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Il colpo di Stato del 1964

Il libro di Mario Segni che racconta la madre di tutte le fake news.

E’ stato un piacere ospitare Mario Segni a Palazzo Arsenale ascoltare le sue parole, assistere al confronto, garbato e intenso di contenuti, avvenuto in occasione della presentazione del suo ultimo libro “Il colpo di Stato del 1964. La madre di tutte le fake news” edito da Rubettino.
Presenti con lui, sul palco dell’Aula Magna della Scuola di Applicazione e Comando per la Formazione di Torino, c’erano Gianni Oliva, scrittore, politico e giornalista, e Marco Zatterin vicedirettore de La Stampa. Il Comandante della Scuola, il Generale di Divisione Mauro D’Ubaldi, è intervenuto con un video messaggio da Roma mentre il Generale Roberto De Masi, Capo di Stato Maggiore, ha dato via ai lavori con un intervento dopo aver preso la parola da Giancarlo Bonzo, Ceo del Centro Congressi dell’Unione Industriali di Torino, che ha organizzato l’evento.

Il libro racconta del clamoroso scoop che, nel 1967 sull’Espresso di Eugenio Scalfari, a firma di Lino Jannuzzi, accusava il Presidente della Repubblica Antonio Segni e il Comandante dell’Arma dei Carabinieri, Giovanni De Lorenzo, di aver organizzato un colpo di stato durante la crisi di governo durante l’estate del 1964. Nonostante il Tribunale di Roma e la commissione d’inchiesta si pronunciarono in maniera contraria sui fatti, la storiografia accolse la tesi del golpe. Per molto tempo si raccontò che la democrazia italiana fu in pericolo a causa del cosiddetto “piano Solo” un piano eversivo ordito dai vertici dell’Arma dei Carabinieri e si descrisse la Democrazia Cristiana come un partito pronto a tutto per sbarrare la strada all’avanzata del Partito Comunista. Nel suo libro Mario Segni afferma, evidenziando la totale mancanza di prove, che fu tutto falso, che fu la fake news più imponente della storia della Repubblica Italiana. L’autore si oppone a ciò che è stato affermato non solo attraverso il racconto, ma avvalendosi di una esclusiva documentazione inedita che smonta le informazioni false raccontate in quegli anni contribuendo, così, a riscrivere la storia di quegli anni con il rispetto della verità dovuto all’opinione pubblica.

Nell’introduzione Agostino Giovagnoli scrive che Mario Segni intende fare chiarezza sui fatti accaduti, attraverso una ricostruzione attenta e documentata, con l’obiettivo di tutelare la memoria del padre che allora era il Presidente della Repubblica. Vuole il “riconoscimento della rettitudine morale” di Antonio Segni e della sua figura di democratico antifascista. “La lettura di queste pagine sollecita una apertura mentale e il coraggio di mettere in discussione rappresentazioni della storia d’Italia che sono diventate nel tempo elementi costitutivi di identità politiche collettive”.
Spesso è più facile credere a verità che ci appaiono “più vere” ignorandone altre supportate da testimonianze e resoconti dimostrabili, ma evidentemente più scomode.

Maria La Barbera 

La Torino inesplorata raccontata nel nuovo libro di Sarah Scaparone

Il racconto degli aneddoti più nascosti della  prima capitale d’Italia.

Un viaggio alla scoperta di una ” Torino magica” , come è stata spesso raccontata, ma allo stesso modo non raccontata. Un territorio multiforme, dalle tante capacità e da piccole perle destinate ad una rinnovata identità . Una narrazione fatta con occhi diversi della città sabauda ad opera della giornalista eno gastronomica, esperta di turismo e viaggi – Sarah Scaparone – che col suo ultimo libro ” LUOGHI SEGRETI DA VISITARE A TORINO E DINTORNI” edito da New Compton e acquistabile su Amazon e in libreria,  ci illustra una città che non è proprio così ” bogia nen” .

 

1. Qual è stata la ” molla” che ti ha fatto pensare alla stesura di un libro che parlasse di Torino da un punto di vista culturale e sociale e non solo gastronomico? 

L’editore con cui avevo già scritto un libro sul Piemonte, mi ha coinvolto in questo progetto dedicato alla città e ho deciso di accettare subito perché “non solo di cibo vive l’uomo”.

Se è pur vero che il mondo dell’enogastronomia fa parte della mia vita da diversi anni, la cultura, l’arte, la storia, la bellezza di una città come Torino non possono che affascinare. Questo libro è stato in primis per me un modo  nuovo di vedere e conoscere la mia città, scoprirne luoghi e persone, storie e leggende, viverla in modo più completo e consapevole. E’ stato un viaggio all’interno di una realtà che credevo già di conoscere e che invece si è rivelata piena di sorprese, anche dal punto di vista umano.

