libri- Pagina 81

Una vita operaia

LIBRI / RILETTI PER VOI   Giuseppe Granelli, classe 1923 ( morto a novant’anni nel 2013), operaio colto dell’acciaieria Falck di Sesto San Giovanni, è il protagonista di questo libro-inchiesta di Giorgio Manzini. Cresciuto nel villaggio Falck divenne, grazie a “Una vita operaia”, emblema della condizione dei lavoratori metalmeccanici nell’Italia del secondo dopoguerra

“Una vita operaia”, scritto da Giorgio Manzini e pubblicato da Einaudi negli “Struzzi Società” nel 1976, non è certo un libro nuovo e nemmeno si può dire sia stato un bestseller anche se vendette parecchie copie. E’ però un libro importante e persino attuale. Giuseppe Granelli, classe 1923 ( morto a novant’anni nel dicembre di due anni fa ), operaio colto dell’acciaieria Falck di Sesto San Giovanni, è il protagonista di questo libro-inchiesta di Giorgio Manzini. Cresciuto nel villaggio Falck divenne, grazie a “Una vita operaia”, emblema della condizione dei lavoratori metalmeccanici nell’Italia del secondo dopoguerra. Manzini, giornalista e redattore di “Paese Sera” ( scomparso, a 61 anni, nel 1991)  interrogò a lungo Granelli, scelto tra decine di migliaia di operai  di Sesto San Giovanni perché era conosciuto come un sindacalista di fabbrica che non ha mai sgarrato e perché era una persona libera e intelligente. Una vita come tante, chiusa in un giro ristretto, ma anche investita “dai bagliori dei grandi avvenimenti politici”:la Resistenza, le illusioni del ’45, le difficoltà economiche del dopoguerra,la rottura del fronte operaio,la restaurazione, la caduta del mito di Stalin, la lenta riscossa sindacale.

Questo libro di Giorgio Manzini – saggio, inchiesta, romanzo vero – ripubblicato recentemente dall’Archivio del Lavoro, oggi assume un significato ancora più profondo perché racconta di un uomo – Giuseppe Granelli, il protagonista in carne e ossa – che per quarant’anni ha lavorato alla Falck di Sesto San Giovanni. La sua esistenza è stata quella della città dove ha vissuto, dagli stabilimenti dell’acciaieria al villaggio operaio al Rondò da dove partivano le grandi marce solidali. Storie che sono diventate una parte della nostra storia nazionale: un simbolo altalenante di conquiste, di sconfitte, di risalite, di cadute, un microcosmo che può rispecchiare la vita dell’intero Paese. La fabbrica amata e odiata – il pane, la fatica, il conflitto – non c’è più. I resti, certi resti, dei vecchi capannoni (Concordia, Unione, Vittoria: si chiamavano così i vecchi stabilimenti della Falck),le fonderie, i laboratori, il forno sono come ombre e fantasmi di un passato. Resta la memoria di “una vita operaia”, di quel Giuseppe Granelli che, una volta andato in pensione, diventò la “voce degli operai” e raccolse le biografie di quasi 490 sindacalisti della Fiom,militanti, semplici operai che avevano speso la vita in fabbriche come l’Alfa Romeo, la Falck, l’Innocenti, la Breda, la Pirelli, la Richard Ginori, la Magneti Marelli e tante altre di cui non ci si ricorda nemmeno più il nome. Un lavoro prezioso, certosino, cosciente che quelle “sue vite”, raccolte con la consueta pazienza, catalogate nell’Archivio del lavoro di Sesto, erano la sua eredità, la medaglie al valore che nessuno gli ha mai messo sul petto. Il padre di Granelli, Tone, aveva lavorato anche lui alla Falck Concordia per quarant’anni, manutentore al laminatoio. Giuseppe (detto Giuse, Tumìn, Granel) cominciò a faticare, ragazzo di fabbrica, a 14 anni, per 84 centesimi l’ora a portar l’olio, scopare i trucioli di ferro, allungare gli stracci ai compagni alla macchina. Manzini seppe fare di Granelli il simbolo di milioni di uomini di un passato ora morto e sepolto.

