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Il Ppi, il Centro e Prodi

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

Rileggere il passato e proiettarlo nel presente, da sempre, è un esercizio diffcile e complicato. Di
norma è sconsigliato. Basti pensare alla litania della sinistra radicale e massimalista e dei suoi
gazzettieri giornalistici sul “ritorno del fascismo”. Ormai è quasi diventato un ritornello goliardico
perchè, non avendo alcuna dimestichezza con la realtà quotidiana, si limita ad essere un puro
slogan astratto e del tutto virtuale.


Ma, per tornare ad un passato e pur senza limitarsi a rimpiangerlo, c’è un aspetto che – almeno
per quanto riguarda il campo del cattolicesimo popolare e sociale – non può più passare sotto
silenzio. E riguarda proprio la storia, l’avventura e l’epilogo del Partito Popolare Italiano di Mino
Martinazzoli, Gerardo Bianco e Franco Marini. Una esperienza politica carica di signicato
culturale, di storia politica e di progettualità di governo. Una esperienza, quella del Ppi, che ha
giocato un ruolo decisivo e qualicante in una fase politica e storica molto delicata del nostro
paese. Un partito che ha saputo riscoprire una gloriosa e storica cultura politica collocandola in
un contesto che apriva le porte a quella radicalizzazione del conitto politico che è poi divampato
e consolidato negli anni seguenti. E, soprattutto, un partito che grazie alla sua classe dirigente ha
saputo declinare quella “politica di centro” oggi quotidianamente e unanimemente rimpianta ed
evocata. E, inne, un partito che grazie alla sua autorevolissima classe dirigente – a livello
nazionale come a livello locale – ha saputo ritagliarsi uno spazio importante nella cittadella politica
italiana confrontandosi ad armi pari con gli altri partiti. Tanto della maggioranza quanto
dell’opposizione dell’epoca.

Certo, tutti conosciamo l’obiezione principale. Perchè si è sciolto quel partito? O meglio, perchè si
è deciso di conuire in un altro partito, la Margherita, sapendo che si apriva una pagina molto
diversa da quella che aveva dato vita al Ppi? Sono domande del tutto legittime a cui ciascuno di
noi può dare una risposta più o meno convincente. C’è un elemento, però, che merita di essere
ricordato senza polemica e senza alcun pregiudizio. La volontà, la scelta e la decisione di Romano
Prodi e dei suoi amici nel 1999 di dar vita ad un altro partito, il cosiddetto “Asinello”, che si
presentò alle elezioni europee dello stesso anno e che rispondeva ad un solo obiettivo: mettere in
crisi politica, e ovviamente elettorale, il Ppi. Il suo ruolo politico, il suo progetto di governo e la sua
funzione nella società italiana. Obiettivo ovviamente centrato che decretò una essione elettorale
del Ppi creando, di fatto, le condizioni per il suo indebolimento politico e il suo rapido
dissolvimento. Tant’è che Franco Marini, storico leader dei Popolari, con una battuta sferzante ed
efficace disse che “più che un asinello mi pare un somaro”.

Ecco, ho voluto ricordare questo piccolo particolare perchè quando oggi leggiamo svariati
resoconti giornalistici sulla necessità di rimettere in campo, seppur mutatis mutandis, una sorta di
Ppi nel campo del centro sinistra, non possiamo non pensare a chi ha contribuito in modo
potente, e decisivo, a liquidare denitivamente quella straordinaria esperienza politica, culturale e
di governo nel passato. Perchè, a volte e spesso, da una lettura attenta e non pregiudiziale o
parziale del passato, possiamo tranquillamente comprendere anche le dinamiche politiche del
presente. E la vicenda politica, elettorale e anche umana del Ppi, lo conferma in modo persin
plateale che non merita ulteriori commenti.

Città della Salute, Pentenero – Valle (Pd): “Chi la metterà in sicurezza?”

