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“Conosci l’estate?”

IL PRIMO ROMANZO DI SIMONA TANZINI AMBIENTATO A PALERMO  Prima di partire per le vacanze cercavo un libro ambientato a Palermo, la mia città. Non ci vado più molto e ne ho nostalgia. Mi manca il suo  mare, mi mancano i miei cugini, l’arte, l’architettura, il cibo, le emozioni “forti” a cui non sono più abituata. Alla ricerca dunque di una lettura che mi riportasse, almeno con la fantasia, nel mio amato luogo, a fine luglio entro in una libreria di Torino e un commesso entusiasta, e decisamente innamorato del suo lavoro, mi consiglia “Conosci l’estate?” di Simona Tanzini, edito da Sellerio. Lo acquisto fidandomi incondizionatamente del suo giudizio. 

Dalle prime pagine capisco subito che era quello che cercavo, una descrizione della “città-ossimoro”, dei suoi quartieri, delle abitudini e delle esternazioni colorite dei suoi abitanti, dei segni che lascia lo scirocco, della straordinaria bellezza e delle contraddizioni di questa città-continente.

La storia, il linguaggio lucido e ironico della scrittrice mi hanno conquistato. Ho compreso empaticamente i disagi del disturbo percettivo della protagonista, la sinestesia, mi sono immedesimata e specchiata nel suo percorso formativo, è sociologa e giornalista come me. La differenza nel vissuto è che lei è una romana trapiantata a Palermo, mentre io, prima di abitare a Torino, tra l’altro una delle città predilette di Viola, ero una palermitana trapiantata a Roma.

E’ un “giallo mediterraneo” che racconta di un volto del giornalismo televisivo, Viola appunto, che possiede “una particolarità”, un disturbo della percezione, che le fa accostare luoghi e persone a colori e musica. La protagonista purtroppo ha anche i “neuroni bucati”, come lei dice, che la condizionano nei movimenti e nell’approccio alla realtà.

Nel pieno di una ondata di scirocco viene uccisa Romina e il maggiore indiziato per questo omicidio è Zefir, un cantante molto conosciuto. Viola vaga per tutti i luoghi coinvolti dal crimine, conducendo la sua vita movimentata, curiosando nelle case e nelle giornate di ogni tipo di gente. Santo, l’ex caporedattore, trincerato dietro tenaci silenzi la mette in contatto con un suo amico, un poliziotto che lei chiama Zelig perché “cambia spesso colore”, il quale sembra sfruttare le sue intuizioni, le sue visioni, l’abilità di capire le persone attraverso le cromie. L’inchiesta diventa una storia, un girovagare nella eloquente Palermo, un susseguirsi di eventi e coincidenze lontani, mischiati a pensieri contemporanei su se stessa, sulla città, su fatti e persone, con spirito, ironia, a volte cinismo e amore, sentimenti tutti orientati all’obiettivo di rubare la verità ad una realtà complessa e articolata. Dietro la “vicenda gialla” traspare il vero cuore del romanzo: il ritratto commovente, quasi un diario, di una donna che avverte che in lei “si sta allargando il buio”, che è lei “quella diversa” e perciò attraversa la vita in modo totale con tristezza e divertimento, malinconia ed entusiasmo, dolore e godimento.

Un libro nuovo, senza luoghi comuni su un luogo, Palermo, che troppo spesso li riceve e li patisce, una scoperta piacevole.

In attesa di una prossima avventura palermitana di Viola, un invito appassionato a leggere “Conosci l’estate?”.

Maria La Barbera

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Vigdis Hjorth  “Eredità”  -Fazi –   euro  18,50

In Norvegia Vigdis Hjorth è un’autrice famosa ed ha conquistato fama internazionale proprio con questo romanzo, pubblicato nel 2016 nel suo paese ed ora tradotto da Fazi. “Eredità” ha vinto premi prestigiosi, è nella Longlist dell’americano National Book Award 2019, e si discute su quanto sia auto fiction, ovvero realtà o finzione letteraria? Lasciate perdere questa querelle, piuttosto fate caso alla bellezza del romanzo e all’abilità dell’autrice nel raccontare con estrema finezza psicologica.

La famiglia norvegese del romanzo è gelida quanto basta, a suo modo spietata. Voce narrante è quella di Bergljot che narra traumi del passato e un presente difficile.

La sua è una famiglia complicata dalla quale ha preso le distanze da oltre 20 anni; nasconde un segreto indicibile che ha segnato tutta la sua vita e spalancato il baratro nei confronti dei familiari.

I suoi genitori in là con gli anni, decidono di fare testamento per i loro 4 figli. Il primogenito Bard, Bergljot e le sorelle Asa  e Astrid; le più vicine in tutti i sensi ai genitori, alle quali destinano le due case al mare. Un lascito sperequato, un’ingiustizia e un tradimento perché il loro valore affettivo travalica quello economico e apre crepe abissali tra gli eredi.

Quando il padre muore la questione diventa improrogabile e porta a galla antiche rivalità, abusi in famiglia, gelosie e sudditanze affettive.

Scoprirete cosa ha determinato il distacco della protagonista dalla sua famiglia altamente disfunzionale e che la ferita è ancora aperta.

Un libro che vale la pena di leggere perché affronta tematiche profonde, sonda i meandri affettivi dei protagonisti ed è scritto divinamente…

 

 

Banana Yoshimoto  “Il dolce domani”   -Feltrinelli –  euro  12

Libro snello per un argomento mastodontico: come sopravvivere alla morte di chi amiamo?

La scrittrice giapponese ce lo dice in appena 104 pagine, spaziando dal dolore sconvolgente alla stentata sopravvivenza di chi resta con ricordi che fanno male. Ma racconta anche come si può tornare alla vita.

Protagonista e voce narrante è la 28enne Sayoko, rimasta vittima di un incidente d’auto insieme al suo compagno e grande amore, lo scultore Yȏichi. Lui muore sul colpo, lei si ritrova semiagonizzante con un bastone di ferro conficcato nella pancia… e se prima credeva che la vita potesse essere eterna, ora lo schianto è contro la dura realtà: «La morte è sempre a un passo da noi».

