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Ponte Preti, Avetta (Pd): “Preoccupato per la graduatoria”

 “UN SILENZIO CHE METTE IN DIFFICOLTÀ CMTO E VANIFICA LA BATTAGLIA DEL TERRITORIO”

Il consigliere regionale Alberto Avetta (Pd) aveva presentato un’Interrogazione due mesi fa: “Sto ancora aspettando risposta dalla Giunta Cirio”.

«Sono molto preoccupato per il nuovo Ponte Preti. Anche grazie alla mobilitazione degli amministratori eporediesi si era riusciti a posticipare il termine, entro il quale aggiudicare gli interventi infrastrutturali finanziati dalla legge di Bilancio del 2018, al 31 dicembre del 2025. Tuttavia, ad oggi non c’è notizia della graduatoria ministeriale, il che mette in grande difficoltà la Città Metropolitana di Torino, che ha già anticipato parecchi fondi per concludere le progettazioni. Il 16 maggio scorso avevo depositato un’Interrogazione con la quale chiedevo alla Giunta regionale aggiornamenti sulla situazione e in particolare sull’esito presso il MIT della manifestazione d’interesse trasmessa da Città Metropolitana di Torino. Ad oggi non ho ricevuto risposta alcuna. Occorre che la Regione Piemonte si attivi immediatamente presso il ministero: battaglie come quella per il Ponte Preti e le infrastrutture dei nostri territori devono vedere unite tutte le forze politiche insieme ai Sindaci». Oltre al nuovo ponte Preti lungo la Statale 565 Pedemontana a Strambinello, per un importo dei lavori che ammonta a 25,5 milioni, gli altri interventi interessati sono il nuovo ponte di Castiglione, i lavori per la manutenzione straordinaria del ponte tra Crescentino e Verrua Savoia, del ponte di Borgo Revel sulla Dora Baltea, del ponte sul Po a Carignano del ponte di Inverso Pinasca e del ponte di Villafranca Piemonte.

