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Quando calerà il fumo creato da Salvini su migranti e sicurezza e si faranno i conti sulla politica economica del governo e sulle sue scelte fondamentali ( come le grandi opere e il reddito di cittadinanza ), la Lega rischierà di pagare un conto salato al suo elettorato di riferimento: piccoli imprenditori, artigiani , commercianti, imprese agricole , lavoro autonomo. E a Torino e in Piemonte più che altrove. Ne è un esempio il dibattito sul Tav Torino-Lione, che vede tutte le categorie produttive, dalle Unioni industriali, alle associazioni di commercianti , artigiani e professionisti schierate a favore dell’opera che il governo sta osteggiando: con in testa il Movimento 5 stelle ma l’acquiescenza della Lega. La Lega incassa il sì del governo per opere sicuramente meno strategiche in Lombardia e Veneto, ma abbandona il Piemonte dove pur ha preso molti consensi alle ultime elezioni del 4 marzo scorso ( oltre il 19% alla Camera e il 22 % per cento al Senato). Fra l’altro , questo dimostra quando poco contino ,anche in questo caso , le dirigenze politiche torinesi e piemontesi di tutti i partiti, sindaco 5 stelle compresa che è spesso inascoltata dal suo stesso partito o costretta ad allinearsi. Sul treno ad alta velocità Torino-Lione c’è una surreale opposizione che , camuffandosi da ecologista, favorisce il trasporto su gomma e l’autostrada, il trasporto aereo ( che pure dicono gli stessi riversa ad ogni volo tonnellate di kerosene nell’aria), rispetto a un mezzo meno inquinante come il treno.
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Il tutto condito da calcoli inattendibili su costi-benefici dell’opera, perchè si sa che le merci e le persone viaggiano dove è più comodo e veloce ed oggi non lo è certo la vecchia galleria ferroviaria voluta da Cavour. Diverso sarebbe se ci fosse un veloce ed efficiente trasporto ferroviario che collegasse l’Italia con l‘Europa occidentale. Semmai i dati , che indicano la difficoltà di crescita dei passaggi, ci dicono esattamente il contrario: che c’è bisogno di ammodernare questo corridoio diventato obsoleto o meno conveniente. Ma il Tav paga anche un altro dazio: il bisogno di tagliare investimenti a favore di una politica assistenzialista, che ha come perno il cosiddetto reddito di cittadinanza, a scapito di una politica di rilancio economico. Come si dice: non si può aver la botte piena e la moglie ubriaca . Anche in questo caso la Lega piega la testa rinnegando quello che era il fulcro della sua proposta politica: la flat tax, un taglio delle tasse significativo e generalizzato per far ripartire l’economia. Mentre in Piemonte è la “decrescita felice” , si dà il via libera al Tap nel Sud d’Italia, pur con qualche locale protesta, investendo nelle regioni dove i 5 stelle hanno raccolto più consensi.
(foto: il Torinese)