politica

Riboldi: “Coperto interamente il disavanzo della Sanità”

“I dati del consuntivo 2024 sono lontanissimi dal piano di rientro. Questo mette la parola fine sulla speculazione circa lo stato di salute della nostra sanità. Ora possiamo concentrarci sulle azioni sanitarie per avvicinare il servizio e tagliare le liste d’attesa”. È quanto ha spiegato l’assessore alla Sanità Federico Riboldi durante la prima Commissione, presieduta da Roberto Ravello, per illustrare il bilancio di assestamento.

“I 552 milioni di disavanzo previsti verranno coperti da 284 milioni provenienti dal fondo nazionale e da altre misure che esulano dal nostro bilancio – ha aggiunto – mentre i restanti 268 milioni saranno coperti da nostre risorse che destineremo con le variazioni di bilancio da novembre in avanti. Questi fondi sono figli della nostra volontà di non retrocedere sul potenziamento del personale, sull’investimento nei nuovi reparti e sul potenziamento della sanità territoriale. È nostra intenzione ‘aggredire’ la spesa improduttiva anche grazie all’incremento tecnologico, a partire dallo spreco farmaceutico che nella nostra regione è di circa 200 tonnellate all’anno”.
Durante la discussione sono intervenute per chiarimenti e precisazioni Gianna Pentenero (Pd), Alice Ravinale (Avs) e Vittoria Nallo (Sue).

“Bruxelles contro la nostra economia agricola e i nostri produttori”

«La proposta di bilancio presentata dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen – dichiara Bongioanni – non è soddisfacente nonostante tutto il lavoro fatto dal vicepresidente della Commissione Raffaele Fitto, per cui lo ringrazio. Condivido le criticità evidenziate dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, e lo ringrazio per aver lavorato ogni giorno per far riconoscere al settore primario la sua importanza. Grazie all’Italia, infatti, alcuni risultati sono stati raggiunti. Pensiamo a investimenti, strategici per il Piemonte, come quelli per il sistema di approvvigionamento idrico con semplificazione e fondi aggiuntivi rispetto a quelli della Pac, una diversa visione sulla gestione della fauna selvatica nel rispetto della produzione, la cancellazione di alcune follie ideologiche del Green Deal e soprattutto una valutazione differente dell’agricoltura come primo difensore dell’ambiente».

Prosegue Bongioanni«Ha ragione dunque il ministro Lollobrigida nel dire – purtroppo – che l’attuale proposta della Commissione non è minimamente all’altezza degli obiettivi e confidiamo che possa essere profondamente corretta dal Parlamento Europeo. Sembra che la commissione continui ad essere ispirata a modelli di programmazione finanziaria eredi del Green Deal e delle follie di Timmermans, in evidente contrasto con gli interessi della nostra economia agricola e dei suoi produttori di ricchezza. Ci troviamo ancora una volta di fronte a un’Europa dei tecnocrati, inscalfibile e incapace di comprendere le sfide di competitività che la nostra agricoltura è chiamata ad affrontare in questo momento, con il problema incombente dei dazi per non citare che il più appariscente. Ma l’Italia tutta lavorerà per cambiare in meglio questa proposta di bilancio».

Forza Italia: no a proposta delibera per requisire case ai proprietari

LO RUSSO INIZI A REQUISIRE ASKATASUNA

«Chiediamo con forza il ritiro della proposta di delibera del Comune di Torino che prevede il diritto di requisire le case ai legittimi proprietari». Ad affermarlo il senatore Roberto Rosso, segretario provinciale di Forza Italia Torino e Responsabile nazionale per gli Azzurri del Dipartimento Casa; Marco Fontana, segretario cittadino di Forza Italia a Torino; Federica Scanderebech, capogruppo del partito in Sala Rossa e Domenico Garcea, vicepresidente vicario in Consiglio comunale a Torino.

«Il solo fatto che venga messa in discussione rappresenta un vero e proprio attentato al diritto alla proprietà privata, che non ammette sfumature. Un proprietario ha il sacrosanto diritto di decidere se affittare o usufruire dell’appartamento, come e a chi affittarlo, e a quanto locarlo. Non ci possono essere margini di ambiguità su questo. In un Paese civile, queste ovvietà non possono essere oggetto di interpretazioni. Comprendiamo che un’Amministrazione come quella di Lo Russo, che considera gli occupanti di Askatasuna come soggetto di diritti, abbia le idee confuse, ma qui siamo all’ABC. Così come non è pensabile aumentare l’Imu – peraltro la più alta d’Italia sulle seconde case – e la Tari, una tassa che dovrebbe essere basata sul consumo puntuale» – spiegano gli Azzurri.

