Storia, educazione civica e diritto al centro delle lezioni,
in programma da sabato 20 gennaio nella sede di via Tollegno 52 a Torino.
Domenico Cerabona: “Questa iniziativa mira a formare cittadini consapevoli
che comprendano il ruolo della politica nella società
e siano in grado di prendere decisioni informate e responsabili”
Una scuola politica, gratuita e aperta a tutti, per approfondire la conoscenza della storia, l’educazione civica, il diritto delle istituzioni repubblicana ed europea: si chiama “Il futuro ha un cuore antico”, è il nuovo progetto della Fondazione Giorgio Amendola, da sempre protagonista nei percorsi di riqualificazione urbana e nell’organizzazione di manifestazioni artistiche e culturali nel quartiere Barriera di Milano, a Torino.
“La scuola di politica intende mettere a valore il pensiero e l’opera di Giorgio Amendola attualizzando il sentire novecentesco alle nuove e sempre più stringenti richieste della società” spiega il direttore Domenico Cerabona, che continua: “In una società democratica, è fondamentale che i cittadini siano informati, critici e partecipativi. Questa iniziativa mira a formare cittadini consapevoli che comprendano il ruolo della politica nella società e siano in grado di prendere decisioni informate e responsabili”.
La scuola di politica della Fondazione Amendola, che sarà ospitata nella sede di via Tollegno 52, sarà strutturata in due sezioni distinte: una riservata agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, per approfondire i loro percorsi curricolari; l’altra rivolta agli adulti, tra cui studenti dell’Unito, appassionati e semplici cittadini. Corsi, seminari, workshop e conferenze si susseguiranno per 4 mesi, secondo il piano didattico stilato dal comitato scientifico composto da 18 membri di particolare spessore culturale, costituito da docenti universitari, ricercatori, personalità del mondo scientifico, artistico e culturale. Agli studenti saranno forniti diversi tipi di materiale didattico, come libri di testo, articoli, documenti storici, video, documentari e risorse online.
I docenti:
Le prime lezioni sono in programma sabato 20 gennaio. Al mattino, dalle 10 alle 12, lo spazio dedicato ai ragazzi sul “ventennio fascista”, accompagnato dal docufilm sulla vita di Giovanni Amendola. Al pomeriggio, dalle 14 alle 16, la lezione sulle “società di mutuo soccorso e le organizzazioni dei lavoratori”. Iscrizioni aperte fino al 18 gennaio.
Format per adulti – Ogni appuntamento affronterà un argomento specifico mediante una lezione frontale di tre3 ore condotta di volta in volta da un esperto dell’argomento scelto, con la parte finale di ogni incontro dedicata alla discussione.
Lezione 1 (20 gennaio 2024) – Le società di mutuo soccorso e le organizzazioni dei lavoratori.
Lezione 2 (17 febbraio 2024) – Il movimento sindacale in Italia con focus su Torino
Lezione 3 – I partiti politici della fine del ‘800
Lezione 4 – La Repubblica italiana dalla resistenza alla costituente
Lezione 5 – La nascita dell’Unione Europea
Format per ragazzi – Il percorso per studenti sarà strutturato in modo divulgativo con l’intento di approfondire i temi riguardanti la storia del Novecento italiano e internazionale. Ad accompagnare il percorso sarà la serie documentaristica che mescola illustrazione, motion design, voce, musica e suono per raccontare la vita di Giorgio Amendola, partigiano, scrittore epolitico italiano tra le personalità più influenti della storia italiana del XX secolo.
Lezione 1 – Il ventennio fascista. Visione episodio 1 – La scelta di vita durata 15 minuti.
