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Linea 2 Metrò: “senza Tabacchi-Pescarito tagliati fuori in 230mila”

“La progettazione della Linea 2 della metropolitana non potrà dirsi completa né sensata senza questo collegamento: ho presentato ordini del giorno in Consiglio Regionale e in Città Metropolitana perché l’area nordest sia inclusa nella mobilità della grande Torino che sarà”

È questo il momento decisivo per la progettazione della mobilità urbana e suburbana di domani: non possiamo concepire una Linea 2 senza il tratto Tabacchi-Pescarito. Tale collegamento con i comuni a nordest del capoluogo, da Borgaro a Chivasso, è imprescindibile per non tagliare fuori i circa 230mila residenti che ne sarebbero serviti.

I fondi per la progettazione della Linea 2 ci sono: spetta alla Civica Amministrazione sbrogliare quei nodi che ancora si interpongono rispetto alla determinazione delle modalità di progettazione e di realizzazione di un’opera strategica anche dal punto di vista della promozione di una cultura della mobilità in grado di offrire alternative credibili all’uso dell’auto privata.

Far giungere fino a Pescarito la Linea 2 della metropolitana costituisce una priorità per l’intero arco collinare, per l’unione NET e per il chivassese. Voler escludere questo tratto dalla progettazione significa non volerlo realizzare.

Ho presentato ordini del giorno in Città Metropolitana e in Consiglio Regionale del Piemonte affinché il tratto Tabacchi-Pescarito sia compreso e previsto nella progettazione definitiva, mantenendo le priorità di realizzazione già espresse dalle Istituzioni territoriali e agendo in coordinamento con i Sindaci dell’area interessata.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Moderati in Consiglio Regionale del Piemonte e Consigliere della Città Metropolitana di Torino.

Presunzione di innocenza anche per gli “antipatici”

18 maggio:  udienza preliminare per l’eventuale rinvio a giudizio di Roberto Rosso ed altri. Seguiranno altre tre  udienze e poi, se ho capito bene, il Gip deciderà sul prosieguo.

Accolte le richieste di Regione Piemonte, Comune di Carmagnola, Fratelli d’Italia e Libera come parti civili. Complesso sarà il processo per le sue diverse implicazioni. Criminalità organizzata, voto di scambio e rapporto tra politica ed organizzazioni criminali. Sempre da quello che ho capito ci saranno due comportamenti processuali.

La richiesta di rito abbreviato che garantisce agli imputati la riduzione di pena di un terzo. Concretamente senza dibattimento con una ammissione di colpa. E chi professando la propria innocenza è disponibile ad affrontare tutti le tre fasi di giudizio. Giorgio Piazzese proprio non ci sta. Avvocato di Roberto Rosso, sostiene che è un processo politico e l’ammissione di queste parti civili lo dimostra. Alessandro Paolini è avvocato di Enza Colavito e non ha dubbi: non solo Enza è totalmente estranea, anzi è parte lesa perché minacciata. Si vedrà nel corso dell’eventuale dibattimento. Eventuale perché, teoricamente, in questi giorni, il giudice potrà decidere di tutto, anche se il termine teorico è fondatissimo. La Colavito non si da per vinta, trascorrendo i giorni del carcere nell’aiutare le sue compagne nello studio. Indubbiamente sta male, è  depressa, ma non vuole mollare. Troppo alta la posta in gioco. Ed arriviamo al punto, che francamente ho solo capito ora. Chi patteggia ne esce fuori e magari se la cava con pene irrisorie e se prevista la detenzione in carcere la può scontare ai domiciliari. Chi si professa innocente rischia di rimanere in carcere. Qualcosa non torna. Vero che i capi d imputazione sono pesantissimi, ma bisogna aspettare almeno due gradi di giudizio per poter riparlare di detenzione. Appunto, qualcosa non torna.  Fiducia nella magistratura e nessuno può o vuole sostituirsi. Hanno anche fatto un esame, si dice difficilissimo, per diventare magistrati. E prima dell’esame, dopo la laurea, scuole specialistiche difficilissime e fortemente selettive. Insomma diventare magistrato non è uno scherzo. Dobbiamo a loro riconoscenza per quel che fanno, in particolare nella lotta al crimine organizzato. Detto questo anche i detenuti e/o indagati hanno i loro diritti. Il primo tra tutti la presunzione d’ innocenza. Prevista dalla nostra principale legge che è la Costituzione. Tra i motivi nel rimanere in carcere c’è il pericolo di inquinamento delle prove. Anche qui, non ci pare che sussista questo pericolo. Ragionando da ” bar”, alcuni sostengono che Roberto Rosso è antipatico e un po’ sbruffone. Dunque? La giustizia si esprime sui fatti dibattimentali, non sulle possibili simpatie od antipatie. Magari è difficile essere obbiettivi, ma indispensabile cercare di esserlo per chi fa di mestiere il magistrato giudicante. Poi, ancorché qualcuno o qualcosa sia antipatico, i diritti sono per tutti e non solo per  i simpatici.

