Ieri sera al Rosario per Monsignor Nosiglia Alla Consolata, mentre pregavo di fronte al feretro sono stato avvicinato da una clochard e da un cassaintegrato che sottovoce mi hanno detto “e ora chi ci difende?”. I più deboli in questi anni a Torino si sentivano più difesi dall’Arcivescovo , un genovese mite, giunto dalla ricca provincia di Vicenza che dopo aver girato per Parrocchie, dormitori, campi rom e fabbriche in crisi nella Messa di Ferragosto del 2012, alla Consolata ha avuto il coraggio di dire che a Torino la metà della Città che sta bene non si accorge della metà della Città che sta male. Parole durissime che arrivarono dirette allo stomaco o al cuore. Venne preso a male parole da alcuni politici della gauche. Se guardiamo ai numeri delle statistiche sociali non è stato ascoltato. Non a caso i più deboli oggi sono i più spaventati dalla Sua scomparsa. Io sono convinto che il Cardinale Repole non lascerà cadere il coraggioso messaggio di Cesare Nosiglia. Ma è la politica che deve rispondere. E la politica che non può più girarsi dall’altra parte. E ‘ la politica che non deve pensare a migliorare via Roma o a piantare alberi in corso Palermo. La politica deve assolutamente portare lavoro in periferia. Nelle mappe sociali Corso Regina divide la Città in due . Sarà un caso che tutte le Grandi iniziative della Carità , dal Cottolengo ai Salesiani al SERMIG siano sotto corso Regina mentre tutte la economia, tutta la attività amministrativa comunale puntano tutte sulla parte che sta sopra corso Regina? Da mesi sostengo che il nuovo Centro per la Intelligenza Artificiale dovrebbe essere spostato in Barriera di Milano per dare un segnale di cambiamento o di riparazione.
I riformisti moderati e di centro sono altrove.
“Dopo la vicenda campana e anche toscana, pugliese e calabrese, abbiamo una granitica e
scientifica certezza. E cioè, Pd, 5 stelle e Avs sono ormai la stessa cosa. Un blocco politico,
culturale e sociale e forse anche etico, a cui va aggiunta la Cgil di Landini, che si scontra contro il
resto del mondo. È di tutta evidenza che il mondo moderato, riformista e centrista sta da un’altra
parte. A cominciare dalla cultura cattolico popolare e cattolico sociale che storicamente – nonchè
politicamente e culturalmente – non è affatto compatibile con l’estremismo ideologico, con il
populismo giustizialista e, men che meno, con il radicalismo massimalista. Il catto comunismo,
del resto, non è una ricetta riformista e di governo che guarda al futuro, ma solo e soltanto una
nostalgia frutto di un passato fallimentare”.
On. Giorgio Merlo
Presidente nazionale ‘Scelta Cristiano Popolare’.
Per la rassegna Forte di Bard Incontri, sabato 30 agosto 2025, alle ore 16.15, è in programma la conferenza sul tema L’Impero e le sue ombre: teologia e geopolitica nel mondo di Trump. Firme prestigiose del giornalismo e della ricerca a confronto sulle grandi trasformazioni del mondo contemporaneo.
In collaborazione con la rivista online Le Grand Continent.
Il primo panel, “Effetto Trump: gli Stati Uniti tra caos e impero”, vedrà confrontarsi Alessandro Aresu, Oliviero Bergamini, Giovanni Borgognone e Lou Fritel, moderati dalla giornalista Maria Tadeo. L’attenzione sarà rivolta al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e alle implicazioni globali del suo secondo mandato, tra politica interna, relazioni internazionali e il ruolo sempre più pervasivo dell’intelligenza artificiale.
Il secondo panel, “La geopolitica di Dio: la Chiesa di Leone XIV nel mondo di Cirillo e J. D. Vance”, riunirà voci di primo piano come Delphine Allaire, Virginie Larousse, Alberto Melloni e Olivier Roy. Il dibattito affronterà il ruolo delle religioni nello scenario geopolitico attuale, dall’America evangelica alla Russia ortodossa, passando dalle strategie vaticane.
Infine, “Si può fare? L’Europa e la ricerca dell’autonomia perduta” metterà a confronto Marc Semo, Marc Lazar e Alessandra Sardoni, sotto la guida di Gilles Gressani, direttore di Le Grand Continent. Un’occasione per riflettere su cosa significhi oggi autonomia strategica europea: un’aspirazione retorica o un obiettivo politico concreto?
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Rai, Sangiuliano e il codice etico. Grazie a Bonelli e De Cristoforo il re è’ nudo
Quanto sta accadendo in Rai oggi era inimmaginabile nella Rai del Pentapartito e del Manuale Cencelli.
Ci fa senza dubbio rimpiangere la Prima Repubblica, i suoi riti, il buonsenso dei suoi politici, il senso del ridicolo che ieri c’era e oggi non c’è’ più…
Leggi l’articolo di Monica Macchioni su ilgraffio.net:
Rai, Sangiuliano e il codice etico. Grazie a Bonelli e De Cristoforo il re è’ nudo
Con gli estremisti e i populisti il Centro non esiste
“Forse è arrivato il momento di dirlo con chiarezza e senza equivoci. E cioè, la Dc, il Ppi e men
che meno la Margherita non c’entrano assolutamente nulla con esperimenti ed escamotage che i
Bettini di turno mettono in campo per collocare il Centro con chi proprio il Centro lo rinnega
semplicemente alla radice. Il Centro è incompatibile con la sinistra estremista, ideologica e
populista e con il sovranismo leghista. Il Centro politicamente esiste solo quando è protagonista.
