La Buona Destra solidale con il settore turistico
La Buona Destra del Piemonte, attraverso il suo Comitato per la Buona Destra di Torino, esprime vicinanza e sostegno nei confronti di uno dei settori maggiormente colpiti dalla crisi pandemica. Quello turistico è infatti il settore che forse più di altri sta pagando l’impossibilità di una pianificazione sul medio-lungo periodo, a causa del sistema dei colori e del blocco degli spostamenti regionali.
L’anno di pandemia appena trascorso ha causato una perdita di circa 3 milioni di presenze turistico-alberghiere nei nostri territori e le nuove restrizioni attualmente in corso, determineranno un’ulteriore danno economico al settore. L’attuale situazione rischia di ripercuotersi sui bilanci di quest’anno, con la preoccupazione che il 2021 possa rivelarsi, per l’intero comparto, peggiore del 2020 appena concluso, con tutte le conseguenze sociali, economiche ed occupazionali conseguenti.
Per questo motivo, facciamo nostro l’appello di FederAlberghi Torino, affinché la campagna vaccinale in corso, che ricordiamo essere la nostra unica arma per sconfiggere la pandamia, subisca un processo di accelerazione, in modo da riaprire al più presto i confini tra le regioni, dando respiro ad uno dei settori che più di tutti ha subito le conseguenze economiche dall’emergenza sanitaria in corso.
Diversi paesi europei sono in procinto di riaprire ai flussi turistici la prossima estate, il nostro Paese, che fonda il 13% del proprio PIL sul turismo, non può rimanere indietro.
Auspichiamo che le richieste di Federalberghi Torino, compatibilmente con le necessità sanitarie collettive, possano essere accolte ed attese dalla politica il prima possibile. Mai come in questo momento, dare risposte certe e rapide ai cittadini e alle imprese colpiti dai danni economici e sociali causati dal Covid-19, crediamo essere di fondamentale importanza.
Claudio Desirò Pietro Piazzolla
(Buona Destra Piemonte) (Buona Destra Torino)
“Mentre ritarda a redigere il Piano del lavoro agile”
“Come fanno notare i sindacati, la Regione non ha ancora pubblicato il Piano organizzativo del lavoro agile previsto da ormai due mesi. Purtroppo sappiamo bene quanta discrezionalità ci sia al momento sul tema smart working e quanto sia necessario avere chiare le attività che possono essere svolte da remoto, le misure organizzative, i requisiti tecnologici, i percorsi formativi del personale, gli strumenti di verifica dei risultati. Ma soprattutto si continuano a ignorare i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici in smart working emergenziale, come il diritto alla disconnessione e il diritto a un rimborso spese per le utenze domestiche e l’acquisto di strumenti di lavoro propri” – dichiara Marco Grimaldi, Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, in merito alla mancata redazione del P.O.L.A. 2021 che, in base all’art. 263 del decreto-legge n. 34 del 2020, convertito con modificazioni dalla legge n. 77 del 2020, sarebbe atteso dal 31 gennaio.
“Tuttavia” – prosegue Grimaldi – “la Regione, nel Piano triennale per la prevenzione della corruzione e della trasparenza 2021-2023 appena pubblicato, fa riferimento allo smart working invitando a rispettare ‘codici di comportamento’ responsabili per non cedere alla tentazione di ‘comportamenti agili che non possono essere visti dagli altri’, per esempio ‘resistere alle pressioni di conoscenti che chiedono accesso privilegiato ai servizi o informazioni riservate’. Ma a che pro questo atteggiamento moralizzatore? Invece di offendere i dipendenti, la Giunta pensi a colmare i propri ritardi”.
Alberto Avetta (Pd): “Variante del Ponte Preti, variante alla SP 460 Lombardore-Front, Peduncolo di Ivrea, Traforo di Monte Navale, Ponte Ribes, nodo di Borgofranco e nodo idraulico di Ivrea: questi gli interventi infrastrutturali indispensabili per il rilancio del Canavese.”
