Polliotto- Pagina 2

Casa, come avere l’impianto idraulico in regola

 

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

La dichiarazione di conformità dell’impianto idraulico rientra nella lista delle dichiarazioni indispensabili per accertare la regolare posa in opera degli impianti. Si tratta di una garanzia rilasciata dall’impresa installatrice, al fine di assicurare il rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza e il corretto funzionamento dell’impianto stesso.

La certificazione dell’impianto idraulico dunque è un documento obbligatorio, che viene rilasciato ogni qualvolta si realizza un impianto idrico ex novo, oppure si esegue una modifica dello stesso. Inoltre si tratta di un’importante tutela nel caso di vendita dell’immobile, sia per quanto riguarda l’acquirente che il venditore.

A ogni modo, nei prossimi paragrafi si analizzerà al meglio questo argomento, al fine di comprendere le caratteristiche e le modalità di attuazione della dichiarazione di conformità.

La dichiarazione di conformità dell’impianto idraulico è una certificazione obbligatoria, che attesta la regolare esecuzione e il corretto funzionamento dell’impianto idrico.

Esattamente come le certificazioni emesse per gli altri impianti, anche questa deve essere redatta dall’impresa che ha eseguito il lavoro, al fine di affermarne la messa a norma delle opere svolte. Infatti la dichiarazione di conformità può essere eseguita soltanto dal professionista abilitato che ha installato l’impianto, rispettando le normative vigenti. Dunque, quando si affida l’incarico per la posa in opera di un nuovo impianto, è indispensabile accertare che il tecnico abbia le giuste qualifiche per poter emettere la corretta documentazione.

Una delle norme principali in materia di certificazioni di conformità è il Decreto Ministeriale 37/2008, che appunto stabilisce le regole che devono essere applicate per la progettazione, la realizzazione e la manutenzione degli impianti all’interno degli edifici, in particolare in quelli a uso civile. La medesima norma ha introdotto anche la dichiarazione di rispondenza che ha l’obiettivo di accertare la regolare installazione di un impianto già realizzato e privo della dichiarazione di conformità.

In ogni caso, queste certificazioni possono essere emesse solo da aziende qualificate e che siano in possesso di tutti i requisiti indispensabili.

La dichiarazione di conformità dell’impianto idrico sanitario può essere realizzata solo da un’impresa abilitata, che abbia le certificazioni idonee per la realizzazione degli impianti indicate nel camerale della società.

In particolare un esempio di dichiarazione di conformità dell’impianto idraulico può essere quello realizzato in un documento precompilato, in cui occorre inserire i dati utili per l’efficacia della certificazione.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Riscatto del titolo accademico, che cosa c’è da sapere

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Il riscatto della laurea è uno strumento grazie al quale si possono trasformare i propri anni di università in anni contributivi. Significa che è possibile integrare la propria posizione contributiva ai fini del calcolo e di tutte le prestazioni inerenti alla pensione. Ovviamente per riscattare la laurea è necessario aver completato il percorso di studio (universitario, diploma di laurea o servizio equiparato) e non è fondamentale avere un’occupazione stabile. La domanda, infatti, può essere presentata anche dai soggetti inoccupati. Parliamo di quelli che al momento della domanda non sono mai stati iscritti ad alcuna forma di obbligatoria di previdenza e non hanno iniziato a lavorare in Italia o all’estero. Detto ciò, ecco come funziona nel dettaglio il riscatto della laurea con opzione tradizionale e agevolata.

Il costo del riscatto agevolato della laurea nel 2024 ha subito un rincaro per colpa della crescita del minimale contributivo. Per il 2023, ad esempio, l’onere per il riscatto di un’annualità era di 5773,32 euro contro i 6.076,95 euro di oggi. Nonostante tale aumento, però, il riscatto della laurea fa gola a molti perché grazie a esso, in alcuni casi, è possibile andare in pensione prima e poi perché serve a ricalcolare quest’ultima.

