RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO- Pagina 66

Cannabis terapeutica, Radicali: montagna ha partorito topolino. Salviamo almeno il topolino.

Le dichiarazioni di Igor Boni (Direzione Radicali Italiani) e Giulio Manfredi (Associazione radicale Adelaide Aglietta)

Gli undici striminziti articoli che compongono il progetto di legge sulla cannabis terapeutica approvato ieri dalla Camera dei Deputati sono quanto resta di ben diciassette proposte di legge parlamentari + la pdl di iniziativa popolare promossa da Radicali Italiani (che, però, a differenza delle pdl parlamentari, non decade a fine legislatura ma passa automaticamente a quella successiva).

 

E’ lecito affermare che la montagna ha partorito il topolino. Ciò detto, vediamo quali sono gli aspetti positivi del provvedimento: per la prima volta, l’utilizzo dei farmaci contenenti cannabis è regolato a livello nazionale. Basta con un’Italia vestita da Arlecchino, con venti situazioni diverse a seconda della regione in cui il cittadino risiede, con un’evidente violazione degli art. 3 (uguaglianza dei cittadini davanti alla legge) e 33 (diritto alla salute) della Costituzione.

 

Per la prima volta in Italia, la proposta di legge dispone che il Ministero della salute pubblichi sul proprio sito web i contributi scientifici e le informazioni sull’uso medico della cannabis (art. 7). Per la prima volta in Italia, si dispone l’aggiornamento periodico del personale medico, sanitario e sociosanitario sulle potenzialità terapeutiche delle preparazioni a base di cannabis (art. 8). Per la prima volta in Italia, si promuove la ricerca scientifica in materia da parte di università e società medico-sceintifiche (art. 9).

 

Fra le note dolenti c’è la fissazione in un testo legislativo del “monopolio fiorentino”, che prima era statuito solamente dal “decreto Lorenzin” (decreto Ministro salute 9 novembre 2015): lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze è deputato alla coltivazione e alla trasformazione della cannabis in preparazioni vegetali per la successiva distribuzione alle farmacie (art. 6, comma 1). Se non bastasse la produzione di Firenze, in prima battuta il Ministero della Salute “puo’ autorizzare l’importazione di quote di cannabis” dall’estero (art. 6, comma 2). Solo in seconda battuta, è prevista la possibilità di individuare altri soggetti autorizzati alla coltivazione e trasformazione della cannabis, “in base alle procedure indicate dallo stesso Stabilimento” di Firenze. Il “monopolio fiorentino” è del tutto irragionevole, visto che in tutta Italia ci sono vari soggetti in grado di assicurare quei livelli di produzione che Firenze non puo’ garantire da sola. Inoltre, vi è un’evidente contrasto fra le disposizioni della proposta di legge e il vigente art. 17 del DPR 309/1990 (testo unico sugli stupefacenti), che consente a “chiunque”, debitamente autorizzato, di coltivare e produrre cannabis a fini terapeutici.

Il progetto di legge si rifà per la casistica delle prescrizioni di farmaci cannabinoidi all’allegato tecnico del “decreto Lorenzin”, ma lascia poi una finestra aperta al medico, con il riferimento all’art. 5 del Decreto legge 17 febbraio 1998, n. 23 “Disposizioni urgenti in materia di sperimentazioni cliniche in campo oncologico e altre misure in materia sanitaria”

In conclusione, tirando le somme, meglio un piccolo passo in avanti che buttare al macero tutto il lavoro fatto in Parlamento e nel Paese, anche se per la legalizzazione della cannabis, dopo aver convinto la stragrande maggioranza dei cittadini, occorrerà riuscire a convincere quei partiti che, ancora oggi, preferiscono lasciare il monopolio dello spaccio alla criminalità organizzata.

