogno” spiega Fabrizio Serra, direttore di Fondazione Paideia. Il risultato della campagna natalizia ha riconfermato la solidarietà dei sostenitori della Fondazione.

Un anno di terapia significa davvero molto per il progresso di un bambino con disabilità. Come racconta una mamma, “ogni volta che torniamo al Centro vedo che nostra figlia migliora in qualcosa, piccole cose che anch’io imparo. Per ogni suo piccolo traguardo, ogni suo piccolo passo che compie sembra che uno ha preso la laurea in Università o ha scalato l’Everest”.

Tra le attività terapeutiche figurano quelle di logopedia, neuropsicomotricità, musicoterapia, consulenza psicoeducativa per bambini, ma anche interventi di supporto psicologico per i genitori, attività ricreative e di socializzazione per i bambini con disabilità, per i genitori, per i loro fratelli e sorelle.

Desideriamo ringraziare – aggiunge Fabrizio Serra – ognuna delle persone, delle aziende e dei professionisti che hanno scelto di condividere con noi un Natale di solidarietà, raggiungendo un risultato che ci consentirà di garantire un anno di terapia a 250 bambini”.

 

fondazionepaideia.it

 

La Fondazione Paideia opera ogni giorno per offrire un aiuto concreto ai bambini con disabilità e alle loro famiglie. Nata nel 1993 per iniziativa delle famiglie torinesi Giubergia e Argentero, Paideia si impegna per costruire una società più inclusiva, responsabile e attenta ai bisogni di tutti. Perché nessuna famiglia possa sentirsi sola e nessun bambino escluso.

Il conformismo ci sta travolgendo

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Le polemiche, prendendo a pretesto un manifesto forse non proprio  felice, ma che certo non è una “vergogna”, come dice l’ANPI, sul Giorno del ricordo delle vittime delle foibe e dell’esodo Giuliano- Dalmata, si ripetono per il secondo anno di fila dopo l’uscita lo scorso anno di un fazioso libello giustificazionista del dramma del confine orientale dal 1943 al 1945.

C’è stato chi ha detto che quel manifesto della Regione Piemonte e del Circolo dei lettori (che ha fatto una scelta coraggiosa) evocava il clima del 1948 e addirittura della propaganda nazista. Il manifesto in maniera molto dura evoca ciò che accadde in Istria e in Dalmazia con l’uccisione di 15mila italiani e la cacciata di oltre 300mila nostri  compatrioti dalle loro terre. Fu una pulizia etnica, lo ha detto anche il Presidente della Repubblica Mattarella  E’ strano questo arretramento di giudizio da parte di persone note per la loro onestà intellettuale che ora negano che fu pulizia etnica. Si può discutere se il manifesto sia esteticamente bello o brutto, ma certo rispecchia efficacemente, direi brutalmente  il dramma  reale dell’epoca e per questo da’ fastidio a tutti i negazionisti e i giustificazionisti delle foibe. E’ una vicenda atroce  come quella della cacciata degli Italiani. non credo sia materia di discussione per gli esteti, ma semmai per gli storici. Vedremo cosa accadrà il 10 febbraio. Fin d’ora mi schiero senza incertezze con l’ANVGD con cui collaboro da tanti anni. Ma l’ondata di conformismo non si ferma al 10 febbraio e  travolge anche il festival di Sanremo dove Ornella Muti pubblicizza la legalizzazione della canapa indiana e Roberto Saviano ricorderà davvero da par suo  i giudici Falcone e Borsellino “a titolo gratuito“. Il festival dovrebbe essere motivo di svago e non di propaganda politica.  Almeno così era in passato. E non può essere tribuna privilegiata  per i demagoghi. Anche la Polizia è oggetto di una campagna di stampa delegittimante per aver usato il manganello per contenere una protesta di studenti e di centri sociali che pretendeva di fare un corteo non autorizzato dalle disposizioni sanitarie. E una parte di studenti parla di repressione ( parola già usata nel 1968 e nel 1977), forse non sapendo neppure cosa significhi e i soliti giornalisti soffiano sul fuoco, elogiando l’occupazione del liceo Gioberti di Torino. Finalmente la ministra dell’ interno si è svegliata dal torpore dopo troppo lassismo che ha fatto moltiplicare il contagio e adesso fioccano contro di lei le interrogazioni e le interpellanze parlamentari  da parte di gente faziosa ed irresponsabile. Voglio dirlo chiaramente: io sto senza esitazioni dalla parte del Prefetto e del Questore di Torino.

