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Bonus condizionatori 2024, modalità e requisiti

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Le agevolazioni fiscali a cui è possibile accedere con il bonus condizionatori permettono di ottenere delle detrazioni fiscali che oscillano tra il 50% ed il 70%, a seconda dell’intervento che si sta effettuando in casa.

Per poter beneficiare delle detrazioni fiscali nel momento in cui si installano questi apparecchi è possibile accedere ad una serie di misure. Vediamo quali sono: bonus ristrutturazioni edilizie: permette di ottenere una detrazione Irpef del 50%; bonus mobili: 50%; ecobonus: 65%; superbonus: 70%.

Ogni singola misura ha delle caratteristiche diverse, con particolari massimali, al cui interno non sono contenute esclusivamente le spese sostenute per acquistare ed installare i condizionatori, ma tengono conto dei costi complessivi sostenuti dal contribuente per quel determinato intervento.

Le famiglie hanno la possibilità di accedere al bonus condizionatori a seguito di una ristrutturazione o manutenzione straordinaria dell’immobile. L’agevolazione, in questo caso, spetta nel caso in cui dovessero essere installati dei condizionatori nuovi a pompa di calore, che permettono di ottenere un risparmio energetico.

Attraverso questa misura è possibile accedere ad una detrazione Irpef pari al 50% della spesa sostenuta, entro il limite massimo – per intero intervento – di 96.000 euro per immobile. La detrazione Irpef viene plasmata in dieci rate annuali di pari importo.

I condizionatori che vengono installati non devono essere necessariamente abilitati al riscaldamento invernale. Ma è necessario che venga rilasciato l’apposito attestato di conformità e il libretto d’impianto.

Il bonus mobili costituisce una valida alternativa per sostituire i condizionatori di casa. L’agevolazione, però, è strettamente legata ad un precedente intervento di ristrutturazione edilizia o di manutenzione straordinaria. Anche in questo caso è prevista una detrazione Irpef pari al 50% della spesa sostenuta per acquistare i mobili e il condizionatore, ma con un limite massimo di 5.000 euro.

È importante, infine, sottolineare che la detrazione Irpef al 50% viene riconosciuta esclusivamente quando viene installato un condizionatore in classe energetica superiore (almeno A+) in occasione di una ristrutturazione edilizia straordinaria.

Il bonus condizionatori può rientrare all’interno dell’Ecobonus nel caso in cui il contribuente decida di sostituire una caldaia a gas con un climatizzatore che permette di evitare l’utilizzo del gas. Stiamo parlando, in altre parole, di un apparecchio che possa essere utilizzato per il raffrescamento ed il riscaldamento attraverso i radiatori.

L’Ecobonus permette di ottenere una detrazione Irpef del 65% della spesa sostenuta, entro il limite massimo di 46.154 euro, che deve essere suddivisa in dieci rate annuali di pari importo. Per poter accedere all’agevolazione è necessario ottenere l’asseverazione di un tecnico abilitato e la scheda informativa degli interventi che sono stati realizzati, dove devono essere riportati: gli importi dei costi sostenuti; il risparmio energetico ottenuto (tramite attestato di prestazione energetica); i dati catastali e personali di chi detrae la spesa.

È necessario che il nuovo condizionatore appartenga ad una classe energetica superiore (A+++). La detrazione fiscale spetta unicamente nel caso in cui il contribuente decida di acquistare un climatizzatore con pompa di calore utilizzabile sia per la climatizzazione estiva che invernale. Deve essere sostituito un vecchio impianto.

Attraverso il superbonus è possibile ottenere il bonus condizionatore. In questo caso la detrazione Irpef è al 70% sul costo sostenuto per acquistare o installare degli impianti di climatizzazione, anche quando prevedono la sostituzione dell’intero impianto.

I costi ammessi sono unicamente quelli effettuati all’interno di uno degli interventi trainanti del superbonus, come ad esempio l’isolamento delle superfici verticali o orizzontali, che vengono effettuati nei condomini. È necessario che l’installazione del condizionatore garantisca il miglioramento di due classi energetiche certificate attraverso l’Ape.

