SANITA’- Pagina 9

Angelone nuovo direttore sanitario della Città della Salute

Il Commissario della Città della Salute e della Scienza di Torino Giovanni La Valle ha confermato Valter Alpe quale Direttore amministrativo.

Ha nominato  Lorenzo Angelone nuovo Direttore sanitario aziendale, che prenderà servizio a partire da lunedì 6 aprile 2020. Il dottor Angelone è attualmente il Direttore di Distretto Area Metropolitana Sud dell’Asl To3 ed in precedenza é stato Direttore dei Distretti di Val Chisone / Germanasca e Val Pellice.

Un infermiere scrive al Ministro Speranza

Nursing Up: “La vergogna degli infermieri usa e getta. L’Unità di Crisi propone assunzioni a tempo determinato di sei mesi”

Riceviamo e pubblichiamo / Il  sindacato degli Infermieri Italiani e delle professioni sanitarie, della Lombardia e del Piemonte rende pubblica la lettera invita al ministro Speranza da parte di un professionista iscritto per dare voce allo scontento degli infermieri specializzati che sarebbero disponibili e pronti all’arruolamento se messi nelle giuste condizioni.

“Ci aspettavamo misure più coraggiose da parte della politica in questo momento di grave emergenza sanitaria. Invece gli unici coraggiosi e che stanno rischiando la vita sono le donne e gli uomini in trincea contro il Coronavirus. Fuori si susseguono sterili proclami alternati a scellerate prese di posizione tra Regioni e Protezione civile. Gli infermieri degli ospedali e tutti i professionisti a vari livelli impegnati nelle corsie lanciano l’ennesimo disperato grido d’allarme. Assumete personale per darci il cambio, siamo stremati e traumatizzati. Abbiamo fatto l’impossibile ma andare avanti così, a ranghi ridotti, si rivelerà una scelta dolosa e colpevole. Stiamo raccogliendo i colleghi caduti e temiamo di essere veicolo del contagio per le nostre famiglie. C’è bisogno di intervenire con una norma ad hoc che liberi immediatamente i colleghi disponibili: non c’è tempo da perdere, è una corsa verso il precipizio. Avete il dovere morale di non restare a guardare pensando che questa epidemia finisca. Un’intera categoria non può pagare il prezzo delle carenze strutturali del nostro SSN. Basta proclami: una classe politica degna di questo nome prende atto del fallimento e inverte la rotta per salvaguardare la salute pubblica”. Così i segretari regionali Nursing Up Claudio Delli Carri (Piemonte) e Angelo Macchia (Lombardia) sul reclutamento di personale.

“I problemi più gravi – proseguono – sono la carenza di infermieri, lo scarso materiale per lavorare in sicurezza (i DPI) e i tamponi al personale che vengono somministrati tardivamente, ma ancora non registriamo una reale mobilitazione di risorse e mezzi. Perché non vengono fatte assunzioni vere? Se è vero che abbiamo capito tutti che senza personale si precipita nel baratro, come mai le Regioni continuano a proporre soluzioni a termine? La situazione è grave e ci vogliono decisioni serie. Lo ribadiamo ancora una volta: salvate i soldati ancora in piedi”.

Qui di seguito il testo integrale della lettera inviata al Ministro Speranza:

Buongiorno ministro Speranza, Le chiedo venia se questa lettera le toglierà più tempo del dovuto.

Mi chiamo Davide Vecchio, sono uno dei diversi infermieri idonei presenti nelle graduatorie a tempo indeterminato piemontesi, per essere preciso in quella di Alessandria.

In questi giorni non c’è stato evento, intervista e/o citazione da parte di tutta Italia che non abbia encomiato il sacrificio che la nostra categoria sta perpetrando per il bene comune; per la prima volta da quando sono infermiere mi sono finalmente sentito appagato per il riconoscimento attribuitoci.

Pieno di entusiasmo, essendo in graduatoria, non aspettavo altro che giungesse il mio turno per entrare nei ranghi e fornire le mie competenze.

Glielo giuro ieri l’altro (giovedì 12 marzo) mi sono sentito svilito dal comportamento tenuto nei nostri confronti come non accadeva da tanto tempo ed avendo riunito più di mille colleghi e tenendo con loro una comunicazione in tempo reale posso dirle senza problemi che questo smarrimento è stato diffuso tra tutti noi.

