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È tornato il PSDI

E’ tornato il Psdi. Il Partito socialdemocratico, quello del Sole nascente dal mare, dal 2023 ha un segretario nazionale piemontese, Paolo Preti, Architetto libero professionista, Preti ha un passato politico ed amministrativo di tutto livello: segretario nazionale organizzativo del Psdi Giovani,, assessore a Verbania, sindaco di Brovello Carpugnino per 9 anni nel Verbano Cusio Ossola, assessore ai lavori pubblici e alla pianificazione territoriale della comunità montana Cusio Mottarone. Gli abbiamo rivolto alcune domande su questo nuovo corso socialdemocratico.

 

Il Sole nascente sul mare dunque non è mai tramontato ?

Nel corso degli anni il simbolo era stato gestito da altre situazioni che forse avevano poco a che fare con la nostra storia sino a quando c’è stato il contatto con Carlo Vizzini e con lui e sua figlia Maria Sole si è iniziato un percorso due anni fa che ha portato a questo risultato di ripresa.

 

A che punto è la ricostruzione del Psdi ?

La costruzione è a buon punto, sono state seguite tutte le procedure corrette, soprattutto per il simbolo. Siamo stati presenti all’ultima tornata di elezioni amministrative a Sant’Antimo dove il sindaco che abbiamo appoggiato è stato eletto.

 

Quali saranno i prossimi passi ?

 

A settembre si riaprirà il tesseramento e attraverso la pagina web daremo le indicazioni necessarie. Fino al 2024 si potrà fare il doppio tesseramento che rimarrà esclusivo dal 2025.

 

Quali sono le priorità della sua segreteria ?

 

In assemblea nazionale indicheremo quelli che saranno i punti della nostra azione: ritorno delle preferenze, abrogazione della legge Severino, modifica del Testo Unico degli Enti Locali e della Bassanini con il ritorno al peso del potere politico, ritorno al numero dei parlamentari precedente al referendum costituzionale, depotenziamento delle Regioni e riorganizzazione delle Province

 

Dove vi collocate politicamente ?

 

Siamo nel centro – sinistra, più precisamente nella sua parte moderata

 

 

Come siete posizionati sul territorio nazionale ?

Siamo in quasi tutte le Regioni con un coordinamenti regionali. La segreteria nazionale sarà a Milano. Presidente del Partito è Carlo Vizzini. Ultima cosa vorrei anche sottolineare l’importante contatto con la Fondazione Saragat che porta il nome di colui che del Psdi è stato padre e fondatore.

MASSIMO IARETTI

Sergio Bartoli: “Istituzioni al lavoro insieme per diminuire gli incidenti sulle strade”

“CONFRONTO TRA CITTÀ METROPOLITANA – CHE DEVE ESSERE PIÙ PARTECIPE – E REGIONE PER UN QUADRO TERRITORIALE COMPLESSIVO. SE IL PARAMETRO DI PERICOLOSITÀ È IL NUMERO DI MORTI LAVORIAMO INSIEME PERCHÉ CE NE SIANO DI MENO”

