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Turismo accessibile: la Regione candida il progetto «La Via Francigena FOR ALL»

Sui fondi ministeriali per la disabilità

Illustrato al Ministro per la Disabilità, Erika Stefani, il piano che prevede l’ammodernamento di strutture e itinerari in 47 Comuni distribuiti su 250 chilometri

L’assessore Poggio: «Lavoriamo per intercettare fondi dello Stato e dell’Europa per incrementare l’offerta turistica rendendola accessibile a tutti»

 

Il Piemonte candiderà la «Via Francigena FOR ALL» al bando dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per «l’accessibilità dei percorsi turistici». Il piano prevede l’adeguamento di strutture e percorsi distribuiti in 250 chilometri in 47 Comuni sui 650 chilometri complessivi dell’itinerario che attraversa 4 parchi naturali, collegando 107 Comuni di cinque province: Torino, Vercelli, Biella, Asti e Alessandria. A questa direttrice si affianca la variante della Valle di Susa che con due rami provenienti dal Colle del Monginevro e dal Colle del Moncenisio, passando per Torino, raggiunge Vercelli per congiungersi infine all’itinerario principale.

Il progetto è stato illustrato  dall’assessore alla Cultura Turismo e Commercio Vittoria Poggio al ministero per la Disabilità Erika Stefani in tour in provincia di Alessandria.

«Lavoriamo in sinergia per attrarre tutti i fondi messi a disposizione dall’Europa e dal ministero per incrementare l’offerta turistica rendendola accessibile a tutti – ha sottolineato l’assessore alla Cultura Turismo e Commercio Vittoria Poggio – Soltanto in Piemonte le persone disabili sono 217.820 ovvero il 5,1% della popolazione, un dato che ricalca il 5% a livello nazionale. Abbiamo le competenze ma soprattutto la volontà di proseguire il lavoro di abbattimento delle barriere per dare a tutti la possibilità di visitare i nostri paesaggi, i nostri musei, i nostri patrimoni culturali».

Il progetto ha un valore di 1,7 milioni, prevede interventi come la mappatura dell’itinerario nei due tratti Canavesano e Valsusino per rendere fruibili 20 luoghi culturali (in via di definizione) 365 giorni l’anno migliorandone l’accessibilità. «Si tratta in particolare di replicare l’esperienza e le conoscenze acquisite attraverso l’iniziativa “Chiese a porte aperte” – ha aggiunto l’assessore Poggio – un sistema unico in Italia di prenotazione, apertura e narrazione automatizzata, tramite smartphone del patrimonio culturale ecclesiastico, che può essere esteso ad altri beni culturali presenti lungo il tracciato della Via Francigena».

Con il coinvolgimento degli enti territoriali, comunità locali e associazione europea delle Vie Francigene, saranno attivati tirocini lavorativi rivolti ai soggetti portatori di disabilità da effettuarsi presso le strutture di accoglienza (ricettive, della ristorazione etc) e presso gli uffici d’informazione presenti lungo l’itinerario della Via Francigena per offrire un’opportunità di inserimento lavorativo nel contesto turistico territoriale. Una linea d’intervento che si pensa possa coinvolgere almeno 30 persone.

Le azioni verso il pubblico (B2C) comprenderanno: campagne stampa e digital e social media marketing, creazione di pagine web dedicate al progetto e alle esperienze costruite sul tema, inserimento nelle campagne di co-marketing, promozione dedicata in occasione di fiere, eventi speciali, presentazioni e campagne tv.

Le attività rivolte al lato «commerciale» (B2B) si svilupperanno con l’inserimento del tema nei workshop tematici dedicati ai prodotti Cultura, Outdoor, Enogastronomia; in educational tour dedicati a tour operator, in roadshow di presentazione e infine in viaggi stampa specifici.

I Comuni coinvolti nel progetto «Via Francigena FOR ALL» – 250 KM

Via Francigena Val di Susa

  1. ALMESE
  2. AVIGLIANA
  3. BARDONECCHIA
  4. BORGONE SUSA
  5. BRUZOLO
  6. BUSSOLENO
  7. CAPRIE
  8. CASELETTE
  9. CHIANOCCO
  10. CHIOMONTE
  11. CHIUSA DI SAN MICHELE
  12. CONDOVE
  13. EXILLES
  14. GIAGLIONE
  15. GRAVERE
  16. MEANA DI SUSA
  17. MOMPANTERO
  18. MONCENISIO
  19. NOVALESA
  20. OULX
  21. RIVOLI
  22. ROSTA
  23. SALBERTRAND
  24. SAN DIDERO
  25. SAN GIORIO DI SUSA
  26. SANT’AMBROGIO DI TORINO
  27. SANT’ANTONINO DI SUSA
  28. SUSA
  29. VAIE
  30. VENAUS
  31. VILLAR DORA
  32. VILLAR FOCCHIARDO

