MADE IN ITALY

Amerigo (Italo) e il caso Melegatti

A voler cercare le notizie belle si fa sempre più fatica. Se guardiamo al panorama italiano, ma anche internazionale, non siamo messi per niente bene. Per restare in Italia e soffermarci all’attività economiche, la cronaca registra due fatti recenti e nessuno dei due esaltanti: la cessione di Italo, ribattezzato, scherzosamente “Amerigo”, al Fondo americano Gip che è stato un successo per gli azionisti e in particolare per Luca Cordero di Montezemolo e Diego Della Valle. Altra operazione più remunerativa non se ne poteva fare. Per Della Valle, oltre al guadagno cospicuo, c’è pure l’onore della gloria, avendo asserito che lui non avrebbe voluto vendere, ma è vi stato “costretto”. Si dice che la compagine degli azionisti italiani abbia dimostrato una particolare abilità e velocità nella trattativa. Per contro, sembrerebbe che gli americani si siano fatti prendere in “braccio” e non abbiano fatto un vero affare. Non è in effetti così, perché l’acquisto di Ntv-Italo è il passepartout per entrare in Europa quando verrà liberalizzata l’alta velocità come in Italia.

 

Per questo, noi pensiamo che gli americani avrebbero anche sborsato di più per assicurarsi l’affare. Quindi, se da un lato c’è un indubbio successo per gli azionisti, dall’altro rimane l’amaro in bocca perché imprenditori italiani e banche italiane, con l’eccezione di Intesa Sanpaolo, sono stati sempre assenti. Forte delusione perché non c’è più un grande Gruppo italiano che fa da capo cordata e gli imprenditori italiani, dovendo scegliere fra “lascia o raddoppia”, lasciano sempre e pensano solo agli interessi di bottega e non hanno una visione più lungimirante. Almeno speriamo che parte di così tanti utili vengano reinvestiti in Italia. Se il polo dolciario e dell’agroalimentare è passato quasi tutto in mani francesi, speriamo almeno che il Gruppo Ferrero rimanga italiano… L’altra brutta notizia è il recente stop arrivato da parte del Tribunale di Verona all’azienda Melegatti per l’autorizzazione alla produzione, in tempo utile, per le festività pasquali della linea dolciaria.

 

Per l’azienda, in concordato preventivo, l’Amministratore delegato Daniele Zanetti del Gruppo Hausbrandt Trieste 1892, operativo nei settori di caffè, birra, vino e alta pasticceria: 500 addetti, 98 milioni di fatturato nel 2017, fa ipotesi di ristrutturazioni del debito e mette a garanzia un assegno di 1 milione di euro . Somma ovviamente insufficiente al risanamento dell’industria dolciaria, ma sono indizio di intenzioni serie da parte di un Gruppo estremamente solido. Come i dipendenti della Melegatti noi tifiamo per il salvataggio e speriamo che dentro l’uovo di Pasqua ci sia la sorpresa.

Tommaso Lo Russo

Il caffè Lavazza sbarca al World Trade Center

Lavazza cavalloSi amplia la partnership tra Lavazza e Eataly. Già due le caffetterie aperte negli store Eataly a New York (Flatiron) e Chicago, e ora l’azienda dell’espresso made in Italy inaugura un altro punto vendita nel terzo Eataly a stelle e strisce, il Nyc Downtown, nella torre 4 del World Trade Center, al fine di superare i 1,2 milioni di caffè serviti e di coinvolgere un numero sempre maggiore di consumatori. In programma l’apertura di ulteriori caffetterie, nei punti vendita Eataly, a Boston, Mosca, Los Angeles e Bologna. “Siamo orgogliosi della partnership con Eataly e di esserne il caffè ufficiale negli Stati Uniti”, dice il vicepresidente del Gruppo, Giuseppe Lavazza. “Questo Paese è senza dubbio uno dei mercati internazionali strategici per Lavazza, dove intendiamo continuare a investire e crescere sensibilmente nei prossimi anni”.

(Foto: il Torinese)