Questo libro appartiene, come ha scritto Corrado Stajano, “alla letteratura industriale”, quella dei Carlo Bernari, Ottiero Ottieri, Paolo Volponi, Primo Levi, Vittorio Sereni. Granelli, nel portafoglio, conservò per anni una fotografia di Stalin, per lui l’uomo della guerra patriottica, il vincitore delle armate naziste. Il XX Congresso del Pcus fu un trauma, la rivolta di Budapest un colpo al cuore. Granelli tenne sempre fede ai suoi principi di giustizia sociale: tolse dal portafoglio la foto di Stalin e non ne rimise altre. Amava il dubbio, il confronto. Aveva un grande rispetto per il sapere, era curioso, frequentò a Milano la Casa della Cultura diretta da Rossana Rossanda, era attratto dal fascino di Cesare Musatti e lesse i grandi libri della storia e della letteratura. Il libro di Manzini lo rese felice. Gli fece capire che una vita come la sua, simile a quella di infiniti altri, poteva  e doveva essere ricordata. Le ultime tre righe del libro raccontano la sua pazienza, la sua tenacia e la saggezza di quest’operaio che sapeva fare “i baffi alle mosche”: “ L’importante è continuare il rammendo, sostiene Granel, e avere fiducia. Se non si avesse fiducia si starebbe qui a diventar matti tutti i giorni?”. Manzini è morto da quasi venticinque anni. Anche Granelli non c’è più : è sepolto nel silenzio del cimitero del paese dei suoi genitori, a  Moio De’ Calvi, nella bergamasca. Rimane questo libro, “Una vita operaia”, troppo bello e troppo importante per non essere ripreso in mano, per leggerlo o rileggerlo.

 

Marco Travaglini

Tre lezioni sull’italiano con Circolo dei lettori per Incipit Offresi

Mercoledì 5, 12 e 19 maggio il primo talent letterario itinerante per aspiranti scrittori

“Incipit. Cominciamo dall’italiano” sono tre incontri online in programma mercoledì 5, 12 e 19 maggio alle ore 18 sull’evoluzione e il fascino della lingua italiana. Gli appuntamenti sono a cura di Fondazione Circolo dei lettori, Fondazione ECM – Biblioteca Archimede e Istituto Italiano di Cultura Barcellona, organizzati in occasione del talent letterario Incipit Offresi. L’obiettivo è riflettere sullo spazio concettuale e geografico occupato dalla nostra lingua, sulla sua incessante trasformazione e sul fascino che da sempre esercita in contesti internazionali per la grande tradizione culturale legata all’espressione letteraria e artistica.

La prima lezione, mercoledì 5 maggio, è affidata alla linguista e ricercatrice in gender studies Manuela Manera, che analizza l’italiano come sfida sociale in continua evoluzione, focalizzandosi su quanto la lingua, portatrice di un grande potenziale discriminatorio, serva non solo a definire la realtà ma soprattutto a determinarla. Mercoledì 12 maggio protagonista è Diego Marani, glottologo neodirettore dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, autore di “La città celeste” (La nave di Teseo) e inventore della lingua-gioco Europanto, che mette l’italiano, lingua europea, a confronto con le altre lingue che lo circondano, canale di scambio con l’alterità. L’ultima lezione, mercoledì 19 maggio, è tenuta da Paolo Gravela, docente all’Istituto Italiano di Cultura Barcellona, che racconta la bellezza dell’italiano ma anche le sue “trappole” quando lo si insegna e lo si impara all’estero, in particolare in un contesto di idiomi “fratelli” come lo spagnolo e il catalano.

Gli incontri sono trasmessi online su circololettori.it e sulle pagine Facebook di Circolo dei lettori e Incipit Offresi.

Mercoledì 5 maggio, ore 18

Incipit. Cominciamo dall’italiano #1

Lingua, società, genere

Con Manuela Manera, linguista e ricercatrice in gender studies

Mercoledì 12 maggio, ore 18

Incipit. Cominciamo dall’italiano #2

L’italiano di confine

Con Diego Marani, glottologo, direttore Istituto Italiano di Cultura di Parigi, autore di “La città celeste” (La nave di Teseo)

Mercoledì 19 maggio, ore 18

Incipit. Cominciamo dall’italiano #3

L’italiano visto da fuori

Con Paolo Gravela, docente Istituto Italiano di Cultura Barcellona

INFO

www.incipitoffresi.it – info@incipitoffresi.it

tel. 011 80.28.722/588 – cell. 339 521.48.19

Sono in libreria le “Opere di Mario Lattes”

I tre volumi di scritti editi e inediti, raccolti per la prima volta insieme, del celebre scrittore (ma non solo) torinese