Alberto AVETTA

Consigliere regionale PD

La Cisl e il cattolicesimo sociale

LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo


Al di là delle concrete valutazioni che si possono avere sulla Cisl e sulla sua strategia sindacale,
sulla sua storica identità e sulla sua azione nella società contemporanea, un fatto è indubbio: la
Cisl continua ad essere fedele alle sue origini. E le tre parole d’ordine richiamate dal significativo e
ricco intervento della sua nuova segretaria generale, Daniela Fumarola, riassumono in modo
emblematico la carta di identità dello storico sindacato cattolico del nostro paese. E cioè,
“contrattazione, concertazione e partecipazione”. Tre parole, tre impegni e tre progetti che erano
validi ieri e continuano ad essere attuali e moderni anche oggi. Anzi, soprattutto oggi. Tre parole
che, però, e al contempo, sono alternative a chi concepisce il sindacato come un attore politico e
partitico, a chi coltiva pregiudiziali ideologiche e, infine, a chi ha una concezione antagonista,
estremista e massimalista delle organizzazioni sociali. Insomma, per dirla in termini semplici,
quelle tre parole sono semplicemente alternative all’attuale gestione della Cgil a trazione Landini.
Piaccia o non piaccia alla carta stampata, quasi tutta progressista, alla sinistra italiana e ai noti
conduttori dei talk televisivi sempre attenti a tacciare di incoerenza e di tradimento gli avversari e i
nemici politici.
La Cisl, invece, resta quella di sempre. E lo stesso “patto di responsabilità” avanzato durante il
dibattito congressuale è la sintesi di questo impegno e di questo approccio che differenzia da
svariati decenni questo sindacato rispetto alle altre sigle massimaliste. E questo, del resto,
continua ad essere l’aspetto principale che differenzia la Cisl rispetto anche ad altri soggetti
sociali.
Ora, è abbastanza evidente che tutto ciò si riassume con un termine che storicamente
accompagna il cammino di questo antico sindacato bianco: autonomia. Sì, perchè la Cisl era, e
resta, un sindacato libero ed autonomo. La “cinghia di trasmissione” di comunista memoria non è
mai appartenuta al sindacato di Giulio Pastore. La partecipazione alla costruzione di alleanze e
coalizioni politiche è estranea alla Cisl. E, infine e soprattutto, la Cisl fa il mestiere del sindacato e
non interviene quotidianamente su tutto lo scibile politico italiano. Per fare un esempio concreto,
oggi abbiamo realtà non politiche o partitiche come la Cgil o l’Anm che quotidianamente
intervengono e prendono posizione su tutti i temi che sono in cima all’agenda politica italiana.
Sono, di fatto, due organizzazioni politiche che simpatizzano, come sanno anche i sassi, con la
sinistra italiana nelle sue multiformi espressioni. No, la Cisl non appartiene a quella storia. Da
sempre. E quando un sindacato è libero ed autonomo dalla politica, dai partiti e dalle formazione
di alleanze e coalizioni, è anche pluralista al proprio interno. Certo, per chi si riconosce, e del tutto
legittimamente, nel campo della sinistra italiana – da Conte a Schlein al trio Fratoianni/Bonelli/
Salis – forse non ha gradito la nomina dell’ex segretario generale della Cisl Luigi Sbarra a
Sottosegretario del Governo guidato da Giorgia Meloni. Come, del resto, e forse con maggior
fondamento, diventa francamente difficile solidarizzare dall’interno della Cisl per le posizioni
oltranziste, massimaliste, radicali ed estremiste dell’attuale sinistra sostanzialmente guidata anche
dal segretario della Cgil Landini. Ma questo, come si suol dire, è la bellezza del pluralismo.
Comunque sia, ciò che conta rilevare e sottolineare è che la Cisl, oggi, resta un sindacato
profondamente fedele alle sue radici. Al cosiddetto cattolicesimo sociale. E questa, forse, è la più
grande rivoluzione che ci si può aspettare da una organizzazione sociale democratica, riformista,
autonoma e libera. Come la Cisl di Macario, di Marini, di Carniti e di tanti altri dirigenti di prima
linea ci ha insegnato nel corso degli anni. Dal secondo ‘900 e sino ai giorni nostri.
Giorgio Merlo

AVS ha visitato tutti gli istituti penitenziari

Abbiamo mantenuto l’impegno preso: entro il primo anno di mandato abbiamo visitato tutti gli istituti penitenziari del Piemonte. Oggi si è concluso il nostro percorso con una visita al carcere di Novara.
Partiamo dalla sanità*, sempre una delle questioni più delicate. A Novara abbiamo trovato un’area sanitaria ben strutturata: dentista una volta a settimana (con ortopantomografo), radiologo e tecnico radiologo, una macchina nuova per radiografie ed ecografie, e dermatologo presente ogni due settimane. Manca però ancora qualche specialista fondamentale come il cardiologo, l’urologo e l’oculista. Gli spazi e gli strumenti ci sono, ma mancano i professionisti sul territorio.
Ci è stato anche raccontato un lungo percorso, partito nel decennio scorso, per superare l’uso improprio del Lyrica: oggi viene prescritto solo in base alle sue reali indicazioni terapeutiche e non come calmante generico.

