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Ecco il romanzo della prossima Guerra mondiale

‘2034 – Il romanzo della prossima guerra mondiale’, edito per i tipi della Feltrinelli nel 2021, non è un libro che guarda ad un futuro prossimo ma quasi al presente. Scritto prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ‘fotografa’ quasi una situazione di alta tensione internazionale (che sfocerà in una guerra con tanto di opzione nucleare) molto simile a quella che attualmente si sta vivendo al di fuori dell’Europa. Anzi l’Europa nel romanzo gioca un ruolo davvero marginale perché la partita vede in campo da un lato gli Stati Uniti, dall’altro la Cina, l’Iran e una Russia guidata dall’ottuagenario Vladimir Putin

A scriverlo, con dovizia di particolari tecnici, sono Elliot Ackerman, scrittore bestseller pluridecorato con 8 anni di servizio nei marinee nelle forte speciali, operativo in Iraq, Afghanistan e Medio oriente e Jamew Stavridis, già a capo dell’US European Comand e delle forze nato, oggi analista internazionale per NBC News ed editorialista di Time.

Teatro di guerra sono il Mar Cinese Meridionale, lo stretto di Hormuz, il Mare di Barents e il ruolo di potenza capace di mediare è affidato ad un’India tecnologicamente avanzata, mentre l’Europa, e nello specifico l’Unione Europea, non è mai nomionata.

Il lavoro di Ackerman e Stavridis dipana la sua trame e i suoi scenari in neanche trecento pagine  ma i suoi contenuti, frutto dell’esperienza maturata in tutti gli anni di servizio dagli autori, non può non portare il monito sulla pericolosa china che il mondo sta prendendo in questo anno. L’auspicio è che non ci sia un altro 1914 quando, e cito il bel saggio di Margaret MacMillan ‘Come si spense la luce sul mondo di ieri’.

Massimo Iaretti

 

Valcerrina e Monferrato in terra mantovana

LIBRINVALLE E I LIBRI DI DANTE PAOLO FERRARIS DIVENTANO AMBASCIATORI

LibrInValle 2022, la rassegna letteraria itinerante dell’Unione dei Comuni della Valcerrina – Area e l’autore Dante Paolo Ferraris sono stati ‘ambasciatori’ della Valcerrina e del Monferrato in terra mantovana. Martedì 16 agosto, hanno avuto un significativo spazio nell’ambito della Antichissima Fiera delle Grazie che si svolge a Curtatone, storico comune alle porte di Mantova. L’evento si è svolto nell’ambito del protocollo d’intesa tra la municipalità di Curtatone e l’Unione dei Comuni della Valcerrina, siglato nel 2016 al Santuario di Crea (grazie alla collaborazione con l’associazione Progetto Gonzaga per il gemellaggio tra le città gonzaghesche), che prevede la collaborazione in particolare nei settori della cultura e del turismo. “L’altra faccia del Ducato di Mantova: Valcerrina e Monferrato nei libri di Dante Paolo Ferraris” era il titolo dell’incontro dove Ferraris, partendo dai suoi tre libri ‘Girovagando per il Piemonte – alla scoperta dei piccoli borghi’ (il quarto dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno) ha illustrato le bellezze storiche, artistiche, ambientali ed enogastronomiche della Valcerrina e del Monferrato, I lavori sono stati introdotti da Manuel Pignatta, assessore al turismo del Comune di Curtatone e Rudy Torselli, ‘anima’ della Fiera. L’autore ha dialogato con Massimo Iaretti, consigliere delegato alla cultura e turismo dell’Unione che ha ricordato il legame storico tra il Mantovano ed il Monferrato che può essere momento di crescita e di scambio per entrambi i territori e ha portato, nell’ottica della reciproca collaborazione ed informazione, diverso materiale turistico dei Comuni della Valcerrina che verrà esposto e distribuito all’infopoint di Grazie di Curtatone.

La Fiera, con il concorso internazionale dei Madonnari, riprendeva il suo cammino dopo due anni di stop dovuti al Covid e nei giorni di svolgimento ha avuto un passaggio di persone davvero notevole, grosso modo sui livelli pre – pandemia che era pari a circa 130 – 150 mila passaggi nel periodo proprio a cavallo del ferragosto.

Quaglieni ricorda Mazzini a 150 anni dalla morte

Venerdì 19 agosto alle ore 21,30 nell’Auditorium “R. Baldassarre” della Biblioteca sul mare di Alassio (piazza Airaldi e Durante, 7), Pier Franco Quaglieni ricorderà il 150° della morte di Giuseppe Mazzini e parlerà della nuova edizione dei “Doveri dell’uomo”, Pedrini Editore. Giuseppe Mazzini, nato a Genova nel 1805 e morto a Pisa nel 1872  sotto falso nome dopo un lungo esilio, fu, con Cavour, Garibaldi e Vittorio Emanuele II, uno dei protagonisti del nostro Risorgimento.  Interverranno la prof. Maria Luisa Alberico e l’avv. Giuseppe Piccardo. Letture dell’attrice Giulia Isnardi. Organizza il Centro “Pannunzio” con il Patrocinio del Comune di Alassio.  Ingresso libero. L’Auditorium è dotato di aria condizionata.

