Sempre più camion al traforo del Frejus

I dati Aiscat smentiscono l’analisi costi benefici sul Tav

Forse l’argomento principale dei No Tav è che il traffico commerciale attraverso il Frejus è in calo. Ma i dati , quelli veri, non lo confermano . A dircelo è l’Aiscat, l’associazione che riunisce i gestori autostradali e dei trafori presieduta dal piemontese Fabrizio Palenzona. E il record di aumento di del traffico pesante spetta proprio, l’anno scorso, alla Torino-Bardonecchia e al traforo del Frejus;+ 6,6% . Ecco i dati per le altre tratte autostradali : + 4,5% sulla Asti-Cuneo; + 3,6% sulla Torino-Ivrea-Quincinetto, Ivrea-Santhià e sul sistema tangenziale torinese; + 3,2% sulla Torino-Milano ; +2% sulla Torino-Savona; +1,9% sulla Quincinetto-Aosta e sul raccordo del Gran San Bernardo;+ 1% sulla Torino-Piacenza. Nel 2018, le autostrade piemontesi hanno registrato 1,745 miliardi di veicoli-km, ancora il 2,44% in più rispetto al 2017. Così, il traffico di camion e tir sulle autostradale della regione, la cui rete è di quasi 700 chilometri sui 5.761 dell’intera Penisola, è risultato pari all’8,9% nazionale. Dunque il traffico dei veicoli pesanti è in aumento e non di poco , con conseguente aumento dell’inquinamento dovuto a scarichi e polveri sottili sollevate dal passaggio di mezzi commerciali e autovetture. Il trasferimento di una parte di questo traffico su ferrovia avrebbe indubbi vantaggi ambientali, ma perché questo avvenga occorrono ferrovie e trafori in grado di sopportare più traffico e farlo passare più velocemente, dicono gli operatori del settore. Cioè occorre il Tav , appunto con una galleria moderna , meno in pendenza e più larga in grado di far passare più merci. Ma perché la cosiddetta analisi osti benefici diceva il contrario? Al prof Ponti l’ardua risposta.
 

Ibis