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Locatelli (Prc-Se): “gioiamo per la rimessa in libertà di Nicoletta”

 “No alla repressione e alle reclusioni ingiuste dei NoTav”

Da oggi la compagna Nicoletta Dosio è tornata in libertà dopo aver scontato la condanna a un anno di reclusione per aver partecipato, nel lontano 2012, a una pacifica protesta No Tav.  “Una condanna ingiusta, assurda così come ingiuste e assurde sono le innumerevoli misure restrittive emanate nei confronti di attivisti Notav rei di aver difeso la Valsusa da un’opera distruttiva e inutile” sostiene Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc-Se di Torino. “Un’opera – continua Locatelli – che si vuol portare avanti, costi quel che costi, ricorrendo non solo a operazioni truffaldine ma fomentando la repressione di chiunque faccia opposizione. L’AV Torino Lione, come ogni altra grande opera, fa parte dell’espansionismo del capitale. Contro questo espansionismo che non si fa scrupolo di distruggere un intero territorio è giusto  condurre una ferma opposizione.  Oggi è un giorno di gioia per la fine di una reclusione ingiusta, una reclusione che Nicoletta ha affrontato con grande dignità e a testa alta, nella consapevolezza delle insopprimibili ragioni del movimento NoTav. In ogni caso il suo ritorno in libertà non cancella l’ingiustizia nei confronti suoi e di tanti altri attivisti perseguiti o messi in carcere per la loro disobbedienza attiva a un’opera speculativa. Non c’è repressione che possa fermare una lotta giusta. Libertà per tutti i NoTav. Avanti con lotta

Lega, beffa le per autoscuole: “aperte ma non possono lavorare”

“La decisione del ministro De Micheli di sospendere gli esami di guida in Piemonte, Lombardia, Calabria e Valle D’Aosta, ovvero nelle attuali zone rosse, a più di una settimana dal DPCM che invece li consentiva, è una vera e propria beffa:

le attività delle autoscuole si ridurranno del 50 per cento ma non potranno accedere ad alcun contributo perché aperte ai sensi del Dpcm e quindi escluse dai ristori. Assurdo e troppo penalizzante per un settore che ha già pagato molto e che già vive quotidianamente i ritardi delle Motorizzazioni. Perché il governo non ha ascoltato gli operatori del settore, che chiedevano almeno di non interrompere gli esami pratici per le patenti A, C e D, per cui non vi è la problematica del distanziamento come per la B? Occorre che adesso autoscuole, scuole nautiche e centri di consulenza con attività in zona rossa siano almeno inclusi tra quelle per cui sono previsti ristori”.

Lo dichiarano in una nota i deputati della Lega Elena Maccanti, capogruppo in Commissione Trasporti, e Giuseppe Donina, relatore delle proposte di legge di riforma del Codice della Strada.

Suolo pubblico: “Ecobonus 110 per cento ma il Comune blocca i ponteggi”

E’ stata discussa l’interpellanza a prima firma della Consigliera Comunale Federica Scanderebech inerente le tempistiche con cui il comune rilascia i permessi edili di suolo pubblico.

Contestualizza Scanderebech: “Se per una pratica di concessione di suolo pubblico, necessaria alle imprese edili per montare i ponteggi per dare avvio ai lavori, a Torino si doveva aspettare tra i 10 e i 30 giorni, la pandemia ha aggravato ulteriormente la situazione: per essere elaborata ogni pratica necessita dai 20 ai anche 60 giorni. E le pratiche in arretrato al 30 settembre erano 901 solo per citare dei numeri”.

“Una situazione inaccettabile – afferma la consigliera Federica Scanderebech – che contribuisce ad aggravare la crisi del settore edile, dopo il blocco dei cantieri nello scorso lockdown. Diversi costruttori hanno lamentato attese anche di più di due mesi per ricevere l’autorizzazione dal comune per l’avvio ai lavori e l’occupazione del suolo; quando l’amministrazione la scorsa primavera si era fatta garante e aveva comunicato tempistiche non superiori ai 15 giorni per tali pratiche. Il Governo ha messo in campo l’Ecobonus 110% per rilanciare l’edilizia ma la Città, anziché supportare e agevolare le imprese, rallenta l’avvio dei lavori a causa dei suoi ritardi nelle autorizzazioni. Tale vistoso protrarsi dei tempistiche per il rilascio delle pratiche  sembra da attribuire, principalmente, alla modalità di lavoro da remoto. Lo smartworking non si dimostra adatto per garantire la mission di alcuni servizi come questo. A testimonianza i dati che vedono un aumento esponenziale dei ritardi proprio in concomitanza dell’assenza dagli uffici”.