Molto positivo il lavoro sulla mediazione linguistica e culturale, fondamentale in un carcere dove circa il 50% delle persone detenute è straniera. I mediatori arrivano da un corso realizzato da Enaip, e la casa circondariale stessa ha richiesto specificatamente la presenza di questa figura al Ministero della Giustizia ottenendo la presenza di mediatori in lingua araba e albanese. C’è una sala di preghiera per i detenuti musulmani e un imam è presente ogni due settimane per condurre la preghiera. Presente anche una cappella curata dallo stesso cappellano dal 1975.
La garante dei detenuti ci ha raccontato del rapporto molto stretto tra carcere e città, favorito dalla posizione dell’istituto vicino al centro. Questo legame contribuisce al buon clima interno. Sono attivi diversi progetti con realtà cittadine, come la Comunità di Sant’Egidio, e c’è un tavolo di confronto dedicato alle attività svolte in carcere, coordinato dal Centro Servizi per il Territorio, che si occupa del volontariato locale.
Nonostante la detenzione resti una condizione difficile, il clima generale è apparso umano e disteso, l’ambiente molto pulito. Come già nel caso di Verbania, la dimensione ridotta dell’istituto aiuta. Restano però delle criticità strutturali, come la mancanza di spazi comuni adeguati, e forti carenze di personale: mancano circa 30 agenti, e la direzione è attualmente divisa tra Novara e Biella.
Tra le attività: corso per elettricisti (con festa finale e pizza), corso per guida del muletto (con l’intenzione di acquistare un muletto per l’impiego interno), corsi universitari, campi da calcio e pallavolo. L’edificio è vecchio, ma fresco all’interno; sono autorizzati i ventilatori in cella.
E da otto anni, da quando è arrivata l’attuale dirigente sanitaria, nessun suicidio: un dato che parla da solo.
Il quadro che emerge da tutte le visite è chiaro: la differenza la fanno le persone. Dove ci sono personale adeguato, impegno, cura e responsabilità, le cose funzionano meglio. Ma non può bastare la buona volontà di pochi. Serve un sistema strutturato, equo e giusto. Noi continueremo a lavorare per questo.
GRUPPO REGIONALE AVS

Montaruli (FdI): “Sindaco ostaggio delle pretese dei centri sociali”

“LO RUSSO NON GOVERNA NE’ SINISTRA NE’ 5S”

“La sciagurata delibera d’iniziativa popolare “vuoti a rendere” è solo l’occasione più evidente di come il sindaco non riesca più a governare né la sua sinistra né i cinque stelle. Ecco perché la città di Torino è sprofondata in una “non” amministrazione, paragonabile esattamente a quella dell’epoca di Appendino, che sta lasciando al palo il capoluogo piemontese.
Nonostante, infatti, il tentativo di inseguimento delle frange più estreme della sinistra con delibere vergognose per la città come quella relativa alla sanatoria del centro sociale Askatasuna, sinistra ecologista ha espresso un parere favorevole al sequestro del bene non affittato. Al tempo stesso nonostante i tentativi di intesa con i cinque stelle, questi ultimi si stanno alleando alla maggioranza più radicale per dare esito positivo benché il Pd abbia già annunciato di non potersi schierare con i comitati.
Il risultato è che o per governare il pd soccombe oppure non governa e la città in balia di proposte incostituzionali, strampalate, ideologiche, impraticabili fa parlare di sé per essere diventata una città estremista perché altro non si può definire chi vuole togliere la casa a chi la sua legittimamente.
Torino sta sprofondando nel pericolo: si distingue solo più per iniziative che coinvolgono le anime più radicali della sinistra, ha i primati in tema di insicurezza e sprofonda nelle classifiche dove dovrebbe distinguersi per attrattività di ultimo quella relativa agli atenei italiani o per produttività.
Insomma l’occupazione del sindaco è ormai dover gestire le pretese dei centri sociali anziché occuparsi della crescita del territorio”. Lo dichiara la Vicecapogruppo di Fdi alla Camera Augusta Montaruli.

Riboldi: “Coperto interamente il disavanzo della Sanità”

“I dati del consuntivo 2024 sono lontanissimi dal piano di rientro. Questo mette la parola fine sulla speculazione circa lo stato di salute della nostra sanità. Ora possiamo concentrarci sulle azioni sanitarie per avvicinare il servizio e tagliare le liste d’attesa”. È quanto ha spiegato l’assessore alla Sanità Federico Riboldi durante la prima Commissione, presieduta da Roberto Ravello, per illustrare il bilancio di assestamento.