Lezione 2 – La seconda guerra mondiale. Visione episodio 2 – Un posto nella storia durata 16 minuti
Lezione 3 – La resistenza e la lotta partigiana. Visione episodio 3 – La resistenza durata 17 minuti
Lezione 4 – La Repubblica e la Costituzione Italiana. Visione episodio 4 – Il Rinnovamento durata 23 minuti
EVENTI, PRESENTAZIONI E MOSTRE ALLA FONDAZIONE AMENDOLA
La scuola di politica si inserisce in un fitto calendario di eventi organizzati dalla Fondazione Giorgio Amendola, tra cui ricordiamo:
Inoltre, nelle sale espositive della sede di via Tollegno 52, sono aperte al pubblico due mostre d’arte:
Ieri la riapertura del Museo regionale di Scienze naturali di Torino dopo dieci anni, rivendicata dal presidente della Regione Alberto Cirio, è stata occasione per il governatore e la sua Giunta di presentare in conferenza stampa il lavoro fatto nell’ultimo quinquennio. Le elezioni regionali sono ormai vicine e – secondo i sondaggi – Cirio non avrà problemi a “riconquistare” la Regione, complici le divisioni del centrosinistra. Tanto è vero che ieri ha già dato appuntamento alla conferenza stampa di inizio anno del 2025. Cirio ha ricordato alcune delle “conquiste” della sua amministrazione: il Museo, appunto, poi l’apertura del grattacielo della Regione del Lingotto, e il Terzo Valico i cui primi dieci chilometri tra Piemonte e Liguria sono stati inaugurati proprio ieri. Se tornerà a governare il Piemonte Cirio punterà sulle infrastrutture, sul miglioramento delle liste d’attesa in sanità e sulla questione casa.
Tra gli obiettivi dei prossimi mesi ci sono, infatti, l’approvazione della legge sulla casa, che ha tra i suoi punti salienti la lotta all’abusivismo, le premialità legate alla residenza e la possibilità di calmierare le bollette energetiche per le fasce deboli e per i genitori separati in difficoltà economica. Entro giugno sarà anche approvata la legge sul benessere degli animali, il testo unico sul terzo settore e il bilancio previsionale. A proposito dei conti il presidente ha ricordato che dal 2019 «questa amministrazione ha pagato oltre 2 miliardi di debiti, senza alzare le tasse per i cittadini, con una gestione virtuosa certificata anche dall’agenzia di rating Moody’s». Il 2024 consegnerà al Piemonte anche il nuovo Piano per la qualità dell’aria, al centro di un tavolo tecnico che su basi scientifiche ne sta elaborando i contenuti come previsto dalla norma nazionale, con l’obiettivo di consolidare il trend di miglioramento della qualità dell’aria – Arpa ha certificato il calo degli sforamenti nel 2023 – e centrare tutti gli obiettivi previsti dalle direttive europee per il 2025 e il 2030. Per quanto riguarda la sanità, il presidente ha ricordato che, dopo anni di tagli, si è invertita la tendenza. A partire dal personale: «Nel 2014 lavoravano in Piemonte 54.967 persone nella sanità. Dopo 5 anni di governo del centrosinistra erano oltre 400 in meno, e il totale era sceso a 54.543 unità, che è il numero del personale sanitario quando sono diventato presidente nel 2019. Oggi, a fine del 2023, dopo 4 anni della nostra amministrazione, è cresciuto a 56609 unità, oltre 2 mila in più rispetto al 2019. Questo risultato è anche il primo frutto dell’accordo sottoscritto con i sindacati della sanità, che grazie allo stanziamento straordinario della Regione di 56 milioni di euro all’anno ha già permesso di assumere, al 31 dicembre 2023, 250 persone per arrivare a 2000 entro dicembre 2024». Anche il dato sui posti letto certifica il cambio di passo. Nel 2014 in Piemonte c’erano 17992 posti letto, nel 2019, dopo cinque anni di governo del centrosinistra erano scesi a 16429. Oggi, dopo 4 anni della nostra amministrazione, sono 17810: 1400 posti letto in più a cui si aggiungono ulteriori 1000 posti letto, previsti dall’aggiornamento del piano socio-sanitario che sarà approvato entro il mese di marzo.
“Noi guardiamo avanti – ha detto Cirio – non ci facciamo venire il torcicollo volgendo lo sguardo al passato. E abbiamo ancora tante idee da realizzare”.
LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo
Il tema della selezione e della qualità della classe dirigente continua ad essere uno dei nodi cruciali, se non decisivi, della crisi della politica nella società contemporanea. Un nodo che è anche, e soprattutto, frutto del profondo cambiamento che è intervenuto dopo la fine della prima repubblica e del primo tempo della seconda repubblica da un lato e l’irruzione del populismo anti politico, qualunquista e demagogico dall’altro. E, di conseguenza, il superamento dei partiti politici democratici, partecipativi e collegiali del passato oltre all’azzeramento delle tradizionali culture politiche che sono state decisive e determinanti ai fini dell’elaborazione politica e progettuale di questi strumenti previsti e garantiti dalla nostra Costituzione.
Ora, al di là di tutte le analisi e delle riflessioni che quasi quotidianamente dedichiamo alla politica e alla profonda trasformazione di questi ultimi anni, sono sostanzialmente due i temi cruciali sul tappeto che se non vengono affrontati e risolti il deficit di preparazione ed autorevolezza delle classi dirigenti non troverà alcuna soluzione.
Innanzitutto il capitolo dei ‘partiti personali’. È del tutto evidente che se non vengono spazzati del tutto i cosiddetti ‘partiti personali’ e i ‘partiti del capo’ è quasi impossibile porre il tema della qualità e dell’autorevolezza delle classi dirigenti. E questo per un motivo persin troppo semplice da spiegare. Ovvero, nei partiti personali non c’è dibattito, non c’è confronto, non c’è sostanzialmente democrazia con il rischio, più che concreto, che il tutto si risolve in quello che Norberto Bobbio definiva già alla fine degli anni ‘80 come “la democrazia dell’applauso”. E cioè, la radicale e totale identificazione tra la base e il capo partito che ha il potere di fare tutto ciò che vuole al di là e al di fuori di qualsiasi statuto o regolamento interno. Come puntualmente avviene nei partiti personali. E, quindi, solo con il ritorno della democrazia all’interno dei partiti si può cercare, seppur lentamente, di invertire progressivamente la rotta e ritornare a selezionare e a promuovere una nuova classe dirigente.
In secondo luogo, e di conseguenza, va radicalmente archiviato il principio e la prassi della “fedeltà”. Perchè se il criterio di fondo per la promozione delle classi dirigenti politiche resta quello di non contraddire mai il “verbo” del capo è di tutta evidenza che i partiti si riducono ad essere moderne e lussuose caserme ma dove ogni spiffero democratico viene sacrificato sull’altare dell’esaltazione e della sacralità del capo. Questo era, e resta, il vero nodo politico da sciogliere che non è soltanto riconducibile ad un fatto metodologico ma affonda le sue radici in una concezione della politica, e della democrazia, profondamente distorta.
Ecco perchè, anche se è perfettamente inutile pensare di riproporre l’esperienza dei vecchi partiti popolari, democratici e di massa della prima repubblica, è altrettanto evidente che se non ritornano almeno i partiti democratici spazzando via, di conseguenza, il disvalore della “fedeltà” al capo di turno, ogni ipotesi di ridare fiato alla partecipazione, valorizzare la democrazia ed esaltare i partiti come strumenti essenziali e decisivi della politica è destinato a svanire nell’arco di poco tempo. Se è vero, com’è vero, che la politica sta lentamente ritornando è altrettanto vero che questi due nodi adesso vanno sciolti. Altrimenti ci troviamo di fronte all’ennesimo bluff, anche dopo il ritorno della destra, della sinistra e, forse, anche del centro.
“Ancora una volta l’Assessore Marrone distorce la realtà ed usa un linguaggio irrispettoso verso le donne, vaneggiando di rivoluzione delle culle e mettendo in correlazione il tema della natalità con il tema dell’aborto, calpestando ancora una volta i sentimenti e le sensazioni che provano le donne che faticosamente scelgono di intraprendere quel percorso” ha dichiarato Silvana Accossato, Capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Consiglio regionale.
