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Le unioni civili, dieci anni fa

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento  dell’Associazione Marco Pannella di Torino, con la dichiarazione di Mario Barbaro e Sergio Rovasio, membri del Consiglio Generale del Partito Radicale   

DIECI ANNI FA LA STORICA SENTENZA 138/2010 DELLA CORTE COSTITUZIONALE CHE DIEDE IL VIA ALLA DISCUSSIONE  E APPROVAZIONE IN PARLAMENTO  DELLE  UNIONI CIVILI . LO SI DEVE GRAZIE A UN’IDEA ISPIRATA DALLE LOTTE DEL PARTITO RADICALE E AL SUPPORTO DI AVVOCATI E COPPIE CHE CHIEDEVANO IL MATRIMONIO EGUALITARIO.

Dieci anni fa la Corte Costituzionale, con una sentenza storica , 138/2010, riconobbe fondate le ragioni di alcune coppie omosessuali che chiedevano ai Tribunali il riconoscimento delle loro unioni presso i loro Comuni e sollecitò il Parlamento a legiferare su questo tema. L’idea di promuovere una campagna di ‘disobbedienza civile’,  nacque durante il Congresso di fondazione dell’Associazione Radicale Certi Diritti che  si svolse nel marzo del 2008 presso la sede romana di rappresentanza del Parlamento Europeo.

In quell’occasione venne lanciata la campagna di Affermazione Civile, termine coniato dal radicale Sergio Rovasio, che si era a sua volta ispirato alla campagna di Affermazione di coscienza promossa dal Partito Radicale alla fine degli anni ’80 in alternativa alla sempre più burocratizzata e banalizzata obiezione di coscienza al servizio militare. I sostenitori di quella campagna antimilitarista e antinazionalista per gli Stati Uniti d’Europa si autodenunciarono e furono arrestati in diverse città italiane.

La campagna di Affermazione Civile vide in prima fila i fondatori dell’Associazione Radicale Certi Diritti Clara Comelli, Gianmario Felicetti, Enzo Cucco, Sergio Rovasio , Luca Piva e Giacomo Cellottini  con  gli avvocati Francesco Bilotta, Alexander Schulster e Antonio  Rotelli di Rete Lenford – Avvocatura lgbt, diretti protagonisti di quella iniziativa  nonviolenta  che ebbe il suo epilogo con la storica sentenza 138/2010. L’idea, promossa in tutta Italia, era quella di invitare le coppie gay conviventi a chiedere presso il loro Comune di potersi sposare e,  ricevuto il diniego, fare opposizione legale. L’azione fu decisa dopo che per mesi la classe politica litigava e poneva veti incrociati alla possibilità di approvare in Parlamento una legge simile ai Pacs francesi o l’Equal Marriage britannico.

Nel giro di due anni, grazie ai Tribunali di Venezia, di Firenze e alla Corte di Appello di Trento, la Corte Costituzionale si espresse ritenendo fondate le ragioni delle coppie ricorrenti difese dai Costituzionalisti Avvocati professori universitari Enzo Zeno Zencovich, Marilisa D’Amico e Vittorio Angiolini con presenti in aula gli Avvocati Francesco Bilotta e Alexander Schulster, insieme a Sergio Rovasio ed altri esponenti radicali. Fu questo un primo passo concreto che di lì a pochi anni fece poi approvare la legge sulle Unioni civili, ritenuta dai promotori della campagna ancora troppo limitata rispetto al raggiungimento del matrimonio egualitario che supererebbe ogni forma di  discriminazione oggi ancora esistente nei confronti delle coppie gay.

La cosiddetta ‘via legale’ è  stata utilizzata da diverse organizzazioni  anche in Germania, Danimarca  in Sudafrica, Canada e alcuni Stati Usa e spesso viene utilizzata nei paesi democratici per sollecitare leggi di uguaglianza.