“Il tema della sicurezza sulle nostre strade è strettamente collegato alla manutenzione e miglioramento delle infrastrutture esistenti e alla realizzazione di nuove opere che siano rispondenti alle esigenze della viabilità e dei collegamenti, moderne e fruibili. Ritengo sia opportuno un confronto tra Regione Piemonte, Città Metropolitana, Anas e altri enti su questa materia così delicata che riguarda la sicurezza degli automobilisti messa in pericolo (come dimostrano i tanti incidenti anche mortali) e lo sviluppo economico e sociale territoriale”.
A proporre questo incontro tra le istituzioni è Sergio Bartoli, già sindaco di Ozegna e oggi consigliere regionale eletto nella lista Cirio Presidente.
“Condivido le dichiarazioni di Giosi Boggio sindaca di San Giusto sulla pericolosità della Sp40: caso annoso che necessita risposte, una delle purtroppo numerose realtà stradali critiche presenti nel Torinese. Devo dire che già come sindaco negli anni scorsi ho cercato un confronto con Città Metropolitana, che ha grandi competenze sulle strade, ma non ho sempre trovato una effettiva disponibilità ad affrontare la questione. Se il criterio della pericolosità è dato dal triste numero dei morti, allora facciamo in modo che questo numero non aumenti, lavorando insieme per trovare risposte”, aggiunge Bartoli.
“Per anni come sindaco, confrontandomi con altri primi cittadini del territorio – commenta il consigliere regionale – mi sono preso a cuore il problema della sicurezza stradale. Credo sia importante che i Comuni non si muovano singolarmente ciascuno per i casi che lo riguardano, ma che si faccia un quadro complessivo della situazione in tutta l’area metropolitana”.
“Per questo sono convinto che un incontro tra istituzioni, con la presenza di assessori , sindaci e tecnici possa essere un passo concreto per individuare risposte adeguate che contrastino gli incidenti mortali e diano al Torinese e al Piemonte strade più comode e soprattutto sicure”.

Ravello (Fdi): “Movimento No Tav ostaggio di Askatasuna”

“E’ ormai chiaro come il Movimento No-Tav sia ostaggio, più o meno inconsapevole, degli antagonisti oltranzisti di Askatasuna. Ieri, ben 55 militanti di Askatasuna sono stati denunciati per i recenti blitz al cantiere partiti dal campeggio ai Mulini di Clarea: pur non volendo essere profeti di sventura, ma semplicemente volendo vedere la realtà senza i paraocchi dell’ideologia, la nuova edizione del Festival Alta Felicità, al via domani a Venaus, sarà una nuova e pericolosa occasione di guerriglia. C’è da chiedersi se una simile manifestazione, a fronte di un copione che, visti i precedenti, sembrerebbe già scritto, non debba essere oggetto di serie riflessioni in ambito autorizzativo”. Ad affermarlo Roberto Ravello, Consigliere di Fratelli D’Italia in Regione Piemonte.

Cerutti, (Lega): Azienda Sanitaria Zero valorizza gli infermieri”

“Nella giornata di venerdì 19/7/2024 Azienda Sanitaria Zero ha deliberato e introdotto gli Algoritmi Clinico Assistenziali Infermieristici (A.C.A.I.), uno strumento che consente agli infermieri presenti sulle ambulanze infermieristiche del Sistema di Emergenza Sanitaria Preospedaliera di applicare misure terapeutiche avanzate salvavita in collaborazione con il medico di centrale operativa sanitaria.

Diverse regioni in Italia hanno introdotto sistemi analoghi, fino ad oggi non presenti in Regione Piemonte. Grazie al grande lavoro di Azienda Zero, oggi il Piemonte può contare su uno strumento condiviso, contestualizzato e rispecchiante le migliori pratiche cliniche, che supporterà i professionisti nella cura dei cittadini.

Ancora una volta la figura dell’Infermiere viene valorizzata dalla Regione Piemonte a dimostrazione di quanto questi professionisti insieme ai medici e alle altre figure sanitarie siano fondamentali per garantire la corretta assistenza e in questo caso la miglior risposta in emergenza urgenza preospedaliera. Faccio i miei complimenti ad Azienda Zero per quanto sta introducendo e per come sia riuscita in così breve tempo a portare il Sistema di Emergenza Sanitaria Preospedaliera 118 ad essere pioniere nel panorama nazionale. Grazie alla grande professionalità di Infermieri e Medici operanti nel sistema, ai quali oggi forniamo uno strumento in più per garantire un approccio uniforme e condiviso ai pazienti”, così  Andrea Cerutti, consigliere regionale Lega.