Il Tubolario, dissacrante gioco di parole degli anni ’80

Sul finire degli anni Settanta, con la legge 833 del 1978, venne istituito il servizio sanitario nazionale. In seguito a quella che, a buon diritto, è ricordata come la vera e grande riforma sanitaria italiana, cominciarono a circolare una marea di piani sanitari regionali e locali infarciti di frasi ripetitive, roboanti e, come capita spesso, incomprensibili ai più.

Due professori, dotati di uno spiccato senso dell’ironia, ribellandosi a quest’alluvione di parole e di  frasi inutili, inventarono il GAPS, acronimo che stava per “Generatore Automatico Piani Sanitari”.Il professor Marco Marchi dell’Istituto di Biostatistica ed Epidemiologia dell’Università di Pisa e il prof. Piero Morosini, direttore di laboratorio dell’Istituto Superiore di Sanità, grazie alla notizia della loro “invenzione” si guadagnarono la prima pagina del Corriere della Sera.

La Tecnogiocattoli Sebino, ditta bresciana famosa per aver prodotto il famoso bambolotto “Cicciobello ( e anche i suoi  fratelli multietnici: Cicciobello Angelo nero e Cicciobello Ciao-Fiù-Lin, dai tratti somatici tipicamente orientali) li contattò all’inizio degli anni ’80 per sviluppare l’idea e dar vita al Tubolario, riadattando le frasi del Gaps, sostituendo i termini ed i riferimenti  squisitamente sanitari con la finalità di poterlo proporre in un linguaggio più “politichese”. La confezione che  venne messa in vendita (su licenza dei due inventori) consisteva in una scatola contenente tre tubi con riferimento ad altrettanti temi : il linguaggio politico-sindacale, le frasi d’amore e un gergo sportivo (in particolare riferito al mondo del calcio). Di quei “tubolari” ne furono vendute migliaia di copie. In seguito, anche per problemi legati alla corresponsione dei diritti d’autore ( che furono negati a Marchi e Morosini per l’uso collaterale del tubo quale contenitore di cioccolatini) il rapporto con la fabbrica di giocattoli di Cologne si concluse senza lo sviluppo di altre versioni del gioco, com’era nelle intenzioni originarie. Durò poco la storia, ironica e dissacrante, del “Tubolario”, gioco intelligente che prendeva di mira l’abitudine assai diffusa ad esprimersi per frasi fatte, luoghi comuni, ed altre forme più o meno omologate di discorso che caratterizzano il linguaggio specialistico di politici, giornalisti ed altri personaggi che, spesso, gicano con le parole per comunicare senza dire niente che possa comprometterli.

Un esempio? Ecco una frase del “Tubolario”: “L’indicazione della base/ persegue/ il ribaltamento della logica preesistente/in una visione organica e ricondotta a unità /evidenziando ed esplicitando /in termini di efficacia e di efficienza / l’adozione di una metodologia differenziata”. Non male, vero? Eccone un’altra: “Il nuovo soggetto sociale/ presuppone/ un organico collegamento interdisciplinare/con criteri non dirigistici/fattualizzando e concretizzando/nei tempi brevi, anzi brevissimi/un indispensabile salto di qualità”. Le frasi,organizzate sotto forma di un discorso dall’apparenza logica, di fatto non esprimono un bel niente, ma danno la sensazione di volerlo fare. Il “Tubolario”, realizzato con l’uso di una settantina di brevi periodi stampati su sette cilindri rotanti, consentiva, a chi avesse deciso di utilizzarlo, di improvvisare un numero imprecisato di frasi ad effetto, senza mai dire niente di concreto. Nonostante ormai sia un oggetto di culto, sentendo alcuni dei protagonisti dei talk show televisivi (termine di lingua inglese che significa, tanto per essere pignoli, “spettacolo di conversazione o programma di parole”), parrebbe che non sia stato relegato nel baule dei ricordi ma venga tutt’ora usato con disinvoltura.