“Più di vent’anni fa, era il febbraio del 2000, vennero individuate le strade da trasferire alle Regioni e agli Enti locali. Finalmente con il DPCM del 21 novembre del 2019, il ministero delle Infastrutture e dei Trasporti ha avviato il trasferimento. Essendo prossimo il passaggio formale ad ANAS di tali tratte stradali, è importante che durante la discussione del bilancio regionale 2021 si affronti il tema: questi interventi infrastrutturali sono indispensabili per il rilancio industriale, economico e sociale del Canavese”. Lo afferma il Consigliere regionale Alberto AVETTA (Pd), che ha presentato un’Interpellanza relativa al trasferimento della rete stradale alla Regione Piemonte e ad Anas. “In particolare segnalo l’importanza della variante alla SP 460 Lombardore-Front per lo sviluppo dell’area dello stampaggio a caldo in alto canavese (opera in attesa di finanziamento, il progetto è affidato alla Città Metropolitana che attende dalla Regione le risorse per aggiornare il progetto definitivo); la Variante del “Ponte Preti” (opera finanziata dal Ministero Trasporti nel 2019 e in fase di progettazione a cura della Città Metropolitana di Torino); il Peduncolo di Ivrea, collegamento tra la SS 26 e la SP 228, e Traforo di Monte Navale (entrambe in attesa di finanziamento); il Ponte Ribes, ricostruzione e adeguamento sulla SP 565 (in attesa di finanziamento); il nodo di Borgofranco (movimenti franosi sulla SS 26) e gestione nodo idraulico di Ivrea (in attesa di finanziamento). Pertanto, ho voluto sollecitare la Regione Piemonte per sapere a che punto è il confronto con Anas e Città Metropolitana di Torino per la futura gestione delle varianti e degli altri interventi infrastrutturali ancora in fase di progettazione, e soprattutto quante risorse si prevede di stanziare in sede di bilancio. E’ bene che la Regione tratti con ANAS le migliori condizioni coinvolgendo fin da subito i sindaci canavesani”.
Sempre i soliti da trent’anni
No… non ci posso credere, il Prof Mario Calderini candidato per centro sinistra e pentastellati a Torino. Persona degnissima, sia ben chiaro. Come un riflesso condizionato si pensa subito al Prof Francesco Profumo e Mercedes Bresso. Fu lei nel volerlo a Presidente FinPiemonte, poi il centro sinistra scelse Fabrizio Gatti. Ma questa è un’ altra storia, e che storia, precisamente una storiaccia. Non è da meno Chiaretta Appendino. Molto alternativa quando chiedeva i voti ai centri sociali e no Tav , lei pur sempre figlia della buona borghesia torinese.
Quando è toccato a lei non ha avuto dubbi: riconferma di Francesco Profumo alla presidenza di Fondazione San Paolo. Presidente lo fu Sergio Chiamparino, e questa è una storia almeno parallela. Sempre i soliti da trent’anni? Francamente il sospetto viene. Unica che , almeno a Torino, vorrebbe una alleanza al primo turno tra PD e cinquestelle e Chiaretta. Indubbiamente, prima o poi Enrico Letta dovrà occuparsene. Avanti coi carri e Irene Tinagli vice segretaria. Grande amica di Calenda ma soprattutto grande professoressa a livello Mondiale e laurea a pieni voti alla Bocconi. Stupendo il suo libro: la grande ignoranza. Dall’ uomo qualunque al Ministero qualunque. L’ ascesa del’ incompetenza e il declino dell’ Italia, ottima sintesi per un ottimo programma politico. La vedo dura per Giggino ( Di Maio ) e i suoi sodali. E non finisce qui. Anna Rossomando alla segreteria nazionale responsabile Giustizia.
