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Una sala di Palazzo Lascaris intitolata a Dino Sanlorenzo

Con una partecipata cerimonia è stata intitolata una sala del secondo piano di Palazzo Lascaris a Dino Sanlorenzo, secondo presidente dell’Assemblea legislativa del Piemonte dal 1975 al 1980.

L’evento commemorativo di Sanlorenzo, morto a Torino il 5 dicembre 2020 all’età di 90 anni, si è svolto nella sala Viglione del Consiglio regionale alla presenza dei  famigliari, dei consiglieri regionali e di molte personalità che hanno conosciuto e collaborato con uno dei protagonisti della vita politica piemontese. Dino Sanlorenzo, nato in Borgo San Paolo a Torino il 22 Maggio del 1930, dirigente autorevole del Partito Comunista Italiano, fu tra i “costituenti” della Regione nel 1970, Presidente del Consiglio regionale dal ‘75 all’ 80 e successivamente vice presidente della Giunta regionale fino al 1983 quando lasciò l’incarico in piazza Castello per la Camera dei Deputati dove, dal 1983 al 1987, fece parte della commissione affari esteri di Montecitorio. Dotato di una intelligenza curiosa e vivace, di un carattere vulcanico e anticonformista che lo portava ad esprimere in modo diretto le proprie convinzioni, Dino Sanlorenzo fu tra i principali protagonisti di una lunga stagione politica nella seconda metà del secolo scorso. Dirigente politico, segretario della federazione del Pci a Novara per un decennio, esponente di spicco dell’area riformista fu uno dei più intransigenti difensori delle istituzioni democratiche negli anni tragici del terrorismo. Sanlorenzo ha sempre vissuto con passione e intensità gli impegni istituzionali e quelli di direzione politica. Una delle esperienze più significative dove emerse con un profilo da protagonista furono i tredici anni in Consiglio regionale e gli incarichi di vertice a Palazzo Lascaris e in piazza Castello. In quel periodo i piemontesi e non solo loro ebbero l’opportunità di conoscere quest’uomo dall’infaticabile capacità di lavoro al servizio delle istituzioni e dalla prorompente personalità. Dino Sanlorenzo, con la sua inconfondibile schiettezza si dimostrò capace di esprimere dei pensieri lunghi, accompagnandoli con una visione per nulla provinciale dello sviluppo del Piemonte, immaginandone il futuro in un contesto più ampio. Le regioni nascevano nel 1970 dopo una lunga attesa e, come disse lui stesso in più occasioni “senza soldi e con poteri scritti sulla carta e impossibili da esercitare in concreto”. Dunque, per coinvolgere i cittadini in quell’impresa che dava corpo ad uno dei dettati costituzionali, occorreva mettere al “centro della politica e dello Statuto la partecipazione popolare”. Fu determinante il suo impegno nel creare ,nel corso della II legislatura, gli organismi consultivi come il Comitato Resistenza e Costituzione, la Consulta europea e quella femminile. Nel periodo più buio della storia recente di Torino, nei sanguinosi anni di piombo, di fronte agli attentati terroristici delle Br, di Prima Linea e della galassia di sigle della violenza che si richiamava al comunismo Dino Sanlorenzo ruppe ogni indugio e denunciò con energica veemenza quel fenomeno, contestando le tesi di chi sosteneva si trattasse di “compagni che sbagliano” evidenziando come si trattasse invece di delinquenti e assassini la cui mira era puntata contro lo Stato, gente che sparava per ammazzare, ferire, gambizzare quelli che erano i “simboli” di quello Stato democratico che intendevano abbattere. Sanlorenzo, da dirigente del Pci non si nascose che c’erano anche radici di sinistra all’origine dei terroristi. E lo palesò con grande determinazione. Disse in una intervista che “per troppo tempo si era pensato ad azioni di provocatori. Si arrivava dagli attentati fascisti, da piazza Fontana. In effetti, ci fu un terrorismo nero prima di quello rosso. C’erano tra i terroristi giovani che arrivano dal variegato mondo della politica e della società. Curcio aveva avuto un’educazione cattolica, come la Cagol. Il figlio di Donat Cattin fu tra i protagonisti di Prima linea. Molti ragazzi provenivano da famiglie-bene. E c’era anche chi era stato nel Pci come Franceschini, Bonavita, Gallinari. Nelle Br c’era di tutto: il fenomeno è stato complesso, ma l’adesione è sempre stata di singoli”. Per Sanlorenzo “la Regione” doveva essere “d’orientamento per la cittadinanza contro la violenza politica”. E quando “i terroristi cominciarono a minacciare di colpire le scuole” venne deciso “di intervenire come istituzioni perché non potevamo lasciare sole le forze dell’ordine e la magistratura ad arginare quel fenomeno”. Il Pci, anche sotto la sua spinta, scelse di impegnarsi a fondo con i suoi uomini nelle istituzioni