Mario Barbaro e Sergio Rovasio, membri del Consiglio Generale del Partito Radicale hanno dichiarato:

“Sono trascorsi 10 anni. Con il Partito Radicale e l’Associazione Marco Pannella di Torino e i metodi della lotta nonviolenta si possono raggiungere risultati concreti così come accaduto con la sentenza 138/2010: continueremo con la nostra Associazione qui in Piemonte a percorrere la “via legale” per la promozione e la difesa dei diritti civili e umani. I veti della partitocrazia troppo spesso ossequiosa dei voleri clericali hanno sempre impedito al nostro Paese di promuovere leggi d’avanguardia.”

Regione, il Cdx: “Al personale sanitario bonus di 18 milioni”

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento dei capigruppo di maggioranza a Palazzo Lascaris

CORONAVIRUS, LEGA-FI-FDI: RICONOSCENTI A PERSONALE SANITARIO E SOCIO SANITARIO, PER LORO OLTRE 18 MILIONI SU BONUS IN BUSTA PAGA. SANITÀ PIEMONTESE CON RETE OSPEDALIERA ECCELLENTE, MA MEDICINA TERRITORIALE INESISTENTE DA RICOSTRUIRE

“Di fronte all’emergenza coronavirus ci teniamo anzitutto a ribadire come forze politiche di maggioranza il nostro massimo sostegno e vicinanza a tutti i medici ospedalieri e generali, infermieri, oss, volontari 118, farmacisti impegnati nel contrasto dell’epidemia, al servizio della comunità a rischio della propria vita: per questa ragione abbiamo condiviso con la Giunta che i 18,462 milioni di euro stanziati per il Piemonte dal decreto legge 18/2020 siano tutti destinati ad un bonus in busta paga per tutto il personale sanitario e socio sanitario.
Anche per il rispetto che tributiamo alle gravi difficoltà che stanno incontrando nell’espletamento del loro dovere, vogliamo ricordare gli sforzi sovrumani sostenuti dalla Giunta regionale per colmare le gravi carenze e attrezzare una sanità in grado di combattere il coronavirus: dai soli due laboratori idonei a processare appena 400 tamponi al giorno siamo arrivati a 19 laboratori per 5000 tamponi al giorno; dagli appena 3 dipendenti assegnati al SISP con una sola casella mail per nemmeno due indagini epidemiologiche al giorno siamo passati all’attuale piattaforma informatica CSI per gestire le segnalazioni dei medici di famiglia; dai soli 287 posti letto di terapia intensiva ne abbiamo attrezzati quasi 600, senza dover mai applicare protocolli per selezionare chi salvare e chi no. Sempre per fare chiarezza, secondo il rapporto IRES 2019 il Piemonte nel 2017 ha subito un taglio dell’assistenza domiciliare agli over 65 del 17%.
Per colmare la debolezza della medicina di territorio e rafforzare le cure domiciliari impegneremo la Giunta a mantenere operative anche dopo l’emergenza coronavirus le 34 Unità Speciali di Continuità Assistenziale attivate per seguire i malati covid meno gravi a casa.
A chi, invece, invoca il commissariamento statale sulla sanità regionale ricordiamo quanto ritardo dobbiamo sui test sierologici alle indicazioni confuse, contraddittorie e tardive che abbiamo ricevuto dal Governo nazionale in proposito. Il Governo regionale sta facendo tutto quanto in suo potere per aiutare il Piemonte, dedicandosi senza sosta all’emergenza ed evitando per questo di perdere anche un solo minuto per difendersi dallo sciacallaggio politico di alcuni che ne approfittano per attaccarlo.
In sette mesi la sanità né la crei né la distruggi, prendi quella che ti hanno lasciato ed affronti giorno per giorno la più grande crisi che la Regione Piemonte sta vivendo dal dopoguerra ad oggi.