L’operazione, però, conviene solo se si hanno in mente obiettivi prefissati che sono quelli appena indicati: andare in pensione in anticipo e incrementare l’assegno che si riceverà. Nel primo caso, bisogna però prima capire se in base alla propria storia contributiva è possibile anticipare la data di pensionamento. Se ciò non fosse possibile, il pagamento del riscatto potrebbe non convenire.

Qualora l’obiettivo fosse invece quello di provare ad avere un assegno più elevato, si dovrà effettuare la giusta valutazione dei costi e dei benefici.

Come spiega l’Inps, il costo per il riscatto della laurea cambia in base alle regole che disciplinano la liquidazione della pensione con il sistema retributivo o contributivo. In quest’ultimo caso per riscattare i periodi che partono dal 1996 (1° gennaio) bisogna sapere che l’onere si determina in questo modo. Si applica l’aliquota contributiva in vigore nel momento in cui si presenta la domanda alla retribuzione imponibile nei dodici mesi meno remoti.

A chi si chiede se il riscatto della laurea è deducibile per intero dal proprio reddito, la risposta è si. È detraibile inoltre per i lavoratori autonomi in regime forfettario ma per loro il risparmio è più basso. Il motivo è che l’aliquota di tassazione è del 15% (fissa). Ricordiamo infine che per il riscatto della laurea, si può anche scegliere l’opzione fino a 120 rate mensili erogabili fino all’età in cui maturerà la pensione. Se si sceglie tale opzione non saranno addebitati gli interessi.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Consumatori, Polliotto (Unc): “Attenti alla truffa del bait-and-switch”

Parla la Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

In aumento le insidie per i consumatori. A mettere in guardia contro una delle ultime frontiere dei raggiri in corso è l’Avvocato Patrizia Polliotto, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori. “La truffa bait-and-switch consiste nel proporre un prodotto o un servizio ad un prezzo estremamente conveniente, una di quelle offerte che non si possono lasciare scappare, che, in realtà, non esiste. È una forma di pubblicità falsa.  L’offerta serve solo ad attirare il cliente sul sito o in negozio, ma il venditore non ha mai avuto intenzione di renderla disponibile. Una volta che l’acquirente tenta di acquistare il prodotto, questo viene sostituito con uno più costoso”, spiega il noto legale.

Il cellulare che abbiamo visto a metà prezzo non esiste più, l’abito scontato al 70% è solo di una taglia troppo grande o troppo piccola per noi, quell’hotel super scontato non ha disponibilità nella data che abbiamo scelto.  L’offerta è troppo bella per essere vera: il venditore usa un’esca (bait) e poi sostituisce il prodotto (switch) Internet ha moltiplicato le truffe bait-and-switch, perché è molto più semplice ingannare gli acquirenti online, dato che non possono vedere fisicamente l’oggetto che intendono acquistare”, prosegue Polliotto.

Il consumatore vede un annuncio online con uno sconto importante su un prodotto, ma quando clicca sull’annuncio, il prodotto risulta esaurito. A quel punto gli vengono offerte tante alternative simili ma più costose, perché il venditore conta sul fatto che l’acquirente resti sul sito e decida comunque di comprare l’alternativa costosa, anche se l’esca non c’è più. 