dove, dopo i successi a metà degli anni ’70, aveva un peso rilevante. E non furono soli. Fu ancora lui a rammentare come l’intesa politica fosse generale: “Un ruolo rilevante lo ebbe il capogruppo Dc, Bianchi, medaglia d’argento della resistenza. I socialisti e il Psdi erano con noi. Con gli altri partiti democratici, Dc, Pli, Pri ci fu unità di intenti. Le nostre furono scelte difficili, ma nette. La politica della fermezza fu giusta. Siamo stati un indiscutibile baluardo, uniti nella difesa della democrazia e della libertà, in prima fila nelle istituzioni per proteggere lo Stato e il Paese”. Fu sua l’idea di dotare il Consiglio regionale di un organismo come il Comitato Resistenza e Costituzione che vide la luce, con un’apposita legge, nel 1976. L’obiettivo “di riaffermare i valori e gli ideali democratici della lotta di Liberazione che erano alla base della Costituzione repubblicana” era quanto mai attuale. E il primo obiettivo che venne posto fu quello di rafforzare il senso dello Stato nella convinzione che “il terrorismo andasse sconfitto anche sul piano politico, morale, culturale e ideale; che fosse cioè necessaria la mobilitazione delle coscienze. E la mobilitazione democratica degli uomini e delle istituzioni per far fronte a un acerrimo nemico della democrazia”. Un nemico spietato e violento che feriva e uccideva uomini innocenti responsabili soltanto di lavorare in una azienda, giornalisti, poliziotti che facevano il loro dovere, magistrati coraggiosi. Così il terrorismo che aveva fatto tante vittime venne isolato e battuto. Dino Sanlorenzo raccontò in diversi libri le vicende nelle quali fu protagonista. Dal famoso Gli anni spietati su quel tremendo decennio tra il 1972 e il 1982, a Noi cominciammo così dedicato alle radici dell’impegno di centoventi esponenti della vita politica di Torino, a tanti altri tra i quali i due monumentali volumi sulle Immagini da un secolo, album fotografici “per la memoria storica del movimento democratico, popolare, antifascista e progressista di Torino”. Una doppia raccolta di centinaia di immagini uscite dagli archivi degli Istituti Storici come quello della Resistenza, la Fondazione Vera Nocentini, il Gramsci, il Centro Gobetti e, cosa ancora più importante, emerse dai cassetti di tanti torinesi che le avevano conservate come memoria della propria famiglia e che hanno contribuito a illustrare una memoria collettiva. Sempre attivo nonostante gli acciacchi dell’età negli ultimi anni ricordava con lucidità e un misto di delusione e amarezza il tempo in cui i partiti erano composti da tantissimi semplici cittadini che sentivano di essere parte di un progetto generale e riempivano la loro esistenza del significato civile e morale, di una identità laica, di una missione. Non era nostalgia ma desiderio che si recuperasse il primato di una politica concreta e al tempo stesso mossa da grandi idealità, capace di incontrare e interpretare “il dolore del mondo” e la speranza del riscatto degli ultimi. Ostile, durissimo nei confronti di carrierismo e degenerazioni, rilasciò in una intervista dichiarazioni molto critiche, paragonando la situazione venutasi a creare con quella degli anni del suo impegno. “Penso a quegli anni, quando ci riunivamo per scrivere lo Statuto della Regione che doveva nascere. Un lavoro all’inizio gratuito perché non c’erano ancora i soldi dello Stato. Nessuno sapeva come si doveva fare, ma tutti studiavamo, era tutto da inventare”. E aggiungeva, con fierezza: “Con noi c’erano persone della levatura di Mario Giovana, Valerio Zanone, Nerio Nesi, Adriano Bianchi, medaglia della Resistenza, Adalberto Minucci. In quarant’anni si sono persi i principi che avevamo allora. La politica era davvero un servizio. Io arrivavo da Novara e si stava in Consiglio regionale ogni giorno dalle nove di mattina alla sera e poi il sabato e la domenica si giravano i territori a spiegare quello che stavamo facendo. Prima i principi erano merito, onestà, coerenza. Adesso sono apparenza, successo, denaro. Un cambiamento radicale, difficile da correggere. Ora fare politica significa occupare un posto dove si guadagna bene, non dovrebbe essere così. Ci sono persone che fanno politica e non sono più in grado di parlare ad un comizio o di scrivere un articolo in cui esprimono le loro idee”. Il peso degli anni non gli fece perdere un grammo della passione e dell’impegno, preoccupandosi che l’opinione pubblica maturasse un rifiuto totale della politica (“sarebbe drammatico”, diceva). Nutriva la speranza che la politica, soprattutto nel suo campo d’appartenenza, potesse e dovesse mostrarsi diversa, migliore. A Dino Sanlorenzo, al suo rigore e all’impegno i torinesi e l’intera comunità regionale devono molto.