Bonus auto, tutte le novità

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Nel 2025 saranno introdotti nuovi bonus auto. si inizierà con 750 milioni di euro nel 2025 (dei quali 250 milioni già destinati alle coperture del decreto coesione), per poi passare a un miliardo di euro all’anno dal 2026 al 2030.

A settembre 2024 si inizierà a delineare il nuovo schema di incentivi, tenendo conto delle indicazioni delle altre amministrazioni coinvolte e delle proposte del Tavolo Automotive. Il nuovo piano pluriennale prevede incentivi maggiori per le auto a basse emissioni, agevolazioni per chi rottama veicoli vecchi e inquinanti, e bonus sempre più mirati a sostenere le fasce di reddito più basse.

L’obiettivo è duplice: rinnovare il parco auto circolante in Italia, tra i più datati in Europa, e promuovere la transizione energetica verso veicoli a basse emissioni e alimentazioni alternative. Tuttavia, un altro punto chiave è incentivare l’acquisto di auto prodotte in Europa. Questo è fondamentale non solo per sostenere i costruttori automobilistici del Vecchio Continente, ma anche per contrastare, seppur indirettamente, l’espansione dei marchi asiatici.

L’avanzata dei marchi cinesi potrebbe interessare anche l’Italia, soprattutto considerando l’apertura del Governo italiano verso l’idea di un secondo costruttore nazionale.

In merito all’arrivo di nuovi costruttori, sono stati già sottoscritti accordi di riservatezza e memorandum tra il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) e tre case automobilistiche cinesi. Ulteriori incontri, previsti tra agosto e settembre, mireranno a esplorare ipotesi di cooperazione industriale per la produzione di autoveicoli, veicoli commerciali e autobus in Italia.

Finora i bonus hanno beneficiato principalmente le auto elettriche, evidenziando come le risorse significative messe a disposizione per le auto elettriche, quasi 230 milioni di euro, si siano esaurite rapidamente, portando a oltre 25 mila prenotazioni

Assegno unico, le date e gli importi di agosto

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Anche ad agosto verrà accreditato l’importo dell’Assegno Unico e Universale, destinato alle famiglie con figli a carico. Le date di accredito per agosto sono: 16, 19, 20 agosto.

Per i mesi successivi, ecco le date previste, Settembre17, 18, 19 settembre; Ottobre: 16, 17, 18 ottobre; Novembre: 18, 19, 20 novembre; Dicembre: 17, 18, 19 dicembre.

Il sostegno è calcolato in base all’Isee, l’indicatore della situazione economica familiare presentato dai genitori al momento della domanda. Più alto è il reddito, minore sarà l’importo dell’assegno: si va da un massimo di 189,20 euro per ogni figlio a carico a un minimo di 54,10 euro per chi ha un Isee pari o superiore a 43.240 euro.

L’importo può essere aumentato se la famiglia soddisfa specifici requisiti, come nel caso delle famiglie numerose. Il contributo viene accreditato su conto corrente bancario o postale, libretto di risparmio con Iban, carta di credito o di debito o tramite bonifico presso un ufficio postale.

Per controllare in anticipo i pagamenti dell’Assegno Unico, è sufficiente accedere all’area MyInps del sito ufficiale dell’Inps utilizzando le credenziali digitali, come Spis, Carta di Identità Elettronica o Carta Nazionale dei Servizi. Una volta effettuato l’accesso, è possibile entrare nell’area “Prestazioni e pagamenti” all’interno del fascicolo previdenziale del cittadino per verificare lo stato dei pagamenti.

In alternativa, è disponibile il servizio “Assegno unico per figli a carico”, che consente di consultare lo stato della domanda inviata e ottenere informazioni aggiornate sul beneficio.