«Anche solo immaginare una requisizione di una proprietà privata non adibita ad usi impropri è da film horror. Perché il Comune di Torino e il sindaco non requisiscono Askatasuna? Non siamo convinti che sia neppure utile censire gli immobili sfitti: chi pagherà i costi di questo lavoro, se poi – come è ovvio – non si potranno requisire? Si tratterebbe di una spesa indebita da Corte dei Conti. Il mercato delle locazioni lo crea appunto il mercato, non fantomatiche ronde punitive contro i proprietari. Se il Comune di Torino vuole davvero modificare il mercato, ha un’unica strada: quella di incentivare l’affitto alle fasce più deboli in modo più vantaggioso rispetto a quanto fatto finora. Deve guardare il mondo della casa dalla parte di chi ha faticato decenni per comprarla, a causa di una tassazione che proprio il Partito Democratico ha innalzato a livelli intollerabili. Oggi chi rinuncia ad affittare lo fa sempre più spesso per mancanza di garanzie di tornare in possesso dell’immobile, dovendo affrontare spese folli causate da reiterati processi per sfratto che spesso non portano al ristoro dei mancati introiti da locazione. La Giunta Lo Russo, come sempre, vive in un altro pianeta: un’isola che non c’è, perché basata sull’ideologia, su una visione a senso unico e non sul contatto con la realtà. Oggi i proprietari sono soli; se venisse votata questa delibera, lo sarebbero ancora di più, e si disincentiverebbe l’acquisto di case».

Pd: a rischio filiera dei formaggi a latte crudo

La filiera dei formaggi a latte crudo, eccellenza del Piemonte e simbolo della nostra cultura alimentare, rischia oggi seriamente l’estinzione.

In un contesto già fragile e complesso per le produzioni tradizionali e di qualità, l’allarme è stato lanciato con forza da allevatori, casari, amministratori locali e rappresentanti delle comunità montane e rurali, preoccupati per gli effetti che le nuove disposizioni ministeriali potrebbero avere sulla sopravvivenza stessa di un comparto che rappresenta una parte fondamentale dell’economia agroalimentare piemontese e italiana.

 

Il Piemonte vanta una lunga tradizione casearia, fondata su pratiche secolari che uniscono qualità produttiva, cultura, identità e presidio del territorio. Queste produzioni rischiano oggi di scomparire sotto il peso di normative che, pur perseguendo l’obiettivo legittimo della sicurezza alimentare, finiscono, nei fatti, per rendere pressoché impossibile la prosecuzione della produzione a latte crudo.

 

Le nuove linee guida del Ministero della Salute prevedono misure di controllo estremamente rigide e difficilmente applicabili, soprattutto per i piccoli produttori: controlli frequenti in allevamento, analisi microbiologiche costose e complesse, responsabilità scaricate integralmente sugli operatori, senza tenere conto delle specificità di un comparto che, proprio grazie alla lavorazione artigianale e non standardizzata, garantisce biodiversità e qualità riconosciute in tutto il mondo.

 

Come più volte evidenziato dagli operatori del settore, l’impatto di queste norme rischia di tradursi in un vero e proprio blocco della produzione a latte crudo, con effetti devastanti su intere filiere, in particolare montane e rurali, che oggi rappresentano un presidio sociale ed economico insostituibile. In gioco non c’è soltanto la sopravvivenza di alcune aziende, ma il futuro di interi territori, delle comunità alpine e rurali, del lavoro di tanti giovani allevatori che hanno scelto di restare e investire nelle aree interne.

 

La filiera del latte crudo non è soltanto un settore economico: rappresenta un cuore pulsante del Made in Piemonte, un elemento distintivo che unisce qualità, storia, rispetto dell’ambiente e presidio del territorio. Difendere queste produzioni significa tutelare un patrimonio collettivo che garantisce identità alle nostre montagne e alle nostre campagne, economia circolare alle nostre comunità e un futuro sostenibile a tanti giovani agricoltori che hanno scelto di restare.

 

Non si tratta di sottovalutare i rischi sanitari, ma di trovare un equilibrio ragionevole tra sicurezza alimentare e tutela delle tradizioni alimentari, che costituiscono un patrimonio riconosciuto dall’Europa e dal mondo. Serve un approccio realistico e proporzionato, che tuteli i consumatori ma non costringa i produttori a chiudere bottega. La tutela della salute pubblica e quella delle economie montane e rurali devono camminare insieme.