Patrizio Tosetto

Politica, giustizia, manette: Bonafede è il nuovo Toninelli

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Oggi vedremo con la discussione della mozione di sfiducia individuale al ministro della Giustizia Bonafede chi è contrario o chi è favorevole ad una gestione della giustizia ispirata al più becero populismo manettaro, quello minacciato e sventolato per anni da Grillo nelle piazze italiane e sostenuto da alcuni magistrati che hanno costruito la loro fama attraverso il giustizialismo più intollerabile.

Non è vero come dichiara il grillino Crimi che salta il governo insieme a Bonafede perché le mozioni di sfiducia personali a ministri, per quanto discutibili in linea di principio,non hanno provocato crisi di governo, a partire da Dini quando vollero disfarsi dello scomodo  e onesto ministro-magistrato Filippo Mancuso. Mancuso fu mandato a casa e Dini rimase in sella senza problemi. E Mancuso venne sconfessato dalla stessa maggioranza su cui poggiava il governo Dini.
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La mozione di sfiducia a Bonafede  presentata anche da Emma Bonino, oltre che da Forza Italia e dalle altre opposizioni, è una lucida analisi degli errori marchiani del ministro e della sua faziosa ed arrogante  incompetenza. Abolita la prescrizione, nulla è stato fatto per il processo breve, come era stato invano promesso. L’abolizione della prescrizione è un vero scempio giuridico che  ha imbarbarito la giustizia che può diventare un incubo a vita. La pandemia ha oscurato il problema Giustizia e certe scarcerazioni facili di mafiosi  ergastolani per ragioni di salute sono emerse solo perché Giletti  nel silenzio generale dei giornali ha sollevato  in Tv il velo dell’ipocrisia, provocando le dimissioni  del direttore del Dap Basentini, scelto dal ministro Bonafede  dopo aver proposto l’ambito incarico a Nino Di Matteo. Le tv di Berlusconi con i vari demagoghi alla Giordano non sono state capaci di sollevare il caso. E altri giornalisti che vanno per la maggiore ,hanno conformisticamente taciuto o hanno minimizzato.Il “Fatto “‘ha sostenuto e sostiene Bonafede. Anche la gestione della rivolta nelle carceri si è rivelata opaca e drammatica allo stesso tempo con tanti morti che hanno rivelato, ancora una volta, la  difficilissima situazione carceraria italiana, oltre l’atto vigliacco dei rivoltosi che si sono scatenati nelle devastazioni delle strutture carcerarie con danni immensi. Anche di questi aspetti il ministro doveva rispondere in termini politici. Per non parlare dello scandalo di un CSM in cui maneggioni più o meno corrotti facevano i loro comodi , uno scandalo subito minimizzato e vergognosamente insabbiato . Anche di fronte a questo scandalo il ministro non si è mosso in modo adeguato.L’immagine della Magistratura ne e’ uscita a pezzi. Il Governo ha tanti ministri inadeguati ,ma Bonafede è un altro Toninelli. Bonino ha voluto evocare il nome di Tortora di cui in effetti non si è mai ricordata. In precedenza senza volerlo strumentalizzare, Tortora resta però oggettivamente  il simbolo delle vittime della mala giustizia. Renzi e “talia viva  hanno un’ occasione  importante per giustificare la loro presenza, votando la mozione di sfiducia a Bonafede. Se non lo faranno, perderanno ogni credibilità e saranno destinati a scomparire dalla scena politica e soprattutto  da quella elettorale.
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Ravetti – Furia (Pd): “Il suolo è risorsa non rinnovabile. Il centrodestra rifletta”