“Come mille oceani” tra gioia e dolore

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IL LIBRO 

La grandezza di un solo oceano basterebbe per descrivere l’immensità della gioia di vivere di una ragazza speciale, o del dolore di una madre nel vederla andar via per sempre. Ma se gli oceani sono mille, la gioia di prima e il dolore del dopo non sono quantificabili. Sono infiniti. Nel racconto conosciamo una ragazza che, poco più che ventenne, potrebbe essere stata la compagna di banco dei nostri figli, la nostra nipotina, la ragazzina felice che abita nel nostro quartiere. Nostra figlia. La narrazione che usa Michela Barbangelo è molto scorrevole, e nel racconto degli episodi della sua vita, con l’uso diretto della prima persona, scorrono gli anni e le pagine più significative, senza presagire alcun epilogo: esperienze, viaggi, studi, emozioni, rabbia e amore, amici e parenti. Sogni e illusioni. Gioie. E dolore. E Claudia c’è. In ogni pagina, in ogni rigo, nella disperata lotta per non abbandonare la vita. Claudia c’è sempre, ancora oggi.

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L’AUTRICE

Sono Michela Barbangelo, nata il 25/08/1962 e vissuta ad Andria (BT) fino al 1994, anno in cui mi sono sposata e trasferita a Trani, dove attualmente risiedo; lavoro a Bisceglie nella Struttura Ospedaliera “Universo Salute-Opera Don Uva”, laureata in fisioterapia e dipendente presso l’Unità di Medicina Fisica e Riabilitazione” da oltre trent’anni. Sono una scrittrice neofita, alla sua prima esperienza editoriale.
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e-mail: michelabarbangelo@yahoo.it

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Joël Dicker “Il caso Alaska Sanders” -La nave di Teseo- euro 22,00
Sembra quasi impossibile che questo scrittore svizzero 37enne, con l’aria dolce e sorridente da ragazzino simpaticissimo, possa anche solo lontanamente concepire trame come quella del suo ultimo romanzo, dove precipitiamo affascinati in un labirinto di: omicidi efferati, menzogne, segreti, ricatti, invidie devastanti, false piste, colpi di scena continui e rutilanti che spalancano le porte su un orrore che ha dell’indicibile.
“Il caso Alaska Sanders” è l’ultima parte della trilogia con al centro Marcus Goldman, iniziata con “La verità sul caso Harry Quebert” (2013) –che ha ispirato la serie tv interpretata da Patrick Dempsey- e proseguita con “Il libro dei Baltimore” (2016).
Joël Dicker, al successo planetario – con oltre 12 milioni di copie vendute- è arrivato dopo una serie di rifiuti, che per fortuna non l’hanno fermato. Ha continuato a scrivere ed è così che è nato il best seller che l’ha catapultato nell’Olimpo degli scrittori più amati e letti.
Se avevate nostalgia della provincia americana e delle atmosfere che avevano avvolto la vicenda dello scrittore Harry Quebert, scagionato da un’accusa infamante dal giovane collega Marcus Goldman; ora “Il caso Alaska Sanders” lenisce quel vuoto e vi rimette sulle tracce di Marcus.
10 anni dopo aver raggiunto la fama con il libro in cui raccontava il caso Quebert, Marcus -in crisi di ispirazione, irrequieto e alla ricerca del suo mentore di cui ha perso le tracce- si rifugia ad Aurora, nel New Hampshire. Lì ritrova Perry Gahalowood, burbero e bravissimo poliziotto con cui aveva già collaborato.
Perry non si dà pace perché è convinto di aver commesso una serie di errori 10 anni prima, nel 1999, quando aveva indagato su un caso che aveva sconvolto la tranquilla cittadina di Mount Pleasant. L’omicidio della bellissima 22enne Alaska Sanders, vincitrice di “Miss New England”, trovata morta in riva a un lago.
Una serie di biglietti anonimi fa pensare che le indagini siano state troppo sbrigative, inoltre tanti altri dettagli non tornano e aprono voragini su ulteriori dubbi.
Gahalowood decide di riprendere in mano il “cold case”, e Marcus lo aiuta a ricostruire i fatti, rivedere le prove, capire se l’uomo finito in carcere dopo aver confessato il delitto sia il vero colpevole.
Della trama vi anticipo solo che vi afferrerà dall’inizio alla fine, con calibrati flash back che permettono di mettere a fuoco il passato difficile di alcuni personaggi le cui vite sono fuori norma. Perché conta non solo quello che i personaggi fanno, ma soprattutto perché lo mettono in atto, e Dicker ve li fa conoscere meglio, pagina dopo pagina.

Sullo sfondo c’è l’America della provincia descritta magnificamente e nei minimi particolari; Dicker la conosce bene perché per 20 anni ha trascorso le vacanze nel Maine, a casa di uno zio.
Poi dialoghi serrati, saliscendi narrativi, amore e morte che si amalgamano e finiscono per distruggere giovani vite, segreti torbidi e da nascondere a qualsiasi costo…e tantissimo altro ancora che scoprirete leggendo.
Insomma, Joël Dicker ha nuovamente fatto centro; ma mantiene saldamente i piedi per terra, non si è montato la testa, anzi, ha affermato di sentirsi ancora agli inizi della carriera.
Consapevole che il successo può sempre voltare le spalle, oggi Dicker, padre di un bambino di 3 anni, ha lanciato la sua casa editrice “Rosie & Wolfe” e “Il caso Alaska Sanders” è il primo titolo che pubblica. E c’è da credere che avrà un occhio molto attento nei confronti di giovani scrittori in cerca di fama e tutti da scoprire.