Ieri l’unita di crisi piemontese, mi lasci passare il termine, ha assaltato la nostra graduatoria. Ha iniziato dal primo non ancora chiamato e nel giro di un pomeriggio ha contattato tutti noi, terminando la graduatoria, proponendo un contratto di sei mesi “eventualmente prorogabile” e richiedendoci la disponibilità immediata.

Noi abbiamo delle famiglie, delle spese e degli obblighi da rispettare, ma soprattutto abbiamo una dignità professionale.

Avete detto tutti che l’Italia ha bisogno di un maggior numero di infermieri, noi ieri eravamo tutti pronti per ricevere le pec o le chiamate per il conferimento del tempo indeterminato e metterci a disposizione anche, in molti casi, accettando offerte esterne al bando, assumendoci tutti gli onori e gli oneri che la nostra scelta ci avrebbe portato, ma la realtà è stata amara: abbiamo ricevuto un’offerta di sei mesi.

Siamo degli infermieri usa e getta sostanzialmente, non importa se entrando nella graduatoria abbiamo dimostrato competenze e preparazione, non importa se la nostra professione ha richiesto anni di studio e sacrifici. Noi siamo come le mascherine: monouso.

Ministro, io non pretendo tappeti dorati, encomi e parate. Richiedo, e anche in modo umile, il diritto di poter aiutare la mia patria potendo con i miei sforzi mantenere la mia famiglia.

Io non so se lei ha famiglia, se è sposato o no, se ha dei figli, ma si immedesimi nei nostri panni, anche se per amor di patria sarebbe disposto a fare qualunque sacrificio, lascerebbe un posto indeterminato per accettare un determinato forse prorogabile?

Io non so a quanti colleghi l’unità di crisi abbia conferito l’incarico in questo modo, ma le garantisco che se la proposta fosse stata più dignitosa avrebbe trovato più persone di quelle necessarie.

 

Cordialmente,

uno dei tanti infermieri usa e getta

Davide Vecchio

Interventi sospesi tranne quelli urgenti. Terza vittima in Piemonte

Il comunicato della Regione Piemonte, venerdì 6 marzo, ore  9,30

CORONAVIRUS PIEMONTE, SALGONO A TRE I DECESSI, IN TOTALE I CASI PROBABILI SONO 135, DUE CONIUGI POSITIVI ALLE MOLINETTE

UN SECONDO DECESSO A NOVI LIGURE

È mancata nella notte a Novi Ligure una donna di 81 anni, affetta da pluripatologie e risultata positiva del test del Covid 19, ricoverata da qualche giorno presso il Pronto soccorso del nosocomio, dove si era presentata con sintomi influenzali e tenuta in osservazione. Il suo quadro clinico è peggiorato improvvisamente ed è deceduta nella fase di trasferimento in rianimazione. Sale quindi a tre il numero delle persone decedute in Piemonte, con positività al “coronavirus covid19”.

CONIUGI POSITIVI ALLE MOLINETTE

Nella serata di ieri é risultata positiva al Coronavirus una coppia di 80 anni, ricoverata dai primi giorni di marzo, presso il reparto di Medicina generale (diretto dal dottor Luca Scaglione). I coniugi erano arrivati in ospedale per quella che sembrava influenza, purtroppo non dichiarando che era venuto a fare loro visita proprio in quei giorni il figlio, che lavora nella “zona rossa” di Lodi. Durante la giornata di ieri le loro condizioni sono peggiorate e dagli accertamenti sono risultati positivi al Coronavirus. Immediatamente la Direzione aziendale dell’ospedale ha posto in essere i dovuti provvedimenti del caso. Sono state attivate tutte le procedure, compresa l’analisi del percorso dei pazienti dal loro arrivo in ospedale. La paziente è già stata trasferita presso l’ospedale Amedeo di Savoia, come da procedura regionale, mentre il paziente, più critico, è ricoverato in rianimazione. Essendo degenti allettati, nessun rischio per gli altri ricoverati, che in termini precauzionali sono stati comunque spostati in altri reparti dell’ospedale. Sono già in corso le analisi epidemiologiche per mettere in sicurezza gli operatori ed eventuali visitatori, che hanno avuto contatti con i due pazienti.