Lei che ha sempre bollato la legge Bonafede sulla prescrizione come una boiata pazzesca. E poi quell’ abbraccio tra Letta e Bersani la dice lunga. Entrambi letteralmente fregati dal Toscanaccio (Renzi) al quale non rimane altro che viaggiare in Arabia. Molto generosi nei gettoni di presenza nei loro cda. Mizzica, e 15 giorni fa chi avrebbe immaginato tutto ciò?
Poi finalmente è arrivata la conferma. Da mesi Nicola Zingaretti era insofferente. Precisamente i beni informati suggeriscono che il primo a parlare a Enrico Letta sia stato proprio il nostro Nicola Nazionale. Martucci e Del Rio non demordono rimanendo al loro posto. Tengono il punto , ma prima o poi dovranno scegliere se continuare nel fare resistenza passiva o voler rimanere nel giro.
Ad oggi, non mi pare che Enrico Letta sia propenso alla seconda soluzione. Se non cambia la legge elettorale, e difficilmente cambierà, sarà Letta nel decidere i candidati e dunque i probabili eletti. Se son rose fioriranno. Intanto, per ora si vedono più affinità tra Draghi e Letta che tra Draghi e Salvini. A Matteo Salvini non rimane che la sterile polemica con Letta definito professorino di Parigi. Totale pochezza. Ma in fondo il Capitano ( Salvini ) fa tenerezza, molto ma molto in fondo, s’ intende. Ha endemicamente bisogno della polemica come linfa vitale del suo vivere. Ma Giorgetti lo rabbonisce. Boni, state boni. Concludendo si vedrà. Una cosa è certa: chi ha pensato a Enrico Letta ha fatto, ad oggi, la cosa giusta per rafforzare Draghi e qualche difficoltà nel centro destra esiste. Unica contenta è la Meloni che continua nell’urlacchiare. Ma, almeno per ora, non fa testo.
Patrizio Tosetto
“subito un tavolo al Mise per definire risposte e strategie”
“Nell’anno del COVID la cooperativa che gestisce il Villaggio Olimpico di Bardonecchia ha dovuto pagare 1 milione di euro di affitto a fronte di entrate praticamente inesistenti, questa situazione rischia di far chiudere la struttura e lasciare a casa i circa 100 dipendenti” dice il Consigliere Regionale Daniele Valle.
“Ho presentato una interrogazione al Presidente Cirio, visto che la proprietà della struttura è anche regionale. Non possiamo accettare che una delle poche eredità olimpiche a funzionare come si deve (il Villaggio Olimpico rappresenta da solo circa il 50% dei posti letto alberghieri di Bardonecchia) chiuda i battenti per fallimento proprio quando iniziamo ad intravedere la fine di questa emergenza sanitaria”.
La struttura del Villaggio, così come tutte le altre strutture olimpiche, è stata data in concessione trentennale alla società Parcolimpico srl, in cui le istituzioni del territorio partecipano per il 10%, mentre il 90% è detenuto dalla società GL Events.
“La cooperativa ha giustamente chiesto una riduzione del canone per il 2020, anche a fronte del fatto che, in virtù della sua compagine sociale, non ha ricevuto ristori dal governo, ma non è ancora stato trovato un accordo con Parcolimpico, e la cooperativa è stata costretta a pagare tutto per non perdere la concessione. Ora però, con la stagione invernale completamente saltata, i conti sono in profondo rosso – conclude Valle – un’eventuale chiusura del Villaggio Olimpico sarebbe una tragedia per il comparto turistico di Bardonecchia, che vedrebbe svanire le 100.000 presenze ospitate dalla struttura annualmente nel periodo pre-covid, con conseguenze durissime per tutto il comparto”.
Donat-Cattin, il magistero che non tramonta
Carlo Donat-Cattin è scomparso 30 anni fa ma il suo magistero politico, culturale, sociale ed istituzionale continua ad essere moderno. Anzi, addirittura attuale.