 

A fronte di questa situazione, il Gruppo del Partito Democratico in Regione Piemonte ha predisposto un Ordine del giorno che impegna la Giunta a intervenire con decisione per tutelare la filiera dei formaggi a latte crudo. Confidiamo che su questo tema si possa trovare una larga convergenza anche tra i diversi settori della maggioranza, perché la sensibilità su questi temi è fortissima tra le aziende e gli operatori della filiera, che chiedono risposte concrete e immediate.

 

Il rischio estinzione per i formaggi a latte crudo è anche il rischio di una desertificazione produttiva, culturale e sociale delle nostre montagne e campagne.

Non possiamo permettercelo.

 

Mauro Calderoni

Domenico Ravetti

Fabio Isnardi

Consiglieri regionali del PD Piemonte

Strategie politiche da Trump, a Salvini, a De Luca

Avevo capito bene: probabile accordo tra il Governatore De Luca e i cinquestelle. Il candidato a Presidente in Campania sarà, probabilmente, Fico ex Presidente della Camera. PD direi fottuto.
Dopo la sconfitta del referendum proprio questa non ci voleva per la Schlein. Lei continua a fidarsi di Boccia, uomo disponibile per ogni stagione. Ma non siamo provinciali.
In fondo è una piccola notizia di fronte  ai drammi che si stanno consumando in giro per il mondo. Quelli di destra sono stati accontentati. Avevano sostenuto che i dazi erano una grande occasione per la nostra economia. Lo dicevano quando Trump imponeva i dazi al 10%. Ora sono al 30% e saranno felicissimi. Pazzesco. Trump sarà sconsolante ma sono ancora più sconsolanti i possibili interlocutori come l’Europa che non conta proprio niente. Putin lo ha mandato a stendere e lui punterà all’accordo con la Cina che sui dazi lo ha ” fanculizzato “. Scommetto 1 contro 100 che anche ciò fallirà. Stupidamente  e in solitaria sostenevo che dovevamo volgere lo sguardo verso la Via della seta.  Tante cose sono andate non per il verso giusto.  Difatto non si è mai profeti in patria. Probabilmente ne beneficeranno  i produttori di armi. E nel nostro Paese altri disoccupati. Complimenti Meloni che Trump ti ha ascoltato. Ma poi, diciamocela tutta: criticare la Meloni è come sparare sulla croce rossa. Dunque?
Aumento del caos dove qualcuno ci guadagnerà e tanti ci  perderanno. Dettaglio: tra le persone che ulteriormente si arricchiranno c’è il Presidente Usa.
E tra le persone che diventeranno ancora più povere tanti cittadini che saranno stati molti tra i suoi elettori e sostenitori. La legge del contrappasso ha colpito un’altra volta. Intanto in Ucraina e Palestina la situazione continua a peggiorare. A Torino i Bonacciniani masticano amaro. Non sopportano più la segretaria del PD. Cose che capitano quando si è data  a tutti la possibilità di votare in un partito che non è il loro. Concludendo: Salvini gracchia ed il povero Tajani è certo che dovrà fare spazio a PierSilvio Berlusconi.
Forza Italia non è solo stata fondata da Berlusconi. Forza Italia è la famiglia Berlusconi.
Dunque?  Le cose peggiorano di giorno in giorno.
PATRIZIO TOSETTO

Borse studio Edisu: Pd attende parere studenti e rettori

 “VIGILEREMO PERCHE’ SIANO COPERTE AL 100%”

In VI Commissione del Consiglio regionale è stata esaminata la proposta di deliberazione contenente “Criteri generali per l’attivazione, da parte dell’EDISU Piemonte, dei bandi di concorso relativi all’erogazione delle borse di studio e altri servizi l’a.a. 2025/2026”.

Il Gruppo del Partito Democratico non ha espresso parere sul testo presentato perché, pur comprendendo la necessità di procedere all’approvazione in tempi stretti affinché le borse vengano pagate secondo le scadenze previste, preferisce attendere l’acquisizione dei pareri di Coreco (conferenza rettori) e dei rappresentanti degli studenti.

