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Il mistero del cervello, le emozioni, i pensieri e le forme pensiero

Il cervello umano è uno fra gli organi più complessi esistenti in natura e, pur studiato ed esaminato con attrezzature sempre più sofisticate, nasconde ancora un mistero, a cui le neuroscienzededicano senza posa i loro complicati studi. Nell’ultimo decennio abbiamo appreso più elementi sul cervello umano che in tutta la restante storia dell’umanità grazie anche allo sviluppo di tecnologie come le macchine a risonanza magnetica, oltre a varie ricerche mirate e meta-studi sull’argomento, ovvero un insieme di metodi matematico statistici in grado di integrare i risultati di differenti studi clinici. Grazie all’utilizzo di computer sempre più potenti, questa metodologia di studio ha permesso di ottenere risultati relativi alla comprensione del suo funzionamento impensabili nel passato. Sappiamo che è costituito da 2 emisferi cerebrali, destro e sinistro, uniti tra loro dal corpo calloso, un intricato incrocio di fibre, e dal cervelletto, una sorta di piccolo cervello arcaico presente alla base cranica responsabile dell’equilibrio; questo, da solo, contiene 100 miliardi di neuroni, le “unità di comunicazione” del cervello, che formano una intricata rete capace di condurre gli impulsi nervosi ovunque nell’organismo, in tempi brevissimi ed in modo molto preciso. È lubrificato dal liquido cefalo-rachidiano, che svolge un ruolo protettivo, nutritivo e di smaltimento delle tossine che si accumulano nella comune attività metabolica ed è delimitato da tre sottili involucri, le meningi, che svolgono un ruolo protettivo. Sappiamo che utilizza dal 15 al 20% dell’energia prodotta dal corpo umano, impiegando come principale sostanza nutritiva il glucosio, è fittamente vascolarizzato e quindi molto ossigenato.

È un organo di dimensioni contenute, pesa mediamente circa 1,4 chilogrammi, è largo mediamente 14 centimetri, alto 13 centimetri e rappresenta solo il 2% del peso corporeo, e anche se è piccolo contiene tutte le informazioni della nostra vita e richiede un notevole dispendio energetico per svolgere la sua attività occorrendogli dal 15 al 20% di quanta ne produce l’organismo.

Ha una elevata attività metabolica, infatti, nonostante rappresenti il 2% del peso corporeo, consuma un quinto di tutta l’energia a disposizione dell’intero organismo. È composto dal 73% di acqua, è l’organo a maggior contenuto di grasso del corpo, ha una consistenza gelatinosa, molle elastica, e può contenere più di 86 trilioni di cellule cerebrali. Per cercare di comprendere la sua complessa struttura è sufficiente pensare che un minuscolo frammento di cervello, delle dimensioni di un granello di sabbia contiene fino a 100.000 neuroni, di cui esistono 10.000 tipi specifici. L’esame della sua struttura con la RMN, Risonanza Magnetica Nucleare ha permesso di identificare in modo preciso molte delle aree dedicate al controllo e alla attivazione di numerose funzioni permettendo di venire a conoscenza quali siano le zone cerebrali che vengono messe in azione nel momento in cui gli organi periferici sono sottoposti ai più svariati stimoli. Però, nonostante i notevoli progressi compiuti, gli studiosi sono ancora molto lontani dall’essere in grado di spiegare quale sia il suo esatto modo di funzionare, in particolare quale sia la modalità che consente la formazione dei pensieri e delle emozioni connesse a questi.

Da studi specifici e sofisticate sperimentazioni si suppone un meccanismo molecolare attraverso il quale si formano i pensieri primari che, una volta generati, vengono registrati e codificati nel cervello nelle innumerevoli reti neuronali, portando alla formazione della memoria di tutto quello che riceviamo dal mondo esterno. Oggi il suo funzionamento viene assimilato da numerose scuole ad un computer molto potente; da quando si è avuta l’enorme diffusione planetaria dell’informatica e delle attrezzature a questa connessa, si è giunti sempre più a immaginare una sorta di ispirazione reciproca tra i campi delle neuroscienze e dell’informatica.

Il caso più tipico è rappresentato dalle reti neuronali artificiali, alla base degli incredibili progressi che osserviamo oggi nel campo dell’Intelligenza Artificiale, ma questo non è ancora sufficiente a spiegare tutto quanto vi è di misterioso in quest’organo, responsabile dei progressi inarrestabili della nostra società. I neuroscienziati, ispirandosi ai modelli informatici, hanno potuto realizzare vere e proprie reti neurali che, almeno entro certi limiti, possono simulare il funzionamento del cervello e che sono anche in grado di apprendere e memorizzare alcune funzioni. I risultati sono senza dubbio strabilianti,  ma dal confronto con la funzionalità encefalica, restano sempre ben lontani dall’ottenere i risultati clamorosi che caratterizzano la genialità e la personalità di un individuo il cui cervello non è un semplice computer, ma una sorta di meccanismo che presuppone la presenza del desiderio e la consapevolezza insita in ogni essere umano, peculiarità non presenti in macchinari che tentano di imitare il funzionamento del cervello, e che, almeno per il momento  sono privi di quelli che, genericamente vengono definiti “sentimenti”. Una macchina resterà impassibile, al contrario di quanto succede ad un individuo, durante l’esecuzione di un brano musicale la cui intensità può commuovere, quale ad esempio il “Requiem” di Mozart, potente strumento in grado di evocare una intensa risposta emotiva. Un computer non si innamorerà di chi lo utilizza, pur trascorrendo buona parte del suo tempo con lui, o con lei.

Il problema che pur riuscendo a riprodurre in minima parte, per adesso, una efficace simulazione di reti neuronali, non si sa ancora come ricostruire alcuni componenti insiti fra le circonvoluzioni cerebrali responsabili delle emozioni e della nascita di pensieri. I neuroscienziati hanno individuato l’amigdala, una minuscola area dell’encefalo, di forma ovalare, situata all’interno del lobo temporale di cui esistono numerose prove in grado di dimostrare come l’amigdala sia correlata all’elaborazione emotiva, come il riconoscimento delle emozioni e il giudizio emotivo in generesenza che sia ancora stato individuato il completo ed esatto modo di agire. Un piccole esempio di quanto sia complicato lo studio del funzionamento cerebrale, di quanta strada vi sia ancora da percorrere in argomenti di complessità tale da affascinare l’uomo fin dai tempi più remoti, che si interroga da sempre dove e come nascano i suoi pensieri, la cui origine è oggi ritenuta da più di una scuola nella corteccia prefrontale, un vero e proprio raffinato centro di controllo capace di agire sulla rete tentacolare di 100 miliardi di neuroni con almeno un milione di miliardi di connessioni, le sinapsi. Oggi le neuroscienze ritengono che da questa sede vengano a prendere vita le nostre facoltà cognitive, da noi conosciute come “pensiero” e “mente”.