2. Ti sei recata personalmente sui luoghi che racconti o hai fatto delle ricerche? 

Entrambi, ma sì, recarsi nel luoghi descritti è stata sicuramente l’esperienza più totalizzante anche perché mi ha permesso di conoscere, nella maggior parte dei casi, il mondo dei volontari che dispensano saperi con grande competenza e orgoglio e che rappresentano, per me, una delle più belle scoperte legate alla stesura di questo libro

3. Se dovessi fare la promoter per la città di Torino, qual è la parte sulla quale ti sentiresti di essere più convincente? 

Sul fatto che Torino sia uno scrigno che ha bisogno di essere scoperto: non è una città scontata. Sono innegabili la sua bellezza e il suo legame con l’arte e con la storia, ma Torino è una città che non si dona a tutti: bisogna aver voglia di scoprirla e di conoscerla e soprattutto di non fermarsi all’evidenza. Solo così si arriva a conoscerla nel profondo

4. Nel libro parli di luoghi magici e segreti di cui Torino stessa è costituita fin dalla sua nascita , tant’è che ,  nella letteratura esoterica , la città è raccontata come ” magica” . 

 Qual è quindi il luogo magico e segreto dove ti rifugi e al quale sei affezionata? 

Nel libro ho accennato a questo aspetto della città perché è indiscutibilmente connesso alla sua immagine, ma esistono già tanti libri in commercio dedicati ai suoi aspetti esoterici e non ho voluto soffermarmi più di tanto. Posso dirti i luoghi che per me simboleggiano qualcosa in città, o quelli in cui mi piace “rifugiarmi”: la mia Cit Turin, Porta Palazzo, il parco della Pellerina, la Cappella dei Banchieri e dei Mercanti, il Cimitero Monumentale, il colle della Maddalena e piazza Bodoni che resta, per me, una delle piazze più affascinanti di Torino.

Chiara Vannini

I libri più commentati di Novembre

Eccoci al consueto appuntamento mensile con i lettori del gruppo FB Un libro tira l’altro, ovvero il passaparola dei libri.

Tra i titoli più commentati, questo mese troviamo uno dei più celebri titoli del compianto Terry Pratchett, Streghe All’Estero (Salani, 2009); segue Il Cane Nero, di Rebecca Hunt (Ponte alle Grazie, 2011), delicata storia sul dramma della depressione; infine il più recente Bill, di Helen Humphreys (Playground, 2020), tenero racconto di amicizia e malattia.

Speciale Lulu Che Fa Storie, letture etiche nel nome di Louise Brooks!

Questo mese conosciamo meglio le edizioni curate dal collettivo letterario Lulu Che fa Storie, originale iniziativa promossa da Cristiana Danila Formetta (potete leggere l’intervista alla fondatrice del gruppo sul nostro sito) che raggruppa alcuni degli autori e autrici più interessanti del panorama della narrativa italiana contemporanea. Il collettivo si propone come una scelta editoriale etica, pubblicando in digitale senza contratti vincolanti e dove tutti guadagnano dal proprio lavoro, in percentuale all’impegno profuso; specializzato nella narrativa erotica e sentimentale, Lulu Che Fa Storie ha fatto conoscere al grande pubblico autori come Tinta e Antonio Cretella e sta diventando, sempre di più, un marchio di riferimento in questo specifico campo della narrativa.

Incontri con gli autori: le interviste, in collaborazione con Novità in libreria.

La nostra redazione ha incontrato lo scrittore Pierangelo Colombo, da poco tornato in libreria con Come Un Temporale Estivo (Porto Seguro, 2021). L’autore di Bucefalo e altre storie (2017) torna con un libro pensato per gli adolescenti ma che non mancherà di coinvolgere anche il lettore adulto.

Il Passaparola Dei Libri ha intervistato Paolo Mirti, direttore artistico della manifestazione Ventimila Righe Sotto i Mari In Giallo, che si tiene ogni anno a Senigallia, e appassionato lettore.

Questo mese abbiamo incontrato anche: Paola D’Ambrosio, autrice della saga L’Eterea Mente, che avrà presto un terzo capitolo e Roberta Meo vincitrice del Premio per la Microeditoria di Qualità, con il romanzo Tre Padri (Brè Edizioni) .

Per questo mese è tutto: vi ricordiamo che, se volete partecipare alle nostre discussioni, potete venire a trovarci su FB e se volete rimanere aggiornati sulle novità in libreria e gli eventi legati al mondo dei libri e della lettura, visitate il nostro sito ufficiale all’indirizzo www.unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Buone letture!