Oggi la direttrice facente funzioni Borghese si dimette. Il prossimo commissario, Schael, arriverà a marzo.
Il non detto, grande come una casa, è chiaro: chi metterà la sua firma sotto il bilancio preventivo dell’azienda sanitaria più grande del Piemonte?
É una questione certamente delicata, vista l’attenzione della procura e della Corte dei Conti: proprio per questo sono gravi la disinvoltura delle anticipazione diffuse da Schael ieri e la mancata capacità di giungere a un accordo con l’Università da parte di Cirio e Riboldi.
Il commissariamento arriva dopo cinque anni di governo di centrodestra: non era davvero evitabile? E non c’era nessuno disposto a prendere servizio dal primo gennaio?
Riboldi e Cirio devono rispondere a queste domande, assumendosi le loro responsabilità.
Il sistema sanitario piemontese non può permettersi che Città della Salute resti allo sbando per due mesi.
CS

Attacco circolo ARCI e gazebo Fdi, Forza Italia: “Un commissario alla sicurezza”

ROSSO E FONTANA: TORINO SU BRUTTA CHINA. SOLIDARIETA’ ALLE PERSONE COLPITE, MA DOV’E’ LO RUSSO? 

“Dov’è Lo Russo? A prendersi ancora un caffè e fare progetti culturali ad Askatasuna?” a domandarselo il senatore Roberto Rosso e Marco Fontana rispettivamente segretario provinciale e cittadino di Forza Italia a Torino.

“Condanniamo fermamente le due aggressioni subite in poche ore l’una dall’altra da un circolo Arci e a militanti di Fdi in Corso Racconigi. La situazione sta degenerando rapidamente a Torino. Sono state anche chiare le forze dell’ordine al riguardo con una nota firmata congiuntamente da tutti i rappresentanti delle forze di polizia. L’amministrazione Lo Russo ha perso qualsiasi credibilità al riguardo, in particolare dopo aver flirtato con i centri sociali in pendenza peraltro di un processo penale. E’ necessario un cambio di strategia: chiediamo la nomina di un commissario straordinario per la sicurezza a Torino che vada a sostenere l’azione della Giunta Comunale” spiegano i due azzurri.

Concludono Rosso e Fontana: “Noi non abbiamo paura di condannare l’attacco al circolo Arci, ci chiediamo il perchè del silenzio del Pd e del capogruppo Cerrato su quanto accaduto agli agenti al corteo per Ramy e poi ai militanti di Fdi. Non solo però troviamo estremamente grave che siano state negate. ancora una volta, comunicazioni sui fatti del corteo a Ramy in Sala Rossa. Forse il centrosinistra sta ancora facendo campagna elettorale provando a mantenere i voti degli estremisti di Askatasuna? Questa tacita connivenza è pericolosa”.

Nicco: “peccato non tutte le forze politiche condannino violenze”

“Non sono la Tav, la Palestina, la morte di Ramy che portano questi ragazzi in piazza a scontrarsi con la polizia. La motivazione è che sono dei delinquenti che prendono lo spunto da qualsiasi cosa succeda per scendere in piazza a scontrarsi con la polizia. La mia convinzione, a livello personale, è che le forze dell’ordine dovrebbero poter usare molta più durezza per prevenire e combattere queste
situazioni”. L’agenzia Ansa riporta le parole presidente del Consiglio regionale del
Piemonte, Davide Nicco, intervistato da Grp
“Da presidente del Consiglio regionale, invece – osserva Nicco – sono dispiaciuto del fatto che non tutte le forze politiche abbiano preso una posizione di netta ed esplicita condanna dei fatti. Perché un consigliere regionale ricopre un
ruolo istituzionale e i ruoli istituzionali devono
necessariamente essere rispettosi delle leggi.
Si è verificato addirittura l’assalto a una caserma”
Prima degli ultimi fatti – conclude  Nicco – è stato
presentato un ordine del giorno di sostegno e vicinanza alle forze dell’ordine. Dopo i fatti dell’altra  sera quest’ordine del giorno diventa di stretta attualità”.