Via Francigena Canavesana

  1. BUROLO
  2. BOLLENGO
  3. BORGOFRANCO D’IVREA
  4. CAREMA
  5. CASCINETTE D’IVREA
  6. CAVAGLIA’ (BI)
  7. CHIAVERANO
  8. IVREA
  9. MONTALTO DORA
  10. PALAZZO CANAVESE
  11. PIVERONE
  12. SETTIMO VITTONE
  13. ROPPOLO (BI)
  14. SANTHIA’ (BI)
  15. VIVERONE (BI)

“Tre metri quadri”, immersione nel mondo carcerario

 

IL LIBRO SUL CARCERE DI ALESSANDRO CAPRICCIOLI

Presentazioni a Torino e Fossano di “Tre metri quadri”, il libro di Alessandro Capriccioli, consigliere regionale radicale in Lazio, che racconta 4 anni di iniziative fatte dentro le strutture carcerarie.
Il libro è un diario che ripercorre una cinquantina di visite nelle carceri del Lazio che hanno le tipiche mancanze e difficoltà di tutte le strutture penitenziarie italiane. Un testo che, oltre a mettere il dito nella piaga della violazione dei diritti, pone a tutti noi l’interrogativo sulla attuale funzione del carcere e sulla sua reale utilità per recuperare alla vita sociale chi ha commesso reati. La lettura radicale di Capriccioli ci ricorda come un terzo dei detenuti sia in attesa di giudizio definitivo e un terzo sia lì per violazione della legge criminigena sulla droga. Ci ricorda come il lavoro, l’attività dei detenuti dentro e fuori il carcere, sia il vero strumento per ridurre la recidiva che oggi è purtroppo altissima.

“Noi siamo con voi per la pace e la giustizia”

Il prossimo martedì 12 aprile si terrà un incontro intitolato “Noi siamo con voi per la pace e la giustizia”.

Sulla locandina pubblicata sotto,  sono annunciati e illustrati sia il programma, sia i relatori, sia i soggetti che hanno organizzato e patrocinato l’evento. Come potere vedere, dunque, l’iniziativa è stata voluta e condivisa da un amplissimo arco di “Soggetti”, tanto religiosi, quanto sociali, quanto istituzionali, il che la rende – almeno in parte – abbastanza unica e significativa.

Giampiero Leo a nome degli organizzatori
Noi credenti non possiamo mai accettare la guerra, anche se per ogni giorno che passa ci sembra di poter far poco. Non possiamo accettare questa guerra fratricida che coinvolge due nazioni che hanno tanto in comune, a partire dalle radici cristiane e proprio per questo sentiamo con ancor maggiore partecipazione il dramma del popolo ucraino invaso, costretto all’esilio, sottoposto ai bombardamenti e alle violenze di ogni genere. La guerra è terribile, perché spesso sfugge a chi l’ha dichiarata e – come un fuoco – si allarga in modo incontrollabile. Non accettare la guerra – e ancor di più abituarci alla guerra – ci impegna a pregare e agire per la pace e per la giustizia. Sottolineiamo infatti che la pace senza giustizia non solo è di per se stessa precaria, ma può costituire anche una terribile mortificazione della stessa dignità umana. La preghiera, questa nostra preghiera, è anche una protesta per la violenza del conflitto e verso chi lo ha ultimamente scatenato per brama di potere e indifferenza alla legalità e alle regole di convivenza internazionali, ma soprattutto vuole essere la richiesta ai nostri Padri che ci diano il grande dono della pace. Non ci si può rassegnare al fatto che la guerra si incancrenisca per mesi o per anni in Ucraina, come in altre parti del mondo, mentre muoiono tanti uomini, donne e bambini. In questo nostro incontro pregheremo tutti insieme per quella pace a cui non rinunceremo mai, certi che la pace è il nostro ideale supremo, perché la pace è la ragione stessa dell’essere credenti.