“Prima di approvare norme che causerebbero danni al territori”

“Gli articoli del “Riparti Piemonte” dedicati agli interventi di natura urbanistica per agevolare cittadini e imprese e semplificare le procedure, non tengono in considerazione la prospettiva “zero” del consumo del suolo, un scopo che il Partito Democratico sempre perseguito anche attraverso l’approvazione di norme specifiche sul riutilizzo, sulla riconversione e sulla difesa del suolo, un bene importante che abbiamo il dovere di preservare per le generazioni future” affermano il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti e il Segretario regionale del Partito Democratico Paolo Furia.

“La maggioranza di centrodestra – proseguono gli esponenti dem – ha evidenziato, nella scrittura delle norme urbanistiche per il sostegno post-Covid, la propria natura programmatica che non tiene in nessuna considerazione il rispetto per l’ambiente e la sua tutela”.

“Il suolo è una risorsa non rinnovabile – concludono Domenico Ravetti e Paolo Furia – e riteniamo che sia fondamentale ridurre il fenomeno di un suo uso irreversibile e incentivare la tutela e la cura dei territori. Chiediamo alla maggioranza di centrodestra di riflettere per evitare l’approvazione di un testo che causerebbe molti danni al Piemonte”.

Verdi: “Torino città green? Una necessità”

“Il capoluogo piemontese è una tra le città europee più inquinate. Ogni anno, gli sforamenti di Pm10, superano  la soglia dei 35 sforamenti annuali di 50 microgrammi per metro cubo al giorno. L’agenzia europea per  l’ambiente nel suo report annuale sullo stato dell’ambiente stima che ogni anno in Italia il numero decessi in Italia causati dall’inquinamento e’ di 76 mila l’anno”.

Il capoluogo subalpino, per queste ragioni, ha un forte bisogno di una rivoluzione Verde mirate a tutelare l’ambiente, la salute dei cittadini e rilanciare l’economia e l’occupazione attraverso l’innovazione tecnologica e la modernizzazione per favorire la conversione ecologica dei modelli produttivi .
Torino, può essere una città green? Si , perché e’ un obbligo teso a garantire una migliore qualità della vita alla popolazione della città e per questo l’esperienza e il contributo di idee di Europa Verde che e’ legata ai Verdi Europei e alle migliori pratiche della città europee guidate dagli ecologisti , sara’ determinate per costruire questa svolta Verde a Torino.

Verdi Europa Verde è una “casa aperta” a tutti coloro che credono in questa svolta ecologista e nella giustizia sociale.
“Essere  ecologiste ed ecologisti in Europa Verde vuole dire dare risposte alla povertà sociale alle ingiuste sociali, portare più democrazia insieme alla battaglia contro il cambiamento climatico che significa innovazione e conversione ecologica dei modelli produttivi”, così dichiara il coordinatore nazionale dei Verdi Europa Verde Angelo Bonelli.

Un polo che possa essere alternativo ai vecchi schemi di destra e sinistra, inclusivo, attento alle novità e alle differenze che possono emergere nel panorama politico. Ma anche capace di combattere in particolare l’estremismo di destra che calpesta le tematiche sociali e ambientali.
Se Torino vuole risollevarsi ha bisogno di una forza politica, come Europa Verde, capace di dare risposta al disagio crescente   che in questi anni i Torinesi hanno mostrato nei confronti dell’attuale amministrazione.
Crediamo che il percorso giusto per Torino 2021 sia la  strada della transizione ecologica, che è in grado di portare alla creazione di milioni di posti di lavoro, di aumentare il benessere dei cittadini e rispondere alla crisi ambientale che stiamo vivendo. In questi mesi stiamo lavorando, ad un polo ecologista, con le varie realtà ambientaliste  e sociali del territorio ponendo come cardine l’ ambiente. Se il panorama politico Torinese non metterà al primo posto questi valori, noi saremo pronti a mettere in campo un sindaco Verde capace di dare risposte  a quelle grida inascoltate