Abbandonando temporaneamente gli studi canonici riguardo questa problematica, ci possiamo imbattere in altri interpreti della manifestazione che siamo soliti chiamare “vita” che guardano al pensiero con occhio filosofico sostenendo che, come la luce preesistente fu la causa della formazione e del sofisticato sviluppo dell’occhio, al pari di questo meccanismo, il pensiero fosse preesistente al cervello, che l’abbia costruito e ancora lo sta costruendo per sua espressione.

Teoria cara ai Rosacroce suggerita nel trattato di Max Heindel, dal titolo “La Cosmogonia dei Rosacroce” in cui è anche indicata un’altra via a cui guardare riguardo il mistero dei nostri pensieri, quello delle “Forme Pensiero”, in cui viene fatto notare come un oggetto esista in primis nella mente di chi lo progetta, che lo immagina per la prima volta e lo può esaminare in ogni sua sfaccettatura dando vita appunto ad una forma pensiero che, invisibile a tutti, ma non al progettista, viene da lui concretizzata sulla carta, dando vita ad un progetto le cui indicazioni saranno lette da abili artigiani specializzati in grado di realizzare fisicamente l’oggetto immaginato. Questo, divenuto solido e visibile a tutti, corrispondente in ogni particolare all’idea del progettista, avrà una vita limitata, come tutto sul nostro pianeta, potrà essere distrutto dai più svariati eventi, ma del manufatto sopravviverà la forma pensiero che, secondo l’autore citato, non potrà più essere distrutta nemmeno da chi l’ha ideata ed a cui sopravviverà anche dopo la sua morte. La caratteristica più intrigante di tale teoria che, questa forma pensiero, potrà essere recuperata da coloro che hanno la capacità di leggere nella memoria della Natura, potendo avere la capacità di ricreare l’oggetto progettato un tempo che può essere anche assai remoto, migliorandolo alla luce delle conoscenze in cui tale evento si verifica.

Fantasie?  Chi lo sa.

L’argomento esula dalla Sapienza medica tradizionale, ed entra in campo in cui vi è comunque un notevole fermento di studi, quello del Paranormale, in particolare della Chiaroveggenza, a riprova che la nostra vita, nonostante gli indubbi progressi di cui andiamo giustamente fieri, rimane ancora un mistero, lasciandoci solo intuire che l’esplorazione del cervello è equiparabile a quella dell’Universo, essendo il nostro piccolo e delicato organo contenuto nella scatola cranica, equiparabile a ciò che è il cosmo nell’infinitamente grande di cui, di generazione in generazione, grazie al progredire della tecnica, riusciamo a sollevare appena il velo che ci nasconde le sue infinite meraviglie.

Rodolfo Alessandro Neri

“I luoghi dell’obiezione di coscienza” a Torino al Centro Studi Sereno Regis

In una mostra innovativa diffusa dal 10 giugno al 20 dicembre 

 

Una vecchia palazzina di corso Montevecchio è  stata la sede del Tribunale militare di Torino e lì si svolse il processo al primo obiettore di coscienza dell’Italia repubblicana. All’inizio degli anni Settanta al santuario della Consolata alcuni seminaristi Rivolicontestarono l’ordinario militare. L’albergo Sitea ospitò nel lontano 1950 il primo convegno italiano  della War Resisters International , una delle più  importanti organizzazioni pacifiste mondiali.

Questi aneddoti sono narrati nella mostra diffusa dal titolo “Signorno’. I luoghi dell’obiezione di coscienza a Torino”, che verrà inaugurata venerdì 10 giugno prossimo alle 20.30 presso la sede Poli del Centro Studi Sereno Regis in via Garibaldi 13 a Torino, nell’ambito del Festival “Archivissima” e della Notte degli Archivi, e visitabile fino al 20 dicembre prossimo. Da qui comincerà una visita guidata condotta dal responsabile della Biblioteca del Centro Studi Sereno Regis e da Marco Labbate, ricercatore di Storia contemporanea all’Università di Urbino e autore del testo dal titolo “Un’altra patria. L’obiezione di coscienza nell’Italia repubblicana”.

La mostra è  finanziata dalla Compagnia  di San Paolo e dalla Fondazione Crt, ha ottenuto il patrocinio della Città di Torino e autorizzata dalla Soprintendenza ai Beni Archivistici di Piemonte e Valle d’Aosta.

L’esposizione  intende evidenziare il ruolo  che Torino  ha avuto nella storia che ha portato all’approvazione della legge 772, grazie alla quale è stato riconosciuto  il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare e avviato il servizio civile in Italia. Sede della mostra è  il centro di Torino. Protagonisti sono i suoi luoghi, quelli più  celebri tra cui piazza Castello e piazza San Carlo, vie laterali e portoni anonimi.

In ogni tappa sarà collocato un QR Code che, inquadrando con lo smartphone, potranno consentire ai visitatori di collegarsi a una WebApp realizzata da Mobilegate e qui potranno ascoltare i fatti accaduti, narrati dalle attrici torinesi Francesca Comi e Carlotta Lando. Verranno inoltre scaricate una selezioni di immagini e documenti d’epoca sull’episodio, guardando le pillole video realizzate da Teodoro Cavalluzzo e Dario Cambiano, con le interviste di alcuni protagonisti di allora, quali il vescovo di Ivrea Luigi Bettazzi, gli avvocati Bruno Segre e Giampaolo Zancan, gli obiettori Pietro Pinna, Piercarlo Racca e Mauro Marinari, e alcuni pacifisti come Giuseppe Marasso, Angela Dogliotti e Enrico Peyretti.

MARA MARTELLOTTA

Dalla pandemia alla guerra: torna Biennale Democrazia, “ai confini della libertà”

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È IL TITOLO DELLA VIII EDIZIONE CHE SI TERRÀ A TORINO DAL 22 AL 26 MARZO 2023 

Biennale Democrazia – progetto della Città di Torino, realizzato dalla Fondazione per la Cultura Torino, che si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica ed è sostenuto, fin dai suoi esordi, da Intesa Sanpaolo, Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT e da numerosi altri partner che negli anni ne hanno garantito la sostenibilità – torna nel periodo che fin dall’inizio l’ha vista protagonista: da mercoledì 22 a domenica 26 marzo 2023, Torino ospiterà l’ottava edizione di una tra le manifestazioni più attese del palinsesto culturale torinese, che si presenta con un titolo particolarmente significativo: Ai confini della LIBERTÀ.