 

Eric-Emmanuel Schmitt “Paradisi perduti” -Edizioni e/o- euro 19,00

Questo prolifico scrittore francese, nato a Sainte-Foy-lès-Lyon nel 1960, membro dell’Académie Goncourt, è anche un importante autore teatrale le cui opere sono rappresentate in tutto il mondo. Da alcuni suoi romanzi sono anche stati tratti film di successo, tra cui “Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano” e “Piccoli crimini coniugali”.
“Paradisi perduti” è il primo dell’ambiziosa saga in 8 volumi sulla storia dell’umanità “La traversata dei tempi”, alla quale Schmitt lavora da oltre 30 anni. Un progetto titanico in cui ricostruisce in forma romanzata la vita sulla terra e ce la racconta attraverso le storie di vari personaggi a cavallo dei tempi.
Diciamo subito che ha sapientemente miscelato la sua abilità di romanziere di alto livello con una messe di conoscenze storiche, scientifiche, religiose, sociologiche, religiose, mediche, filosofiche e tecniche.
Il risultato è strabiliante per la capacità di affascinare il lettore, senza mai annoiarlo; anzi si procede pagina dopo pagina con la curiosità di sapere cosa sta per accadere. Una magia che riesce solo ai grandi scrittori.

Come si può intuire l’opera è monumentale e ogni capitolo si affaccia su un’epoca importante per la storia dell’uomo.
Il primo, “Paradisi perduti” racconta la fine del Neolitico e il diluvio che spazzerà parte dell’umanità. Il romanzo scorre per 487 pagine di immensa bellezza che ci riportano all’alba della vita terrestre, quando la Natura imperava sovrana consentendo la sopravvivenza dei più forti e più combattivi.
Protagonista è Noan, uomo del Neolitico nato 8000 anni fa in un villaggio costruito sulla riva di un grande lago. Un mondo in cui, immersi in una natura libera e rigogliosa, uomini e donne vivevano di caccia, pesca e raccolta; ospiti di passaggio, che alla Natura si inchinavano, conoscendola a fondo e rispettandola.

In riva al lago la tribù di Noan era dei Sedentari che si ritenevano superiori alla razza dei Cacciatori che razziavano ed erano disprezzati. A capo del villaggio c’era un leader che doveva agire per il bene della comunità. La morte era all’ordine del giorno, soprattutto quella infantile, e superare l’anno di vita era già un miracolo.
Gli uomini misuravano il tempo «…meno di oggi, non c’erano date di nascita né battesimi né atti di nascita né feticismo intorno ai compleanni, solo qualche ricordo condiviso…..Una mattina qualcuno nasceva e si faceva festa, una sera qualcuno moriva e si organizzava un’altra festa».

Noam era il figlio del capo Pannoam, al quale ubbidiva in tutto, anche sposando una donna che non amava; poi quando nel villaggio arriva un guaritore con l’affascinante figlia Nura, le cose si complicano. Molte cose accadranno e scopriremo che, nonostante il villaggio fosse un abbozzo di struttura sociale, anche allora al centro della convivenza e della vita c’erano i rapporti umani. Intrisi (come oggi) di amore, invidie, rivalità, bontà, generosità oppure cattiveria, vendetta, sete di potere ….

Poi nel romanzo irrompe la furia delle acque del lago e un immenso diluvio vi terrà ancorati alle pagine. Scoprirete la sorte che attende i vari personaggi, però quello che ci presenta Schmitt è la prima grande rivoluzione nella storia umana.
Quando «L’ uomo era arrivato a credersi superiore alla Natura che stava trasformando. Ormai c’erano due mondi, quello naturale e quello umano. E il secondo invadeva il primo senza vergogna». Tema oggi di stringente attualità……

Natasha Solomons “Io, Monna Lisa” -Neri Pozza- euro 18,00
E’ semplicemente geniale l’idea di dare voce al ritratto femminile più osannato della storia dell’arte mondiale; nessuno ci aveva pensato prima e ora la Solomons fa parlare la Monna Lisa di Leonardo.
E’ lei la protagonista di questo romanzo che è anche storico e frutto di una sapiente ricostruzione. Inizia nella Firenze del 1504 con Leonardo che all’epoca aveva 51anni, e da Milano era arrivato in uno studio fiorentino. Poi si avvicendano vari scenari: le corti francesi di Versailles e Fontainebleau, le rivoluzioni, le guerre del 900 per finire ai giorni nostri.
Tutto raccontato attraverso l’enigmatico sguardo di Monna Lisa, imprigionata dietro una teca di vetro, ma che ha visto e provato di tutto; e, al di là del mistero che la circonda, sente, formula giudizi, ha una sua visione del mondo.
La donna osannata e ammirata -da re, imperatori, ladri, amanti, conoscitori dell’arte e gente comune- è Lisa del Giocondo. Moglie di un mercante di stoffe (insensibile e dall’animo gretto), che commissionò il ritratto al grande artista, e non è affatto muta come sembra. Natasha Solomons le dà voce, pensieri, emozioni e sentimenti che rivela a chi la sa ascoltare.

Leonardo ne fu ossessionato, perché in quel quadro aveva infuso non solo le sue rivoluzionarie tecniche pittoriche, ma anche buona parte di se stesso, le sue idee e la sua filosofia di vita. Adorava la Gioconda, che nel romanzo di Natasha Solomons ricambiava l’affetto.
Il libro però non si limita alla vicenda privata, ha un ampio respiro storico e nelle sue pagine compaiono molti grandi personaggi con le loro dinamiche, sfide e rivalità; da Leonardo da Vinci a Macchiavelli, Michelangelo, Raffaello e il re di Francia Francesco I.