BOLLETTINO CONTAGI ALLE ORE 9.30

Sono 135 le persone risultate positive al test sul “coronavirus covid19” in Piemonte: 47 in provincia di Asti, 31 nell’Alessandrino, 32 in provincia di Torino, 6 nel Verbano Cusio Ossola, 3 in provincia di Novara, 2 nel Biellese, 7 nel Vercellese, 2 a Cuneo e 5 provenienti da fuori regione.

Ottanta persone sono tuttora ricoverate in ospedale. Di queste, 25 si trovano in terapia intensiva: 4 ad Asti, 8 a Torino, 2 a Orbassano, 3 a Vercelli, 5 a Tortona, 1 a Biella, 1 a Cuneo, 1 a Vercelli.

Sono in isolamento domiciliare 52 persone. Tre le persone decedute.

Finora sono 666 i tamponi eseguiti complessivamente in Piemonte, 445 dei quali risultati negativi.

Il comunicato della Regione Piemonte, giovedì 5 marzo ore 12

CORONAVIRUS: SOSPESI GLI INTERVENTI CHIRURGICI ORDINARI NEGLI OSPEDALI PIEMONTESI, 97 I CASI PROBABILI POSITIVI

Sospese le attività chirurgiche ordinarie

L’Unità di crisi sul COVID-19 ha diramato questa mattina una comunicazione a tutti i direttori delle aziende sanitarie del Piemonte, in cui si dispone la sospensione degli interventi chirurgici ordinari e gli interventi sanitari che implichino l’utilizzo delle sale operatorie, fatta eccezione per gli interventi chirurgici urgenti, quelli salvavita e quelli di tipo oncologico. La decisione è stata assunta allo scopo di mettere in atto ulteriori misure di contenimento della diffusione del virus.

Aggiornamento dei casi in Piemonte

Sono 97 i casi risultati positivi al coronavirus “COVID-19” in Piemonte: 41 in provincia di Asti, 24 nell’Alessandrino, 16 in provincia di Torino, 5 nel Verbano Cusio Ossola, 3 in provincia di Novara e 5 nel Vercellese, più 3 casi extraregione.

Cinquantatre persone sono tuttora ricoverate in ospedale. Di questi, 22 sono ospitati in reparti di malattie infettive (8 ad Asti, 4 a Novara, 5 all’Amedeo di Savoia di Torino, 3 ad Alessandria, 2 a Vercelli), 17 in terapia intensiva, 14 in altri reparti. Le persone in isolamento fiduciario domiciliare sono 44.

Situazione Pronto Soccorso

Sono pienamente operativi i Pronto soccorso di Chivasso e di Biella. Resta chiuso il Pronto soccorso di Novi Ligure, in attesa del trasferimento verso altri ospedali dei casi presenti risultati positivi al COVID-19. Chiuso anche il Pronto soccorso di Tortona, dove sono in atto le operazioni di riconversione della struttura in COVID-Hospital.

Tumore al seno: dove operarsi in Piemonte?

Su www.doveecomemicuro.it la classifica regionale degli ospedali più performanti per volume di interventi per tumore al seno (fonte dati: PNE 2018). A conquistare le prime posizioni sono l’Ospedale Sant’Anna – AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, l’Istituto di Candiolo (TO), il Presidio Sanitario Cottolengo di Torino, l’Ospedale Santi Antonio e Margherita di Tortona – ASL Alessandria (AL) e l’Azienda Ospedaliera Maggiore della Carità di Novara

Con un’incidenza di 1 donna colpita su 8, il carcinoma alla mammella è la neoplasia più diffusa nella popolazione femminile. Nell’eventualità di doversi sottoporre a un intervento, come individuare l’ospedale che offre maggiori garanzie di sicurezza e che risponde meglio alle proprie esigenze?

Su www.doveecomemicuro.it, portale di public reporting in ambito sanitario, è disponibile la
classifica degli ospedali italiani per numero di interventi annui per tumore al seno (fonte:
PNE 2018 di Agenas, riferito all’anno 2017). Alla base, l’assunto secondo cui più alto è il
numero di casi trattati maggiori sono le garanzie per le pazienti. “Il volume di attività, infatti,
secondo quanto dimostrano le evidenze scientifiche, ha un impatto significativo sull’efficacia
degli interventi e sull’esito delle cure”, spiega Elena Azzolini, medico specialista in Sanità
Pubblica e membro del comitato scientifico del sito.