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Alberto Preioni
Capogruppo Lega – Salvini per il Piemonte

Paolo Ruzzola
Capogruppo Forza Italia – Cirio Presidente

Maurizio Marrone
Capogruppo Fratelli d’Italia

Coronavirus, Grimaldi (LUV): “RSA, non c’è un piano per metterle in sicurezza”

“Con questi numeri e questa strage senza fine serve una task force dedicata, servono tamponi a tappeto per il settore socio-sanitario e per tutti i sintomatici: senza tutto questo non potremo ripartire”

“Le Rsa sono strutture accreditate dal Servizio sanitario regionale, la cui titolarità è in capo all’Assessorato alla sanità. Ciò vuol dire che l’Asl non può delegare l’organizzazione e la gestione del servizio ai privati a cui lo affida e che parliamo a tutti gli effetti di luoghi di cura. Cosa voglio dire? Che la Dgr 14-1150 del 20 marzo 2020, in cui si parla chiaramente di trasferimento in Rsa di pazienti dimessi dagli ospedali (l’Assessora Caucino dice che non è di sua competenza, ma ne era a conoscenza? Non ha risposto), va ritirata e bisogna invece cercarle strutture dedicate fuori dalle Rsa; e che vanno fatti i tamponi a tutto il personale delle Rsa, anche per assicurare gli organici e non lasciare i pazienti all’abbandono”.

“La Giunta deve rispondere a domande precise: quanti dei 2874 morti nelle Rsa avevano fatto il tampone? Quante Rsa sono state sanificate? Che ne è del ‘piano hotel’ per collocare i dimessi dagli ospedali e le persone risultate positive nelle Rsa? È previsto l’obbligo del tampone per entrate in Rsa o nelle strutture riabilitative?” – così è intervenuto il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, nel corso della Commissione Sanità odierna.

“I morti nelle Rsa sono oltre 400 in più (dai 2467 morti nei primi 3 mesi del 2019 ai 2874 nei primi tre mesi del 2020) e nel conteggio manca il mese di aprile: il 20 percento di morti in più nelle RSA non è un numero statisticamente non rilevante, come mi è stato detto oggi in commissione. È il segno di una gestione sbagliata dell’emergenza in quelle strutture. Lo dimostra l’incidenza altissima del numero di contagiati nelle RSA rispetto al totale dei malati di Covid-19 in Piemonte”.

“Ma il problema è ben più ampio” – prosegue Grimaldi – “perché oltre alle Rsa il settore socio-assistenziale include le Comunità, i Gruppi appartamento, i Centri Diurni: anche qui si parla di ospiti con patologie e, con loro, operatori socio-sanitari, educatori e altre figure professionali, per non citare tutti coloro che lavorano a domicilio. Asl e cooperative si rimpallano la responsabilità di fornire loro DPI, così questi lavoratori si ammalano e non riescono nemmeno a ottenere un tampone se i casi con cui sono stati a contatto sono solo sospetti e non accertati. Eppure è difficile che siano accertati se i tamponi non si fanno! O sbaglio? Per esempio, è stato mai fatto uno screening nelle comunità psichiatriche? Qual è lo stato dei dormitori pubblici piemontesi?”

“Da tutto ciò emerge un grave problema ben più generale” – conclude Grimaldi: – “gli ostacoli incredibili cui si va incontro per ottenere un tampone, anche quando si è sintomatici, e l’assenza totale di gestione dei pazienti a domicilio. Troppe persone testimoniano di sapere e di avere segnalato da settimane di presentare i classici sintomi del virus, ma essersi sentite dire che non rientrano nelle procedure per un tampone, restando sole a casa, malate, senza terapia, monitoraggio e diagnosi, magari in spazi non adeguati e spesso col problema di non poter ottenere dai medici di base sufficienti giorni di mutua (se vi hanno accesso). Come possiamo pensare di riaprire tutto e allo stesso tempo continuare a negare il test a queste persone, mettendone in pericolo molte altre? Dunque la Giunta risponda anche a questo: si sta svolgendo un’indagine sulle persone che si stanno ammalando, dal momento che il lockdown dura da oltre 2 settimane?”