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Colson Whitehead “Il ritmo di Harlem” -Mondadori- euro 20,00
Lo scrittore, due volte vincitore del premio Pulitzer –con “La ferrovia sotterranea” e “I ragazzi della Nickel- in questo suo ultimo romanzo rappresenta il multietnico quartiere newyorkese di Harlem tra gli anni 50 e 60. Comunità nera, concentrata in quell’habitat urbano che è una sorta di città dentro la città; limite tra bianchi e persone di colore, un simbolo per gli afroamericani.
Lo scrittore 51enne è nato (e cresciuto fino ai 6 anni) a Riverside Drive; a due passi dal cuore di Harlem, ed è ad allora che risalgono i suoi primi ricordi.
Il romanzo veleggia tra criminali di bassa tacca, rapine, estorsioni, ricettazione, saga familiare, classi sociali, razzismo; tutto ammantato da grandi pennellate di humor.
Protagonista è Ray Carney, di professione commerciante, che nel suo negozio vende mobili e oggetti per la casa a prezzi contenuti, pagabili anche a rate. Un normale padre di famiglia, sposato con Elizabeth (che non sospetta nulla dei suoi secondi affarucci) incinta del secondo figlio.

Ray si ritiene fondamentalmente onesto, ma non disdegna di rivendere a volte televisori ed altri elettrodomestici e oggetti di dubbia provenienza. Di fatto ha una seconda vita nella quale viene trascinato da pessime frequentazioni. In particolare dal cugino Freddie che ogni tanto gli porta qualche gioiello che lui rivende senza farsi tante domande.
La trama accelera quando Freddie partecipa a una rapina al celebre Hotel Teresa che in quegli anni era il fulcro della vita ad Harlem; ed è così che Carney finisce coinvolto in una cosa decisamente più grande di lui.

Echi del passato si proiettano su Ray e cercano di riafferrarlo; si scopre che è figlio di un noto criminale del luogo e solo alla fine saprete cosa deciderà.
Nel frattempo nella sua vita irrompono personaggi da gangster story. Il manesco Pepper, reduce dalla seconda guerra mondiale e particolarmente portato per la violenza e le revolverate; il potente gangster Chink Montague; e Miami Joe, refrattario alla legge e ai suoi tutori, che non si fa remore ad uccidere.

Whitehead si riconferma abilissimo nello spaziare tra più generi; dalle incursioni nel romanzo storico all’horror e al poliziesco, con questa storia di malavita, che è anche un approfondimento delle dinamiche sociali e politiche dell’America dell’epoca.

André Aciman “Mariana” -Guanda- euro 14,00
Il romanzo è stato ispirato ad Aciman da un testo del 1669, “Le lettere di una monaca portoghese”, in cui la protagonista racconta il dolore straziante dopo che un ufficiale francese l’aveva sedotta e poi abbandonata. Ma i tormenti del cuore non hanno collocazione in un’epoca sola.

Nell’ultimo libro di Aciman l’io narrante è la giovane Mariana e si trova a dover metabolizzare un’amara verità: quando un amore finisce ti rendi conto che ti sei nutrita di un grande inganno. E cosa rimane delle ceneri di una passione divampata velocemente ed altrettanto fulmineamente finita contro il muro di indifferenza dell’amato?

Il breve ma intenso romanzo è la cronaca fedele degli stati d’animo che avvolgono la giovane studentessa dell’accademia d’arte in una morsa di dolore, delusione, attesa, disinganno. Perché, anche se aveva avvertito il pericolo, era rimasta soggiogata dal fascino di Itamar: bello, intrigante, farfallone e seduttore recidivo. Quella di Mariana è una passione travolgente che le fa abbassare tutte le difese; e lui ci sa anche fare parecchio, scalzando in un nanosecondo ogni traccia di pudore della ragazza.
Peccato che senza saperlo Mariana abbia una data di scadenza. Itamar diventa dapprima sfuggente e poi scompare nel modo più vile che ci sia. Viene messa presto da parte perché l’attenzione dell’amante è già attirata da un’altra preda.
Lui l’ha ingannata, presa, lasciata e delusa. Da quel momento Mariana finisce in un buco nero di dolore, solitudine, inutili attese e agguati infantili nella speranza di incontrarlo; ben sapendo che lo troverà abbracciato alla vittima successiva

Ancora una volta Aciman è maestro nell’affondare la penna nei crateri di un cuore e di una mente feriti, disillusi e messi da parte dopo una passione rovente.
Ci si immedesima facilmente nella protagonista e ci si arrabbia pure parecchio perché la sua illusione d’amore è qualcosa che prima o poi forse accade a tutti… e nella trappola dell’inganno ci infiliamo spesso da soli.

 

Chris Kraus “Figli della furia” -SEM- euro 22,00

Questo monumentale romanzo (896 pagine) racconta una storia d’amore, morte, nazismo e orrori; attraversa il Novecento e in parte è ispirato al nonno dello scrittore che era un nazista.
Chris Kraus -nato a Gottinga nel 1963, sceneggiatore, regista e romanziere- ha compiuto ricerche approfondite per oltre un decennio prima di comporre “Figli della furia”, nel quale la parte romanzata si innesta su pagine importanti della Storia, quella vera e tragica del secolo scorso.