Il dramma dei profughi ucraini, parla l’arcivescovo di Kosice

IN FUGA DALL’INFERNO

Nell’attuale drammatico momento che sta attraversando l’Europa Orientale
con la guerra in corso, i riflettori sono stati puntati frequentemente sulla
fiumana di profughi in fuga dall’Ucraina, soprattutto donne e bambini, che
hanno come prima meta la Polonia e la Romania. Quasi mai si parla della
Slovacchia, che confina con l’Ucraina nella sua parte orientale, sia pure per
un tratto non lungo. Quella Slovacchia che Avvenire titolò come
‘Sentinella d’Europa’ nel 2003 in un’intervista all’allora presidente della
repubblica Rudolf Schuster. Nei giorni scorsi l’arcivescovo ed eparca di
Kosice, Cyril Vasil, già segretario della Congregazione delle Chiese
Orientali era in Monferrato. Nel giugno del 2021, infatti a Crea, è strato
siglato il gemellaggio tra il Santuario di Crea e quello di Klokociov,
appartenente alla Diocesi di Kosice, di rito greco – cattolico . Inoltre
Casale Monferrato è gemellata da anni con Trnava a dimostrazione del
legame che c’è con la Slovacchia e una delegazione guidata dal rettore di
Crea, monsignor Francesco Mancinelli e dal sindaco di Casale Monferrato
ha portato recentemente aiuti per i profughi ucraini che arrivano da quel
tratto di confine dell’Unione Europea. Abbiamo incontrato l’arcivescovo di
Kosice a Crea, per un colloquio proprio nella sala che vide lo storico
incontro dopo la fine della seconda guerra mondiale tra Alcide De Gasperi
ed il ministro francese Bidault.
Monsignor Vasil, in questo momento la Slovacchia è ancora sentinella
d’Europa ?
Non voglio né idealizzare, né minimizzare il mio Paese. Siamo stati
criticati per l’ostilità nell’accogliere chi arrivava dal Terzo Mondo. Adesso
stiamo affrontando la crisi umanitaria della ‘porta accanto’. Ero già stato in
altri Paesi teatro di guerra, in Siria, in Iraq, in Libano, in Eritrea, ma una
fiumana del genere di persone in fuga dalla guerra non l’avevo e non
l’avevamo mai vista di queste dimensioni. Per la gente, visti i rapporti di
vicinanza è stato più naturale essere aperti, essere generosi con chi fuggiva.
Certo c’è stato l’impegno notevole nei primi giorni nel dare loro aiuto ma
dobbiamo pensare anche al prossimo futuro, a quelli che potranno essere i
problemi del caro-vita, degli alloggi, ad una convivenza e fare attenzione
ad una propaganda strisciante russa che lavora da decenni. C’è una corrente
di pensiero che guarda in quella direzione non tanto perché filo russa
quanto di sfiducia verso l’Occidente. Nell’insieme, però, possiamo
registrare un grande senso di solidarietà verso chi arriva.
Come mai i riflettori di media in questo frangente sono poco puntati sulla a
Slovacchia ?
La Polonia ha avuto oltre due milioni e mezzo di profughi, la Romania
quasi 50’mila, da noi ne sono passati 300mila circa e 60mila si sono
fermati. E’ anche questione di numeri. Con l’Italia, poi, il rapporto è
soprattutto attraverso la Chiesa. Gli slovacchi quando si recano all’estero
vanno in Germania, Gran Bretagna. In Italia vengono soprattutto per
vacanza. Come dicevo i nostri rapporti con l’Italia hanno un veicolo nella
Chiesa. Parecchi nostri sacerdoti hanno studiato a Roma. A tal proposito
vorrei ringraziare la Diocesi di Casale Monferrato, il Comune di Casale
Monferrato, il vostro volontariato, i cittadini per la mole di aiuti concreti
che ci hanno fatto pervenire.
Come si è mosso lo Stato in questa emergenza ?
Lo Stato si è mosso dopo la Chiesa che ha subito il primo impatto, ma sta
reagendo bene. Forze politiche, imprenditori, volontariato, sono ‘sul
pezzo’, il parlamento ha approvato una legge per l’emergenza dei profughi
con cui offre garanzie sociali, posti di lavoro. Gli ucraini sono gente
laboriosa per cui occorre trovare loro occasioni di lavoro, perché lavorare
contrasta la depressione, aiuta a non pensare all’inferno che si è lasciato
alle spalle. E comunque sono persone attive: una signora ucraina, una
manager, è venuta da noi è insieme ad alcuni ragazzi ucraini, anche
russofoni, appena arrivati ha messo in piedi un servizio di volontariato per i
nuovi arrivati.
Per molti di loro è un addio definitivo alla loro Patria ?
La prima ondata ha visto molte donne e bambini che avevano i mariti che
lavoravano già nella Repubblica Ceca o in Slovacchia. Già prima della
guerra da noi c’erano diversi infermieri, almeno 500 medici. Ed è pensabile
che, si fermeranno ricongiunta la famiglia. Altri adesso arrivano da località
che sono state completamente distrutte dalla guerra, con storie terribili alle
spalle.
Prima ha citato il volontariato; quale la dimensione dell’impegno dei
volontari ?
Grande, posso dirle che abbiamo circa 1000 volontari coordinati dal
sacerdote che si occupa della Pastorale Giovanile. E vorrei anche citare il
fatto di un mio sacerdote che dopo essere stato sul pezzo giorno e notte,
senza soste, ha perso i sensi mentre era all’opera. Gli ho imposto di stare a
riposo per qualche giorno prima di riprendere l’attività. E come lui sono in
tanti.
Il vostro rapporto con l’Unione Europea ?
“Ci sentiamo parte di essa, la percepiamo, siamo un Paese al Centro
dell’Europa”.
Massimo Iaretti

La cooperativa Arcobaleno compie trent’anni

Numerose e variegate attività sociali

I cittadini torinesi spesso associano il nome della cooperativa Arcobaleno alla ben nota raccolta della carta porta a porta, ma la realtà  di questa cooperativa risulta ben più complessa e variegata.

“La cooperativa Arcobaleno – spiega il suo Presidente Tito Ammirati – quest’anno  compie il suo trentesimo anno di vita; per la nostra stessa natura di cooperativa sociale, esprimiamo un’attività di lavoro capace di offrire opportunità a persone svantaggiate che, altrimenti, non potrebbero averle.

Siamo da sempre alla costante ricerca di equilibrio tra il fare impresa e avere cura della persona e dell’ambiente”.