Al centro dell’attenzione sarà la libertà, riferimento indispensabile di ogni discorso sulla democrazia e, allo stesso tempo, parola contesa da schieramenti e tradizioni culturali anche molto differenti, sino a diventare una bandiera, continuamente ridefinita, dei più diversi attori politici. Da ciò l’esigenza di tornare a parlarne, con lo scopo di coglierne le sfumature, di comprenderne le contraddizioni, di discuterne i limiti e nuovi possibili progressi.

La libertà è, oggi, argomento imprescindibile di ogni discorso politico, ma – ricorda Gustavo Zagrebelsky, Presidente di Biennale Democrazia – gli eventi tragici di questi anni, che ci hanno costretti tra la guerra e la pandemia, mostrano quanti significati diversi può assumere una parola così evocativa. La prossima primavera Biennale torna ad animare Torino, per discutere di libertà, delle sue molteplici declinazioni, dei suoi confini, dei suoi possibili sviluppi e dei suoi rapporti con la democrazia”.

Il Sindaco di Torino è orgoglioso di annunciare il ritorno a marzo 2023 di Biennale Democrazia, un evento atteso da un pubblico di tutte le età – composto da tanti torinesi, ma amato ben oltre i confini della nostra città – che negli anni ne ha apprezzato i contenuti e animato le discussioni, determinandone il grande successo. Il senso della manifestazione è stato reso visibile, negli anni, dalla grande partecipazione del pubblico più giovane delle scuole e delle università, fatto di cittadini in formazione continua; è guardando soprattutto a loro che la Città di Torino rinnova il suo impegno, chiamando a un unico tavolo le principali manifestazioni culturali torinesi, Festival Internazionale dell’Economia, Biennale Tecnologia, Biennale Democrazia, per  lanciare il  grande progetto di Torino Futura, il cui obiettivo è quello di moltiplicare le occasioni di dialogo e di attivismo civico dei futuri cittadini lungo il corso di tutto l’anno.

I TEMI DI BIENNALE DEMOCRAZIA 2023

La pandemia da Covid-19 e la guerra in Ucraina hanno avuto conseguenze rilevanti sul modo stesso in cui pensiamo e viviamo la convivenza democratica. Per questo Biennale Democrazia riparte dalla libertà che costituisce, con l’uguaglianza, il fondamento stesso della democrazia. Storicamente, però, sotto il cappello della libertà si sono affollati significati diversi, talvolta persino contraddittori: «non c’è parola che abbia ricevuto un maggior numero di significati diversi, e che abbia colpito gli spiriti in tante diverse maniere, come quella di libertà», affermava già Montesquieu. Per esplorare il complesso rapporto tra libertà e democrazia, l’ottava edizione si articolerà in quattro percorsi tematici: Liberi tutti!, Conflitti di libertà, La libertà come format, Immaginare la libertà (per approfondire i quali rimandiamo alla scheda Progetto Scientifico in cartella stampa).

TORINO FUTURA

Nella sua ottava edizione, Biennale Democrazia potenzia e rinnova uno degli elementi distintivi del suo progetto culturale, ovvero l’investimento nella formazione dei futuri cittadini, perseguito fin dalla prima edizione del 2009 attraverso un rapporto di collaborazione privilegiato con le istituzioni scolastiche e con l’associazionismo giovanile.

Ed è proprio a partire dall’attenzione che storicamente la Città di Torino riserva alle giovani generazioni che, come anticipato, è stata ideata Torino Futura, progetto coordinato dagli Assessorati alle Politiche culturali e alle Politiche educative e giovanili che raccoglie in un unico percorso continuativo tutte le attività sviluppate dalle tre manifestazioni culturali di rilievo internazionale che a Torino hanno trovato una casa comune: Festival Internazionale dell’Economia, Biennale Tecnologia e Biennale Democrazia.

Forte è il desiderio della Città di valorizzare e sostenere lo sforzo nel coinvolgimento delle giovani generazioni, che in questi anni hanno pagato un costo altissimo in termini di limitazione delle occasioni di socialità, di apertura e di crescita ma che allo stesso tempo a esso hanno saputo reagire attraverso nuove forme di attivismo giovanile, rompendo schemi e riappropriandosi del ruolo che spetta loro.

DEMOCRAZIA FUTURA

Rilevante novità dell’ottava edizione di Biennale Democrazia è quindi Democrazia Futura che, nell’ambito di Torino Futura, inaugurerà le sue attività a partire da ottobre 2022, con iniziative formative gratuite rivolte alle scuole di ogni ordine e grado: percorsi formativi dedicati alle scuole secondarie di secondo grado realizzati da Biennale Democrazia in collaborazione con Cifa Onlus; percorsi per le scuole secondarie di primo grado, realizzati da Biennale Democrazia in collaborazione con Iter-Istituzione Torinese per una Educazione Responsabile, Fondazione Casa Teatro Ragazzi e Giovani Onlus; percorsi pensati per le scuole primarie, in collaborazione con Dipartimento Educazione Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e Fondazione Casa Teatro Ragazzi e Giovani Onlus; percorso rivolto alle studentesse e agli studenti dei CPIA-Centri provinciali per l’istruzione degli adulti di Torino e Provincia, a cura dei formatori di Biennale Democrazia, in collaborazione con Polo del ‘900 (per approfondire gli itinerari formativi proposti rimandiamo alla scheda Democrazia Futura in cartella stampa).

Dopo l’interruzione imposta dalla pandemia, inoltre, Democrazia Futura ripropone l’esperienza del campus residenziale che consentirà alle classi provenienti da ogni parte d’Italia di essere ospitate, a Torino nei giorni della manifestazione, con l’accompagnamento e la guida dell’équipe di educatori dell’Associazione Acmos. Per la prima volta l’esperienza residenziale di Biennale Democrazia si realizzerà in uno degli spazi più suggestivi di Torino: grazie alla nuova partnership avviata con Combo, i ragazzi del campus soggiorneranno presso l’antica caserma dei pompieri di Porta Palazzo, trasformandola in un vero e proprio «quartier generale dei giovani».

Biennale Democrazia tornerà ad abitare i luoghi di Torino che più la caratterizzano, tra cui il Teatro Carignano, il Circolo dei lettori, l’Auditorium del grattacielo Intesa Sanpaolo, le OGR – Officine Grandi Riparazioni, il Polo del ‘900, l’Aula Magna della Cavallerizza Reale dell’Università di Torino, l’Aula Magna del Politecnico di Torino.

In virtù dell’esperienza di successo della scorsa edizione, che ha consentito a Biennale Democrazia di raggiungere in maniera più capillare un pubblico di rilievo internazionale, irrinunciabile sarà la trasmissione in diretta streaming di un palinsesto di eventi selezionati sui canali ufficiali della manifestazione, intervallato da interviste, contenuti e approfondimenti curati appositamente da giovani giornalisti.

