“Luca Leone non è più uno straniero, qui da noi a Sarajevo”, scrive Eldina Pleho,giornalista, sarajevese. E’ qualcosa più che un’affermazione: è la prova di un legame profondo e vero tra uno degli scrittori più attenti alla realtà bosniaca e la “Gerusalemme d’Europa”.“Saluti da Sarajevo” è uno dei libri più belli di Luca Leone e narra la storia della città al crocevia tra l’Oriente e l’Occidente europeo dei Balcani, ne racconta gli scorci e l’essenza straordinaria attraverso splendide immagini a colori e consigli di percorsi di visita, mettendo in luce la sua innata e insopprimibile tolleranza e laicità. Luca Leone ha confezionato con cura e passione un originale omaggio a una città stupenda, straziata fin nel profondo dell’anima dalla barbarie della guerra ma, ciò nonostante, ineguagliabile per la sua capacità di accogliere e di stupire. Seguendo la scelta fatta con altri suoi libri– ovvero avviare una nuova fase di narrazione sulla Bosnia Erzegovina, che non si occupi più solo del passato e in particolare della guerra ma che invece si concentri sul presente e sulle prospettive future – l’autore di “Saluti da Sarajevo” racconta la capitale bosniaca di oggi. Dalle pagine emergono scorci, percorsi, storia, sviluppo, contraddizioni, proponendo un racconto a metà strada tra il reportage giornalistico, il diario di viaggio e la guida sia per neofiti che per conoscitori della città. Così Luca Leone porta il lettore a “confrontarsi con una Sarajevo inattesa, nuova, a tratti altera ma sempre accogliente, concentrandosi sui suoi quartieri e luoghi più importanti e unici, che raccontano una storia e mille storie affascinanti e uniche, come unica sa, può e deve essere Sarajevo”. Del resto, di storia, ne è passata molta nella valle tra il monte Igman e il monte Trebević, soprattutto nel “secolo breve”, quel ‘900 che è iniziato e finito proprio a Sarajevo tra gli echi degli spari e l’odore del sangue. E’ una città che non lascia indifferenti: il nome stesso suscita emozioni. Non sarà forse bella come altre città ma il suo fascino sta nella sua stessa essenza, che è davvero qualcosa d’inafferrabile.
M.Tr.