“La prima iniziativa con cui abbiamo avviato l’attività  – spiega il Presidente Ammirati – è  stato il progetto Cartesio, il servizio della raccolta di carta e cartone, reso iconico e indimenticabile dall’inconfondibile cestino giallo da 50 litri, che veniva posizionato negli androni dei condomini torinesi.

Il servizio Cartesio – aggiunge il Presidente- effettuato per conto di Amiat, viene svolto con il sistema del porta a porta, senza costi aggiuntivi, a vantaggio di tutti coloro che pagano la tassa raccolta rifiuti, dai privati agli uffici, dalle ditte alle grandi utenze. Si tratta della sezione della cooperativa  he ha il maggior numero di addetti, 180, nata nel lontano 1993, attraverso una iniziale fase di sperimentazione.

Il Circolo di Legambiente, insieme al Comune di Torino, proposero, infatti, una sperimentazione  di questa raccolta differenziata nell’area del quadrilatero storico torinese. La situazione oggi risulta profondamente cambiata, essendo approdati alle eco isole, dove, nella Spina 3, sono presenti anche i cassoni dedicati alla carta. Nel corso degli anni si è modificata la tipologia di raccolta cartacea; oggi prevale la presenza del cartone su quello della carta, essendo diminuito il consumo individuale di riviste e quotidiani. All’inizio della raccolta, a partire dal ’93, i mezzi noleggiati erano soltanto due e le persone impiegate sei.

Nel ’95 Amiat e il Comune di Torino diedero vita a un appalto triennale. Il primo luglio 1995 nacque ufficialmente  il servizio Cartesio. Poco dopo i cestini di cartone, che erano stati adottati per la raccolta della carta, furono sostituiti dai cestini di plastica e, in seguito, questi sarebbero stati internalizzati dentro i cortili dei condomini”.

“Attualmente  – aggiunge il Presidente  Ammirati – ci troviamo di fronte a una situazione ibrida; una parte di Torino espone questi  cassonetti; in altri quartieri torinesi la raccolta avviene ancora all’interno delle abitazioni. Amiat sta affrontando questo processo di cambiamento e gli ultimi quartieri coinvolti sono quelli di vanchiglia e Vanchiglietta”.

“In realtà la filosofia della nostra cooperativa- prosegue il Presidente Ammirati – è sempre stata, sin dall’inizio, quella di investire nell’innovazione e nelle nuove imprese. Nel lontano 2008 abbiamo iniziato a installare impianti fotovoltaici,  settore nel quale avevamo impiegato 34 addetti. Questa sezione è poi stata chiusa per il cambiamento delle esigenze di mercato.

Abbiamo poi instaurato delle relazioni strutturate con il mondo accademico e l’Università di Torino per avviare alcuni progetti di ricerca sulle alghe, dalle quali poter poi ricavare un combustibile, rendendoci in seguito conto che si sarebbe trattato di un processo troppo costoso da poter essere realizzato”.

“Questi quattro lunghi anni di confronto con i professori dell’Università  –  aggiunge il Presidente – ci hanno suggerito un nuovo modo di processare le materie vegetali per ricavare del materiale adatto al mondo della nutraceutica. Biosfered e Abel sono due aziende controllate da Arcobaleno, che si occupano dellacommercializzazione e della produzione di materie vegetali per il mondo della nutraceutica .

Abel Nutraceuticals sviluppa e utilizza tecniche estrattive all’avanguardia per la creazione di estratti botanici per gliintegratori alimentari e produce innovativi trasformati vegetali funzionali per il settore alimentare.

Gli estratti sono ottenuti facendo uso di tecniche innovative e dell’utilizzo di tecnologie a basso impatto green. L’agenzia ha ricevuto la certificazione ISO 22000 inerente la sicurezza in campo alimentare”.

“Un’altra attività di cui da anni abbiamo iniziato a occuparci – prosegue il Presidente della Cooperativa  Arcobaleno – è  quelladella gestione della logistica e del trattamento  dei rifiuti derivanti da apparecchiature elettriche e elettroniche (RAEE). Si tratta di rifiuti che richiedono un processo in accordo a particolari normative, eseguito da aziende specializzate, per evitare la tossicità  di alcune materie prime costituenti, che potrebbero arrecare danni all’ambiente e alle persone. Tra questi rifiuti figurano  piccoli e grandi elettrodomestici, apparecchiature informatiche e telefoniche.

Tale attività viene svolta dalla Transistor, azienda controllata dalla cooperativa che, grazie alla lavorazione di rifiuti elettronici e informatici, recupera materie prime seconde”.

“Le persone che lavorano nella cooperativa Arcobaleno –  precisa il Presidente – sono oggi in tutto 310. Abbiamo una sede in via Paolo Veronese 202; nel 2008, per venire incontro  a un’esigenza da parte di una cooperativa sociale di Chivasso, l’abbiamo incorporata e, così,  Cascina Rapella è  diventata la seconda sede di Arcobaleno, presente nella frazione La Mandria di Chivasso. La terza sede è  poi nata a Leini’, dove abbiamo trasferito l’attività  legata al recupero dei rifiuti elettronici e informatici. Nascerà una quarta sede a Mappano, che ospiterà l’attività di produzione degli estratti vegetali.