La 43enne Natasha Solomons, che ci ha fatti innamorare dei suoi precedenti romanzi (raccontando le vicende dei Goldbaum e di casa Tyneford), è da sempre abilissima nel dare voce a chi non la possiede.
Forse perché il suo vissuto di ragazzina dislessica le ha offerto una chiave di lettura in più, e ha forgiato la sua particolare sensibilità nell’immedesimarsi nei suoi personaggi.
Profonda l’empatia con cui si è avvicinata al ritratto della Gioconda, della quale ha avvertito la profonda solitudine, in cui si è in gran parte riconosciuta.

 

Claudio Visentin “Luci sul mare” -Ediciclo editore- euro 13,50

Soprattutto per chi avverte il misterioso fascino dei fari -sentinelle dei mari che guidano viandanti marinai- sarà irresistibile questo libro scritto da Claudio Visentin, docente di Storia del Turismo all’Università della Svizzera italiana e studioso dei nuovi stili di viaggio.
In 105 pagine -arricchite anche da disegni- racconta il suo peregrinare alla scoperta dei principali fari scozzesi e le loro storie in cui, mare, tempeste e naufragi hanno reso le acque che lambiscono le coste un immenso cimitero di uomini e relitti.

E’ un percorso affascinante dalla prima all’ultima pagina. Tanto per cominciare scopriamo che nel mezzo di una tempesta, c’è più possibilità di salvezza in mare aperto che non in prossimità delle coste, perché è proprio contro gli scogli che si sono schiantate centinaia di navi nel corso dei secoli. La costa della Scozia è particolarmente infida con rocce sommerse, secche e correnti improvvise. Per questo, armatori, mercanti e capitani di lungo corso chiesero con insistenza di costruire dei fari.
Nel 1786 fu fondato il Northern Lighthouse Board con il gravoso compito di trovare finanziamenti, tracciare strade per raggiungere punti strategici dove costruire i fari e altre mille complicazioni; eppure nonostante le difficoltà in un paio di anni ecco svettare le prime sentinelle.
In Scozia furono edificati oltre 200 fari nel corso degli anni; i principali sono 84, in origine erano sorvegliati da guardiani che potevano anche rischiare la vita quando onde gigantesche e infuriate si abbattevano su quelle torri facendo tremare tutto sotto l’urto di tonnellate di acqua sui muri. «Si racconta che al faro di Fair Isle North, tra le Orcadie e le Shetland, due guardiani furono portati via dal vento». C’era un preciso regolamento da rispettare; prescriveva che almeno uno dei custodi restasse sempre all’interno, persino quando vi erano naufraghi in pericolo.
Il viaggio di Visentin inizia vicino a Edimburgo e ci conduce (su traghetti, aerei vetusti che volano a vista e senza moderna strumentazione) alla scoperta dei mitici fari della costa scozzese. Da lì si spinge fino alle isole Orcadi per arrivare all’ultimo faro in punta alle isole Shetland, quello di Burrafirth affacciato sull’immensità di un orizzonte sconfinato.

I celebri fari scozzesi furono costruiti dagli Stevenson, si, proprio la famiglia del famoso scrittore Robert Louis Stevenson che entrò in rotta di collisione col padre quando scelse invece la strada della letteratura.
La loro fu una gloriosa dinastia di ingegneri geniali, grazie ai quali molte navi poterono seguire la rotta giusta, guidati dalle luci delle loro costruzioni, spesso appoggiate su speroni rocciosi.

Dei fari che visita, Visentin, racconta le storie e gli aneddoti; uno più affascinante dell’altro, epici e tragici con mille naufragi nel corso dei secoli, ma anche la salvezza di tante navi e curiosità poco note.
Come la storia di Fresnel che nel 1822 inventò la lente che era «..l’anima del faro, l’occhio del gigante. La luce è quella di una normale lampadina…..è merito della lente moltiplicarne all’infinito la potenza e concentrarla in un unico raggio attraverso un’iride di cristallo».

Dopo oltre due secoli, è nel 1998 che, a Fair Isle South, si estingue l’onorato mestiere di guardiano del faro con l’ultimo di loro che lascia la torre. Da allora una lunga fase di transizione verso l’automazione è stata gestita con cura; eppure la magia resta.

“Pietro J.” Il nuovo libro di Patrizia Valpiani medico-scrittore

Lunedì 1 agosto alle ore 17,30 nel salone delle feste di Bardonecchia il medico- scrittore Patrizia Valpiani presenterà il suo nuovo libro “Pietro J.” in parte ambientato a Torino ed edito da Readacrion . Abbiamo intervistato l’autrice.

D. Dottoressa Valpiani, Lei e’ medico scrittore e presidente di A.M.S.I.; ci dice qual è il legame
tra queste due attività cui ha dedicato la sua vita.