L’edizione 2023 troverà spazio su tutto il territorio della Città, grazie al coinvolgimento attivo e propositivo delle realtà che lo animano, che saranno sollecitate ad avanzare occasioni di incontro, attività e riflessioni sui temi di Biennale Democrazia, grazie al coordinamento nell’ambito del progetto Circoscrizioni al Centro, alla collaborazione della rete delle Biblioteche civiche torinesi e con Camera di Commercio di Torino attraverso la partnership con la piattaforma Torino Social Impact, l’ecosistema per l’imprenditorialità a impatto sociale, che permetterà di riflettere sulle pratiche di rigenerazione urbana come punto di incontro tra la partecipazione attiva e lo sviluppo economico e sociale

 

CANALI BD

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Nomofobia e Hikikomori

Tra i tanti neologismi che il progresso porta con sé, la nomofobia è forse il meno conosciuto come nome, ma quello che riguarda la maggior parte delle persone.

Deriva da No (negazione) e mobile (smartphone) e da fobia (paura): si tratta della paura di rimanere senza cellulare. E’ una scena ormai rituale quella di giovani che, seduti uno accanto all’altro su una panchina o addirittura al cinema, passano il tempo messaggiando o consultando il cellulare, quando addirittura non si mandano messaggi tra di loro. E che dire dei bambini al ristorante ai quali viene dato un cellulare, così stanno tranquilli e non disturbano i genitori durante il pasto. Il massimo lo si raggiunge quando una coppia, a cena al ristorante, invece di godere del momento di relax e di intimità, magari gustando un cibo particolare, si comporta come se si trattasse di due sconosciuti, ognuno dei quali si fa gli affari suoi con lo smartphone in mano. Possiamo parlare di nomofobia, come di vera e propria dipendenza patologica, quando un soggetto trascorre moltissimo tempo sullo smartphone, verifica di avere sempre la batteria carica, mantiene acceso il telefono 24 ore su 24 e lo porta con sé a letto e, soprattutto, controlla continuamente lo schermo per verificare se siano giunti messaggi, mail, media, ecc. Oltre ai sintomi comportamentali, possono manifestarsi veri e propri sintomi fisici, quali ansia, variazioni del battito cardiaco, sudorazione, dispnea, cefalea, che andrebbero curate rimuovendo ciò che ne causa l’insorgenza e non soltanto alleviando i sintomi. In caso di impossibilità di utilizzo dello smartphone si assiste ad una vera e propria risposta di panico simile a quella esperita con una fobia. Anche la sola idea di perdere il contatto con amici e conoscenti, di non essere rintracciabili e di non poter controllare notizie e profili social, genera un’angoscia profonda e reazioni assimilabili a quelle che caratterizzano le dipendenze e che possono, nel tempo, andare a compromettere la sfera psicologica, sociale, lavorativa o scolastica e individuale. Tra le conseguenze dell’uso eccessivo del cellulare troviamo tensione e insonnia fino ad arrivare ad un deterioramento delle funzioni cognitive. I sintomi ansiosi possono degenerare in disturbi di personalità o far emergere tratti comportamentali patologici, quali il disturbo ossessivo-compulsivo, la depressione, l’ansia sociale. L’uso eccessivo e la dipendenza dal cellulare nei più piccoli, poi, possono causare danni più gravi a partire dalle conseguenze fisiche alla vista, alla postura o legate alla ridotta attività fisica fino a disturbi cognitivi derivanti dalla iperstimolazione continua che genera affaticamento e tendenza all’isolamento sociale.
Per allontanarsi da questo uso eccessivo o dipendenza da smartphone si può agire sia a livello preventivo sia di intervento e cura laddove il disturbo sia ormai strutturato.
A livello preventivo, per bambini e adolescenti, è fondamentale la regolazione e la sorveglianza da parte dei genitori. Inoltre ci si può affidare alle App disponibili per controllare il tempo trascorso sullo smartphone così da bloccarne l’utilizzo una volta superato il limite stabilito. Nei casi più resistenti risulta utile la terapia cognitivo comportamentale che permette di ridurre fino ad eliminare i comportamenti patologici legati all’uso del cellulare mantenendo quelli di un sano utilizzo delle tecnologie. Pare, inoltre, possa avere buoni risultati la terapia della realtà portando il paziente nomofobico a concentrare la propria attenzione su attività che risultino per lui soddisfacenti sulla base dei propri interessi ed inclinazioni e che lo portino a distrarsi dallo smartphone (lettura, cinefilia, bricolage, attività all’aria aperta, ecc). In alcuni casi, e il Giappone è capofila in questo problema, tale abitudine diventa una vera autoreclusione: lo psichiatra giapponese Saito Tamaki ha creato per questa condizione il termine hikikomori; si calcola che in Giappone circa l’1% della popolazione ne sia affetto. Alla paura iniziale di restare senza uno strumento di comunicazione, di aiuto (pensiamo alle mappe satellitari), di soccorso, di servizi vari (banche, prenotazioni, visite virtuali) si aggiunge la volontà di isolarsi quasi totalmente dal mondo circostante, rifiutando contatti col mondo esterno, abbandonando scuola e lavoro, evitando il momento conviviale della cena con i congiunti, rifuggendo qualsiasi contatto sociale
(sport, amici, viaggi, svaghi). Il tempo viene così trascorso al Pc, allo smartphone o ai videogiochi, magari praticando qualche rara attività collaterale (disegno), ma senza abbandonare la casa. Quello che è peggio è che, se venissero privati della connessione, continuerebbero comunque a restare reclusi. Il fenomeno colpisce particolarmente i maschi intorno ai 14-16 anni, dotati di particolare intelligenza e sensibilità. Le cause sembrerebbero riconducibili alla difficoltà, proprio per queste loro peculiarità, di instaurare relazioni affettive e sociali soddisfacenti con i propri coetanei, con colleghi di studio o di lavoro. Spesso a monte di tale comportamento, e della ricerca di clausura, possono esservi episodi di bullismo, di imposizione a conformarsi alla società, di imporre loro l’appartenenza ad un mondo che a loro non interessa o che addirittura li spaventa. In realtà non è chiaro se questa tendenza all’isolamento sociale sia dovuta ad una dipendenza da smartphone o, viceversa, sia una tendenza insita in soggetti che faticano a gestire le pressioni e le richieste della società, per cui abbandonano scuola o lavoro, e trovano nei supporti tecnologici il modo più semplice e apparentemente meno ansiogeno, per trascorrere il tempo. In ogni caso, cosa possiamo fare se un nostro congiunto dovesse trovarsi in questa condizione? Vi sono scuole di pensiero opposte. Alcuni sostengono che forzare la mano sia controproducente; chi è affetto dal problema non va costretto a uscire se non si sente pronto, perché si otterrebbe l’effetto contrario. Quasi mai sarà la vittima a chiedere l’aiuto di uno psicologo o di uno psicoterapeuta, al quale spetterà il compito arduo di entrare in contatto con ragazzi che non vogliono essere contattati. Altri, invece, ritengono che sia necessario, con tempi molto soggettivi e che dipendono non soltanto dal carattere della vittima ma dalla gravità del problema, instaurare un condizionamento avversivo verso quello stile di vita, magari proponendo qualcosa che sicuramente incontri l’interesse della vittima. Ci sentiamo, in ogni caso, di dare un consiglio ai genitori (o a chi per essi) poiché è più semplice e efficace agire a livello preventivo piuttosto che cambiare un comportamento disfunzionale ormai interiorizzato. È importante osservare sempre il comportamento dei propri figli così da poter chiedere consiglio ed eventualmente intervenire alle prime avvisaglie di un cambiamento che possa rivelarsi pericoloso. È buona norma ridurre al minimo indispensabile, rispettando rigorosamente i tempi dettati dal buonsenso, l’uso dello smartphone per distrarre i bambini, così da potersi dedicare alle proprie incombenze o concedersi momenti di relax. Quella che sembra una buona soluzione sul momento, può rivelarsi nel tempo deleteria e portare con sé una sequela di disturbi fisici e di personalità decisamente più difficili da gestire o sradicare rispetto a qualche rinuncia e tempo in più (seppur faticoso) dedicato a creare una personalità ben integrata nella società, grazie a rapporti equilibrati e soddisfacenti a partire dall’ambiente familiare.
Non vi hanno chiesto loro di essere messi al mondo; accogliamoli in un mondo umano.

