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L’accattonaggio con i cani. Problema irrisolto

Continua il business della mendica con i cani, interviene la consigliera regionale Laura Pompeo.

Cani immobili, quasi svenuti, tenuti ore e ore per la strada in compagnia dei mendicanti.

E’ uno scenario che non si riesce a cambiare, ognuno di noi ha fatto segnalazioni, ha protestato per come venivano tenuti i cani, ma il problema non e’ stato ancora risolto.

Nel febbraio scorso, grazie ad una operazione dei Vigili Urbani, e’ stata sgominata una banda di 20 rumeni che gestiva i mendicanti e i malcapitati cani, maltrattati ed esausti. Il giro di affari scoperto era di circa 1000 euro a settimana per ogni questuante che “lavorava” per 15 giorni per poi ripartire per la Romania insieme al “suo” animale; nel frattempo arrivavano, dallo stesso paese, altri gruppi di persone con cani di piccola taglia per continuare la stessa pratica redditizia negli angoli delle strade torinesi. Certamente e’ iniziata una lotta concreta a questo fenomeno incivile che sfrutta e umilia gli animali, ma non basta perche’ questi tenaci “imprenditori” si riorganizzano in breve tempo.

E’ necessario cambiare quei regolamenti che permettono ancora di poter accattonare con gli animali, sono troppo pieno di attenuanti, di tratti interpretativi che lasciano troppa liberta’ di movimento e poco spazio per intervenire. Il problema e’, tuttavia, anche un altro e cioe’ che per strada, purtroppo, ci sono anche coloro che hanno perso tutto e per i quali l’animale diventa l’unico membro di famiglia, il compagno di vita, il solo rapporto affettivo. I cani di questi sfortunati senzatetto differiscono nel loro stato da quelli utilizzati per l’accattonaggio scellerato: sono curati, vigili e accuditi. In una ipotesi di una nuova o modificata norma, e’ necessario affrontare il problema tenendo conto delle motivazioni per cui si finisce per strada e lo stato dell’animale.

Laura Pompeo, neo consigliera regionale del Pd e’ intervenuta sulla relazione del Garante per i diritti degli animali, Paolo Guiso, durante l’ultimo consiglio tenutosi il primo ottobre . “Ho segnalato il fenomeno dell’accattonaggio che nelle nostre citta’ sfrutta gli animali, in particolare i cani”. Questa pratica deve essere considerata reato. Occorre togliere i cani che vengono sfruttati, come quelli in mano al racket dell’est Europa, o quelli gestiti da persone che non hanno le caratteristiche per potersene occupare”. La Pompeo ha sottolineato anche che sono molti i casi in cui i cani finiscono in strada insieme ai loro sfortunati padroni per mancanza di mezzi economici, in questo caso serve una attenzione diversa e una maggiore tutela orientata al supporto.

MARIA LA BARBERA

Ravello (Fdi): Su Israele la sinistra va in frantumi

“C’è da chiedersi se esista, poltrone a parte, un collante in grado di tenere insieme la maggioranza in Comune: non c’è tema che, ormai, non risulti divisivo. Oggi è una partita di calcio, peraltro assegnata dalla storia a Udine, ma non c’è un singolo passaggio che non veda la sinistra torinese andare in frantumi. Dal Meisino alle grandi opere, dalla sicurezza ai grandi eventi, ogni singolo esponente dell’amministrazione Lo Russo procede in ordine sparso”. Ad affermarlo Roberto Ravello, vice-Capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Piemonte.

“Screzi politici a parte – continua Ravello – il dramma è che a farne le spese è proprio Torino, ostaggio di un tira e molla ignominioso che, giocoforza, sfocia nell’immobilismo decisionale. I dem e la sinistra torinese trascinano la città verso le sabbie mobili dell’inerzia, una condizione potenzialmente esiziale per un territorio che ha davanti a sé sfide epocali”.

Ravinale (AVS): “Le Universiadi non dovrebbero compromettere il diritto allo studio

Eppure in Piemonte avverrà proprio questo: Edisu lascerà senza stanza centinaia di studenti e studentesse per i Giochi”.

Edisu ha stabilito che sono tre le strutture riservate agli atleti e alle atlete: Villa Claretta, Olimpia e Lingotto. 818 posti letto totali.

Chi si vede assegnare uno di questi posti letto, nel mese di gennaio dovrà sgomberare la stanza e qui, secondo le linee guida pubblicate sul sito di Edisu la scorsa settimana, si aprono due strade:

  1. Lo studente dichiara di essere in grado di trovarsi una sistemazione altrove, temporanea, e allora riceverà ben 8,18 euro a notte (circa 300 euro totali). In maniera del tutto impropria, a questa disponibilità corrisponde una premialità riconosciuta da Edisu: gli studenti e le studentesse che la manifestano, infatti, avranno “priorità di assegnazione presso una di queste strutture indipendentemente dalla posizione in graduatoria”.