R. L’etica della professione medica porta a scacciare il dolore ma ben sappiamo che non bastano i farmaci, ci vuole quello che definisco il supplemento dell’anima e della verbalizzazione; i medici in genere cominciano a scrivere per questo. Attraverso l’uso sensibile della parola, che tanto rassicura, razionalità e creatività si fondono, ben vengano di conseguenza anche le parole scritte: per molti di noi parte integrante della vita. Spesso valgono anche per lenire le nostre personali inquietudini e mantenere un equilibrio, funzionano meglio di una dose massiccia di benzodiazepine. Sappiamo bene che la mente del medico è sempre all’erta. Anche la mente dello scrittore lo è. Potrei citare tantissimi esempi anche a livello internazionale e in tutti i tempi. Basti ricordare comunque che oltre all’ Associazione italiana ne esistono simili in tutto il mondo e fanno capo a U.M.E.M. ( Union Mondiale Ecrivains  Médécins).

D. Lei scrive poesia e narrativa, come spiega questa duplice scelta?

R. Non si tratta di una scelta, ma della manifestazione della natura letteraria profonda. Lo scrittore di narrativa ha bisogno di nutrirsi di parole sentimenti e vite altrui. Non basta la propria di vita! La poesia è pregna di humus: i poeti ballano nella mente senza alcun freno inibitorio, liberano eserciti di mondi interiori e danno come frutti le più varie emozioni. Quale miglior campo, quando si scrive, dove attingere storie di uomini?. La mia scelta narrativa è diretta in primis verso il genere noir. Proprio per le caratteristiche intrinseche del noir, posso affermare che cerco di scrivere le mie storie con una larga componente poetica. Innanzitutto ci vuole l’atmosfera, che fa da regina: alla Scerbanenco, intanto per portare un esempio. L’ambiente prescelto deve essere fumoso, caotico, inquietante, misterioso. Da non sottovalutare che nei miei romanzi viene fuori anche il lato oscuro della mente,  scandaglio le profondità psicologiche.

D. Ci parli dell’ultimo libro uscito, Pietro J, per Readaction editrice- Roma, 2022.

R. L’idea originaria è nata anni indietro, con altri due romanzi ( Chiaroscuro e l’Ombra cupa degli ippocastani, firmati allora con il nom de plume Tosca Brizio, perché scritti a quattro mani con Gianfranco Brini, medico legale, scomparso a gennaio 2019). Il protagonista di quest’ultima pubblicazione, in cui ho ripreso il mio nome come autrice, è sempre lui: Pietro Jackson. Si tratta di un artista italo inglese,  personaggio enigmatico e affascinante che unisce quanto di magico e misterioso c’è nel mondo dell’arte. Ci conferma come il cervello sia un organo stupefacente ed ancora misterioso in tanti suoi relais: Pietro, durante i suoi momenti di creatività o durante il sonno, percepisce suo malgrado le negatività che lo circondano, spesso con enorme sofferenza. Così si trova coinvolto in eventi drammatici e cerca di essere d’aiuto nella risoluzione. Vicino a lui troviamo personaggi ricorrenti: una madre medico di famiglia, un padre commerciante e giramondo, un medico legale, un amico giornalista, una fidanzata…

D. Insomma, si tratta di una serie. Quale il suo modo di scrivere e quanto tempo dedica a questa attività.

R. Sì, una serie, appunto. Sono già all’opera per un ulteriore romanzo con gli stessi protagonisti. Da quando, per sopravvenuti limiti di età ho allentato la professione medica, dedico molte ora allo scrivere, è una grande passione. L’idea iniziale a volte nasce improvvisa, poi i personaggi mi prendono la mano e posso cambiare direzione  strada facendo. Devo trasfondere le mie idee e renderle coerenti e verisimili con i protagonisti della storia che mi si forma nella mente. Ci vuole poi, quando il lavoro sembra finito, un lungo impegno di cesello. Bisogna avere il coraggio di tagliare qualche frase, di modificare qualche concetto. In ultimo, ma non per importanza, ci vuole rispetto: per la letteratura in genere, per i lettori, per i protagonisti delle storie e per la vita in genere.

Agatha Christie, regina del giallo

Sessantasei romanzi, svariati racconti, traduzioni in 45 lingue: Agatha Christie, al secolo Agatha Mary Clarissa Miller è stata la regina indiscussa del romanzo giallo.

La sua immaginazione e la sua penna hanno regalato al mondo personaggi indimenticabili: l’arguta e adorabile Miss Marple, il severo e acuto Hercule Poirot, gli intraprendenti Tommy e Tuppence Beresford. La “signora del mistero” morì a Wallingford nella sua casa di campagna inglese il 12 gennaio 1976, quarantasei anni fa. Aveva 86 anni “la donna che, dopo Lucrezia Borgia, è vissuta più a lungo a contatto col crimine, come la descrisse Winston Churchill. Grazie alla sua impareggiabile penna creò dei personaggi senza tempo, vendendo più di due miliardi di copie e proponendo le trame per i molteplici adattamenti cinematografici e televisivi delle sue fatiche letterarie. Cosa sarebbe stato il mondo del giallo senza Hercule Poirot e Miss Marple o senza capolavori intramontabili come Dieci piccoli indianiAssassinio sul Nilo ? Da ragazzina sognava di  diventare una cantante lirica ma (e per fortuna!), dopo aver prestato servizio come volontaria presso l’ospedale inglese di Torquay durante la prima guerra mondiale, la sua vita imboccò un’altra strada, per certi versi inaspettata. Le nozioni apprese su medicinali e veleni durante il periodo belligerante le furono di grande aiuto per la stesura di molti dei suoi romanzi. Agatha Christie ebbe due uomini nella sua vita: il primo, l’amatissimo Archie Christie, di cui mantenne il cognome anche dopo il divorzio, e l’archeologo Max Mallowan, conosciuto viaggiando in treno verso Baghdad, lo stesso che le diede l‘ispirazione per creare uno dei suoi grandi capolavori, Assassinio sull’Orient Express. Gran parte dei capitoli di quel libro Agatha Christie li scrisse nella camera 411 del Pera Palas di Istanbul, “il più vecchio hotel europeo della Turchia” che affaccia le sue camere sul Corno d’Oro, costruito nel 1892 per ospitare i passeggeri dell’Orient Express. Non va poi dimenticato che dal 1952, ininterrottamente, viene rappresentata in un teatro londinese la più famosa delle sue commedie, The Mousetrap (Trappola per topi), ispirata a un racconto della raccolta Tre topolini ciechi e altre storie. L’ultimo romanzo che ha come protagonista Hercule Poirot (Sipario) venne pubblicato poco prima della morte dell’autrice; ed è proprio in quel romanzo, scritto tempo prima, che Agatha decise di far morire il suo famoso investigatore. Addio Miss Marple venne invece pubblicato pochi mesi dopo la morte della scrittrice. Nonostante siano passati decenni sulla popolarità di Agatha Christie e sui suoi racconti non è mai calato il sipario e restano tra i più letti dagli appassionati del genere letterario del quale è stata una delle più prolifiche e geniali interpreti.