 

Link a testo approvato dalla Camera dei Deputati

http://www.camera.it/leg17/995?sezione=documenti&tipoDoc=lavori_testo_pdl&idLegislatura=17&codice=17PDL0054650&back_to=http://www.camera.it/leg17/126?tab=2-e-leg=17-e-idDocumento=76-e-sede=-e-tipo=#PD

La prima edizione delle Olimpiadi dei Diritti Umani

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, in vista della giornata internazionale dei Diritti Umani, che si celebra ogni anno il 10 dicembre per la proclamazione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite della Dichiarazione universale dei diritti umani, propone, insieme all’ISI Pertini di Lucca e all’Associazione Robert F. Kennedy Foundation of Europe Onlus, la prima edizione delle Olimpiadi dei Diritti Umani, che si svolgeranno il 07 dicembre e prevedranno l’uso della piattaforma Kahoot.   I quesiti saranno articolati in lingua inglese, in modo da poter estendere, eventualmente, la partecipazione alle scuole del contingente estero. Ogni istituto potrà contraddistinguersi, indossando una maglietta in tema con i Diritti Umani e che costituirà la divisa della scuola. Le squadre saranno formate da sei studenti scelti tra gli allievi del secondo biennio (istituti scolastici di secondo grado). Le scuole interessate potranno contattarci per informazioni presso l’email: coordinamentodirittiumani@gmail.com. Si auspica che il MIUR, nella persona del ministro Valeria Fedeli, apprezzi i contenuti dell’iniziativa in quanto didatticamente innovativa e funzionale all’acquisizione delle competenze di cittadinanza attiva e responsabile.

 

prof. Romano Pesavento

presidente Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani

Rosso:”Chiappendino funziona, ma solo per Chiamparino”

La Sindaca Appendino ha ricevuto un avviso di garanzia per un falso in bilancio da 5 milioni. Chiappendino funziona, ma solo per Chiamparino. La Sindaca Appendino ha sperato che allinearsi sulle posizioni e sulle promozioni di Chiamparino e del Pd potesse preservare l’Amministrazione dei 5 stelle dagli attacchi della magistratura e dei media. Pia illusione. Appendino ha cercato di coprire gli errori dei Sindaci precedenti e si è ritrovata scaricata proprio da chi cercava di salvare. Non sono state sufficienti le frequentazioni di Evelina Christillin e degli altri protagonisti del sistema Torino. Tutti sorrisi e poi coltellate alle spalle. Ma Torino non sa cosa farsene di un Sindaco ingenuo che copre le malefatte del Pd.