“I 552 milioni di disavanzo previsti verranno coperti da 284 milioni provenienti dal fondo nazionale e da altre misure che esulano dal nostro bilancio – ha aggiunto – mentre i restanti 268 milioni saranno coperti da nostre risorse che destineremo con le variazioni di bilancio da novembre in avanti. Questi fondi sono figli della nostra volontà di non retrocedere sul potenziamento del personale, sull’investimento nei nuovi reparti e sul potenziamento della sanità territoriale. È nostra intenzione ‘aggredire’ la spesa improduttiva anche grazie all’incremento tecnologico, a partire dallo spreco farmaceutico che nella nostra regione è di circa 200 tonnellate all’anno”.
Durante la discussione sono intervenute per chiarimenti e precisazioni Gianna Pentenero (Pd), Alice Ravinale (Avs) e Vittoria Nallo (Sue).

“Bruxelles contro la nostra economia agricola e i nostri produttori”

«La proposta di bilancio presentata dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen – dichiara Bongioanni – non è soddisfacente nonostante tutto il lavoro fatto dal vicepresidente della Commissione Raffaele Fitto, per cui lo ringrazio. Condivido le criticità evidenziate dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, e lo ringrazio per aver lavorato ogni giorno per far riconoscere al settore primario la sua importanza. Grazie all’Italia, infatti, alcuni risultati sono stati raggiunti. Pensiamo a investimenti, strategici per il Piemonte, come quelli per il sistema di approvvigionamento idrico con semplificazione e fondi aggiuntivi rispetto a quelli della Pac, una diversa visione sulla gestione della fauna selvatica nel rispetto della produzione, la cancellazione di alcune follie ideologiche del Green Deal e soprattutto una valutazione differente dell’agricoltura come primo difensore dell’ambiente».

Prosegue Bongioanni«Ha ragione dunque il ministro Lollobrigida nel dire – purtroppo – che l’attuale proposta della Commissione non è minimamente all’altezza degli obiettivi e confidiamo che possa essere profondamente corretta dal Parlamento Europeo. Sembra che la commissione continui ad essere ispirata a modelli di programmazione finanziaria eredi del Green Deal e delle follie di Timmermans, in evidente contrasto con gli interessi della nostra economia agricola e dei suoi produttori di ricchezza. Ci troviamo ancora una volta di fronte a un’Europa dei tecnocrati, inscalfibile e incapace di comprendere le sfide di competitività che la nostra agricoltura è chiamata ad affrontare in questo momento, con il problema incombente dei dazi per non citare che il più appariscente. Ma l’Italia tutta lavorerà per cambiare in meglio questa proposta di bilancio».

Forza Italia: no a proposta delibera per requisire case ai proprietari

LO RUSSO INIZI A REQUISIRE ASKATASUNA

«Chiediamo con forza il ritiro della proposta di delibera del Comune di Torino che prevede il diritto di requisire le case ai legittimi proprietari». Ad affermarlo il senatore Roberto Rosso, segretario provinciale di Forza Italia Torino e Responsabile nazionale per gli Azzurri del Dipartimento Casa; Marco Fontana, segretario cittadino di Forza Italia a Torino; Federica Scanderebech, capogruppo del partito in Sala Rossa e Domenico Garcea, vicepresidente vicario in Consiglio comunale a Torino.

«Il solo fatto che venga messa in discussione rappresenta un vero e proprio attentato al diritto alla proprietà privata, che non ammette sfumature. Un proprietario ha il sacrosanto diritto di decidere se affittare o usufruire dell’appartamento, come e a chi affittarlo, e a quanto locarlo. Non ci possono essere margini di ambiguità su questo. In un Paese civile, queste ovvietà non possono essere oggetto di interpretazioni. Comprendiamo che un’Amministrazione come quella di Lo Russo, che considera gli occupanti di Askatasuna come soggetto di diritti, abbia le idee confuse, ma qui siamo all’ABC. Così come non è pensabile aumentare l’Imu – peraltro la più alta d’Italia sulle seconde case – e la Tari, una tassa che dovrebbe essere basata sul consumo puntuale» – spiegano gli Azzurri.

