Quel 24 gennaio 1979, cosa ci resta di Guido Rossa
Giorni e date che ti entrano nelle carni producendo ferite non guaribili. Ferite che ogni anno continuano a sanguinare. Con dolore e tristezza e rabbia. 24 gennaio 1979 le Br assassinarono Guido Rossa.
Dei brigatisti uccisero un compagno comunista che aveva osato denunciarli. Operaio Italsider, nato a Belluno ma cresciuto a Torino. Trasferitosi a Genova per sposarsi. Tra i più grandi scalatori del tempo. Maestro del Cai. Fu anche para’.Delegato sindacale ed attivista comunista. Uno che non si tirava mai indietro. Non fu lui che sorprese il brigatista Francesco Berardi che nascondeva, all’interno dello stabilimento Italsider, volantini delle Brigate Rosse. Ma fu lui a denunciarlo ed a testimoniare contro. Un uomo con gli attributi lasciato solo dai suoi stessi compagni di partito e di sindacato. Dopo oltre 40 anni è chiaro ed assodato. Incontro’ la morte perché, o anche perché solo. Nessun servizio d’ordine del pci lo difese. Nessuna pattuglia della polizia staziono’ sotto casa sua. La sua morte mise a nudo i limiti del movimento operaio. Della sinistra ed in particolare del PCI e del sindacato. Fiom in primis e con essa la Flm.
Troppe connivenze e reticenze. Lo urlo’ il giorno del funerale Luciano Lama. Lo ammise a denti stretti Bruno Trentin. Mesi dopo, a Torino il questionario dove si chiedeva: sei a conoscenza di fatti di terrorismo? Decenni dopo Giancarlo Caselli affermò: oltre 50 di quelle denunce, fatte in forma anonima, furono preziosissime per debellare il fenomeno. Ai funerali pioveva come Dio la mandava. Quell’omicidio e quei funerali segnarono la fine, o perlomeno l’inizio della fine del terrorismo rosso. Al funerale il presidente della repubblica Sandro Pertini stravolto. Per tutta la giornata piovve a dirotto. Non cambio’ il colore della giornata. D’un blu scuro. Perché era un maledetto giorno da fissarsi nella memoria, nel cuore e nell’anima di ognuno di noi. Davanti a tutti il Consiglio di fabbrica dell Italsider e dopo I Camalli, portuali di Genova. Le loro giacche di pelle con il rampino agganciato. Il rampino gli serviva per lavorare , ma era anche di monito. Come agli inizi degli anni 60 contro il governo Tambroni e il Msi che volevano fare il congresso a Genova medaglia d’oro alla Resistenza. Ieri contro i fascisti, ed ora contro i nuovi fascisti rossi, alias Brigate Rosse. Momenti alti della Storia del nostro paese. Sono passati 43 anni. 24 gennaio 1977 e il 24 gennaio 2022 si comincia a votare per l’elezione del Presidente della Repubblica. Una lunga Storia cominciata il 25 Aprile del 1945. Una Storia che si chiama Democrazia. Ieri come oggi e per sempre. Si spera. Oggi i mille elettori che voteranno hanno un debito morale e politico verso eroi come Giudo Rossa. Era solo un operaio , un sindacalista. Nato a Belluno, era vissuto per tanti anni a Torino. Figlio dell’immigrazione. Operaio a Torino come a Genova dove si era sposato. Sua moglie l’aveva conosciuta al CAI. Anche lei alpininista. Non aveva visto direttamente i terroristi che lasciavano nei reparti i volantini Br. Ma li aveva denunciati, aveva testimoniato e dunque era stato determinante per la loro condanna. Aveva fatto il suo dovere pagando con la vita. Un prezzo troppo alto… Chissà se verrà ricordato? Credo e spero di sì. Per me, per noi, ogni anno il compito di ricordarlo.
Patrizio Tosetto
Enrico Bussalino, 45 anni compiuti il 3 gennaio scorso, è dalla fine di dicembre il nuovo presidente della Provincia di Alessandria.
Esponente della Lega è anche sindaco di Borghetto Borbera e dipendente dell’Agenzia delle Dogane, attualmente in aspettativa per l’incarico che ricopre.
Gli abbiamo rivolto alcune domande inerenti la sua Amministrazione appena insediata.
Presidente come è stato il ‘salto’ da Borghetto Borbera ad Alessandria ?
La Provincia è un ente territoriale che presenta diverse problematiche di tipo finanziario in quanto le sono state lasciate competenze significative come le strade e l’edilizia scolastica e diminuite le risorse.