Monforte d’Alba (Cuneo) Scrittore, ma anche editore, pittore, incisore, collezionista ed animatore culturale, Mario Lattes (Torino , 1923 – 2001) fu uno dei più rappresentativi ed eclettici intellettuali del secolo scorso, “testimone lucido e anticonformista del suo tempo, capace di misurarsi con l’arte, la letteratura, l’editoria e la promozione culturale”. A lui, per omaggiarne la memoria nel ventesimo della scomparsa, l’editore “Leo S.Olschki”, dedica la pubblicazione di tre volumi in cofanetto, con l’insieme dei suoi scritti editi e inediti – per la prima volta raccolti insieme – in libreria dallo scorso lunedì 3 maggio e fortemente voluta dalla moglie Caterina Bottari Lattes, cui si deve nel 2009 la creazione a Monforte d’Alba della “Fondazione Bottari Lattes” proprio per portare avanti iniziative ispirate al lascito culturale dell’autore e per promuoverne l’ampio patrimonio delle opere. Titolo “Opere di Mario Lattes”, l’edizione, diretta da Giovanni Barberi Squarotti (professore associato di Letteratura Italiana presso l’Ateneo torinese) e da Mariarosa Masoero ( già professore ordinario di Letteratura Italiana presso l’Università di Torino e presidente della “Fondazione Centro Studi Alfieriani” di Asti), raccoglie numerosi testi di Lattes che erano andati dispersi nel corso degli anni e un corpus importante di materiale inedito, riuniti grazie a un’attenta revisione portata avanti secondo criteri filologici, anche sulla base delle carte autografe conservate negli archivi personali (recentemente riordinati e tutelati dalla Soprintendenza), conservati presso la casa editrice “Lattes” e la “Fondazione Bottari Lattes”.

I tre volumi comprendono dunque: 6 romanzi (“La stanza dei giochi” del 1959, l’inedito “L’esaurimento nervoso” scritto tra il 1964 e il 1965,” Il borghese di ventura” del 1975, “L’incendio del Regio” del 1976 candidato al Premio Strega 1977, “L’amore è niente” del 1982, “Il Castello d’Acqua” uscito postumo nel 2004 e ora pubblicato nell’ultima redazione messa a punto dall’autore), più di 60 racconti (tra cui la raccolta “Le notti nere”), le poesie, due opere teatrali e la tesi di laurea “Il Ghetto di Varsavia”, scritta nella seconda metà degli anni Cinquanta, rimasta a lungo inedita e certamente uno dei più completi saggi su quello che fu il più grande fra i ghetti creati dai nazisti in Europa. A chiudere le “Opere”, anche articoli, saggi e recensioni scritti da Lattes per diverse testate italiane, fra le quali “La Gazzetta del Popolo” e la rivista da lui fondata, “Questioni”. Nel complesso, il lettore si trova dinanzi ad una produzione che “spazia tra diversi generi letterari e si fonda su un autobiografismo ‘sui generis’, nel quale il grigiore e l’apatia della quotidianità si mescolano alle distorsioni del sogno, della memoria e del ricordo”. Ogni volume è, inoltre, accompagnato da immagini di riproduzioni di appunti, manoscritti, dattiloscritti e lettere, con schizzi di disegni e di opere pittoriche selezionate tra quelle più attinenti ai temi dei testi affrontati negli scritti. Scrive Giovanni Barberi Squarotti: “Se dovessimo indicare un fenomeno che contraddistingue i processi compositivi di Lattes e che ricorre con frequenza statisticamente rilevante nelle sue opere, questo è la riscrittura di sé, la riassimilazione del già detto, il travaso da un testo all’altro o da un genere all’altro (specialmente dal racconto al romanzo e viceversa).

L’impressione è che alla base ci sia un profondo sedimento di temi archetipici con una forte valenza simbolica e che su questa base la scrittura proceda nel suo percorso di ricerca anche come riformulazione e progressivo avvicinamento”. Edite, come detto, a vent’anni dalla morte dello scrittore (cui la Città di Torino, nel 2017, ha intitolato i giardini pubblici di piazza Maria Teresa), le “Opere di Mario Lattes” si inseriscono anche fra le iniziative e i progetti che celebreranno nel 2023 i 100 anni dalla nascita dell’artista-scrittore, la cui vita e la cui opera rappresentano un “unicum” nel panorama culturale del secondo Novecento non solo piemontese, e i 130 anni dalla nascita della “Casa Editrice Lattes”, fondata nel 1893 a Torino dal nonno di Mario, Simone. Come avvicinamento alle celebrazioni del centenario, la “Fondazione Bottari Lattes” ha intanto inaugurato un viaggio tra le opere pittoriche di Mario Lattes con la mostra “I mondi di Mario Lattes #1” allestita nella sede di Monforte d’Alba, esponendo per la prima volta alcuni dipinti recentemente acquisiti da collezionisti privati.