L’Assegno Unico prevede diverse maggiorazioni per sostenere meglio le famiglie con particolari esigenze. Per i figli a carico di età inferiore a un anno, l’importo dell’assegno aumenta del 50%. Nel caso di nuclei familiari con almeno tre figli, l’assegno aumenta del 50% per ciascun figlio di età compresa tra uno e tre anni, a condizione che l’Isee non superi i 40mila euro. Per i nuclei con almeno quattro figli a carico, la maggiorazione forfettaria viene incrementata del 50%.

Per i figli disabili, gli importi maggiorati sono stati resi permanenti, indipendentemente dall’età del figlio, con un’ulteriore maggiorazione extra che varia a seconda della gravità della disabilità.

Le maggiorazioni introdotte per il 2023 sono state confermate anche per il 2024, con l’obiettivo di fornire un sostegno più mirato alle famiglie con particolari necessità, garantendo un aiuto economico adeguato in base alla loro situazione specifica.

Aiuti alle persone in difficoltà, i nuovi bonus disponibili

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

A partire da settembre 2024 sono in arrivo una serie di bonus e agevolazioni a supporto di famiglie, giovani disoccupati e donne in condizioni di svantaggio. Vediamo in dettaglio quali sono le principali agevolazioni disponibili, chi può beneficiarne e come, ma soprattutto quali sono i requisiti necessari.

Atteso il ritorno della social card “Dedicata a te”, che a partire da settembre 2024 offrirà un contributo annuale di 500 euro alle famiglie con un Isee fino a 15.000 euro. Il bonus è pensato per agevolare l’acquisto di beni alimentari di prima necessità, carburanti e abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale. La carta verrà distribuita da Poste Italiane S.p.A. sotto forma di una carta di pagamento elettronica, prepagata o ricaricabile.

Attenzione: non è necessario presentare domanda per ricevere il bonus. Infatti, i beneficiari verranno individuati automaticamente tra gli aventi diritto, basandosi sui dati Isee già disponibili.

L’importo del bonus è stato aumentato a 500 euro e la lista dei beni acquistabili è stata ampliata. Oltre ai prodotti alimentari già previsti, come carne, pesce, latte e derivati, pasta, e pane, ora è possibile acquistare anche: prodotti DOP e IGP; ortaggi freschi; prodotti da forno surgelati; tonno e carne in scatola. Rimane il divieto di acquistare tabacco, alcolici e bevande zuccherate con il bonus.

Un’altra misura importante e attesa, introdotta dal decreto Coesione, riguarda le agevolazioni contributive per le aziende che assumono giovani disoccupati con meno di 35 anni a tempo indeterminato. Questa iniziativa entrerà in vigore il 1° settembre 2024 e rappresenta un’opportunità cruciale sia per i giovani in cerca di occupazione che per le imprese.

L’incentivo prevede un esonero totale dal pagamento dei contributi previdenziali per due anni consecutivi, fino a un massimo di 500 euro al mese per ogni lavoratore assunto. Lo sgravio è valido per le assunzioni effettuate tra il 1° settembre 2024 e il 31 dicembre 2025.

Per poter beneficiare di questa agevolazione, i datori di lavoro devono assumere giovani disoccupati che non abbiano mai avuto un contratto a tempo indeterminato e che abbiano meno di 35 anni. L’incentivo è limitato ai contratti a tempo indeterminato, escludendo dunque contratti di apprendistato e lavoro domestico, come quelli di colf, baby-sitter e badanti.

Particolarmente rilevante per il Sud Italia è la definizione di otto regioni come Zona economica speciale (Zes) sempre nell’ambito del decreto Coesione. Le regioni, identificate come aree economicamente svantaggiate, godranno di incentivi maggiorati per le assunzioni, con l’obiettivo di stimolare lo sviluppo economico e ridurre la disoccupazione.

Nelle regioni Zes, l’esonero contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato di giovani under 35 o di disoccupati di lunga durata può arrivare fino a 650 euro al mese, per un periodo di due anni. Questo incentivo è destinato ai datori di lavoro con aziende fino a 10 dipendenti.