La co-portavoce dei Verdi Europa Verde Piemonte Tiziana Mossa

Valle (Pd): “Per la Poggio la cultura non vale un euro”

Da Palazzo Lascaris / “Oggi in Commissione cultura abbiamo scoperto dall’Assessora Poggio che la Regione non metterà un euro in più sulla cultura rispetto a quanto previsto a marzo” denuncia il Consigliere Valle (Pd).

“Accogliamo positivamente il cambio di logica dei finanziamenti che si spostano dai progetti ai soggetti del mondo cultura” spiega Valle “ma il fondo di 11 milioni annunciato per il Riparti Piemonte fa già parte degli stanziamenti del bilancio 2020”. “Il coronavirus è un’emergenza per tutti tranne che per la cultura, secondo l’Assessora Poggio… Peccato che non sia affatto così e che in questo modo si abbandoni a se stesso un intero settore che invece è fra i più colpiti perchè ancora oggi non sa quando potrà tornare a regime e che in molti casi sconta il venir meno delle entrate da pubblico pagante” conclude Valle.

(foto archivio)

Il caso Tortora oggi e la democrazia sospesa

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Francesca Scopelliti, la compagna fedele  che ne ha condiviso la vita è ne tramanda il ricordo, ci ha rammentato  che oggi è l’anniversario della morte di Enzo Tortora, mancato il 18 maggio 1988. Ha scritto un articolo dal titolo emblematico: “Nel barbaro paese di Travaglio Enzo Tortora sarebbe morto in cella”, un’affermazione cruda, ma sicuramente vera in un’ Italia  in cui è stato imposto il blocco della  prescrizione e non si è fatto nulla per rendere più rapida la giustizia per evitare processi senza fine.

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Questo è un paese in cui c’è stato uno scandalo al CSM che è stato di fatto minimizzato, se non insabbiato. E’ un paese giustizialista in cui ci sono giornalisti e magistrati che rifiutano a priori la presunzione di innocenza  sancita come diritto costituzionale.
Per altri versi, vengono liberati condannati all’ergastolo per gravi delitti di mafia in  un modo che appare davvero scandaloso e ingiustificato. Enzo Tortora è stato una vittima della mala giustizia, condannato ingiustamente a 10 anni in base  ad accuse rivelatesi  totalmente false. Nessun magistrato ha pagato, anzi alcuni hanno anche fatto carriera. Tortora  affrontò a testa  alta  il carcere e i processi e pagò con la vita le conseguenze delle pene terribili che affrontò con dignità e coraggio. Anche allora ci furono giornalisti infami che scrissero contro Tortora e furono in pochi a dargli  credito. Fu lapidato e insultato attraverso una persecuzione mediatica sconcertante e velenosa. Marco Pannella fu lo Zola  Italiano che denunciò il caso  Tortora, uno scandalo vergognoso come lo fu il caso Dreyfus nella Francia  di fine  Ottocento. Tortora eletto al Parlamento europeo  rinunciò  all’immunità parlamentare dopo la condanna a dieci anni con un atteggiamento che ha rivelato l’alto valore morale di quest’uomo libero che ha reso onore al giornalismo italiano come esempio  quasi unico di  totale indipendenza che fu  anche la causa dei ripetuti licenziamenti da lui subiti  in Rai. Ha scritto  ancora Francesca Scopelliti  che  “il tampone oggi risulterebbe positivo al virus del giustizialismo perché mancano gli anticorpi, manca la cultura, manca la politica”. Manca un Leonardo Sciascia, un Marco Pannella capaci di scuotere la coscienza degli italiani atterriti dal virus e forse persino incuranti dei pericoli insiti in una democrazia sospesa. Oggi va ricordato il martirio di Tortora testimone e vittima. Il suo caso non è bastato  a modificare le distorsioni della mala giustizia e l’arroganza di chi vuole usare le manette in modo indiscriminato: forse sta tornando il brivido del tintinnio delle manette evocato durante Tangentopoli,  paradossalmente nello stesso in cui ci sono le scarcerazioni  facili per delinquenti conclamati e socialmente pericolosi. Qualche anno fa in una città della Liguria su mia proposta venne inaugurata una piazza intitolata ad Enzo Tortora. Dopo pochi giorni la targa con inciso il nome di Enzo venne distrutta da ignoti teppisti. Quella lapide attende ancora oggi di essere ripristinata. Anche questo  è un segno dei tempi barbari che viviamo.
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Leu: “Fca riporti la sede legale in Italia”