Meloni veleggia, la politica traccheggia

Veleggia, la nostra Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, veleggia e ha il vento in poppa. Ha rischiato il tutto per tutto incontrando Trump e Musk e ha vinto. Piaccia o non piaccia è stata determinante per la liberazione della nostra connazionale Cecilia Sala imprigionata in Iran, paese in cui non conoscono lo stato di diritto con le classi dirigenti ferme a : Dio lo vuole ed ovviamente è il loro Dio, sicuramente non il nostro Dio. Anche un piccolo complimento a Renzi e Calenda che si sono complimentati con la Premier a diversità di Conte e la Schlein letteralmente sparititi con la sinistra sbrindellata che concentra i suoi strali contro un possibile accordo tra lo Stato Italiano e Musk. Qui vedremo che succederà anche se avere le idee chiare mi sembra decisamente prematuro. Ma  del resto come al solito, l’Italia e soprattutto l’Europa sono tragicamente in ritardo. Ma anche qui, dai diciamocelo, l’accoppiata Trump e Musk fa decisamente un po’ paura. Magari siamo retro’ e non capiamo i tempi che cambiano, ma mi sa che stiamo parlando del passaggio della globalizzazione in economia alla globalizzazione della politica e … precisando… senza passare con il “fastidioso” rito delle elezioni, visto che Musk non è stato eletto da nessuno. Persona sicuramente geniale che, almeno per ora ha messo la sua genialità al suo servizio. Veniamo alle nostre cose.
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Piccola considerazione sulla presidente della Sardegna Alessandra Todde. Sconvolgente!
Persino i sassi sanno che presentandosi alle elezioni ci vuole un conto corrente e un garante che amministra i soldi derivati da finanziamenti e che poi deve rendicontare alle apposite commissioni. Dunque? Più che un problema politico mi sembra una sola cosa: dilettanti allo sbaraglio.
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E veniamo al Piemonte.  Veniamo alla regione. Cara opposizione se ci sei batti un colpo. Per il comune di Torino iperattività del Sindaco  Lo Russo. Prima di tutto vuole riesumare Alleanza per Torino che portò il Prof Castellani ad essere il primo sindaco di Torino eletto direttamente dal popolo. Perché? Un po’ per affrancarsi dal PD e un po’ per dire al mondo che corre, politicamente parlando, in solitaria. È un amen che tra poco si voterà. E qualche risultato l’ha ottenuto. Di fatto è stata risanata l’ Azienda dei trasporti. O perlomeno non è più ” una macchina che perde tanti soldi “. La città è mediamente più pulita tranne alcuni punti storicamente critici in periferia. Ovviamente rimane la criticità di Barriera di Milano. Comunque, personalmente credo oramai che sia una causa persa e di difficile soluzione. Molti i cantieri figli dei finanziamenti Europei. Luci ed ombre. Ad esempio non mi risulta che il potenziamento del personale e dei funzionari sia avvenuto. Con la finale domanda: a Torino si campa bene? Qui è più facile la risposta: dipende dai quartieri e dipende dalle singole e famigliari possibilità economiche.  Indubbiamente c’è stato un ulteriore sviluppo del turismo nelle sue diverse forme. Ma come si è sempre detto, tutto ciò è indispensabile ma non sufficiente. Siamo ancora molto lontani dalla speranza di Domenico Carpanini: voglio una città dove valga la pena di far crescere i propri figli.
PATRIZIO TOSETTO

Piccoli Comuni, Uncem: “Impegno dei parlamentari”

“Ho avuto da molti Parlamentari a cui ho scritto nelle scorse ore conferma dell’impegno per trovare nuove risorse per i piccoli Comuni, dopo i tagli dei finanziamenti previsti in legge di bilancio. Segnale positivo. Presidieremo il fronte con Uncem nazionale”.

Lo afferma Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte.

“Lontani da ogni contrapposizione politica, abbandonando ogni dannosa frammentazione, o ideologica divisione, abbiamo chiesto ai Parlamentari l’impegno rinnovato, positivo, determinato per supportare Comuni ed Enti locali tutti – prosegue – Occorre individuare, a brevissimo, nel quadro di nuovi articolati, nuove risorse economiche per investimenti, che in montagna hanno dimensione di valle, sovracomunale, a vantaggio di molti. La mancanza di riforme vere per il sistema istituzionale – da troppi anni si rinvia la riscrittura completa del TUEL, ridefinendo chi fa che cosa, oltre che ambiti territoriali di collaborazione e lavoro insieme – ha indebolito i Comuni che sono sempre meno ‘Autonomie’ della Repubblica, non avendo propria capacità impositiva fiscale e dovendo dipendere da trasferimenti (sempre meno) dal centro. Su un sistema fragile, i tagli di fondi per investimenti e di servizi rischiano di aumentare sperequazioni e disuguaglianze, complicando il lavoro dei Sindaci nel dare risposte ai Cittadini, in particolare ai più deboli”.