Nel nostro Paese, gli ospedali pubblici o privati accreditati che nel 2017 hanno effettuato
interventi annui per carcinoma alla mammella (tenendo conto solo di quelli che hanno
eseguito almeno 5 operazioni) sono 469: il 42,9% è situato al Nord, il 19,8% al Centro e il
37,3% al Sud. A quali si rivolgono più frequentemente i cittadini?

Tre quarti degli interventi concentrati in meno di un terzo dei centri

Dei 469 ospedali pubblici o privati accreditati che in Italia effettuano almeno 5 operazioni
annue, solo 137 (il 29,2% del totale) rispettano la soglia di 150 interventi fissata
dalle autorità ministeriali per il tumore alla mammella: il 49,6% si trova al Nord, il 24,8% al
Centro e il 25,6% al Sud. In queste strutture, nel 2017, sono stati eseguiti ben il
74,7% (quasi tre quarti) degli interventi totali contro il 55,8% del 2012: è a questi
centri, particolarmente performanti, quindi, che si rivolgono sempre più spesso i cittadini.

Viceversa, nelle restanti strutture accreditate (oltre due terzi), nel 2017 è stato eseguito
appena il 25,3% delle operazioni totali (poco più di un quarto) contro il 44,2% del 2012.
“La scelta di fissare una soglia minima d’interventi annui ha, tra i principali effetti, quello di
convogliare i pazienti nei centri che offrono maggiori garanzie, che saranno così portati a
progredire in esperienza ed adeguatezza delle cure. I grandi numeri hanno un altro
vantaggio: giustificano l’impiego di più specialisti in una logica multidisciplinare e consentono
di attivare Breast Unit certificate: reparti specializzati che offrono alle pazienti l’opportunità
di essere seguite da un team di esperti e di accedere a un trattamento personalizzato”,
spiega Massimiliano Gennaro, medico della Struttura Complessa Chirurgia generale
indirizzo oncologico 3 (Senologia) presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

Le strutture in linea con lo standard aumentate del 63% in 5 anni

Nell’ultimo quinquennio, i centri che rispettano lo standard – quelli cioè che eseguono
almeno 150 interventi annui – sono cresciuti del 63% (da 84 nel 2012 sono passati a 137
nel 2017). Al contrario, è calato il numero complessivo degli ospedali che eseguono
interventi per tumore alla mammella (sempre tenendo conto solo di quelli che effettuano
almeno 5 interventi annui): da 559 nel 2012 sono passati a 469 nel 2017 (-16%).

La direzione è quella giusta, ma la mia aspettativa, nell’interesse dei pazienti, è che gli
indicatori individuati per valutare i centri – come le soglie di attività – si perfezionino nel
tempo e riflettano sempre più fedelmente la qualità delle prestazioni offerte”, dice
Massimiliano Gennaro. “Quanto alle strutture in linea con gli standard, il loro aumento è
auspicabile, ma non si può prescindere da una loro equa distribuzione sul territorio che
garantisca ai cittadini le stesse opportunità di cura risparmiando loro migrazioni da una
Regione all’altra”.

Interventi aumentati di oltre un terzo in un quinquennio

Dai dati di Agenas emerge anche un notevole incremento delle operazioni per tumore al
seno che, nel nostro Paese, hanno registrato un + 38,5% in 5 anni passando dalle 44.147
effettuate nel 2012 alle 61.137 del 2017.

“L’aumento è in linea con i dati riportati nell’ottobre scorso da AIOM, i quali rivelano un
trend in crescita per quanto riguarda l’incidenza del tumore al seno in Italia (+0,3% per
anno, dal 2003 al 2018). L’incremento delle diagnosi si spiega con l’ampliamento, in alcune
Regioni, dello screening mammografico, che ha coinvolto nuove fasce di età (45-49 anni) in
aggiunta a quelle per cui era già attivo (dai 50 ai 69 anni). Inoltre, si deve al fatto che molte
giovani donne oggi scelgono di sottoporsi ai controlli di loro iniziativa, spinte dalle campagne
di prevenzione e dai progressi fatti nei campi della diagnosi e delle cure, che hanno
consentito un significativo calo della mortalità (-0,8% per anno)”, spiega Massimiliano
Gennaro.