Fca chiede che lo Stato italiano garantisca per 6,3 miliardi?

Riportino prima da Olanda e Gran Bretagna la sede legale e il domicilio fiscale in Italia

Vedo che  Fca della famiglia Agnelli chiede che lo Stato italiano garantisca per una richiesta di prestito da 6.3 miliardi di euro.
Bisognerebbe chiedere in contropartita che riportino la sede legale e il domicilio fiscale in Italia, dopo averle spostate in Olanda e in Gran Bretagna.”
Lo afferma il portavoce nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni.
“Così almeno – conclude l’esponente di Leu – un po’ di tasse in più in Italia arrivano.
È una questione di… garanzie.”

On. Nicola Fratoianni (Leu)

FCA, Grimaldi (LUV): “Garanzia dello Stato? Solo con sede in Italia”

Conte conceda pure le garanzie a Fca, a patto che Torino torni a essere la sede fiscale e legale del gruppo e delle società della famiglia Agnelli.

Se iniziamo a garantire per chi batte bandiera nelle ‘isole del tesoro’ è finita. Ogni anno sei miliardi di euro di tasse italiane volano nei paradisi fiscali della UE” – dichiara Marco Grimaldi, Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, commentando il prestito da 6,3 miliardi di euro chiesto a Fca a Intesa San Paolo con garanzia della pubblica Sace e controgaranzia in ultima istanza dello Stato. Lo strumento fa parte del pacchetto Garanzia Italia — inserito dal governo nel decreto Liquidità — ed è a disposizione delle grandi aziende per assorbire eventuali stress finanziari derivanti dall’impatto del Covid.

“Come ho già detto in più occasioni” – prosegue Grimaldi – “credo che le aziende che hanno spostato le sedi fiscali dall’Italia all’estero, in paradisi fiscali o in Paesi europei a fiscalità agevolata, non dovrebbero beneficiare della distribuzione di aiuti governativi e regionali. Se queste imprese vogliono dare una mano potranno fare una cosa molto semplice: fermare il ‘profit shifting’, tornare in Italia e versare l’importo totale delle proprie tasse dovute all’Agenzia delle Entrate. Andrà davvero tutto bene solo se saremo in grado di far funzionare al meglio la nostra sanità pubblica, la nostra scuola pubblica e i tutti i nostri servizi, e questo non può avvenire finché loro restano nei paradisi e la nostra economia all’inferno”.

Una classe politica non sempre all’altezza

Torino sta proprio male. Dopo la febbre altissima subentra la disperazione di chi non vede futuro o quel poco che intravede è un buco nero nero. Disperazione che cogli per strada, tra la gente

Una disperazione che trasuda dai muri e dalle camminate delle persone. Testa bassa e mascherina. I più previdenti anche guanti. Impressionante vedere i camion militari per le strade di Barriera di Milano. Impressionante ma necessario. Ordine pubblico e criminalità a volte sono fuori controllo.