E con i vari Conte, Schlein, Fratoianni/Bonelli e Salvini il Centro è del tutto estraneo ed esterno.
Non esiste. Per questi motivi, semplice ed oggettivo, chi oggi parla di “tenda” centrista con i
populisti e gli estremisti appartiene più al genere comico e goliardico che politico”.
On. Giorgio Merlo
Presidente nazionale ‘Scelta Cristiano Popolare’
Merlo: Centro, con questa sinistra non esiste
“In Italia, come insegna la storica tradizione democratico cristiana, ‘si vince al Centro’ ma,
soprattutto, ‘si governa dal Centro’. Una tesi che valeva ieri e che vale oggi, a prescindere da chi
governa di volta in volta.
Ma oggi esiste una certezza in più. Il Centro nel nostro paese non può allearsi con questa sinistra.
Per la semplice ragione che il Centro è sempre stato politicamente, culturalmente e
programmaticamente incompatibile con il populismo demagogico, con l’estremismo ideologico e
con il radicalismo massimalista. Detto con i rispettivi riferimenti, il Centro non è compatibile con
Conte, il duo Fratoianni/Bonelli e Schlein. Per ragioni politiche, culturali e programmatiche di
fondo. Il Centro, cioè, da quelle parti semplicemente non esiste. Al di là delle furbizie di Bettini e di
Renzi”.
On. Giorgio Merlo
Presidente nazionale ‘Scelta Cristiano Popolare’
LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo
No, non è uno slogan. E neanche solo un’arma di propaganda poltica. Anzi, la possiamo quasi definire una costante. Poltica, culturale e soprattutto etica. Parliamo di q u e l l a c h e comunemente viene definita come “la via giudiziaria al potere”. Una prassi che appartiene ideologicamente ed ontologicamente alla sinistra italiana. Nella sua versione comunista prima e in quella populista e giustizialista poi. È appena il caso di ricordare, per chi l’avesse dimenticato o avesse poca memoria storica, il sistematico attacco “moralistico” e “giudiziario” del Pci contro il “malgoverno e la corruzione della Democrazia Cristiana”. Per non parlare, com’è altrettanto noto, l’attacco frontale del Pci – politico e anche e sempre di natura moralistica e giudiziaria – ai suoi principali leader e statisti: da Donat-Cattin – il più bersagliato – ad Andreotti, dallo stesso Moro a Cossiga e via elencando. Una tecnica che si è perfezionata con l’avvento della seconda repubblica e dopo l’irruzione del populismo giustizialista dei grillini che è poi diventato la cifra ideologica quasi esclusiva dell’attuale sinistra italiana contro il nemico giurato da delegittimare, appunto, prima sotto il profilo morale e poi da distruggere sul versante politico e giudiziario.
Ma, se vogliamo essere intellettualmente onesti, non possiamo non evidenziare che la “via giudiziaria al potente” appartiene di diritto al pantheon della sinistra italiana ma con discreti e convinti compagni di viaggio. È a tutti noto, del resto, che larghi settori della destra italiana, per non parlare della Lega originaria di Bossi, individuavano proprio nella “via giudiziaria al potere” la strada principe par abbattere l’avversario politico. È anche inutile, al riguardo, ricordare che la stragrande maggioranza della carta stampata del nostro paese – che appartiene prevalentemente alla sinistra nelle sue multiformi espressioni – ha sempre accarezzato e condiviso la deriva della “via giudiziaria al potere”. Una deriva, è bene non dimenticarlo, che era e resta profondamente antidemocratica e, soprattutto, anti costituzionale al di là del quotidiano ed ipocrita giuramento ai valori e ai principi costituzionali.
Insomma, parliamo di una deriva che, anche se blandamente respinta a livello verbale, viene sistematicamente praticata a livello politico. E prima o poi riemerge prepotentemente all’attenzione. È come un fiume carsico che corre nel sottosuolo ma basta un fischio, come si suol dire, e torna centrale nella strategia dei partiti che la cavalcano. Una scorciatoia pericolosa e al tempo stesso inquietante per chi coltiva l’obiettivo di rafforzare la qualità della nostra democrazia da un lato e la credibilità delle istituzioni democratiche dall’altro. Altrochè la democrazia dell’alternanza, il rispetto dell’avversario che non è mai un nemico, la negazione dell’odio nella vita politica e la centralità dei programmi. Qui non siamo, com’è sufficientemente chiaro a tutti coloro che non vivono di pregiudiziali politiche ed ideologiche, solo al “tanto peggio tanto meglio”. Ma, semmai, ci troviamo di fronte alla tenace e pervicace volontà di distruggere il nemico politico non attraverso il mero gioco democratico – cioè con il voto – ma di ricorrere a tutti i mezzi leciti e non pur di abbattere l’odiato nemico. Ed è proprio lungo questo percorso che si inserisce e si incrocia la “via giudiziaria al potere”. Una prassi ben nota e conosciuta nella politica italiana proprio perchè parte da lontano.
Per queste ragioni, semplici ma oggettive, è compito delle forze autenticamente e costituzionalmente democratiche unirsi affinchè questa deriva non abbia di nuovo e definitivamente il sopravvento. Anche perchè, se ciò dovesse consolidarsi per davvero, sarebbe il nostro impianto democratico e costituzionale ad andare irreversibilmente in crisi aprendo le porte ad una democrazia autoritaria da un lato e senza quelle garanzie, dall’altro, che hanno permesso al nostro paese di vivere, almeno sino ad oggi, in un contesto democratico e liberale. E non in quella che comunemente viene definita come “repubblica giudiziaria”.