Protagonisti sono due fratelli baltico- tedeschi arruolati dalle SS e innamorati entrambi della sorella adottiva Ev, ebrea.
Una trama fitta e sconvolgente tra belve naziste, persecuzione e massacri, violenza e operazioni di intelligence, amore e morte, tradimenti e barbarie.

Hubert e Konstantin Solm discendono da un’antica famiglia aristocratica baltico-tedesca della Lettonia; sono inseparabili e tutti e due dei grandissimi bastardi.
Di Hub lo si intuisce subito: è il fratello maggiore, quello carismatico e dominante. Entra con convinzione nel movimento nazionalsocialista, prima in Lettonia e poi a Berlino. Scala i vertici e diventa collaboratore di Himmler; premiato per il modo in cui esegue anche gli ordini più aberranti… come il massacro di centinaia di ebrei.
Koja va al traino del fratello; anche se sogna una vita da artista pure lui rivelerà un’anima nera, diventando un carnefice nazista e poi una spia.

Tra i due si colloca Ev la sorella adottiva; Hub la sposa, Koja ne diventa l’amante.
E quando emergono le origini ebraiche della ragazza le cose si complicano parecchio.
Il romanzo è la cronaca delle loro vite tra Riga, Berlino, Monaco, Mosca e Tel Aviv.
Tra carriere all’apice e voltafaccia, i due servitori di Hitler si macchiano di atrocità come la deportazione e la fucilazione di massa; poi si trasformano in opportunisti antisovietici al servizio della Cia, trasformisti che diventano agenti del KGB e pure del Mossad.

Un romanzo travolgente e una prova dell’abilità di Kraus; se poi volete un assaggio anche del suo talento come regista il suo film più famoso è “Quattro minuti”, su Netflix.

 

Don Wislow “La lingua del fuoco” -HarperCollins- euro 15,00

Quando il fuoco divampa nella splendida Orange County Californiana racconta tutto quello che c’è da sapere sulla sua origine e su come si è sviluppato…. ovviamente a patto di saperne interpretare il linguaggio e i misteri. In questo nessuno è abile quanto Jack Wade, ex poliziotto di punta della Squadra Investigativa Incendi dello sceriffo di Orange County. Poi uno scandalo ha divelto la sua carriera in ascesa ed ora si mantiene mettendo la sua profonda conoscenza del fuoco al servizio della compagnia di assicurazioni “California Fire and Life”.

E’ lui che mandano nella magnifica casa dei ricchissimi Vale -sulla scogliera di Dana Point, un gioiello affacciato sul mare e pieno di mobili e oggetti milionari e rari- ora ridotta in cenere insieme al corpo della bellissima 34enne Pamela Vale che viene letteralmente “raschiato via” dalle molle del letto a baldacchino in cui è bruciata.
Chi era questa splendida donna, madre di due figli la cui custodia si contendeva nella separazione dal marito?
Nicky Vale è un imprenditore immobiliare di apparente successo, collezionista di arredi e quadri pregiatissimi e unici; decisamente distaccato quando gli arriva notizia dell’orribile morte toccata in sorte alla moglie.

I Vale, belli, giovani e ricchi fanno parte di un’enclave esclusiva che vive in ville miliardarie affacciate sulla lunghissima e affascinante spiaggia di Dana Strands. Sembra che Pamela fosse molto infelice: annebbiava il dolore nell’alcol e non disdegnava pubbliche scenate contro il marito.
Ma le cose non stanno esattamente così e a scoprire scomode verità sarà proprio Jack Wade, uomo ligio al suo dovere, al quale nulla sfugge. Indaga, fa sopralluoghi, interpreta il fuoco e capisce come è davvero morta Pamela.

Preparatevi anche a scoprire chi è davvero Nicky Vale …
Continui colpi di scena, torbidi misteri del passato, e personaggi dall’anima nera che più di così non si potrebbe.

Deabate e Urbano per Librinvalle

DOPPIO APPUNTAMENTO PER LIBRINVALLE A VALENZA E MOMBELLO MONFERRATO IL 26 E 27 NOVEMBRE

CON PATRIZIA DEABATE E LINDA URBANO

LibrInValle, rassegna letteraria itinerante dell’Unione dei Comuni della Valcerrina – Area Cultura si appresta ad un doppio appuntamento fuori e dentro la Valcerrina.

Venerdì 26 novembre, alle ore 16, a Valenza, presso la Biblioteca Civica, verrà ospitata la presentazione de libro di Patrizia Deabate ‘Il misterioso caso di Benjamin Button da Torino ad Hollywood, con il parallelo tra le opere ed il pensiero di Francis Scott Fitzgerald, autore di libri celeberrimi della cosiddetta ‘Eta del Jazz’ degli anni Venti del Novento (tra cui ‘Il Grande Gatsby’) e Nino Oxilia, scrittore e regista torinese, partito volontario per la Grande Guerra e morto nel 1916 sul Monte Tomba, vittime dell’inutile strage.