Uncem invita nella lettera i Parlamentari a “lavorare di più e ancora insieme, con tutto il Parlamento, per evitare tagli, riduzioni di trasferimenti, per individuare nuove risorse economiche ma soprattutto per evitare prevalgano spinte individualiste e campaniliste che non fanno bene al sistema democratico, alla Repubblica. L’interdipendenza delle Istituzioni è quantomai evidente in tempi complessi come quelli che viviamo, che crediamo richiedano massimo impegno per evitare che troppi restino indietro. Uncem vuole unire, perché la Montagna è generatrice di unità e sintonia“.
Il 21 gennaio Uncem organizza a Torino un convegno dal titolo eloquente: “Speranza Montagna”. “Non possiamo perderci nell’individualismo, che spesso la Politica non riesce a contrastare, perdendosi piuttosto in contrapposizioni partitiche, personali, ed evitando il necessario dialogo. Ripartiamo invece dall’ascolto e dall’incontro. A Torino ciascuno di Voi è invitato per condividere con Sindaci, Amministratori, associazioni un percorso nuovo di fiducia e impegno. Uncem ci crede profondamente”, conclude il Presidente Colombero.

Ramy, Montaruli (FDI) : grave reticenza della sinistra, complice su assalto alle forze dell’ordine

“La sinistra dimostra la propria debolezza lasciando spazio alla violenza di piazza, senza curarsi della sicurezza di tutta la cittadinanza”
“A quasi un giorno dall’assalto alle forze dell’ordine, avvenuto a Torino, e nonostante l’esplicita richiesta di condanna della violenza perpetrata sulla città, nessuno a sinistra ha preso le distanze, anzi ho letto parole giustificazioniste da parte di alcuni e assistito ad un silenzio complice e reticente da parte dei più, compreso il sindaco Stefano Lo Russo”. Lo dichiara Augusta Montaruli, Vicecapogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia.  “Questa mancanza è ancora più grave del fatto, perché colpisce due volte tutti gli uomini in divisa: da parte delle istituzioni che invece dovrebbero essere al loro fianco e da parte dei violenti. Il comune di Torino dopo aver provato a regalare lo stabile ai facinorosi di Askatasuna – sottolinea il Vicecapogruppo FDI – si schiera ormai  con i centri sociali più facinorosi d’Italia anziché dalla parte dei cittadini che sono stanchi di vedere una città sotto ricatto dei violenti. La sinistra a livello nazionale dimostra la propria debolezza lasciando spazio alla violenza di piazza in maniera pericolosa, senza curarsi della sicurezza di tutta la cittadinanza – conclude Montaruli.

Nasce in Piemonte l’ “Osservatorio scuola del Popolo della Famiglia”

Riceviamo e pubblichiamo

Cristina Zaccanti, Coordinatrice del PdF Piemonte: “Il Popolo della Famiglia è nato per sostenere il primato educativo dei genitori e la salvaguardia di una scuola a servizio della verità”

Il Popolo della Famiglia, dopo il recente congresso nazionale di Pomezia 14 e 15 dicembre u.s., ribadisce la propria identità e, nello specifico, il suo ruolo esplicitato nello slogan “No al gender nella scuola”. Si ripropone come spazio di osservazione, studio e azione politica al servizio di una conoscenza consapevole dei fatti e di una lettura intelligente dei progetti.

Si propone di seguire episodi del territorio che meritino approfondimento per favorire appunto una riflessione ed una conseguente azione contro il rischio di assuefarsi, come la nota finestra di Overton conferma, ad una visione distorta ed ideologizzata della realtà.

