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Il Fante imbrattato dai pro – Pal: danni e prepotenze violano le regole democratiche

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Dopo aver paralizzato Palazzo nuovo e il Politecnico e i vari imbrattamenti, oggi i filo palestinesi torinesi in un corteo hanno imbrattato il monumento al Fante, un monumento inaugurato nel 1961 per il centenario dell’Unita’ e del Regno d’Italia. Non credo che i vandali antisemiti sappiano chi siano stati i fanti, la forza più numerosa del nostro Esercito nel Risorgimento e nella storia italiana successiva. Sono fanatici ignoranti che si limitano agli slogan e alla violenza verbale e fisica. Ma come è possibile che in questa città questi estremisti siano lasciati a briglia sciolta, padroni di edifici e di strade?  D’accordo:  evitiamo le tensioni e gli scontri, ma c’è un limite a tutto. Le associazioni combattentistiche e d’arma devono farsi sentire e protestare. Ne va di mezzo la dignità dei soldati d’Italia offesi da personaggi che vanno fermati . Con le buone o con le cattive. Perché Torino non può accettare di essere terreno di prepotenze, danni, violenze assolutamente incompatibili con le regole della democrazia.Va ripristinata la legalità repubblicana palesemente infranta.

Faletti, artista poliedrico e grande piemontese

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Asti ha tributato nel corso degli anni ricordi costanti a Giorgio Faletti mancato immaturamente dieci anni fa:  gli vennne dedicata la biblioteca astens(con un atto di un certo coraggio proprio nella città che vive nel culto quasi esclusivo di Vittorio Alfieri ) e una lapide sulla casa natale in cui laconicamente Faletti è stato definito “artista eclettico”, mentre forse si intendeva poliedrico. Eclettico appare infatti riduttivo per lui che non si limitò a miscelare diversi elementi, ma riuscì ad avere uno stile inimitabile come attore e anche come scrittore. Proprio nel decennale della morte il “Corriere della Sera” insieme alla Nave di Teseo pubblicano “Io uccido” che fu uno dei suoi più grandi successi. La vedova sta programmando iniziative importanti che consentiranno di ricordarlo degnamente. Finora il suo mito è rimasto quasi solo circoscritto ad Asti ,lui che ironizzava con finezza sull’essere della provincia astigiana, esattamente diPasserano Marmorito.

La comicità piemontese è cosa abbastanza rara, se escludiamoMacario e Campanini che sono gli unici che ebbero una rilevanza nazionale. Faletti soprattutto per merito di Antonio Ricci e di Drive In,ebbe un successo nazionale strepitoso dopo anni di impegno anche nel cabaret. La sua non era una comicità volgare giocata sui doppi sensi, ma un modo immediato e alla sua maniera raffinato e colto di suscitare il riso. In televisione riusciva sempre a divertire.  Già allora far ridere era un’impresa molto ardua, a meno dell’ilarità involontaria suscitata da persone molto serie che non intendono  provocare affatto il riso. Una volta parlammo anche di questo tema e le sue battute su questo tipo di comicità involontaria furono esiliranti: peccato non fosse sul palco,ma in un piccolo caffè di Albenga dove gli avventori non poterono non ridere di gusto. Era già ammalato, ma non aveva perso la sua personalità frizzante e libera. Non era impegnato politicamente come altri, ricordo che lo paragonai a Bruno Lauzi e fu felice di questo accostamento.

Questa capacità di essere attore, paroliere, scrittore da’ il senso di un’opera che ancora oggi è difficile da considerare nel suo insieme.

Va ricordata la sua canzone “Signor tenente” proposta nel 1994 a Sanremo che resta una rara testimonianza di alto civismo in ricordo delle stragi mafiose di Capaci e Via d’Amelio e una denuncia delle condizioni di lavoro delle Forze dell’Ordine italiane e in particolare dei Carabinieri in un periodo in cui era ancora viva l’eco delle stragi degli anni precedenti che sembrarono scuotere dalle fondamenta la Repubblica.

A fronte di tanti cantautori che hanno esaltato la trasgressione, la contestazione, la droga e il sesso estremo, ripudiando ogni regola morale, la figura di Faletti brilla nella sua ilarità sempre piacevole, bonaria e corretta, nella sua moralità di uomo libero e di artista non artificioso. Faletti resta un grande piemontese e un grande astigiano, figlio di una terra in cui la fatica dei campi è la cifra della propria vita come diceva un altro grande astigiano, Davide Lajolo.