Altra rissa davanti all’Inps di corso Giulio Cesare. Si sono affrontati Rom rumeni ed italiani
e magrebini. Si dice che gli spacciatori albanesi insediati nelle vie limitrofe a piazza Foroni
vogliano cacciare i senegalesi da via Montanaro estendendo il loro controllo. Prima o poi ci
scapperà il morto. Intanto molti esercizi commerciali non riapriranno. Il pastificio all’ingrosso
che non ha più commesse dai ristoranti. I ristoranti che non avranno più i turisti e dovranno
ridurre di un quinto i posti. Poi ci sono le palestre. Se ho capito bene da fine mese possono aprire ma
si devono organizzare. Garantire la distanza, contingentare le entrate, e vietare spogliatoi saune
e piscine. Metà all’incirca della attività. Prima c’erano circa 5000 persone che ci campavano
mediamente sopra. Da impiegati a istruttori. La vedo dura confermare il 50% degli addetti. Poi
c’è l’obbligo delle mascherine. Anche qui la vedo difficile. Come al solito le banche fanno melina
a centro campo per non pagare il dazio. Cassa integrazione erogata a singhiozzo. Ed arriva Fca
che vuole i finanziamenti. Difficile negarglieli. Anche se si sollevano molte critiche. Ma come,
quando c’è da pagare poche tasse andate all’estero e quando c’è da chiedere soldi a fondo
perduto li chiedete in Italia? Considerazione moralmente ineccepibile, poi? Alternative? Non
mi pare proprio. Come la vedo dura sul Tav dove non arrivano più bollettini. Mi sa che si sono spesi
tanti soldi, se ne spenderanno molti altri, l’opera non si terminerà,  gli inquinamenti ci sono stati
e continueranno ad esserci e saranno buttati via 40 anni. Riapre la Cuneo Asti e si accettano
scommesse sul decennio che ne sancirà la fine. Torino sta proprio male. E Torino non ha una
classe dirigente minimamente all’altezza. La sinistra si divide sull’accordo con Appendino per un
nuovo mandato.

La Sganga pentastellata rincara la dose: accordo con il PD se il PD cambia? Non si è
resa conto che stavolta sono loro sul banco degli imputati. Non per quello che hanno fatto, ma
per quello che hanno promesso di fare e non hanno fatto.

L’Appendino e la sua giunta passeranno alla storia della repubblica come i peggiori incompetenti.
Appendino che tre anni fa diceva  ai mercatari che avrebbe abolito la legge Bolkestein, ed ora
l’unico percorso che fa in auto è quello da casa sua al Municipio. Con qualche capatina in piazza
Castello per interviste Rai. Anche per tutto questo mi sembra surreale questa discussione.
Magari un accordo con i pentastellati sarà  possibile se saranno altri i pentastellati. Da Saracco a Lapietra

incompetenza a go-go. E diventa impossibile parlare con chi non ha la minima coscienza
di sé stesso perché non sa che cosa ha fatto o non ha fatto. Ma anche a destra
non sono rose e fiori. Sei mesi fa sarebbe stata un’altra cosa. Avevano il vento in poppa. Ora la
tempesta li sta travolgendo. Cirio quasi sul tetto del mondo e oggi, appunto, nella bufera. Ed eccoli
gli antagonisti che gli mandano minacce. Non ci sono dubbi in proposito. Ci mancavano anche
loro.

In Barriera di Milano vedono negli spacciatori il nuovo soggetto rivoluzionario ed in Vanchiglia
li cacciano perché gli rovinano la piazza attirando la polizia. Quartiere che vai usanze che trovi.
Con, purtroppo, un altra convinzione: la criminalità organizzata non sta a guardare e fa proseliti
e acquisti a saldo. Un futuro nero come la pece. E noi che facciamo? Lottiamo contro la
criminalità in ordine sparso.

La politica e i politici continuano a bisticciare. La giustizia è bloccata.
Forse ci sono i soldi per la sanità ma come spenderli è un altra cosa.
Mamma mia, la vedo proprio dura .
Dovrebbe essere tutto all’opposto.
Contrastare unitariamente la criminalità organizzata. E soprattutto avere una classe politica che
non bisticcia.

So perfettamente che sto parlando del mondo dei sogni. Almeno in Piemonte e nel nostro
Paese. Mi sa che sono altre occasioni mancate. Incredibile no? Tanti soldi sono decenni che non li
vedevamo.

Spenderli è occasione irripetibile.
Ma, magari, sono io che mi sbaglio.
Magari sono io che sono troppo pessimista. Contentissimo di spargermi il capo di cenere se i
risultati saranno diversi. Non credo proprio, ma spero ardentemente di
avere torto.

Patrizio Tosetto