politica- Pagina 313

Il “partito di centro” e la cultura di governo

Lo dicono ormai quasi tutti gli opinionisti e commentatori politici. E cioè, con l’avvento del governo presieduto da Mario Draghi e con la vasta maggioranza che giustamente lo accompagnerà, la geografia politica italiana subirà forti cambiamenti.

 

Non tanto sul versante della
classe dirigente dove, purtroppo, non ci saranno grandi sussulti. Ma semmai sul fronte delle
alleanze e del potenziale decollo di nuovi soggetti politici e di governo. Certo, con questa nuova
esperienza e dopo il clamoroso fallimento politico e di governo della ex maggioranza giallo/rossa,
tramonta anche il cosiddetto “populismo di governo” imperniato e rappresentato quasi
esclusivamente dalla prassi grillina. L’esaltazione delle parole d’ordine che hanno fatto la fortuna
politica ed elettorale dei 5 stelle sono destinate ad essere, almeno per il momento, archiviate.

Dalla valorizzazione della incompetenza alla inesperienza, dal pressappochismo alla
improvvisazione, dall’uno vale uno alla radicale cancellazione del passato all’azzeramento di tutte
le culture politiche. Disvalori che, di fronte alla caduta di credibilità e di consenso della esperienza
grillina, non sono più lontanamente riproponibili. Al contrario, l’elemento centrale che assumerà
una importanza sempre più marcata e crescente – soprattutto con l’avvento di un Governo
presieduto da una straordinaria e qualificata personalità come Mario Draghi – sarà la competenza
e, soprattutto, la cultura di governo.

Ecco perchè, nel rimescolamento politico inevitabile che caratterizzerà la nuova stagione che sta
per decollare nel nostro paese, la cultura di governo di ogni partito non potrà non avere un posto
d’onore. Cioè, sarà centrale per il dna di ogni partito. E visto che la “cultura di governo”, almeno
nella storia democratica del nostro paese, è sempre stata la caratteristica per eccellenza dei
“partiti di centro” che sapevano anche dispiegare una vera “politica di centro”, è doveroso che chi
continua a riconoscersi in quel magistero e in quella “sapienza politica” adesso si faccia avanti.
Perchè la vera sfida e la vera scommessa non sono quelle di dar vita all’ennesimo partitino di
centro. Politicamente insignificante ed elettoralmente irrilevante. La vera sfida, al contrario, è
quella di costruire finalmente una forza politica che sappia recuperare l’antica tradizione della
“cultura di governo” e, al contempo, essere un luogo in grado di intercettare domande, bisogni e
istanze che sino ad oggi sono state strattonate e strumentalizzate da opposti populismi e da
parole d’ordine ispirate alla mera propaganda. Occorre un salto di qualità, politico ed
organizzativo. Soprattutto per un’area che continua ad essere orfana di una vera ed autentica
rappresentanza politica.

Giorgio Merlo

Canalis (Pd): “Rsa, 7904 posti vuoti”

“Finalmente la verità è venuta a galla: nelle 516 RSA del Piemonte, su 29.964 posti letto autorizzati, al primo febbraio c’erano 7.904 posti vuoti.”

Un dato crudo e drammatico, di cui la IV Commissione consiliare regionale era tenuta all’oscuro nonostante le numerose richieste fatte in questi mesi dai gruppi di minoranza.

Il dato è contenuto nel file excel inviato all’Osservatorio sulle Rsa e la Giunta Regionale ha ritenuto di non condividerlo con le forze politiche.

Si tratta di un fatto gravissimo, che mette in luce la colpevole reticenza della Giunta Cirio, al limite dell’omertà, e rende evidente che le Rsa sono sull’orlo del collasso. Da mesi ripetiamo che senza nuovi inserimenti le strutture saranno costrette a chiudere. I ristori approvati il 20 gennaio dalla maggioranza sono, infatti, un debole palliativo se le strutture non riprendono a lavorare a pieno regime.

Perché le ASL piemontesi non stanno attivando nuovi inserimenti in convenzione? Perché l’assessore Icardi continua a non pubblicare i dati sui convenzionamenti effettuati nel 2020?

I 19,5 milioni di euro approvati come ristoro sull’esercizio 2020, sono ben poca cosa rispetto agli effettivi risparmi.

I mancati inserimenti, in convenzione e non, sono un grave danno per le decine di migliaia di famiglie piemontesi in lista d’attesa (sono più di 30.000) e la Giunta Cirio non può utilizzare l’ingente risparmio del 2020 per finalità diverse dall’abbattimento delle liste d’attesa o dalla messa in sicurezza delle strutture che devono accogliere gli anziani, soprattutto in una Regione con un quarto della popolazione sopra i 65 anni.