 

Vittorio Emanuele di Savoia a Superga: perché le polemiche sono fuori posto

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

M a r i a    C o r b i   non smetterà mai di manifestare la sua acredine verso i Savoia con frasi che rivelano un livore senza limiti che ci si domanda quanto sia compatibile con l’etica professionale giornalistica. Così nel caso della tumulazione in via privata del principe Vittorio Emanuele di Savoia ancora una volta lo ha incolpato per le leggi razziali del nonno, ma non lo ha ricordato come discendente della dinastia che ha fatto l’Italia. È in questa veste che Vittorio Emanuele è sepolto a Superga e non a Vicoforte dove riposano i nonni  – per la stravagante iniziativa di un vecchio notabile cuneese che non aveva nessun titolo per decidere sul destino delle salme dei penultimi sovrani d’Italia – A Superga perché dal 1937 al 1946 è stato il principe ereditario figlio di Umberto II. È dovuto intervenire Gianni Oliva con la sua autorevolezza di storico a far comprendere che le polemiche che già ci furono al suo funerale in Duomo erano fuori posto. L’eco della faziosità si è sentita egualmente anche se riguarda vergognosamente un’urna di ceneri. A suo figlio Emanuele Filiberto domenica scorsa a Nevesa della Battaglia è stata contestata la presenza all’inaugurazione di un monumento al milite ignoto della Grande Guerra. Non c’è che dire: il nuovo fronte popolare repubblicano si sta muovendo anche in Italia, non comprendendo di cadere nel ridicolo e dimostrando di non conoscere la storia.

 

Nella foto d’archivio Emanuele Filiberto di fronte al feretro del padre il giorno del funerale

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Soldati uomo libero e scrittore – Regione al via e altro – Omaggio a Puccini – Lettere