Il governo italiano ha anche introdotto un incentivo mirato a favorire l’occupazione giovanile nei settori della transizione digitale ed ecologica, elementi chiave per il futuro del Paese. Il bonus, previsto sempre dal decreto Coesione, offre uno sgravio contributivo fino a tre anni per le imprese che operano in settori strategici e che assumono giovani under 35.

L’esonero dal versamento dei contributi è del 100% e può raggiungere un importo massimo di 800 euro al mese. La misura è stata già avviata a luglio e sarà disponibile fino al 2028, offrendo un ampio margine temporale per le imprese interessate a investire nelle nuove tecnologie e nella sostenibilità.

Infine, il decreto Coesione prevede un bonus specifico per l’assunzione di donne che vivono in condizioni di svantaggio sociale. L’incentivo è pensato per promuovere l’occupazione femminile, in particolare per le donne che sono fuori dal mercato del lavoro da almeno 24 mesi.

Agevolazioni per il fotovoltaico, gli ultimi aggiornamenti

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

Nel nostro Paese è entrata in vigore la normativa che prevede lo stanziamento di importanti incentivi economici per le famiglie a basso reddito che intendono installare un sistema di impianti fotovoltaici sopra i tetti della propria abitazione.

A partire dalla giornata di venerdì 5 luglio scorso, per le famiglie a basso reddito è scattata la possibilità di fare domanda per richiedere l’erogazione di incentivi economici statali per installare i pannelli fotovoltaici presso la propria dimora di residenza.

La cifra stanziata dal governo per rendere gratuito l’inserimento di un impianto rinnovabile per i nuclei più in difficoltà è pari a 200 milioni di euro per il 2024, a cui ne vanno aggiunti altrettanti per il 2025.

Secondo quanto specificato dai tecnici del Mef in coordinamento con il dicastero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, circa l’80% delle risorse stanziate per l’installazione di pannelli fotovoltaici domiciliari verrà destinato ai residenti delle regioni del Mezzogiorno, vale a dire l’Abruzzo, il Molise, la Puglia, la Basilicata, la campagna, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna.

A livello pratico, potranno partecipare al bando per l’assegnazione delle risorse economiche tutte le famiglie che presentano un valore ISEE annuo inferiore alla soglia dei 15mila euro, cifra che aumenta e raggiunge i 30mila euro annui nel momento in cui sono almeno quattro i figli a carico di un determinato nucleo familiare.

La società che, come indicato dall’esecutivo, dovrà farsi carico dell’identificazione dei soggetti beneficiari e della successiva erogazione degli incentivi è GSE S.p.A. – Gestore dei Servizi Energetici, la partecipata statale nata nel 1999 (e controllata per intero dal ministero dell’Economia) che si occupa proprio di promuovere l’efficienza energetica e sviluppare l’utilizzo di impianti rinnovabili nel nostro Paese.

Il meccanismo dunque prevede lo stanziamento di un contributo in conto capitale che GSE andrà a erogare a favore delle imprese che svolgeranno i lavori di installazione dei pannelli fotovoltaici. Allo stesso tempo, le famiglie che vedranno accolta la propria domanda per ricevere gli incentivi non dovranno sostenere alcun tipo di spesa corrente.

Innanzitutto è bene specificare che le somme stanziate dal governo sono destinate all’installazione dei cosiddetti impianti per l’autoconsumo, ossia quelli con una potenza compresa tra 2 e 6 kW e comunque non possono andare oltre la potenza nominale di prelievo sul punto di connessione dell’utenza, che deve essere intestata a uno dei membri della famiglia (ma non necessariamente al soggetto che presenta la domanda). Ed è sempre valida la regola per cui ogni nucleo familiare può presentare una sola domanda e accedere una sola volta agli incentivi.

Per presentare la domanda occorre collegarsi con il sito di GSE, accedere all’apposita sezione segnalata nella pagina principale del portale e seguire tutte le indicazioni riportate passo dopo passo. Chiaramente occorre identificarsi, un passaggio che può essere eseguito tramite le credenziali Spid, tramite la Carta d’identità elettronica (Cie) oppure utilizzando la Carta Nazionale dei Servizi (Cns). Inoltre, è necessario inserire i dati richiesti relativi all’abitazione presso cui si intende installare l’impianto fotovoltaico.

Una volta presentata la domanda, il GSE conclude il procedimento di valutazione entro 60 giorni. Se la richiesta viene accolta, verrà stipulato il Contratto di Reddito Energetico tra il GSE e il soggetto beneficiario, un accordo di durata pari a 20 anni dalla data di entrata in esercizio dell’impianto.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Impianti GPL e metano auto, sono sempre convenienti?

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

Nel contesto della crescente sensibilità ambientale e della ricerca di soluzioni più economiche per la mobilità, l’installazione di impianti GPL (gas di petrolio liquefatto) e metano per le auto sta diventando una scelta sempre più diffusa tra gli automobilisti. Questi sistemi rappresentano un’alternativa ai carburanti tradizionali, come benzina e Diesel, offrendo una serie di vantaggi in termini di costi operativi e riduzione delle emissioni inquinanti.

Tuttavia, la decisione di convertire il proprio veicolo a GPL o metano richiede una valutazione attenta di vari aspetti tecnici, economici e pratici. In questo approfondimento, esploreremo le caratteristiche principali di questi impianti alternativi, i benefici e le sfide legate al loro utilizzo, nonché le normative vigenti e le considerazioni da tenere a mente prima di procedere con l’installazione.

Le normative per il parcheggio delle auto a GPL in garage, multipiano e sotterranei sono state oggetto di evoluzione nel tempo, con l’obiettivo di garantire la sicurezza e facilitare l’uso di veicoli più ecologici. In Italia, le normative di riferimento sono stabilite dal Decreto Ministeriale n. 37 del 22 gennaio 2008 e successivi aggiornamenti.

In particolare, possono essere parcheggiate in garage privati senza particolari restrizioni, a patto che l’impianto sia dotato della multivalvola omologata secondo la normativa europea ECE/ONU 67-01. Questa valvola particolare garantisce una maggiore sicurezza in caso di incidenti o malfunzionamenti. Possono, inoltre, parcheggiare nei garage multipiano e sotterranei fino al primo piano interrato, a condizione che l’impianto sia dotato della multivalvola di cui sopra. Prima del 2001 non potevano parcheggiare nei piani sotterranei per motivi di sicurezza, ma con l’adozione delle nuove valvole di sicurezza, questa restrizione è stata allentata. È sempre importante verificare eventuali regolamenti o specifiche normative locali che potrebbero prevedere ulteriori restrizioni.

Le normative per il parcheggio delle auto a metano sono generalmente meno restrittive rispetto a quelle appena viste, a causa delle caratteristiche intrinseche del combustibile, che lo rendono un carburante più sicuro in caso di perdite. Queste vetture possono essere parcheggiate senza restrizioni particolari. Si tratta di un combustibile più leggero dell’aria, quindi in caso di fuga tende a disperdersi verso l’alto, riducendo il rischio di accumulo di gas infiammabili.

Possono, inoltre, essere parcheggiate nei garage multipiano e sotterranei senza limitazioni particolari, sempre per via della loro minore pericolosità in caso di perdite. Tuttavia, è comunque consigliabile verificare eventuali regolamenti specifici del garage o del condominio, che potrebbero prevedere restrizioni specifiche.

Le vetture GPL richiedono una manutenzione specifica per garantire il corretto funzionamento e la sicurezza dell’impianto. È importante, dopo ogni intervento, ottenere una certificazione da parte dell’officina specializzata per questi impianti particolari. Le officine di riferimento hanno la competenza e le attrezzature necessarie per eseguire i controlli e le sostituzioni secondo le specifiche normative.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Bonus mobili e bonus casa, tutte le novità

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

Dopo le riduzioni già previste nella manovra 2024, si profila un ulteriore taglio per il bonus mobili con la legge di Bilancio 2025. Questo cambiamento potrebbe portare alla completa eliminazione degli incentivi attualmente disponibili per l’acquisto di arredi ed elettrodomestici. Le agevolazioni, che prevedevano una detrazione del 50% collegata ai lavori di ristrutturazione, sono attualmente a rischio.