Sergio Motta
Cristiana Francesia

A Venaria la magìa fa sold out

Più di 20.000 le presenze totali raggiunte fra tutti gli eventi diffusi della XX edizione

Per la prima volta Masters Of Magic è diventato un festival diffuso 

Oltre 12 mila visitatori alla Reggia di Venaria 

4 sold out e 6000 spettatori al Teatro Alfieri 

1800 maghi provenienti da tutto il mondo alla Convention del Mastio della Cittadella

 

 

Grande successo per la magia alla Reggia di Venaria che ha superato le aspettative con oltre 12.000 visitatori fra tantissime famiglie e bambini immersi nei giardini delle rose in fiore per assistere, dal 2 al 5 giugno, a una sfida all’ultima “bacchetta magica” che ha decretato la vittoria di Kamimaro come Campione del Mondo di Street Magic.

 

Il pubblico ha avuto l’occasione di ammirare gli spettacoli più straordinari e scoprire i più grandi talenti della street magic, fra i segreti di nuove illusioni e i personaggi che hanno sfidato le più severe leggi della natura, attraverso il racconto del gioco e della magia, fra mille diverse emozioni immerse nell’immensa bellezza del Patrimonio Unesco della Reggia.

Ogni giorno, grandi e piccini hanno inoltre potuto raggiungere il Magic Corner e godersi l’emozione di un prestigio one-to-one, oltre a mettere alla prova le proprie capacità visitando il Museo delle Illusioni Ottiche in compagnia del Mago Fax.

Uno spazio a cielo aperto e interattivo dove toccare con mano la più grande collezione del mondo di illusioni ottiche, andare alla scoperta di affascinanti segreti sul funzionamento della nostra mente e scattare splendide foto.

Infine, i più giovani hanno potuto sperimentare anche l’arte del riciclo in maniera originale partecipando alla Eco Magic School. Insieme ai maestri di Masters of Magic hanno imparato a riutilizzare il materiale da recuperare per costruire un trucco di magia e metterlo in scena. Un’esperienza divertente e formativa all’insegna della magia e della sostenibilità!

 

Fra il pubblico la giuria ufficiale ha potuto quindi finalmente votare la finalissima che si è tenuta domenica 5 giugno, alle ore 18, nella Corte d’Onore della Reggia. 

Fra i vincitori sul podio al seguito di Kamimaro dal Giappone, classificato Campione del Mondo di Street Magic 2022, troviamo il secondo classificato, illusionista e attore, Lo Stramagante e al terzo posto il già Campione del Mondo nel 2015, Flip il Magamondo. Seguono l’esilarante Mister Bang e dalla Spagna Paxti, rispettivamente al quarto e quinto posto.

 

Il gioco nelle sue varie manifestazioni è stato il filo conduttore della proposta culturale articolata in un calendario di attività realizzate ad hoc, tra cui spiccano i Campionati Mondiali di Street Magic. Al tema del gioco sono infatti dedicate le mostre e le attività culturali della Reggia di Venaria nel 2022.

 

Per la prima volta Masters Of Magic è diventato un festival diffuso che ha totalizzato 22.500 presenze nelle tre location della XX edizione, sparse fra Mastio Della Cittadella in occasione della Convention grazie a 1800 maghi provenienti da 30 regioni del mondo.

La XX edizione ha fatto anche il pieno di sold out per tutti i 4 spettacoli del Gran Gala Show pari a 6000 spettatori, in scena al Teatro Alfieri il 28 e il 29 maggio. Si è rivelata una chiusura in bellezza la Reggia di Venaria dove si è decretato anche il Campione mondiale di Street Magic con 5000 ingressi al giorno, dal 2 al 5 giugno.

 

Gli appuntamenti della magia a Torino proseguono, dal 10 al 12 giugno, con la Magic School ospite di Torino Comics. Questa XX edizione del Masters of Magic World Tour 2022 ha infatti voluto attivare fortemente una collaborazione speciale con Torino Comics, il cui tema è appunto la magia, con “We believe in magic” in programma al Lingotto Fiere.

Maestri di Masters of Magic saranno presenti con una vera e propria Magic School ispirata a Harry Potter, a cui possono iscriversi e partecipare appassionati di ogni età. Un evento unico e assolutamente speciale nel suo genere, dove Masters of Magic allestirà tantissime attività, fra lezioni di magia ed animazioni che si terranno per l’occasione nella tre giorni di evento, che vedrà la partecipazione di Walter Rolfo, Presidente e fondatore di Masters of Magic. (https://torinocomics.com/)

 

Un’edizione davvero speciale per il ventesimo anno del più importante evento di magia al mondo che è tornato finalmente dal vivo a Torino, con oltre 100 ore di magia no-stop totalmente live.

 

Masters of Magic World Tour 2022 è realizzato anche grazie al supporto di Regione PiemonteCittà di TorinoCamera di commercio di TorinoTurismo Torino e Provincia, e gli sponsor IREN e Queencar.

 

WALTER ROLFO

PRODUTTORE E DIRETTORE ARTISTICO

Ingegnere, coach ed esperto in processi percettivi. Professore all’Università di Torino e al Politecnico di Torino, è stato relatore al TedxRoma e speaker al WIRED Next Fest. È uno dei più importanti studiosi di psicologia applicata alla ricerca della felicità oltre ad essere uno dei massimi esperti al mondo di illusionismo. Autore, conduttore e produttore televisivo per Rai, Mediaset e Sky con più di mille trasmissioni all’attivo. È fondatore e CEO di Masters of Magic, multinazionale worldwide leader per eventi live e tv legati alla magia. Ha ricevuto numerosi e importanti premi internazionali e detiene 5 Guinness World Records legati alla magia. È l’autore del best-seller L’arte di realizzare l’impossibile edito da Sperling&Kupfer. Da anni insegna le strategie di felicità per supportare le aziende e i loro leader, nel raggiungimento degli obiettivi strategici, attraverso la creazione di squadre efficienti, motivate e felici. È consulente di varie multinazionali.

 

 

 

ALESSANDRO MARRAZZO

REGISTA E SHOW DESIGNER

Alessandro Marrazzo è regista, scenografo, show designer, lighting designer, sceneggiatore ed autore televisivo. È una delle grandi eccellenze nazionali: ha portato il genio creativo italiano nel mondo, ideando film, musical, grandi recital comici, opere liriche e pièces teatrali di notevole spessore e rinomanza. Il suo percorso formativo lo ha fatto diventare uno degli scenografi cinematografici più importanti del panorama internazionale (vincitore nel 2006 del premio come miglior scenografo ASC CINECITTÀ STUDIOS CHIOMA DI BERENICE). Regista di spot pubblicitari e di trasmissioni per le principali reti televisive nazionali (RAI e MEDIASET) ed europee. L’originalità del suo approccio, unico al mondo, che consiste nel creare e dirigere opere nella loro globalità, e la sua eccellente poliedricità, lo portano ad essere uno degli show-designer più ambiti e ricercati, in tutti gli ambiti dello spettacolo.

Sito ufficiale: www.alessandromarrazzo.com

 

 

Morena Stories. Luoghi da raccontare

Oltre il tempo e l’immaginazione, le storie del territorio dell’“Anfiteatro Morenico”, ad un passo da Ivrea

Dal 5 al 17 luglio

Ivrea (Torino)

Ideato e sviluppato da “TO LOCALS (APOLIDE Festival)”, “Morena Ovest”, “Compagnia Tecnologia Filosofica (Morenica NET)”, “Fondazione di Comunità del Canavese”, “Associazione Liberi di Scegliere (La grande invasione)”, il “Castello Ducale di Agliè” e “IVREATRONIC”, prende il via domenica prossima 5 giugno “Morena Stories”, il nuovo progetto di turismo culturale in cui le storie originali e sconosciute del territorio diventano protagoniste dei percorsi di visita. Fino al 17 luglioogni domenica sono in programma trekking guidati, visite e performance artistiche accessibili a tutti, alla scoperta di sette cittadine dell’“Anfiteatro Morenico” di Ivrea: AglièSan MartinoSan GiorgioBairoCastellamonteTorre Canavese e Vialfré. Dicono gli organizzatori: “Il progetto rappresenta una nuova modalità di vivere il turismo, adatto ai visitatori alla ricerca di itinerari insoliti al di fuori dei percorsi già noti e ai semplici curiosi che vogliono approfondire la storia del territorio:ogni appuntamento di Morena Stories è un momento unico, non solo una visita, ma una vera e propria esperienza di conoscenza”. Protagonisti saranno i luoghi e le loro storie, che emergeranno dal racconto delle guide e degli artisti: ad Aglié (in apertura, domenica 5 giugno) l’ex stabilimento “Olivetti”, dove veniva prodottala mitica “Lettera 22”, la macchina da scrivere che ha segnato l’identità italiana; il canale di Caluso di Bairo, reso ancora più suggestivo dalla visita nelle prime ore del mattino; a Castellamonte lo scaricatore e la vecchia stazione ferroviaria, dove partivano i treni carichi di ceramica, famosa in tutto il mondo; “Cortereggio” a San Giorgio, luogo di nascita di Antonio Michela Zucco (inventore della “Michela”, la macchina per la stenografia a tasti che rivoluzionò il sistema di scrittura veloce e che vediamo spesso utilizzata in Parlamento) e territorio della coltivazione della “Piattella” bianca (presidio “Slow Food”); il “Santuario della SS. Trinità” a San Martino;la chiesa di “San Giacomo” e “Casa dell’Eremita” a TorreCanavese e lo storico “Carnevale” di Vialfrè“Ogni itinerario – si sottolinea – nasce da una storia reale, frutto di un lavoro di incontro con gli abitanti del territorio, i cui racconti sono stati raccolti e successivamente rielaborati in una serie di residenze artistiche per l’ideazione delle performance”.

 

 Le storie saranno raccontate con tanti linguaggi, i più diversi, come la musica, con pezzi originali scritti appositamente per ogni luogo da Enea Pascal di “IVREATRONIC”,  le performance teatrali, con la “Compagnia Tecnologia Filosofica” e la drammaturgia originale realizzata da Stefano Pandolfini. I percorsi di “Morena Stories”, inoltre, sono strutturati in più momenti: la passeggiata immersi nella natura in compagnia di guide professioniste, che permetteranno di scoprire il territorio e la storia del luogo della settimana; l’arrivo nel luogo della “Stories”, accolti da un assaggio di snack del territorio; la performance site specific. Si può scegliere di partecipare a tutti i momenti o assistere solo alla performance.

Il progetto proseguirà in autunno, con la posa di “QRcode” che permetteranno l’accesso ai file podcast delle visite.

BIGLIETTI:

Passeggiata +performance: 10Euro

Performance: 5Euro

Gratuito per i bambini fino ai 14 anni, i residenti del comune di Vialfrè  e le persone che hanno raccontato la loro storia sul “Carnevale”

Nel biglietto passeggiata +performance è compreso un assaggio di vino e snack del territorio

Nel biglietto performance l’assaggio non è compreso.

È necessaria la prenotazione. Per ulteriori info su programmi, date e orari: tel.339/8201037 o www.tolocals.com/morena-stories o morenastories@tolocals.com

g.m.

Credit Foto: Alessandro Aimonetto

I misteri dello Stivale dalle trame al petrolio assassino

NELLA PENNA DI MARCO DELPINO

 

Le trame d’Italia non sono una novità. Particolarmente negli ultimi anni c’è chi grida ormai costantemente al complotto. Se poi i complotti siano reali o frutto di fantasie fervide o malate lo dirà la storia. Una cosa, però, è certa: se si prende in considerazione non il ieri ma l’altro ieri, si scoprirà che la storia dell’ultimo cinquantennio, tanto per non andare troppo indietro è ricca di punti oscuri, di morti strane o inspiegate di personaggi di alto rango e anche di portata inferiore o media.