Per info: “Fondazione Bottari Lattes”, via Marconi 16, Monforte d’Alba (Cuneo), tel. 0173/789282 o www.fondazionebottarilattes.it/ FB Fondazione Bottari Lattes/ TW @BottariLattes/ YT FondazioneBottariLattes

g. m.

La rassegna dei libri più letti del mese

In aprile torniamo a occuparci dei libri più letti e commentati dai membri del gruppo FB Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri.

Questo mese, il dibattito tra lettori è stato animato da Milkman, di Anna Burns, che affronta il tema della guerra civile in Irlanda, tema che rischia di tornare tristemente attuale; La Ballata Di Ned Kelly, di Peter Carey che permette di aprire una finestra sulla narrativa australiana contemporanea; La Festa Del Raccolto di Thomas Tryon, un horror vecchio stampo martoriato da un’orribile traduzione.

 

In attesa che sia possibile incontrare dal vivo i nostri autori preferiti, questo mese NOVITAINLIBRERIA.IT ha intervistato quattro scrittori che proprio in aprile hanno pubblicato i loro nuovi lavori: Azalea Aylen esordiente autrice del fantasy Gli Infiniti Passi Dell’Anima (Edizioni Carpa Koi), Mauro Zanetti che torna in libreria con il giallo Tracce Parallele (Nulla Die Edizioni), Domenico Celestino che presenta La Gioventù Perduta il suo romanzo di esordio ambientato negli anni 70 e Adriano Moruzzi, autore di Jona, il piccolo astronauta (Vertigo), pensato per i lettori più giovani ma perfetto per ogni età.

Se siete appassionati lettori o semplici curiosi in cerca di nuovi titoli, venite a trovarci ed entrate nella comunità di lettori più frequentata di Facebook: Un libro tira l’altro ovvero il passsaparola dei libri!

 

 

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Il venerdì dello scrittore Incontro in musica con Claudio e Diana

Venerdì 30 aprile 2021 Ore 18

Nati come “Note Mediterranee” tra night esclusivi e mangiacassette degli anni ’80, Claudio De Bartolomeis e Diana Ronca si sono presto spogliati di paiettes e spalline per immergersi nelle atmosfere napoletane fino a diventare ambasciatori dei classici della Bella Napoli, di cui ci offrono un assaggio questa sera con una posteggia (una serenata).

Claudio e Diana sono anche gli “Ultimiromantici” del libro che ha loro dedicato Luigi Coppola, con prefazione di Tony Esposito, e che verrà presentato da un post sulla pagina facebook della biblioteca in abbinata con la loro serenata.

 

Vuoi recensire un libro o un film?
Il Venerdì dello Scrittore dà voce ai lettori

scrivi una mail a biblioteca@comune.moncalieri.to.it
e la tua recensione verrà pubblicata sulla pagina facebook della Biblioteca Arduino

Moncalieri: nel giardino della biblioteca si seminano Fiori d’azzurro

La Biblioteca Arduino supporta Telefono Azzurro e la sua storica manifestazione solidale “Fiori d’Azzurro”

L’appuntamento è venerdì mattina, 30 aprile, nel giardino della Biblioteca in via Cavour 31, quando sarà possibile, acquistando una pianta, contribuire a coltivare il seme della speranza, donandola di nuovo a tutti quei bambini e adolescenti che in questo periodo di incertezza e difficoltà l’hanno persa. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra Biblioteca e UNADV.

“L’isolamento, le restrizioni e le privazioni causate dalla pandemia COVID-19 hanno avuto un impatto sulle vite di tutti noi – sostiene convinta il progetto Laura Pompeo, assessore alla Cultura e alle Pari Opportunità – in particolare su quelle dei bambini e degli adolescenti che stanno subendo effetti negativi sulla salute mentale, rendendoli più esposti e vulnerabili ad abusi e pericoli. Le sofferenze e privazioni che hanno vissuto in questo periodo sono state spesso drammatiche, ma Telefono Azzurro, con il quale siamo lieti di cominciare a collaborare, non ha mai abbandonato la prima linea, fornendo supporto concreto e immediato con linee d’ascolto attive 24 ore al giorno, dal lunedì alla domenica”.