Il Governo sta valutando una riforma che potrebbe trasformare le agevolazioni automatiche in contributi su richiesta.

La riforma prevede massimali inferiori per il Bonus Ristrutturazioni e una possibile conversione delle detrazioni Irpef in contributi diretti. L’obiettivo è razionalizzare le normative, riducendo gli incentivi fiscali troppo generosi e introducendo limitazioni di spesa più rigorose per prevenire comportamenti opportunistici.

Negli ultimi anni, il bonus mobili ha subito una serie di riduzioni significative. Nel 2021, il tetto di spesa detraibile era fissato a 16.000 euro, cifra ridotta a 10.000 euro nel 2022, ulteriormente abbassata a 8.000 euro nel 2023, e infine ridotta a 5.000 euro nel 2024.

Il bonus mobili consente di detrarre il 50% delle spese per mobili e grandi elettrodomestici di alta classe energetica, fino a un massimo di 5.000 €, distribuiti in dieci rate annuali.

Questo progressivo abbassamento del tetto di spesa ha comportato una drastica riduzione delle agevolazioni fiscali per i cittadini. Infatti, l’importo massimo della detrazione ottenibile è passato da 4.000 euro nel 2023 a soli 2.500 euro nel 2024.

Per il 2025, l’agevolazione fiscale non è stata ancora rifinanziata. Senza ulteriori interventi previsti nella prossima legge di Bilancio, il bonus mobili non sarà più disponibile a partire da gennaio. La difficile situazione economica in cui si trova il Governo di Giorgia Meloni, insieme ai possibili tagli al bonus ristrutturazioni, che è il riferimento principale per il bonus mobili, lascia presagire che la riduzione delle agevolazioni sarà almeno presa in considerazione.

Un tetto di spesa più basso si traduce in minori benefici per i cittadini che intendono effettuare spese per arredi ed elettrodomestici. Il bonus mobili, nel 2021, permetteva di detrarre fino a 8.000 euro, cifra che si è ridotta progressivamente fino agli attuali 2.500 euro. Questo calo significativo delle agevolazioni riflette la volontà del Governo di contenere la spesa pubblica, ma al contempo pone un freno agli incentivi per il rinnovamento degli interni delle abitazioni.

Entro la fine del 2024, molte delle agevolazioni attualmente in vigore per le ristrutturazioni domestiche verranno abolite. Con l’inizio del 2025, anche il bonus verde cesserà di esistere. Fino al 31 dicembre 2024, il bonus verde permette una detrazione del 36% su una spesa massima di 5.000 € per unità immobiliare, dedicata al miglioramento degli spazi verdi.

La detrazione per le ristrutturazioni standard tornerà al 36%, integrando Ecobonus e Sismabonus, con una spesa massima agevolabile ridotta a 48.000 euro. Anche il Superbonus subirà modifiche significative, con la detrazione ridotta al 65% e nuove limitazioni per la compensazione dei crediti.

Per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2024, ecco un riepilogo delle agevolazioni disponibili e le loro nuove condizioni:

Superbonus: Limitato ai condomini e ai proprietari di edifici con 2-4 unità immobiliari, con una detrazione del 65%. L’aliquota del 110% sarà riservata agli interventi nei comuni colpiti da eventi sismici; Bonus eliminazione barriere architettoniche: Detrazione al 75%, con massimali e regole più stringenti già applicate dal 2024; Bonus Ristrutturazioni: La detrazione scenderà dal 50% al 36%, con un limite di spesa ridotto da 96.000 euro a 48.000 euro per unità immobiliare; Ecobonus: Aliquota ridotta al 36% e tetto di spesa fissato a 48.000 euro per unità immobiliare; Sismabonus: Detrazione al 36% con un massimale di spesa di 48.000 euro per unità immobiliare.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Bonus elettrodomestici ecologici, che cosa occorre sapere

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

Il nuovo bonus per gli elettrodomestici non è ancora definitivo e ci sono ancora diversi dubbi da sciogliere sulle coperture finanziarie e rimangono molti dubbi sulle coperture finanziarie. Tuttavia, i dettagli dell’iniziativa sono chiari.

L’aiuto prevede un rimborso del 30% del costo di acquisto degli elettrodomestici “green” nel triennio 2023-2025, con un limite massimo di 100 euro per ciascun apparecchio per chi ha l’Isee pari o superiore a euro 25mila euro, aumentato a 200 per chi ha un Isee inferiore ai 25mila euro.

La commissione Attività produttive della Camera sta accelerando l’esame del progetto di legge che propone nuovi incentivi per l’acquisto di elettrodomestici ad alta efficienza energetica, accompagnato dal riciclo degli apparecchi obsoleti.

L’agevolazione, per come è stata pensata, consisterebbe in un contributo del 30%, fino all’importo massimo di 200 euro, per l’acquisto di elettrodomestici dotati della nuova etichetta energetica. La proposta prevede anche che il bonus venga ridotto di 100 euro per chi possiede un reddito determinato dall’Isee pari o superiore a euro 25mila.

La proposta, avanzata dalla Lega, ha tre obiettivi principali: ridurre le bollette delle famiglie grazie a elettrodomestici più efficienti, promuovere il recupero di quelli non più utilizzabili e rilanciare il settore dell’elettronica e degli elettrodomestici, che ha subito difficoltà negli ultimi anni. Le audizioni informali sul progetto dovrebbero concludersi nei prossimi giorni, permettendo alla X Commissione della Camera di completare l’esame del provvedimento prima dell’estate.

Per il prodotto nuovo vanno rispettate le classi energetiche differenziate sulla base del prodotto: classe A o superiore per le lavatrici e lavasciuga; classe C o superiore per le lavastoviglie; classe D o superiore per i frigoriferi e congelatori.

La proposta richiede l’istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, di un fondo con una dotazione di 400 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025. Se si trova una soluzione il bonus potrebbe diventare realtà entro l’anno.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Carta dedicata a te dell’Inps, a chi tocca

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

La “Carta Dedicata a te” fa ritorno a settembre 2024 e stavolta il governo di Giorgia Meloni ha aumentato la quota economica. In precedenza era stata fissata a 382,50 euro ma stavolta si è raggiunta la soglia dei 500 euro.

I beneficiari non hanno necessità di presentazione della domanda. Il proprio Comune di riferimento ha infatti tutti i dati necessari per procedere allo smistamento delle carte previste, raggiungendo direttamente chi è in necessità.

Tutto ciò è rivolto ai cittadini residenti in Italia, in possesso dei seguenti requisiti alla data del 24 giugno 2024: iscrizione di tutti i componenti del nucleo familiare all’Anagrafe della Popolazione Residente; modello Isee ordinario con indicatore non superiore a 15.000,00 euro annui; non percettori di qualsiasi altra misura di inclusione sociale o sostegno alla povertà che preveda l’erogazione di un sussidio economico; non percettori di NASPI; non percettori di DIS-COLL; non percettori di indennità di mobilità; non percettori di fondi di solidarietà per l’integrazione del reddito; non percettori di cassa integrazione; non percettori di qualsiasi sorta di integrazione salariale o sostegno in caso di disoccupazione involontaria.

La somma che viene erogata attraverso “carte elettroniche di pagamento, prepagate e ricaricabili, messe a disposizione da Poste Italiane S.p.A. per il tramite della società controllata Postepay”. Sotto questo aspetto, dunque, il sistema non muta affatto.

Il numero complessivo dei beneficiari sarà di 1.330.000 e la consegna avverrà tramite gli uffici postali abilitati al servizio. Le carte, si ricorda, sono nominative e attive dal momento in cui avverrà l’accredito, a partire dal mese di settembre 2024.

Si ricorda ai cittadini che si richiede un primo pagamento con tale carta entro il 16 dicembre 2024. In caso contrario, si provvederà a far decadere il beneficio. L’intero ammontare, inoltre, dev’essere utilizzato entro e non oltre il 28 febbraio 2025.

La “Carta Dedicata a te” consente l’acquisto di un numero limitato di beni. Lo sguardo è rivolto soprattutto alla spesa alimentare.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Prodotti difettosi, come far valere la garanzia anche senza lo scontrino

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Può capitare di comprare un prodotto difettoso, di voler far valere la garanzia ma di rendersi conto che lo scontrino è oramai scolorito o addirittura andato perso. Ecco, a molti, in questo caso, l’unico scenario possibile sembra essere quello di recarsi in negozio e implorare il venditore di riconoscere la garanzia nonostante la mancanza dello scontrino, per poi alla fine rimanere delusi dalla classica risposta del venditore “niente scontrino, niente garanzia”. In realtà sappiate che le cose stanno diversamente!

Per esercitare il diritto di garanzia nei confronti del venditore, il Codice del consumo (art. 128 e seguenti) considera sufficiente dimostrare di aver acquistato il prodotto presso il rivenditore a cui il consumatore si rivolge, non oltre due anni dalla consegna del prodotto (un anno per acquisti con fattura). Il Codice del consumo, quindi, non fa espresso riferimento all’esibizione dello scontrino come requisito necessario per l’esercizio del diritto di garanzia, ma richiede semplicemente di dimostrare la data dell’acquisto.

La giurisprudenza afferma che il consumatore, per dimostrare l’acquisto, possa utilizzare anche mezzi probatori documentali o orali (diversi dallo scontrino) che consentano di dimostrare che il bene sia stato acquistato presso il rivenditore e in data certa. Per fare degli esempi si possono utilizzare: le ricevute di bancomat o carta di credito, la testimonianza di una persona presente al momento dell’acquisto, il libretto di garanzia firmato dal venditore, la registrazione dell’acquisto sulla carta fedeltà etc.

Ecco allora quando ci troviamo in negozio ricordiamoci che non c’è scusa che tenga: non hanno nessun valore il rifiuto verbale dell’addetto alle vendite, la presenza di una clausola contenuta nel contratto d’acquisto o nelle condizioni di vendita limitativa dell’esercizio del diritto di garanzia, l’esibizione di un cartello in negozio che obbliga a presentare lo scontrino e altre situazioni simili.

Chiarito che lo scontrino non è necessario per ottenere la garanzia e che quindi, anche se mancante o scolorito, non condiziona l’esercizio del diritto, bisogna però anche riconoscere che è la più comoda prova d’acquisto da fornire al commerciante. Lo scontrino, infatti, è il documento fiscale che viene rilasciato dal venditore al momento dell’acquisto e contiene tutta una serie elementi utili ad attestare in maniera immediata l’effettuazione di una spesa (con tutti gli elementi temporali della transazione, i riferimenti dell’esercente, il numero seriale, il codice prodotto, etc.…). Per questo motivo è utile organizzarsi per conservarlo al bisogno: innanzitutto in via precauzionale si consiglia sempre di fotografare, fotocopiare o scannerizzare lo scontrino in modo che sia conservato anche su un supporto digitale. Queste soluzioni sono utili perché lo scontrino è generalmente stampato su carta termica che tende a scolorire in breve tempo; si possono inoltre utilizzare applicazioni ad hoc per l’archiviazione dello scontrino (meno consigliabile è affidarsi a servizi offerti a pagamento da molte catene per la conservazione dello scontrino).

Insomma in questo caso non si può dire che la legge (condita anche con un po’ di ingegno) non sia dalla parte del consumatore, ma bisogna conoscerla a dispetto delle informazioni fuorvianti che riceviamo, purtroppo però, nel punto vendita. In ogni caso, se avessi bisogno di assistenza in materia di garanzia, puoi rivolgerti al nostro sportello Prodotti difettosi”. 

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.