Riceviamo e volentieri pubblichiamo

CENTRI SOCIALI: “SCENE IMPERDONABILI DI ORDINARIA IGNOBILE VIOLENZA”

“Ancora una volta la furiosa violenza dei Centri Sociali, lo spiccato senso anti democratico e illiberale, sotto la copertura di un inaccettabile ed offensivo pretesto “anti fascista”, ha causato un grave turbamento nella città, con il ferimento di poliziotti mediante una “bomba carta” costituita da pezzi di metallo, “colpevoli” di salvaguardare il diritto al rispetto delle leggi e consentire ad una forza politica di presentare liberamente i propri candidati, ma dal colore politico non gradito da questi “campioni” di democrazia. Un corteo di delinquenti frustrati e privi di senso storico del nostro Paese che tutto rappresenta tranne l’antifascismo. Un coacervo di odio, rabbia, ideologia estremista criminale che sta pervadendo il nostro Paese e che non può continuare ad essere impunita. Lo Stato non può pensare che la follia di questi individui, a prescindere dalle motivazioni pseudo politiche e di qualunque pseudo ideologia si tratti, si traduca in un inevitabile teatro di guerriglia urbana per il quale occorra semplicemente rassegnarsi. La chiusura di questi covi dove si trama per aggredire violentemente lo Stato, le leggi, le forze dell’ordine deve essere immediata. E il Sindaco deve uscire dall’alibi e pretendere lo sgombero e la chiusura di questi Centri sociali ormai fuori controllo. Siamo onorati della grande professionalità che ha contraddistinto le Forze dell’ordine e che grazie all’ottima organizzazione messa in campo dal Questore di Torino a cui si somma il suo grande senso di responsabilità si è riusciti a contenere e frenare, senza gravi incidenti, soprattutto per i cittadini, la violenta e maledetta ondata di pazzia di questi Centri sociali”.

                                                                                                                I sindacati di polizia

SIULP SAP SIAP

SIULP SAP SIAP: “FERITA UNA COLLEGA NELL’INDIFFERENZA GENERALE. ADESSO BASTA!”

Nella notte di Capodanno, come da consolidata tradizione, la solita accozzaglia di anarchici ha tenuto, nei pressi del carcere “LORUSSO E CUTUGNO”, la consueta e  mai autorizzata manifestazione di solidarietà nei confronti dei detenuti. Come da consolidata tradizione, a corollario del simpatico lancio di insulti, fumogeni, bombe carta, oggetti, sassi e bottiglie, nessuno di questi straconosciuti teppisti è stato fermato. Registriamo invece con immenso dolore il ferimento grave di una collega della Polizia Scientifica, tutt’ora ricoverata in ospedale, la quale è stata colpita al volto da un oggetto lanciato dai gioviali e ilari festeggianti. Nell’indifferenza della stampa e della televisione, troppo occupate a trasmettere concerti di fine anno ed abbuffate di panettoni e spumante, un’appartenente alla Polizia di Stato, una persona che ha fatto il proprio dovere, una dei tanti poliziotti e poliziotte che, al posto di festeggiare, stava lavorando per garanite la sicurezza altrui, è stata ferita, vittima di un attacco ampiamente prevedibile. Mentre in Francia, a fronte di un grave episodio analogo, si è mobilitata tutta la politica, fino ad arrivare al Presidente Macron, in Italia la notizia è stata ignorata da tutti. Non una parola da parte della politica, sia nazionale che locale (questo sicuramente ci stupisce di meno, viste le spiccate simpatie verso questa frangia eversiva da parte di alcuni soggetti vicini alla sindaca); poche righe sui giornali, ancor meno sulle televisioni. Il silenzio assordante di chi dovrebbe parlare indigna tutti i poliziotti e ci urta nel profondo. Alla collega ferita va tutta la solidaritetà del SIULP, SAP e SIAP nella speranza che questo sia l’ultimo capodanno passato a dover sopportare l’ennesima azione violenta da parte dei soliti noti. Troppe domande, inoltre, vengono lasciate senza risposta. Perché questi violenti non vengono mai fermati prima? Perché a fronte di atti di brutalità simile non viene mai fermato e arrestato nessuno? Perché possono continuare a organizzare attacchi contro le Istituzioni utilizzando i locali messi a disposizione dalle stesse Istituzioni che poi contestano violentemente? Perché costringere la Polizia di Stato a fronteggiare all’esterno del carcere questa teppaglia, quando dall’interno si potrebbe documentare e riprendere il tutto, in condizioni di sicurezza migliori? Ma soprattutto, visto che questa gentaglia ci tiene così tanto ad avvicinarsi al carcere, perché non spedirli dentro per un po’, senza perdere altro tempo, attesi gli atti che pongono in essere? Crediamo che il tempo della mediazione e della tolleranza sia finito.