 

Marco Travaglini

 

Dalle fiabe occitane alle fiabe dei Grimm

Si terrà domenica 31 luglio alle ore 21.00 presso la Piazza del Comune di Usseaux, una conferenza a tema sul mondo delle fiabe, dal titolo: Dalle fiabe occitane alle fiabe dei Grimm.

Un viaggio magico verso le radici dell’uomo. Ospite dell’evento lo scrittore, saggista e mitologo Paolo Battistel che riprendendo il suo ultimo libro La vera origine delle fiabe. Gli ultimi frammenti di un mondo perduto (Uno Editori), prenderà in esame, analizzandole in chiave mitologica e antropologica, le più note fiabe del folklore

popolare occitano, comparandole con le principali fiabe dei fratelli Grimm come “Hänsel e Gretel” o “Cenerentola”. Verrà posta particolare attenzione alle fiabe e leggende legate al territorio di Usseaux come “La leggenda del colle della vecchia”.

 

L’evento patrocinato dal Comune di Usseaux sarà moderato dalla vicesindaco, la dottoressa Ester De Donatis.
In caso di pioggia la conferenza avrà luogo presso i locali del Punto Museo Eugenio Brunetta con sede in via Conte Eugenio Brunetta, 53, Usseaux (Torino).

 

Le fiabe, che la società moderna ha rinchiuso a forza nella stanza dei bambini, sono molto più antiche di quello che possiamo lontanamente immaginare e nascondono un volto segreto: sono ciò che rimane di antichi miti precristiani diffusi in Europa durante l’antichità e il Medioevo. Queste narrazioni sopravvissute agli stessi popoli che le avevano generate vennero censurate ed epurate dalla cultura cristiana trasformandole in seguito in racconti per l’infanzia.

Paolo Battistel, studioso di miti e leggende, metterà in luce l’antico significato delle fiabe immerso in una mitologia ormai perduta ma ancora presente dietro il primo livello di lettura di questi racconti. Sopravvissute agli stessi popoli che le avevano generate, le fiabe vennero infatti censurate ed epurate dalla cultura borghese benpensante trasformandole in “semplici” racconti per l’infanzia. Le fiabe ci incantano perché ritroviamo in esse i frammenti della nostra stessa anima, frammenti che ritenevamo perduti e che si risvegliano appena iniziamo a leggere “C’era una volta…”.

 

Paolo Battistel, laureato in filosofia con tesi in mitologia, è profondo conoscitore dei miti e delle leggende precristiane. Vanta numerose collaborazioni con testate giornalistiche e trasmissioni televisive nazionali e locali. Ha scritto una raccolta di fiabe dal titolo Lu Barban, il diavolo e le streghe e un saggio di storia dal titolo Il mistero della Roccaforte dei Rosacroce. Ha pubblicato tre saggi d’argomento mitologico Il sangue di Caino, I figli di Lucifero e Il dio cornuto. Ha scritto inoltre il saggio letterario J.R.R. Tolkien, il lungo sentiero tra ombra e luce. La vera origine delle fiabe è la sua ultima pubblicazione. Vive e lavora a Torino come scrittore, docente ed editor.

 

Ester De Donatis, dal 26/05/2019 è vicesindaco del comune di Usseaux con delega all’Istruzione, ai servizi sociali, alla cultura, all’ambiente e alla promozione del territorio.

 

 

Per informazioni:

Comune di Usseaux

E-mail: usseaux.sindaco@gmail.com

E-mail: info@comune.usseaux.to.it

 

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Patricia Engel “Paese infinito” -Fazi- euro 18,50
Patricia Engel è una scrittrice americana nata da genitori colombiani, un’immigrata di prima generazione sospesa tra due mondi: nata su suolo americano ma cresciuta secondo i valori della sua famiglia, spagnolo parlato in casa, inglese fuori.
La sua è una famiglia di artisti molto unita che ha dovuto lasciare il proprio paese e la casa di origine. La nonna era una matriarca con 9 figli, e affidava i suoi pensieri alle parole sciorinate in poesie, diari, racconti e romanzi che scriveva per se stessa.
Forse è da lei che Patricia Engel ha in parte ereditato la sua immensa bravura di scrittrice; tanto che oggi è una delle voci più interessanti della letteratura d’Oltreoceano, capace di mettere il dito sulla piaga della discriminazione, che c’era già prima di Trump, lui l’ha solo accentuata e gridata nei suoi proclami.