Il Partito Democratico vigilerà affinché le risorse poste a Bilancio per il prossimo anno accademico siano sufficienti per consentire la copertura al 100% degli aventi diritto. Del resto l’Assessore Chiorino ha ribadito in Commissione che raggiungere questo obiettivo è nelle sue intenzioni. Staremo a vedere!

I Consiglieri regionali del Gruppo del Partito Democratico

Fdi, Turismo: approvato in Commissione il Programma dell’offerta turistica

15 milioni e 870 mila euro. A tanto ammonta il contributo a fondo perduto a favore delle piccole e medie imprese piemontesi che svolgono attività ricettiva. La delibera, che ha avuto semaforo verde III Commissione, passerà ora in Giunta per l’approvazione definitiva con un bando che uscirà nelle prossime settimane.

“Siamo molto soddisfatti dei contenuti di questa proposta che rivendichiamo con orgoglio e che porta la firma del Gruppo Fratelli d’Italia e dei nostri assessori Chiarelli e Bongioannidichiara Carlo Riva Vercellotti, Capogruppo di Fdi in Consiglio Regionale. Grazie all’ampia dotazione prevista dal Programma, un settore strategico per il Piemonte, quale quello turistico, avrà le risorse necessarie per migliorare ulteriormente la qualità delle strutture, per rafforzare i servizi ed offrirne di innovativi per contribuire a far crescere l’occupazione ed il benessere delle nostre località turistiche, in particolar modo quelle ad oggi meno sfruttate”.

“Il Programma mira a favorire lo sviluppo di un’offerta turistica qualificata che si traduca in una migliore esperienza per il turista – spiega Claudio Sacchetto, presidente della Commissione turismo in Consiglio Regionale. Con questa Delibera andiamo a sostenere in ambito alberghiero gli alberghi diffusi, in quello extra-alberghiero le residenze di campagna, mentre per quanto riguarda il settore ricettivo vengono contemplate le attività di agriturismo e i rifugi. Infine, sosteniamo anche attività quali campeggi, glampinge villaggi turistici”.

“Si tratta di un’ottima opportunità per le aziende del settore turistico-ricettivo per ampliare e migliorare la qualità delle strutture, incrementare l’efficienza energetica, eliminare le barriere architettoniche e potenziare il livello tecnologico anche attraverso la digitalizzazione – commenta il consigliere Silvia Raiteri, Portavoce di Fdi in Commissione turismo.                           Le imprese turistiche possono diventare catalizzatori e costituire un importante volano per la crescita e lo sviluppo locale, promuovendo prodotti tipici, valorizzando le risorse del territorio ed integrandosi con le comunità locali”.

