
“Chi aveva già sostenuto le spese per eventi annullati dal lockdown, chi non ha festival in convenzione con il pubblico, e chi dovrebbe fare lavori di adeguamento a strutture pubbliche seppur in gestione”.
“Finalmente la Giunta risponde alle sollecitazioni del mondo della cultura e alle nostre numerose interrogazioni – commenta Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali verdi in regione – tuttavia vi sono almeno tre mancanze che occorre sanare”.
“Tra le modalità e i criteri per l’assegnazione dei sostegni economici in ambito culturale – commenta Grimaldi –, passare da ‘finanziare il progetto al soggetto’ pone un grande problema per tutte le associazioni che hanno dovuto annullare eventi previsti nel primo semestre dell’anno, e per i quali avevano già sostenuto parte delle spese: si pensi, ad esempio alla comunicazione o ai cachet degli artisti”.
“Inoltre – prosegue Grimaldi –, l’Assessora alla Cultura crea un pericoloso precedente riguardo le convenzioni con il pubblico: l’idea della Giunta di limitare in modo significativo i rapporti in convenzione con soggetti culturali di diritto privato che non vedono la partecipazione diretta o il controllo da parte della Regione Piemonte, avrà serie ripercussioni sui grandi festival e sulle importanti iniziative piemontesi che lavorano nella nostra Regione e che, nonostante la loro storia sia iniziata accedendo a fondi pubblici e in convenzione, negli anni hanno saputo emanciparsi grazie alla bigliettazione e alle sponsorizzazioni dei privati. Queste realtà – secondo i criteri annunciati dalla Giunta questo pomeriggio – non potranno in nessun modo accedere al Bonus cultura. Sembra che questo sia l’unico settore in cui Cirio e la Lega professino lo statalismo economico”.
“Credo inoltre che sia stia perdendo una grande occasione – conclude Grimaldi – : abbiamo provato ad emendare tutte le norme presentate dalla Giunta e ribadisco ancora l’assoluta necessità di finanziare il fondo per la messa in sicurezza dei luoghi dello spettacolo e della cultura destinato alle amministrazioni locali: Occorre intervenire sulle sedi dei centri culturali e dello spettacolo e se non lo facciamo quest’anno, con gli spazi che sono stati, e saranno ancora, forzatamente chiusi e inaccessibili al pubblico, non riusciremo più a farlo”.
«Nei giorni scorsi – spiega Pettazzi – sul suo profilo Instagram, l’attrice Giulia De Lellis ha promosso la vendita di una linea di braccialetti della “Different Class Jewelry”, azienda con sede a Milano, il cui ricavato, secondo le parole della stessa De Lellis, “sarà devoluto per sostenere la ripartenza degli artigiani dei gioielli”. Tutto questo, al momento, fa sorgere alcune perplessità: i prodotti pubblicizzati, non sembrano essere di gioielleria ma, piuttosto, di bigiotteria; ma, soprattutto, ad oggi, non risulta che alcun orafo di Valenza sia stato destinatario di tali somme benefiche. La viva speranza è quella che lo possano essere in seguito, anche se nemmeno mi risulta che siano state coinvolte le associazioni di categoria alle quali molte aziende sono iscritte, soprattutto le più piccole e più bisognose in questa delicata fase».
«Se da un lato si riscontra un encomiabile gesto di solidarietà per chi ha subito danni immensi dettati dalla forte crisi in atto per tutto il settore, dall’altro lato auspico che venga fatta chiarezza quanto prima – conclude Pettazzi – Se ci saranno gli estremi per un’azione penale, sarà la Procura della Repubblica a stabilirlo, ma quello che è accaduto è da chiarire e, se fossimo di fronte a speculazione, sarebbe eticamente grave. Cito ancora l’attrice che nel suo video afferma: “Tutti gli orafi di valenza sono fortemente in crisi, stanno accusando davvero tanto la problematica, non stanno in una situazione semplice”. Questo è sacrosantamente vero. E proprio perché è vero, è auspicabile che si faccia luce e che vengano offerte risposte in merito a un’operazione che potenzialmente potrebbe sembrare a vantaggio in una sola direzione».
“Ennesimo schiaffo al Terzo Settore”
Gravissimo che queste realtà ricreative, pur avendone diritto, non possano accedere ai fondi: mi auguro che alla base non ci sia una precisa scelta politica ai danni di una delle ultime reti di coesione sociale della nostra Regione. Chiedo l’immediata erogazione del dovuto: non facciamo perdere ulteriore tempo a queste realtà del nostro territorio.