Così facendo non vengono alleviate le fatiche delle famiglie e non sono rispettate le norme che regolano la materia. E’ inaccettabile che la Regione risparmi sulle persone più fragili e non soccorra sufficientemente il sistema di cura.

Basta reticenza: i dati ci sono e devono essere resi pubblici.

 

Monica CANALIS – vice segretaria Pd Piemonte e consigliera regionale

“Malamovida in Santa Giulia, ci risiamo”

“Notte di assembramenti e abusivismo, l’Amministrazione ha alzato bandiera bianca. I Moderati chiederanno conto in Consiglio Comunale di quanto successo”

 

Santa Giulia, ci risiamo. La notizia non è la movida improvvisata in via Balbo; semmai, il fatto che l’altra sera il fenomeno è stato particolarmente evidente. Come dai Moderati sempre denunciato sia in Consiglio Comunale sia in Circoscrizione, queste dinamiche vanno avanti da settimane, lasciando resti e sporcizia la mattina successiva. L’Amministrazione si conferma totalmente impotente. O, forse, ha semplicemente rinunciato a prendere qualsiasi tipo di contromisura in un clima ultimi giorni di scuola, da remi tirati in barca di chi vede il “traguardo” della fine della consiliatura: inaccettabile, anche perché il salatissimo conto lo pagano i residenti. I locali sono chiusi, l’abusivismo è padrone del campo. Gli assembramenti di gente senza mascherina sono un rischio che non possiamo permetterci di correre. Chiederò conto della situazione in Consiglio Comunale.

Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.

A Roma qualcosa si muove. A Torino in attesa del voto

Così Berlusca e Beppe Grillo governeranno insieme. Precipitoso? Forse ma non ci sono tante alternative al cosiddetto perimetro della maggioranza.

Giorgia Meloni oramai è un pulcino bagnato decisamente nell’angolo. Matteo Salvini ci tenta,  magari torniamo al Governo. Zingaretti riprende le redini e spinge Grillo nello starci. Lezzi, Di Battista e Toninelli non ci stanno. Speriamo per i pentastellati che se ne vadano. Non per noi che di questi individui non abbiamo nessuna stima. Speranzosi verso l’Azzolina che voleva gli studenti in classe e poi spendere 120 milioni per i banchi e sedie con rotelle inutilizzati. Inservibili e dannosi. Qualcosa non torna.

Furibondo Travaglio che gli fanno saltare il suo Cocco Bonafede, il peggiore Ministro negli ultimi 150 anni. Poi,  da domani con chi se la prende? Dopo che Berlusca ha incontrato Draghi si vocifera che (Travaglio) sia svenuto. Sul Progetto Recovery Fund un cumulo di ovvieta’ ,  a detta (ovviamente) degli esperti. Il governo Conte non era il miglior Governo possibile? No! Non era il miglior governo possibile,  anzi era un governo,  usando un eufemismo, decisamente zoppicante. Intanto gli iperrealisti sentenziano che questi politici prenderanno in mezzo Mario Draghi e si tornerà da capo. Poi non vogliamo un uomo solo al comando. Buontemponi.

Meglio Conte? Non mi pare proprio. Prima non avevo fiducia e speranza. Ora ho fiducia e speranza. Prima urlavano che volevano competenza. Ora la competenza è arrivata. Per una volta Massimo D’Alema ha toppato. Conte era indifendibile. Magari non tanto lui,  la  compagine decisamente. E per una volta Giggino ci è piaciuto. Prima mai con Draghi. Poi non perdiamo la testa. Accordo, basta che non ci sia la Lega tra le scatole. I due più raggianti sono Berlusca e Matteo Renzi, non a caso. Il solito ( affettuosamente) Bauscia: Draghi è uomo mio.  Ed il toscanaccio: visto? Non saremmo arrivati allo stesso punto se non c’ero io. L’altro Matteo  Salvini) rompe ogni indugi : con Mario Draghi senza se e senza ma. Beppe Grillo dribbla i giornalisti e Vito Crimi parla mezz’ora e non dice niente. Comincia in salita anche per Zingaretti. Draghi riprende le consultazioni. Mi sa che sarà lui a decidere. Punto.