Marco Travaglini

Gallo (Pd): “Lo scorporo del Regina Margherita è solo un annuncio?”

“TEMPI LUNGHI E MODALITA’ OPERATIVE DA APPROFONDIRE LO LASCIANO PENSARE “

 “E’ iniziata  in IV Commissione la discussione della proposta di deliberazione riguardante lo scorporo dal progetto del Parco della Salute dell’Ospedale Regina Margherita di Torino che dovrebbe diventare da gennaio 2024 un’azienda ospedaliera autonomia. Il Partito Democratico vuole un approfondimento nel merito per capire quale sia il progetto medico di scorporo e quali potranno essere, in termini di servizi per i nostri bambini, i benefici” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.

“Inoltre, nonostante le dichiarazioni della Giunta regionale, a mezzo stampa, vorremmo avere un quadro economico dettagliato dal momento che continuiamo a avere perplessità sulla sostenibilità, nel tempo, di questa decisione” precisa Gallo.

“Tengo a precisare – conclude il Presidente Gallo – che quello che stiamo affrontando è solo un primissimo passaggio perché, anche qualora la delibera venisse approvata, si dovranno avviare gruppi di lavoro per approfondire le modalità operative. Tutto questo sembra confermare che, in realtà, la notizia dello scorporo del Regina Margherita sia solo un annuncio. Le criticità tecniche ci sembrano importanti e vogliamo capire quale sarà il progetto per superarle”.

Fissolo: “Troppi incidenti agli incroci di via Crea”

 

Diversi incidenti hanno coinvolto negli ultimi anni via Crea e alcune vie che la incrociano, in particolar modo via Asiago e via Chambery, incidenti che in molti casi avrebbero potuto avere conseguenze ben più gravi. Il capogruppo dei Moderati Simone Fissolo ha ricevuto al riguardo diverse segnalazioni dai residenti preoccupati per la sicurezza stradale della zona e che hanno chiesto a più riprese l’installazione di dissuasori in prossimità degli incroci o l’installazione di impianti semaforici.

L’assessora Pentenero ha risposto: “All’incrocio con via Chambery nel 2021 si sono verificati tre incidenti con feriti non gravi, nel 2022 un incidente, nel 2023 dieci incidenti con 8 feriti e due incidenti che hanno coinvolto anche veicoli in sosta. Via Crea non gode di diritto di precedenza in tutto il suo percorso, la segnaletica è presente in tutti gli incroci quindi il numero di incidenti sono da imputare al mancato rispetto della segnaletica. Ma entro la primavera 2024 verranno prese altre misure atte a rendere ancora più sicura la viabilità dell’area”.

Il Capogruppo Fissolo ha replicato: “Sono ben consapevole della presenza della segnaletica verticale e orizzontale anche perché a monte di ogni interpellanza c’è spesso un sopralluogo in loco con i residenti che segnalano i problemi. Direi che è evidente che c’è un incremento significativo degli incidenti dal 2021 al 2023. Sono quindi molto soddisfatto per la seconda parte della risposta che conferma che verranno presi altri provvedimenti come *l’installazione di dossi, rallentatori ottici e la limitazione della velocità a 30 chilometri orari”.

 

Magliano: “In Piemonte mancano 400 Vigili del Fuoco”


Pochi i concorsi, lento l’iter di sostituzione degli effettivi non più in attività: queste sono due delle cause dell’attuale situazione di esiguità degli organici. In Consiglio Regionale del Piemonte un Question Time per chiedere alla Giunta di farsi parte attiva con il Governo per la risoluzione di questa criticità.