Meglio la storia che un piatto di spaghetti

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Più che mai quest’anno  il 25 luglio 1943 viene commemorato in tutta Italia con le pastasciutte antifasciste sull’ esempio dei fratelli Cervi che così festeggiarono la caduta di Mussolini. Ma i fratelli non si limitarono alla pastasciutta, ma sacrificarono la loro vita in modo eroico. Chi oggi mangia la pastasciutta non rischia nulla se non la propria dieta. Se è vero che oggi c’è un pericolo fascista in Italia, la pastasciutta appare un ricordo po’ fragile. Io non penso che tale pericolo esista e quindi ritengo più che giusta una abbuffata di pasta alla Fabrizi. In effetti la data del 25 luglio andrebbe ricordata in termini storici come un, sia pure tardivo, capolavoro politico per rimuovere Mussolini nel modo meno traumatico in un momento tragico quando il nemico,  poi diventato liberatore, era sbarcato in Sicilia.  Con il voto del Gran Consiglio dell’odg  Grandi iniziò un’ operazione che portò all’immediata rimozione di Mussolini da parte del Re.  Sembrò allora una liberazione che preludeva alla fine della guerra ormai perduta. Il popolo che aveva osannato il fascismo e la stessa guerra, scese in piazza a festeggiare la fine della dittatura inneggiando al Re che commise un grave errore nell’affidare a Badoglio il governo. Badoglio si rivelò subito inadeguato non solo nell’affrontare un armistizio che venne firmato tardivamente nelle condizioni peggiori.  Dal 25 luglio si passò all’8 settembre che rappresentò la liquefazione dell’Italia e pose le basi per l’occupazione tedesca e per la guerra civile. Detto questo, non si può dire che il trasferimento del Re e del Governo al Sud sia stata una semplice fuga, ma una necessità assoluta sia per la situazione eccezionale di Roma sia perché quella fuga consentì di salvare la continuità dello Stato. Un Re fatto prigioniero dei tedeschi come sua figlia Mafalda non sarebbe servito se non a salvare la monarchia. La politica di Badoglio nel periodo dal 25 luglio all’8 settembre si rivelò esiziale per l’incapacità del vecchio maresciallo che fu complice del fascismo come forse nessun altro capo militare. Al Sud comunque fu possibile ricostituire un esercito che partecipò alla guerra di liberazione in modo significativo, secondo alcuni, perfino superiore ai partigiani al Nord.  Poi la storia imboccò  la sua strada e il contributo degli alleati fu determinante per liberare l’ Italia, a partire da Roma, senza voler assolutamente sminuire il ruolo dei partigiani al Nord. Molte di queste riflessioni i commensali della pastasciutta dovrebbero considerarle. Così capirebbero che certa faziosità stucchevole andrebbe evitata. Identificare l’antifascismo con una parte politica resta un grave errore politico, come dimostrano anche alcune reazioni all’aggressione del giornalista torinese di sabato.  La Resistenza fu di esponenti di diversa fede politica o anche di nessuna fede politica come i militari. Monopolizzarla resta anche oggi un errore che porta chi non è comunista a far parte per se’ stesso e a non aderire a certe manifestazioni. Questa elementare verità alcuni non riescono a capirla. I tempi sono cambiati e tutti devono farsene una ragione. Le logiche di piazzale Loreto appartengono ad un nefasto passato ormai archiviato nella storia: una pagina che non fa onore a nessuno.

Migranti, Boldrini (PD) e Grimaldi (AVS): Majidi non deve stare in carcere

“La Procura di Crotone rigetta la richiesta di domiciliari avanzata dagli avvocati di Maysoon Majidi. Per il giudice rimane il pericolo di fuga. Così, Maysoon resterà in custodia cautelare sulla base di testimonianze già smentite dalle stesse persone che l’avevano accusata. Il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sta trasformando la salvezza in incubo per tantissime persone in fuga da situazioni terribili. Continuiamo a chiedere la traduzione ai domiciliari per Maysoon, che si trova in una condizione di depressione e debilitazione fisica. E continueremo a chiedere una modifica profonda delle attuali leggi sull’immigrazione e della loro applicazione, a partire da quella dell’art.12 del Testo Unico Immigrazione” – lo dichiarano la deputata del Partito Democratico Laura Boldrini e il Vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, Marco Grimaldi.