Roberto ROSSO

Consigliere comunale di Torino

PSICHIATRIA- VIGNALE (MNS): GRAZIE A SAITTA E AL PD IN PIEMONTE TORNA UNA CULTURA MANICOMIALE

“Grazie a Saitta in Piemonte saranno realizzati otto nuove strutture paramanicomiali, migliaia di famiglie saranno abbandonate nell’affrontare la malattia mentale dei propri cari e centinaia di operatori perderanno il lavoro. E’ evidente che non si è di fronte ad una riforma ma al tentativo di cancellare tutte le buone pratiche di cura dall’approvazione della Basaglia ad oggi” lo dichiara il capogruppo in Regione del Movimento nazionale per la sovranità Gian Luca Vignale che è stato il richiedente del Consiglio straordinario convocato questa mattina.“La DGR 29 – spiega Vignale – stravolge, in peggio, il sistema psichiatrico piemontese. Un vero e proprio condono psichiatrico che espellerà dal Sistema Sanitario Nazionale più di 1800 pazienti che oggi sono curati all’interno di gruppi appartamento o comunità alloggio. Pazienti che avranno solo più diritto all’assistenza e non più alla cura, ma a carico delle famiglie.”“Qual è stata la differenza fra l’esistenza dei manicomi e la legge Basaglia. Non solo la scomparsa di enormi strutture di tortura, ma soprattutto il concetto fondamentale che una persona malata ha sempre diritto alla cura e non solo all’assistenza. Questa differenza –continua Vignale- oggi viene messa completamente in discussione.”“Chiamparino e Saitta in meno di tre anni – attacca il capogruppo – hanno messo in ginocchio un intero mondo   e presto assesteranno l’ultima raccapricciante decisione di riaprire strutture simil manicomiali in Piemonte. Infatti, per effetto di una delibera approvata lo scorso agosto più di 600 posti letto saranno trasformati da sanitari a residenziali e saranno accorpati in otto strutture. Possono chiamarli come vogliono e continuare a raccontarci le loro favolette preferite ma è evidente che queste nuove strutture   saranno a tutti gli effetti dei nuovi manicomi”.“Dopo aver provato in ogni modo – prosegue Vignale – a far ragionare Giunta e maggioranza, abbiamo chiesto al Consiglio di volere prevedere una dilazione dei termini di adeguamento alle nuove linee di indirizzo previste dalla delibera della Giunta regionale di almeno 12 mesi. Ci saremmo augurati che almeno la maggioranza di centro sinistra capisse le nostre richieste, ed invece, mettendo la tutela della propria parte politica davanti ai diritti dei pazienti, ha preferito sottostare al diktat di Saitta, votando un ordine del giorno che non cambierà nulla”.“ Se la maggioranza e la Giunta avessero utilizzato un minimo di dialogo – conclude Vignale – si sarebbe potuto modificare la DGR 29 senza vinti né vincitori in termini politici, gli unici vincitori sarebbero stati i pazienti e le loro famiglie”.

“Santa Giulia, situazione fuori controllo”

“Regnano malamovida e violenza. E l’Amministrazione è la grande assente”

La rissa, violentissima, di questa notte, che ha coinvolto decine di persone, è solo l’ultimo episodio in ordine di tempo, e rappresenta l’ennesima prova dell’inadeguatezza dell’Amministrazione di fronte alle sfide e alle esigenze di questa porzione di città. Ogni mattina residenti, commercianti e operatori del mercato devono fare i conti con i resti delle notti brave (urina, vomito e ogni genere di rifiuti sono la norma), ogni notte i residenti devono sperare che i violenti e i facinorosi non commettano nulla di irreparabile, ogni sera i gestori dei locali che rispettano le regole devono misurarsi con “colleghi” che invece credono di poter fare quello che vogliono.  In tutto questo, la grande assente è l’Amministrazione. Le contromisure prese dalla Giunta si riassumono in tre parole: nulla di nulla. I residenti sono allo stremo e all’esasperazione. Ribadiamo: piuttosto, riapriamo la piazza al traffico. I Moderati sono pronti alla raccolta firme.

 

Silvio Magliano, Capogruppo Moderati Consiglio Comunale Torino.

Camilla Ciacci – Capogruppo Moderati, Circoscrizione 7.

Ferdinando D’Apice, Coordinatore II Commissione, Circoscrizione 7.

Giuseppe La Mendola – Consigliere Moderati e Presidente Commissione di Quartiere Aurora, Valdocco e Rossini, Circoscrizione 7.

“Contro l’atomica” invita i parlamentari

Si è concretizzata l’ipotesi di un incontro ufficiale fra i rappresentanti del “coordinamento di cittadine/i, associazioni e istituzioni contro l’atomica, tutte le guerre e i terrorismi”, e i parlamentari Piemontesi. Tale confronto, organizzato insieme e in piena collaborazione col Comitato per i diritti umani della Regione Piemonte, presieduto da Mauro Laus, si svolgerà lunedì 16 ottobre alle h 16.00 presso la sede del Consiglio Regionale Palazzo Lascaris Via Alfieri, 15Obiettivo di questo importante momento di lavoro sarà anche quello di ottenere precisi impegni formali a sostegno della ratifica del Trattato ONU per la messa al bando delle armi atomiche – ovviamente nel pieno rispetto della loro libertà – da tutti i parlamentari che lo riterranno. Inoltre contiamo di presentare loro una serie di iniziative volte a far crescere la coscienza civica di tutti i cittadini e di tutte le componenti della nostra Società. Per una chiara comprensione dei contenuti e degli scopi dell’incontro, vi alleghiamo copia della lettera personalmente inviata a tutti i parlamentari Piemontesi.