Marini sindacalista e politico nel libro di Giorgio Merlo

Pubblichiamo un estratto dal primo capitolo del libro di Giorgio Merlo “Franco Marini il popolare” (Edizioni Lavoro)

Franco Marini è stato un grande dirigente sindacale diventato anche un autorevole esponente politico.
E delle istituzioni. Un esempio raro nel panorama pubblico italiano. Perché quando si parla, o si ricorda o si cita Franco Marini, il pensiero corre immediatamente al dirigente e al segretario generale della Cisl che è diventato il punto di riferimento più autorevole del popolarismo di ispirazione cristiana tra l’inizio degli anni ’90 sino alla sua scomparsa. Un binomio che non ha trovato eguali in altri partiti e in altre esperienze politiche sindacali. Certo, ci sono stati molti dirigenti sindacali, e anche di primo piano, che hanno incrociato nel loro percorso biografico la strada della politica e, il più delle volte, delle istituzioni. In molti partiti e nelle diverse fasi storiche. Ma l’esperienza di Marini, al riguardo, resta quella più significativa non solo perché ha ricoperto il prestigioso incarico di Presidente del Senato e lambito quello di Presidente della Repubblica ma per la semplice ragione che quella di Marini è stata una vita che ha visto proprio nell’impegno sindacale, e in quello politico ed istituzionale, un intreccio molto forte legato da un filo rosso: la strenua difesa degli interessi, delle istanze e delle domande dei ceti popolari e, al contempo, la promozione delle classi popolari a ceto dirigente del nostro paese.

Dialoghi con Leucò come non li avete mai ascoltati

Fondazione Cesare Pavese e LessonPod danno voce all’opera pavesiana con un “podcast” di dieci episodi. Online gratuitamente da mercoledì 28 aprile

Scritti da Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo, 1908 – Torino, 1950) fra il 1945 e il 1946 e pubblicati per la prima volta nel 1947, i ventisette brevi racconti in cui si articolano i “Dialoghi con Leucò” ( elegantissimo “capriccio”, bizzarro “quarto di luna”, in cui divinità ed eroi della classicità discutono i grandi temi universali dell’umanità passando attraverso percorsi filosofici e psicoanatici che svelano la vera e più profonda “musa nascosta” dello scrittore) rappresentarono senz’ombra di dubbio per lo stesso Pavese il momento più elevato della sua attività letteraria.

E anche quello, probabilmente, della sua maggiore connotazione emotiva. Tant’è che proprio sul frontespizio di una copia del libro, trovata il 27 agosto del 1950 sul tavolino della stanza dell’ “Albergo Roma” di piazza Carlo Felice a Torino, dove Pavese venne rinvenuto suicida, lo scrittore di Santo Stefano Belbo aveva voluto lasciare il suo ultimo messaggio: “Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi”. Accolti con tiepido entusiasmo dalla critica “engagé”dell’epoca, i “Dialoghi” furono invece particolarmente amati e considerati da Pavese il lavoro suo più importante. Nell’intento lodevole di restituire, dunque, all’opera il suo posto di giusto riguardo, rientra l’iniziativa dal titolo “Dialoghi con Leucò come non li avete mai ascoltati” promossa dalla “Fondazione Cesare Pavese” nell’attualissima forma di un “podcast” costituito da 10 (dei 27) episodi, in cui si raccolgono dialoghi fra uomini e dei, ma anche fra le diverse anime di Pavese. Fra prosa e poesia “un viaggio nel mito e in se’ stessi per scoprire che ogni uomo ha un destino e immortale è solo chi lo accetta”. Il “podcast”, realizzato in collaborazione con “LessonPod” (professionisti del suono, scrittori e comunicatori) presenterà, a partire da mercoledì 28 aprile, un episodio ogni due settimane, semplificato e della durata ognuno di 10 minuti circa, disponibile gratuitamente su Spreaker, Spotify, Apple Podcast, Google Podcast e altre principali piattaforme online. L’intento è quello di rispondere ad una precisa esigenza: rendere i “Dialoghi”, opera considerata per antonomasia la più difficile da leggere e comprendere, accessibile a tutti, soprattutto ai ragazzi, attraverso uno strumento tecnologico, decisamente innovattivo e accattivante. “Nei ‘Dialoghi con Leucò’ il lettore trova uno specchio – spiega Pierluigi Vaccaneo, direttore della ‘Fondazione Cesare Pavese’ – in cui trovare e ritrovare il proprio percorso umano, attraverso il Mito e la traduzione che del Mito fa Pavese stesso. L’opera é dunque una conversazione a più voci, dove lettore, autore, personaggi e Mito sono sullo stesso piano, svelati”. L’elenco dei “dialoghi” programmati prende avvio dal confronto fra Ulisse e Calipso affrontato ne #01 “L’isola”, per proseguire con #2 “La nube” e la storia del Titano Issione, seguita da #3 “La belva”, protagonista Endimione che può incontrare la selvaggia Artemide soltanto nel sonno. Gli altri episodi: #4 “Schiuma d’onda”, #5 “I due”, #6 “L’inconsolabile”, #7 “L’ospite”, #8 “Le streghe”, #9 “Il toro”, #10 “La vigna”.
Il prossimo 9 settembre, data di nascita di Cesare Pavese e quando saranno scaduti i diritti per la pubblicazione delle opere pavesiane, la “Fondazione”, insieme all’editrice “Emons”, pubblicherà i “Dialoghi con Leucò” anche in forma di “audiolibro”, in accompagnamento al volume cartaceo, con la curatela dello scrittore Marcello Fois. Ad interpretarli saranno alcune fra le voci più apprezzate del panorama teatrale italiano.
Info: “Fondazione Cesare Pavese”, tel. 0141/840894 o www.fondazionecesarepavese.it – info@fondazionecesarepavese.it