Soldati uomo libero e scrittore
Insieme a Valentino Castellani, il Sindaco di Torino molto apprezzato e  da lui votato  a suo tempo nel 1993, ho ricordato on line Mario Soldati a 25 anni dalla sua scomparsa nel 1999. Ha interloquito con me Edoardo Massimo Fiammotto. Non so se siamo riusciti a far rivivere qualcosa di Soldati : per lui parlano i suoi libri, i suoi film, le sue trasmissioni televisive. Credo che Soldati non avrebbe apprezzato la Seconda Repubblica di cui conobbe gli albori dopo aver visto Tangentopoli che lo colpì in modo particolare.
Era un uomo di altri tempi, anche se sempre curioso della modernità e delle novità. Lo ricordo felice nella sua bella villa sul mare di Tellaro dove abbandonava l’ansia del vivere per recuperare la “gioia di vivere “ che è la cifra vera della sua opera. Che differenza tra la noia di vivere di Moravia, il male di vivere di Montale o anche solo il tragico mestiere di vivere di Pavese . Non era una gioia sfrenata ed edonistica quella di Soldati , ma sempre consapevole che nella vita ci sono il bene e il male, senza esagerazioni manichee. Soldati ha quasi interamente attraversato il “secolo breve” senza bruciarsi, come disse lui di Einaudi, l’amico Presidente da lui più  apprezzato anche per il dolcetto oltre che per il fatto di essere uno scienziato. A me manca oggi più che mai Soldati , la sua intelligenza, la sua cultura, la sua indipendenza, la sua signorilità tutta torinese eppure cosmopolita. Ho conosciuto altri scrittori, ma nessuno è confrontabile a lui. Fruttero &Lucentini erano ammiratori di Soldati e lui ricambiava la simpatia verso due uomini liberi.
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Regione al via e altro
La legge elettorale che sancisce che gli assessori devono cedere il loro posto a consiglieri supplenti, mi lasciò perplesso e continua a suscitarmi dei dubbi. Farà piacere a chi ha addebitato a Cirio una scarsa presenza femminile al governo perché entreranno molte donne escluse dal voto in Consiglio regionale. Resta un fatto molto discutibile la guerra intestina al Pd dove la segretaria nazionale minoritaria in Piemonte vuole ottenere attraverso le sue proconsolesse più che la maggioranza, l’amata, vecchia egemonia di gramsciana memoria.
La guerra per bande è  evidente e colpisce anche persone di rilievo come Laura Pompeo. Il Pd andrebbe rifondato: la componente che viene dalla Margherita non può essere cancellata, come sta avvenendo, dalla componente ex PCI che sta prendendosi il partito. Il solo piccolo fatto di aver dedicato la tessera a Berlinguer anziché, ad esempio, a Matteotti, assassinato 100 anni fa, dimostra una legittima scelta che sbilancia il Pd che è sempre meno un partito plurale e sempre di più è  un ircocervo, avrebbe detto Croce,  formato da un partito radicale di massa e un sopravvissuto partito comunista che stenta ancora  a comprendere l’esperienza storica del socialismo democratico europeo, l’unico storicamente importante. Per non parlare dei laici che non ci sono più e dei cattolici che sono una sorta di riserva indiana.
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Omaggio a Puccini
Lucca,  città di Puccini e di Pannunzio, ha onorato con un grande concerto diretto da Riccardo Muti Giacomo Puccini il piu grande musicista italiano dopo Verdi, nel centenario della morte. La sua è una musica sublime senza tempo che continua a coinvolgere e commuovere. Il ministero per la cultura si e’ impegnato a fondo per dare valore internazionale all’evento musicale trasmesso in mondovisione. Peccato che ho dovuto seguire in Tv perché non sono in condizioni fisiche di recarmi a Lucca dove ero stato invitato. Se pensiamo che qualche fazioso bollo’ di fascismo Puccini per l’Inno a Roma , abbiamo chiaro l’inquinamento ideologico giunto a lambire anche il campo musicale. L’arte e soprattutto la musica ha un valore universale e non conosce i miseri confini delle ideologie novecentesche ormai tramontate, come prevedeva Lucio Colletti
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L’ammutinamento delle  studentesse veneziane
Le tre studentesse veneziane che hanno fatto scena muta alla Maturità per protesta per il voto avuto nel Greco scritto. Il fatto che non siano state sanzionate disciplinarmente , anzi siano state promosse la dice lunga sulla crisi della scuola italiana giunta al collasso.   Enzo Pezzati
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Concordo con Lei. La scuola italiana non si è più ripresa dal ‘68 e con bassi e piccoli alti  illusori si è trascinata fino ad oggi. Anche le forme sono state questa volta  travolte. E il fatto che le televisioni intervistino le tre “grazie” veneziane  come delle eroine è  davvero il segno dei tempi.
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La confessione e il Papa
Ho ascoltato il pezzo di una intervista  a Papa  Francesco che invita i confessori a perdonare i peccati senza indagare  i fedeli e farli soffrire. Dio comprende e perdona . Mi sembra una posizione che annulli il Sacramento della confessione fondata sul pentimento sincero e sul proposito di non più peccare. Anche qui: “Ma chi sono io per …”     Elda Tripodi
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Lei è troppo severa con il Papa sul Sacramento della Confessione anche  detta della riconciliazione. Io sono stato anni lontano da quel Sacramento proprio per i motivi addotti dal Papa. Ma forse sbaglio e ha ragione Lei perché su queste materie non ho una competenza adeguata. Certo inginocchiarsi e raccontare le proprie  peggiori meschinità davanti ad un uomo è cosa difficile e provoca disagio. Credo che l’invito di Francesco si riferisca a questa situazione che è reale.

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: All’Egizio a vita – Brancati come davvero fu – Sto con Zucchetti – Lettere


All’Egizio a vita

Il ministro Sangiuliano alla scadenza di un mandato di nove anni, per cui cambiarono anche lo statuto intendeva, non potendoci più essere conferme, sostituire alla presidenza del Museo egizio la madamina amata dall’Avvocato sulla ribalta dalle Olimpiadi invernali 2006. Con più articoli e un appello si è formata una falange macedone dei conformisti a sostegno della signora per una proroga. In effetti si potrebbe pensare ad una conferma a vita della “signora delle mummie”. Forse prevedendo tra cent’anni di accogliere lei stessa in qualche sala del museo come attrazione museale?