Ravetti (PD): “Cirio non diventi il grande assente”

“Vedo il Presidente Cirio in difficoltà quando rivolge lo sguardo al passato. In realtà, lo vedo in difficoltà sempre, anche quando deve trovare soluzioni per il presente o quando deve decidere che cosa fare per il futuro” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti.

“Nei suoi comunicati stampa e nei suoi interventi – prosegue Ravetti – Cirio sostiene che governa il Piemonte da sette mesi e che, quando è scoppiata l’epidemia, la medicina territoriale mancava. Insiste sul tema, affermando che non ha potuto costruire e nemmeno distruggere questa rete nei sette mesi di governo del centrodestra.

Questo è vero: in sette mesi non è stato possibile costruire, né tanto meno distruggere. Però in quattro anni sì. Forse Cirio dimentica di essere stato uno degli Assessori regionali del Piemonte dal 2010 al 2014 in quella infelice Legislatura”.

“Le debolezze della sanità territoriale che oggi Cirio ha trovato – spiega il Presidente Ravetti – dipendono, in larga misura, da quello che lui non ha fatto quando avrebbe potuto. E, in quella legislatura, avrebbe potuto fare molto per far uscire dalla fossa del piano di rientro la sanità piemontese, fatto che è invece avvenuto nel 2016 quando lui era in Europa a dedicarsi ad altro”.

“Quando supereremo l’emergenza e potremo dedicare del tempo alle analisi sul passato io credo si debba avere l’intelligenza di avviare un’indagine conoscitiva sugli ultimi dieci anni di gestione della sanità in Piemonte. I risultati di quella indagine saranno per il PD un punto di forza e costituiranno per tutti una buona traccia per evitar errori nella programmazione della sanità del futuro. Basta polemiche! Non ne possiamo più! Come non ne possono più i cittadini piemontesi. Ora le persone hanno bisogno di soluzioni che continuano a essere deboli e in ritardo sia sul piano sanitario, sia su quello dell’organizzazione della ripartenza economica. Su questi aspetti richiamo, ancora una volta, concretamente, il Presidente al confronto nelle sedi opportune che non sono le conferenze stampa, ma le Commissioni e i Consigli regionali” conclude Domenico Ravetti

I Verdi chiedono una cabina di regia

 I due Co-Portavoce Regionali dei Verdi-Europa Verde Piemonte Tiziana Mossa e Alessandro Pizzi:
CORONAVIRUS: PIEMONTE SEMPRE PIÙ IN EMERGENZA…..PENSIAMO ALLA RIPARTENZA!

“Il Coronavirus sta correndo sempre più veloce in Piemonte: 2.064 deceduti, 18.446 persone positive, 1628 persone guarite. Pochi, pochissimi tamponi fatti.

Fino a qualche settimana fa, nonostante la vicinanza con la Lombardia, era considerata la quarta regione d’Italia per numero di morti e contagiati.

Ora, però, i dati sembrano fotografare un’altra realtà: la nostra regione rischia di diventare la seconda più colpita subito dopo la Lombardia, sorpassando Veneto ed Emilia Romagna.

Dimostrazione che le POLITICHE adottate in autonomia dalla Giunta CIRIO, non sono state assolutamente adatte a fronteggiare la corsa del virus.

Dunque, come Verdi – Europa Verde Piemonte, CHIEDIAMO UNA CABINA DI REGIA per la ripartenza (quindi per la fase 2) che coinvolga MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE del Consiglio Regionale.

Una cabina di regia capace di intraprendere strade efficaci a sostegno delle imprese, dei lavoratori, delle persone fortemente in difficoltà e che permetta UNA RIPARTENZA IN SICUREZZA PER TUTTO IL PIEMONTE”.

Didattica, Ruffino (Fi): “Un pc alle famiglie a basso reddito”

“Serve un forte intervento da parte governo per dotare le famiglie in difficoltà di strumenti informatici utili alla didattica a distanza, tanto più se il ritorno a scuola sarà direttamente a settembre.

E’ poi indispensabile che la connessione a internet raggiunga tutti i territori, perché senza strumenti e connessioni uguali per tutti le distanze diventano incolmabili, anche quelle psicologiche.