È la volta di Caluso, da dove riceviamo una segnalazione interessante. Nell’istituto comprensivo di questa fiorente cittadina (7362 abitanti) in provincia di Torino, presso la Scuola secondaria di Primo grado “G. Gozzano”, si terrà un corso con oggetto la prevenzione del bullismo e cyberbullismo (cfr. la circolare interna n. 84 del 13-12-2024). Per esservi ammessi, essendo il corso a numero chiuso, si stabilisce che, qualora non ci sarà posto per tutti, “si favorirà in particolare la partecipazione delle studentesse al fine di superare i divari di genere”.

È legittimo chiedersi perché stabilire questo criterio che con ogni evidenza rischia di alimentare a scuola l’antagonismo ideologico tra i sessi anziché favorire un clima di effettiva valorizzazione della tanto conclamata diversità, a partire da quella che la natura stabilisce, a vantaggio di una spontanea ed equilibrata relazione tra i nostri bambini e ragazzi di entrambi i sessi.

Teniamo anche conto che, come è purtroppo noto, protagoniste di tale esecrabile fenomeno sono frequentemente proprio le ragazze. Ammesso tuttavia che siano i maschi ad essere i massimi, e più evidenti, responsabili, non dovrebbero essere piuttosto proprio loro i primi destinatari?

Perché la scuola si piega così esplicitamente al politicamente corretto? Connotare le studentesse come categoria protetta è davvero il percorso più idoneo per aiutare i nostri bambini, giovani a stabilire serene reciproche relazioni di rispetto e collaborazione? Non rischiamo di essere noi adulti, intimiditi dalla moda woke, dei “risvegliati”, a seminare la convinzione che esistano “divari di genere” e non piuttosto naturali differenze tra i sessi?

Anziché favorire la reciprocità tra i sessi e l’equilibrio rispettoso dei ruoli sociali non si rischia di indurre la convinzione che si debba ricercare piuttosto l’omologazione fluida tra i generi, snaturalizzando il dato biologico, secondo i dettami dell’autodeterminazione? Decido io a che genere appartengo, a prescindere dal dato biologico! Questo l’obiettivo della cosiddetta “carriera alias”, che impone la promiscuità nei bagni, negli spogliatoi, nelle palestre, nello sport, nelle carceri… a favore di cosa? Prime vittime i nostri giovani, le nostre ragazze. È evidente che se ai maschi sarà fatto balenare il vantaggio di autodeterminarsi femmina perché non dovrebbero stare al gioco?

Si esorta pertanto la Dirigenza della scuola a rivedere i criteri di ammissione (il sorteggio, ad esempio, sarebbe senz’altro più oggettivo). Rischiamo altrimenti, al di là dell’intenzione, di veder dilagare conflitti che non troverebbero più la causa della violenza sulle donne nel patriarcato quanto piuttosto in un uso riduttivo e autolesivo della femminilità, che deve per forza mascolinizzarsi per sconfiggere il maschio.

Almeno a scuola, come in famiglia, si difenda la verità usando ragione e buon senso.

Per informazioni e segnalazioni scrivere a nogendernellescuole@gmail.com

Stellantis, AVS: «Meloni “soddisfatta”, ma continuano cassa integrazione e delocalizzazioni».

Meloni si dice soddisfatta dell’accordo con Stellantis, ma stiamo parlando di un piano presentato dall’azienda a dicembre e che ancora non ha avuto alcuna conseguenza concreta, a partire dai piani di assunzione e di investimento in ricerca. Di reale c’è invece il taglio drastico del governo al fondo sull’automotive e la prosecuzione della cassa integrazione per migliaia di lavoratori e lavoratrici: a Mirafiori siamo arrivati al 18° anno consecutivo, e Stellantis ha già comunicato ai sindacati che è previsto il ricorso agli ammortizzatori sociali almeno fino ad agosto.

Noi saremo soddisfatti quando la multinazionale, che continua a macinare miliardi di dividendi, creerà occupazione buona e stabile in Italia. Il Governo apra trattativa con Stellantis sul reshoring dei modelli FIAT programmati su Serbia, Polonia e Marocco. Ottenga la conferma dei tempi di realizzazione della gigafactory di Termoli e l’interruzione di qualsiasi processo di spinta alla delocalizzazione degli investimenti dei fornitori.

Marco Grimaldi vicecapogruppo AVS Camera
Alice Ravinale capogruppo AVS Regiona Piemonte