Su questi argomenti Mario Delpino, giornalista, saggista e storico ligure (vive ed opera a Santa Margherita Ligure, dove è nato) ha dedicato un libro scritto a quattro mani con Vittorio Dal Piano, italiano nato ‘alla fine del mondo’ (in Cile), già dipendente del ministero dell’Interno, ‘Trame d’Italia’, uscito nel 2015, poi ristampato, per i tipi delle Edizioni Tigulliana. In questo libro, che si legge come un giallo avvincente, ma che un giallo non è, vengono presi in esame 5 casi che hanno segnato la storia recente del nostro Paese: la morte del presidente dell’Eni, Enrico Mattei (di cui quest’anno, il 27 ottobre, ricorrono i 60 anni della tragica scomparsa), il ‘Piano Solo’ che vide protagonista il generale comandante dei carabinieri Giovanni de Lorenzo, toccando anche la figura del presidente della Repubblica Antonio Segni (ma il figlio Mariotto Segni in un libro uscito lo scorso anno ha definito la vicenda del golpe ‘la madre di tutte le fake news’), la fine del cammino terreno del banchiere dagli occhi di ghiaccio Roberto Calvi, trovato appeso nel giugno 1982 sotto il ‘Ponte dei Frati Neri’ sul Tamigi, andando poi a scavare nella vicenda dell’assassinio del prefetto di Palermo, Carlo Alberto Dalla Chiesa e della giovane moglie Emanuela Setti Carraro per arrivare infine alla stranissima ‘onda anomala’ che colpì l’ex ministro democristiano Toni Bisaglia domenica 24 giugno 1984, cui seguì quella del fratello, sacerdote, Don Mario, sempre per annegamento. E sullo sfondo dei  vari eventi si stagliano storie di potere, a livelli non concepibili da chi vive un’esistenza normale, tra la loggia P2 ed il petrolio.

E proprio il petrolio è, secondo l’analisi di Delpino, il motore di tutte queste vicende occulte e di tante morti strane.

L’autore, questa volta da solo, ha pubblicato, sempre per le Edizioni Tigulliana, un secondo libro che ha comunque un collegamento con il primo, anzi con quella che potrebbe essere ‘la madre di tutte le trame’, la morte di Enrico Mattei. In ‘Petrolio Assassino’, freschissimo di stampa (maggio 2022), l’autore vede un filo rosso che collega le morti di Mattei, Mauro De Mauro, Pier Paolo Pasolini e Rino Gaetano. Anche questo testo, che si snoda per 78 agilissime pagine, si legge in continuità, ma quel che è più apprezzabile è che il libro – sia pure in un percorso breve – può essere spunto per tante riflessioni, ricco come è di dati e di collegamenti. E in questo Marco Delpino ha saputo suggellare la sua opera letteraria con vera maestri.

 

Massimo Iaretti

 

 

Otto talenti per ampliare il team Rinnovabili Iren

“Iren Renewables Contest @PoliTO”

Il contest ha visto inoltre la premiazione del miglior progetto dedicato alla realizzazione di un impianto agrivoltaico

Si è concluso “Iren Renwables Contest @PoliTO”, l’iniziativa realizzata da Iren, in collaborazione con il Career Service dell’ateneo torinese, con l’obiettivo di individuare nuovi talenti da inserire nel team Rinnovabili del Gruppo.
Sono infatti otto i partecipanti che sono stati invitati per un colloquio per un possibile inserimento lavorativo. Il contest è stata inoltre l’occasione per coinvolgere giovani ingegneri e sfidarli a proporre soluzioni innovative sulle energie rinnovabili.
Il progetto si è sviluppato come una vera e propria competizione, che ha visto i patercipanti suddivisi in team multidisciplinari: a vincere è stata la proposta per la costruzione di un innovativo impianto agrivoltaico in Emilia, presentato da uno dei sei team finalisti. A essere premiati, alla fine della giornata conclusiva del contest, sono stati gli studenti del Politecnico Ahmed Zeir, Simone Martino, Matteo Chiummarulo e Alessandro Carrieri.
Tutti i gruppi di lavoro sono stati supportati durante tutta la durata dell’iniziativa da specialisti Iren, e hanno avuto la possibilità di confrontarsi su tematiche di grande attualità e di conoscere più da vicino il Gruppo Iren e il suo impegno per lo sviluppo delle rinnovabili. Nel corso del contest sono intervenuti il Rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco, l’amministratore delegato di Iren Energia, Giuseppe Bergesio, e la Responsabile Personale Iren, Chiara Cervini.

“Iren Renewables Contest” rientra nell’ambito delle azioni che Iren sta mettendo in campo per realizzare l’ambizioso piano di investimenti previsto dal Piano Industriale al 2030, che vede un focus importante sulla transizione energetica e in particolare sulle energie rinnovabili, con l’obiettivo di raggiungere i 2,2 GW di nuova capacità rinnovabile installata, oltre a un significativo piano di assunzioni, con 7000 nuovi ingressi nel Gruppo previsti in arco piano, di cui oltre 800 nel 2022.

La sindrome di Dorian Gray

L’eccessiva preoccupazione di invecchiare può essere patologica e trasformarsi in un disturbo particolare: la sindrome di Dorian Gray

La sindrome di Dorian Gray si sviluppa in persone caratterizzate dall’essere eccessivamente preoccupate per il loro aspetto e, contestualmente, prive di eccessive difese nello scoprire in se stessi modificazioni strutturali e estetiche comuni a tutte le persone che raggiungono la condizione tipica della vecchiaia.

È stata descritta per la prima volta nel 2000 dal dottor B. Brosig della Justus Liebig University (Giessen, Germania), specialista in Psicoterapia e Psicodinamica che, nel definire tale sindrome, si è ispirato al celebre romanzo scritto da Oscar Wilde nel 1890, in cui si narra di un giovane che, avendo modo di ammirare il proprio aspetto in un ritratto realizzato magistralmente, prova l’intenso e struggente desiderio di non invecchiare, di restare giovane per l’eternità, volendo che la degenerazione senile riguardi la figura abilmente disegnata sulla tela e non più lui che, in virtù di tale artifizio, potrà rimanere giovane per sempre.

Il rammarico di essere costretti a invecchiare, la perdita della freschezza e della tonicità muscolare giovanile, è comune alla maggior parte delle persone ed è anche comprensibile; si tratta di un decadimento ineluttabile che, con il trascorrere del tempo, tende a manifestarsi sempre più con maggiore evidenza e contro cui, purtroppo, non si possono opporre se non che pochi provvedimenti.

Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza“; il noto verso di Lorenzo il Magnifico, scritto nel 1490, descrive con mirabile sintesi, il disagio provato da sempre in tutte le generazioni, e invita con eleganza a non cadere in depressione per la decadente trasformazione del nostro misero corpo terreno.