Un portale aiuta i cittadini a orientarsi

Quali centri vantano un buon numero d’interventi annui nel rispetto delle soglie ministeriali?
E quali ospitano al loro interno una Breast Unit? Queste e altre informazioni sono disponibili
su www.doveecomemicuro.it, portale che vanta un database di oltre 2.300 strutture:
tra ospedali pubblici, strutture ospedaliere territoriali, case di cura accreditate,
poliambulatori, centri diagnostici e centri specialistici.

Come eseguire la ricerca?

Per confrontare le strutture è sufficiente inserire nel “cerca” la parola chiave desiderata, ad
esempio “tumore al seno” e selezionare la voce che interessa tra quelle suggerite. In cima
alla pagina dei risultati compariranno i centri ordinati per numero d’interventi, per vicinanza
o in base ad altri criteri selezionabili. Il semaforo verde indica il rispetto della soglia
ministeriale mentre una barra di scorrimento mostra il posizionamento delle singole strutture
nel panorama nazionale. La valutazione viene fatta considerando indicatori istituzionali di
qualità come volumi di attività (dati validati e diffusi dal PNE – Programma Nazionale Esiti
gestito dall’Agenas per conto del Ministero della Salute).
È possibile anche inserire nel “cerca” uno specifico esame (ecografia della mammella,
mammografia, agoaspirato della mammella, ecc..) o un determinato intervento
(mastectomia, ricostruzione della mammella, ecc…), quindi restringere il campo alla
regione o alla città di appartenenza. Per filtrare ulteriormente i risultati, basta spuntare
le caselle della colonnina in basso a sinistra relative, ad esempio, alle certificazioni Breast
Unit o Bollini Rosa, il premio assegnato agli ospedali attenti alle esigenze femminili.

CLASSIFICA REGIONALE STILATA PER VOLUME DI INTERVENTI CHIRURGICI PER TUMORE AL SENO
(Fonte PNE 2018)
Le strutture pubbliche o private accreditate che in Piemonte hanno effettuato questo tipo
di intervento sono 31.
12 strutture su 31 rispettano la soglia (38,7%).
Le 5 strutture che effettuano un maggior numero di interventi sono:
1. Ospedale Sant’Anna – A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino (n°
interventi: 833) 6° in Italia
2. Istituto di Candiolo (TO) (n° interventi: 413)
3. Presidio Sanitario Cottolengo di Torino (n° interventi: 335)
4. Ospedale Santi Antonio e Margherita di Tortona – ASL Alessandria (AL) (n°
interventi: 276)
5. Azienda Ospedaliera Maggiore della Carità di Novara (n° interventi: 260)
Il 12,6% dei residenti sceglie di farsi curare in altre regioni
L’87,4% dei residenti sceglie di farsi curare nella propria regione
Il 3,4% di interventi eseguiti su non residenti

E dopo una settimana di chiusura cosa accadrà?

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / L’Organizzazione Mondiale della Salute, OMS, che pure ha agito in ritardo in merito al Coronavirus, ha  considerato un gravissimo errore quello di non aver messo in quarantena i viaggiatori provenienti da aree a rischio di contagio. Il governo Conte si è infatti limitato a chiudere i voli diretti da e per la Cina, senza considerare affatto i voli triangolati che hanno consentito di aggirare il divieto. Così, all’improvviso, ci troviamo in Italia  con il maggior numero di contagi  tra cittadini italiani e cinesi un numero destinato a crescere, dice lo stesso presidente Conte