Buon Anno.

 

   

                                Ufficio Stampa Siulp Sap Siap

Limone Piemonte intitola una via al Col. Domenico Rossotto

Domenica 18 giugno  Limone Piemonte ha  intitolato una via cittadina al Colonnello Domenico Rossotto, cittadino d’adozione dal 1991. All’Eroe sono stati dedicati anche gli annessi giardini ove è stata innalzata una stele commemorativa in acciaio, creata dall’artista Nino Baudino

La cerimonia presieduta dal sindaco di Limone Piemonte Angelo Fruttero, già Ufficiale medico di complemento degli Alpini, è stata promossa dall’Istituto del Nastro Azzurro – Sezione di Vigevano e Lomellina ed organizzata dall’A.N.A. – Gruppo Limone Piemonte.Erano presenti la figlia del Colonnello, Signora Maria Vittoria Rossotto e i nipoti, tutti residenti a Vigevano.L’Autorità più elevata è il Comandante del 1° Rgt. a. mon. Col. Stefano Panoni.

Dalla zona di raduno per raggiungere la chiesa parrocchiale di San Pietro in vincoli (1^ fase della manifestazione) aprivano lo sfilamento i gonfaloni dei Comuni di Limone P.te e di Vigevano, seguiti dai labari dell’Istituto del Nastro Azzurro- Federazioni provinciali di Torino e di Imperia e Sezione di Vigevano-Lomellina; dell’ A.N.Art.I.- Delegazione del Piemonte e sezioni di Moncalvo d’Asti e Villafranca P.te; dell’Arma Aeronautica; dei Bersaglieri; del Comitato locale di Limone Piemonte della Croce Rossa Italiana; dell’Unione Combattenti e Reduci di Imperia. Chiudevano la sfilata i gagliardetti dei Gruppi locali degli Alpini preceduti dal loro labaro della Sezione di Cuneo.

Dopo la Santa Messa le Autorità e le citate Associazioni si sono trasferite al monumento ai Caduti dove ha avuto luogo l’alzabandiera con la guardia schierante del 1° Rgt. a. mon. di Fossano, che presentava le armi e, a seguire, la deposizione della corona di alloro ai Caduti ad opera del Sindaco e del Comandante del Reggimento. Sono quindi seguite le allocuzioni del Sindaco che ha commentato “Siamo orgogliosi di dedicare una strada del nostro paese al Colonnello Rossotto, un personaggio di grande levatura morale e intellettuale che era molto legato a Limone, dove ha trascorso molti anni della sua vita. Questo vuol essere uno stimolo per la comunità a ricordare le gesta eroiche del nostro concittadino, che rappresenta senza dubbio un esempio di rettitudine per i giovani” e della professoressa Laura Pasquino, del Nastro Azzurro di Vigevano, che ha brevemente ricordato i meriti del Colonnello Rossotto, più avanti riportati.

Il Presidente del Nastro Azzurro di Vigevano – Lomellina, Brigadiere M.A.V.M. Calogero Modica ha sottolineato, con voce incrinata dall’emozione, come sempre il Colonnello abbia messo prima l’uomo, il soldato con i suoi problemi, le sue ansie, i suoi timori e ha concluso come sia “nostro dovere ricordare l’operato di questo grande uomo, che ha speso tutta la vita per insegnarci con il suo esempio l’Amor di Patria, il rispetto delle istituzioni e l’importanza delle tradizioni, per non dimenticare chi si è immolato per conquistare la libertà di cui godiamo”.