  1. Lo studente dichiara di non essere in grado di trovare altra sistemazione: in tal caso, Edisu provvederà ad assegnarlo ad altra struttura nel periodo delle Universiadi.

«Al di là del disagio creato agli studenti borsisti, peraltro in sessione di esame, è evidente che si sia lontani da una soluzione adeguata: soprattutto a Torino dove le residenze universitarie private hanno prezzi che talvolta superano i 700 Euro mensili per stanza e il mercato degli alloggi privati risulta sempre più inaccessibile per studenti e studentesse, 300 Euro non sono certo sufficienti a consentire allo studente di trovare una soluzione alternativa.

È allora prevedibile che Edisu dovrà reperire un altro alloggio per molti: ma come è possibile che questo possa avvenire, visto che nello scorso anno accademico il numero di borsisti fuori sede a Torino era di 9.200 mentre il numero di posti letto a bando era 2.429?» ha dichiarato Alice Ravinale, Capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra in Consiglio regionale.

«L’ho chiesto oggi all’assessora Chiorino. La risposta, inquietante, è che sono stati opzionati posti letto presso alcune residenze private gestite da Camplus, quanti e a quale prezzo non è dato saperlo. Ma soprattutto: se la Regione ora pensa di rivolgersi a privati per gestire l’allontanamento dei borsisti dalle loro residenze, perché non ha pensato di farlo subito per ospitare atleti e atlete, evitando agli studenti un trasloco in sessione? Davvero è questo il rispetto che questa amministrazione regionale ha per il diritto allo studio?» ha concluso la Capogruppo di AVS.

Salario minimo, Ruffino (Az): “Maggioranza dimentica lavoratori e famiglie”

“Il salario minimo e il tema della povertà dovrebbero essere in cima all’agenda di un governo: la maggioranza, invece, li affossa dimenticandosi delle difficoltà di migliaia di famiglie e delle ripercussioni sui giovani. Più volte, infatti, parlando di scuola abbiamo espresso le tensioni dei ragazzi che hanno difficoltà a stare in aula a causa delle grandi preoccupazioni assorbite in casa. Ritornare la sera e vedere i propri genitori affranti, priva i giovani della necessaria serenità. Questa è una delle conseguenze della povertà che genera disagio, e il disagio ha un alto costo perché toglie la dignità alle persone. Una dignità che va restituita: noi continueremo a proporre proposte per sostenere famiglie, giovani e lavoratori”.
Lo ha dichiarato in una nota la deputata di Azione, Daniela Ruffino

118, Valle (Pd): “Impegno per algoritmi e auto medicalizzate”

 “QUATTRO SETTIMANE PER CHIUDERE LA PARTITA “

«Nel corso delle audizioni della IV Commissione dedicate al tema dell’utilizzo degli algoritmi  per l’emergenza urgenza, oggi c’è stato modo di affrontare nel dettaglio i diversi punti di vista sulla questione. Accogliamo come positivo l’impegno del direttore generale Sottile ad aumentare i medici nel sistema emergenza urgenza  e ad abbreviare il più possibile i tempi per l’adozione degli algoritmi, fissando l’obbiettivo a quattro settimane e comunque non oltre le otto settimane. È la via maestra per riconoscere un lavoro che sul campo si fa da anni, superando i corporativismi, per rispondere alle esigenze di sicurezza dei cittadini e per riconoscere la professionalità e la competenza degli infermieri. Restano da risolvere alcune questioni di contenuto, tra cui la somministrazione di alcuni farmaci analgesici e l’esclusione dell’autorizzazione medica per taluni passaggi: punti su cui in Commissione è emersa una concreta disponibilità ad affrontarli e risolverli. Dal nostro punto di vista resta, però, anche la necessità di adottare il modello dell’auto medica in maniera uniforme e funzionale su tutto il territorio».

 

Daniele Valle

Consigliere regionale Pd

GD Torino Nord in piazza a Borgaro Torinese

Nella giornata di domenica 29 settembre il circolo GD Torino Nord è sceso in piazza durante la fiera patronale di Borgaro Torinese.
Unica forza politica, per di più giovanile, ad essere presente nella manifestazione, i Giovani Democratici cercano di fare loro quella famosa frase di Enrico Berlinguer ripresa da Elly Schlein: “Casa per casa, strada per strada.”
Inizialmente i giovani Dem volevano raccogliere le ultime firme per il referendum sulla cittadinanza, la cui chiusura è stata però anticipata di due giorni al 28 settembre. Di qui l’idea dei cartelli “sold out”. Questo non ha però impedito ai giovani iscritti presenti al gazebo di chiacchierare con molti loro coetanei di politica e attualità, confermandosi uno spazio aperto ed inclusivo per tutte le anime del centrosinistra presenti sul territorio.
L’appuntamento a Borgaro non è un caso isolato, ma si inserisce in un percorso di riavvicinamento alla popolazione iniziato già da tempo e che proseguirà nei prossimi appuntamenti su San Maurizio, Cirié, Caselle, e su tutti gli altri comuni dell’area nord di Torino.

