”Il suicidio del consigliere regionale piemontese Angelo Burzi pone drammaticamente questioni di elementare evidenza.
Restare prigionieri di una accusa e di un processo per dieci anni è una barbarie, qualunque sia l’accusa, qualsiasi siano le responsabilità. Restarlo dopo essere stati assolti in primo grado ‘perché il fatto non sussiste’ aggiunge infamia alla barbarie, e non è da tutti riuscire ad accettarla.