Quella di Sayoko e Yȏichi era una bellissima storia di amore, intimità e profonda comprensione in una relazione a distanza che riusciva a stare in equilibrio, con lui che viveva a Kyoto e lei a Tokyo. Il destino sferra il suo colpo mortale a fine estate mentre tornano da un soggiorno alle terme…e  per lei nulla sarà mai più come prima.

Il romanzo è la cronistoria di come  Sayoko affronta il dolore al risveglio in ospedale, tra traumi fisici e soprattutto lo strazio soverchiante per la morte di Yȏichi.

Anche se i due non erano sposati il loro era un legame talmente saldo che i genitori di lui la trattano in tutto e per tutto come la vedova del figlio.

Ma lei sente di aver ormai perso la sua “Mabui”, ovvero l’anima. E a Okinawa si dice che se ti cade il “Mabui” devi tornare a raccoglierlo nel punto in cui è caduto. Ecco quello che si appresta a fare, tra mille difficoltà  interiori e tanta nostalgia, Sayoko.

Un libro che parla di morte, ma anche di tanta speranza, scritto dopo il terremoto e lo tsunami di Fukushima e dedicato dall’autrice alle popolazioni colpite.

 

 

Kathleen  Rooney  “Lillian Boxfish si fa un giro”  -8tto Edizioni-  euro 19,00

Non si può non amare la protagonista e voce narrante di questo gioiello, pubblicato da una nuova e coraggiosa casa editrice fondata da 4 donne intraprendenti, esperte di editoria e con un palato letterario finissimo e di alto livello.

Lillian è un’arzilla e divertentissima vecchietta di 85 anni che festeggia sola soletta l’ultimo giorno dell’anno 1984 a New York  -che non è solo lo sfondo del romanzo, ma la grandiosa e affascinante coprotagonista- e lo fa camminando avvolta nella sua pelliccia, agghindata a festa.

Una lunga passeggiata anche nei ricordi della sua vita che sciorina in pagine magnifiche, piene di ironia, intelligenza e sensibilità; leggere e profonde allo stesso tempo.

Negli anni 20 Lillian era arrivata nella Grande Mela e aveva trovato lavoro come copywriter per il grande magazzino di lusso Macy’s.  Brillante, arguta, divertente e determinata era diventata in poco tempo una leggenda del mondo pubblicitario, la prima donna in questo campo e pagata profumatamente.

Poi il colpo di fulmine per Max, l’attesa del figlio e la fine del lavoro, perché negli anni 30 le donne con figli non sapevano neanche cosa fossero le tutele della maternità.

Lillian camminando farà incontri che aprono spiragli nei suoi ricordi e riportano a galla successi e gioie, ma anche fallimenti e rinunce.

Un romanzo che vi trascinerà senza sosta, terapeutico perché pieno di ironia e saggezza, ispirato alla vera storia di Margaret Fishback, il primo pubblicitario donna più pagato al mondo. Un gioiello da non perdere, che vi lascerà dolcezza e buonumore a iosa.

 

 

Glenn Cooper  “Il sigillo del cielo”  – Editrice Nord-  euro   20,00

Al centro di questo thriller c’è una misteriosa pietra nera, fulcro dei destini di vari personaggi che viaggiano su tre piani temporali diversi – tra umano e divino- con svolte inaspettate e continue.

La storia inizia con il famoso archeologo 62enne Hiram Donovan che, durante uno scavo in Iraq nel 1989, trova sepolta nella sabbia una pietra levigata a specchio. Un disco di ossidiana, perfettamente piatto e rotondo, 10 cm di diametro, uno di spessore… e quando un raggio di sole ne colpisce la superficie, qualcosa di inspiegabile accade allo scienziato. Contravvenendo alla sua etica, non dichiara la scoperta, la nasconde e la invia alla moglie, in America, per studiarla con calma in un secondo tempo. Peccato che il destino abbia in serbo per lui una morte violenta, mascherata da incidente.

Massachusetts, ai tempi nostri, il figlio di Hiram, Carl, che ha seguito le orme paterne ed è University Professor ad Harvard, deve fare i conti con la morte dell’anziana madre Bes. E’ stata assassinata nel suo lussuoso appartamento di Park Avenue a New York, messo a soqquadro ma dal quale sembra non sia stato rubato nulla.

Carl affronta il dolore e, insieme alla fidanzata Jessica, smonta la casa materna, trovando la busta spedita oltre 30 anni prima dal padre, ancora sigillata. Da quel momento in poi anche le loro vite saranno in pericolo.

Terzo piano temporale all’indietro, nel 1095 a Mosul dove tutto ha inizio, con il monaco Daniel Basidi che parla con gli angeli….

A mozzarvi il fiato sarà l’ossessione per questo oggetto che ha travolto imperatori, religiosi e avventurieri, una minaccia per  il mondo che tocca a Carl affrontare.

Non smentisce la sua bravura Glen Cooper, uomo dai mille talenti e selfmade-man, in questo romanzo in cui innesta anche la sua laurea in archeologia ad Harvard. Nel suo curriculum c’è anche un dottorato in medicina ed è stato a capo di un importante industria di biotecnologie. Non basta, oltreché autore del best seller “La biblioteca dei morti” al quale sono seguiti altri romanzi di successo è anche sceneggiatore e  produttore cinematografico.

 

 

 

 

 

Ci vediamo al Gigi Bar

La storia del Gigi Bar, locale-simbolo di Stresa che ha visto innumerevoli personalità sostare ai suoi tavolini gustando originalissimi cocktail e le delicatissime “margheritine”, è diventata un libro

Una vicenda leggendaria che Andrea Dallapina, giornalista e scrittore, ha voluto omaggiare con un romanzo dal titolo “Ci vediamo al Gigi bar – Una storia della Stresa da bere” (Alberti Libraio editore), mettendo in rilievo la passione e l’estro dei gestori.È un piccolo romanzo tributo alla lunga attività di Bruno Strola e della moglie Anna –afferma l’autore – per oltre quarant’anni e sino all’anno scorso hanno condotto il locale. È anche il racconto di una società quasi del tutto scomparsa, nella quale ai tavolini del caffè passavano il turista, l’intellettuale, l’imprenditore, il politico mescolati ai tanti clienti di Stresa”. L’aria bohémienne, lo spirito dei tempi,la bella e suggestiva passeggiata del lungolago stresiano, le facciate dei grandi alberghi e i dehors dei locali che guardano verso le isole dell’arcipelago Borromeo fanno da cornice a queste vicende, dove il protagonista del romanzo è proprio quel luogo frequentato dal bel mondo che, con un velo di malinconica tristezza, ha chiuso definitivamente i battenti nel gennaio scorso, dopo sessant’anni di onorata carriera. Le tante foto che accompagnano e arricchiscono il testo raccontano per immagini questa storia, soffermandosi sull’arte pasticciera di Bruno Strola, affinatasi in gioventù tra Milano, la Roma della “dolce vita” e il Lido di Venezia. Andrea Dallapina ha dato vita ad un narratore, lo scrittore americano Nick Wright (detto anche “mister Negroni” per la preferenza generosamente accordata al cocktail nato a Firenze cent’anni fa) che, ritornato dopo tre decenni in visita alla “perla del lago Maggiore”, ricostruisce la storia del Gigi Bar, teatro di incontri importanti e di deliziose colazioni e aperitivi.Donne e uomini di spettacolo, grandi musicisti ospiti a Stresa per le “settimane musicali”, campioni dello sport, imprenditori di successo, personalità della cultura e della politica come Mario Soldati, Ugo La Malfa, Oscar Luigi Scalfaro: una carrellata lunghissima di ospiti illustri, di passaggio o habitué, riempie le pagine con aneddoti e curiosità. Un percorso a ritroso nel tempo nel quale il narratore riavvolge come una pellicola l’intera storia del locale, accompagnato da Bruno e dal poeta stresiano Franco Esposito, moderno “Virgilio” e memoria storica di incontri e chiacchierate a quel tavolino del “Gigi” che per tantissimo tempo è stato il suo ufficio, seguendo le stesse abitudini di un altro famoso “scrittore di lago”, Piero Chiara.

Tra le tante notizie che si apprendono scorrendo le pagine del libro è particolarmente interessante l’atto di nascita, tra i tavolini del “Gigi bar”, del premio letterario che porta il nome della cittadina lacuale, fondato da un gruppo di intellettuali, tra i quali Franco Esposito, Mario Bonfantini, Mario Soldati, Gianfranco Lazzaro e Piero Chiara. Esposito, spronato dal grande Leonida Repaci, si lanciò nell’impresa già nel 1975, coinvolgendo l’amico Lazzaro. Ma le difficoltà a reperire le risorse necessarie resero impraticabile l’impresa. Determinati a raggiungere il risultato decisero di scrivere una lettera al pittore Mario Tozzi ,cresciuto a Suna, dall’altra parte del golfo Borromeo. Gli chiesero in dono una sua opera da mettere in palio quale premio per il concorso letterario. Il maestro rispose con sollecitudine inviando una sua litografia e così, nel 1976, iniziò anche quest’avventura che, già dai primi anni, vide protagonisti della giuria personaggi del calibro di Carlo Bo, Giovanni Spadolini, Giorgio Barberi Squarotti, Primo Levi. Quella del Gigi Bar è una storia di passione familiare per il lavoro che è terminata per ragioni anagrafiche, quando la coppia ha chiuso la propria attività e spento l’inconfondibile insegna rossa al neon che invitava i clienti nelle notti dell’epoca d’oro dei ruggenti anni ’60 e ’70. Un’intera comunità e tanti “vip” sono rimasti orfani delle celebri brioche e margheritine create nel 1857 dal pasticcere Pietro Antonio Bolongaro in onore della principessa futura regina Margherita. Resta il libro e un po’ di amarcord, con tutti i significati che questa parola porta con se, dalla profondità all’ironia, fino alla nostalgia dei ricordi.

 

Marco Travaglini

La rassegna dei libri più letti del mese

Ecco una piccola rassegna dedicata ai titoli che maggiormente hanno interessato i lettori iscritti al gruppo di Facebook Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri nel mese di agosto.

Primo posto per l’intenso Fiore di roccia, di Ilaria Tuti (Longanesi), racconto “al femminile” ambientato durante la Grande Guerra; segue l’interessante dibattito sulla saga scritta da Natasha Salomons, I Goldbaum (Neri Pozza); terza posizione per Cinque donne e un arancino, leggero racconto di Catena Fiorello (Giunti).

 

Il sondaggio del mese ha incoronato l’investigatore più amato dai lettori ma la sfida è stata davvero appassionante, così come il dibattito che ne è seguito: se volete saperne di più, potete leggere l’articolo QUI 

Nel mese di agosto ricorreva l’anniversario della nascita di Ray Bradbury, geniale e profondo cantore di un’America ormai scomparsa e autore del celeberrimo Fahrenheit 451, pietra miliare della fantascienza e fulgido esempio di quella che oggi chiamiamo narrativa distopica.

Per conoscere meglio questo grande scrittore, oltre al succitato Fahrenheit 451, noi proponiamo la lettura del classico L’estate incantata e del meno noto, ma inquietante, Il popolo dell’autunno, più volte citato da King come fonte d’ispirazione per il suo It.

 

Per il mese di agosto, la libreria LA CONFRATERNITA DELL’UVA di  Bologna ha scelto per i nostri lettori: L’estate che sciolse ogni cosa di Tiffany McDaniels (Atlantide Edizioni), un libro di una giovane autrice statunitense che ha già il respiro di un nuovo classico americano; Dal tuo terrazzo si vede casa mia di Elvis Malaj (Racconti Edizioni). Il nuovo corso della produzione letteraria italiana è lasciare che anche gli italiani di seconda generazione possano raccontarsi: in questo romanzo troverete una linfa, una rabbia e una vitalità inedita; La confraternita dell’uva di John Fante (Einaudi), un titolo che è anche un omaggio e una strizzatina d’occhio al nome della libreria!

Per rimanere sempre aggiornati sul mondo dei libri e delle letteratura venite a trovarci sul nostro sito ufficiale e scoprite ogni settimana i consigli letterari del nostro canale Youtube!

A presto e buone letture!

 

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

I libri più letti nel mese di settembre

Torna puntuale la piccola rassegna dedicata ai titoli che maggiormente hanno interessato i lettori iscritti al gruppo di Facebook Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri nel mese di settembre.

 

Nel mese di settembre i libri più commentati nel gruppo sono strati: A voce alta, capolavoro di Bernhard Schlink che racconta una storia di passione e presa di coscienza . Al secondo posto fa il suo ingresso Fu sera e fu mattina, nuovo romanzo di Ken Follett che costituisce il prequel del famoso I pilastri della terra; infine terzo posto per La ragazza del secolo scorso, l’autobiografia di Rossana Rossanda, recentemente scomparsa.

L’autore più citato del mese è Valerio Massimo Manfredi, i cui nome è sempre molto presente n tra i consigli dei lettori: tra i suoi romanzi, i più amati sono senza dubbio Lo scudo di Talos, romanzo che ripercorre le vicende delle Guerre Persiane, Antica Madre, ambientato tra i legionari di Nerone e Teutoburgo, che racconta l’epica battaglia tra i barbari di Arminio e i romani.

Questo mese, la libreria San Michele di Albenga consiglia per voi:

Un capolavoro che lascia cicatrici: “Viaggio al termine della notte” di Celine (Corbaccio). Un colpo di genio, breve ma perfetto: “Le braci” di Marai (Adelphi). Un racconto profondo e delicato che non si scorda. “Le nostre anime di notte” di Kent haruf (NN editore).

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Il tempo dei maggiolini

La  narrativa dell’autore intende dare voce soprattutto alla gente comune, a quel mondo piccolo ma non minore col quale lo scrittore di Omegna ha sempre amato convivere, assimilandone i problemi,  le speranze, le gioie e i dolori

“Il tempo dei maggiolini” è un  libro che contiene sedici racconti di Marco Travaglini (nella foto) , edito dalla torinese Impremix Edizioni Vislagrafika. Confesso che mi ha sempre attirato la  narrativa di Marco Travaglini perché  intesa a dare voce soprattutto alla gente comune, a quel mondo piccolo ma non minore col quale lo scrittore di Omegna ha sempre amato convivere, assimilandone i problemi,  le speranze, le gioie e i dolori. Una scrittura la sua che nasce dal cuore e arriva al cuore, che sa  cogliere con passione e slancio poetico   la vita delle strade, dei piccoli paesi del lago e della montagna, con attenzione particolare – è il caso di “Il tempo dei maggiolini” – al passato, ai giorni dell’ infanzia, della  giovinezza, a tempi meno facili ma più ricchi di semplicità, di saggezza antica, di rapporto umano. Erano gli anni delle case di ringhiera, dei grandi prati non ancora invasi dal cemento; delle quattro stagioni; delle primavere verdi  punteggiate di rondini e maggiolini; delle serate estive sfolgoranti di lucciole, sull’aia o davanti alla calma scura del lago ancora impregnato dei caldi profumi del giorno, delle creme solari.

Su questi sfondi, che Marco riprende con l’attenzione e la sensibilità dell’osservatore acuto, si intrecciano avvincenti storie di quotidianità, popolate da personaggi estrosi, a volte strambi e un po’ picareschi, ma sempre coinvolgenti perché pennellati con felice aderenza: il fiorista Arrigo Molinetti, patito del canto e di Jannacci, e il giardiniere Galaverna, che spopolano nelle balere  col complessino dei “Trambusti”, offrendo la loro arte in cambio di polli, conigli e tacchini arrosto; il Belletti, un po’ tocco,  imbattutosi in un cavallo parlante; il Secchi, che spaventa di sera le   donne dalle parti del cimitero; l’analfabeta Albertino, convinto che basti comprare gli occhiali per saper leggere; e decine di altre figure tipiche della vita povera e raccolta del tempo che fu. Su tutte la maestra Maria Scrivani la quale, a dispetto dei suoi 90 anni, ripercorre con straordinaria lucidità la sua carriera di insegnante a Omegna, ricostruendo l’atmosfera della vecchia scuola e della città con la precisione e l’acutezza del cronista  di vaglia.

Il ritratto del suo alunno Gianni Rodari,  “un bambino con lo sguardo serio ma con i pensieri allegri” è da antologia, così come quello di altre realtà omegnesi, fra le quali la storica ditta  Cardini, specializzata nella lavorazione delle lamiere metalliche, diventata famosa per la  pionieristica attività nel settore dei giocattoli di latta. “Papà, se tu comperi un giocattolo Cardini, il più bravo, il più studioso diverrò tra i bambini”, recitava una pubblicità sulle  pagine della Domenica del Corriere e del Corriere dei Piccoli.Il libro spazia sull’intera provincia del Verbano Cusio Ossola e si spinge oltre, sconfinando nel Novarese. Ricche di fascino la leggenda della pentola d’oro delle due Quarne, atavicamente divise da feroce rivalità, e la rievocazione delle tradizioni, degli usi e dei costumi walser della valle Formazza, mentre  la descrizione delle riprese di Una spina nel cuore, film tratto da un racconto di Piero Chiara, girato alla stazione di Omegna, e di I bei tempi di Villa Morini, “scandalosa” rievocazione delle case chiuse, che trasformò in un set da film “scollacciato” la tranquilla comunità di Brovello Carpugnino, è semplicemente esilarante.

Non poteva ovviamente mancare il lusciàt, mitico artigiano che girava l’Europa ad aggiustare e vendere parapioggia e parasoleArgante Delvivo, di Sovazza, assurse addirittura, per volontà nientemeno che della principessa Sissi, a  “ombrellaio fornitore ufficiale della Casa d’Asburgo”.  E ricco di mistero è Vincent, il pittore dei sogni e delle stelle, apparso all’improvviso sul lago sul finire dell’estate, tra un temporale e l’altro: “Allampanato, magro come un chiodo, il volto, incorniciato da una rada barba grigia,  era illuminato da due vivaci occhi neri che luccicavano al riparo delle folte sopracciglia”.E c’è tanto dell’altro.Un bel revival davvero, questa nuova raccolta di Travaglini, che la dolcezza della memoria e il profondo coinvolgimento emotivo dell’autore rendono  ancora più vero e palpitante. Un momento di ricordo e forse di rimpianto per chi vent’anni non ha più, una scoperta piacevole e frizzante per chi di quel passato ha percepito solo gli echi”.

 

Benito Mazzi  

Dal “Pierino” di Chiara al “paese dei mezaràt” di Dario Fo

Entrambi, oltre a narrare le gesta degli autori in tenera età, alquanto discoli e con l’argento vivo addosso, offrono uno spaccato straordinario su persone e luoghi che s’affacciano sul lago Maggiore

Costretto a stare in casa per qualche giorno ho approfittato dell’occasione per rileggere due libri divertenti: “Le avventure di Pierino “, di Piero Chiara, e “Il paese dei mezaràt”, di Dario Fo. Entrambi, oltre a narrare le gesta degli autori in tenera età, alquanto discoli e con l’argento vivo addosso, offrono uno spaccato straordinario su persone e luoghi che s’affacciano sul lago Maggiore. Nel primo, il protagonista che combina guai tra le bancarelle del mercato di Luino (a cui Pierino poteva partecipare per l’intera giornata perché “la direzione scolastica aveva stabilito la vacanza settimanale al mercoledì, invece che al giovedì come in tutt’Italia, forse più per comodo degli insegnanti che degli scolari” ) è proprio il piccolo Chiara. Pierino salta da un’avventura all’altra, pestifero e inarrestabile, un vero monello per le strade di Luino. Finché i grandi non si stancano della sua vivacità e lo mandano in collegio.

Ma lui è fatto così, vivace e furbo, allegro e goloso, e anche bugiardo, quando serve per salvarsi da una punizione. Pierino non si può fermare e in collegio impiega tutte le sue energie per fare ammattire i suoi pazienti professori. Ingegnoso come lo sono i bambini particolarmente svegli della sua età, Pierino ( due terze ripetute a suon di bigiate, pur essendo un rampollo di commercianti e quindi destinato agli studi) vive le sue avventure a Luino, la città sulla “sponda magra” del lago Maggiore dov’è nato “in remote stanze sopra i tetti” nella secentesca casa Zanella e che nel primissimo Novecento è un attivissimo crocevia commerciale tipico delle terre di frontiera. In un mercato in cui convergono venditori onesti e ciarlatani, bancarellai improvvisati e imbonitori, saltimbanchi da quattro soldi e commercianti cittadini con spazi affittati per tutto l’anno, va in scena una straordinaria commedia umana. Una curiosità: tra i tanti che affollano il mercato compare anche la figura del ricco formaggiaio Berlusconi, che si trova suo malgrado coinvolto in un lancio di forme di gorgonzola, taleggio e grana padano di cui aveva omaggiato tre sorelle zitelle divenute ladre per necessità.

Il libro si articola in due parti. Nella prima è il mercato stesso nella sua coralità di personaggi a riempire il palcoscenico, mentre nella seconda (Pierino non farne più!) il piccolo irrequieto ritorna a fagocitare la scena, combinandone davvero di tutti i colori, sino a finire in collegio dall’altra parte del lago, dai salesiani di Intra. All’anagrafe Piero Chiara era registrato proprio come Pierino e alcuni capitoli come “Non piangere Bertinotti”, “L’evaporazione delle angurie” o “Guerra e pace con i Formentini” sono davvero spassosi. Viceversa, ne “Il paese dei mezaràt“, Dario Fo racconta i luoghi, gli eventi e i personaggi leggendari che hanno segnato la sua infanzia ( e non solo). Prendendo le mosse dai luoghi natii ( San Giano, in provincia di Varese) e da quelli dove ha trascorso l’infanzia, Fo s’avventura nel turbine della memoria restituendoci le imprese del padre ferroviere, le visite in Lomellina al nonno Bristìn, indugiando su episodi di volta in volta teneri e drammatici fino al suo apprendistato all’Accademia di Brera di Milano, agli stratagemmi per campare, al dramma della guerra con il reclutamento forzato e, per finire, con un notevole salto temporale in avanti, i funerali di “Pà Fo”, figura centrale di questo “romanzo di formazione”.

Il titolo rimanda al dialetto  lombardo, soprattutto a quello in uso sul lago Maggiore, dove “mezaràt”significa mezzo-topo. Il paese dei mezaràt equivale al paese dei pipistrelli ed è riferito alla gente di Porto Valtravaglia che lavorava sopratutto di notte, perché erano soffiatori di vetro, pescatori e contrabbandieri. Porto Valtravaglia, dove il piccolo Fo cresce e va a scuola, era – secondo il grande attore – “un paese in cui i bar e le osterie non chiudevano mai, non avevano neanche le porte, non avevano un ingresso principale. Io sono cresciuto lì, in un paese dove c’erano persone che provenivano da tutta Europa, dalla Francia, dalla Germania, dalla Spagna, perfino dall’Oriente, ognuno con una tecnica diversa di soffiatura del vetro“. In quella babele di lingue e dialetti si inserivano discorsi, dialoghi, favole, lazzi sarcastici e paradossali. È un mondo ormai scomparso, che non esiste più, che però per Dario Fo è stato fondamentale. La sua capacità di raccontare – si pensi all’uso di certe pause o dei gesti – proviene direttamente da quel mondo popolato da affabulatori straordinari.

E’ lo stesso Dario Fo a definire la sua infanzia “eccezionale”: “Ho avuto la possibilità di vivere un’infanzia sempre attorno al lago Maggiore, ma cambiando un paese dopo l’altro. Ho frequentato la terza elementare in tre posti diversi, la quarta in due scuole differenti. Poi sono andato a Luino per le scuole medie, a Milano per il liceo di Brera e infine all’Università. Quindi io, figlio di un ferroviere, ero sempre in viaggio. Questo naturalmente ha influito molto sul mio carattere. Credo di essere una persona generosa, ed ho imparato non solo da mia madre o da mio padre, ma anche dal clima che mi sono trovato intorno“. Il capitolo finale de “Il paese dei mezaràt“, racconta il funerale del padre, il quale prima di morire si era preoccupato di ingaggiare una banda che per tutto il tragitto da casa fino al cimitero suonasse le marce dei partigiani delle valli. “ Per ogni valle (sei o sette sul lago Maggiore), infatti, c’era un gruppo di partigiani che creava una propria canzone. Mentre si andava al funerale, tra le bandiere rosse, la gente, gli anarchici, iniziò un altro funerale, quello dello scrittore Piero Chiara, che aveva sempre avuto fama d’essere un gran mangiapreti. Per cui la gente si unì al corteo di mio padre pensando che fosse quello di Chiara. Poi quando è arrivato il feretro da Varese, nel luogo dell’appuntamento non c’era nessuno. Così tutti i giornali riportarono questo episodio“.

Marco Travaglini

L’isola del libro. Speciale William Faulkner

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria / Un grande applauso alle edizioni “La nave di Teseo” per aver portato in libreria i 6 racconti polizieschi di William Faulkner “Gambetto di cavallo”; autore che vinse il Premio Nobel nel 1950

Un gigante della letteratura americana e mondiale del XX secolo, nato a New Albany (Mississippi)   il 25 settembre 1897 e stroncato da una trombosi a Byhalia il 6 luglio 1962.

Gli esordi non furono facili: scrisse poesie, si mantenne facendo svariati lavori e viaggiò tra New Orleans, New York, Parigi. Sposò la fanciulla che aveva amato in gioventù, Estelle Oldham (divorziata da poco), con lei visse a Rowen Oak, che abbandonerà solo per le incursioni nella mecca del cinema. Un matrimonio difficile, dai sentimenti cupi e carente di romanticismo e affetto. Dapprima la sua carriera letteraria sembra un fallimento. Allora, deluso dai rifiuti degli editori, decide di scrivere solo più per se stesso e il risultato è uno dei suoi capolavori, “L’urlo e il furore”.

E’ l’inizio della folgorante esplosione creativa di Faulkner che sfociò nelle grandi opere composte tra fine anni 20 e inizio 30: ci ha lasciato 20 romanzi e 85 racconti, più alcuni testi per il grande schermo. La sua vita fu attraversata anche da difficoltà economiche dovute soprattutto allo stile di vita dispendioso suo e della moglie. Nel 1932 cercò di risolvere la situazione finanziaria lavorando per circa un decennio come sceneggiatore a Hollywood. La sua vita oscillò tra alti e bassi, alcol che gli distrusse il fisico e relazioni con donne più giovani che bruciarono il suo matrimonio.

Ambientò le sue opere nel profondo sud, che trasferì nell’immaginaria contea di Yoknapatawpha, di cui – con incredibile realismo- colse e descrisse in modo indimenticabile la difficile realtà rurale negli anni della Grande Depressione: tra povertà, fatica, sudore di bianchi e neri, pregiudizi, ingiustizie e schiavitù.

Ed ecco l’occasione perfetta per leggere o rileggere alcune sue opere.

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William Faulkner “Gambetto di cavallo. Sei racconti polizieschi” -La nave di Teseo-   euro 18,00

Il racconto che dà il titolo alla raccolta fa riferimento a una mossa di scacchi e l’autore lo scrisse nel 49, quasi in concomitanza con il conferimento del Nobel per letteratura. Un’ incursione nel genere poliziesco attraverso sei storie ambientate nell’immaginaria contea di Yoknapatawpha, con protagonista dilettante (sulla falsa riga di Sherlok Holmes) l’avvocato di mezza età Gavin Stevens, procuratore di contea, alle prese con disperata gente comune, miserie, misfatti e misteri. Nella provincia tormentata e bigotta, Stevens attraversa sconfinate lande dove si trova alle prese con crimini locali. Li affronta caparbio e cerca di risolverli attraverso il percorso deduttivo, armato dell’ inseparabile pipa (proprio come Faulkner stesso). Sei vicende in cui scendono in campo famiglie tragiche e disfunzionali, solitudini e rancori, illusionisti e misteriose scomparse e ricomparse, confessioni e sotterfugi.

 

“L’urlo e il furore”   -Einaudi- euro 11,50

E’ il primo grande romanzo di Faulkner pubblicato nel 1929. Racconta tragedie, decadenza e disgrazie dei Compson, una grande famiglia del sud americano alle soglie della Grande Depressione. A narrare questa stirpe, un tempo gloriosa, sono più voci; tra queste spicca quella di Benjamin, ragazzo afflitto da un ritardo cognitivo, che alterna piani temporali differenti tra passato e presente. Perché Faulkner era un maestro nel seguire una cronologia affettiva, prima ancora che temporale, ed abilissimo nell’ammantare i lunghi monologhi interiori di una potentissima forza evocatrice.

 

“Mentre morivo” -Adelphi-   euro 11,oo

E’ del 1930 questo libro che Faulkner scrisse in sole 6 settimane, quando aveva 32 anni; di giorno lavorava come operaio in una centrale elettrica e di notte creava. Ambientato nell’immaginaria contea di Yoknapatawpha è un coro polifonico intorno alla vita, alla morte e al funerale di Addie Bundren, madre di 5 figli e moglie di Anse. E’ il marito che, per rispettarne le volontà, fa costruire la migliore cassa possibile e intraprende un viaggio, tra il folle e il grottesco, su un carretto sgangherato per andare a seppellirla a Jefferson, lontano da casa. Il romanzo scivola nei racconti di 15 voci narranti che hanno fatto parte della vita di Addie, povera donna poco amata. Così com’è vissuta -in solitudine e con il suo orgoglio- rischia di morire senza il conforto dei suoi cari. Persino il figlio prediletto diserta il suo capezzale: l’unica ad assisterla è la compaesana Cora che non vuole farle “…affrontare il Grande Ignoto senza un viso familiare lì a farle coraggio”. Un libro che traccia tanti profili psicologici sullo sfondo dell’ambiente rurale con i suoi usi e le sue chiusure.

“Luce d’agosto” -Adelphi-   euro 13,00

Pubblicato nel 1932 fu considerato un capolavoro. E’ un romanzo che mette a nudo la dura realtà di disadattati ed emarginati, e indaga pregiudizi e razzismo. Lo fa attraverso le vicende di una folta pletora di personaggi: dalla povera ragazza incinta che attraversa Alabama e Mississippi per cercare il padre del bambino, a un reverendo ripudiato dalla sua Chiesa, passando per sceriffi, taglialegna, predicatori e negri disperati. Una comunità e un universo composito che si mette in allarme quando si sparge la voce di un brutale omicidio.

 

“Assalonne Assalonne” -Adelphi-   euro 28,00

Questo romanzo del 1936 ruota intorno alla vita e al destino di un uomo assillato dall’incertezza   sulla sua identità razziale. Apre scorci di vita sulle piantagioni di cotone e sulla brutalità con cui venivano fustigati i lavoratori neri. E’ la storia del contadino Thomas Stupen che diventa proprietario della piantagione in cui lavora, e di Bon, il probabile figlio. Anche in queste pagine Faulkner sciorina una narrazione multipla per mettere a fuoco una realtà che conosceva molto bene: il modo miope in cui i bianchi degli Stati del Sud consideravano il passato storico e la loro incapacità di fare i conti con la spietata piaga della schiavitù. Una curiosità: tra gli affetti più solidi di Faulkner ci fu quello che lo legò alla sua governante di colore, Callie Bar.

 

 

 

Le città che leggono di più secondo Amazon: Torino al terzo posto

E’ derby d’Italia tra Milano e Roma

Milano si conferma regina della lettura per l’ottavo anno consecutivo, conquistando lo scettro di città che acquista più libri ed eBook su Amazon.it.  Roma e Torino scalano la classifica conquistando il secondo e terzo posto sul podio.  Per la prima volta Napoli entra nella Top10 delle città che leggono di più mentre Palermo e Bari entrano nella Top20.

Durante l’estate, che si affronti un viaggio itinerante o una vacanza relax su qualche spiaggia, la lettura si conferma una compagna di viaggio che non può mancare nelle vacanze degli italiani. Anche quest’anno, per l’ottavo anno consecutivo, Amazon.it ha stilato la classifica delle città italiane che acquistano più libri, prendendo in esame il numero di titoli in formato cartaceo e digitale acquistati dai clienti di Amazon.it durante l’ultimo anno su base pro capite nei centri abitati con più di 90.000 abitanti.*

Milano si conferma regina della lettura per l’ottavo anno consecutivo, conquistando lo scettro di città più appassionata di libri, sia in formato cartaceo sia in digitale. Roma guadagna la seconda posizione rispetto allo scorso anno mentre Torino conquista il terzo gradino del podio, scalzando così Bologna e Padova, che scivolano rispettivamente invece al quarto e ottavo posto della classifica delle città che leggono di più, e Pisa, che esce dalla top ten. La rivelazione di quest’anno è Napoli, che entra per la prima volta nella top ten volando direttamente in nona posizione.

Di seguito la TOP 10 delle città italiane che leggono di più:

  1. Milano
  2. Roma
  3. Torino
  4. Bologna 
  5. Firenze
  6. Genova
  7. Verona
  8. Padova
  9. Napoli 
  10. Trieste

Firenze guadagna tre posti rispetto allo scorso anno, superando Verona, che scivola settima in classifica. Padova, che la classifica del 2019 vedeva tra le protagoniste della top tre, perde posizioni classificandosi come ottava. Tra i nuovi ingressi nella Top10 rispetto al 2019, insieme a Napoli, figurano Genova e Trieste che conquistano la sesta e la decima posizione della classifica.
Nelle successive posizioni, rilevante risulta la crescita di Palermo, che passa dal 47° al 13° posto, Bari, che scala dal 46° al 20° posto e Reggio Calabria, che migliora la propria classifica dal 50° al 36° posto.

Se si guarda alla classifica delle 10 città italiane che prediligono leggere in formato digitale, Milano si conferma la città che acquista più eBook da Kindle Store. Scalano la classifica Roma e Torino, seguite da Bologna e Genova. Firenze si aggiudica la sesta posizione, seguita da Padova, Trieste e Verona. Assente dalla top ten delle città che amano la lettura in digitale Napoli (16a), lasciando posto a Cagliari, che conquista la decima posizione. 

I generi preferiti in Italia
Quest’anno Amazon.it ha stilato anche la classifica dei generi preferiti dagli italiani, che vedono al primo posto i libri per bambini e ragazzi, seguiti dai classici della letteratura. Presenti sul podio dei generi più apprezzati, si trovano i libri di Sociologia e di Scienze Sociali, seguiti dai Fumetti e Manga, che conoscono un grande pubblico in Italia. Al quinto posto i libri di scienze, tecnologie e salute.

Città e generi letterari 
Milano è la città che apprezza maggiormente differenti generi letterari, aggiudicandosi il primo posto su tutte le 8 classifiche divise per genere: il capoluogo lombardo è infatti la città in cui si leggono più testi dei generi non-fiction, cucina, fantascienza e fantasy, viaggio, motivazionali, economia e finanza, benessere; a differenza dell’anno scorso, conquista il primo posto anche per i romanzi rosa. 

Stabili in classifica anche Roma e Torino, che si aggiudicano argento e bronzo in tutte le categorie. 
Napoli entra nelle top ten delle città in cui si leggono libri dei generi motivazionali, economia e finanza e benessere, lasciando spazio alla romantica Verona, che si aggiudica il quarto posto nella classifica per i romanzi rosa. Firenze e Bologna si confermano amanti della buona tavola, posizionandosi al quarto e quinto posto per i libri di cucina. A questo link, il file con tutte le classifiche per genere letterario.

I 3 titoli più apprezzati
Per quanto riguarda i libri cartacei preferiti dagli italiani, troviamo al primo e secondo posto due amatissimi dai giovani lettori: Le storie del Mistero di Lyon Gamer e Le fantafiabe di Luì e Sofì di Me contro Te. Al terzo posto il libro protagonista dell’anno, Le corna stanno bene su tutto. Ma io stavo meglio senza! di Giulia de Lellis. 

Tra i bestseller di Amazon.it si possono inoltre trovare anche tanti libri indipendenti e autopubblicati. Per far conoscere l’eccezionale lavoro dei self-publisher, Amazon ha lanciato il premio letterario Amazon Storyteller 2020, aperto alle opere per le categorie fiction sia per quelle non-fiction. 
Fino al 31 agosto 2020, gli autori avranno la possibilità di inviare una richiesta di adesione all’iniziativa e pubblicare i loro testi nuovi ed esclusivi in modo semplice, rapido e gratuito, in formato cartaceo e digitale, tramite Amazon Kindle Direct Publishing (kdp.amazon.it).