Per questo motivo ho voluto mantenere in capo al presidente la delega al bilancio, per dare un segnale politico. Le Province devono riavere la propria piena identità.
Borghetto Borbera ha sicuramente una dimensione amministrativa più piccola ma risorse che consentono un bilancio adeguato.
Lei è favorevole ad un ritorno all’elezione diretta del presidente della Provincia e del Consiglio provinciale ?
Assolutamente d’accordo perché questo può fare avvicinare ancora di più i cittadini alla Provincia che è ente fondamentale per la gestione del territorio e, soprattutto, per i Comuni, specie quelli più piccoli che hanno maggiori di difficoltà a rapportarsi con Torino (Regione) e Roma (Stato).
In questa fase di inizio mandato quali sono le sue priorità ?
Manutenzione delle strade, fabbricati scolastici, ambiente, Sono favorevole ad un progresso con basso impatto ambientale. E approfitto per esprimere, a tal proposito, un no assoluto dell’Amministrazione Provinciale al Deposito Nazionale di scorie nucleari. Il nostro territorio ha già dato tanto in questo senso con l’Eternit di Casale Monferrato e l’Ecolibarna.
Ha riscontrato particolari criticità ?
La più grande è la mancanza di personale, con meno di 250 dipendenti e di riserve per le spese correnti. Un’altra saranno le autorizzazioni ambientali da rilasciare alle imprese che ne faranno richiesta per l’accesso ai progetti del Pnrr, per le quali è prevedibile un incremento notevole a breve.
La Provincia di Alessandria è costituita da diverse zone ognuna con una propria identità e specificità ….
Sono dell’idea che la Provincia debba essere coordinatore delle aree in modo che ognuna possa valorizzare al meglio le proprie identità.
Continuerete sulla stessa strada dell’assistenza tecnica ai Comuni ?
Certamente soprattutto per quelli più piccoli che ne hanno la maggiore necessità.
Oltre alla delega per il turismo ne ha conferita una alla promozione turistica, culturale dell’identità. Perché ?
Si ho conferito ad Eleonora Gatti, che è anche consigliere comunale a Novi Ligure, queste deleghe. L’input è quello di valorizzare la cultura di tutto il territorio provinciale.
Al quale appartiene anche la Valcerrina …
Sono stato a Cerrina per un incontro lo scorso anno. E’ una valle stupenda, bella, ospitale, che non ha niente da invidiare all’Unesco.
MASSIMO IARETTI
Pedrale e Zambon: Ora solo ricostruire il “centro”
“Ricostruire un centro politico a livello nazionale e a livello piemontese.
Tamponi, Pd: “Coinvolgiamo le parafarmacie”
L’esperienza di questi giorni ci dimostra che la nostra regione è in affanno a processare un numero adeguato di tamponi. Il Piemonte, rispetto alle altre regioni processa un numero molto basso di tamponi molecolari presso le strutture pubbliche e questo ha riversato sul settore privato, specie sulle farmacie, un’ampissima richiesta di tamponi rapidi.
Ma anche le farmacie non sono sufficienti a dare le risposte necessarie. Basta guardare a quanto sta succedendo con il mondo della scuola primaria, dove gli studenti vengono mandati in quarantena preventiva perché il sistema non riesce a garantire i tamponi.
Per questo abbiamo presentato una mozione per estendere anche alle parafarmacie le convenzioni in atto con le farmacie e consentire loro di erogare servizi di primario interesse per il cittadino quali l’esecuzione di tamponi antigenici, vaccinazioni anti covid e stampa del green pass.
La nostra intenzione è di andare oltre e chiedere che anche gli infermieri liberi professionisti e tutte le professioni sanitarie che ad oggi svolgono l’attività di somministrazione del tampone in contesti predeterminati (studi medici, farmacie, RSA) possano operare sulla piattaforma covid di gestione dati.
Se non allarghiamo le maglie e rendiamo più flessibile il sistema, non riusciremo a rispondere alla crescente domanda di tamponi, condannando le persone ad attese e quarantene oramai insostenibili.
Domenico Rossi – Vice-presidente Commissione Sanità
Daniele Valle – Consigliere Regionale
Il vizio della “superiorità morale”
E ci risiamo. Quel vizio della cosiddetta, e conosciutissima, “superiorità morale” della sinistra stenta ad attenuarsi o a scomparire.