Il libro ha anche un radicamento con Valenza, citando più volte la figura di Sandro Camasio, giornalista, scrittore e regista di famiglia valenzana, morto prematuramente nel 1913 a Torino, ma sepolto a Valenza accanto alla’amata sorella. Camasio raggiunse la fama come regista di ‘Addio Giovinezza’.

Patrizia Deabate, premio Acqui Storia nel 2019 nella sezione Inediti, è stata recentemente insignita a Nizza Monferrato del prestigioso premio ‘N’Amis del me Pais’ e nella motivazione sono citati proprio gli studi su Camasio, Oxilia e Scott Fitzgerald.

L’autrice è stata protagonista della terza puntata di LibrInValle a Piancerreto, frazione di Cerrina ed ora ripropone la sua opera a Valenza, in virtù del protocollo d’intessa tra l’Unione dei Comuni della Valcerrina e il Comune di Valenza., L’incontro si svolge in collaborazione con l’l’Università della Terza Età di Valenza, grazie all’interessamento della presidente Elisabetta Cassola.

Patrizia Deabate verrà introdotta dall’Assessore ai Beni Culturali del Comune di Valenza, Alessia Zaio e dal consigliere delegato alla Cultura dell’Unione Valcerrina, Massimo Iaretti.

L’incontro si svolgerà nel pieno rispetto della normativa emergenziale anti Covid-19.

Sabato 27 novembre, alle ore 16.30, invece la sala del consiglio comunale di Mombello Monferrato ospiterà il nono incontro di LibrInValle. Si tratta della presentazione di ‘The Dark Mirror’, romanzo fantasy – horror, sullo stile di Steven King (ma in realtà è una elaborazione assolutamente originale) di una giovane scrittrice valcerrinese. Linda Urbano, di Mombello Monferrato è un’autrice giovane, piena di vita e dedita al volontariato in Aib Valcerrina ‘Aldo Visca’. Il suo primo lavoro è frutto di un’elaborazione durata 3 anni e con la sua realizzazione, Linda, appassionata di scrittura sin da bambina, ha raggiunto un suo sogno di sempre. Dopo il diploma si è iscritta all’Accademia Lizard di Fontanetto Po, dove frequenta il corso di chitarra elettrica, teoria musicale e solfeggio.

L’incontro  – che avverrà nel pieno rispetto delle norme a contrasto del Covid-19 – sarà introdotto dal Sindaco di Mombello Monferrato, Augusto Cavallo, poi l’autrice dialogherà con il consigliere delegato alla cultura dell’Unione Valcerrina, Massimo Iaretti e lo scrittore Edoardo Sarasso Innocenti.

“Passaparola dei libri”, Torino quinta città

Torino con 4.049 iscritti è la quinta città dei lettori

Un gruppo da primato: l’incredibile traguardo di Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri!

Chi pensa che “social network” sia solo sinonimo di disimpegno potrebbe ricredersi scoprendo che il gruppo FB Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri ha raggiunto, primo tra i gruppi in lingua italiana sull’argomento, il numero di 200.000 iscritti: duecentomila persone che ogni giorno entrano su fb per scambiarsi opinioni sui libri appena letti, chiedere consigli sulle future letture, confrontare pareri e cimentarsi nella difficile arte della recensione letteraria, il tutto senza influenze da parte di scrittori o editori, che nel gruppo non hanno la possibilità di promuovere alcuna iniziativa, ma possono partecipare soltanto in qualità di lettori.

Fondato otto anni fa da Claudio Cantini, il gruppo si è trasformato da piccola community dedicata agli scambi di consigli tra lettori in un’importante realtà digitale con una media di oltre un centinaio di post pubblicati ogni giorno, che spaziano dalle recensioni alle segnalazioni di nuove uscite fino ai sondaggi: gli argomenti culturali, trattati in modo informale e spigliato, riscuotono interesse ed entusiasmo smentendo la voce comune che vuole gli italiani un popolo di non-lettori.

Inoltre, l’attività del gruppo non è più limitata a FB poiché qualche anno gli amministratori che lo gestiscono (Claudio Cantini e Valentina Leoni) hanno aperto un sito internet ilpassaparoladeilibri.it nel quale dare maggior visibilità ai migliori contenuti provenienti dalle reti sociali e promuovere iniziative dedicate al mondo dei libri come presentazioni, eventi editoriali, interviste e articoli speciali ad autori, editori e librai, oltre alla pubblicazione a cadenza periodica di seguitissime rubriche dedicate alle novità in libreria, agli incontri con gli autori e una rassegna sui libri più letti e discussi; recentemente, poi, Un libro tira l’altro ha iniziato una proficua collaborazione con il sito novitainlibreria.it specializzato nella promozione e divulgazione di autori ed editori emergenti, indipendenti o comunque non legati ai circuiti della grande distribuzione.