Circolo GD Torino Nord

Stanza dell’ascolto, Pd: “Regione risponda in aula dell’attività al Sant’Anna”

“La nostra presenza al presidio di fronte al Sant’Anna ha voluto dare forza a tutti coloro che non accettano l’iniziativa patriarcale e retrograda del governo di destra che guida il Paese e la Regione che, con subdoli attacchi alla 194, fa ideologia sul corpo della donna. Abbiamo manifestato per dire no alla stanza dell’ascolto e per ribadire con energia, insieme e in una piazza eterogenea molto partecipata da donne, uomini, ragazze e ragazzi di ogni età che la necessità è quella di sentirsi garantire nelle proprie scelte, protette e accolte. Il diritto all’aborto libero e all’autodeterminazione della donna vanno difesi.
All’interno delle strutture sanitarie e pubbliche, le donne devono trovare in primo luogo professionisti, non volontari con l’obiettivo di reindirizzare le loro scelte, in momenti di fragilità.  Il gruppo del Partito democratico in Consiglio regionale ha chiesto, con un’interrogazione urgente all’assessore Marrone, quale sia la reale attività del servizio finanziato dalla Regione, e siamo in attesa di conoscere da lui nella discussione dei question time di martedì dati reali”.
Lo dichiarano la presidente del gruppo consiliare del PD Gianna Pentenero, le consigliere Nadia Conticelli, firmataria dell’interrogazione urgente, e Simona Paonessa.

Siamo tutti Popolari?

LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo

Credo che adesso noi cattolici popolari e cattolici sociali possiamo sentirci realmente soddisfatti.
E questo per una ragione persin troppo semplice da spiegare. E cioè, ormai non passa mese che
non nasca una associazione o un gruppo o una corrente Popolare all’interno di singoli partiti.
Bene, anzi direi benissimo. Perchè questo conferma che non solo il popolarismo di ispirazione
cristiana, il cattolicesimo sociale e popolare, la cultura e lo stesso pensiero popolare conservano
una straordinaria attualità e modernità nell’attuale contesto politico italiano. Ma, ed è certamente
questo l’aspetto più importante, la cultura e il pensiero cattolico popolare e cattolico sociale sono
destinati ad incidere e a condizionare pesantemente lo stesso progetto politico del partito di
appartenenza.

E sin qui tutto bene. Anzi, come dicevo poc’anzi, benissimo. C’è solo un aspetto che non torna. O
meglio, che non ci è così chiaro. E che, al contempo, genera un dubbio. Ovvero, ma tutti questi
gruppi Popolari che nascono qua e là nei vari partiti sono realmente espressione della cultura,
della tradizione e del pensiero del cattolicesimo popolare e sociale del nostro paese? Ci
permettiamo di avanzare questo piccolo particolare non per frenare l’impeto Popolare che sale
con sempre maggior forza dalla periferia italiana ma, soprattutto, per evitare che nascano
equivoci o tentativi di impadronirsi di una cultura e di un pensiero quando si è mai fatto parte nè
di quella cultura e nè di quella tradizione. Con questo non vogliamo affatto dire – lungi da noi
questa accusa – che esiste un monopolio esclusivo e totalizzante da parte di chicchessia del
patrimonio storico del popolarismo di ispirazione cristiana. Chiunque, come ovvio e scontato, può
essere espressione di questa storica e nobile cultura. Ma è altrettanto indubbio che se non
vogliamo ridicolizzare, e anche umiliare, questa cultura politica non possiamo sostenere
allegramente che adesso “sono tutti Popolari”.

Perchè delle due l’una. O c’è realmente un grande fermento culturale e politico nell’area cattolica
italiana – seppur molto composita ed articolata – e allora ci sono realmente le condizioni per dar
vita finalmente ad un neo e rinnovato Partito Popolare Italiano oppure, e forse ci azzecco, si tratta
di una banale e semplice strumentalizzazione di una cultura da parte di singoli esponenti per
centrare obiettivi politici del tutto personali.

Pongo questo dilemma per una ragione altrettanto semplice. E cioè, se si vuole continuare a dare
lustro, sostanza, prestigio, credibilità e soprattutto coerenza alla cultura politica del popolarismo
di ispirazione non possiamo e non dobbiamo improvvisarci Popolari. Perchè, come amava sempre
dire Sandro Fontana, non c’è cosa peggiore per sfregiare una cultura politica di sbandierare di
farne parte quando si è “indifferenti e sordi” rispetto ai suoi valori, ai suoi principi, alla sua storia e
alla sua tradizione. E, pur senza rivendicare alcuna e ridicola primogenitura, verrebbe quasi da
dire ‘lasciamo il popolarismo ai Popolari’. Per coerenza e non per potere o per calcolo.