Oggi, infatti, le famiglie a basso reddito vivono il momento della didattica a distanza come un ulteriore limite e disagio. Non si può più attendere, si parta da qui, senza pretesti e la ministra Azzolina dia un segnale certo ed immediato per dimostrare che la scuola italiana contrasta e non incentiva le diversità e non si può continuare a fingere che il problema del digital divide non esista. Presenteremo emendamenti al decreto Cura Italia con l’intento di annullare il divario digitale che mai quanto oggi ci pone davanti un’Italia a due velocità”. Così, in una nota, la deputata di Forza Italia Daniela Ruffino.

Radicali Italiani e +Europa: “Commissione differita”

Riceviamo e pubblichiamo / Covid-19/Radicali Italiani e + Europa Torino chiedono commissione d’inchiesta “differita” su gestione emergenza da parte della Regione Piemonte. Prima sconfiggere tutti insieme il contagio, poi verificare responsabilità politiche e amministrative. Anche per evitare in futuro di ripetere errori e inadeguatezze se dovesse ripresentarsi stato di emergenza.

La dichiarazione congiunta di Igor Boni (presidente Radicali Italiani), Patrizia De Grazia (coordinatrice Associazione radicale Adelaide Aglietta), Marco Cavaletto (presidente + Europa Torino) e Alberto Nigra (presidente +Europa Piemonte):

E’ innegabile che la gestione dell’emergenza Covid da parte della Giunta Cirio sia stata contrassegnata finora da una serie di errori, inadeguatezze, sottovalutazioni, rispetto ai quali non è ammissibile accampare la giustificazione “siamo stati travolti da uno Tsunami, nessuno poteva prevedere e regolarsi di conseguenza”.

E’ necessario ed urgente che il Consiglio Regionale (ai sensi del combinato disposto dell’art. 31, comma 1, lettera b) dello Statuto regionale e dell’art. 43 del Regolamento consiliare) istituisca una commissione d’inchiesta per accertare le responsabilità politiche ed amministrative di quanto accaduto presso l’Unità di Crisi a partire dalla sua istituzione, lo scorso 22 febbraio, fino al termine della sua attività.

L’operatività della Commissione d’inchiesta dovrà essere differita; i suoi lavori dovranno iniziare il giorno dopo la fine dello stato di emergenza, proclamato per sei mesi dal Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020.

Chiedere ora il commissariamento della Regione Piemonte da parte del governo centrale rappresenta un salto nel buio. Nel pieno dell’emergenza non si può sfiduciare chi la gestisce, ma si può e si deve semmai esercitare un doveroso controllo sugli atti e sui comportamenti dei decisori.

Una volta superata l’emergenza, sarà l’ora di verificare l’operato della Giunta regionale, in particolare dell’Assessorato Sanità, della Direzione Sanità e dell’Unità di crisi. Non solo per rispetto ai cittadini piemontesi (anche di quelli portati via dal Covid-19) ma anche perché ricostruire i vari passaggi, a partire da febbraio, sarà prezioso per non ripetere gli stessi errori e le stesse inadeguatezze se dovesse ripresentarsi lo stato di emergenza.

Le opposizioni alla Giunta regionale: “Rispondano a noi sul dramma delle Rsa”

Coronavirus, conferenza stampa della Regione. PD, LUV, Moderati, Lista Monviso: “Rispondano a noi  sulla situazione del Piemonte”

“Si può rispondere alle opposizioni, che chiedono da settimane dati aggiornati rispetto a quelli errati del 30 marzo, sconvocando le sedute di Consiglio e Commissioni e convocando una conferenza stampa? Vista l’irritualità di tutto ciò, anche se certamente non siamo soliti suggerire ai giornalisti ciò che dovrebbero dire, ci tocca chiedere loro di porre le domande che le opposizioni avrebbero rivolto alla maggioranza nelle sedi istituzionali: a che punto è lo screening sui piemontesi?