Referendum autonomia differenziata, parla Roberto Castelli

Nel 2001 la Sinistra approvava la riforma del Titolo V della costituzione con la quale si statuiva la cosiddetta “Autonomia Differenziata”.
In base a quella riforma, anche l’Emilia-Romagna nell’Aprile 2022, con Bonaccini Presidente e la Schlein Vicepresidente, chiedeva l’Autonomia nelle materie prevista dall’art 117 della Costituzione Bonaccini, in quel contesto, dichiarava: “L’autonomia differenziata è una opportunità prevista dalla nostra Costituzione che noi vogliamo cogliere.”
Oggi con formidabile faccia di bronzo, contando sulla totale incapacità di memoria degli elettori i due definiscono la norma “Spacca-Italia” e ne propongono il referendum abrogativo.
Di fronte ad esso il PPN sente il dovere di prendere posizione, sottolineando che altro è la norma prevista in Costituzione che prevede una rapida e semplice trattativa tra Stato e Regione richiedente con voto finale del Parlamento, altro è la legge Calderoli che detta una serie complessa di regole che sembra fatta apposta per far fallire l’Autonomia, e precisando altresì che i cittadini dovranno esprimersi sulla legge e non sul testo costituzionale che resta ovviamente in vigore.
Ci rendiamo conto che l’argomento è spinoso, in quanto non sarà facile spiegare agli elettori la differenza tra le due questioni.
Prendere posizione e invitare a votare sì o no significa scegliere tra la padella e la brace.
Infatti, se vinceranno i SI’ (padella) verrà abrogata una brutta e complicata legge, il che è positivo, ma si correrà il rischio che passi la convinzione che gli italiani non vogliono l’autonomia in sé. Se ciò accadesse, è facile prevedere che verrà messa una pietra tombale sulla questione e l’Italia resterà per sempre centralista e assistenzialista andando fatalmente alla rovina.
Il paradosso è infatti che tutti gli argomenti che oggi portano avanti gli avversari della legge, denunciando i tanti mali che affliggono soprattutto il Sud, e che hanno, di fatto, diviso il Paese si sono verificati a centralismo vigente e quindi sono loro stessi che denunciano il fatto che il centralismo che loro difendono stia facendo fallire il Paese. D’altro canto, se vincessero i NO resterebbe in vigore una legge bizantina, complessa e per certi versi, truffaldina per il Nord.
Senza entrare in eccessive tecnicalità che già a suo tempo in altra sede avevamo illustrato, il rischio che si corre è che secondo dati pubblicizzati da alcuni centri studi, tutto l’iter rischia di risolversi in un ulteriore flusso di denaro improduttivo verso il Sud senza che poi, in forza di alcuni articoli della legge Calderoli, succeda nulla. Le stime parlano di 80/100 miliardi.
Sulla capacità di spesa in conto capitale del Sud, le cifre parlano chiaro; se consideriamo i fondi di coesione di cui ha beneficiato l’Italia negli ultimi 15 anni, scopriamo che essi ammontano a 206 miliardi di cui il 70 % destinati al Sud.
Soltanto un quarto dei progetti è stato concluso mentre il resto non si sa che fine abbia fatto.
Perché i fondi che legge Calderoli richiama dovrebbero seguire un destino diverso?
Quindi tutto fa prevedere che, poiché in bisogna raggiungere i famosi Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP) prima che si possa parlare di Autonomia per importanti materie quali istruzione, infrastrutture, energia, esse non verranno mai devolute e quindi tutto si risolverà in un gigantesco inganno (la brace).
Quindi che fare?
Di certo va avversata l’abrogazione che per i motivi su esposti, poiché, come detto, ciò significherebbe l’ipostatizzazione del Centralismo nel Paese.
Pertanto la legge va difesa, soprattutto nella parte che consente una sia pur magra consolazione.
Infatti L’Art.7 consente che nove materie non siano soggette alla forca caudina dei LEP e potrebbero essere devolute subito.
Alcune quali commercio estero, beni culturali e rapporti internazionali, peraltro già previsti per certi aspetti dalla Costituzione vigente sono interessanti e bene ha fatto Zaia ad attivarsi in tal senso.
Per concludere, alla luce delle considerazioni esposte, pur con un senso di amarezza per una occasione perduta, il PPN dà l’indicazione