cs

Finalmente a sinistra si riscopre la manifattura

Oggi  al Museo del Risorgimento Repubblica ha organizzato un Convegno molto interessante su Torino nel 2050 e sulla importanza della Manifattura.  Eureka dopo anni in cui la Fiat veniva accompagnata dolcemente al calo del lavoro e della occupazione ,senza uno sciopero ,secondo gli auspici di chi voleva chiudere la esperienza della One Company town senza accorgersi che il calo dell’industria torinese non veniva assolutamente rimpiazzato dal turismo . Lo si poteva già capire , come fece il sottoscritto, quando l’Istat ci diede i dati del 2006 l’anno delle Olimpiadi . Dopo che molti cervelli della gauche teorizzavano gli Eventi come la prospettiva per la Città due volte Capitale , senza andare a vedere quale è il valore aggiunto che danno alla economia l’industria, le costruzioni e il turismo come avrebbe fatto qualsiasi manager. E qui si dimostra che è sempre più difficile governare o amministrare senza avere una grande esperienza e una forte competenza. Incuranti dei dati forniti prima dal solito GIACHINO poi da Banca d’Italia che hanno dimostrato il distacco economico preso da Bologna che invece da trent’anni ha scelto di puntare sull’industria e proprio sulla industria dell’auto . Anche il dato fornito da Banca d’Italia il 18 giugno scorso dal quale emerge che Torino e il Piemonte non sono ancora riuscite a recuperare il livello raggiunto nel 2007 è’ stato coperto dalla stampa cittadina.
Oggi il giornale fondato da Scalfari riscopre , e questo è molto positivo, la importanza della manifattura senza la quale l’economia fa molta più difficoltà a tenere il passo, a garantire posti di lavoro. Qualcuno vorrà dire a chi ancora magnifica il primo Piano strategico , quello degli anni 90, che aver detto che nel futuro di Torino l’industria non sarà più così importante , si dovrà puntare sul turismo, sulla cultura e sul loisir” fu un grave errore?
Quanti a Torino sono ancora convinti che la Città può vivere solo di turismo e di eventi?  Basta chiedere a Giuseppe Russo , direttore del Centro Einaudi, la tabella aggiornata sul valore aggiunto triplo dell’industria e della ricerca sul turismo per capire che turismo e grandi eventi sono importanti e aumenteranno quando verrà costruita la TAV ma non possono rappresentare da soli il futuro della Città . Così come qualcuno dovrà spiegarci perché le forze politiche che appoggiano la Amministrazione comunale in Europa hanno votato una decisione che ha messo in ginocchio l’industria europea dell’auto.
Dopo la assegnazione del Centro per la Intelligenza artificiale Torino deve puntare ad essere uno dei Centri mondiali della mobilità del futuro perché in futuro il bisogno di mobilità aumenterà ancora una parte andrà sul treno , di qui la enorme importanza della nostra grande Manifestazione di piazza Castello che salvo’ la TAV. Una parte della mobilità andrà sulle metropolitane ma oltre il 50% sarà ancora su strada, su metro e su ferrovia.
Ecco perché per Torino e’ fondamentale la battaglia per difendere l’industria dell’auto , così come è importante puntare sull’ICT , sulle nostre eccellenze nel settore dei microchip , sulla industria dell’aerospazio e sulla logistica perche il Piemonte è il retroporto naturale dei porti liguri ma anche perché sarà attraversato da due importantissimi Corridoi ferroviari che renderanno il territorio piemontese tra i più attrattivi a livello europeo.
Puntare di più sulla industria come dico da anni sarà strategico per trattenere sul nostro territorio non solo i nostri ragazzi ma anche una parte importante degli studenti universitari che arrivano a Torino dal nostro Paese ma anche dall’estero. Da questo punto di vista lavorare a Torino per collegare sempre di più gli Atenei di Toeino con quelli di Lione, Grenoble, Genova e Milano . La TAV Valley di cui parlo da qualche tempo non avrà nulla da invidiare alla Silicon Valley.
Per fare questo però occorre rilanciare il nostro aeroporto , accelerare la costruzione della TAV e del Terzo Valico .
Se il convegno di Repubblica saprà collocare il rilancio della industria nel discorso più ampio di sviluppo territoriale e delle infrastrutture i ragionamenti assumeranno un respiro diverso e concreto perché deve essere chiaro a tutti che questi ultimi venticinque anni di bassa crescita economica hanno  pesato  molto sulla metà delle famiglie torinesi che hanno visto ridursi le entrate economiche e il benessere.
Ecco perché chi cerca di ripresentare la alleanza che vinse le elezioni a Torino nel 93 non è credibile , anche perché non ha ammesso l’errore strategico che metà della Città paga salato  . Mi aspetto che soprattutto dal mondo cattolico e sindacale che ha appoggiato le amministrazioni degli ultimi trent’anni si prenda consapevolezza che in questi anni le diseguaglianze economiche e sociali sono aumentate .
Ecco perché parteciperò con molto interesse al convegno per ascoltare analisi, proposte e qualche  autocritica.
Mino GIACHINO

Lavoro, Canalis (Pd): “Trionfalismo immotivato”

La realtà piemontese è fatta da un’occupazione femminile decisamente inferiore a quella maschile, da un’abnorme disoccupazione giovanile, da contratti molto parcellizzati e precari, da minor retribuzione e stabilità.

 

Nella conferenza stampa svoltasi ieri al Grattacielo della Regione (in contemporanea con i lavori del Consiglio regionale, in spregio alle basilari regole del rispetto istituzionale), l’assessore Chiorino ha ostentato un certo trionfalismo rispetto ai dati del mercato del lavoro piemontese. Un atteggiamento quasi offensivo, se si osservano i dati dal punto di vista qualitativo e non solo quantitativo.

Non è corretto, infatti, enfatizzare il dato quantitativo dell’aumento del tasso di occupazione, come fa l’assessore, se non si aggiunge il dato qualitativo relativo ai salari bassi e alla parcellizzazione dei contratti.

Il tasso di occupazione della popolazione piemontese è effettivamente aumentato ed oggi si attesta sul 69%, ma dentro questo numero ci sono molti contratti precari e molti contratti sotto pagati. Il 69% di occupazione nasconde, insomma, molto lavoro povero e molto lavoro parcellizzato (pensiamo al diffusissimo part-time involontario che colpisce soprattutto le donne).