Le piattaforme principali hanno adottato delle procedure per prevenire questo tipo di truffa, molti hacker sono in grado di superare i controlli fin quando non vengono segnalati.  Ma la truffa bait-and-switch non è solo online. E riguarda anche gli affitti. Può succedere di cercare un appartamento in affitto, di trovarne uno bellissimo e in una zona molto ambita ad un prezzo veramente conveniente, per poi scoprire (ovviamente dopo aver pagato) che non è più disponibile ma al suo posto c’è una soluzione di livello più basso. Troviamo questa pratica commerciale scorretta anche in alcune concessionarie di auto usate, che pubblicizzano prezzi super convenienti che, una volta arrivati sul posto intenzionati ad acquistare, non troviamo più. L’auto conveniente che ci aveva spinti in concessionaria non c’è più o ci sono dei costi nascosti che dovremmo affrontare se la acquistassimo, pagando così molto di più. Anche qui, naturalmente, ci sono opzioni simili che possiamo comprare ad un prezzo più alto”, conclude Patrizia Polliotto: “Ecco i nostri consigli su cosa tenere d’occhio quando facciamo un acquisto, online o in negozio: acquistiamo solo su piattaforme affidabili.  Se abbiamo dubbi o non conosciamo bene il sito, possiamo cercarlo online per scoprire se altri acquirenti hanno avuto esperienze negative; se stiamo comprando su siti di vendita tra privati, controlliamo sempre prima le recensioni dei venditori, per assicurarci che siano sempre stati onesti con gli acquirenti precedenti; leggiamo bene l’offerta, spesso l’inganno è nelle condizioni; verifichiamo la disponibilità: prima di andare in negozio controlliamo che il prodotto o il servizio pubblicizzato ci sia effettivamente; non facciamoci ingannare da prezzi troppo bassi, un’offerta a prezzi troppo al di sotto del mercato deve insospettirci. Confrontiamo i prezzi con quelli di altri negozi o siti web per averne un’idea”.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Pensioni di novembre, tutte le novità

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Aumenti sulle pensioni a novembre 2024, come già avvenuto a ottobre, per effetto della rivalutazione degli assegni previdenziali in seguito al taglio al cuneo fiscale. Gli effetti maggiori saranno osservabili soprattutto sulle pensioni minime. Come stima l’Inps, i beneficiari della rivalutazione in corso sono circa 16 milioni.

La misura verrà messa in atto dall’Inps come risultato della rivalutazione annuale legata all’inflazione e di una serie di misure fiscali introdotte dal governo tramite la legge di Bilancio 2024. La pensione a novembre sale anche per chi non ha ancora ricevuto gli arretrati nei mesi scorsi. Ma il cedolino di novembre può crescere anche per effetto dei crediti sul Modello 730, per i pensionati che hanno scelto l’Inps quale sostituto d’imposta.

Si ricorda poi che non tutti hanno incassato la quattordicesima sulla pensione: parte degli aventi diritto l’ha già avuta a settembre, mentre altri la prenderanno a dicembre.

Per gli over 75 l’incremento sarà del +2,7%, pari a un massimo di 16 euro. La pensione minima a novembre 2024 sale da 598,61 a 614,77 euro. Sempre sul fronte delle pensioni minime, si ricorda che la Manovra 2025 introdurrà dei micro aumenti.

In attesa dei veri e propri aumenti dal 2025, grazie alla rivalutazione delle pensioni, secondo le regole in vigore dall’1 gennaio 2024, l’aumento delle pensioni di novembre 2024 verrà messo in atto secondo i seguenti scaglioni di reddito: pensione fino a 4 volte il minimo Inps: aumento del +5,4% su un importo lordo fino a 2.272,76 euro; pensione da 4 a 5 volte il minimo Inps: aumento del +4,59% su un importo fino a 2.839,70 euro; pensione da 5 a 6 volte il minimo Inps: aumento del +2,862% su un importo fino a 3.407,64 euro; pensione da 6 a 8 volte il minimo Inps: aumento del +2,538% su un importo fino a 4.543,52 euro;pensione da 8 a 10 volte il minimo Inps: aumento del +1,998% su un importo fino a 5.679,40 euro; pensione oltre 10 volte il minimo Inps: aumento del +1,728% su importi superiori a 5.679,40 euro.

C’è poi un’altra voce che può modificare l’importo del cedolino della pensione: novembre è l’ultimo mese dell’anno in cui vengono applicate le trattenute sulle addizionali sugli assegni pensionistici.