Una superiorità morale, ovviamente presunta e del tutto
virtuale, che ha accompagnato l’intera esperienza della prima repubblica e che, come naturale,
non si è affatto attenuata dopo il tramonto della Democrazia Cristiana nei primi anni ‘90. Una
superiorità che è stata scandita in vai momenti della vita repubblicana per arrivare al suo culmine
quando la “diversità morale” è diventata addirittura un progetto politico. È di tutta evidenza che
questa cultura, o meglio sub cultura, difficilmente declina perchè resta un elemento costitutivo e
decisivo della stessa identità della sinistra. Soprattutto in una stagione dominata dal “pensiero
debole” e da una politica priva di riferimenti culturali ed ideali solidi e percepibili. Appunto, resta il
giudizio morale sulle persone.
Ora, il nodo di fondo non è – come ovvio a tutti – il giudizio su Berlusconi e su quello che ha
rappresentato e che, per certi versi, continua a rappresentare il capo di Forza Italia nel nostro
paese. Quello è un giudizio già consegnato alla storia recente e meno recente. No, il tema di
fondo riguarda altri versanti. Come, ad esempio, sostenere chi è in grado e chi non è in grado, a
prescindere da qualsiasi valutazione politica e culturale, di governare nel nostro paese. Un
giudizio che si rinnova, al di là delle di diverse fasi storiche, e che trova sempre terreno fertile in
ogni formazione politica riconducibile seppur vagamente alla sinistra. Certo, la vecchia
concezione ideologica della “egemonia” gramsciana ha lasciato le sue scorie in questo campo e
più che un tabù da rimuovere resta un dogma da smaltire. Ma il moralismo, che è altra cosa, resta
il fratello povero di quell’impianto ideologico e che si ritrova, seppur con accenti diversi a seconda
delle stagioni politiche, nelle varie formazioni della sinistra. E oggi, nello specifico, nella concreta
esperienza del Partito democratico.
È appena sufficiente, al riguardo, osservare con attenzione il giudizio politico alquanto sprezzante
che viene formulato, o meglio sentenziato, sulla opportunità, o meno, di ricostruire il “centro”
nella cittadella politica italiana. Il giudizio politico del guru del Pd romano, Bettini, sotto questo
versante è persin troppo eloquente al riguardo. Un misto di disprezzo politico e di altezzosità
morale che ripropongono, appunto, il peggio di quella tradizione culturale e politica. Giudizi che
trovano cittadinanza anche in altri settori di quel partito anche se in misura minore. E per
motivazioni più legate alla contingenza e agli interessi politici ed elettorali dei singoli.
Ecco perchè è necessario dire, ancora una volta, che la presunta e virtuale superiorità morale non
è una politica, non è un progetto politico, non è una scelta culturale o programmatica ma resta
solo e soltanto la conseguenza di un lascito post ideologico flebile e meschino, privo di qualsiasi
valenza progettuale. Se non quello di attaccare frontalmente le persone e delegittimarle sotto il
profilo politico. Appunto, il peggior moralismo.
È tempo, quindi, che anche la sinistra su questo versante si spogli definitivamente del suo
passato senza pensare che la categoria dell’egemonia da un lato e della superiorità morale
dall’altro possano continuare ad essere semplicemente riproposti ad ogni tornante della storia.
Giorgio Merlo
Dalla Sicurezza in Barriera di MILANO alle Baby Gang, al settore auto che affronta la più grande trasformazione della sua Storia senza che Comune e Governo abbiano una politica industriale . Il difficile 2022….
Ci voleva un bravo giornalista come Lodovico Poletto e un bravo militare come il Generale LUZI per dirci che dietro al fenomeno delle Baby Gang c’è la mancanza di lavoro e di opportunità. Al Signor Generale vorrei dire che il COVID ha fatto esplodere alcune situazioni ma le cause sono più lontane e stanno nella pochissima crescita economica degli ultimi venticinque anni e ai ristori insufficienti per partite IVA e settore commercio. Basta andare a chiedere ai Parroci delle Parrocchie dei Quartieri più difficili. Penso sovente al Parroco della Madonna della Pace che dalla finestra vede gli spacciatori e chiede ai benefattori diLa politica tra Quirinale e problemi locali
La candidatura del Berlusca: tanto rumore per nulla.