La storia che racconta nel romanzo non è autobiografica, ma riflette le traversie di molti consanguinei che sono stati separati da barriere, muri, razzismo.
Narra le vicende travagliate di una famiglia colombiana in seguito alle violenze degli anni 80 e 90, ne segue le sorti lungo una trentina di anni; a partire da quando Elena e Mauro si incontrano, s’ innamorano e hanno 3 figli. Poi decidono di emigrare negli Stati Uniti alla ricerca di una vita e un futuro migliori.

Ma il sogno americano finisce in un incubo: Mario viene deportato in Colombia perché trovato senza documenti e la famiglia si spacca in due.
Elena resta senza documenti in America insieme ai figli Karina e Nado, arrabattandosi come può: vive in tuguri, cerca di stare a galla dalla miseria più nera accettando lavori tra i più umili e sottopagati.
Invece, Mauro in Colombia viene raggiunto dall’altra figlia Talia che cresce con la nonna materna Perla (e l’accudirà con riconoscenza quando la demenza senile ne afferrerà la memoria).

Il romanzo inizia proprio con le vicissitudini della giovane Talia.
Ha alle spalle un’aggressione compiuta per vendicare un torto. Poi la via Crucis dell’arresto in Colombia, il riformatorio, la fuga dal carcere; dapprima verso Bogotà, e da lì negli Stati Uniti, per raggiungere la madre, la sorella e il fratello.
Un’Odissea in cui diventa adulta tra espedienti vari, autostop e squallidi motel; per lo più da sola e senza la protezione di adulti amorevoli. Spesso se la cava ricorrendo ai consigli sgangherati delle ex compagne di riformatorio che la vita ha addestrato con impervi sentieri di guerra.

Sullo sfondo aleggia un dubbio amletico: è peggio la violenza di tutti i giorni in Colombia, oppure la feroce discriminazione e le crudeli politiche sull’immigrazione degli Stati Uniti?
Travalicare un confine è questione di movimento, la storia dell’umanità è un continuo venire e andare, ed è su questo che il romanzo inchioda il lettore e lo spinge a interrogarsi su concetti come empatia, giusto o sbagliato,……

 

Ann Tyler “La treccia alla francese” -Guanda- euro 18,00
Ann Tyler è tra le scrittrici americane più prolifiche e importanti: ha vinto il Premio Pulitzer nel 1989 con “Lezioni di respiro”, mentre “Turista per caso” è stato finalista al Pulitzer ed ha ottenuto il Premio del National Critics Circle Award.
In questo romanzo la Tyler sonda gli animi dei membri della famiglia Garret; apparentemente un nucleo ben assemblato e in armonia, una famiglia come tante altre. E invece, no. Il tranquillo e banale tran tran di Robyn e Mercy Garret -e dei loro 3 rampolli Alice, Lily e David- nasconde sotterranei inattesi che vengono alla superficie durante la settimana vacanziera che trascorrono in una baita affittata in riva al lago nel 1959. Da un episodio particolare inizia a sgretolarsi la facciata e scopriamo le vite dei vari Garret, anche negli anni che seguono, fino alla Pandemia che ha fermato il mondo.
Leggendo scopriamo le distanze siderali tra i 5 Garret.
A partire da Mercy che si rintana sempre più a lungo nell’atelier dove dipinge, ma che lentamente finisce per diventare la sua casa, lontano dal marito. Una separazione graduale e senza strilli che si realizza in totale armonia con Robyn. All’inizio non afferra la voragine che si sta spalancando ai suoi piedi; poi invece di riconquistare la moglie si butta a capofitto nel lavoro.
Capitoli a parte sono le vite dei figli: Alice è quella che resta ancorata più saldamente al concetto di famiglia, mentre gli altri prenderanno direzioni diverse.
Lily lascia il marito B.J. senza clamore e praticamente di comune accordo; si è innamorata di un altro uomo, Morris, il quale a sua volta divorzia dalla moglie.
I Garret senior non sono certo entusiasti della scelta della figlia, che per giunta si trova a dover affrontare una gravidanza della quale avrebbe fatto a meno.
Poi c’è David che si allontana dalla famiglia sempre di più; inizia con gli studi lontano da casa e non torma indietro. Della sua vita non racconta, i genitori sanno poco-nulla, salvo vederselo arrivare con una sorpresa non da poco.

Ecco a grandi linee il quadro di questa famiglia tutt’altro che infelice, non ci sono epici scontri o fratture insanabili; semplicemente veleggia una distanza dapprima interiore e poi anche fisica tra i vari membri. Una famiglia imperfetta, come lo sono tutte, raccontata magnificamente da questa notevole scrittrice.

 

Jean Diwo “Le dame del Faubourg” -21Lettere- euro 19,00
E’ un romanzo storico, il primo di una trilogia che in Francia ha venduto milioni di copie, scritto dall’autore francese Jean Divo, nato nel Faubourg Saint -Antoine nel1914 e morto nel 2011 a 96 anni.
Protagonista è proprio il suo luogo natio, uno dei sobborghi più importanti di Parigi.
Attraverso le avventure della famiglia Cottion-Thirion -di professione falegnami- Diwo ripercorre la storia di questa operosa arteria parigina: a partire dal 1471 nella Francia di Luigi XI, tra la fine del Medioevo e l’inizio del Rinascimento, e conclude il primo capitolo della trilogia con la presa della Bastiglia.