***

Scoramento di Mauro Salizzoni. Dopo il confronto con Lo Russo è vicino a buttare la spugna. Giorni fa , qualcuno mi disse: che ne pensi di un tandem Salizzoni e Pentenero? Bella idea ma solo con una controindicazione: Pentenero non ci ci sta. Continua nel dire: primarie, primarie,  e poi, a bocce ferme si deciderà. E chi non vuole assolutamente Lo Russo? Spera in Roma, ora che il prof. Andrea Giorgis è (quasi) disoccupato. Come ministro ha tutte le carte in regola. Ma mi sa che tra i pochissimi confermati ci sarà solo Speranza. Un cambio di guida alla Sanità non possiamo permettercelo ora. Con Andrea Giorgis ritornerebbe il sorriso al nostro Chiampa irritatissimo con chi ( a detta sua ) gli ha guidato contro il suo amico Mauro Salizzoni. Un’ amicizia che durava da più di cinquanta anni. Sintesi per Torino: tutto in alto mare. E se tanto mi dà tanto , difficilmente ad aprile e maggio si voterà. Rinviato tutto a settembre. Ora c’ è ben altro a cui pensare. Va anche in crisi chi sperava o solo si augurava, o solo prevedeva un accordo strategico tra cinque stelle e PD. Duretta accordarsi con Chiaretta sempre alla ricerca del suo disastro amministrativo quotidiano. Prima sostiene che,  Torino città dell’ accoglienza mai caccerà i senza tetto. Poi dal centro vengono cacciati. Non c’ erano alternative. Ma è stucchevole chi , cinque anni fa , accusando Piero Fassino di incapacità ha solo e decisamente peggiorato la situazione.  Se poi il Pd si incaponisce nel ricercare un accordo , sponsorizzato dalla sinistra sbrindellata,  faccia pure. In nome del non dobbiamo far vincere la destra,  faranno vincere la destra. Del resto,  almeno in questo,  c’ è una continuità storica della sinistra: il non volersi del bene facendosi un sacco di male. O forse è semplicemente stanca di governare Torino,  forse offesa che 5 anni fa la città ha preferito l’ Appendino a Fassino. Certamente Chiaretta non ha determinato l i motivi di fondo dell’ attuale sfascio. Ma è diventata un ottimo alibi per chi lo ha determinato. Vero, ne’ regione ne’ comune spenderanno soldi che arrivano dall’Europa. C’ è una questione di credibilità della nostra Città a livello internazionale. Ora la credibilità è sottozero. Purtroppo la vicenda della Tav lo sta a testimoniare. 3 anni letteralmente buttati via di un opera decisa trent’anni fa. Ed a questo punto avranno ragione i No tav che sostengono che è un’ opera inutile,  anche perché non si sta facendo. L’ Europa ci chiede di realizzare infrastrutture necessarie per lo sviluppo economico. Fa un certo effetto vedere e sentire i pentastellati che lavoreranno per un governo,  in Italia,  europeista.  Loro che nel programma elettorale proponevano l’ abolizione dell’ euro ed il ritorno alla lira. Come dice Zingaretti sono maturati. Hanno fatto 30 e dunque,  magari facciano 31 anche sulle opere infrastrutturali. Nel mentre Mario Draghi confermerà la Ministra De Michelis che per un anno e mezzo ha preso il doppio stipendio e basta. Per una volta qualche passo in avanti si è  fatto a Roma. Purtroppo non A Torino. Fin tanto che non si vota, ogni speranza e vana. Fiducioso per l’ Italia sfiduciato per Torino. Ovviamente per quel che vale la mia opinione.

Patrizio Tosetto

Boni: “allarme consumo di suolo nella città metropolitana”

I dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISORA) nel 2020 ha fornito i dati sul consumo di suolo totale e sugli incrementi, comune per comune. Ecco i dati relativi all’area metropolitana torinese del consumo di suolo totale rispetto alla superficie dei comuni (aggiornati al 2019):

Torino: 65% stabile da 4 anni
Moncalieri: 29% picco di consumo nel 2018
Nichelino: 33,1% stabile da 4 anni
Orbassano: 34,2% picco nel 2017 e nel 2018
Rivoli: 31,8% picco nel 2015, 2018 e 2019
Grugliasco: 55,2% picco nel 2018
Collegno: 43,3% picco nel 2017 e 2019
Pianezza: 28,5% picco nel 2016 e 2018
Settimo t.se: 41% picco nel 2018
San Mauro t.se: 34,1% picco nel 2016 e 2019

