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Sì, il campo largo è proprio un Fronte popolare

LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo

Sì, ammetto di essermi sbagliato. Il futuro “campo largo” è proprio un “Fronte popolare”.
Francamente pensavo che riproporre il 3° Fronte popolare nel nostro paese fosse la solita bufala
patrocinata e proposta dalle tre sinistre italiane – quella radicale e massimalista della Schlein,
quella populista e demagogica dei 5 stelle e quella estremista e fondamentalista del trio
Fratoianni/Bonelli/Salis – dopo quello del 1948 organizzato dai comunisti di Palmiro Togliatti e
quello patrocinato dall’ex comunista Achille Occhetto nel 1994. E invece no, devo prendere
amaramente atto che il campo largo non esiste perchè si tratta, appunto, di un Fronte popolare
che viene costruito e messo a terra per battere il rischio di un fascismo risorgente, la deriva
illiberale, la torsione autoritaria, la negazione delle libertà democratiche e di espressione e tutte le
baggianate che ormai conosciamo quasi a memoria perchè vengono ormai snocciolati tutti i santi
giorni in questi ultimi due anni.
Del resto, è appena sufficiente registrare ciò che dicono quotidianamente i capi dei tre partiti
personali del “campo largo” – Italia Viva, Azione e i 5 stelle – per rendersi conto che non si tratta di
un progetto politico e, men che meno, di governo ma solo e soltanto di una sommatoria di sigle
che si deve unire per battere un nemico giurato e implacabile e che, almeno così pare di capire,
sia pericolosissimo per la conservazione della democrazia e delle libertà nel nostro paese. E
questo perchè il capo di Azione Calenda dice che non farà mai parte del campo largo; il capo dei
5 stelle Conte raccoglie applausi a scena aperta alla Festa dell’Unità quando solennemente
dichiara che non andrà mai con Renzi e il capo di Italia Viva, a sua volta, rincara la dose dicendo
tutti i giorni che se la coalizione di sinistra sarà guidata o condizionata eccessivamente da
Travaglio e dai 5 stelle lui andrà altrove.
Detto questo al mattino o al pomeriggio, alla sera tutti e tre i capi di questi partiti personali
concordano sulla necessità di dar vita al “campo largo” nelle tre regioni che a breve andranno al
voto. E cioè, l’Umbria, l’Emilia Romagna e, soprattutto, la Liguria.
Ora, di fronte a questo concreto e tangibile comportamento politico – inattaccabile perchè
oggettivo – si impongono almeno due riflessioni finali.
Innanzitutto ci troviamo di fronte ad un persin plateale atteggiamento trasformistico dettato
unicamente da ragioni di potere. Nulla a che vedere con la cultura delle alleanze, con la cultura di
governo e, men che meno, con una prospettiva politica condivisa a livello politico, culturale e
programmatico. Appunto, solo e soltanto trasformismo e ipocrisia.
In secondo luogo, e questo è indubbiamente l’aspetto più grave di questo decadimento etico e
culturale, è l’ennesima riduzione della politica ad uno scontro ideologico. Uno scontro ideologico –
violento e senza sconti – che, però, avviene in un contesto dove le ideologie sono ormai
tramontate da alcuni lustri. E questo segna, appunto, la crisi profonda ed oggettiva della politica e
dei suoi strumenti, cioè i partiti o ciò che resta di loro.
Ecco perchè, a fronte di questa doppia regressione politica e culturale, possiamo tranquillamente
dire che ci troviamo di fronte ad un inedito “Fronte popolare” delle sinistre. Un “Fronte popolare”
dove semplicemente la politica è assente perchè l’unico elemento che conta, e che vale, è la
sconfitta del nemico giurato ed ideologico. L’esatto opposto, cioè, di quella democrazia
dell’alternanza frutto di un moderno e credibile bipolarismo che vengono quotidianamente
predicati ma che poi vengono sistematicamente smentiti nella prassi comune dai capi dei partiti
personali e non.

IA, Canalis (Pd): “A Torino un Cern europeo”

L’urgenza di investire sull’innovazione confermata anche nel rapporto Draghi. Torino ha l’ecosistema ideale.

 “Un massiccio investimento pubblico, un miglioramento della formazione e la creazione di un CERN europeo dell’intelligenza artificiale, open e improntato alla cooperazione scientifica sovranazionale. È la proposta richiamata ieri a Torino, nel corso del dibattito sull’Intelligenza Artificiale alla Festa dell’Unità, ispirandosi al CERN di Ginevra.