«Anche solo immaginare una requisizione di una proprietà privata non adibita ad usi impropri è da film horror. Perché il Comune di Torino e il sindaco non requisiscono Askatasuna? Non siamo convinti che sia neppure utile censire gli immobili sfitti: chi pagherà i costi di questo lavoro, se poi – come è ovvio – non si potranno requisire? Si tratterebbe di una spesa indebita da Corte dei Conti. Il mercato delle locazioni lo crea appunto il mercato, non fantomatiche ronde punitive contro i proprietari. Se il Comune di Torino vuole davvero modificare il mercato, ha un’unica strada: quella di incentivare l’affitto alle fasce più deboli in modo più vantaggioso rispetto a quanto fatto finora. Deve guardare il mondo della casa dalla parte di chi ha faticato decenni per comprarla, a causa di una tassazione che proprio il Partito Democratico ha innalzato a livelli intollerabili. Oggi chi rinuncia ad affittare lo fa sempre più spesso per mancanza di garanzie di tornare in possesso dell’immobile, dovendo affrontare spese folli causate da reiterati processi per sfratto che spesso non portano al ristoro dei mancati introiti da locazione. La Giunta Lo Russo, come sempre, vive in un altro pianeta: un’isola che non c’è, perché basata sull’ideologia, su una visione a senso unico e non sul contatto con la realtà. Oggi i proprietari sono soli; se venisse votata questa delibera, lo sarebbero ancora di più, e si disincentiverebbe l’acquisto di case».

Pd: a rischio filiera dei formaggi a latte crudo

La filiera dei formaggi a latte crudo, eccellenza del Piemonte e simbolo della nostra cultura alimentare, rischia oggi seriamente l’estinzione.

In un contesto già fragile e complesso per le produzioni tradizionali e di qualità, l’allarme è stato lanciato con forza da allevatori, casari, amministratori locali e rappresentanti delle comunità montane e rurali, preoccupati per gli effetti che le nuove disposizioni ministeriali potrebbero avere sulla sopravvivenza stessa di un comparto che rappresenta una parte fondamentale dell’economia agroalimentare piemontese e italiana.

 

Il Piemonte vanta una lunga tradizione casearia, fondata su pratiche secolari che uniscono qualità produttiva, cultura, identità e presidio del territorio. Queste produzioni rischiano oggi di scomparire sotto il peso di normative che, pur perseguendo l’obiettivo legittimo della sicurezza alimentare, finiscono, nei fatti, per rendere pressoché impossibile la prosecuzione della produzione a latte crudo.

 

Le nuove linee guida del Ministero della Salute prevedono misure di controllo estremamente rigide e difficilmente applicabili, soprattutto per i piccoli produttori: controlli frequenti in allevamento, analisi microbiologiche costose e complesse, responsabilità scaricate integralmente sugli operatori, senza tenere conto delle specificità di un comparto che, proprio grazie alla lavorazione artigianale e non standardizzata, garantisce biodiversità e qualità riconosciute in tutto il mondo.

 

Come più volte evidenziato dagli operatori del settore, l’impatto di queste norme rischia di tradursi in un vero e proprio blocco della produzione a latte crudo, con effetti devastanti su intere filiere, in particolare montane e rurali, che oggi rappresentano un presidio sociale ed economico insostituibile. In gioco non c’è soltanto la sopravvivenza di alcune aziende, ma il futuro di interi territori, delle comunità alpine e rurali, del lavoro di tanti giovani allevatori che hanno scelto di restare e investire nelle aree interne.

 

La filiera del latte crudo non è soltanto un settore economico: rappresenta un cuore pulsante del Made in Piemonte, un elemento distintivo che unisce qualità, storia, rispetto dell’ambiente e presidio del territorio. Difendere queste produzioni significa tutelare un patrimonio collettivo che garantisce identità alle nostre montagne e alle nostre campagne, economia circolare alle nostre comunità e un futuro sostenibile a tanti giovani agricoltori che hanno scelto di restare.