È stato quindi il turno degli Alpini con il Presidente del Gruppo Alpini locale Fedele Gertosio che ha ringraziato tutti gli intervenuti e un grazie speciale l’ha riservato all’artista Nino Baudino, che, con la sua opera, sancisce un rapporto decennale con gli Alpini di Limone P.te. Subito dopo il Vice Presidente della Sezione A.N.A. di Cuneo, Marco Agnello, ha plaudito l’iniziativa, rammaricandosi che altri Gruppi Alpini non siano potuti intervenire per concominanti impegni nella bassa cunese.

 

Per ultimo lo speaker ha invitato il Delegato Regionale A.N.Art.I. del Piemonte e della Valle d’Aosta, Gen. Luigi Ghezzi, a prendere la parola. Il Generale, in rappresentanza del Presidente Nazionale- Gen. Rocco Viglietta- ha portato il saluto dello Stesso e dell’Associazione tutta ed ha ringraziato il Presidente Nazionale del Nastro Azzurro, Gen. Carlo Maria Magnani, per la squisita delicatezza nell’aver voluto coinvolgere nella cerimonia anche gli Artiglieri d’Italia, considerato che il Colonnello Rossotto era sì Alpino, ma pur sempre innanzitutto Artigliere, uscito dalla storica e gloriosa Regia Accademia di Artiglieria e Genio di Torino (cosa tra l’altro confermatami dalla Figlia).

Il Delegato, prendendo spunto dalle parole del Parroco, Don Elio Dotto, chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la vita per causa mia, la troverà, a commento del Vangelo e dalle parole Soldato, riferita al Colonnello e Soldati ai suoi Artiglieri (Ufficiali, Sottufficiali e Truppa), ha esordito ricordando quanto appropriatamente il Cappellano militare della Caserma Piave di Civitavecchia propose, come riflessione, agli Artiglieri del 13° Gruppo “Magliana” l’accostamento del Soldato a Cristo. Esso, il Soldato, è chiamato a sacrificarsi- financo con la vita- per il Prossimo e questo è schietto altruismo, vera e propria negazione di quell’egoismo che- il Vangelo ammonisce- fa perdere la vita.

L’altra parola chiave è “Soldato”. Sì soldato perché tale termine identifica maturità, responsabilità, disciplina, dovere. E qui il pensiero ci riporta indietro, alla Cresima, quando il Vescovo, con l’imposizione delle mani sul capo e l’unzione della fronte col Sacro Crisma, stigmatizza la piena maturità Cristiana del cresimato, definendolo Soldato di Cristo.

Tornando a noi militari, la cosa più importante dell’uniforme sono le stellette che si portano sul bavero della giubba. Queste stanno sopra le mostrine proprio a ricordare che al di sopra dell’artigliere, dell’alpino, del bersagliere, etc c’è lui, il soldato. E il Colonnello Rossotto era un vero Soldato, un Comandante a tutto tondo: intelligente, capacità professionale superba, prontezza e lucidità di valutazione anche in situazioni più estreme, cura costante dei dipendenti, coraggio. A ciò univa un’eccezionale dirittura morale (esempio, non chiacchiere), che le conquistava la stima e l’affetto dei suoi soldati: non a caso i suoi Artiglieri lo chiamavano “papà Rossotto”. Era un autentico trascinatore: i suoi Artiglieri avevano estrema fiducia in lui e lo seguivano dovunque.