 

Mauro Laus Presidente del Consiglio e del Comitato per i diritti umani della Regione Piemonte

 Giampiero Leo, Paolo Candelari, Walter Nuzzo per il Coordinamento di cittadine/i, associazioni e istituzioni contro l’atomica ,tutte le guerre e i terrorismi.

 

Corso Gamba e dintorni? Per la Giunta “nulla di grave”

Ma i residenti, auditi la scorsa settimana a Palazzo Civico, hanno tutt’altra percezione: la stessa che ho avuto io durante i miei sopralluoghi sul posto.

Giunta e cittadini: stessa zona (corso Gamba e dintorni), due percezioni completamente differenti. «Questo quartiere è percepito come zona franca» è il grido d’allarme lanciato dai residenti, che hanno raccolto oltre 400 firme nella speranza di farsi ascoltare dall’Amministrazione. Le criticità lamentate (spaccio, degrado, sporcizia, vandalismo) si concentrano nel quadrilatero compreso tra le vie Costaguta, Crosato, Ceva e Livorno. «Non si riscontrano in zona problemi particolari», è stata invece la risposta dell’Assessore Unia in Aula. Lo scorso mese di luglio ho effettuato un sopralluogo in zona: devo dire che quanto ho visto coincide esattamente con quanto percepito dai residenti.  Ho portato il tema in Consiglio Comunale e ho voluto allegare documenti e foto che fanno a pugni rispetto alla narrazione della Giunta, secondo la quale la porzione di città compresa tra corso Principe Oddone e via Livorno è di fatto una sorta di paradiso, se si escludono pochi e circoscritti problemini. Ci sono almeno tre urgenze, in zona. La prima, enorme, sono le due aree sono abbandonate rispettivamente a nord e a sud di corso Enrico Gamba tra corso Ottone Rosai, corso Principe Oddone e via Savigliano. Che progetti abbiamo, come Città, su quella zona? Ci limiteremo ad attendere le mosse di RFI? Pulizia non soddisfacente e totale mancanza sicurezza sono le altre due urgenze. I residenti si aspettano risposte: oggi queste risposte non sono state date.

Silvio Magliano

Consigliere comunale Moderati

Locatelli (Prc-Se): sindaca Appendino, basta prese in giro. Giù le mani dagli asili nido comunali!

Sia chiaro, se la Giunta Appendino pensa di risparmiare sul bilancio comunale bloccando assunzioni e appaltando ai privati la gestione degli asili nido la risposta non potrà che essere a muso duro. Molto più di quanto lo sia stato con il predecessore Fassino che pure intraprese a suo tempo l’esternalizzazione di un certo numero di asili nido come mezzo per ridurre le spese di bilancio. Oggi è ancora peggio. Si parla di tagli drastici di personale, tramite il blocco del turn-over di 44 educatrici e 69 insegnanti in meno andando, in conseguenza di ciò, ad una privatizzazione generalizzata della rete degli asili nido comunali. Se queste dovessero  essere le scelte della Giunta retta dal M5S la risposta non potrà che essere molto decisa e dura. Bisogna finirla di prendere in giro le cittadine e i cittadini con promesse puntualmente disattese. Gli asili nido e le scuole d’infanzia comunali non si toccano!