 

Non si tratta di sottovalutare i rischi sanitari, ma di trovare un equilibrio ragionevole tra sicurezza alimentare e tutela delle tradizioni alimentari, che costituiscono un patrimonio riconosciuto dall’Europa e dal mondo. Serve un approccio realistico e proporzionato, che tuteli i consumatori ma non costringa i produttori a chiudere bottega. La tutela della salute pubblica e quella delle economie montane e rurali devono camminare insieme.

 

A fronte di questa situazione, il Gruppo del Partito Democratico in Regione Piemonte ha predisposto un Ordine del giorno che impegna la Giunta a intervenire con decisione per tutelare la filiera dei formaggi a latte crudo. Confidiamo che su questo tema si possa trovare una larga convergenza anche tra i diversi settori della maggioranza, perché la sensibilità su questi temi è fortissima tra le aziende e gli operatori della filiera, che chiedono risposte concrete e immediate.

 

Il rischio estinzione per i formaggi a latte crudo è anche il rischio di una desertificazione produttiva, culturale e sociale delle nostre montagne e campagne.

Non possiamo permettercelo.

 

Mauro Calderoni

Domenico Ravetti

Fabio Isnardi

Consiglieri regionali del PD Piemonte

Strategie politiche da Trump, a Salvini, a De Luca

Avevo capito bene: probabile accordo tra il Governatore De Luca e i cinquestelle. Il candidato a Presidente in Campania sarà, probabilmente, Fico ex Presidente della Camera. PD direi fottuto.
Dopo la sconfitta del referendum proprio questa non ci voleva per la Schlein. Lei continua a fidarsi di Boccia, uomo disponibile per ogni stagione. Ma non siamo provinciali.
In fondo è una piccola notizia di fronte  ai drammi che si stanno consumando in giro per il mondo. Quelli di destra sono stati accontentati. Avevano sostenuto che i dazi erano una grande occasione per la nostra economia. Lo dicevano quando Trump imponeva i dazi al 10%. Ora sono al 30% e saranno felicissimi. Pazzesco. Trump sarà sconsolante ma sono ancora più sconsolanti i possibili interlocutori come l’Europa che non conta proprio niente. Putin lo ha mandato a stendere e lui punterà all’accordo con la Cina che sui dazi lo ha ” fanculizzato “. Scommetto 1 contro 100 che anche ciò fallirà. Stupidamente  e in solitaria sostenevo che dovevamo volgere lo sguardo verso la Via della seta.  Tante cose sono andate non per il verso giusto.  Difatto non si è mai profeti in patria. Probabilmente ne beneficeranno  i produttori di armi. E nel nostro Paese altri disoccupati. Complimenti Meloni che Trump ti ha ascoltato. Ma poi, diciamocela tutta: criticare la Meloni è come sparare sulla croce rossa. Dunque?
Aumento del caos dove qualcuno ci guadagnerà e tanti ci  perderanno. Dettaglio: tra le persone che ulteriormente si arricchiranno c’è il Presidente Usa.
E tra le persone che diventeranno ancora più povere tanti cittadini che saranno stati molti tra i suoi elettori e sostenitori. La legge del contrappasso ha colpito un’altra volta. Intanto in Ucraina e Palestina la situazione continua a peggiorare. A Torino i Bonacciniani masticano amaro. Non sopportano più la segretaria del PD. Cose che capitano quando si è data  a tutti la possibilità di votare in un partito che non è il loro. Concludendo: Salvini gracchia ed il povero Tajani è certo che dovrà fare spazio a PierSilvio Berlusconi.
Forza Italia non è solo stata fondata da Berlusconi. Forza Italia è la famiglia Berlusconi.
Dunque?  Le cose peggiorano di giorno in giorno.
PATRIZIO TOSETTO