Tutti i vivi all’assalto! Il mio Gruppo alla baionetta con me tra tre minuti!” E al terzo minuto, al grido di “Savoiaaa!“, pistola in pugno, strappando con i denti la sicura della bomba a mano, si lanciò contro i fanti Russi. Tutti i soldati, anche gli addetti ai servizi – furieri, telefonisti, infermieri, dottori, cucinieri, conducenti e addetti alle salmerie – baionetta inastata, scattarono in avanti e questa massa di disperati riesce a ricacciare i Russi e a rompere l’accerchiamento fatale. Questo era il Colonnello Rossotto: una superba figura di Comandante. A Lui si attaglia in pieno il Pensiero di Sant’Agostino in merito al Comando: Rossotto infatti esercitava il comando non per primeggiare, ma per amore di provvedere al bene e – aggiungo io – alla salvezza dei suoi Artiglieri. Dopo le allocuzioni, il Sindaco, il Comandante del 1° Rgt. a. mon. e la Signora Maria Vittoria Rossotto hanno scoperto la targa della via intitolata al Colonnello e la stele a ricordo dello Stesso posizionata negli gli adiacenti giardini.

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IL COLONNELLO DOMENICO ROSSOTTO (di Prof. Laura Pasquino )

Domenico Rossotto è stato Comandante del Gruppo Conegliano del 3° Reggimento Artiglieria da montagna della Divisione Julia dal 1937 al 1943, prima durante la campagna di Grecia e poi sul fronte russo-franco, guidando i superstiti della colonna Rossotto e portando in salvo il gruppo nella ritirata del Don. Per i suoi atti eroici in guerra è stato insignito di ben quattro Medaglie d’Argento al Valor Militare e della Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia Nel 1985 il Comune di Conegliano (TV) gli ha conferito la cittadinanza onoraria, mentre nel 1992 alla sua memoria è stata intitolata la sede del Gruppo Alpini di Limone Piemonte, dove risiedeva negli ultimi anni di vita. È autore del libro “Ricordi di guerra”, dove racconta il suo passato militare. Inoltre, viene citato nel libro di Giulio Bedeschi “Centomila gavette di ghiaccio” con lo pseudonimo di Colonnello Verdotti.

Questo è tutto sulla cerimonia di Limone P.te.

Non posso però chiudere senza citare quanto il Generale di Corpo d’Armata Umberto Ricagno, già Comandante della Divisione Alpina Julia scrive del Colonnello Domenico Rossotto in un rapporto informativo, datato Bari 26 marzo 1952 ” …Uomo riflessivo e di sangue freddo, pieno di risorse, in situazioni assai difficili dimostrò alta capacità e leggendario valore. …”

Il Delegato Regionale Luigi Ghezzi

 

FESTA PER I PRIMI 15 ANNI DELLA CROCE VERDE NONE

La Pubblica Assistenza Anpas Croce Verde None nei giorni scorsi ha festeggiato i 15 anni di attività. Nelle due giornate si sono svolti diversi eventi che hanno coinvolto sia i volontari sia la cittadinanza con un’attenzione particolare ai più piccoli. L’allestimento della Struttura protetta dell’infanzia, messa a disposizione per l’occasione da Anpas Piemonte, ha permesso infatti l’intrattenimento ludico dei bambini.

La Croce Verde None ringrazia le associazioni intervenute: Croci Verdi di Vinovo, Rivoli, Cumiana, Croce Bianca Orbassano, Anpas Sociale, Croce Bianca Andora, Croce Bianca Albenga, Cri Carignano e Bios di Volvera. Polizia municipale, Carabinieri, Avis, Fidas, Gruppo Alpini, Protezione civile, Pro loco, Sindaco di None.

 

Davide Balbo, consigliere Croce Verde None: «A nome del Comitato organizzatore e del Consiglio direttivo della Croce Verde None ringrazio tutti i partecipanti per la riuscita della manifestazione. Abbiamo celebrato nel migliore dei modi questo grande traguardo. Abbiamo suddiviso i festeggiamenti su due giornate, la prima l’abbiamo dedicata ai nostri militi premiandoli e ringraziandoli per gli anni di servizio svolti e l’aiuto che ci danno ogni giorno. La seconda invece l’abbiamo aperta anche alle altre associazioni e alla popolazione nonese con l’intento di mostrare cosa significa fare parte della nostra grande famiglia. Tramite delle simulazioni di soccorso abbiamo mostrato come lavoriamo nella quotidianità e il nostro impegno nel garantire costantemente un servizio fondamentale e di qualità, nella speranza magari anche di suscitare la curiosità e la voglia di mettersi in gioco di qualcuno. Vorrei ringraziare ancora tutti quelli che hanno collaborato durante la preparazione della festa e in particolar modo il nostro gruppo giovani, i Green Angels».