Ezio Locatelli

Segretario provinciale Prc- Se

Piano paesaggistico. Legambiente: “Ottima notizia, ora i Comuni lo recepiscano rapidamente”

Il Piemonte è la terza regione italiana, dopo Puglia e Toscana, a dotarsi di un piano paesaggistico regionale

 

 

Dopo Puglia e Toscana è il Piemonte la terza regione italiana a dotarsi di un piano paesaggistico regionale. Il Piano, frutto di un lavoro decennale, è stato approvato dal Consiglio regionale martedì 3 ottobre. “L’approvazione del Piano paesaggistico, a cui abbiamo contribuito negli anni con diverse osservazioni, è un’ottima notizia per il nostro territorio. Ora bisogna far sì che non resti nei cassetti della Regione ma che venga recepito dal territorio come un utile strumento per una corretta gestione del suolo volta alla salvaguardia del paesaggio piemontese -dichiarano Fabio Dovana e Flavia Bianchi, rispettivamente presidente e membro del consiglio di presidenza di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Ci auguriamo che nel più breve tempo possibile i Comuni avviino un processo di aggiornamento dei piani comunali per recepire gli indirizzi del Piano paesaggistico regionale. Oggi infatti abbiamo la necessità non solo di evitare che nuovi piani regolatori aggiungano ulteriori aree edificabili ma di far sì che quelli esistenti vengano rivisti cancellando aree edificabili già previste, coniugando in questo modo la sicurezza del territorio con la salvaguardia di zone di prestigio ambientale e paesaggistico”.

Alternativa Libera: lettera aperta alla sindaca Appendino

Mia cara Sindaca, Le scrivo questa lettera aperta, in quanto quello che si sta apprestando ad approvare è il suo secondo bilancio della città di Torino, ovvero il primo dove può effettivamente esprimere, appieno, tutto il potenziale dell’amministrazione a Cinque Stelle. Ricordo il suo primo intervento, nel 2012, con le valutazione sul bilancio della città stilato dall’amministrazione del Sindaco che la preceduta, Piero Fassino. Quell’intervento si apriva ponendo l’attenzione su tre punti molto importanti, su quali imbastiva la sua azione come consigliera d’opposizione del Movimento 5 Stelle, e come tale non condivideva nella maniera più assoluta: 1) La riduzione della spesa corrente – che tradusse come tagli. 2) La dismissione delle quote delle società partecipate – che lei individuava come progressiva alienazione del patrimonio della città; 3) Il massimo sfruttamento delle voci di entrata (a cominciare dai tributi locali) – e qui ne comprese il significato: l’aumento della pressione fiscale sui cittadini. La motivazione del progetto di bilancio che fu approvato dalla giunta Fassino risiedeva in un sola motivazione: rientrava nel patto di stabilità, da cui la città usci, per decisione dello stesso Sindaco Fassino. In quello stesso bilancio, venne decisa la dismissione di quote di TRM, AMIAT, GTT e SAGAT e del suo patrimonio immobiliare alla disperata ricerca di incassi. Ora, lei che è Sindaca, la politica economica portata avanti dalla sua amministrazione per la città, anziché superare e andare oltre l’impianto del “Sistema Torino” che ha tanto combattuto da banchi dell’opposizione, non fa altro che mantenere la rotta. Nel 2012, Fassino decise di uscire dal patto di Stabilità, per poter continuare a mantenere, per quanto potesse essere possibile, le mani libere.