Quando la preoccupazione diviene eccessiva, i medici parlano di Dismorfofobia, noto disturbo identificato con la sigla BDD (Body dysmorphic disorder), rappresentato da una preoccupazione significativa e insolita per qualche difetto percepito nelle proprie caratteristiche fisiche, siano queste reali o immaginarie.

I pazienti affetti dalla sindrome di Dorian Gray sono ossessionati dal voler mantenere il più giovanile possibile il loro aspetto e, sovente, assumono atteggiamenti tipici delle generazioni più giovani, cercando di assimilarsi a queste, comportandosi e vestendosi di conseguenza e in tale modo rallentano di molto la loro crescita emotiva continuando a comportarsi quasi come degli adolescenti.

Un aspetto da non sottovalutare in questa sindrome è che i pazienti, per ostacolare il processo d’invecchiamento, possono commettere azioni in grado di risultare pericolose per la loro salute, dedicando una gran parte del tempo alla ricerca che spazia dai più svariati prodotti cosmetici fino alla ricerca di specialisti di chirurgia plastica capaci di rimodellare il loro fisico e, in particolare, il volto, in modo da poter recuperare la bellezza ormai sfiorita. Tipico è l’abuso dell’utilizzo di Botox che, specie se somministrato da persone inesperte consultate per lo più con la speranza di risparmiare, possono avere effetti devastanti.

Il problema di fondo di questa sindrome è il rifiuto di se stessi; una persona con questa sindrome non può accettarsi così com’è; è un paziente in grado di accettarsi solo costringendosi ad essere ciò che la società vuole che sia, o meglio è un individuo che pensa di non essere all’altezza di ciò che la società richiede alla sua figura, non rispondente secondo la propria visione distorta, ad una condizione ottimale di bellezza.

E’ ben radicato nella sua mente il concetto che la propria forma del corpo o del viso siano fattori decisivi per il proprio progetto di vita. Nella nostra società, purtroppo, questo può essere vero in parte. Lo sviluppo della superficialità è responsabile del fatto che sempre più aziende utilizzano queste variabili come elementi di accettazione o promozione professionale.

Indubbiamente vi è in questi soggetti una buona dose di narcisismo; il narcisista è una persona ossessionata da ss stesso, che presta pochissima attenzione agli altri: lui o lei deve essere ammirato, sempre.

Il narcisista esagera le sue conquiste e le sue capacità, è ossessionato dal potere, si sente attaccato se non è ammirato, reagisce in modo esagerato se viene criticato, può trasformarsi in una persona presuntuosa e superba.

Per nostra sfortuna la società in cui ci troviamo a vivere è vittima di una certa superficialità, derivante dall’ossessione imposta in particolare da alcuni spot pubblicitari, che tentano di imporre modelli in cui vengono sottolineati per lo più solo meriti esteriori, derivanti dalla bellezza e da un malinteso senso del successo, inteso come accumulazione di ricchezza e beni personali. E, forse, potrebbe essere possibile che buona parte dei disagi delle nostre società dipendano proprio da questo modo di approcciare il mondo da parte di persone, molte delle quali inconsciamente affette dalla sindrome di Dorian Grey, che soffrono di un narcisismo patologico, in accordo con la tesi del drammaturgo e premio Nobel T.S. Elliot il quale sosteneva che “la maggior parte dei problemi del mondo sono dovuti a persone che vogliono essere importanti”. In altre parole, narcisisti.

Rodolfo Alessandro Neri

Già vent’anni fa si scappava da Barriera di Milano: oggi la misura è colma

Chi ha reso possibile questo scempio in Barriera di Milano almeno non dorma sonni tranquilli. Decenni di incuria e sciatteria.  Chi ha potuto, come il sottoscritto, vent anni fa è scappato.

 Non c’era altra cosa da fare. Quando denunciavi che sarebbe finita così ti prendevano pure in giro. Giocavi allo sfascio ed eri pure considerato un razzista perché  quelli ti davano fastidio. Ora? Sfascio completo.  Chi ci vive ci vive male, malissimo.  E chi si stupisce del machete usato dal giovane che rincorre, probabilmente per questioni di droga, è chiaramente in malafede.  Tutto, ma proprio tutto é stato scritto in questi ultimi trent anni. Ora le solite ed inutili parole stantie di condanna e di impegno di un intervento che non avverrà mai. Che tristezza e soprattutto che rabbia. Potrebbe non essere un problema mio.  Sono anni che non ci vivo.  Ma ci sono nato.  E a vent’anni mai e poi mai avrei immaginato che cosa sarebbe diventata la Barriera di Milano. La rabbia continua per gli amici che sono rimasti, con la convinzione che non sarebbe successo ciò che è avvenuto.  La Barriera è diventata uno dei punti di spaccio più grandi d’Europa. La stragrande maggioranza dei reati non vengono più denunciati. Cresce delinquenza e povertà.  La stessa polizia ammette: da soli non ce la facciamo più.  Ci vuole l’intervento dell’Esercito. Ovvio, no? Eppure sembra che per qualcuno non sia ovvio.  Sono almeno 5 anni , di fronte a questa disperazione che urlo, che urliamo: ci vuole l’esercito affinché lo Stato italiano si riappropri del territorio.  Almeno bisogna tentarci. E’ la panacea di tutti quei mali ? Forse no, ma hanno il dovere di tentarci.  Altra cosa che mi dà decisamente fastidio è il doversi schermire nel fare simili proposte.  E  sembra che una parte dei residenti siano contrari. E chi è questa esigua parte? Chi ha fatto o sta ancora facendo politica a sinistra: e lo dico da uomo di sinistra. La lingua batte dove in dente duole.  Diciamocelo francamente. Perché sono loro i maggiori responsabili.  I pentastellati? Come fare impacchi su una gamba di legno.  Totalmente inutili.  Ricapitolando: colpa degli extracomunitari? Assolutamente no.  Colpa della totale e trentennale assenza dello Stato. Ed è proprio ciò che rappresenterebbe l’intervento dell’ Esercito. 24 ore su ventiquattro. Con telecamere diffuse e insieme ai presidi fissi, ronde, ronde e ronde ancora.  Stato di polizia? E allora? Si, sicuramente a mali estremi rimedi estremi. Se poi preferite il machete ditelo.  Anche su questo ci sapremo regolare.  E’ che non lo dite. Continuate nel fare discorsi fumosi. Discorsi che ” fanno fine e non impegnano “. Povera Barriera di Milano.  Ti hanno trattato da schifo. E l’altra cosa in cui siamo stufi è sperare.  Ma una cosa non faremo mai : tacere , finche’ avremo un filo di voce urleremo. Qualcosa di positivo, anche in Barriera, dovrà pure avvenire.
Patrizio Tosetto