g. m.

“Il fiume senza luna”

LIBRI Un nuovo caso per il commissario Carlo Rossi, nell’ultimo romanzo giallo di Franca Rizzi Martini

Dopo il giallo storico “Recitando Shakespeare” (2015), Franca Rizzi Martini ci regala, sempre per i tipi di “Neos Edizioni”, un altro intrigante giallo dal titolo “Il fiume senza luna”, carambolato con accattivante curiosità (sua e del lettore) in 246 pagine di un intenso racconto, dove all’indagine attuale si avvicenda una misteriosa storia che porta indietro il tempo di oltre quattro secoli, in una Moncalieri del Seicento – barocca e fluviale – che si trova a fare i conti con una Torino dei giorni nostri, con le sue anime multietniche, affogate in un bagno di solitudine, di desiderio di emergere e di spietato cinismo.

Due storie accattivanti che s’intrecciano fra loro, accomunate dal lento scorrere del fiume, “sulle cui acque non sempre si riflette la luna e la notte è più nera quando prevalgono le sfortune, i dolori e le passioni come l’avidità, la violenza e il desiderio di potere”. Oggi come quattro secoli addietro. In un calcolato, inevitabile dipanarsi di presente e passato in cui sempre è la “felicità” l’agognata preda umana. A scavare nelle pieghe degli eventi e a reggere e a indagare trame sottili abilmente rintracciate e raccontate da Franca Rizzi Martini (milanese di nascita, oggi residente a Moncalieri, vincitrice del Fiorino d’Argento al “Premio Firenze 2010” e secondo posto al “Premio Mario Pannunzio 2011”), è ancora una volta il suo commissario, dal più banale italico cognome, Carlo Rossi. E torna anche Patrizia, gentile curiosissima signora torinese, votata a sostenere con le sue osservazioni il lavoro di indagine. “Ogni caso ha i suoi interrogativi – scrive la Rizzi– e ogni omicidio ha le sue motivazioni; le morti non sono tutte uguali e anche se possono essere catalogate secondo diversi parametri, ogni omicidio nasconde cose dette e non dette”. Da una parte lo strano suicidio/omicidio di un lontano zio del commissario, mentre dall’altra ci imbattiamo nella storia di Jeremy Ross, giovane attore inglese depredato dell’amata Adelaide Grondana dalla mano assassina di un alchimista impazzito. Da un lato, l’elegante quartiere della Crocetta e i locali della Torino by night, fra barman russi e cameriere e ballerine rumene. Dall’altro, la corte sabauda di Vittorio Amedeo II, la “volpe savoiarda”, e della sua preferita, la contessa Scaglia di Verrua. Storie lontane nel tempo, le cui voci, i cui suoni, le cui presenze paiono tuttavia rincorrersi negli anni, in un miscelarsi, improbabile e misterioso, di fatti prove e verità sulle quali spetterà al povero commissario Rossi trovare il bandolo finale dell’intricata matassa. Scrive Franca Rizzi Martini: “La notte di Torino era buia, senza luna. Nell’aria spirava una leggera brezza fresca, che mitigò il suo senso di vertigine.Carlo Rossi camminava, un passo dopo l’altro sotto i lampioni che mandavano luci bianche nelle vie deserte; tutte le domande stavano riaffiorando nella sua mente. Delle persone coinvolte nel caso chi si salvava? Nessuno”.
Info: “Neos Edizioni”, via Beaulard 31, Torino; tel. 011/7413179 o www.neosedizioni.it

g. m.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Jonathan Coe “Io e Mr Wilder” -Feltrinelli- euro 16,50