Perché a inizio crisi Cirio e Icardi hanno giustificato i pochi tamponi col rispetto rigoroso delle indicazioni dell’ISS e ora li attribuiscono alla scarsità di laboratori analisi? Quali sono i dati aggiornati sui pazienti positivi nelle Rsa, rispetto a quelli errati comunicati il 6 aprile e risalenti al 30 marzo? Quanti sono i tamponi effettuati nelle Rsa? Quanti medici, operatori e pazienti infettati ci sono? Quante sono le morti per Covid nelle Rsa? A che punto sono i tamponi sul personale medico (inclusi i medici di famiglia) e sui più esposti? Che cosa è accaduto con la delibera approvata, non pubblicata, poi modificata, per ospitare pazienti positivi nelle RSA? Perché si è perso tempo a cercare di portare in RSA ammalati di Covid anziché verificare la riapertura ad hoc di padiglioni di ospedali abbandonati?”- così le forze di opposizione del centrosinistra (PD, LUV, Moderati, Lista Monviso) intervengono sulla conferenza stampa virtuale – con la presenza degli Assessori Icardi e Caucino – convocata dall’Unità di Crisi della Regione per oggi alle 17, allo scopo di fare il punto sulla situazione nelle Residenze socio-assistenziali del Piemonte.

“Ma le domande non sono finite” – proseguono i Capigruppo (Ravetti, Grimaldi, Magliano e Giaccone) e i segretari delle opposizioni – “per quale ragione il Piemonte non ha coordinato gli acquisti di dispositivi di protezione individuale e perché non ha prevenuto la carenza di reagenti e personale dei laboratori di analisi? È stato attuato e come il ‘piano hotel’ annunciato tre settimane fa da Icardi, per collocare i dimessi dagli ospedali negli alberghi? Si sono individuate strutture per la quarantena dei pazienti positivi in luoghi diversi dalle case o dai reparti Covid? Chi si occupa in Piemonte degli approvvigionamenti per chi è in quarantena e non ha famiglia in Piemonte? Perché i ritardi nella realizzazione delle USCA? Perché i medici di base sono stati lasciati soli? E ancora, si comincia a parlare di riaperture, ma i lavoratori entrati in contatto con pazienti positivi che presentano sintomi sono stati sottoposti a tamponi anche per rientrare in servizio?”

“La maggioranza” – concludono le opposizioni – “attraverso il Capogruppo della Lega Preioni riempie i giornali con critiche verso i medici e la sanità piemontese: hanno attaccato anche noi da quando, oltre un mese fa, abbiamo chiesto più tamponi e uno screening a tappeto nelle case di riposo. Ma ora la situazione drammatica nelle RSA è davanti agli occhi di tutti. Non è compito delle opposizioni sostituirsi al ruolo delle autorità competenti e degli inquirenti, tanto meno trovare i responsabili di eventuali reati, ma certamente non è compito di chi governa quello di addossare le colpe ad altri o negare i dati”.

Coronavirus, Ravetti (Pd): “Dissenso sulla gestione politica”

“Vi dico questo: avremmo dovuto ottenere parte della documentazione sulle attività svolte nelle RSA del Piemonte a tutela degli ospiti e dei lavoratori. Abbiamo bisogno di relazioni, elaborazioni di dati, cronoprogramma degli interventi, è una documentazione necessaria per svolgere un’analisi in vista della Commissione Sanità, in un primo momento programmata per oggi, ma che è stata rinviata a venerdì 17.

Per oggi invece, lo scopro ora, è stata convocata una conferenza stampa per presentare quei dati e quelle relazioni.

Qual è la vera ragione che ha convinto la Lega e il Presidente a rinviare la Commissione?

E’ una modalità per evitare il potenziale conflitto tra le nostre analisi e le loro? Mi sbaglio?

Voi sapete che ho fatto il possibile per dare forza all’Istituzione regionale, privilegiando la via del confronto con la Giunta. L’ho fatto perché in gioco non c’era qualche percentuale di voti in più per il mio Partito, ma la vita delle persone. E quando la posta in palio è così alta si deve avere la consapevolezza che lo spazio va occupato per affrontare insieme i problemi.