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Chi scrive è molto lontano da Salvini  e da ogni forma di uso strumentale, sul piano politico, di un evento drammatico come un contagio, di fronte al quale si deve essere uniti e solidali.
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Ma sorgono almeno due dubbi: il primo riguarda il ministro competente Speranza che si è rivelato vistosamente inadeguato, perché guidato da vistosi pregiudizi ideologici del tutto fuori posto. Si tratta di un giovane politico senza esperienze di governo, se non come assessore a Potenza. La sua nomina a ministro si sta rivelando forse un po’ avventata, per un piccolo politico nato e cresciuto nelle  obsolete gerarchie di partito. Il vecchio PCI almeno sfornava funzionari competenti, cresciuti alle Frattocchie. Dopo  il delitto Moro il ministro dell’ Interno Francesco Cossiga, che non era certo uno sprovveduto, si dimise. Forse Speranza dovrebbe fare lo stesso. Noi siamo in una situazione drammatica di cui lui è il primo responsabile politico che ha il dovere di rispondere del suo operato davanti alle Camere, come avviene, di norma, in democrazia. Andare  in Tv non basta. Mi sembra che molti responsabili stiano annaspando, rivelando di essere dei dilettanti. Chiudere, ad esempio, le scuole e le università, vietare  gli spettacoli e i convegni, i musei  e i centri culturali, ma non chiudere i supermercati, appare poco comprensibile.
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Le città blindate, peraltro, sono un’illusione, in particolare  nelle metropoli. C’è il  legittimo timore  che si intervenga quando i buoi sono  scappati. In circa un mese  non c’è stata nessuna reale prevenzione, se non il banale invito a lavarsi le mani. Oggi ci vorrebbero rigore e serietà: non sono compatibili con la drammaticità di una epidemia come questa  le improvvisazioni che generano paura e psicosi collettiva. Il fatto che il Paese non possa fidarsi pienamente  dei suoi governanti  è un fatto grave che porta al pessimismo. Chiudere per una settimana non serve a  nulla, equivale, invece, di fatto,  a rinviare, senza assumersi responsabilità, un problema che nel frattempo rischia di aggravarsi ulteriormente. Chi ha letto la peste in Lucrezio, in Boccaccio, e in Manzoni sa cosa stiamo vivendo. Peccato non poterci raccogliere  anche noi  come nel “Decameron”, fuori da Firenze, per evitare la peste, raccontandoci novelle.
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I tempi attuali non consentono evasioni letterarie, c’è bisogno di una concretezza che francamente  non si vede. Invece c’è uno smarrimento collettivo palpabile che forse i più anziani non hanno neppure vissuto durante la guerra. La mia generazione non ha mai vissuto una vicenda come questa: essa sta generando  inquietudini tormentose che impediscono di prendere sonno, mettendoci di fronte all’idea di morire. E’  un dramma che cambia profondamente  la vita, una vita in cui è difficile riuscire a ritagliare un po’ di  spazio per un sorriso o un pensiero leggero. L’ unica speranza resta la scienza e, ancora di più, la  manzoniana Provvidenza.

Coronavirus: chiudono scuole, musei, cinema, Università e Politecnico

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L’Università di Torino, quella del Piemonte Orientale e il Politecnico resteranno  chiusi fino al 2 marzo  a seguito degli sviluppi della vicenda Coronavirus

Chiuse inoltre tutte le scuole di ogni ordine e grado in tutta la regione 

La decisione è stata presa dalla Regione  e dalle autorità scolastiche. Chiuderà anche l’Università del Gusto di Pollenzo oltre a enti educativi come il Conservatorio e l’Accademia Albertina. Stop a tutte le competizioni sportive e alle manifestazioni ed eventi pubblici che prevedano l’assembramento di molte persone. Chiusi i musei e i cinema.

Coronavirus, sospesa Toro-Parma. Stop a incontri sportivi e manifestazioni

CORONAVIRUS: IL PUNTO DELLA SITUAZIONE IN PIEMONTE ALLE ORE 16.00 DI DOMENICA 23 FEBBRAIO

 Salgono in totale a 6 i casi positivi al coronavirus attualmente accertati in Piemonte, tre italiani a Torino, tra i quali è compreso anche il 40enne già risultato positivo nella giornata di ieri; e altre tre persone a Cuneo, già ospedalizzate, appartenenti alla comunità cinese. Sono invece una ventina i casi sotto stretta osservazione.

La Regione Piemonte, in collaborazione con il Ministero della Salute, sta preparando un’ordinanza omogenea a quella delle regioni Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia.

Il presidente della Regione Piemonte, insieme al Prefetto e all’assessore regionale alla Sanità e a quello alla sicurezza, hanno anticipato che verranno sospese per una settimana a partire da domani le attività didattiche in tutte le scuole di ogni ordine e grado nel territorio piemontese, comprese le Agenzie formative. Inoltre verranno sospesi tutti gli eventi e le manifestazioni di ogni genere, all’aperto e al chiuso, che prevedano l’assembramento di persone.