 

La Croce Verde None può contare sull’impegno di 116 volontari, di cui 45 donne grazie ai quali annualmente svolge oltre 4 mila servizi. Si tratta di trasporti in emergenza-urgenza 118, servizi socio sanitari, assistenza a eventi e manifestazioni con una percorrenza di circa 140mila chilometri.

La Croce Verde None, dal 2016, ha anche un gruppo giovani, chiamato Green Angels, formato da ragazze e ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni con in comune la voglia di trovarsi, stare insieme, sentirsi tra amici, ma soprattutto di essere di aiuto agli altri imparando il primo soccorso ed esprimendo i valori del volontariato e della solidarietà.

 

L’Anpas Comitato Regionale Piemonte rappresenta 78 associazioni di volontariato con 9 sezioni distaccate, 9.471 volontari (di cui 3.430 donne), 6.635 soci sostenitori e 377 dipendenti. Nel corso dell’ultimo anno le associate Anpas del Piemonte hanno svolto 432mila servizi con una percorrenza complessiva di circa 14 milioni di chilometri utilizzando 382 autoambulanze, 172 automezzi per il trasporto disabili, 223 automezzi per il trasporto persone e di protezione civile.

Piazza San Carlo, l’intervento volontario della Croce Verde Torino

La Croce Verde Torino sente l’obbligo di relazionare autorità e cittadini in merito all’intervento volontario attuato nella notte del 3 giugno 2017, nella piazza San Carlo, gremita da cittadini che assistevano alla trasmissione della finale della Uefa Champions League fra la Juventus ed il Real Madrid.


L’assistenza sanitaria sul posto era stata affidata ad Associazione non aderente all’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze), presente con quattro autoambulanze, implementate da P.M.A. (postazione medica avanzata composta da tenda presidiata da medico ed infermiere), con il supporto di venti volontari della Protezione Civile, istituzionalmente non adibiti all’assistenza sanitaria. Alle ore 22,30 circa, per ragioni da accertare, la folla occupante la piazza iniziava a muoversi scompostamente al fine di sottrarsi a potenziale pericolo poi rivelatosi inesistente, travolgendo persone e cose, prima fra tutte la postazione medica avanzata, con un fuggi-fuggi generale che provocava la caduta al suolo di numerosissime persone, molte delle quali vittime di fenomeni di schiacciamento e di ferite da taglio causate dai cocci delle bottiglie di vetro presenti nella piazza. Sul posto era presente volontario soccorritore della Croce Verde di Torino, nell’occasione adibito al coordinamento della Protezione Civile come Funzionario della Polizia Municipale, il quale si poneva immediatamente in contatto con il Direttore della Centrale operativa 118, con il Direttore dei Servizi della Croce Verde Torino e con il Delegato della Croce Rossa Italiana, segnalando la gravità della situazione e l’opportunità di attivare i protocolli previsti per le maxi emergenze 118. Nel frattempo personale volontario della Croce Verde Torino affluiva spontaneamente presso la sede di via Dorè, consentendo l’immediato invio sul posto di cinque autoambulanze nonché la prestazione di adeguato soccorso presso la sede stessa della Croce Verde Torino ad oltre cento feriti lievi, lì giunti con propri mezzi. In seguito, superate le prime difficoltà di liberare le vie di accesso ad entrambi i lati della piazza San Carlo, giungevano sul posto numerosissimi mezzi della Croce Verde Torino, di altre pubbliche assistenze Anpas e della Croce Rossa che, coordinati dal medico della postazione avanzata, effettuavano mirati servizi di ricovero degli infortunati.I dati in nostro possesso confermano il transito presso i vari ospedali di: 6 codici rossi; 35 gialli e circa 1.200 tra codici verdi e bianchi. Con la presente comunicazione s’intende fornire elementi di valutazione a chi di competenza e non già sollecitare riconoscimenti, rientrando l’opera prestata dai volontari nella loro istituzionale attività di soccorso ed assistenza socio-sanitaria.