Dopo l’emendamento votato in Consiglio Regionale per sostenere economicamente anche queste realtà, la doccia fredda: per 400 circoli ricreativi con servizio di ristorazione del nostro territorio accedere al bonus regionale a sostegno della ripresa delle attività è al momento, di fatto, impedito.
Una beffa inaccettabile nei confronti di mondi che, nei mesi di quarantena, si sono messi a disposizione e hanno compiuto sforzi incredibili per sostenere i soggetti più fragili del nostro tessuto sociale. La Giunta Cirio intervenga immediatamente per risolvere questa criticità. Mi auguro davvero che il problema non sia l’esito di un pregiudizio o di una scelta politica. L’associazionismo è una delle ultime reti di coesione sociale nella nostra regione e, in molte zone, uno degli ultimi punti di riferimento culturali e aggregativi rimasti. Anche la liquidità garantita dal bonus può fare, per molti circoli, la differenza tra la definitiva chiusura o la ripresa a pieno ritmo. Sottoscrivo l’appello del Forum del Terzo Settore del Piemonte, che chiede la proroga dei termini e indicazioni chiare e urgenti sulla procedura da seguire. L’erogazione del dovuto sia rapida: non facciamo perdere altro tempo a questi 400 circoli.
Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.
“Questo governo è talmente impegnato a tenere insieme i pezzi per non andare a casa che latita completamente sulle politiche a sostegno delle famiglie e su quelle giovanili che sono totalmente assenti, se non per quanto riguarda la liberalizzazione della cannabis.
Ecco le uniche occasioni in cui si parla lontanamente di giovani, per di più in un momento storico delicatissimo con i dati che parlano di un abbassamento dell’età media relativa al primo consumo di sostanze stupefacenti. I giovani meritano la giusta attenzione, hanno diritto a politiche mirate sostenute con risorse dedicate, non possono essere relegati a meri consumatori di droghe. Tanto più dopo questi lunghi mesi in cui la chiusura della scuola e il contestuale e ovvio abbassamento dei livelli di socialità hanno acuito forme di disagio. I numeri purtroppo sono spietati e li si può contrastare solo con idee e risorse, con una progettualità seria e concreta, non con gli spot”. Così, in una nota, il deputato di Forza Italia Daniela Ruffino.
Università, Radicali: “Vogliamo tornare in aula!”
Riceviamo e pubblichiamo/ Mentre volge al termine anche questa sessione estiva 2020, tutta online, gli atenei piemontesi perdono posizioni all’interno della classifica Censis delle università italiane.
Persino il politecnico di Torino, uno dei fiori all’occhiello della Regione Piemonte, si classifica al terzo e penultimo posto tra i Politecnici italiani.
Gli studenti universitari, militanti di Radicali Italiani, dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta e di +Europa, si sono ritrovati ieri mattina in Via Po, di fronte al rettorato, con delle chiavi in mano, simbolo di una richiesta molto semplice: Interrompiamo subito il lockdown dell’istruzione.
Patrizia De Grazia, Roberto Ruben Ganzitti ed Eleonora Viale, hanno dichiarato: “La perdita di prestigio delle nostre università a cui stiamo assistendo osservando la classifica Censis, è esattamente ciò che ci meritiamo. Laboratori chiusi, biblioteche chiuse, impossibilità di accumulare crediti formativi, monte ore di lezioni non rispettati, modalità di esame sempre diverse, spesso complicate e con infiniti problemi di connessione. Perché se gli esami di Maturità sono stati organizzati in presenza, noi abbiamo continuato con lauree e sessione online. La Regione Piemonte e l’Università si sono ricordate di noi soltanto nel momento di chiederci di pagare la terza rata di tasse dell’anno in corso, tasse richieste senza l’offerta di nessun servizio in cambio. Speriamo che questa classifica dia un segnale forte ai rettori e alla Giunta Cirio, un segnale che dica chiaramente che le università piemontesi devono ripartire. Da settembre che riaprano le aule, le biblioteche, i laboratori, le cliniche legali, i seminari e, soprattutto, le aule”.