Commenta  Igor Boni, Candidato alle primarie del centrosinistra per Torino:
“La parola chiave per invertire questa tendenza è ‘ripristino’. Ripristinare una parte delle aree abbandonate da antichi utilizzi industriali rappresenta l’occasione per Torino e l’area metropolitana di contribuire in modo concreto al raggiungimento del consumo di suolo zero che l’Europa ci chiede. Quando parlo di questo tema spesso mi si dice ‘Ma a Torino non c’è consumo di suolo’. Rispondo che è vero per il capoluogo che ha già consumato 2/3 dell’intero territorio ma non vale per le grandi città confinanti con Torino e, ricordo, il Sindaco di Torino sarà anche il Sindaco metropolitano che dovrà a mio avviso – finalmente – attuare una pianificazione di area vasta per fermare il consumo di suolo a livello metropolitano. Esiste il modo per trovare il giusto equilibrio tra la necessità di occupare nuove aree e il ripristino dei suoli di aree non più utilizzate, innanzitutto concentrando eventuali edificazioni nelle aree dismesse e abbandonate o, appunto, attuando con il contributo di finanziamenti privati il recupero di aree oggi non più utilizzate ad esempio con la forestazione urbana. Il suolo rappresenta la principale cassaforte della biodiversità delle terre emerse, è il principale contenitore di carbonio organico delle terre emerse. Cementificare ancora significa aumentare l’impatto degli eventi alluvionali, ripristinare suoli significa contribuire alla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico. E’ una nostra priorità, è una mia priorità”

nota: le due immagini  mostrano una carta geografica – alla medesima scala – dell’area metropolitana di Torino nel 1830 e oggi. Sono tratte dal rapporto sul consumo di suolo redatto da ISPRA e ARPA Piemonte Il consumo di suolo in Italia (www.arpa.piemonte.it)

Striscione di Casapound contro Draghi

“Dal Britannia alla Bce, Draghi liquidatore di Stato”.

È questo il testo dello  striscione contro Mario Draghi apparso  in corso Principe Oddone a Torino ed in oltre 100 città italiane a firma CasaPound Italia. Anche sui social, è partita la campagna di Cpi che ha lanciato l’hashtag #direzionegrecia rimarcando la crisi dello Stato europeo iniziata nel 2009.

“L’Infermiere di Famiglia grazie alle opposizioni”

E’ stato approvato in Commissione l’emendamento, presentato dalle Opposizioni in Consiglio regionale, al disegno di legge “Sviluppo delle forme associative della Medicina Generale” che prevede la costituzione di specifici servizi a gestione infermieristica nell’ambito distrettuale delle Aziende Sanitarie Locali, attraverso la valorizzazione della figura dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità.

Per potenziare il territorio non basta incentivare la medicina di gruppo, occorre puntare anche sull’infermiere di famiglia e di comunità, la figura fondamentale su cui costruire un vero e proprio piano di assistenza territoriale per la Regione Piemonte.

Con l’emendamento delle Opposizioni approvato  si compie un passo avanti verso il disegno della nuova sanità piemontese nel quale l’assistenza socio-sanitaria domiciliare significa soprattutto riconoscere precocemente le situazioni di fragilità prima che insorgano stati irreversibili di cronicità o disabilità, gestire in modo integrato le condizioni di cronicità insieme ai medici di medicina generale e ad altri professionisti, e migliorare l’accesso ai servizi sanitari, siano essi assistenziali, sociali o ospedalieri. Questo emendamento identifica nella figura dell’infermiere un riferimento per tutti i cittadini, con particolare attenzione alle fasce più fragili e vulnerabili della comunità.

Domenico Rossi – Vicepresidente Commissione Sanità (Pd)

Sarah Disabato – Consigliera Gruppo Movimento 5 Stelle

Francesca Frediani – Presidente Gruppo Movimento 4 ottobre

Marco Grimaldi – Presidente Gruppo Luv

Mario Giaccone  – Presidente Gruppo Lista Monviso

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Moderati

“Centrosinistra e M5S a sostegno di Draghi”

I giornali riferiscono che nei giorni scorsi Renzi abbia  parlato con Salvini e la Meloni per sondarli e acquisirne l’appoggio rispetto alla eventualità di un incarico a Draghi. 