Le trattenute regionali relative all’anno precedente vengono infatti recuperate in 11 rate da gennaio a novembre. Le trattenute per le addizionali comunali vengono spalmate, in forma di acconto, sull’anno di riferimento in 9 rate da marzo a novembre.

Il cedolino della pensione è visionabile tramite l’apposito servizio sul portale dell’Inps. I percettori possono controllare gli assegni e le voci che hanno determinato la variazione degli importi. All’interno dell’area MyInps è possibile scaricare il cedolino della pensione in formato Pdf.

Registrandosi al servizio è anche possibile ricevere il cedolino per email. All’interno di MyInps è presente un avviso con le indicazioni utili per l’attivazione della funzionalità. In particolare, è necessario visitare la sezione “Gestione consensi”.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Superbonus 2024, tutte le novità

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Il provvedimento firmato il 18 settembre 2024 dall’Agenzia delle Entrate mette in moto un’opportunità da cogliere al volo per chi ha avviato interventi edilizi. Il contributo a fondo perduto, ossia il Superbonus, sarà accessibile a chi ha realizzato lavori sugli immobili tra gennaio e ottobre 2024, offrendo uno sgravio del 70% sulle spese sostenute.

Non stiamo parlando solo di una detrazione: per molti, si tratta di una vera e propria boccata d’ossigeno in un momento in cui le risorse finanziarie vanno gestite con attenzione.

Il Superbonus 2024 apre così una finestra imperdibile per i contribuenti con redditi bassi, offrendo un contributo a fondo perduto per chi intende migliorare l’efficienza energetica delle proprie abitazioni. Tra gli interventi coperti, figurano il sisma bonus, l’installazione di impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica per veicoli elettrici, rispondendo così alla crescente domanda di sostenibilità e sicurezza abitativa.

La misura si rivolge a un pubblico specifico: chi ha iniziato i lavori entro il 31 dicembre 2023 e ha raggiunto almeno il 60% dello stato di avanzamento. Il bonus interessa le persone fisiche con un reddito annuo non superiore a 15.000 euro e i condomini che, in questo periodo, stanno investendo sugli immobili. Il tutto, con un tetto di spesa massimo di 96mila euro. È una chance che tocca chi possiede l’immobile o ne ha la gestione diretta e, non da meno, anche gli eredi che ne mantengono la detenzione.

Per ottenere il contributo, i richiedenti dovranno inviare la domanda all’Agenzia delle Entrate entro il 31 ottobre 2024. La procedura sarà telematica e, per chi non ha familiarità con le piattaforme digitali, sarà possibile rivolgersi a intermediari abilitati. È fondamentale, però, allegare una dichiarazione che attesti i requisiti necessari per l’accesso al contributo e fornire una stima precisa delle spese sostenute. A breve, l’Agenzia stabilirà i dettagli tecnici relativi alla procedura.

Una volta inviata la domanda, scatteranno i controlli. Verranno esaminate le informazioni trasmesse, con un occhio particolare alla congruenza tra i dati dichiarati e le spese effettivamente sostenute. Solo dopo questo step arriverà l’accredito del contributo direttamente sul conto corrente bancario o postale del richiedente, intestato o cointestato.

Ma attenzione: l’Agenzia è pronta a verificare anche la correttezza delle erogazioni. Chi avesse percepito indebitamente il contributo dovrà restituire l’importo, con la possibilità di regolarizzare spontaneamente la propria posizione.

Il Superbonus è destinato ai privati che non esercitano attività commerciali o professionali. Le spese coperte riguardano interventi di miglioramento energetico e antisismico, impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica per veicoli elettrici. Ciascun richiedente, come detto, potrà ottenere un contributo massimo per una spesa di 96.000 euro, ma attenzione: solo i bonifici effettuati entro il 31 ottobre 2024 saranno validi per accedere al beneficio.