di far fallire il Referendum non andando a votare, affinché non venga raggiunto il quorum previsto dalla Costituzione.
Ciò da un punto di vista costituzionale.
Sul piano politico, vanno contrastati l’ipocrisia del Partito Democratico che prima ha voluto l’Autonomia e poi l’ha rinnegata da una parte, e l’antistorico assistenzialismo dei Cinque Stelle esponenti del più retrivo piagnisteo meridionalista dall’altra.

ROBERTO CASTELLI

Autostrade e treni per la Liguria: Giachino scrive a Cirio e Lo Russo

LETTERA APERTA al Sindaco di Torino e al Presidente della Regione Piemonte.

Carissimi Alberto e Stefano, 
 
Vi scrivo a proposito delle Infrastrutture torinesi e piemontesi che nel dopoguerra grazie a Amministratori illuminati come il Prof. Giuseppe Grosso, grande presidente della Provincia di Torino e di alcuni Assessori provinciali e Deputati come l’on. le Giuseppe Botta o come Franco Frojo hanno visto la nostra Provincia e la nostra Regione darsi una rete di infrastrutture superiore a quella della stessa Lombardia. Quegli Amministratori avevano ben presente che le Infrastrutture sono un grande elemento di sviluppo e una componente importante della competitività del sistema economico. Una lezione che arriva da Cavour secondo il quale per la VISION di un Paese le alleanze internazionali e le infrastrutture erano priorità assolute. Una lezione che purtroppo si è andata perdendo tra le forze politiche e anche nelle nostre Scuole e Università’. Le infrastrutture per Cavour e per  Grosso creando lo sviluppo debbono essere realizzate prima. 
Grazie a quelle infrastrutture e alla crescita del settore industriale Torino e il Piemonte trainarono lo sviluppo del Paese.
Da trent’anni nel Paese ma in particolare nella nostra regione al contrario manca la capacità di prevedere e si arriva a discutere gli interventi quando i trasporti boccheggiano. Così Torino e il Piemonte da vent’anni crescono meno della media nazionale come dissi per primo nel 2008 e come è poi stato confermato da Banca d’Italia. 
Vi scrivo perché ho seguito quella stagione e perché di trasporti e infrastrutture me ne occupo da trent’anni e al Governo ho potuto presiedere il Comitato che approvò il Piano Nazionale della Logistica. In questo settore la esperienza è davvero un must.
Non voglio qui parlare delle cause o delle  responsabilità che hanno portato a intervenire sulla rete autostradale ligure piemontese solo dopo il crollo della galleria Berte’ sulla A26 , un anno e mezzo dopo il crollo del ponte Morandi. 
Quel che è certo che le nostre Amministrazioni non avevano assolutamente chiare  le nostre carenze infrastrutturali mentre la domanda di trasporto era ed è in continua crescita. 
Oggi tutti la rete autostradale piemontese e’ interessata da lavori in corso con strettoie e deviazioni da far paura. Il traforo del Bianco con la necessità di un raddoppio. Per fortuna che il Governo, di cui ho l’onore di aver fatto parte,  autorizzo’ la costruzione della galleria di sicurezza del Traforo autostradale del Frejus. 
I ritardi sulla tangenziale e sulla costruzione della TAV fanno il resto. 
Per fortuna coinvolgendo la Società civile, siamo riusciti, io e le Madamin a salvare la TAV dai tanti Notav ma successivamente l’opera venne ancora tenuta ferma.
Gli assurdi  ritardi nella costruzione della TAV oltre a farci perdere miliardi di PIL (turismo e logistica) non ci consentono di dirottare sul treno una parte del trasporto merci e passeggeri diretto alla Francia.
I ritardi e gli errori nella gestione del rinnovo della concessione alla ATIVA vengono pagati dal trasporto merci e dai torinesi che ogni giorno perdono almeno 90 minuti in coda sulla Tangenziale. Per non parlare della galleria di Lanzo e del Ponte Preti.
 E’ evidente che manca una regia infrastrutturale e logistica  perche’ verso la Liguria il calvario c’è contemporaneamente sia sulla A6 che sui treni. 
Ecco perché sarebbe importante dar vita a un tavolo Infrastrutture, Trasporti e Logistica che coinvolgendo Autostrade, RFI, Trenitalia , Tangenziale, Trafori, Interporti, proponga soluzioni a breve, medio e lungo termine. 
Per le aziende e per i cittadini il costo dei trasporti insieme al costo della energia, del personale e del fisco e’ uno dei quattro costi maggiori, ma i disagi e le perdite di tempo a volte superano il mero costo del tempo perduto.
Carissimi, per quanto mi riguarda sono a disposizione a portare la mia esperienza nel settore maturata sia in tanti anni di azienda che al governo della Nazione.
Mino GIACHINO 
Responsabile piemontese trasporti e logistica FDI