Marco Travaglini

La società di oggi e il labirinto vertiginoso di Borges

La società  come si presenta oggi, a due anni di distanza dall’inizio della pandemia, richiama alla mente l’immagine di un edificio intricato e complesso, sotto questo aspetto piuttosto simile a quel “labirinto” di cui il noto scrittore argentino Jorge Luis Borges parlava in alcune sue opere.

Un labirinto inteso quale un “edificio costruito per confondere gli uomini”, la cui tortuosità dei percorsi rinvia, in maniera simbolica,  alla stessa insufficienza dello sguardo esclusivamente razionale sul reale, che ne impedisce la comprensione completa. Se l’immagine del labirinto risulta centrale nella poetica di Borges, costituendo un’allegoria della complessità del mondo, la società  odierna, che si è  dovuta confrontare con un percorso di pandemia durato due anni, appare complessa proprio come un labirinto. Le sue componenti, spesso, sono entrate in crisi e in conflittualità nel rapporto di dialogo reciproco, come quello tra i più giovani e gli adulti che, da sempre, rappresenta un aspetto complesso della vita comunitaria. Se la pandemia ha dovuto necessariamente allontanare fisicamente gli esseri umani tra loro, per evitare il contagio, questo allontanamento si è spesso tradotto in un distanziamento anche psicologico e, in diversi casi, in un disinteresse verso il prossimo. A aggravare questo fenomeno sono intervenuti meccanismi inevitabili cui si è  fatto ricorso, quali lo smartworking e la Dad per gli studenti, che ha provocato delle ferite e dei disagi psicologici non da poco tra i componenti più giovani della società. In Borges il labirinto è assurto a simbolo e metafora per esprimere la sua riflessione su alcuni temi universali, quali il tempo, la morte, il dolore, la personalità umana, il suo sdoppiamento e la pazzia, fusi nel sentimento drammatico dell’unicità dell’esperienza individuale e, appunto,  in quel labirinto inestricabile di immaginazione e esperienza, svolti  stilisticamente sulla base di una classicità e di un’eleganza che, in questo scrittore, risultano davvero unici. Il labirinto è  stato il protagonista, infatti, di uno dei racconti più affascinanti di Borges, dal titolo “Il giardino dei sentieri che si  biforcano”, in cui l’antenato del protagonista mostra tutte le possibili conseguenze di un evento temporale, la trama delle infinite varianti temporali e le biforcazione che ne possono scaturire. In fondo non soltanto la società  appare oggi un labirinto, ma forse anche la vita stessa dell’uomo si può  richiamare a questa medesima immagine. Quasi ogni giorno, come in un labirinto,  siamo chiamati, infatti, a scegliere un percorso di fronte a un bivio. Ma, come affermava il filosofo e pensatore Norberto Bobbio, “di fronte al cammino storico dell’umanità, sappiamo che esiste una via d’uscita.  Tutta la storia umana si può  considerare un insieme di tentativi  quasi sempre disperati, di uscire dal labirinto […] Conosciamo  le vie bloccate, le vie già tentate e esaurite, e che non dovremmo avere la tentazione di ripercorrere”. All’uscita del labirinto non si può  sapere se si sarà migliori, ma sicuramente un fatto è certo. Si risulterà  diversi e cambiati.

Mara Martellotta 

Pannunzio Magazine