Un numero adeguato di Vigili del Fuoco sul territorio è un elemento fondamentale per garantire la sicurezza dei cittadini: gli organici risultano invece a oggi, come confermato anche da fonti stampa, carenti di almeno 400 effettivi. Gli stessi dati numerici dimostrano la necessità e l’urgenza di garantire organici quantitativamente adeguati: soltanto a Torino e provincia (territorio che può contare su 700 unità tra effettivi e funzionari), da gennaio 2023 sono stati effettuati oltre 22mila interventi, soprattutto per incendi (oltre 8mila interventi), per soccorso a persone sole (6.500 interventi) e per incidenti stradali (1.700 interventi). Non è più sostenibile poter contare soltanto sulla dedizione e sull’impegno dei Volontari e sul ricorso agli straordinari:  in Consiglio Regionale, con un Question Time  chiedo come la Giunta intenda adoperarsi presso il Governo e presso tutte le sedi istituzionali opportune affinché si ponga rimedio a questa criticità.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

DUBAI, Iannò: “A Torino tira una brutta aria: cosa andiamo a raccontare?”

 

“Sono molto contento nell’apprendere, che il Sindaco sia stato invitato alla COP 28 di Dubai, per presentare le soluzioni attuate a livello locale sul cambiamento climatico. Mi domando quale dossier di provvedimenti pensa di presentare, visto che metaforicamente a Torino tira una brutta aria? Per fortuna, che siamo stati scelti tra le cento città UE per raggiungere la neutralità climatica nel 2030. Un’idea ce l’ho, ci ritroveremo tutti ad andare in bicicletta e con il monopattino. Una grande innovazione sicuramente! Tanto continua il triste primato di città più inquinata d’Italia per il Pm10 con 98 giorni di sforamento nel 2022. Sindaco come la mettiamo? ”

Pino IANNO’ Torino Libero Pensiero

Leo: “La Chiesa è aperta al dialogo ma venga rispettata”

Rispetto all’episodio avvenuto  nel Duomo di Torino, ove un gruppo di attiviste/i “ambientaliste/i”  hanno interrotto la Santa Messa, vogliamo esprimere tutta la nostra vicinanza a Mons Repole e alla comunità cattolica.

Condividiamo con l’Arcivescovo di Torino la stima e l’apprezzamento per chi si impegna a difesa dell’ambiente, vieppiù se lo fa anche in riferimento alle encicliche di Papa Francesco. Infatti il Coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi” ha svolto e continua a svolgere numerose e serie iniziative su questo tema.

Quello che invece ci rende perplessi – e anche un po’ dubbiosi – è il fatto che chi si autoproclama portavoce del pensiero del Santo Padre, non mostri alcun rispetto per uno dei momenti più importanti per la vita della Chiesa: la Santa Messa. Peraltro – come ha dichiarato l’Arcivescovo – la Chiesa cattolica è sempre aperta al dialogo e in molteplici occasioni è stata accordata la possibilità di fare interventi liberi anche in luoghi di culto, sempre però concordando i tempi e le modalità così da non ferire alcuna sensibilità.

Proclamarsi  a favore del rispetto dei diritti – e sicuramente quelli della difesa dell’ambiente e della vita sono diritti basilari e agire sostanzialmente violando con leggerezza diritti altrettanto fondamentali, come quello della libertà di culto e di preghiera, non conferisce certo grande autorevolezza e credibilità a chi agisce in questi modi.

Giampiero Leo,

portavoce del Coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi”,

vice presidente del Comitato diritti umani della Regione Piemonte

Ambientalisti in Duomo: Giachino, “vadano a fermare la marcia No Tav”

“Perché questi ragazzi non vanno a fermare per qualche minuto la manifestazione dei Notav e prendono posizione a favore della Tav, la forma di trasporto meno inquinante?”. Così Mino Giachino, responsabile Fdi per il Piemonte di trasporti e infrastrutture risponde agli attivisti climatici  di Extinction Rebellion che questa mattina  hanno interrotto la messa nel Duomo di Torino celebrata dall’arcivescovo mons. Roberto Repole.