E questo per una semplice ragione. E cioè, quando un leader politico è anche espressione di una cultura politica – e nel caso di Donat-Cattin dotato di un coraggio e di una determinazione non comuni – è quasi scontato che il suo magistero continui ad essere un punto di riferimento anche per le giovani generazioni.
Innanzitutto, per tutti coloro che continuano ad individuare nel cattolicesimo sociale e nel
cattolicesimo popolare una risposta concreta ai problemi, a volte drammatici, che si affacciano di
fronte a noi. E questo, tra gli altri, per almeno 3 motivi di fondo.
Il primo è la costante nel difendere e nel farsi carico, sempre, delle istanze e delle esigenze dei
ceti popolari. Non nella propaganda elettorale o negli slogan quotidiani, ma nella concreta azione
politica. Nel Parlamento come nella società civile, nel partito come nel dibattito culturale. E questo
è stato il leit motiv dell’azione di Donat-Cattin nel suo lungo e fecondo magistero politico ed
istituzionale. I ceti popolari non vanno mai blanditi o ipocritamente strumentalizzati per fini politici.
I problemi che pongono vanno affrontati e risolti e, su tutto, i ceti popolari – per dirla proprio con
Donat-Cattin – “vanno trasformati da ceti subalterni a classe dirigente del nostro paese. E lo
strumento per centrare questo obiettivo era il partito.
Ecco perchè, ed è la seconda considerazione, il partito resta lo “strumento democratico per
eccellenza” dei ceti popolari e di tutti coloro che si battono per una emancipazione politica,
sociale e culturale. E quindi il partito, che non sarà mai un fine dell’azione politica, non può e non
deve mai trasformarsi in un “banale partito di opinione” o in un brutale “partito del capo”. E le
battaglie, infinite e sempre trasparenti, condotte in prima persona e con la sua corrente della
sinistra sociale di Forze Nuove nella Democrazia Cristiana sono sempre e solo state ispirate ad
una concezione, sturziana e popolare, per un “partito di liberi e forti” che “crede nella
partecipazione, nel confronto e nella sua rappresentanza democratica e sociale”.
In ultimo, e per fermarsi a 3 sole osservazioni, la centralità dell’ispirazione cristiana come
fermento e stimolo continuo ed incessante nella sua concreta azione politica, sociale e culturale.
Una ispirazione cristiana lontana da qualsiasi tentazione clericale ed estranea a qualsivoglia
degenerazione confessionale. Ma, nella difesa strenua e precisa della laicità dell’azione politica, si
riscontrava anche una profonda e convinta adesione al magistero della Chiesa e, nello specifico,
alla dottrina sociale della Chiesa.
Il tutto, come ovvio, condito da un carattere e da una tenacia che lo hanno trasformato, da subito,
in un leader politico e di governo autorevole ed indispensabile. E questo perchè, come
ricordarono più volte i grandi leader Dc del passato, Carlo Donat-Cattin rappresentava un pezzo
di società definito e riconoscibile. Un pezzo di società di cui la DC, il suo partito, non poteva farne
a meno nel momento in cui doveva declinare, concretamente, la sua natura di partito popolare,
interclassista, di governo e di ispirazione cristiana. E quando Aldo Moro definiva Donat-cattin un
“democristiano autentico” o quando Forlani lo collocava tra gli “uomini migliori” prodotti dalla
storia della Dc, ciò avveniva perchè ogni suo gesto tradiva la sua appartenenza all’identità che
proprio Aldo Moro nel suo ultimo drammatico discorso faceva risalire agli elementi costitutivi del
pensiero politico di Donat-Cattin, cioè alla promozione simultanea tanto della dimensione
religiosa, quanto della dimensione popolare e liberal democratica.