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Brancati come davvero fu

Salvatore Vullo è appena uscito con un pregevole ed originale saggio su “Vitaliano Brancati. Scoprire e riscoprire il grande scrittore”, Morrone editore, con prefazione di Gianni  Firera. Si tratta di un libro non meramente celebrativo, ma capace di ricostruire la vita e l’opera di un personaggio inquieto del primo Novecento. Si parte dalla nascita e dalla formazione in Sicilia a cui resterà sempre legato, per poi analizzare la sua passione fascista come accadde a tanti Italiani che confusero il patriottismo con il nazionalismo.  Molti vissero quell’esperienza quasi senza accorgersene, mentre Brancati ne uscì a testa alta. Poi il libro pone l’accento sulla collaborazione all’ “Omnibus” di Longanesi dove Brancati conobbe Pannunzio di cui divenne collaboratore nel dopoguerra al “Mondo”. Viene ricordato il tenero e pur effimero amore che lo legò ad Anna Proclemer, il ritorno ad insegnare in Sicilia e, fatto molto importante, il rapporto ideale tra Brancati e il giovane Sciascia. Il siciliano Vullo così legato alla sua terra, ma così cosmopolita nei gusti e nelle idee, ci offre un profilo assai sottile e profondo di Brancati, ma anche della letteratura e del mondo siciliano. A me piace sottolineare come Brancati, che rimase un liberale dopo le frequentazioni romane, tornò a fare il professore a Caltanissetta senza tentare di diventare un intellettuale engagé come tanti. Soldati mi sottolineava il suo spirito libero nel contesto di una cultura che stava per essere egemonizzata manu militari dal pci di Alicata e Ingrao.

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Sto con Zucchetti
Il prof. Zucchetti è  un degno e qualificato  professore ordinario del Politecnico di Torino che ha espresso le sue simpatie per Putin su Fb. Ha anche corretto il tiro e cancellato il post. Oggi è fatto oggetto di un linciaggio violentissimo inaccettabile. C’è chi  ne richiede anche la rimozione da professore ordinario, una richiesta assurda perché dalla  cattedra vinta si può essere solo  rimossi in casi gravissimi e comprovati e con procedure chiare a tutela dell’ imputato. La inamovibilità dei professori non è un arcaico privilegio, ma è a tutela della libertà di insegnamento contro cui il potere e i faziosi possono avventarsi, inventandosi pretesti. La scienza va tutelata sempre. Questo in Occidente lasciando ai russi l’onta di aver rinchiuso nel ghetto Sacharov.
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La nuova Giunta regionale

 Ho visto che sono intervenuti ben due ministri per fare la Giunta regionale, decidendo gli assessori, promuovendo o punendo i candidati. Mi è sembrato un intervento da proconsoli romani o romaneschi che umilia l’autonomia della Regione e il Presidente cui spetta la scelta degli assessori. Lei cosa ne pensa? Benedetto Pianta

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Ho letto anch’io sui giornali. Una prassi davvero mai sperimentata prima. Presidenti come Ghigo, Bresso, Viglione, Calleri mai avrebbero accettato interventi così pesanti. Questa è molto più che partitocrazia e va oltre anche al famoso manuale Cencelli.

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Palazzo nuovo devastato

I contestatori filo palestinesi hanno lasciato dopo un mese di occupazione palazzo nuovo in condizioni pietose. Gli occupanti hanno anche sfregiato di scritti via Po appena ridipinta dai commercianti. A parte il fatto di non aver impedito l’occupazione o aver costretto i palestinesi a disoccupare il palazzo, qui occorre almeno fermezza da parte del rettore che ne esce molto male, e dalla Questura. I danni vanno rimborsati.    Elvio Cassini

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Concordo. È  mancata la fermezza e il rispetto della legge. Le autorità accademiche si sono astenute da un intervento doveroso, lasciando Palazzo nuovo in balia di se stesso. Rettori come Allara, Cavallo, Pelizzetti, Bertolino mai avrebbero ceduto così.

Dubbi sull’autonomia differenziata, ma senza agitare il tricolore e cantare l’Inno di Mameli

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni
Il prof. Quaglieni

Non è questione di agitare il tricolore e di cantare l’Inno di Mameli come fossimo in guerra, perché la discussione tra unità e federalismo è cosa antica e parte da Mazzini e Cattaneo. Che oggi si riproponga non deve scandalizzare, anche  se il livello degli interlocutori oggettivamente è molto  diverso. La  nuovissima legge Calderoli sulla Autonomia differenziata ha suscitato e susciterà aspri dibattiti come accade in democrazia. Il nome di Calderoli non è in effetti una garanzia, visti i precedenti relativi ad una legge elettorale, definita dallo stesso ministro, “una porcata”.