La proposta di un CERN europeo sull’IA, formulata dal Forum “Democrazia Etica Digitale” e consegnata al Partito Democratico, indica che le grandi opportunità dell’IA non sono assicurate dalla sola ricerca orientata dagli interessi privati e che i rischi non possono essere contenuti solamente dai pur importanti interventi normativi.

Servono politiche attive pubbliche, in grado di favorire lo sviluppo di tecniche e strumenti concreti ideati e realizzati per massimizzare il bene pubblico.

Per la piena attuazione delle opportunità delle tecnologie dell’IA e l’effettivo contenimento dei rischi serve un investimento pubblico nelle attività di ricerca e sviluppo comparabile a quello degli Stati Uniti e della Cina; investimento che nessun paese può mettere in campo con esclusive risorse proprie.

La proposta del Forum è stata preparata da un gruppo di studiosi tra cui, presente al dibattito di ieri, Pietro Terna, già professore ordinario di economia dell’Università di Torino.

Proprio Torino, città nel cuore dell’Europa, dove sta muovendo i primi passi l’Istituto Italiano sull’Intelligenza Artificiale per l’Industria ai4i, può essere la sede ideale per il nuovo CERN, cui Draghi ha dedicato un richiamo preciso nel suo documento per la competitività europea, proponendo un: “Coordinamento dello sviluppo dell’AI a livello dell’UE, attraverso un “incubatore di AI simile al CERN”, in quanto lo sviluppo di verticali di IA richiede un forte coordinamento tra più attori, compresi gli sviluppatori di IA, le organizzazioni di ricerca e tecnologia e gli operatori industriali”.

Chiediamo al Presidente Cirio di fare sua questa proposta, rilanciandola con il Governo Meloni e inserendola nella relazione su IA, PA e impresa che dovrà consegnare entro novembre a Bruxelles al Comitato delle Regioni.

Il tema è di tale urgenza da imporre un cambio di passo.

Monica CANALIS – vice presidente della commissione lavoro e economia del Consiglio Regionale del Piemonte

Autonomia, Molinari (Lega): “Pieno sostegno al Governatore Cirio” 

“Un plauso al Governatore Cirio, all’assessore Bussalino e a tutta la Giunta della Regione Piemonte, che senza tentennamenti hanno deciso di costituirsi in giudizio dinanzi alla Corte Costituzionale, a seguito dei ricorsi presentati dalla Regione Puglia e dalla Regione Sardegna, con richiesta della declaratoria di illegittimità costituzionale dell’intera legge 26 giugno 2024, n. 86.
La legge Calderoli sull’Autonomia, come la Lega ha sempre sostenuto, deve poter essere applicata dalle Regioni che decidono di avvalersene, ovviamente con le modalità, la gradualità e le garanzie previste dalla normativa stessa. Non avrebbe alcun senso stoppare in maniera arbitraria una legge approvata dal Parlamento, che contrariamente da quanto sostenuto in modo pretestuoso da centrosinistra e 5 Stelle rappresenta una grande opportunità per tutto il nostro Paese. In ogni caso, ogni singola Regione è assolutamente libera di chiederne o meno l’applicazione, per le materie che ritiene opportune, e nel pieno rispetto dei principi costituzionali”.

Così in una nota l’on. Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera dei Deputati e segretario regionale per il Piemonte.

Ravetti ai funerali di Romana Blasotti Pavesi

 

Il vice Presidente Domenico RAVETTI parteciperà domani ai funerali di Romana Blasotti Pavesi in rappresentanza del Consiglio regionale del Piemonte. «Il Consiglio regionale e l’intera comunità piemontese sono grati a Romana Blasotti Pavesi per la straordinaria battaglia contro l’Eternit e per ottenere giustizia per tutte le vittime dell’amianto. Una battaglia che abbiamo il dovere di proseguire e lo faremo in Consiglio regionale sforzandoci di trovare il giusto equilibrio che deve sussistere tra lo sviluppo economico, la tutela dell’ambiente e la salvaguardia della salute delle persone».