Quindi se cercate consigli su una valida lettura o volete parlarci del vostro libro preferito, se volete rimanere aggiornati sulle novità in libreria magari anche quelle pubblicate da editori più piccoli e particolari, allora vi aspettiamo su Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri, il gruppo che sta dalla parte del lettore.

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Mary S. Lovell   “Côte d’Azur”     -Neri Pozza-    euro 22,00

Questo libro -che si legge come un romanzo ed è accompagnato da foto d’epoca- ci porta nell’allure e nei fasti della Riviera Francese tra gli anni 20 e 60. Ripercorre il passaggio e i vezzi di personaggi della caratura di Winston Churchill, i Duchi di Windsor, Rita Hayworth, lo scrittore Somerset Maugham e tanti altri.

Epicentro del bel mondo della Cote d’Azur fu lo Château de l’Horizon, palazzo bianco adagiato sull’acqua (tra Cannes e Juan les Pins). Maestosa dimora modernista costruita dall’architetto americano Barry Dierks nel 1932 per l’attrice Maxine Elliot. Attrice e manager teatrale di leggendaria bellezza, ricchissima grazie alla sua abilità in borsa e anche all’amicizia (probabilmente pure alle dritte giuste) del finanziere John Pierpont Morgan.

 

Il suo magnifico e opulento palazzo ospitò personaggi di alto livello e fu per anni l’epicentro del Jet Set  Internazionale, con abbondanti dosi di glamour, ma anche stravaganze e ostentazione. Lo Château de l’Horizon fu teatro di un periodo smagliante della Riviera, in cui tutto ruotava intorno a circoli super esclusivi nei quali eri accettato solo se ricchissimo, di nobili natali e divertente fino allo spasimo. Fu una sorta di santuario, meta e rifugio per un eclettico gruppo di artisti, pittori, musicisti e scrittori, tra i quali Picasso, Scott e Zelda Fitzgerald, Dorothy Parker.

Una sorta di dolce vita, luogo d’incontro eletto dal gotha internazionale anche politico che si trastullava tra notti folli, teste coronate o che la corona l’avevano persa per amore –vedi Edoardo VIII che aveva appena abdicato, stregato dall’avventuriera americana Wally Simpson- lusso sfrenato ed eccessi vari.

 

Nel 1948 il castello fu acquistato dal Principe playboy Aly Khan, figlio maggiore ed erede dell’Aga Khan III. Il luogo fu l’epicentro delle cronache e della stampa mondiale quando il 27 maggio 1949 lì si sposarono Aly e l’atomica rossa Rita Hayworth, considerata una delle donne più belle del pianeta e divorziata da Orson Welles.

Gustatevi i capitoli che ricostruiscono l’incontro della diva e Aly, il corteggiamento, l’inseguimento dei paparazzi ovunque la coppia andasse, poi i primi tempi felici del matrimonio destinato però a finire.

E comunque nelle stanze dello Château trovarono rifugio e conforto anche altri famosi, tra i quali i Kennedy in crisi, Elisabeth Taylor, Gianni Agnelli e Cecil Beaton….

 

Nel 1979 l’erede al trono saudita, il futuro Re Fahd ha acquistato lo Château de l’Horizon e negli anni ha continuato ad aggiungere altri edifici a quello originale…e non è più lo stesso. Oggi appartiene alla famiglia reale saudita che vi soggiorna pochissimo e quando arriva lo blinda.

 

 

 Hilary Mantel  “I fantasmi di una vita”    -Fazi Editore-     euro  18,00

Questa autobiografia della scrittrice inglese è del 2003, ora grazie a Fazi è arrivata in Italia ed è un documento prezioso. Un memoir in cui racconta la sua infanzia nell’Inghilterra rurale del dopo guerra e svela lutti, dolori e malattie che hanno segnato la sua vita.

La Mantel è stata due volte vincitrice del Booker  Prize, considerato il Nobel della letteratura in lingua inglese, e la sua trilogia di Cromwell ha venduto oltre 2 milioni di copie solo  nel Regno Unito, per non parlare delle traduzioni in altri paesi.

 

Il titolo originale è “Giving Up the Ghost” ed è proprio dei fantasmi rappresentati da ricordi, dolori e rimorsi che intende liberarsi nel libro. Via le zavorre che l’hanno indebolita, come l’endometriosi che le ha stravolto il fisico e la vita.

Ci sono i ricordi lontani di quando aveva solo tre anni e stava in braccio alla nonna che era diventata operaia a soli 12 anni; analoga sorte era toccata alla mamma della scrittrice.

 

L’ infanzia della Mantel è stata in salita. Quando aveva 6 anni i genitori lasciano la casa dei nonni per trasferirsi in un’altra che Hilary detesta. Poi al posto del padre arriva un patrigno e le difficoltà aumentano.

La sua vita è stata costellata dolori costanti, diagnosi errate, disinteresse dei medici, persino assurdi  trattamenti psichiatrici e l’intervento chirurgico che ha definitivamente asportato le sue chances di maternità.

 

Oggi la scrittrice 69enne, -sposata due volte con lo stesso uomo, il geologo Gerald McEwan-  vive sul mare dell’Inghilterra occidentale, sulle scogliere del Devon, a Budleigh Salterton. E questo libro è l’intimo racconto di un calvario fisico, a cui fanno da contraltare immaginazione, genio e una maestria di scrittura fuori dal comune.

 

 

 Matteo Trevisani  “Il libro del sangue”     -Blu Atlantide-  euro   16,00

Questo libro chiude una trilogia iniziata con “Il libro dei fulmini” del 2017  e proseguita con “Il libro del Sole” del 2019. L’autore nato a San Benedetto del Tronto nel 1986, ora in pianta stabile a Roma, ha intrecciato le ricerche genealogiche sulla sua famiglia con una storia in cui miscela destino, avventura e segreti.

“Il libro del sangue” ha due trame  principali che si intrecciano.

Nella prima Trevisani da anni svolge ricerche sul passato della sua famiglia e scopre che soprattutto il ramo paterno è stato funestato da un incredibile numero di morti in mare. Il grande segreto del suo albero genealogico era annidato nella storia dei naufragi poiché «In tutte le generazioni della nostra famiglia, ogni primogenito di ogni linea di sangue doveva morire annegato».

Nell’approfondire gli studi si lega al genealogista Alvise, studioso di grande esperienza, coadiuvato dalla figlia Giorgia che gli fa da assistente.

 

Scatta così questo romanzo raccontato in prima persona da un narratore sovrapposto allo scrittore, protagonista che si occupa di araldica e scrittura.

Un decennio dopo, quando Alvise è ormai morto, Matteo riceve via email un albero genealogico della sua famiglia in cui, oltre alle date di nascita e morte dei suoi avi, viene riportata anche quella della sua scomparsa imminente, il 21 settembre ovvero a meno di una settimana di distanza.

 

Ed ecco il secondo piano narrativo del libro in cui il protagonista – il tempo sta sfuggendo di mano- si mette alla ricerca del fantomatico mittente dell’albero della sua famiglia, per venire a capo della misteriosa profezia che lo riguarda.

Aspettatevi un racconto visionario, in cui vita, morte, destino e tragedia si rincorrono e si intrecciano. Pagine che assemblano magia, misticismo, eventi personali e tratti di esoterismo, che fanno riflettere sulle infinite coordinate della vita, del passato, e sul mistero del destino e della  morte.

 

 

Asher Colombo   “La solitudine di  chi resta”    – Il Mulino  Saggi-    euro  18,00

La morte è l’evento che tutti temiamo sopra ogni altra cosa, e con la strage causata dal Covid 19, è diventata ancora più devastante.

In questo libro l’autore –docente di  Sociologia Generale all’Università di Bologna, presidente dell’Istituto Cattaneo ed autore di importanti saggi- analizza il lutto durante la pandemia, e mette a fuoco come questa abbia sconvolto i paradigmi di una società che si considerava di individui sani  e sempre più longevi.

Una forte impreparazione emotiva alla morte, diventata improvvisamente e inaspettatamente così vicina.

A complicare le cose si sono aggiunti le drastiche misure di emergenza per le degenze ospedaliere e la cancellazione del rito del commiato; provvedimenti ai quali non eravamo preparati e che hanno generato gravi ripercussioni psicologiche e collettive.

 

Colombo ha analizzato più materiale: interviste a medici e impresari funebri, annunci mortuari, necrologi e manifesti murali, storie raccolte da chi il Covid l’ha vissuto da molto vicino, grafici e dati vari, procedure di cremazione e inumazione….tutto per scandagliare il nostro rapporto con la morte durante la pandemia.

Emerge così che ci siamo trovati e abbiamo impattato senza alcuna preparazione contro il senso della nostra fragilità e la morte vissuta in solitudine, incombente più che mai.

 

La morte e la sua ineluttabilità sono sempre stati difficili da metabolizzare, ma con il terrore del contagio abbiamo dovuto fare i conti con dinamiche inedite.

Innanzitutto i malati venivano allontanati da parenti e amici, scomparivano, blindati in terapie intensive dove regnava la loro dolorosa solitudine.

Negato il conforto degli affetti più cari, così come l’ultimo straziante saluto.