Inoltre la nuova legge realizza la riforma del titolo quinto della Costituzione voluto dall’Ulivo e da Prodi per tacitare la Lega. La riforma ulivista scritta da Bassanini ha creato confusioni e conflitti tra Stato e Regioni, l’attuale legge Calderoli rischia di mettere in gioco l’Unità Nazionale, tra mille difficoltà e sacrifici anche di sangue raggiunta  nel 1918. Non bisogna mai dimenticare la nefasta legge Bassanini a  cui Calderoli vorrebbe dare continuità e definizione. Ma va subito anche detto che disfare  il Risorgimento è cosa degna di  Bossi, ma non di chi ama l’Italia, la sua storia e il suo futuro europeo. Ci sono materie come salute e istruzione, ad esempio, che debbono  essere di competenza  statale, semmai togliendo potere alle Regioni. La pandemia lo ha dimostrato in modo clamoroso per ciò che riguarda la sanità. Una riforma della scuola deve avere un respiro europeo, andando oltre Gentile, pur mantenendo integro lo spirito italiano. Nulla di provinciale è ammesso nella scuola di oggi. Chi scrive, da liberale, è sempre stato contrario alle Regioni. Le obiezioni di Malagodi e per certi versi anche di Covelli e di Almirante si rivelarono fondate. E i fallimenti delle Regioni, con spaventosi voragini di deficit da ripianare, hanno dimostrato come il sistema delle autonomie in Italia sia spesso incompatibile con l’etica della responsabilità, a partire dalla Sicilia. Riassestare i bilanci sarebbe possibile solo riducendo i rubinetti di spesa ampliati dal regionalismo. Il progetto italiano deve  inoltre fondarsi su un patto solidale tra Nord e Sud  che nasce da lontano. La grettezza del Nord che guarda ai fannulloni del Sud è una semplificazione stupidamente manichea da lasciare al peggiore Feltri imitato da Crozza.

Macron e Scurati

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Il presidente della repubblica francese Macron sempre più in affanno ha concesso la commenda di un ordine minore francese a Scurati, non osando pensare alla Legion d’onore, l’unica che riconosce i meriti come il Cavalierato di gran croce in Italia forse per dispetto alla presidente del consiglio italiana accusata di censura da Scurati. Si tratta di un riconoscimento minore che viene dato ai provveditori agli studi che hanno avuto rapporti culturali periferici con gli enti scolastici francesi. Invece lo Scurati si è esibito con le insegne come fosse stato un trionfo. Certo non è un grande scrittore, ma uno scrittore omologato e condabnato a ripetere stancamente la solita vulgata all’infinito. Scurati non rappresenta oggi il meglio della cultura italiana, ma la sua retroguardia. Chissà se il riconoscimento francese servirà a far vendere a Scurati che verrà invitato per il li libro, ma a far parte del fronte popolare, una parola che fa venire i brividi e che ci ricaccia indietro di decenni.

Quel 1994 nero

IL COMMENTO Di Pier Franco Quaglieni

Pier Franco Quaglieni

Nella primavera del 1994 Berlusconi vinse le elezioni politiche contro la “gioiosa macchina da guerra” della sinistra, che riteneva di aver già trionfato. Vinse a capo di una coalizione di salvezza nazionale con leghisti e missini che poteva suscitare dubbi, garantiti da lui. Dopo pochissimi mesi il governo entrò in crisi anche a causa di alcuni ministri. Il risultato storico di aver fermato la sinistra era stato comunque raggiunto. A volere la crisi fu soprattutto Bossi che domenica ha detto di votare il partito di Berlusconi alle Europee. L’intervista al Cardinale Ruini, 92 anni, uscita oggi ci da’ un particolare di non lieve importanza: il presidente Scalfaro, tradendo in modo clamoroso il suo ruolo di arbitro, tento’ il suo coinvolgimento nel defenestrare Berlusconi. Spero non sia vera quella dichiarazione perché i sistemi di Scalfaro, cattolico integralista e ministro degli interni accusato di una gestione di fondi mai chiarita per la quale a pagare fu il prefetto Malpica, sono davvero lontani da quelli di una repubblica democratica. Dopo qualche tempo Berlusconi venne accostato alle banane anche se quella Repubblica e’ da accostare a Scalfaro. Non stupiamoci: oggi è rivalutato e solo una piccola parte di faziosi, che porta l’odio oltre la morte,  parla di lui come di un nemico della democrazia.