Continua lScanderebech: “A ciò si aggiunge un altro disagio: impossibile avere un’interlocuzione con gli uffici. In molti chiamano i numeri di riferimento, per avere chiarimenti in merito a questi ritardi, ma nessuno risponde. Lo sportello informativo, che offriva supporto e assistenza al pubblico, è stato chiuso a causa dell’emergenza Covid, e non è stata predisposta nessuna modalità alternativa (in remoto o al telefono) volta a salvaguardare quel servizio, ritenuto molto utile. Considerando che ogni anno lo sportello riceveva circa 12mila richieste di informazioni o chiarimenti (nel 2019 le pratiche sono state 11.742), possiamo comprendere l’entità del disagio che è stato creato e che si è abbattuto sui cittadini e sulle imprese.”

La consigliera Federica Scanderebech, ha discusso l’interpellanza e si fa portavoce dei disagi riscontrati: “In queste condizioni non si possono montare i ponteggi, non si possono fare gli interventi richiesti e ciò si ripercuote anche sui finanziamenti di fattibilità dell’opera che l’impresa edile incasserebbe ad esempio anche dalle rendite pubblicitarie affisse sui ponteggi; oltre al fatto che si ostacola un’intera filiale di operai, fornitori”.

 “L’Assessore Rolando ha riconosciuto la criticità che ho evidenziato – prosegue Scanderebech – e ha ammesso di aver avviato la ricerca di personale interinale per provvedere a tamponare il problema. Speriamo che questo nuovo lockdown non provochi nuovamente disagi”

Il Pd e il grande vuoto politico

La pandemia ha stravolto tutto:il nostro modo di vivere, di pensare, d’agire, anche la politica è anestetizzata.

I grillini hanno la testa piena di ideologismi infantili ma pur di non mollare la poltrona firmerebbero un patto col diavolo. I leghisti, che dovrebbero rappresentare tutte le grandi imprese del Nord, sono nelle mani di Salvini preoccupato soltanto di respingere gl’immigrati
Ma chi legittima il vuoto politico del Paese (anche agli occhi dell’Europa) è il Pd, cioè un partito che si vorrebbe aperto,sociale,democratico,liberale aperto a tutti, invece che fa?asseconda in tutto e per tutto i giochi poco chiari dei grillini,il populismo della destra,dove si distingue soltanto il pragmatismo e la volontà del fare di Giorgia Meloni. Un partito che finisce per essere il garante di questa Italia sull’orlo del collasso produttivo e del disastro finanziario. Cioè il garante del fallimento.
Forse, se il  Pd non si prestasse a reggere la coda ai populisti-sovranisti, la lotta politica potrebbe risorgere, il Parlamento potrebbe essere riattivato e le urne potrebbero essere riaperte. Forse sarebbe possibile spiegare all’opinione pubblica quel che sta accadendo. Forse bisognerebbe avere più fiducia nel cervello degli italiani.
La primavera prossima del 2021,virus permettendo, si voterà in 5 grandi capoluoghi di regione Torino, Roma, Milano, Napoli, Bologna, quindi un esame al governo nazionale. A Torino regna l’indecisione generale su chi candidare: c’è già il candidato perfetto ma si preferisce puntare, con testardaggine, sulle primarie. Ma è mai possibile che una classe dirigente non sia in grado d’aver il coraggio di scegliere la persona idonea a fare il sindaco che,ripeto, c’è già?
Ed i circoli PD?Nacquero con grande spirito d’iniziativa e collante con l’elettore.Sono diventati un luogo d’incontro per pochi intimi,sempre gli stessi,come i 4 amici al bar della famosa canzone.Se il PD non si  sveglia,il centrodestra avrà vita facile nel vincere anche a Torino.