“In realtà ieri il Tar ha solo rigettato l’urgenza di bloccare la realizzazione della stanza contro l’aborto ma ha deciso di discutere nel merito il ricorso presentato qualche mese fa da CGIL e associazione Se non ora quando. Stanza che, è bene ricordarlo, non è mai stata operativa” ha continuato Accossato.
“Certo rimane per noi grave che Marrone in 2 anni abbia regalato quasi un milione e mezzo alle associazioni antiabortiste, per progetti di cui aspettiamo ancora di conoscere il merito e la rendicontazione. Con quei fondi si sarebbero potuti rifinanziare i consultori e i centri antiviolenza, dimenticati dal governo Meloni, come LUV ha chiesto più volte con i suoi emendamenti al bilancio” ha concluso la Capogruppo di LUV in Consiglio regionale, Accossato.
Silvana Accossato
Capogruppo Liberi Uguali Verdi
Consiglio regionale del Piemonte
Allergica ai parchi naturali fa saltare il numero legale al Disegno di Legge della sua stessa Giunta sull’istituzione del nuovo Parco naturale dei cinque laghi di Ivrea. Liberi Uguali Verdi chiede a Cirio di staccare la spina a questa inutile sofferenza per i Piemontesi.
Ennesima pantomima in Consiglio Regionale dove a causa dell’assenza dei consiglieri di maggioranza ed in particolare di Forza Italia e Fratelli d’Italia è venuto a mancare per ben tre volte il numero legale (garantito nelle altre occasioni dalla presenza delle minoranze) sul Disegno di Legge che istituisce il Parco naturale dei 5 laghi di Ivrea votato all’unanimità dalla stessa giunta Cirio e approvato in commissione consiliare.
“Siamo allo sfaldamento di questa maggioranza che ancora una volta considera il Consiglio regionale meno che zero e tradisce il mandato avuto dagli elettori 5 anni fa” – dichiara la Presidente di Liberi Uguali Verdi Silvana Accossato.
“Chiediamo a Cirio, che forse non è molto informato su ciò che accade in Consiglio regionale visto che non lo so si vede quasi mai, di porre fine a questa agonia che sta solo provocando danni a tutti quei piemontesi che aspettano risposte ai loro problemi quotidiani: dalla sanità sempre più allo sbando e schizofrenica alle politiche sul lavoro e studio che avrebbero bisogno di ben altro impegno” – conclude l’ex Sindaca di Collegno sottolineando come ormai a guidare questo esecutivo siano “lobby e gruppetti di interessi che, come in questo caso specifico, sono in grado di bloccare uno dei pochi provvedimenti sensati di questa maggioranza in 5 anni di governo, che vede la convinta adesione dei Sindaci coinvolti e il nostro pieno sostegno”.
Silvana Accossato
Capogruppo Liberi Uguali Verdi
Consiglio regionale del Piemonte

“Stanziamento record di 90 milioni per 17.860 studenti, più del doppio di cinque anni fa con la giunta Pd”
“La Regione Piemonte, sostenuta in grande maggioranza dalla Lega, è una delle poche in Italia a garantire la copertura del 100% delle borse di studio, con uno stanziamento record di oltre 90 milioni di euro. Copriamo 17.860 borse di studio, tutti gli aventi diritto, anche attraverso il bilancio di previsione 2024-2026”, precisa Alberto Preioni, capogruppo della Lega in Consiglio regionale del Piemonte, chiarendo che tutti gli idonei ne beneficeranno e che per coprire questo imponente stanziamento la Regione metterà ulteriori risorse dal prossimo bilancio di previsione.
“Quando la Regione era amministrata dal Partito democratico, le borse di studio erano circa 12mila e furono stanziati soltanto 40 milioni di euro per questo capitolo di spesa – spiega Preioni -. In cinque anni il numero di domande è esploso e sono più che raddoppiate le risorse messe in campo: questa amministrazione ha fatto uno sforzo enorme, perché crediamo nelle potenzialità dell’istruzione libera e di quanto ruota intorno all’accoglienza degli studenti”.