Prendo atto che sin dal principio, e ancor più ora che viviamo la fase più difficile della crisi, questo confronto è stato evocato più volte da alcuni e in qualche circostanza è stato abbozzato, ma nei fatti in generale non è mai stato attivato.

E’ chiaro che in queste ore non è arrivato un segnale di svolta e nemmeno un convinto cambio di passo da parte della Giunta regionale. Anzi, oggi, mi trovo di fronte a un ulteriore elemento negativo che va ad aggiungersi a tantissimi altri.

Per questo manifesto apertamente il mio dissenso sulla gestione politica della crisi. Una gestione fatta in solitudine e troppo spesso in conflitto con i protagonisti che più di altri hanno combattuto “a mani nude” il covid-19”.

 

Domenico Ravetti, capogruppo Pd Regione

Rifondazione: “Commissariare la sanità regionale”

“Fermiamo incompetenze e irresponsabilità. Commissariare la sanità lombarda e piemontese”

Riceviamo e pubblichiamo la dichiarazione di Antonello Patta e Ezio Locatelli, rispettivamente segretario regionale Lombardia e segretario provinciale di Torino di Rifondazione Comunista, componenti della direzione nazionale Prc-Se:  

“Ormai la misura è colma in Lombardia e in Piemonte, le giunte politiche che hanno avuto la responsabilità istituzionale e  giuridica di gestire la sanità regionale hanno toccato il fondo per gli errori commessi nella gestione della emergenza COVID 19. La denuncia drammatica e lucida dell’Ordine del medici di Medicina Generale, che non sono una covo di bolscevichi, li mette tutti in fila con assoluta precisione:

  • La mancata chiusura del pronto soccorso di Alzano e la mancata zona rossa in Val Seriana
  • La ospedalizzazione spinta senza corridoi sanitari specifici, che ha trasformato gli ospedali da luoghi di cura a luoghi di contagio
  • L’abbandono totale della rete dei medici di base, che avrebbero potuto e dovuto fermare la prima ondata del contagio; non sono stati allertati e da soli hanno fronteggiato un contagio virulento.
  • L’abbandono delle RSA senza indicazioni e materiale di protezione e la folle decisione di occuparne i posti vuoti con convalescenti da COVID 19,
  • Il sistema dei tamponi fatti con criteri inaccettabili (neppure agli ospedalieri con sintomi e a molti malati gravi a casa)
  • L’assoluto ritardo nelle forniture del materiale necessario.
  • La beffa dell’ospedale alla fiera di Milano che da 400 posti in terapia intensiva si è ridotto a ospitarne 20, con personale strappato in altri ospedali, solo per dimostrare che “il privato è efficiente”. Hanno dimostrato il contrario, ma hanno sperperato miliardi e tolto risorse agli ospedali pubblici.

Il risultato di questi errori, su di una sanità pubblica già stressata da tagli e sottodimensionata nel personale, è pagato dai cittadini e dalle cittadine: più morti, più sofferenze, più contagi imboccando un tunnel che sembra senza fine. I numeri dei deceduti anche quelli ufficiali sono tremendi . Il “caso Lombardia e Piemonte “ sono esempio negativo e motivo di indagine sul perché questi territori ricchi e di “ eccellenza “ non abbiano saputo contenere questa epidemia .  E poiché Fontana e Cirio non mostrano la consapevolezza del disastro, vanno avanti ciecamente senza trarre le conclusioni logiche, bisogna reagire. La Caporetto bellica ha avuto come conseguenza la destituzione dei generali responsabili di quella sconfitta, stessa cosa deve essere fatta per la gestione pericolosa dell’emergenza sanitaria.

Che venga commissariata la sanità in Lombardia e in Piemonte

L’emergenza coronavirus andrà avanti ancora per molto tempo. Salviamo le vite dei lombardi e dei piemontesi”.