Vincenzo Grassano

Assunzioni sanità, Locatelli (Prc-Se): “Icardi smetta di perdere tempo”

L’assessore regionale Icardi non meni il can per l’aia. Parli chiaro, si assuma le proprie responsabilità. E’ superfluo  dire, come fa  a mezzo stampa, che “i bandi consentono di contrattualizzare personale sanitario proveniente da tutti i Paesi, anche da quelli non appartenenti all’Unione Europea” – lo sappiamo benissimo – se questo finora  non è stato fatto.

A noi interessa cosa l’assessore sta facendo all’atto pratico. Più volte nelle settimane scorse abbiamo denunciato l’inottemperanza della legge n. 27/2020 che dà la possibilità di reclutare personale medico e sanitario tra i professionisti extra Ue. Inottemperanza della legge dovuti a atteggiamenti pregiudiziali e discriminatori.  Ancora nei giorni scorsi le associazioni Asgi, Lunaria, Italiani Senza Cittadinanza hanno denunciato l’ esclusione dai bandi di concorso di cittadini extracomunitari “in aperta violazione della legge” facendo aperto riferimento anche alla situazione del Piemonte.  Una denuncia grave visto che ci troviamo in piena emergenza sanitaria senza avere per tempo provveduto al reperimento di personale medico e sanitario. Ancora nei giorni scorsi l’assessore Icardi in preda a uno stato di smarrimento esternava:” chi può ci dia una mano”. Ma come, non è lui a capo di un assessorato che deve dare risposte? Le dia finalmente mettendo da parte posizioni pregiudiziali di cui è farcita la maggioranza regionale piemontese, posizioni incompatibili con il diritto fondamentale alla salvaguardia della salute pubblica. Al tempo stesso il Ministro della Salute, per parte sua, sblocchi le numerose richieste di riconoscimento dei titoli sanitari esteri giacenti presso il Ministero di propria pertinenza.

Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc-Se di Torino  

Italexit, prossimo incontro con Paragone

Riceviamo e pubblichiamo / No Europa per l’Italia, Italexit con Paragone è pronto a partire anche nella nostra regione, il Piemonte. A pochi mesi dall’annuncio della nascita del nuovo soggetto politico, dato da Gianluigi Paragone alla Camera lo scorso 25 luglio, Italexit con Paragone si struttura compiutamente.

Il nostro obiettivo è stare al fianco dei milioni di cittadini italiani, impoveriti da questi trent’anni di politiche attente solo agli interessi dei grandi potentati economici, e sorde ai bisogni del paese che lavora. L’indipendenza politica ed economica è indispensabile per operare scelte davvero lungimiranti. Uscire dalla gabbia dell’Unione Europea è il nostro strumento, per garantire la piena occupazione, per tornare a sostenere le eccellenze e i prodotti del nostro settore agroalimentare, per restituire significato al sudato risparmio degli italiani, per essere di nuovo un’orgogliosa potenza industriale, nuovamente ricca del tessuto di piccole e medie imprese che hanno reso prospera l’Italia. Una nazione sovrana con una propria moneta, attenta allo sviluppo delle arti e della cultura, in grado di garantire un lavoro dignitoso a ciascuno e uno stato sociale degno della nostra comunità civile, coerentemente con la Costituzione Italiana del 1948. Nella nostra regione i coordinatori regionali sono: Luciano Bosco, Alberto Melotto, Rinaldo Scarano, con compiti politici, Stefano Battocchio e Stefano Chiurato con delega all’organizzazione a alla comunicazione dei social media.

Il progetto ItalExit con Paragone ha subito suscitato un forte interesse: dopo alcune serate di presentazione, è stato fondato il circolo di Torino, con più di cinquanta iscritti, altri circoli verranno creati a breve in tutti i capoluoghi di provincia della nostra regione.

I responsabili del circolo di Torino sono: Carlo Borgarelli, Andrea Bassetta, Franco Trivero, con compiti politici, Rita Ardito (tesoriere) Barbara Fileccia, addetta all’organizzazione e alla comunicazione dei social media.