Questo romanzo è un omaggio che lo scrittore inglese -alla soglia dei 60 anni – dedica a uno dei miti
suoi e del cinema mondiale, il regista Billy Wilder.
Mostro sacro che a Hollywood ha girato film strepitosi come “A qualcuno piace caldo” con
Marilyn Monroe e Jack Lemmon, “Sabrina” con Audrey Hepburn, “Irma la dolce” e
“L’appartamento” con Shirley MacLaine e di nuovo Lemmon; per citare almeno alcune delle sue
pellicole che ebbero la nomination agli Oscar e ne vinsero parecchi.
Coe imbastisce un romanzo sul regista ormai “Sul viale del tramonto”, come nella sua omonima
pellicola del 1950 con Gloria Swanson, William Holden ed Erich von Stroheim.
Pretesto narrativo sono i ricordi di una 57enne greca, che era stata arruolata dal regista come
interprete. E’ Calista Frangopoulou alle prese con due giovani figlie gemelle, di cui una incinta.
Calista ha l’abitudine di associare fatti e persone ai film, e lo fa a ragion veduta poiché nel suo
passato ha vissuto un’esperienza esaltante nel mondo del cinema.
Giovanissima, per pur caso, aveva conosciuto il grande regista Billy Wilder in procinto di girare il
film “Fedora”, (in parte sull’isola greca di Corfù) che l’aveva assunta dapprima come interprete, poi
come assistente del suo amico e storico sceneggiatore I.A.L. Diamond.
Un’esperienza decisamente unica che l’aveva catapultata dietro la macchina da presa, alla scoperta
di un grande regista di immenso talento, che però Hollywood non finanziava più dopo alcune
pellicole non proprio fortunate sul fronte degli incassi.
Ma Wilder a 70 anni crede ancora fermamente in quello che fa e si butta a capofitto nel suo
penultimo film “Fedora”: lo gira in Europa, dopo che i produttori hollywoodiani gli avevano
sbattuto le porte in faccia.
Scopriamo così il lato umano del genio, con le sue fissazioni: come la pretesa che gli attori dicano
esattamente e al millimetro le battute del copione, e capace di girare ad infinitum la stessa scena.
Ed emerge un ritratto indimenticabile di uno dei registi più interessanti e prolifici di tutti i tempi.