Permessi di ricerca minerari in Piemonte: PD, la Giunta faccia chiarezza 

“Sono ormai mesi che raccogliamo la preoccupazione di molti comuni, cittadini e associazioni ambientaliste rispetto all’esecuzione di sondaggi alla ricerca di minerali da parte di compagnie minerarie in tutto il Piemonte”. Lo denunciano i Consiglieri Regionali del Partito Democratico Mauro Calderoni e Domenico Rossi.
Proprio Rossi, già nell’autunno del 2022, aveva affrontato il tema interrogando l’assessore competente riguardo alle possibili concessioni in provincia di Vercelli e nel VCO, per la ricerca di zinco, nichel e cobalto. “Oggi l’allerta si estende alle valli Maira, Grana e Stura, dove un’operatore ha presentato istanza finalizzata alla ricerca di uranio nel territorio dei comuni di Acceglio, Prazzo, Marmora, Castelmagno, Demonte, Monterosso Grana, Valloriate, Moiola, Celle di Macra, Pradleves, Canosio in provincia di Cuneo” spiega Calderoni che presenterà nei prossimi giorni un’interrogazione urgente all’assessore. Contestualmente la vicepresidente della terza commissione, Monica Canalis, ha richiesto un’informativa puntuale dell’assessore competente proprio in sede di commissione e che si terrà giovedì 26.
“Quando si affronta il tema della coltivazione di cave e miniera occorre massima attenzione e trasparenza da parte degli enti pubblici” sottolinea Rossi. “Se è vero, infatti, che le compagnie dovranno corrispondere delle royalties alla Regione, alle Province e ai Comuni per i sondaggi prima e per gli eventuali giacimenti poi, è altrettanto vero che vanno valutati con grande attenzione gli impatti che le miniere, qualora vengano autorizzate, potrebbero avere sulla biodiversità e sul clima e sulle possibili gravi conseguenze per l’ambiente montano e per la salute degli abitanti dei territori toccati dalle esplorazioni” ricorda il consigliere e segretario regionale Dem.
“Una parola chiara da parte della giunta regionale e del competente settore regionale – conclude Calderoni – eviterebbe il diffondersi di forse inutili allarmismi, peraltro più che giustificati considerata la forte vocazione turistica di quelle valli”.

Ddl sicurezza: Ruffino (Az): bambini continueranno a pagare per colpe non loro

“Avevamo sperato che nella maggioranza ci fosse la reale volontà di evitare l’inutile crudeltà dei minori in carcere insieme alle madri, purtroppo non è così”. Lo afferma Daniela Ruffino, deputata di Azione e componente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza, che aggiunge: “L’emendamento al ddl sicurezza presentato dai relatori non cambia infatti la sostanza, per cui bambini senza colpe continueranno a pagare per reati commessi dalle loro madri. Dispiace che su un tema così delicato, che avrebbe dovuto raccogliere l’attenzione dell’intero Parlamento, prevalgano ancora posizioni ideologiche e non l’interesse dei minori, che dovrebbe essere invece la priorità per tutti. I bambini – conclude – hanno diritto all’infanzia, crescere in un carcere nega loro questo sacrosanto diritto”.

Canalis, PD: “Giunta Cirio carente su consultori e servizi alla famiglia”

Le norme italiane basano le politiche di sostegno alla famiglia innanzitutto sui consultori, sugli altri servizi alla famiglia e sull’assegno unico per i figli, garantito dal settimo mese di gravidanza. Eppure in Piemonte non solo manca ancora un piano socio sanitario per definire la programmazione di questi servizi, ma si riducono anche i pochi consultori esistenti e si dirottano le risorse sul Terzo Settore materno infantile.

 

 L’articolo 2 della legge 194/1978 afferma che i consultori, sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita. La stessa legge però stabilisce che siano innanzitutto i consultori familiari, istituiti dalla legge 405/1975, ad assistere la donna in stato di gravidanza, informandola sui suoi diritti, dando assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità ed alla paternità responsabile, per la prevenzione e il monitoraggio della salute in tutte le fasi della vita riproduttiva e anche contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza.

 

Sono quindi i consultori, insieme agli altri servizi alla famiglia, ai congedi parentali e all’assegno unico per i figli, dal settimo mese di gravidanza, l’architrave delle norme italiane sul sostegno alla famiglia.

 

Le Regioni dovrebbero innanzitutto garantire la presenza ed operatività dei consultori e poi valutare la possibilità di integrare il servizio tramite convenzioni con le varie associazioni di volontariato impegnate nel settore materno infantile. Dare fondi al volontariato e contemporaneamente non investire sui consultori e addirittura chiuderli è un modo strumentale per aggirare le leggi e distrarre l’attenzione dai grandi vuoti delle politiche familiari piemontesi.