Egli infatti dava per scontato che mai e poi mai i 5 Stelle  avrebbero dato il loro sostegno a Draghi. Gli obbiettivi  del bullo di Rignano erano chiari: 1)affossare Conte, ritenuto un avversario temibile sotto il profilo elettorale, il quale nonostante ripetuti atracchi di Renzi, Rosato e la Bellanova ha mantenuto un gradimento elevato nell’opinione pubblica; 2) sfasciare l’alleanza Pd/5telle e Leu impedendo così la costruzione di uno schieramento alternativo alla destra, al centro come in periferia; 3)aprire all’interno del Pd, partito del quale è stato segretario e che alle politiche del 2018 aveva portato al minimo storico, una crisi irreversibile e un processo di sfaldamento. Per alcune ore molti osservatori e non pochi commentatori politici  avevano recitato il ” de profundis ‘ allla maggioranza giallorossa presentando il Capo di Italia Viva, un partito del 2% che grazie ad un po’ di ” transfughi ” ha un peso parlamentare molto superiore alla sua forza elettorale, come il vincitore assoluto.
Ma non è andata così e l’esito della decisione del Capo dello Stato, che ha fatto la  scelta giusta nel momento giusto, sarà molto diverso da quello che questi profeti di sventura avevano ipotizzato. Conte ha dato “al bullo di Rignano” una lezione di serietà e di stile, ha dichiarato il proprio sostegno a Draghi in sintonia con il sentimento di gran parte della opinione pubblica.
 Pd/5Stelle e Leu, non solo non sono stati messi in un angolo ma sono piu che mai in campo e pronti a sostenere il nuovo governo Draghi (di cui viene sottolineata l’autorevolezza internazionale ) sulla base di un programma europeista, di lotta alla pandemia e di forte rilancio della economia. Mi sia consentito di aggiungere: autorevolezza e credibilità che nessun altro italiano ha, fatta eccezione per Mattarella. Non solo, ma in  questo momento ad essere divisa e la destra.  Forza Italia è pronta a dare una mano a Draghi. La Meloni non andrà oltre una astensione, mentre le condizioni poste da Salvini mi paiono dettate piu che dalla volontà di contribuire alla formazione del nuovo governo dalla ricerca di pretesti per farsi dire di No. Intendiamoci problemi e difficoltà esistono ma il film a cui stiamo assistendo è molto diverso diverso da quello che i fautori di questa crisi si erano immaginati. E  assai verosimilmente la vita del nuovo governo non dipenderà piu’ dal potere di ricatto e/o di interdizione di un partito del 2% e dalle manie di protagonismo e di visibilità del suo leader.
Wilmer Ronzani

Consorzi rifiuti e autonomia dei territori

UNA LUNGA BATTAGLIA DI PIEMONTE NEL CUORE.

Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza il disegno di legge 88 che modifica la legge regionale 1 del 2018 sulla gestione dei rifiuti.
La nuova legge, fortemente voluta dai territori, consente ai consorzi oggi esistenti di continuare a gestire i propri servizi eliminando così l’obbligatorietà di accorpamento dei consorzi esistenti nel medesimo territorio provinciale.
“Una battaglia promossa da Piemonte nel Cuore -dichiarano Franco Cominetto, Ernesto Barlese, Massimo Ottogalli- insieme a decine di sindaci che oggi diventa una vittoria per i nostri territori e soprattutto difende i piccoli e medi comuni che sarebbero stati schiacciati dalla legge “centralista” voluta dalla precedente amministrazione.
La contrarietà di PNC e dei territori si basava su alcuni aspetti essenziali:
• Con l’istituzione del Consorzio unico i comuni virtuosi avrebbero pagato le inefficienze di quelli in cui il costo della tassa rifiuti è più elevato;
• I medi e piccoli comuni –uniti in un unico consorzio- non avrebbero contato più nulla;
• Ciò avrebbe causato un aumento dal 30 al 50% della tassa sulla raccolta dei rifiuti.

Il superamento di questa legge era uno dei punti del programma del Presidente Alberto Cirio.
Per questo non possiamo che ringraziare il Presidente Cirio, l’Assessore Marnati e tutti i consiglieri che hanno voluto insieme a noi tutelare l’autonomia dei territori rurali e montani anche più marginali.

Recovery, Gariglio (Pd) a Rfi: “le tre priorità per la mobilità ferroviaria”

“Velocizzare la realizzazione del tratto ferroviario Biella – Novara, come da progetto già presentato dalla Regione Piemonte;

completare le tre stazioni del servizio ferroviario metropolitano di Torino: Dora, Zappata e San Paolo; e finanziare e progettare in tempi brevi il collegamento di Alta Velocità in Val Susa, tra la Città di Torino e il tunnel di base”: queste le priorità per il Piemonte che il capogruppo Pd in Commissione Trasporti della Camera, Davide Gariglio, ha sottoposto a Vera Fiorani, amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana, nel corso dell’audizione che si è tenuta oggi, giovedì 4 febbraio, nell’ambito dell’esame della proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza.