Il libro di Mario Segni che racconta la madre di tutte le fake news.
E’ stato un piacere ospitare Mario Segni a Palazzo Arsenale ascoltare le sue parole, assistere al confronto, garbato e intenso di contenuti, avvenuto in occasione della presentazione del suo ultimo libro “Il colpo di Stato del 1964. La madre di tutte le fake news” edito da Rubettino.
Presenti con lui, sul palco dell’Aula Magna della Scuola di Applicazione e Comando per la Formazione di Torino, c’erano Gianni Oliva, scrittore, politico e giornalista, e Marco Zatterin vicedirettore de La Stampa. Il Comandante della Scuola, il Generale di Divisione Mauro D’Ubaldi, è intervenuto con un video messaggio da Roma mentre il Generale Roberto De Masi, Capo di Stato Maggiore, ha dato via ai lavori con un intervento dopo aver preso la parola da Giancarlo Bonzo, Ceo del Centro Congressi dell’Unione Industriali di Torino, che ha organizzato l’evento.
Il libro racconta del clamoroso scoop che, nel 1967 sull’Espresso di Eugenio Scalfari, a firma di Lino Jannuzzi, accusava il Presidente della Repubblica Antonio Segni e il Comandante dell’Arma dei Carabinieri, Giovanni De Lorenzo, di aver organizzato un colpo di stato durante la crisi di governo durante l’estate del 1964. Nonostante il Tribunale di Roma e la commissione d’inchiesta si pronunciarono in maniera contraria sui fatti, la storiografia accolse la tesi del golpe. Per molto tempo si raccontò che la democrazia italiana fu in pericolo a causa del cosiddetto “piano Solo” un piano eversivo ordito dai vertici dell’Arma dei Carabinieri e si descrisse la Democrazia Cristiana come un partito pronto a tutto per sbarrare la strada all’avanzata del Partito Comunista. Nel suo libro Mario Segni afferma, evidenziando la totale mancanza di prove, che fu tutto falso, che fu la fake news più imponente della storia della Repubblica Italiana. L’autore si oppone a ciò che è stato affermato non solo attraverso il racconto, ma avvalendosi di una esclusiva documentazione inedita che smonta le informazioni false raccontate in quegli anni contribuendo, così, a riscrivere la storia di quegli anni con il rispetto della verità dovuto all’opinione pubblica.
Nell’introduzione Agostino Giovagnoli scrive che Mario Segni intende fare chiarezza sui fatti accaduti, attraverso una ricostruzione attenta e documentata, con l’obiettivo di tutelare la memoria del padre che allora era il Presidente della Repubblica. Vuole il “riconoscimento della rettitudine morale” di Antonio Segni e della sua figura di democratico antifascista. “La lettura di queste pagine sollecita una apertura mentale e il coraggio di mettere in discussione rappresentazioni della storia d’Italia che sono diventate nel tempo elementi costitutivi di identità politiche collettive”.
Spesso è più facile credere a verità che ci appaiono “più vere” ignorandone altre supportate da testimonianze e resoconti dimostrabili, ma evidentemente più scomode.
Maria La Barbera