 

Il Terzo Settore e la Pubblica Amministrazione possono cooperare in ogni ambito, ma con una funzione integrativa e non sostitutiva. Ad esempio, tra il 2000 e il 2005, venne avviato al Mauriziano di Torino un servizio di ascolto per donne che richiedevano un confronto sull’aborto. Il servizio si svolgeva in modo discreto e non forzato, ed è durato per quasi 20 anni, dalla giunta Ghigo alla Giunta Cirio, dagli anni 2000 all’inizio della pandemia nel 2020, comprese le giunte Bresso e Chiamparino, in accordo con la direzione dell’ospedale e con la mediazione dei medici che filtravano le richieste. Questo servizio non riceveva finanziamento pubblico e si avvaleva anche di avvocati e medici volontari del centro aiuto alla vita, professionalità messe a disposizione dal privato sociale no profit.

 

Oggi il quadro normativo è notevolmente migliorato: c’è un nuovo sostegno per superare le eventuali cause economiche dell’interruzione di gravidanza, è l’assegno unico ed è stato introdotto dal PD nel 2021. A quanto pare è proprio vero che Fratelli d’Italia non punti su questa misura, ma su altre più demagogiche e meno strutturali, come la stanza dell’ascolto.

 

Chiediamo alla Giunta regionale meno demagogia, meno utilizzo strumentale del Terzo Settore, più attenzione alle misure economiche esistenti, più lavoro, più tutele e più servizi, potenziando i consultori e gli altri servizi per la famiglia, per offrire presidi territoriali sufficientemente capillari e con un’adeguata dotazione di personale. La legge 405/1975 prevede 1 consultorio ogni 20.000 abitanti. In Piemonte nel 2019 secondo l’ISS ce n’erano 1 ogni 36.247 abitanti. Troppo pochi. Forse anche per questo nell’ultima classifica ministeriale sui LEA, il Piemonte, che nel 2017 era primo in Italia, era passato al sesto posto.

Il nostro maggior punto debole è la medicina territoriale, in cui i consultori familiari sono ricompresi. Di questo dovrebbe occuparsi la Giunta Cirio.

 

Monica CANALIS – consigliera regionale PD

Stati Uniti d’Europa, Nallo-Randazzo: Nucleare Trino, male la politica

“Dopo il ritiro della candidatura di Trino a ospitare il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi, lo scorso marzo, ci siamo ritrovati in mezzo a una palude che dura da oltre vent’anni. È naturale che l’amministratore delegato di Sogin torni sul tema, ma gli facciamo un appunto: a Trino il problema non sono stati i cittadini, che non sono stati consultati in alcun modo, ma la politica. La candidatura di Trino è stata dichiaratamente ritirata su pressione del presidente della regione, Cirio, e della provincia di Vercelli, Gilardino.”

Così Vittoria Nallo (capogruppo in Regione Piemonte per gli Stati Uniti d’Europa) e Francesca Randazzo (tesoriera +Europa Torino), che aggiungono: “Ancora una volta, mentre Meloni e Salvini si dichiarano favorevoli alle infrastrutture nucleari, la realtà dice che i loro partiti hanno fatto di tutto per evitare che venisse compiuto un passo imprescindibile nella direzione del potenziale ritorno al nucleare civile, ovvero la localizzazione e la realizzazione del Deposito. Eppure, il Piemonte ospita alcune delle imprese più all’avanguardia in tema di ricerca nucleare. Fino a quando la politica continuerà a ostacolare lo sviluppo della nostra regione?”

Alda Croce, targa vandalizzata: il caso in Consiglio comunale

Nei mesi scorsi era stata vandalizzata la targa dedicata ad Alda Croce,  figlia del filosofo e già Presidente del Centro Studi Pannunzio, nonché figura di primissimo piano nel panorama culturale italiano.
Il Consigliere Ferrante De Benedictis (FdI) ha voluto interpellare la giunta per conoscere, a distanza di oltre tre mesi dalla vandalizzazione, che ha di fatto divelto la targa posta in Piazza Adriano in ricordo di Alda Croce, quando questa sarebbe stata riposizionata.
“La replica dell’assessore è inaccettabile, ossia si dovrà ancora attendere l’aggiudicazione di una gara pubblica per il suo ripristino. Per un lavoro di qualche minuto abbiamo bisogno di fare una gara d’appalto? siamo semplicemente all’assurdo di una burocrazia sempre più opprimente”, ha commentato De Benedictis.
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