La cooperativa Arcobaleno si occupa anche di un prezioso servizio di digitalizzazione e archiviazione, vale  a dire di dematerializzazione dell’archivio fisico, per poter usufruire più facilmente di quello sotto forma digitale. Offriamo inoltre un servizio di distruzione certificata di documenti secondo gli standard di GDPR”.

Ultima attività in ordine di tempo in cui la  cooperativa è  impegnata, insieme a quaranta realtà piemontesi che operano nel sociale, è rappresentata  dalla presentazione di una proposta di legge regionale d’iniziativa popolare per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico.

“L’esperienza di Arcobaleno come cooperativa sociale di inserimento lavorativo – spiega il suo Presidente Ammirati – ci ha portato a conoscere molto spesso e da vicino gli effetti disastrosi che accompagnano questo fenomeno che di giocoso e piacevole non ha nulla. La risposta è  a due livelli, quello di sostegno,  cura e vicinanza a chi ne cade vittima, e quello di costituire delle reti che accrescano  la capacità di incidere sulle scelte che le istituzioni devono saper assumere. Auspichiamo che il percorso  avviato ci consegni una legge che consideri il problema come merita, che non trasformi le persone in vittime sacrificali per affari melmosi.

In questi trent’anni il nostro obiettivo è rimasto sempre lo stesso: garantire qualità dei servizi offerti e simultaneamente offrire  opportunità a persone con fragilità diffuse, insomma trent’anni da funamboli!”.

MARA MARTELLOTTA

Ises: giovani e non nel mondo del lavoro

ISES è  l’acronimo di un’associazione di volontariato nata all’inizio degli anni Novanta grazie all’intuizione del dottorGiovanni Rangoni, che ha desiderato creare una struttura simile ad altre associazioni presenti in Europa, in area tedesca, olandese, francese, spagnola, austriaca e svizzera…

La mission di ISES è  quella di svolgere un’attività a livellointernazionale, inviando esperti in zone del mondo che si trovino in uno stato di necessità o in via di sviluppo, quali l’Estremo Oriente, l’America Latina, l’Africa e alcune aree dell’Europa stessa.

“A causa della pandemia – spiega il Presidente di ISES, il dottor Carlo Bagliani – l’attività internazionale è  stata fortemente ridotta negli ultimi due anni. A parte i contatti a distanza con Egitto, Uganda e Angola, e per il problema sanitario con Cina e Mongolia, l’unica missione in trasferta è  stata quella effettuata nella zona di Rosario e Santa Fe’ dal socio volontario Angelo Ferrero. In questi territori è stata avviata un’iniziativa per sopperire alla carenza di cibo e alla salinità dell’acqua, che viene prelevata attraverso i pozzi dal sottosuolo, realizzando orti comunitari con trattamento idroponico.

In ambito europeo abbiamo dato l’appoggio esterno al progetto “EvolYou”, promosso e organizzato dal past president ISES dottor Enrico Gennaro, che ne è stato il “project leader” per il Centro Servizi per il Volontariato Vol.To. L’iniziativa favorisce l’inserimento lavorativo dei giovani e, oltre all’Italia, vede coinvolti la Germania, la Francia, la Spagna, il Belgio e la Finlandia”.

“A  causa della pandemia  – spiega il Presidente dottor ūCarloBagliani – è  anche iniziata la diffusione on-line in ambito nazionale dell’undicesimo corso di formazione per ISES giovani, rivolto a persone che si trovano in disagio socio economico, sui “Sistemi Elettrici e Fotovoltaici”, tenuta dal nostro volontario Maurizio Palladin, oltre a altre lezioni di carattere generale, propedeutiche alle attività lavorative.

Abbiamo anche avviato la registrazione al dodicesimo corso dal titolo “Dall’agricoltura all’alimentazione”, con referente il socio e volontario dottor Giuseppe Magnaghi. Questi due corsi on-line non sono rivolti soltanto a persone anagraficamente giovani, ma sono aperti a tutti; il numero dei partecipanti per corso è di ventiaspiranti per corso”.

“Il prossimo 27 aprile – aggiunge  il dottor Carlo Bagliani – grazie alla collaborazione con la Fondazione ENGIM (l’ex Collegio degli Artigianelli in corso Palestro 14), è in fase di organizzazione un convegno sul tema dell’importanza del fattore umano nella gestione di una struttura complicata ( il pilota di aereo) e di una struttura complessa ( il chirurgo). Promossa su richiesta del socio Achille Mannini, ingegnere aeronautico, si porrà a confronto  l’influenza del fattore umano nella gestione di un volo aereo con quella presente in un intervento chirurgico. Si tratta di un incontro organizzato dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Torino, che darà crediti formativi ai partecipanti”.