Regione, Merlo: bene il confronto ma gli avversari non vanno demonizzati

“Alcuni esponenti del Pd piemontese sottolineano la necessità, dopo la straripante vittoria del
Presidente Cirio alla recenti elezioni regionali, di dar vita ad una sorta di ‘costituente” per
affrontare insieme i principali problemi del territorio e che sono sul tappeto: dalla sanità all’
urbanistica, dalla questione demografica ai servizi pubblici per le zone più in difficoltà e marginali.
Ottima idea e un marcato passo in avanti sul terreno del rispetto delle istituzioni e anche nel
rapporto tra la maggioranza e l’opposizione. Ma tutto ciò, come ovvio, è possibile e anche
necessario ad una sola condizione. E cioè che le forze più oltranziste e radicali dell’attuale
coalizione di sinistra non continuino a dipingere il Presidente Cirio e la sua maggioranza come
‘l’espressione della peggior destra mai esistita’ o, peggio ancora, come un nemico politico da
liquidare e annientare al più presto perchè sono un rischio per la stessa democrazia.
E questo per la semplice ragione che una ‘nuova ‘costituente’ per il Piemonte è possibile solo se
si rinuncia definitivamente a slogan e pregiudiziali ideologiche che appartengono al campo della
propaganda ma non hanno nulla a che vedere con una politica seria, credibile e costruttiva.
Altrimenti si tratta solo di proposte sterili, fumose, furbesche e semplicemente irrealizzabili”.

Giorgio Merlo, Dirigente nazionale Tempi Nuovi Popolari uniti.

Le proposte del Pd per la nuova legislatura regionale

Insediamento XII legislatura regionale. La dichiarazione di Gianna Pentenero e Domenico Rossi.

«Quello che il centrosinistra ha proposto al Piemonte non era solo un programma elettorale ma una visione del futuro che molti cittadini e cittadine ci hanno chiesto di portare avanti. Questa visione caratterizzerà la nostra opposizione: un’opposizione seria, concreta, propositiva ma senza sconti, pronti a usare tutti gli strumenti democratici a partire dalla raccolta firme per interrompere il processo della legge sull’autonomia differenziata, che creerà solo sperequazioni. Un’opposizione antifascista, perché la vile aggressione al giornalista Andrea Joly dimostra che non bisogna mai abbassare la guardia verso i gruppi violenti che sconfessano i valori della nostra Repubblica». Lo affermano la Capigruppo regionale del Pd Gianna Pentenero e il Segretario regionale Pd Domenico Rossi in occasione della seduta di insediamento del Consiglio regionale del Piemonte.