La condizione di disagio economico legata al lavoro colpisce in misura più significativa il genere femminile, dal momento che le donne tendono a essere occupate proprio con tipologie contrattuali instabili e a bassa protezione. I dati dell’INAPP mostrano che nella prima metà del 2024, le donne in Italia hanno ottenuto nuovi impieghi prevalentemente con contratti a termine: il 40,4% delle assunzioni femminili risultavano a tempo determinato, contro un più limitato 13,5% a tempo indeterminato. Inoltre, mentre per gli uomini il lavoro part-time si attestava al 27,3%, per le donne la percentuale raggiungeva quasi la metà dei contratti, precisamente il 49,2%.

Inoltre, bisognerebbe sottolineare che le donne piemontesi hanno ancora un tasso di occupazione decisamente inferiore a quello degli uomini (donne al 62,3% e uomini al 75,6%) e i Neet (giovani che non studiano e non lavorano) sono ancora tantissimi (27%).

Infine, il nostro tasso di disoccupazione è sceso al 5,5%, grazie soprattutto al forte calo del tasso di disoccupazione femminile sceso dal 7,2% al 5,8%, ma è ancora superiore a quello di Regioni comparabili con il Piemonte, come il Veneto, che è al 2,5%. Tutte le regioni del Centro Nord, ad eccezione della Liguria e del Lazio, hanno tassi di disoccupazione inferiori a quello del Piemonte con una punta del 2,4% nel Trentino Alto Adige e del 2,5% in Veneto.

Insomma, nonostante i progressi, il tasso di occupazione delle regioni sviluppate è ancora maggiore di quello del Piemonte e questo dovrebbe evitare facili trionfalismi.

Prima di dire che va tutto bene e che l’aumento del tasso di occupazione piemontese è merito delle politiche attive messe in campo dalla sua Giunta, l’assessore Chiorino dovrebbe darci i dati sui lavoratori poveri, che ingrossano le statistiche del tasso di occupazione, ma non riescono a vivere dignitosamente! E poi servono i dati sul lavoro precario, sull’aumento di donne over 50 occupate e sull’aumento di uomini over 50 occupati.

Assessore Chiorino, metta da parte il trionfalismo e dimostri maggiore profondità e trasparenza nel leggere i numeri!

 

Monica CANALIS – vice presidente commissione lavoro e formazione professionale del Consiglio regionale del Piemo

Merlo: Centro, subito la ricomposizione di chi è lontano dal bipolarismo selvaggio

“Il recente sondaggio de La 7 ha evidenziato, e per l’ennesima volta, l’assenza di un partito, utile e
necessario, capace di mettere in discussione l’attuale assetto bipolare. Quasi il 40% del
campione intervistato si dice favorevole alla nascita di un nuovo partito, radicalmente diverso da
quelli presenti nell’attuale geografia politica italiana. Un dato che dimostra, plasticamente,
l’inadeguatezza dell’attuale bipolarismo selvaggio segnato da una sempre più insopportabile
radicalizzazione del conflitto politico. Alimentato soprattutto da sinistra. Una domanda, comunque
sia, che si traduce con la necessità di avere una formazione politica centrista, riformista e
autenticamente democratica. Esigenza presente tanto a sinistra quanto sul versante del centro
destra oltre, come ovvio, nel vasto arcipelago centrista.
Una domanda politica che, però, non può essere confusa con la ridicola e grottesca “tenda” cara
a Bettini e a Renzi da un lato o con i molteplici federatori” dall’altro che, benchè privi di qualsiasi
legittimazione democratica, si ergono a rappresentanti esclusivi di un’area centrista e riformista.
Se non addirittura di tutta l’area cattolica, come il simpatico Ruffini.
Quello che serve, adesso, è semmai favorire una vera ricomposizione di tutto il mondo e l’area
centrista e riformista del nostro paese. Senza esclusioni pregiudiziali e, soprattutto, senza presunti
leader che si auto candidano a riferimento indiscusso ed indiscutibile.
La domanda politica c’è. Gli attuali partiti non riescono ad intercettarla e, nel frattempo, cresce la
disillusione e l’allontanamento dei cittadini dalle urne. Per questo, adesso, serve una iniziativa
politica di ricomposizione politica ed organizzativa di tutto ciò che non è riconducibile all’attuale
assetto bipolare”.

On. Giorgio Merlo
Presidente nazionale ‘Scelta Cristiano Popolare’.