Jean Cottion arriva a Parigi nel 1471, è accolto dalla famiglia di Pierre Thirion, uno dei falegnami più talentuosi che provvede ai lavori nell’ all’Abbazia di Saint Antoine, intorno alla quale si raccoglie e vive il sobborgo. Pierre intrattiene ottimi rapporti con la badessa che darà protezione e slancio agli abitanti operosi.

Se amate i grandi affreschi storici questa saga familiare promette scene di vita quotidiana, la grande storia narrata attraverso quella più piccola di una famiglia di ebanisti che -tra mecenatismo, tanto lavoro e grandi doti- renderà il mobile francese famoso in tutto il mondo e nei secoli a venire.

Quasi 800 pagine che scorrono veloci e intense raccontando scene di vita quotidiana della Francia: i rapporti non sempre facili tra politica e clero, l’importanza della abazie e delle badesse che le dirigono e diventano grandi committenti degli artigiani del luogo. Scontri e alleanze tra nobili, usi e costumi dei vari ceti sociali e le vicende private di una famiglia di artigiani di alto livello, alle prese con innamoramenti, matrimoni, nascite e lutti.

Vedrete le primitive case del Faubourg trasformarsi da umili officine a dimore eleganti, compariranno personaggi famosi -tra i quali Caterina De Medici, Voltaire, e artisti come Vasari e Pinturicchio-, ci saranno guerre, epidemie, carestie, ma anche momenti di pace e maggior benessere. Tutto raccontato intercalando le piccole storie degli uomini semplici con i continui ribaltamenti delle vicende storiche.

 

Francesco Casolo “La salita dei giganti” -Feltrinelli- euro 19,00
Questa saga familiare è la storia di una scommessa vincente, del successo di chi ha saputo guardare oltre l’ostacolo, ed è la narrazione dei Menabrea, maestri birrai partiti da un altro paese e dal nulla. Un’avventura imprenditoriale tra seconda metà dell’Ottocento e giorni nostri, tra Biella e Val d’Aosta; iniziata grazie alla geniale intuizione di Giuseppe, walser di Gressoney che commerciava oltreconfine in lana e prodotti artigianali.
Gli avi dei Menabrea discendevano dal popolo germanico che nei secoli passati aveva valicato le Alpi per arrivare nella valle del Lys. Nel loro paese di origine si beveva parecchio e in Italia la nostalgia della birra a cui erano abituati si faceva sentire: a Gressoney la compravano, ma non era la stessa cosa. Erano abili commercianti sempre in movimento a vendere stoffe come si faceva a Biella. Poi Giuseppe (in walser Joseph) nato tra le cime di Gressoney, decise di farsela da solo quella spettacolare birra e puntò tutto sulla sua produzione.
Alla sua morte il timone del comando passa al figlio Carlo: è intraprendente, innovatore, sogna in grande, ed è l’artefice della dimensione imprenditoriale e della fabbrica che avvia con successo. Compra il castello di Gaglianico dove vive con la moglie Eugenia e le tre figlie: Albertina, Genia e Maria.
Ma la salute purtroppo non lo sostiene e a soli 39 anni muore lasciando un vuoto immenso nelle donne di casa. Sono magnifiche e intense le pagine che narrano la malattia ai polmoni che lo porterà nella tomba, assistito con amore, dedizione e apprensione dalla moglie e dalle tre bambine. Genia ha solo 9 anni quando il padre viene sotterrato e quello sarà il momento che decreta la fine della sua infanzia e l’affacciarsi di una grande donna.

E’ proprio Genia la prescelta, quella che il padre portava in montagna mentre il nonno Joseph le aveva spiegato che la birra era stata inventata in Egitto, lungo il Nilo; per caso, da una donna che aveva lasciato dell’orzo in una cesta, bagnata poi dagli scrosci del temporale.
Genia, memore della frase paterna «Non avere paura», si butta a capofitto nella vita, curiosa, ribelle e fuori dagli schemi della sua epoca.
Dopo la morte di Carlo, la moglie era riuscita a stare a galla e a mantenere in piedi l’azienda; ma è con i matrimoni delle figlie e l’ingresso dei generi nella fabbrica -i mariti di Albertina ed Eugenia- che l’impresa, diventa sempre più grande ed importante.
Genia si unisce a Emilio Thedy che caratterialmente assomiglia parecchio all’amato padre Carlo; stessa irruenza ed esuberanza, sempre in viaggio per affari. Il loro sarà un amore travolgente, ma destinato ad essere troncato dalla morte prematura di lui, che la lascia giovane vedova a soli 35 anni con 5 figli maschi da crescere.
Casolo ha ricostruito la complessa storia di questa dinastia consultando archivi, documenti e tutto quello che è riuscito a trovare sui Menabrea e i banchieri Sella, con i quali Carlo aveva unito le forze per costruire la strada che avrebbe spalancato le porte del mondo e di nuovi mercati, mettendo fine all’isolamento della valle.
Una grande avventura in cui si alternano: coraggio, rischi, successi, gelosie, amori, nascite, malattie e morti, ovvero la trama di mille fili che compone la vita.