“Abbiamo anche in programma – precisa il dottor Bagliani – il supporto per uno spettacolo teatrale che si terrà al teatro dell’istituto San Giuseppe con io filmato dall’opera “Bolero, prigionia di un amore”. Promosso dal Lions Club Solferino e dall’associazione SVS (Soccorso Violenza Sessuale), che opera presso l’Ospedale Sant’Anna di Torino, con la partecipazione dell’etoile Luciana Savignano.

Una sezione di grande interesse è  poi quella di “ISES Cultura”, che ha visto protagonista la lezione magistrale del professor David Bellatalla, tenutasi presso la Biblioteca Civica Centrale di Torino,  grazie alla collaborazione  con l’associazione AmicoLibro, in occasione della presentazione del libro “Il Grande Viaggio”, Premio Chatwin Viaggi di Carta 2020”.

MARA MARTELLOTTA

“Cinemautismo 2022” Al Greenwich Village

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Ritorna in presenza la rassegna cinematografica dedicata allo “spettro autistico”

Sabato 2 aprile

Tre film. Tutti proiettati in una sola giornata, ad ingresso libero, al cinema “Greenwich Village”, in via Po 30, a Torino. L’appuntamento è per sabato 2 aprile, data in cui si celebra la “Giornata Mondiale della Consapevolezza dell’Autismo 2022”. E data in cui ritorna “in presenza”, dopo due anni di proiezioni in streaming, “Cinemautismo”, la prima rassegna cinematografica italiana dedicata allo “spettro autistico” alla sua XIV edizione.

Curata da Marco Mastino e Ginevra Tomei e organizzata dall’“Associazione Museo Nazionale del Cinema” ( con il patrocinio di Regione Piemonte, Città Metropolitana, Città di Torino, Fondazione “Paideia” e “Comitato Siblings Onlus”), l’iniziativa offre al pubblico non solo la possibilità di condividere le storie raccontate dai film in programma, ma anche momenti di dibattito e confronto, da sempre caratteristiche distintive della rassegna. “La possibilità di ritornare in un cinema dopo questi anni ‘virtuali’ – commentano i curatori – ci emoziona moltissimo. Finalmente potremo tornare ad avere uno spazio di condivisione e dibattito perché ‘Cinemautismo’ è anche questo: un’esperienza individuale, ma anche collettiva, in cui ci si parla e ci si confronta, sempre a partire ovviamente dai film, sull’autismo, ma anche su vari aspetti della vita. Quest’anno con ‘Cinemautismo’ attraverseremo continenti (abbiamo film da Argentina, Stati Uniti e Israele) e varie fasi della vita. Parleremo di infanzia, ma anche del divenire adulti e delle relazioni. Cercheremo di affrontare molteplici temi, come molteplici sono gli aspetti della vita delle persone autistiche e – in effetti – di ognuno di noi”. Tre i film in programma, si diceva. Tre film che hanno ricevuto importanti riconoscimenti in alcuni dei più famosi festival cinematografici internazionali. Il tutto concentrato nella giornata di sabato 2 aprile.

 

Si inizia  con “Una escuela en Cerro Hueso” di Betania Cappato, delicato film argentino che racconta l’esperienza della piccola Ema e della sua famiglia in un nuovo villaggio e in una nuova scuola (ore 15.30 “Greenwich Village”). La regista, sorella di una persona autistica, ha ottenuto con questo suo primo lavoro autobiografico la menzione speciale della giuria al “Festival di Berlino” del 2021 nella Sezione “GenerationKPlus”.

La giornata prosegue con la proiezione di “Dina” di Dan Sickles e Antonio Santini, pluripremiato documentario americano – tra cui il Gran Premio della Giuria della sezioni documentari al “Sundance Film Festival” del 2017 – che racconta la storia d’amore tra Dina, eccentrica donna di periferia, e Scott, usciere dei magazzini “Walmart”, entrambi nello spettro autistico (ore 18.00 Greenwich Village).

La sera si conclude con “Here We Are” di Nir Bergman, pellicola israeliana selezionata in concorso ufficiale al “Festival di Cannes” del 2020, che racconta del rapporto tra un padre e il figlio autistico ormai divenuto adulto (ore 21Greenwich Village). Il film, distribuito da “Tucker Film”, uscirà il 5 maggio nelle sale italiane con il titolo “Noi due”.

g.m.

Per info: Cinema “Greenwich Village”, via Po 30, Torino; tel. 011/281823 o www.cinemautismo.it

Nelle foto:

–       “Una escuela en Cherro Hueso”

–       “Dina”

–       “Here We Are”

 

Il Centro mobile del Moige contro il bullismo

22,3% degli studenti delle scuole superiori è stato vittima di bullismo da parte dei pari 

l’8,4% ha subito episodi di cyberbullismo.

877mila ragazzi e ragazze di nazionalità straniera nelle scuole senza procedure per il contrasto a episodi di discriminazione e bullismo

 Centro mobile del Moige in Piemonte per migliorare il sistema di prevenzione e contrasto alla violenza sui minori stranieri, perpetuata attraverso atti di bullismo e cyberbullismo su base etnica.