Letture d’estate
Le vacanze sono il momento ideale per staccare la spina tuffandosi in un buon libro, digitale o cartaceo. Per aiutare i propri clienti a trovare la lettura perfetta, Amazon.it rende disponibile lo store Letture d’estate dedicato alle letture estive e creato grazie ai consigli degli Editori, che sapranno sicuramente ispirare gli amanti dei grandi classici ma anche di gialli, thriller, fumetti e romanzi. Grazie ad Amazon Prime i clienti possono ricevere spedizioni veloci e illimitate su milioni di prodotti, dove vogliono e quando vogliono, anche in vacanza.

 

*Dal luglio 2019 al luglio 2020

L’isola del libro. Speciale Jeffrey Archer

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Da non perdere è la saga creata dal 79enne barone inglese Archer di Weston-super-Mare, personaggio geniale e poliedrico. Dapprima impegnato in politica (tra le file dei conservatori di Margaret Tatcher, è stato membro del Parlamento europeo e per 25 anni deputato alla Camera dei Lord); poi, a 70 anni suonati, si è dimostrato abilissimo nell’intraprendere una seconda carriera come scrittore. Drammaturgo, saggista, autore di racconti e soprattutto romanziere prolifico.

La Saga dei Clifton (in tutto 7 romanzi) sciorina le alterne vicende di due famiglie –Clifton e Barrington- nell’arco di un secolo. L’idea madre era raccontare le vite -dall’infanzia fino ai 70 anni- dei tre personaggi principali: Harry (in cui Archer si identifica in parte) Giles ed Emma (ispirata alla moglie dell’autore).

Prima un breve riassunto del terzo capitolo “Un segreto ben custodito”(dopo “Solo il tempo lo dirà” e “I peccati del padre”), ambientato a Londra nel 1945, con il voto alla Camera dei Lord per decidere chi debba ereditare la colossale fortuna dei Barrington.

Sono in lizza Giles Barrington (figlio legittimo di Sir Hugo Barrington e sua moglie Elisabeth) e il suo presunto fratellastro, nonché miglior amico, Harry Clifton (probabile frutto del flirt tra Sir Hugo e Maisie, moglie di Arthur Clifton).

L’ago della bilancia penderà a favore del figlio legittimo Giles.

Ma ad Harry poco importa della mancata eredità; conta invece che finalmente possa sposare la sua Emma (sorella di Giles) e dedicarsi con successo alla carriera di scrittore. Genitori del difficile, ma dotato, Sebastian, pensano di dargli una sorellina e adottano (non senza fatica), Jessica; la bambina che era stata trovata accanto al cadavere di Sir Hugo Barrington e sua figlia illegittima.

Giles invece è tutto preso dalla politica e dal suo seggio traballante alla Camera dei Comuni; mentre Sebastian subisce un attentato.

 

 

“Attento a quel che desideri. La Saga dei Clifton 4”  -HarperCollins- euro 12,90

 

Questo nuovo capitolo della saga si riallaccia agli interrogativi aperti nel libro precedente e vede Harry Clifton e la moglie Emma impegnati a indagare sull’attentato alla vita del loro figlio.

Ma sul tappeto c’è anche un’altra questione: perché il fidato presidente della Compagnia di navigazione Barrington ha dato le dimissioni improvvisamente?

Emma pensa di poterlo sostituire, ma sarà tutt’altro che facile, e mentre arranca in una società maschilista al massimo grado, culla anche il progetto di costruire un nuovo immenso transatlantico.

Intanto la figlia adottiva Jessica trova l’amore, è Clive Bingham rampollo della buona società che chiede di sposarla.

Tutto sembra perfetto… ma ad  inquinare le acque ecco apparire una vecchia amica della madre dello sposo che getta pesanti ombre sul matrimonio.

Preparatevi a lotte senza esclusione di colpi e subdoli intrighi per controllare la Compagnia di navigazione guidata da Emma……e arriviamo così alla fine degli anni 60 del 900.

 

 

“Più della spada. La saga dei Clifton 5”  -HarperCollins-   euro 12,90

 

Siamo negli anni 70 e le strade dei Clifton e dei Barrington continuano a intersecarsi con nuovi colpi di scena. Il potere di Emma vacilla quando una bomba dell’Ira sconquassa il nuovo piroscafo della Compagnia di Navigazione dei Barrington.

Intanto Harry è diventato  presidente dell’associazione degli scrittori e lancia una campagna per la scarcerazione  di uno scrittore dissidente russo; Sebastian fa una brillante carriera nella City londinese; e Giles Barrington è ministro, però mira a qualcosa di più.

E come sempre sono tanti gli ostacoli che l’autore mette sul cammino dei suoi personaggi.

 

 

“Quando sarà il momento. La saga dei Cliston 6”  -HarperCollins-   euro 12,90

 

Altri colpi di scena ed esiti inaspettati vi terranno incollati alle pagine del sesto appuntamento con la Saga dei Clifton.

Harry si trova alle prese con un mondo editoriale in cui i colpi bassi tra editori sono solo l’inizio. Lui è più che mai deciso a far liberare dal gulag il dissidente Anatoly Babakov  ed ha imparato a memoria il suo libro che cerca di far  pubblicare, dapprima a fatica con comparsate in tv e poi con inarrestabile successo..

D’altro canto Sir Gil Barrington si trova davanti a un pesante dilemma: deve scegliere se salvare la sua carriera politica o la donna di cui è innamorato, che è prigioniera oltre la Cortina di Ferro.

E tra le intricate vicende degli altri personaggi, Sebastian Clifton, diventato amministratore delegato della Farthings Bank, deve stare all’erta dalle insidie dei suoi rivali, Sloane e Mellor, che hanno la divorante ambizione di appropriarsi della banca. E poi è attratto da un’affascinante ragazza indiana che però se la deve vedere con i genitori che le hanno già scelto un marito.

E non si fermano  qui le sorprese che costellano oltre 500 pagine di puro piacere di lettura.