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Marrone assessore alla Cultura – Sia reso merito a Giachino – Grazie Bepi

Marrone assessore alla cultura

Chi scrive ha conosciuto tutti gli assessori alla cultura della Regione Piemonte dal 1970 in poi ed ha quindi avuto l’opportunità di aver cumulato una bella esperienza. In molti casi ha collaborato, in altri ha polemizzato con loro. Potrei anche fare citazioni da cui mi astengo. L’unica assessora che non ho mai incontrato è l’ultima che non mi ha mai convocato o ritenuto di almeno conoscermi forse come decano del caravanserraglio dell’associazionismo torinese. Venne ad ascoltarmi ad Alessandria e forse la delusi. Non così è accaduto con Maurizio Marrone che venne almeno due volte a parlare e ad ascoltare al Centro “Pannunzio”. Ed anche di recente sono stato invitato al grattacielo di via Nizza per un utile scambio di opinioni. Fu il primo ad interessarsi fattivamente al ripristino della lapide di Mario Soldati ai Murazzi,  sempre oggetto di sfregi e scritte. Leggo le scemenze che vogliono insinuare su di lui per la difesa solidale della famiglia e della vita, anche se nessuno ha osato dire qualcosa di negativo come in passato. Tra l’altro è riuscito a far aprire al pluralismo il Circolo dei lettori, un sancta sanctorum della sinistra radical-chic. Il vasto consenso raccolto dimostra il suo radicamento e il duro lavoro realizzato. Non è stato un assessore ambiguo o inattivo e riuscì a suo tempo a risorgere ad un agguato burocratico che gli impose l’annullamento dell’elezione in Regione. Come Luca Beatrice, lo apprezzo da anni per la sua coerenza e la sua capacità di battersi per le cause in cui crede. Sarà un ottimo assessore alla cultura,  un incarico che i politici non amano perché avaro di voti. Che di aria nuova ci fosse bisogno in quell’assessorato è fuor di dubbio. Almeno dai tempi di Parigi che ha servito il suo partito in una candidatura di testimonianza non priva di dignità.
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Sia reso merito a Giachino

Non so se Mino Giachino di origini democristiane alla scuola di Donat Cattin sia stato un buon sottosegretario ai trasporti, ma certo fu e rimane un politico molto attivo e disinteressato alle clientele. Giachino molto più delle evanescenti madamine è stato il protagonista coraggioso della battaglia per l’Alta Velocità, tanto importante quanto trascurata per non sollevare il dissenso dei No Tav. Giachino ha esordito in una piazza Castello esorbitante di gente ricordando il Frejus e il Conte di Cavour, risvegliando il torpore di Chiamparino e del compianto Virano. La sua battaglia solitaria ha dato frutti. La sua non elezione in Regione rivela una certa ristrettezza dei vertici politici che non sanno riconoscere i meriti civici acquisiti sul campo.

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Grazie Bepi

Vedendo questa splendida fotografia di piazza Vittorio Veneto, è impossibile non ricordare che l’avv. Giuseppe Dondona liberò la piazza dal Carnevale e dalle fiere, restituendola alla storia e all’arte di Torino. Una scelta coraggiosa che riqualificò la città come il parcheggio sotterraneo costruito malgrado i nitriti di Vattimo e altri “intellettuali”.

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Via Roma pedonalizzata
E allora vogliono pedonalizzare l’intera via Roma al costo stratosferico di 12 milioni, un costo quasi mussoliniano: ma il Duce costruì rapidamente l’intera nuova via Roma, dando una via degna alla città (che fu capitale) e che ancora oggi rappresenta  la sua arteria migliore, sia pure nel degrado in cui vive e nella penuria dei grandi negozi di un tempo. Lei cosa ne pensa? Antonio Visconti

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Condivido tutto quanto ha scritto ed aggiungo di essere contrario allo spreco di denaro pubblico in un’opera inutile e anche dannosa. Inutile perché i portici ampi di via Roma rendono inutile pedonalizzare la via, a meno che non si voglia dare a qualche sfaccendato artista l’occasione di esibirsi nella via. Dannosa perché sconvolgerà il  traffico del centro. Questa somma va destinata ad altri scopi, in primis a colmare le buche che rendono impraticabili vie e marciapiedi. Io penso che un ingegnere concreto come il Sindaco abbia qualche perplessità verso un progetto che da’ lustro alla parte meno utile della sua maggioranza, quella che ragiona attraverso gli slogan.