 

Oggi 30 marzo 2022, presso il Comune di Bioglio, arriverà il tour del Centro mobile di sostegno e supporto contro il bullismo del Moige con operatori esperti per incontrare ragazzi, docenti, genitori e operatori comunali. Il tour in Piemonte proseguirà domani 31 marzo a Pozzolo Formigaro.

Le tappe di Bioglio e Pozzolo Formigaro rientrano nel tour nazionale della campagna “MOBLITIamoci!”, promossa dal MOIGE – Movimento Italiano Genitori con il contributo del Ministero dell’Interno e co-finanziato dall’Unione Europea per garantire una maggiore e migliore integrazione e pari opportunità per i minori di tutte le nazionalità.

Secondo i più recenti dati raccolti dalla Piattaforma Elisa (MIUR, 2021) in Italia il 22,3% degli studenti e studentesse delle scuole superiori è stato vittima di bullismo da parte dei pari e l’8,4% ha subito episodi di cyberbullismo. Rilevanti sono anche i dati emersi relativi alla matrice discriminatoria degli atti di prevaricazione: il 7% degli studenti riporta l’aver subito bullismo basato sul pregiudizio, ovvero prepotenze fondate sul proprio background etnico.

In questo contesto diventa fondamentale ideare nuove modalità di prevenzione e contrasto su quella particolare forma di violenza che possiamo definire come bullismo etnico, in cui le prepotenze sono agite nei confronti di bambini e ragazzi con background migratorio. Questa necessità diventa tanto più urgente se consideriamo i dati sulla presenza ormai strutturata di studenti stranieri nelle classi scolastiche che, secondo l’ultimo aggiornamento MIUR relativo all’anno scolastico 2019/20 evidenzia che  sono risultati iscritti nelle scuole del nostro paese 877mila ragazzi e ragazze di nazionalità straniera.

 

A seguito di un’approfondita analisi sul territorio nazionale, l’Associazione aveva riscontrato l’assenza di un quadro istituzionale chiaro e condiviso, volto a contrastare gli episodi di discriminazione e bullismo ai danni di minori stranieri, così come la mancanza di procedure e di standard operativi ai quali far riferimento, che consentano un accesso paritario alle misure di tutela.

 

MOBILItiamoci nasce con l’obiettivo di colmare questo gap, per una reale integrazione culturale e sociale che inizi già dall’infanzia, creando una società del domani più tollerante e rispettosa delle differenze. Il progetto prevede un percorso formativo mirato per gli operatori del settore, la creazione di una rete territoriale, la stesura di un vademecum di buone prassi e standard da rispettare e un monitoraggio attento e continuo del fenomeno e dei risultati raggiunti.

 

Si tratta di un progetto socialmente innovativo alla luce di quanto emerso dalla nostra analisi, assolutamente necessario. – Commenta Antonio Affinita, Direttore Generale del MOIGELa nostra società sta diventando sempre più multietnica e multiculturale, ed occorre valorizzare le differenze,  comprenderle, capire le diverse necessità che possono avere, e quali ostacoli si presentino sul percorso di integrazioni special modo  per i minori stranieri. MOBILItiamoci è ascolto e osservazione, ma anche azioni concrete in risposta alle esigenze dei minori, creando una rete locale e nazionale di persone che sappiano interfacciarsi con le criticità che affrontano i bambini stranieri nel nostro paese, ponendosi come un supporto, trovando la soluzione migliore e imparando a prevenire e contrastare episodi di discriminazione e bullismo”.

“La tazza blu” per la prevenzione del suicidio in età adolescenziale

L’associazione presieduta da Rocchina Stoppelli si batte da anni per la causa

Adolescenza e suicidio. Paiono due termini così distanti, invece, purtroppo, non lo sono e questo rappresenta un problema sempre più grave a Torino e anche nell’intera regione piemontese.

Sulla base di quanto accertato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il suicidio rappresenta, infatti,  la seconda causa di morte per gli adolescenti di età compresa tra i 15 e i 20 anni e si sta presentando come un fenomeno di recente comparsa anche tra i ragazzi tra i 10 e i 14 anni.

A  denunciarlo è Rocchina Stoppelli, presidentessa dell’Associazione La Tazza Blu, nata nel gennaio 2019, in ricordo di Giulia che, nel giugno 2017, si è  tolta la vita e proprio nell’agosto di quell’anno avrebbe compiuto diciassette anni. Il nome dell’associazione si rifà alla tazza blu che Giulia aveva ricevuto in regalo da alcuni amici e amiche e che, a sua volta, si richiama, alla sua serie televisiva preferita “Il Doctor Who“. Essa non è nient’altro che una vecchia cabina telefonica blu della polizia inglese, che il dottore utilizza per viaggiare nello spazio e nel tempo.

Giulia, prima di compiere questo gesto estremo, ha lasciato alcune lettere nelle quali ha scritto “ Non so perché lo faccio”  È molto probabile che non abbia riconosciuto i pensieri che la attraversavano e che non sia riuscita a dare loro voce adeguata, trovando  le parole giuste per esprimerli.