 

 Torino, 5 giugno 2017

Paolo Romagnoli – Consigliere Croce Verde Torino Delegato alla comunicazione

(Foto di Claudio Benedetto – www.fotoegrafico.net)

Il motto dell’Artiglieria Italiana: “Sempre e Dovunque”

“Mi chiedo: nel 2018 ricorre il centenario della Vittoria della Grande Guerra. Con quale faccia noi Artiglieri d’Italia celebreremo sul Piave la Battaglia del Solstizio, al cospetto dei nostri Cauti ed Eroi? col motto sbagliato?”

Gent.mo Direttore,

già lo scorso anno pubblicai un’accurata ricerca su l’origine del motto dell’Artiglieria Italiana che, ripeto, è Sempre e Dovunque e che risale al R.D. 13 luglio 1849 di Vittorio Emanuele II. Tutte le altre versioni, Sempre ed Ovunque e Sempre e Ovunque, sono frutto di errate trascrizioni successive, che possono essere avvenute anche in buona fede. Quando però oggi si insiste a ripeterlo, perde tale aspetto di buona fede per assumere quello di caparbietà di parte.

Quindi, per quegli “ultimi giapponesi” dell’ A.N.Art.I. – per la verità assai pochi – che non si arrendono all’evidenza e rimangono arroccati sulle loro posizioni per non doversi smentire, invio le foto di alcuni reperti storici (medaglie, lapidi, monumenti, etc.) che i nostri “accurati”predecessori – come ebbe a chiamarli il nostro Presidente Nazionale per confutare il mio dire – ci hanno lasciato.

Le fotografie (qui ne pubblichiamo solo alcune) riportano scritto il motto. Ma andiamo per ordine.

reperti associativi A.N.Art.I.nastro A.P.A.I. – 1927, custodito dalla Sez. Provinc. di Torino;medaglia commemorativa del Raduno Interregionale Torino – Vercelli del ‘936;

medaglia commemorativa del 7° Raduno Nazionale di Palermo del 1939;

medaglia commemorativa dell’inaugurazione del Monumento all’Artigliere da Montagna in Torino;

monumenti, lapidi, altro.

monumento all’Artiglieria corazzata – Caserma Scalise VC;lapide bronzea – Caserma Tukory di Palermo;

francobollo commemorativo del 5°Regg.to Artiglieria.

Già lo scorso anno ebbi a dimostrare come il motto in argomento Sempre e Dovunque sia a larga maggioranza ripetuto sui vari decreti di conferimento della decorazioni alla Bandiera dell’Arma di Artiglieria. Solo una volta invece compare l’Ovunque, ma è da precisare che trattasi di un duplicato di decreto – datato 25 luglio 1914 – che riporta però ben evidente in alto a destra il timbro DUPLICATO.

Pubblicai inoltre la foto dell’ingresso principale del Comando della Scuola di Artiglieria di Bracciano, con sopra il solito motto ed infine evidenziai come anche il giornale Associativo L’ Artigliere, riportasse – fino a fine anni settanta, allorquando assunse l’attuale formato di rivista – il sottotitolo SEMPRE E DOVUNQUE, sia in epoca monarchica che repubblicana.