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Lei oggi, per continuare a tenere le mani libere ha deciso di non dichiarare il dissesto, che significherebbe il commissariamento della città, ma di concordare con la Corte dei Conti gli interventi da effettuare volta per volta andando a risparmiare 10 milioni di tagli, sui 90 che le verrebbero imposti dal concordato. E dichiara 80 milioni di tagli da qui al 2021, di sacrifici che i cittadini, devono continuare a sopportare per il bene della città. Dismissioni di quote delle partecipate, ma non si oppose quando le propose Fassino ? Con il conseguente impoverimento della città e dei suoi cittadini. Vendere tutto ciò che è possibile vendere. Usare la cassaforte di Torino per prelevare denaro fresco, tentare di fare la stessa cosa con la SMAT. Impegnarsi, per non usare più gli oneri urbanistici per fare cassa, salvo poi rimangiarsi la parola poco dopo. Mia cara Sindaca. Ma dove ha vissuto negli anni in cui era fra i banchi dell’opposizione ? 5 anni passati a fare le pulci al Sindaco Fassino, per poi arrivare a occupare la sua poltrona e scoprire che non si era accorta di ciò che succedeva in città. Dovrebbe pensare a restituire i soldi presi per sedersi in consiglio comunale. Le sue scelte, non hanno avuto il coraggio per cui tutti i torinesi l’anno votata e hanno votato 5 Stelle. Dare un segnale di forte discontinuità con il passato, con quei “30 anni” in cui Torino, per seguire il suo pensiero, è stata portata sull’orlo del baratro. Certo, però che fa specie, questa sua affermazione. Fino a oggi, gli amministratori si limitavano a dare la colpa a quelli che li avevano preceduti, ormai era prassi consolidata, ma lei è stata capace di andare oltre, di andare avanti laddove tutti si fermavano. Incolpare della situazione cittadina tutti gli amministratori a partire dagli anni 80 a oggi, mi chiedo, e le chiedo, se Novelli è escluso o compreso dai 30 anni. Questo si che è puro coraggio. Ma lei dove ha vissuto in questi 30 anni di mala gestione? Ah si a Moncalieri. Ecco perché non sa e non comprende cosa Torino era 30 anni fa e non comprende cosa Torino è adesso. Eppure non abitava molto distante da noi.

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L’inizio della trasformazione di Torino da città puramente operaia (FIAT), in città con velleità cosmopolite, possiamo individuarla con il 1982, data dell’annuncio della chiusura del Lingotto e di quello che oggi possiamo definire come la fine della vocazione prettamente meccanica e automobilistica di Torino. Guarda caso son passati 30 anni da allora. E a partire da quella data, gli amministratori della città hanno saputo e dovuto, reinventare Torino e costruirle uno spazio proprio all’interno della comunità internazionale. E questo ospitando, vertici internazionali, Mondiali di Calcio, le Olimpiadi Invernali. E Poi costruendo il Salone del Libro, del Gusto assieme a Terra Madre. E tutti gli eventi culturali che hanno caratterizzato la città in questi lunghi 30 anni. Si, queste cose non sono state fatte a costo zero. Ma hanno permesso alla città di vivere e di rimanere viva diventando cosmopolita. E per fare questo, c’è stato bisogno di coraggio. Di fare scelte, che non sarebbero state indolori, ma che hanno saputo inserire la città in un contesto nuovo e di potersi conquistare, oggi che siamo nel 2017, il suo quinto posto come città turistica. 30 anni dopo, malgrado le difficoltà, Torino è stata capace di reinventarsi e di costruirsi un suo ruolo peculiare e questo grazie ai Torinesi che hanno avuto la forza di fare le scelte che andavano fatte per non far finire la città nella storia delle città diventate archeologie industriali. Ora, signora Sindaca, le chiedo, qual è la visione che lei e il Movimento 5 Stelle ha per questa città ? Dal giorno della sua “incoronazione” si è solo visto un lento ma costante e continuo gioco a smantellare tutto ciò che la città, in 30 anni è stata capace di costruire, con molta fatica e sacrifici da parte dei torinesi, che se ne sono accollati i costi. Abbiamo quasi perso il Salone del Libro a favore di Milano, abbiamo perso il giro delle grandi mostre. Manchiamo di coraggio nel portare la città su lidi sicuri, coraggio che solo lei e i suoi uomini possono darci. Ci si augura che il destino della città non sia quello di competere per avere la Fiera Nazionale della Trippa, anche se …. Potrebbe essere un’idea … Non scartiamola del tutto ! Cordialmente e con affetto,

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Maurizio Penna, Presidente Alternativa Libera – Torino.