L’associazione  “La Tazza Blu” si pone come obiettivo primarioquello di provare a riconoscere e dar voce  a questi pensieri suicidari, che attraversano la mente degli adolescenti, promuovendo due attività, una di prevenzione e una di intervento traumatico. Si occupa dello sviluppo di progetti rivolti agli ambienti frequentati dai giovani, coinvolgendo tutta la comunità  educante, dagli insegnanti ai genitori.

Purtroppo, oggi è ancora piuttosto difficile per l’Associazione poter entrare nelle scuole per parlare di suicidio. Pare sia un argomento che faccia ancora troppa paura.

“La Tazza Blu” organizza eventi pubblici rivolti alla sensibilizzazione sui temi del suicidio, in collaborazione con specialisti di vari enti, istituzioni e altre associazioni.

Scopo primario dell’associazione, in cui operano dodici volontarie/i, è  quello di occuparsi di proporre progetti in tutti i luoghi frequentati dai giovani. Fondamentale risulta, per l’associazione, la costruzione di una rete di relazioni rivolte a concentrare l’attenzione sul tema del suicidio nell’età adolescenziale da parte delle istituzioni scolastiche, sanitarie e politiche. La Presidentessa della Tazza Blu, Rocchina Stoppelli, è  assolutamente  convinta che il suicidio in adolescenza non sia mai una scelta, ma una condizione di sofferenza emotiva, spesso molto difficile da riconoscere.

Nell’ambito di queste preziose iniziative vi è stata la proiezione  di un docufilm al Glocal Film Festival, dal titolo “I’ll stand by you“, avvenuta al Cinema Massimo, a Torino, domenica 13 marzo scorso.

Il primo marzo scorso è  anche nato un sito, dal nome “Papageno.news” che fornisce indicazioni sul modo più corretto di trasmettere informazioni sul tema del suicidio o tentato suicidio, soprattutto nel caso di adolescenti. Il sito si rivolge soprattutto ai professionisti della comunicazione e dell’informazione, ma anche a tutti coloro che intendano pubblicare contenuti su queste tematiche,  attraverso i social media, i video o attraverso il mezzo cartaceo. Il sito è  nato dal progetto pilota “Prevenzione del suicidio in adolescenza” del Dipartimento di Scienze della Sanità  pubblica e pediatriche dell’Università di Torino, coordinato dal professor Benedetto Vitiello e dalla ricercatrice Chiara Davico e sostenuto dalla Fondazione CRT. Il progetto è  anche frutto di una collaborazione avviata da due anni tra il Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” dell’Università di Torino e i neuropsichiatri del Dipartimento  di Scienze della Sanità  pubbliche e pediatriche del medesimo ateneo.

MARA MARTELLOTTA

Senza dimora, non senza storia: esperienze di vita attraverso l’arte

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Prossimo incontro il 30 marzo

E’ partito  il 23 febbraio alle 18:30 dalla “Fabbrica delle e” in corso Trapani 91/b a Torino e on line il
ciclo di incontri “Senza dimora, non senza storia” organizzato dall’Associazione Avvocato di Strada
Odv con il contributo della Fondazione Giuseppe e Pericle Lavazza ONLUS.

Gli appuntamenti, si inseriscono tra gli eventi “Extra” del Homeless More Rights, il Festival dei
diritti delle persone senza dimora a cui nell’ottobre 2021 a Bologna hanno partecipato oltre 800
persone, 25 relatori e 6 moderatori e che vedrà la sua seconda edizione a ottobre 2022
(https://homelessmorerights.it/).

Quattro gli incontri torinesi che avranno come filo condutture le vite e le storie delle persone
senza dimora e come queste vengono raccontate attraverso diverse forme di arte e
comunicazione: fotografia, arti grafiche, letteratura, cinema e giornalismo.

L’obiettivo è quello di sensibilizzare la società, le istituzioni e la politica sull’accesso ai diritti per le
persone che vivono in povertà e in condizioni di fragilità, questa volta mettendo in luce come il
fatto di vivere in un contesto di disagio, non significhi non avere dignità, una storia da raccontare,
qualcosa a cui si tiene.

Relatori, personalità che nel panorama della cultura nazionale e torinese si sono contraddistinte
nelle diverse forme comunicative e che si sono trovate ad affrontare temi importanti come quello
legato alla vita delle persone senza dimora.

Date, tema e relatori degli incontri:
Incontro 1 | 23 febbraio h. 18:30
“La dignità dentro l’immagine – La vita senza dimora attraverso fotografia e arti grafiche”
con Raffaele Palma e Paolo Siccardi
Incontro 2 | 30 marzo h 18:30
“Tra le righe – Come la letteratura può indagare l’animo di chi ha perso tutto”.
con Antonella Frontani e Enrico Pandiani
Incontro 3| 27 aprile h 18:30
“Dritto al cuore. Il cinema come strumento di sensibilizzazione sociale”.
con Davide Ferrario e Stefano Rogliatti
Incontro 4 | 25 maggio h 18:30 – 19:30
“Il racconto delle difficoltà. Informare senza cadere nella strumentalizzazione”
con Marco Castelnuovo e Matteo Spicuglia