 

Oggi però, a parte tutte le disquisizioni, l’autorevole conferma del vero motto dell’Artiglieria Italiana lo si apprende da due alte Istituzioni dell’Esercito Italiano: l’Accademia Militare di Modena, primo istituto di formazione dei futuri Ufficiali- sia dell’Esercito Italiano sia dei Carabinieri- e il Comando Artiglieria e Ispettorato dell’Arma:

la prima custodisce, nel “Tempio della Gloria” di Palazzo Ducale la lapide bronzea della Medaglia d’oro al V.M. concessa all’Arma di Artiglieria per il suo valore, la sua perizia, il suo sangue prodigati nella 1^ Guerra Mondiale;il secondo con i decreti di conferimento delle decorazioni alla Bandiera relativi alla 1^ Guerra Mondiale e alla Guerra d’Etiopia del 1935, mostrati al seminario di Artiglieria del maggio 2016.

Ad abundantiam, nel frattempo è giunta la risposta della Segreteria della Reale Casa di Savoia ad una mia richiesta- sempre in merito al motto- che avevo inoltrato il 29 set. 2016 a S.A.R. Amedeo di Savoia, 5° Duca d’Aosta, nella considerazione che la tradizione sabauda prevedeva che il primogenito del Duca fosse Artigliere, come lo furono S.A.R. Emanuele Filiberto, il Comandante dell’Invitta 3^ Armata, che da Colonnello aveva comandato il 5° Reggimento Artiglieria e Suo figlio S.A.R. Amedeo II di Savoia, l’Eroe dell’Amba Alagi, che si arruolò a 16 anni volontario nella 1^ Guerra Mondiale come Artigliere e successivamente, nel 1931, comandò il 23° Reggimento da Campagna con sede a Trieste.

Per la verità Sua Altezza Reale, con biglietto a Sua firma, mi aveva già risposto l’8 ottobre da San Rocco dicendo di non potere, al momento, essermi d’aiuto per vari motivi di trasloco, essendo il suo archivio depositato in casse a Firenze, al momento di difficile consultazione. Pur tuttavia la ricerca non e stata messa da parte e il 12 febbraio ho avuto la bella sorpresa di avere altra autorevole risposta circa il motto, come riportato nella lettera sottostante.

Concludo auspicando che la Presidenza Nazionale A.N.Art.I. torni, senza indugiare oltre, alle origini. E poi mi chiedo: nel 2018 ricorre il centenario della Vittoria della Grande Guerra. Con quale faccia noi Artiglieri d’Italia celebreremo sul Piave la Battaglia del Solstizio, al cospetto dei nostri Cauti ed Eroi? col motto sbagliato? Il Decreto riproposto dal Comando Artiglieria, la Lapide dell’Accademia Militare e la risposta della segreteria del Duca d’Aosta docent.

Gen. Luigi Ghezzi

Delegato. A.N.Art.I. Piemonte e Valle d’Aosta

 

Giuseppe Botta, un protagonista della politica: il ricordo del figlio

botta giuseppe 2Giovedì 10 dicembre alle 18.30 messa in suffragio del parlamentare piemontese ai Santi Angeli Custodi, via Avogadro 5

 

In memoria di mio padre

 

A sette anni dalla sua scomparsa mi piace ricordare la sua cordialità nei rapporti umani ed il suo sorriso che erano un suo tratto distintivo. Non gli mancava certo la battuta divertente e talvolta ironica ma scevra da cattiverie. Un padre speciale per me; ma per moltissimi un uomo che si è occupato di ogni loro problema. La politica è stata la sua grande passione.

 

Prima ancora vi era in lui il piacere di lavorare per gli altri. Il suo modo per mantenere i rapporti con i tanti che incontrava era scrivere loro una breve lettera. Non si arrendeva alle difficoltà. Aveva il passo dell’alpino che non si perde mai d’animo e l’ostinazione del maratoneta che arriva sempre al traguardo.

 

Dai racconti e dagli aneddoti ancora oggi esce la figura di uomo prima ancora del politico educato ai valori tradizionali: la stretta di mano e il mantenimento della parola data.

 

E quando Massimiliano Borgia, l’autore del libro intervista “Giuseppe Botta. Un protagonista piemontese della Prima Repubblica” propose il titolo “Quando la politica era fatica” mio padre con garbo declinò quel titolo perché per lui la politica era stata la sua vita, quasi un grande amore.

 

Franco Maria Botta