André Aciman “L’ultima estate” -Guanda- euro 16,00

E’ difficile parlarvi di questo romanzo senza anticiparvi troppo la sorpresa che racchiude. C’è chi ha
parlato di realismo magico, inaspettato da questo autore che ha raggiunto un successo planetario
con “Chiamami col tuo nome” nel 2008, diventato film da Oscar, diretto da Guadagnino e
sceneggiato da James Ivory.
“L’ultima estate” è ambientato sulla Costiera Amalfitana dove un gruppo di ragazzi americani viene
avvicinato da un peruviano 60enne, Raoul: affascinante, misterioso, e soprattutto dotato di poteri
straordinari.
Sembra sapere molto di ognuno di loro; nomi, passato, segreti. Li sorprende e spiazza svelando cose
di loro stessi e della loro vita che in alcuni casi ignoravano; come l’essere stato gemello di un feto
scomparso al momento del parto. O anticipa il disastro finanziario di un loro amico che neanche è
presente, e chiede di avvisarlo prima che faccia un investimento sbagliato.
Svela ai ragazzi che sapeva di possedere un dono anche prima di aver compiuto 2 anni; crescendo
ha scoperto di riuscire ad allontanare il dolore semplicemente appoggiando la mano sulla parte
dolente di un corpo, e lo dimostra alleviando il male alla spalla che tormenta uno di loro, Mark.
Ma ad attrarlo più di tutti nel gruppo è la giovane Margot, che lui chiama Maria dicendo che è il suo
vero nome e che si erano già incontrati prima.
Dapprima lei è la più scettica ed indifferente; ma pian piano, tra baie meravigliose in cui nuotare in
libertà, passeggiate e confidenze, finisce per lasciarsi guidare da Raoul in un incredibile viaggio a
ritroso nel tempo.
Tra appuntamenti mancati con la felicità, piani temporali che s’intrecciano e la nostalgia di un
grande amore che lambisce il regno dei morti, si prospetta la possibilità del susseguirsi di più vite –
diverse e magari lontane nel tempo – prima e dopo il presente.
Perché spiega: «Il punto è che noi tutti passiamo più tempo di quanto crediamo a cercare di tornare
indietro. Chiamatelo come volete, fantasticare o sognare ….pochissimi di noi conoscono la strada,
la maggior parte non trova neanche la porta d’accesso e tanto meno la chiave per aprirla. Fingiamo
di essere normali terrestri…in realtà nessuno di noi torna indietro».
Se poi volete approfondire la conoscenza di questo autore, oltre al più famoso “Chiamami col tuo
nome” uno dei suoi libri è “Harvard Square” -Guanda- euro 13,00.
E’ ambientato all’università di Harvard e inizia con un padre che accompagna il figlio, prossimo a
diventare futura matricola. E’ l’occasione per ricordare la lontana estate del 1977 in cui, in una
Cambridge quasi deserta, lui si era impegnato nel preparare degli esami per diventare professore,
attanagliato dalla paura di non venire accettato in quell’ambiente tanto elitario. Fu un periodo
particolare in cui strinse amicizia con un tassista tunisino dalla parlantina facile, i due saranno
inseparabili per alcuni mesi. Scorre il racconto di un’estate indimenticabile che sfuma quando
ricomincia il semestre invernale e i due tornano alle loro vite tanto diverse l’una dall’altra.

Barack Obama “Una terra promessa” -Garzanti- euro 28,00

Forse la parte più interessante di questo portentoso memoir del 44° presidente degli Stati Uniti, è
quella in cui a cuore aperto narra affetti e episodi di vita strettamente privata, aneddoti curiosi,
incontri interessanti che danno la misura dell’uomo, oltre alla sua figura pubblica.
Eletto nel 2008, primo presidente di colore degli Stati Uniti, ha ricoperto due mandati come capo
del mondo libero e primo leader mondiale per potere ed importanza.
In 794 pagine scopriamo il suo spessore: giovane tenace, che supera lo scoglio dell’assenza del
padre, studioso ed ambizioso, che scala tutti i gradini fino alla vetta della presidenza.
I suoi successi, il suo charme politico, i motivi che l’hanno spinto all’impegno, il suo modo di
intendere la presidenza del paese più importante dello scacchiere mondiale, la sua importanza come
statista.
Poi ci sono gli incontri con gli altri leader, che lui ripercorre dando la sua versione personalissima di
Angela Merkel, Sarkozy, Putin e tantissimi altri capi di stato e governo. Dalla Cina al Giappone,
passando per l’Europa e per ayatollah e leader da prendere con cautela per il loro estremismo
fanatico. Una vita unica in cui ha conosciuto tutti ed è entrato nella storia a pieno titolo come uno
dei presidenti più amati.
A rendere il libro ancora più interessante è però il suo essere un marito attento e premuroso,
innamoratissimo della moglie che l’ha sempre sostenuto, e che lui a sua volta ha appoggiato in tutte
le sue iniziative. Come l’orto alla Casa Bianca, la lotta contro l’obesità e ….cosa che non sapevamo,
è stato anche il primo presidente mastro birraio della storia grazie al miele prodotto alla White
House.
Padre amorevole e presente per le sue figlie, con aneddoti tenerissimi. Come quando Malia, a 4
anni, dopo una visita allo zoo di Honolulu s’innamora perdutamente delle tigri, (la zia le regala il
peluche Tiger che l’accompagnerà ovunque negli anni successivi), chiede al padre cosa conta di fare
per i suoi felini preferiti e lui si muove di conseguenza.
O l’amore per Bo, il cane d’acqua portoghese regalatogli da Ted Kennedy e ironicamente citato
come «l’unico amico affidabile che un politico possa avere a Washington».
Così come sarà enorme il suo impegno sul fronte del pericoloso cambiamento climatico e la sua
battaglia per l’assistenza sanitaria a tutti i cittadini.
Tra le pagine più interessanti, quelle finali in cui ci racconta la caccia al mefistofelico Osama bin
Laden, il coraggio dei Navy seals e l’uccisione del responsabile della tragedia delle Torri Gemelle.