Messa interrotta, Ambrogio (fdi): “Spudoratezza ideologica”

“La spudoratezza ideologica degli attivisti di Exctinction Rebellion, che questa mattina hanno interrotto la messa al Duomo di Torino, ha oltrepassato ogni limite della convivenza democratica. Siamo, purtroppo, dinnanzi ad azioni estemporanee e inutili, oltre che aggressive, condotte da chi è alla ricerca di visibilità personale e non lotta certo per un ideale: lo dimostra il fatto stesso che l’azione di questa mattina arriva dopo le parole di Papa Francesco, inviate alla Cop28 di Dubai, che richiamavano tutti a una maggiore attenzione in tema di sfide ambientali. Amici e nemici, per Exctintion Rebellion, finiscono inesorabilmente, e senza distinzione, nel tritacarne della protesta ideologica e della lotta dogmatica. Non c’è l’ambiente, purtroppo, al centro di queste provocazioni di natura meramente propagandistica: per quanto ci riguarda, come fatto alla Cop28 di Dubai dalla stessa Presidente Meloni, non possiamo che ribadire con forza, la necessità di lavorare, certo con sempre maggio impegno, ad una transizione ecologica, non ideologica, perseguendo una sostenibilità ambientale ragionevole che non comprometta la sfera economica e sociale”. Ad affermarlo Paola Ambrogio, Senatore di Fratelli d’Italia.

Licenziamenti Collegno, Accossato (LUV): “inchiodare l’azienda alla sua responsabilità”

“E alle sue contraddizioni di multinazionale che si fa bella a parole con codici etici e poi decide di lasciare a casa 220 lavoratori di uno stabilimento che ha chiuso il bilancio 2022 con 8 milioni di utili”.

Nuovamente davanti ai cancelli di TE Connectivity, a 10 giorni dal primo sciopero dei lavoratori informati dal piano aziendale di chiusura. Sono stati invitati i parlamentari: erano presenti Marco Grimaldi, Chiara Gribaudo e Chiara Appendino. Hanno preso l’impegno di sollecitare il ministro Urso sulla vicenda e di lavorare in modo unitario come opposizioni. Perché il tema è inchiodare l’azienda alla sua responsabilità sociale, alle sue contraddizioni di multinazionale che si fa bella con codici etici e attenzioni varie, e che poi decide di chiudere e lasciare a casa 220 lavoratori. Dopo che lo stabilimento ha chiuso il bilancio 2022 con 8 milioni di utili, senza mai fare un’ora di cassa integrazione, anzi distribuendo premi di produzione. E dopo aver lavorato negli anni COVID 7 giorni su 7. Precisiamo: chiude per delocalizzare negli Stati Uniti e in Cina (non Marocco o Albania, per capirci).

Eravamo presenti 3 consiglieri regionali: con me, c’erano Diego Sarno e Sarah Di Sabato. Nei giorni scorsi abbiamo fatto votare in modo unitario OdG che chiedono un impegno diretto dell’assessora Chiorino e del presidente Cirio e la convocazione di un Consiglio regionale aperto sulle politiche industriali dell’area torinese e del Piemonte e sulle prospettive future. Come ho avuto modo di dire a Cirio (lasciando a verbale, perché lui in Consiglio non c’è mai): meno selfie sorridenti con Tavares ed Ellkan e qualche impegno in più per il futuro industriale del Piemonte. Non si può pensare che il turismo possa tout court sostituire l’industria. In una regione come la nostra deve inserirsi e integrarsi in un tessuto manifatturiero che deve rimanere forte. Senza questo non si crea ricchezza e non ci può essere nemmeno differenziazione produttiva.

Silvana Accossato

Capogruppo Liberi Uguali Verdi

Consiglio regionale del Piemonte

Merlo: Popolari nel Pd della Schlein? Tornano i cattolici indipendenti del vecchio Pci

“Riproporre oggi nel Pd della Schlein, cioè in un partito che ha una chiara e netta identità politica e culturale di partito della sinistra radicale, massimalista e libertaria significa, semplicemente, rinnegare l’esperienza, la storia, la tradizione e la cultura del cattolicesimo popolare e sociale del nostro paese. E, al contempo, riscoprire e rilanciare la prassi praticata all’interno del vecchio Pci per molti anni. Ovvero, l’esperienza dei ‘cattolici indipendenti’ nelle liste del Pci.

E la corrente Popolare di Delrio e di Castagnetti nel partito della Schlein non è nient’altro che la riproposizione di quella triste e malinconica esperienza. Un modo per liquidare definitivamente la cultura popolare e cattolico e sociale nel nostro paese. È del tutto evidente che per poter rilanciare e far ritornare protagonista nella vita pubblica italiana quel patrimonio ideale, politico e culturale non è quella la strada da seguire”.
Giorgio Merlo, Dirigente nazionale Tempi Nuovi-Popolari nuovi. 2 12 2023