I fondi saranno distribuiti proporzionalmente tra i richiedenti, in base all’ammontare complessivo delle risorse disponibili e alla domanda. Le percentuali di distribuzione saranno rese note entro il 30 novembre 2024, per garantire una ripartizione equilibrata e trasparente.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

 

Bonus Mamme 2024, la comunicazione diretta all’Inps da parte delle lavoratrici

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

L’Inps ha reso noto che viene concessa la possibilità alle lavoratrici che hanno diritto al bonus mamme 2024 di comunicare direttamente all’Istituto nazionale di previdenza sociale i propri dati per l’esonero contributivo previsto dalla Legge di Bilancio fino alla fine del 2026. Ecco dunque che nei casi in cui il datore di lavoro della lavoratrice mamma non abbia provveduto a inserire i dati necessari alla fruizione della decontribuzione, tale operazione potrà essere eseguita direttamente dalla beneficiaria attraverso la piattaforma online dedicata dell’Inps.

Il bonus mamme 2024 è una misura che è stata pensata per supportare economicamente le donne con figli che lavorano. Più nel dettaglio hanno diritto alla decontribuzione tutte le madri lavoratrici dipendenti con almeno tre figli, di cui, almeno uno, di minore età. Il bonus mamma, come in parte già accennato, rimarrà attivo fino alla fine del 2026, anche se nel corso dei prossimi anni subirà delle modifiche sostanziali. Solo nel 2024, infatti, la misura interessa anche tutte le lavoratrici dipendenti con due figli fino al decimo anno del figlio più piccolo. Sempre escluso, invece, è il lavoro domestico.

Con il messaggio dell’Inps vengono apportare delle novità per quanto riguarda l’accesso al bonus mamme 2024. La fruizione dell’esonero non è legata alla presentazione di una domanda da parte della lavoratrice, la quale deve solo comunicare la propria volontà di beneficiare della misura al proprio datore di lavoro.

Per agevolare tale procedura e facilitare l’accesso delle lavoratrici alla misura, l’Inps ha chiarito che le mamme impegnate nel settore e pubblico e privato, titolari di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, possono comunicare al proprio datore anche il numero di figli e i codici fiscali degli stessi. Quest’ultimi sono dati fondamentali per poter beneficiare della misura, con l’Inps stesso che ha chiarito che la loro assenza porta, entro sette mesi dalla richiesta, alla revoca del beneficio.

E’ altresì utile ricordare in cosa si sostanzia questa misura. Si tratta di un esonero contributivo al 100 per cento della quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore. La misura è prevista: fino al compimento dei 18 anni d’età del figlio più piccolo, nel caso di famiglie con tre figli; fino al compimento dei 10 anni d’età del figlio più piccolo, nel caso di famiglie con due figli (misura questa attiva solo nel 2024).

Vi è, infine, un limite massimo annuo di esonero contributivo che è pari a 3mila euro.

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Bollette gas, quel che c’è da sapere sulla modalità “Placet in deroga”

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Buone notizie per chi ancora non ha scelto un fornitore di gas nel mercato libero: la Placet in deroga, l’offerta di tutela speciale introdotta dall’Arera, è stata prorogata fino alla fine del 2025. Questa misura, pensata per accompagnare clienti non vulnerabili, famiglie e condomini nel passaggio al mercato libero, permetterà ai consumatori di avere più tempo per confrontare le offerte e scegliere quella più adatta alle proprie esigenze.

Quest’anno, chi non aveva ancora scelto un fornitore di gas nel mercato libero si è ritrovato con l’offerta Placet in derogala soluzione con condizioni economiche e contrattuali definite dall’Autorità ma con componente fissa annuale (Pfix) definita dal venditore. Questi clienti riceveranno entro il 30 settembre una comunicazione scritta e distinta dalla bolletta, al fine di proporre il rinnovo del contratto per l’anno 2025.

Tale comunicazione conterrà un’offerta comparativa tra le condizioni economiche più vantaggiose per il cliente, tra l’offerta Placet in deroga (che conferisce al venditore la libertà di definire unicamente la componente fissa di commercializzazione) e l’offerta Placet ordinaria (che consente al venditore di definire sia la componente fissa che quella variabile di commercializzazione).

In assenza di variazioni alle condizioni economiche attuali, il cliente verrà informato di tale rinnovo tramite la prima bolletta utile senza una comunicazione a parte. Le condizioni entreranno in vigore il 1° gennaio 2025, con validità 12 mesi, a meno che non venga sottoscritta dal cliente un’offerta diversa sul mercato libero.

La Placet in deroga è un’offerta di ultima istanza, definita da Arera, che viene applicata ai clienti domestici non vulnerabili che non hanno selezionato un’opzione sul mercato libero. Questa soluzione assicura una fornitura di gas a condizioni economiche e contrattuali stabilite dall’Autorità, garantendo così maggiore trasparenza e tutela ai consumatori.

Questa scelta è stata presa dall’Arera al fine di consentire ai consumatori di effettuare una scelta più consapevole e informata tra le diverse offerte presenti sul mercato. Tale misura contribuisce a garantire una transizione ordinata e graduale verso il mercato libero.

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Bonus Mamme, come funziona

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

La legge di bilancio per il 2024, diramata lo scorso anno, ha introdotto un sussidio per le lavoratrici dipendenti che hanno almeno due figli. Si tratta di un esonero dalla contribuzione previdenziale pari al 9,19% della retribuzione con un massimo di 3mila euro annui, da ripartire direttamente in busta paga su base mensile. L’intenzione del governo tramite questo strumento è quella di eliminare alcune delle barriere economiche che limitano la natalità in Italia.

Questa agevolazione, per tutto il 2024, ha riguardato soltanto le lavoratrici dipendenti del settore pubblico e privato, anche agricolo, in somministrazione e in apprendistato, a patto che avessero un contratto a tempo indeterminato. Erano escluse soltanto le lavoratrici domestiche. Il bonus deve essere richiesto alla nascita del figlio tramite il proprio datore di lavoro oppure tramite l’apposita funzionalità messa a disposizione sul portale dell’Inps.

Dal 2025 fino al 2026, questa norma dovrebbe cambiare. Il bonus, che dura fino al compimento del decimo anno di età del bambino, sarà disponibile soltanto per le madri che hanno un minimo di tre figli, e non più soltanto di due. Questo però potrebbe non essere l’unico cambiamento di questa legge dal prossimo anno.

Il Governo Meloni sta infatti cercando di potenziare alcune misure per le famiglie con figli, in modo da stimolare la natalità in continua discesa nel nostro Paese. Lo Stato ha infatti risparmiato circa 2 miliardi di euro da norme che non sono state richieste come previsto, su tutte il Reddito di inclusione, e quindi queste risorse si sono liberate per altri scopi. Tra questi ci sarebbe proprio il potenziamento del bonus mamme.

Non sembra essere possibile almeno per il momento l’estensione della sperimentazione del 2024 per le mamme con due figli. Sarebbe quindi confermato l’aumento a tre figli del requisito minimo per ottenerlo.

La platea però aumenterebbe comunque con l’estensione anche alle lavoratrici autonome. Come già specificato infatti, soltanto le donne con contratti a tempo indeterminato potevano ottenere questo bonus nel 2024.

Altro strumento che potrebbe ottenere una rimodulazione nella manovra finanziaria per il 2025 è l’assegno unico. La norma che ha razionalizzato tutti i bonus per le famiglie con figli in un unico sussidio potrebbe essere rimodulato per favorire le famiglie più numerose. Anche in questo caso le risorse si troverebbero in alcuni fondi non utilizzati proprio per l’assegno unico durante il 2024 e che verrebbero reindirizzati a questo scopo.

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Natale 2024, come chiedere il bonus da 100 euro e chi ne ha diritto

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Il bonus era stato posticipato a gennaio a causa di problemi di copertura, ma il miglioramento delle entrate ha cambiato la situazione. Il decreto legislativo Irpef-Ires, che include il bonus, entrerà in vigore il primo gennaio, ma il viceministro Maurizio Leo ha annunciato che sarà possibile anticiparlo a dicembre 2024, grazie all’andamento positivo delle entrate.

Stando alle ultime novità, il bonus di 100 euro è riservato esclusivamente ai lavoratori dipendenti e deve soddisfare le seguenti condizioni: il reddito deve essere inferiore a 28mila euro per il 2024, per garantire che il beneficio vada alle famiglie in maggiore difficoltà economica; avere almeno un figlio a carico; se il contribuente ha un coniuge non separato, anche quest’ultimo deve essere a carico.

e coppie di fatto, pertanto, non sono incluse tra i beneficiari. Inoltre, rispettare tutti i requisiti non garantisce automaticamente l’erogazione del bonus.

Il bonus di 100 euro sarà erogato direttamente nel mese di dicembre 2024, insieme allo stipendio e alla tredicesima mensilità. Tuttavia, la sua assegnazione non è garantita per tutti i lavoratori che soddisfano i requisiti, poiché i fondi disponibili copriranno solo circa un milione di persone.

E non sarà nemmeno accreditato automaticamente in busta paga, dato che per ottenere il bonus di 100 euro sarà necessario presentare una domanda. Questa richiesta dovrà essere fatta direttamente al proprio datore di lavoro in forma scritta; si tratterà di una dichiarazione in cui il richiedente dovrà attestare di essere idoneo a ricevere il bonus, rispettando tutti i requisiti previsti, come il reddito e la presenza di un figlio a carico. È fondamentale includere anche i codici fiscali del coniuge e dei figli per facilitare le verifiche.

Una volta completato questo passaggio, la richiesta sarà considerata presentata. Sarà poi compito del sostituto d’imposta, di solito l’azienda, verificare che tutti i requisiti siano rispettati e corrispondano a quanto dichiarato. In caso di incongruenze, l’importo erogato verrà recuperato.

I 100 euro saranno netti, come specificato nell’emendamento del governo. Questo significa che la somma non sarà inclusa nel reddito imponibile del lavoratore, non dovrà essere dichiarata e non sarà soggetta a tassazione. Tuttavia, l’importo effettivo ricevuto potrebbe essere inferiore a 100 euro. La cifra dipenderà infatti dal periodo lavorato durante l’anno, simile a quanto avviene con la tredicesima. Ad esempio, chi ha lavorato per sei mesi su dodici riceverà 50 euro, mentre chi ha lavorato per otto mesi (due terzi dell’anno) avrà diritto a circa 66,66 euro, e così via.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Ristrutturazioni edili domestiche, le agevolazioni disponibili

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Dall’Ecobonus, passando anche per il bonus mobili, il bonus verde o il bonus ristrutturazione, le agevolazioni per il 2024 non mancano.

Da gennaio scorso, infatti, la super agevolazione sulle spese per i lavori che migliorano di due classi l’efficienza energetica scende dal 110% al 70% ed è destinata solo a specifici utenti. Il Superbonus al 70%, infatti, può essere richiesto solo dai condomìni e dai proprietari di edifici da 2 a 4 unità immobiliari.

Una misura che, tra l’altro, nel 2025 calerà ulteriormente al 65%, dopodiché terminerà. Ma per chi ha avviato i lavori nel 2022 resta la possibilità di cedere il credito o avere lo sconto in fattura. Per coprire i costi dell’intervento i condomini dovranno però versare una differenza di almeno il 30% o concordare con l’impresa una riduzione dei lavori.

Un’altra importante agevolazione da tenere in considerazione è il cosiddetto Bonus Ristrutturazione. Agevolazione prorogata fino al 2024, offre la possibilità di ottenere una detrazione del 50% su tutte le spese sostenute per i lavori di manutenzione ordinaria o straordinaria.

Il limite massimo di spesa è di 96 mila euro per ogni unità immobiliare e rientrano in queste spese quelle per sostituire il tetto, gli infissi esterni, i serramenti e le persiane, ma anche vari interventi di modifica del materiale oppure della tipologia degli infissi stessi. Come l’Ecobonus, dal 17 febbraio 2023 non è più possibile optare per lo “sconto in fattura” o per la cessione del credito d’imposta.

A rientrare tra le agevolazioni per ristrutturare casa c’è anche il Sismabonus ordinario, che consente di portare in detrazione le spese sostenute per effettuare i lavori di riduzione del rischio sismico, migliorando la classe sismica dell’immobile oggetto dell’intervento. Può essere richiesto fino al 31 dicembre 2024 e spetta una detrazione minima del 50% e massima dell’85% in base a determinate condizioni.

La detrazione va calcolata su un ammontare massimo di 96 mila euro per unità immobiliare che deve essere ripartita in cinque quote annuali di pari importo. La detrazione è però più elevata quando dalla realizzazione degli interventi si ottiene una riduzione del rischio sismico di 1 classe (70%) o di 2 classi (80%) e quando i lavori sono stati realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali (sempre 80 o 85%).

Chi compra un immobile in un edificio demolito e ricostruito nei Comuni in zone classificate a “rischio sismico 1”, può detrarre dalle imposte dal 75 all’85%, fino a un massimo di 96 mila euro.

Altro bonus è quello per eliminare le barriere architettoniche, misura che permette di avere diverse agevolazioni.

La detrazione Irpef, infatti, può essere del 50%, da calcolare su un importo massimo di 96 mila euro, se la spesa è sostenuta nel periodo compreso tra il 26 giugno 2012 e il 31 dicembre 2024, da ripartire in 10 quote annuali. Scende al 36%, da calcolare su un importo massimo di 48 mila euro, per le spese effettuate dal 1° gennaio 2025.

Ma c’è anche la possibilità di avere una detrazione del 70%, prevista inizialmente solo per l’anno 2022 e prorogata al 31 dicembre 2025.

Prorogato dalla legge di Bilancio 2022 fino a tutto il 2024, il Bonus Verde consiste in una detrazione Irpef del 36% sulle spese sostenute per interventi di sistemazione a verde di aree scoperte private e realizzazione di coperture a verde e di giardini pensili. A dare diritto all’agevolazione rientrano anche le spese di progettazione e manutenzione se connesse all’esecuzione di questi interventi.

La detrazione, che va ripartita in dieci quote annuali di pari importo, va calcolata su un massimo di 5 mila euro per unità immobiliare a uso abitativo. Pertanto, la detrazione massima è di 1.800 euro (36% di 5.000) per immobile. Hanno diritto all’agevolazione i contribuenti che possiedono o detengono, sulla base di un titolo idoneo, l’immobile sul quale sono effettuati gli interventi e che hanno sostenuto le relative spese. Anche i familiari conviventi di chi possiede o detiene l’immobile possono accedere al bonus, sene sostengono le spese e le fatture e i bonifici sono intestati a questi soggetti.

Ultimo, ma non per importanza, è il Bonus Mobili. Si tratta di una detrazione Irpef per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici destinati ad arredare un immobile oggetto di ristrutturazione. La detrazione è calcolata su un importo massimo di 5 mila euro, comprensivo delle eventuali spese di trasporto e montaggio. La detrazione viene ripartita in dieci quote annuali di pari importo.

I pagamenti vanno effettuati con bonifico o carta di debito o credito, mentre non è consentito pagare con assegni bancari, contanti o altri mezzi di pagamento.

Ma attenzione, perché l’agevolazione del 50% della spesa sostenuta per l’arredo si applica solo al contribuente che ha usufruito della detrazione per i lavori di recupero edilizio. Se, per esempio, un coniuge ha sostenuto le spese per la ristrutturazione e l’altro coniuge quelle per l’arredo, nessuno dei due ha diritto al bonus.