La (non) classe politica di cui non c’è bisogno
Nessuno ha detto a Borghezio che sottrarre libri all’Archivio di Stato è un furto? Eppure Borghezio è pure avvocato. Ha dunque conseguito la laurea in giurisprudenza e superato l’esame di Stato per diventarlo
Fu anche lambito in una vicenda legata ad una cooperativa edilizia per una questione di assegni e cambiali, che partiva da Venaria per arrivare fino a Borgosesia e Vercelli. Erano i primi anni ’80, e lui dopo si buttò in politica diventando un crociato contro l’intero Islam. Un leghista del Nord secessionista convinto, anche se, dicono le male lingue, sopportato da Umberto Bossi che, per allora -sempre si dice -, da buon lombardo non amava tanto i piemontesi. Erano tempi in cui il segretario regionale veniva detto segretario nazionale. Tempi in cui manco in Liguria c’erano i leghisti e la loro forza si fermava al di qua del Po. Nel 92 addirittura Borghezio fu sottosegretario del governo Berlusconi, sempre presente a Pondida contro Roma ladrona. Dal 2000 più volte parlamentare europeo. Ogni tanto qualche incidente con gli antagonisti che volevano buttarlo giù dal treno, solo che era in movimento. Non mi pare una cosa carina. Antagonisti che se non fossero esistiti, lui li avrebbe inventati. Viceversa avrebbe campato, politicamente parlando, molto meno. Il classico esempio di una (non) classe politica di cui non abbiamo minimamente nostalgia.
Patrizio Tosetto
Una democrazia in pericolo
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / La ministra dell’ Interno che ha ben poco dell’inflessibile prefetto di una volta – pensiamo al prefetto Mori – ha affermato che in autunno ci saranno gravi disordini e in tempi più recenti ha annunciato nuovi sbarchi che sarà difficile controllare. L’ottimismo leibniziano di Conte è contraddetto dalla sua ministra.

“Su liste d’attesa e disservizi su prenotazioni e visite alcuni privati speculano, a danno dei cittadini piemontesi più deboli e in difficoltà”
“La sanità pubblica nei mesi scorsi ha dovuto affrontare in prima linea la lotta al Covid-19, con la necessità primaria di salvare molte vite e le situazioni emergenziali che hanno causato molte infezioni tra i medici e gli infermieri, comunque costretti a turni massacranti. Questo ha causato la sospensione di gran parte delle visite e degli interventi già in programma e, in questo contesto, c’è la sensazione che alcuni privati stiano approfittando della buona fede dei cittadini in molte situazioni” – è la denuncia di Marco Grimaldi, capogruppo di LUV in Regione Piemonte che ha interrogato l’Assessore alla sanità in merito a situazioni specifiche in cui alcuni privati starebbero traendo un vantaggio dalla situazione di difficoltà in cui è la sanità pubblica, a scapito delle tasche dei cittadini.
“Secondo alcune segnalazioni raccolte – prosegue Grimaldi – a Torino esisterebbero laboratori di analisi privati che imporrebbero ai pazienti (ad esclusione dei primi cinque della mattina) anche se esenti, a pagare per accedere alle prestazioni del proprio laboratorio, seppur la prestazione in convenzione con la ASL prevederebbe la gratuità”.
“Inoltre – continua Grimaldi – ci sarebbero strutture sanitarie (cedute recentemente ai privati) che pubblicizzerebbero e venderebbero pacchetti sanitari che comprenderebbero un test sierologico, un tampone e una visita medica, ad un prezzo più alto del doppio rispetto al costo del solo test sierologico, senza rimborsare l’utente nel caso estremamente frequente di negatività al test, situazione che non richiede alcun tampone”.
“Occorre che la Giunta vigili con attenzione sul rispetto della legge e sul buon comportamento delle strutture private – commenta Grimaldi –, specie in questo momento storico in cui i privati già guadagneranno dal lockdown, perché purtroppo chi vorrà saltare le code delle liste di attesa dovrà pagare”.
“Per quanto riguarda i pacchetti promozionali – prosegue Grimaldi – ci risulta che nessun privato oggi possa vendere tamponi a privati cittadini e che questa straordinaria prestazione sanitaria possa essere solo richiesta da un medico di un’organizzazione che poi ne sostenga l’onere”.
Noi crediamo – sostiene Grimaldi – che le strutture sanitarie e i servizi privati, specie se in convenzione, debbano sempre essere al servizio del cittadino e del suo diritto alla salute, e crediamo che tale principio valga a maggior ragione nell’attuale situazione emergenziale, durante una pandemia che in Piemonte non è ancora conclusa e che potrebbe avere una recrudescenza nei prossimi mesi. Quelle strutture private che costruiscono trappole poco trasparenti per i cittadini, evitino di speculare sui più fragili: la sanità non è un supermercato, si evitino i 3×2 e le promozioni da televendita”.