Afferma Gianna Pentenero: «Nel leggere le relazioni della Corte dei Conti non ci si sentiamo per nulla sereni sia rispetto al lavoro fatto sia per quanto resta da fare. Infatti, la magistratura contabile ha sottolineato l’inadeguatezza dell’azione programmatoria e legislativa ed è a rischio una tenuta del sistema sanitario regionale, con lo spettro di un nuovo “commissariamento”. Un dato su tutti: la spesa impegnata nel 2022 per la sanità era del 69,32%, nel 2023 è scesa al 64% con un decremento di circa 123 milioni di euro con un eccessivo ricorso all’esternalizzazione in ogni ambito e settore. Vogliamo sapere se e quando sarà predisposto il nuovo piano socio sanitario e se questo andrà nella direzione di ricostruire una sanità pubblica immersa in mille problemi (mancanza del personale, carenze strutturali, ritardi nella pianificazione territoriale e lentezza amministrativa). Vogliamo sapere come si pensa di rapportarsi con la sanità privata che non può essere solo  luogo di interventi profittevoli. Vogliamo sapere come si pensa di difendere la 194, come si pensa di potenziare la sanità territoriale, tornando a favorire le cure domiciliari e garantendo l’accesso dei non autosufficienti alle strutture di qualità. Insomma, vogliamo sapere se la Giunta Cirio crede o no in una sanità pubblica ed universale. E vogliamo più programmazione e meno annunci».

Aggiunge Domenico Rossi: «Incredibile come il Presidente Cirio riesca a parlare come se fosse arrivato oggi per la prima volta alla guida della Regione. Ma oggi ha superato se stesso: doveva presentare le linee programmatiche del mandato e invece ha presentato la squadra accennando a qualche elemento di programma. Troppo poco. Un espediente furbo, ma che non cancella le gravi mancanze del discorso odierno. Non una parola sull’inverno demografico e sul tema della legalità e della lotta alle mafie, nonostante le inchieste degli ultimi anni e l’ultimo allarme della DIA nell’ultima relazione semestrale. Così come non è accettabile, nel 2024, liquidare la questione ambientale con il piano della qualità dell’aria senza dire nulla sull’emergenza climatica o sulla transizione ecologica. Troppe poche parole sul futuro dell’impresa e del lavoro in Piemonte senza nessuna accenno all’economia circolare. Troppe domande restano senza risposte dopo il discorso di insediamento del Presidente Cirio. Era lecito attendersi qualcosa di più dalle linee guida di un governatore appena riconfermato a meno che non si voglia vivacchiare per cinque anni a colpi di annunci e riproporre il refrain per cui “è tutta colpa di chi c’era prima”… Il Piemonte non può permetterselo. La nostra Regione ha bisogno di programmazione e visione, le grandi assenti della scorsa legislatura. Ora che il Presidente non ha più il problema della riconferma sarà in grado di fare le scelte necessarie anche a costo di scontentare qualcuno? Ci auguriamo che si passi dalla legislatura degli annunci e degli alibi a quella delle scelte orientate al bene dei piemontesi».

«Lo abbiamo detto e ripetuto in campagna elettorale-conclude Gianna Pentenero-vogliamo un Piemonte sostenibile democratico, solidale ed accogliente. Sentiamo vivi e presenti gli esempi di coloro che ci hanno ispirato: il Piemonte della Resistenza, gli uomini e le donne che hanno lavorato per i diritti di tutti, nei campi e nelle fabbriche. Un Piemonte che sappia affrontare con determinazione il cambiamento climatico riconoscendone la drammaticità, e sfruttando le opportunità di sviluppo pur presenti in questa crisi.  Grazie alla nuova legge elettorale l’assemblea regionale vede un numero maggiore di donne (la coalizione di centrosinistra ha portato in Consiglio due giovanissime come Simona Paonessa del Pd e Vittoria Nallo di Italia Viva) ed una maggiore rappresentatività delle provincie, e questo costituisce sicuramente un passo significativo in avanti per il Piemonte. Lavoreremo perché la Regione Piemonte possa tornare a essere punto di riferimento per tutti i nostri amministratori, coerentemente con i principi affermati nella Carta di Chivasso del 19 dicembre del 1943, per dare vita all’Europa dei territori, delle sue montagne passando per le colline e per la nostra pianura, dalle grandi città alle piccole comunità».