Mi sembra abbastanza chiaro che Salvini e la Meloni lo abbiamo preso in mezzo. Come mi sembra che la sinistra o se vogliamo il centro sinistra gli abbia dato troppo peso. Non dovevano permettersi di candidarlo. Perché mai? Personalmente mi sembra tutto tremendamente ridicolo. Ma sono affari loro, decisamente. Come si diceva una volta: ognuno ne risponderà. Le agenzie inglesi danno Draghi favorito e il Berlusca fuori gioco. Praticamente chi scommette su Draghi vince lo o.80 % di ciò che ha giocato. Se fosse eletto Berlusca vincono una fortuna. Chi vive di scommesse non sarà così stupido da mettere su un’attività fallimentare. Sempre Salvini ammonisce e sornione afferma: abbiamo già pronto un piano B. Intanto Torino conferma dei non invidiabili primati. 200 giorni per avere la nuova carta d’identità. E che sarà mai un anno difronte all’eternità. Nel mentre Stefano lo Russo va avanti come un carro armato. Nuova City Manager e Jacopo Suppo, sindaco di Condove è diventato vice presidente dell’area metropolitana. Confesso, inizialmente sono rimasto perplesso. Ma è un no Tav! Poi alcune telefonate per capire o farsene una ragione. Risposte: ti sbagli, nessuna contraddizione. Innanzitutto perché è sempre stato un moderato. Poi perché se ne è fatto una ragione, la tav va avanti, e poi non è così sbagliato dialogare con la parte moderata del movimento. Sarà , non lo metto in dubbio, e come al solito vedremo. Sicuramente il ritorno dei comuni, tra cui Torino nell’Osservatorio è cosa buona e giusta. Altro capitolo, bisogna concretizzare 21 progetti per i fondi europei. Mi raccomando, su questo versante non fate stupidaggini. In Regione acque agitate. Fratelli d’Italia e Lega non trovano pace. E il governatore Cirio che dice? Nulla, o perlomeno fa spallucce. Lui ha cose a cui pensare ben più importanti. Tra cui prendere un aereo o un treno il 24 per votare per il Presidente della Repubblica. È uno sfegatato di Berlusca. Ma mi sa che dovrà cambiare cavallo, perché non ci crede neppure più Berlusca. Fa capolino la Cartabia. Anzi la Ministra Cartabia. Sempre bene precisarlo . Donna e moderata. Che vogliamo di più dalla vita. Ed anche qui vedremo.
Patrizio Tosetto
“Dal Parlamento alla Regione la solidarietà della Lega per il gesto vile e oltraggioso delle scritte minacciose contro i vaccinatori a Caluso. Leggo con stupore la notizia di scritte no vax, sgrammaticate, comparse sul muro del centro vaccinale. Tutta la mia solidarietà a medici e volontari. A Caluso, come in tutto il Canavese, il lavoro fatto in questo anno è immenso, grazie per tutto quello che avete fatto, anche per merito vostro i cittadini hanno risposto benissimo”. Cosi il deputato piemontese della Lega Alessandro Vigna, commentando l’episodio delle scritte di minaccia ai medici vaccinatori sulla facciata del Chiostro dei Frati Francescani, che ospita il centro vaccinale anti covid di Caluso nel Torinese.
“Oltraggioso e stupido – fa eco Andrea Cane, vicepresidente regionale leghista della commissione consiliare alla Sanità – il messaggio che minaccia medici e operatori sanitari, che insieme a tanti volontari permettono performance vaccinali che stanno salvando l’Italia da danni ben peggiori che stiamo vedendo in altri Paesi. Sono certo che i carabinieri faranno tutto il possibile per individuare e sanzionare gli autori di un gesto vile e sciocco, grazie nel frattempo al sindaco per aver fatto rimuovere rapidamente lo scempio”.
“Si scrive DAD e si legge quarantena”
«Un bimbo vaccinato se negativo non può rimanere in quarantena, dovrebbe essere trattato come gli adulti, la Regione e il Governo diano un’interpretazione maggiormente estensiva di una norma che sta pesando enormemente sui più piccoli e sull’organizzazione familiare dei genitori piemontesi» – è la posizione di Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi sulla controversa lettura che viene data all’ultima circolare ministeriale riguardante i bambini che, a differenza degli adulti vaccinati con terza dose, devono comunque osservare un periodo di quarantena o isolamento.
«Si scrive DAD ma si legge quarantena: non capisco fino in fondo l’idea secondo il quale un bimbo, guarito, vaccinato o tamponato e negativo, venga lasciato a casa per 10 giorni come se fosse contagioso. Prima viene la salute, ma tenere a casa un bambino sano, senza nemmeno un’ora di aria aperta è quanto di peggio si possa fare – prosegue Grimaldi. Non mi è chiaro perché chi ha più di 5 anni e ha fatto il vaccino (o è guarito dal Covid) debba stare in quarantena come tutti gli altri. Se la Regione Piemonte non vuole far valere la sua autonomia in questi casi, chiediamo al Ministro Speranza di intervenire prontamente per liberare dalla quarantena centinaia di bimbi vaccinati negativi. Diamo un segnale positivo, sennò a cosa serve la campagna vaccinale?».