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Ore 13 – Dalla riunione in corso alle Molinette per definire le misure da adottare per contrastare il virus giunge la notizia della sospensione dell’incontro di calcio
di serie A in programma oggi, alle 15, tra  il Toro e il Parma allo Stadio Olimpico, match che sarà rinviato. Si starebbe inoltre ipotizzando anche a Torino la chiusura di alcuni  uffici pubblici.

Coronavirus: “Vicinanza agli infermieri in prima linea”

Nursing Up, Delli Carri: “Chiediamo alla Regione di garantire la massima sicurezza agli operatori impegnati a fronteggiare l’epidemia”

Riceviamo e pubblichiamo

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Come ampiamente previsto anche il Piemonte ha visto l’arrivo del Coronavirus e del primo contagio a Torino. Il Nursing Up, sindacato degli Infermieri Italiani e delle professioni sanitarie, esprime la sua vicinanza a tutti i colleghi infermieri e professionisti della salute che in queste ore con grandissima abnegazione e grande professionalità stanno affrontando in tutto il Piemonte questa situazione, mettendo tutte le loro capacità e anche il rischio per la loro salute al servizio della comunità e dei pazienti.

Chiediamo nel contempo alla Regione di garantire al personale sanitario tutte le tutele previste dalla legge, di informarlo adeguatamente e di vigilare sulla corretta e tempestiva applicazione dei protocolli messi a punto dal Ministero sulle misure di alto contenimento e sulla loro sicurezza.

Invitiamo poi la popolazione a non cedere al panico, a non sovraffollare i Pronto Soccorso, ma ad affidarsi alle procedure previste per questi casi, unica ed efficace strategia per circoscrivere l’emergenza.

Claudio Delli Carri, segretario regionale del Piemonte e Valle d’Aosta del Nursing Up chiede che la Regione “Garantisca la sicurezza e la salute dei lavoratori in tutti gli aspetti connessi con il lavoro, inclusi i rischi riguardanti i gruppi di lavoro esposti a particolari situazioni.

Riceviamo segnalazioni relative a scarsità di materiali e attrezzature anche per proteggere gli operatori di primo soccorso: chiediamo alla Regione di intervenire efficacemente anche in questo campo. Tutelare chi aiuta i pazienti ed è sempre in prima linea è il primo passo per rendere efficace il piano di intervento per arginare il contagio da Coronavirus.

I colleghi infermieri, come sempre, sono pronti per questa difficile prova, a loro va tutta la mia vicinanza per le difficoltà soltanto immaginabili che vanno ad affrontare.

In queste ore deve avere la meglio la serietà e la concretezza, senza allarmismo e senza panico”.

Si è dimesso il direttore generale delle Molinette

Ha dato le dimissioni  Silvio Falco, direttore generale della Città della Salute

Le Molinette sono una delle più grandi aziende ospedaliere d’Europa e sono sotto la guida di Falco dal 2018. Le dimissioni sarebbero dovute ai dissensi con l’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi in relazione al deficit dell’ospedale.

Al momento in Piemonte non si registrano casi di positività al coronavirus

L’Assessorato regionale alla Sanità dopo la riunione straordinaria di oggi della task force sul ‘coronavirus covid-19’ per esaminare la situazione dopo i primi casi di contagio in Lombardia comunica:

“Al momento in Piemonte non si sono riscontrati casi di positività al virus. Alle aziende sanitarie sono state ribadite le indicazioni dei protocolli internazionali e ministeriali riferite all’evolversi della situazione”.

“Il sistema sanitario regionale sta agendo con la massima attenzione assicurando il pieno rispetto dei protocolli sanitari appropriati alle diverse situazioni”. Così Luigi Icardi, assessore
regionale alla Sanità, durante la  riunione straordinaria della task force convocata per fare il punto dopo i primi casi di contagio in Lombardia.

Alla riunione, presieduta dallo stesso assessore, hanno partecipato i direttori generali e sanitari delle Asl e Aso del Piemonte, i responsabili del Seremi (Servizio di riferimento regionale di epidemiologìa per la sorveglianza e il controllo delle malattie infettive) di Alessandria, il dirigente responsabile del Settore Programmazione dei servizi sanitari regionali, i responsabili dei Servizi di Emergenza 118 e della Protezione civile del Piemonte.

Si è seguita in videoconferenza la riunione della Unità di emergenza nazionale, in collegamento dalla sede della Regione Lombardia.