Al di là dei consunti slogan della politica tradizionale, dei proclami traditi nei fatti dai governi, No Europa per l’Italia, ItalExit con Paragone ha un progetto evolutivo per gli italiani; poiché solo la conoscenza può generare una scelta libera e consapevole, ci siamo impegnati in un percorso di informazione per tutti, una voce libera e onesta che aiuta a comprendere la realtà mistificata dal main stream. A breve dunque si terrà una serie di lezioni sui temi della macro-economia, su piattaforma telematica, iniziativa che si sviluppa in piena collaborazione con gli esperti di economia dell’associazione MMT Italia. Riteniamo indispensabile rendere maggiormente consapevoli i nostri iscritti su questi argomenti. Troppo a lungo la popolazione italiana è stata tenuta all’oscuro di quanto sia dannoso per l’Italia restare all’interno della gabbia europea. La preparazione di questo percorso conoscitivo è stata attenta, ponderata, strutturata, ma soprattutto basata su fonti che ciascuno può reperire per constatare l’onestà e la trasparenza dell’informazione che sentiamo necessario trasmettere.

Il prossimo 21 novembre si sarebbe dovuto tenere un incontro a Torino, con Gianluigi Paragone, a capo del progetto politico ItalExit con Paragone, al fine di presentare il nostro partito ai mass media, alle categorie produttive e agli iscritti torinesi e piemontesi ad Italexit con Paragone. Le crescenti restrizioni relative ai dpcm del governo Conte purtroppo non permettono di portare avanti questa iniziativa, che viene pertanto annullata. Sarà nostra cura trovare in tempi brevi il modo per ripresentare questo appuntamento. Nel frattempo, invitiamo tutti coloro che fossero interessati a partecipare a questo nostro progetto, a contattarci all’indirizzo e-mail
noeuroperlitalia.piemonte@gmail.com

Manitalidea, Costanzo (M5S): “Un altro schiaffo ai lavoratori”

Un’altra sconvolgente notizia, quella del sequestro preventivo di denaro e beni per oltre 29 milioni di euro nei confronti degli ex rappresentanti legali della Manitalidea – afferma la deputata piemontese Jessica Costanzo (M5S), membro della Commissione Lavoro – Ancora una volta, le condotte criminose degli ex-manager della società, smascherate oggi dalla procura di Ivrea, hanno ripercussioni sull’anello debole della catena: i lavoratori.
Secondo la guardia di finanza infatti tra il 2016 e il 2019 sarebbero stati omessi per oltre 25 milioni di euro i versamenti dovuti al fisco per le ritenute d’imposta operate dall’impresa sugli stipendi dei dipendenti e sui compensi dei professionisti. E non solo: tra le  contestazioni – continua Costanzo – c’è anche la mancata erogazione degli 80 euro mensili del Bonus Renzi. Un ulteriore schiaffo alla dignità di chi è già esasperato da mesi e mesi di mancata corresponsione degli stipendi.
Ricordo – afferma Costanzo – che Manitalidea è in amministrazione straordinaria da luglio, dopo la dichiarazione dello stato di insolvenza da parte del Tribunale di Torino e la quantificazione del debito erariale quantificato in 223 milioni. Era già emerso un quadro sconcertante di mancati pagamenti ai lavoratori e contabilità generale ferme al 30 settembre 2019, e il blocco di tutti i conti correnti bancari oggetto di pignoramento da parte di oltre centinaia di creditori. Ricordo anche che ci sono almeno cinquemila creditori, in larga parte lavoratori che prendevano fino a 400-500 euro al mese e che vantano arretrati negli stipendi, contributi e tfr, che dovranno attendere ancora molto a lungo prima di essere ristorati di ciò che gli era dovuto”.

Rider, Grimaldi (LUV): “la lotta paga ma siamo prudenti”

 “Just eat rinunci al ‘contratto pirata di strada’ e usi la retribuzione oraria del CCNL Logistica”

“Io credo davvero che la lotta paghi, ma non sono così sicuro che quello che è stato annunciato ieri avverrà davvero, soprattutto nei termini descritti. Se fosse così, dopo alcune prime vittorie legali (quella di Torino confermata dalla Cassazione), alcuni primi passi legislativi, saremo di fronte ad una vittoria per il mondo del lavoro del delivery in Italia e a un altro passo per fermare il cottimo e per metterci alle spalle il caporalato digitale” – è il commento di Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione Piemonte, e da sempre molto vicino alle vicende dei rider, in merito all’annuncio di Just Eat che applicherà dal 2021 contratti di lavoro dipendente per tutti i rider e sarà introdotta la paga oraria, garantendo maggiori tutele ai lavoratori.