 

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Il francobollo nostalgico – I senatori a vita – Il sindaco Sala e Vasco – Lettere

Il francobollo nostalgico
L’idea malsana di dedicare ad uno squadrista fascista un francobollo, tale Italo Foschi, appare davvero fuori luogo e fuori tempo. Qui abbiamo a che fare con uno che ha celebrato gli assassini di Matteotti e che si distinse nella caccia agli ebrei. C’è da domandarsi se non si siano superati i limiti della decenza. I comunisti salvarono dal carcere il noto pluricriminale Francesco Moranino, ma nessuno pensò ad esaltarlo come eroe. Chi ha fatto questa scelta è privo del senso della storia e perfino del ridicolo.
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I senatori a vita
È passata quasi inosservata l’abolizione dei senatori a vita, un retaggio regio in periodo repubblicano che non ebbe mai un senso preciso. Un uomo come Toscanini rifiutò la nomina pervenuta da Einaudi. Cinque senatori a vita spesso scelti tra politici di lungo corso come Fanfani,  Colombo e Taviani  non sono ininfluenti nel caso di maggioranze instabili come quella di Prodi. Se poi pensiamo ad alcuni Presidenti che nel quinquennio nominarono 5 senatori innalzando il numero complessivo dei vitalizi c’è da domandarsi se non sia stato uno sfregio costituzionale l’averlo fatto. La nomina di Mario Monti è rimasta una scelta di parte che ha inaugurato una nuova stagione politica contraria al voto delle urne. Forse tra i pochi senatori benemeriti ci fu Eugenio Montale che fece da garante alla legge sul divorzio. Spadolini tentò in tutti i modi di diventare Presidente della Repubblica dallo scranno più alto di Palazzo Madama come anche fece Fanfani. Non credo che in una democrazia matura ci sia bisogno di 5 saggi. Ci sarebbe bisogno di senatori e deputati più colti e competenti , con meno chiacchiera polemica televisiva e più lavoro nelle commissioni. Ma in realtà è proprio la figura del parlamentare che si fa più evanescente perché oggi il potere legislativo è affidato al Governo con i suoi decreti legge abituali. Tutto appare urgente e il Parlamento non fa altro che ratificare, magari con qualche emendamento. I tempi della politica sono stati ampiamente superati. In questo senso sembra una democrazia al tramonto con dei partiti privi di identità abbarbicati al potere. Se poi pensiamo all’assenteismo dal voto e alla protesta di piazza spesso violenta, ci accorgiamo che la democrazia sembra più una parvenza che una realtà. La crisi dello Stato e la autorevolezza sempre più bassa sono segni preoccupanti. I pericoli del fascismo sono remoti, quelli autentici molto vicini.
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Il sindaco Sala e Vasco
Il sindaco di Milano Sala  ha ancora una volta celebrato Vasco Rossi, dicendo che lui è più importante di tanti sindaci di Milano. Cantautore di successo, è anche noto per la sua vita smodata. È  naturale che Vasco  definisca autoritaria la vita attuale. Purtroppo invece occorrerebbero tanti giri di vite in più, ad esempio, in una università al collasso per la viltà dei suoi rettori. In Italia ci sarebbe bisogno di più ordine per garantire più libertà ai cittadini onesti che vedono i loro diritti defraudati dalla prepotenza. Il super milionario Vasco non vive certo i problemi nostri e il suo esempio mitizzato potrebbe aver contribuito a deviare  molti giovani. Questo dovrebbe sapere Sala, proponendolo ad icona di una società priva di valori.
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Al voto per l’Europa
Mi dà un consiglio sul voto europeo? Io tra mille polemiche stento a capire.  Fabrizia Raiteri
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Questa volta sono in imbarazzo pure io anche se incomincerei ad escludere i vari Santoro, Tarquinio, Salvini e tanti altri. L’Europa ha bisogno di un voto moderato che neutralizzi gli avventurieri. Votiamo pensando anche a Kiev e ad Israele. L’Europa non deve essere quella del cedimento, ma neppure dell’ oltranzismo bellicista. Per cercare di capire bisognerà attendere il voto americano.