Ma Donat-Cattin appariva un “democristiano autentico” non solo e non tanto perchè nei suoi
discorsi sapeva “tenere insieme” tutte queste cose, quanto perchè egli riusciva, con rara lucidità,
a farle convivere nelle sue scelte concrete ovunque fosse chiamato ad operare e ad intervenire. In
effetti, la preoccupazione costante di Donat-Cattin di porre la “questione sociale” al centro di ogni
indirizzo politico non si risolveva solo nello sforzo di condizionare le scelte di politica economica e
salariale ponendosi dal punto di vista dei ceti subalterni. La sua vera ambizione era più grande:
egli voleva che nell’architettura amministrativa dello Stato democratico quei ceti e quelle istanze
non avessero un ruolo residuale nè meramente aggiuntivo.
Come si vede, quindi, l’opera e il magistero di Carlo Donat-Cattin rivelano una ricchezza
straordinaria che va studiata sotto ogni aspetto attraverso analisi severe e dettagliate e che vanno
riproposte a tutti coloro che ancora condividono i valori e le scelte che furono alla base della sua
inconfondibile testimonianza terrena.
Insomma, Donat-Cattin continua ad essere un faro che, grazie alla sua testimonianza politica ed
istituzionale, illumina la tradizione del cattolicesimo sociale e popolare nel nostro paese.
Giorgio Merlo
Sinistra Italiana elegge segretario Roberto Bacchin
Il congresso provinciale di Sinistra Italiana elegge segretario Roberto Bacchin, classe ’93. Bacchin: “Serve un’alleanza tra le forze politiche che possono trovare un terreno comune per contrastare i mali del nostro tempo: l’emergenza climatica, le crescenti disuguaglianze, l’erosione dei diritti sociali e individuali”.RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – L’assemblea congressuale e la direzione provinciale torinese di Sinistra Italiana riunitasi in modalità online sabato 13 Marzo 2021 ha eletto segretario provinciale Roberto Bacchin e Tesoriere Alberto Re. Roberto Bacchin collegnese, classe ’93, è il più giovane segretario metropolitano mai avuto di Sinistra Italiana: “La crisi pandemica non ha fatto altro che acutizzare ulteriormente i problemi di un territorio in difficoltà dal punto di vista economico, sociale, demografico e ambientale. Una recentissima pubblicazione del Centro studi della Cassa Depositi e Prestiti individua la Città metropolitana di Torino come un’eccellenza, in grado di essere un potenziale volano per il rilancio dell’economia piemontese; la vera chiave di sviluppo del territorio è proprio quella di una visione metropolitana: Torino per rilanciarsi deve guardare verso la sua campagna, la sua collina e la sua montagna. Anche sull’orizzonte metropolitano sarà necessario ricercare una nuova alleanza tra quelle forze politiche che, nella loro diversità, possono trovare un terreno comune per contrastare i mali del nostro tempo: l’emergenza climatica, le crescenti disuguaglianze, l’erosione dei diritti sociali e individuali. Alberto Re, classe ’82, consigliere a Torino nella circoscrizione 1, è stato riconfermato tesoriere dell’organizzazione. Marco Grimaldi, nel suo ultimo intervento da segretario regionale nell’assemblea torinese si dichiara soddisfatto e felice dell’esito del congresso: “la deindustrializzazione e il lavoro povero hanno travolto l’intera città e la prima cintura, la pandemia ha aggravato i problemi dei poveri, fiaccato e colpito la classe media e in alcuni casi migliorato la situazione dei più ricchi. Le donne risultano le più danneggiate dalla crisi (ma anche i giovani e giovanissimi), perché sono maggiormente impiegate proprio nei settori professionali più duramente colpiti dalla pandemia. Questo è ciò che intendo quando parlo della necessità di dare una lettura politica della pandemia. Il virus colpisce tutti, ma lascia i segni più feroci sui più deboli socialmente ed economicamente. C’è un prima e c’è un dopo. Dopo il terribile impatto del Covid-19, la nostra città metropolitana va ripensata e trasformata nei suoi luoghi, nelle sue relazioni, a partire dalla dignità e dalla salute delle persone”. |
Se l’orologio della politica va a ritroso
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