“Secondo quanto abbiamo letto, sarà garantita una flessibilità legata alla tipologia di contratto (full time o part-time) e sarà introdotta la paga oraria corrispondente al turno coperto cancellando così il cottimo. Il Consigliere Grimaldi invita alla massima prudenza: “perché grazie alla legge sui rider, le piattaforme del delivery hanno già avuto un intero anno di tempo per sottoscrivere con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative un CCNL che riconoscesse ai lavoratori condizioni dignitose di lavoro e un’equa remunerazione. Sappiamo come è finita e grazie all’«accordo capestro» fra Assodelivery e Ugl circa 20mila rider in queste ore sono stati costretti a firmare pena il licenziamento”.

“Se Just Eat vuole riacquistare una credibilità – conclude Grimaldi – deve andare oltre l’annuncio di buone intenzioni. Non serve un intero anno per mettere in pratica le novità che ha annunciato. Se ritiene che ‘avere rider completamente tutelati del punto di vista contrattuale sia un valore aggiunto’ come ha dichiarato, rinunci fin da ora ad applicare il CCNL pirata firmato da UGL e AssoDelivery (dalla quale può uscire anche domani), e faccia subito quanto già previsto dalla legge: paghi ai suoi rider la retribuzione oraria del CCNL Logistica”.

La svolta di Achille

Il 12 novembre di 31 anni fa Achille Occhetto fece il suo discorso alla Bolognina. Un discorso per certi versi memorabile e di totale rottura con il passato dei comunisti ed in particolare dei comunisti italiani. Personalmente non ne fui meravigliato.

 

Anzi lo vissi come liberatorio.  Da quello che ricordo non eravamo in molti nel pensarla e soprattutto viverla cosi. Non appartenevo alla corrente dei cosiddetti  miglioristi. Da sette anni ero lontano dalla politica attiva. Solo iscritto. Lavorando per le cooperative d’abitazione diligentemente partecipavo alle riunioni convocate nelle federazioni del Piemonte. Ironicamente ed indicativamente ribattezzate le parrocchie. Anni in cui i partiti, quelli veri, contavano assai. Il discorso di Achille Occhetto fu per molti un fulmine a ciel sereno. Giusto unanno prima , al matrimonio di Marco un amico compagno, al pranzo nuziale tavolata di ex figiciotti. Intorno al tavolo eravamo una dozzina. Tutti tranne il sottoscritto erano  contrari al cambiamento del nome al PCI. Motivazione: noi siamo comunisti italiani,  un’altra cosa.  Magari avevano ragione loro nel mettermi in totale minoranza. Ma io: guardate che sta crollando tutto nei paesi del cosiddetto  socialismo reale. Fui facile profeta.  Da lì a 10 mesi fu abbattuto il muro di Berlino. Capivo comunque che mettersi in discussione era difficile se non impossibile. Ognuno dei presenti , compreso il sottoscritto, faceva i conti con la propria storia e dunque con la propria esistenza. A Torino come del resto in tutta Italia la svolta occhettiana  fu presa con le molle.  Ci vollero 2 congressi e due anni di discussioni per arrivare al Pds. Non fu una passeggiata, soprattutto a Torino dove l’anima dura e pura era storicamente presente, del resto era dove era stato fondato l’Ordine Nuovo di Gramsci e Togliatti. Mille colpi bassi come quello che mi fece Gianni Alasia futuro segretario locale di Rifondazione comunista. Davanti a 500 compagni di Vanchiglia disse che mio padre si stava rivoltando nella tomba visto cosa era diventato il figlio. Carino no? Poi quando l’80 % degli iscritti si espresse per il cambiamento,  diciamo così: superai il trauma dei suoi insulti. Senza retorica fu una grande , forse l’ultima discussione di massa politica nel nostro paese. Il Pci nell’ 89 ammaccato e in stato confusionale era ancora una grande macchina organizzativa.
1 milione e 400 mila iscritti.  A Torino 40mila ed in Piemonte 100mila. 60 sezioni a Torino ed altrettante in Provinca.  Erano tempi che se il Pci presentava un cavallo alle elezioni in Barriera di Milano veniva eletto. Ma l’erosione del consenso elettorale era sotto gli occhi di tutti. Dal 79 in poi e dopo i 35 giorni all Fiat la mitica classe operaia di Torino non era più mitica e si stava consumando e restringendo.
Soprattutto deposte ” le armi della rivoluzione ” non si sapeva con chi governare per il semplice fatto che nessuno voleva governare con i comunisti. Non era tutto. Il punto nodale era l’identità. Andare oltre all’orizzonte del comunismo voleva dire essere diversi a ciò che eravamo stati. Qui le cose si complicarono. Si complicarono e determinarono una sorta di incompiuta ancorché si formo’ il Pds. Concretamente non si ruppe totalmente con il passato. Fu una operazione strumentale? Non penso proprio.
Necessariame si doveva fare ? Assolutamente sì! Su ciò non ho il minimo dubbio. Lo testimonia che cosa è avvenuto in Europa. All’inizio degli anni 70 mediamente i partiti comunisti erano più forti dei partiti socialisti.
Al netto della realtà di Germania e Gran Bretagna. 20 anni dopo, i rapporti di forza a sinistra mutarono a favore dei socialisti con i partiti comunisti che difatto sparirono.
Dal Portogallo alla Francia passando per la  Spagna. Con le irreversibili crisi dei paesi dell’ Est e la dissoluzione. Il tutto non avvenne in Italia confermando la cosiddetta anomalia italiana. Vero che la dissoluzione del Psi e della dc avvenne con tangentopoli. La  Bolognina avvenne mesi dopo la caduta del muro di Berlino e 2 anni prima dello scoppio di tangentopoli fece si che gli ex comunisti , in particolare i dirigenti, si salvassero proseguendo nell’attività. Ironia della sorte, potremmo dire che Achille Occhetto fece il lavoro sporco pur dando a Massimo D’Alema la possibilità di diventare il primo ed unico ( ex ) comunista Presidente del consiglio. Oggi tra i protagonisti di quella stagione vedo tanti rimpianti per occasioni mancate, in alcuni casi rimorsi e tanta nostalgia. Capisco ma non mi adeguo. Anche io ho nostalgia di quella Storia.  Di un pci che era ( anche ) scuola di vita. Rimango convinto che la svolta era necessaria e dovuta. Viceversa saremmo stati travolti dalla Storia e ci sarebbe rimasto  solo il rimpianto di ciò che era nella certezza che non sarebbe più stato. Almeno in  questa vita nulla è eterno e dunque tutto è mutabile.
Sono nostalgico per affetto.  Perché, oggi , non c’è nulla di nuovo e stimolante.
Sono nostalgico perché ho cuore. La ragione ed il cervello mi portano a dire: doveva essere fatto ed è stato fatto. Magari non concluso. Ma si sa che la perfezione non è di questo mondo.

Patrizio Tosetto

 

Rossi-Valle (Pd): “Investire davvero sulla mobilità sostenibile”

“Il 28 ottobre apriva il bando regionale per la mobilità sostenibile, che prevedeva linee di sostegno all’acquisto di auto non inquinanti, motocicli e ciclomotori elettrici, bici e rottamazione di veicoli inquinanti.

Sulle auto la linea prevede un contributo a fondo perduto da 10.000 euro per le auto elettriche, fino a scalare a 2.500 euro, a seconda delle emissioni.  La misura scade il 30/04/2021. Dopo soli due giorni la linea autoveicoli era esaurita, con sole 164 richieste. Il 10 novembre si esauriva la linea destinata alle biciclette (normali, cargo e elettriche).

Nonostante questo, continuano a pervenire domande: oggi siamo a 1000 richieste per i soli autoveicoli.

Pur apprezzando un’iniziativa doverosa, considerando i livelli di inquinamento che si registrano nella nostra regione, occorreva prevedere risorse adeguate. Un bando così concepito, che consente un rinnovo del parco auto tanto limitato, incide minimamente dal punto di vista ambientale. Nel prossimo assestamento di bilancio presenteremo un emendamento al fine di aumentare le risorse destinate al rinnovo degli automezzi inquinanti. Ci auguriamo che la maggioranza lo accolga, in caso contrario potremo considerare il bando per i contributi per la mobilità sostenibile l’ennesimo spot di questa amministrazione regionale, alla stregua di una lotteria con pochi, fortunati, vincitori.

Domenico Rossi – Consigliere regionale Pd

Daniele Valle – Consigliere regionale Pd