E dopo il decesso l’ulteriore tragedia dell’annullamento del rito funebre; sostituito da sepolture frettolose e senza parenti, cremazioni imposte ….e nessuno potrà più dimenticare le file di camion carichi di bare destinate a crematori lontani.

 

Di colpo sono stati stravolti i rituali a cui eravamo abituati, completamente scalzata la consueta dinamica del cordoglio e la società si è dimostrata inadeguata a fronteggiare un simile terremoto.

Lo strappo del legame con i propri defunti è stato devastante.

 

Ci sono state alcune eccezioni a tanto isolamento fisico ed emotivo: funzionari delle camere funebri e chi per professione accudisce i cadaveri, che hanno ricavato spazi appositi per il commiato dei familiari, optato per sacchi bianchi anziché neri per alleggerire le emozioni, cerniere dei body bags aperte velocemente per un ultimo sguardo.  Tutte testimonianze di come i vivi abbiano disperatamente cercato di alleviare un peso emotivo insostenibile.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Karine Tuil “Le cose umane” – La nave di Teseo- euro 19,00
Karine Tuil è una scrittrice francese di origini tunisine, nata a Parigi nel 1972; ha studiato diritto, poi la
decisione di diventare scrittrice e il successo con il suo romanzo del 2015 “L’invenzione della vita”, finalista al prestigioso premio Goncourt. “Le cose umane” è il suo undicesimo romanzo: ha vinto il Prix Interallié e il Prix Goncourt des Lycéens nel 2019, ed ha ispirato il film con Charlotte Gainsbourg. La trama è notevole, la scrittura ancora di più e narra la torbida vicenda di un’accusa di stupro che rovinerà le vite dei protagonisti. Jean Farel è un uomo di successo self made man, giornalista televisivo che da 30 anni conduce un
seguitissimo programma di politica.
Sua moglie Claire è molto più giovane di lui ed ha stoppato la sua carriera per dedicarsi a marito e figlio. Poi c’è il loro rampollo Alexandre che sta costruendosi un futuro brillante frequentando ingegneria in una prestigiosa università americana. Da quando lui ha preso il volo, Claire ha reimpostato la sua vita, ha ripreso a scrivere, diventando un’intellettuale femminista di spicco, e ha iniziato una relazione con un altro uomo. E’ Adam Wizman, appartiene a una famiglia ebraica tradizionalista e ha sposato Valerie, che a un certo punto è diventata praticante esageratamente ortodossa, totalmente votata all’educazione delle due figlie secondo rigidi principi religiosi. Per 20 anni Adam accetta di vivere con questa “quasi estranea” che detta legge; poi i due prenderanno strade diverse.
Adam si innamora di Claire e i due vanno a vivere insieme. La tragedia irrompe quando la figlia 18enne di Adam, Mila, accusa di stupro Alexander che durante una festa l’avrebbe drogata e obbligata a subire una violenza brutale. Inutile dire che tra Adam e Claire si apre un baratro; mentre il giovane ragazzo perfetto, figlio irreprensibile di buona famiglia famosa, viene trascinato in tribunale e sventrato mediaticamente. Lui si professa innocente, ma Mila insiste a puntare il dito contro di lui. Karine Tuil vi conduce nei meandri delle dinamiche impietose della macchina giuridico-mediatica che non fa sconti a nessuno. E’ abilissima nel raccontare senza peli sulla lingua un tema attuale che rimanda al #Metoo,
denunciando anche l’accanimento che si verifica in Francia quando sul banco degli imputati finisce un uomo
che diventa capro espiatorio di un clima particolare. E mette a nudo pure le possibili motivazioni delle
presunte vittime.
Questa potrebbe essere l’occasione per leggere anche il precedente romanzo di successo di Karine Tuil
“L’invenzione della vita” -Frassinelli- euro 20,00
Il romanzo parla di come si può rinnegare un passato scomodo e reinventarsi una vita del tutto nuova, ma edificata sulla menzogna. Descrive la portata dell’ambizione di chi vuole eccellere nel mondo del lavoro e raggiungere il successo a tutti i costi. La storia coinvolge un triangolo amoroso tra Parigi, la banlieue, e New York dove primeggiare è possibile ma ha sempre un costo elevato. Samuel, Nina e Samir erano un trio legatissimo; i primi due stavano insieme, ma della ragazza era innamorato anche Samir. Nina ha scelto Samuel Baron (amico fraterno di Samir), figlio di una colta famiglia ebrea ed aspirante scrittore. E la sua è la vita che Samir vorrebbe vivere. 20 anni dopo, Samir Tahar è uno degli avvocati più quotati della Grande Mela, ha sposato una donna ricchissima ed ha una famiglia e una vita invidiabili. Ma per sfondare nel campo legale e nella high society ha dovuto rinnegare le sue origini arabe: ha cambiato nome, e si finge ebreo come la famiglia della consorte. La verità non deve venire a galla, però il castello di carte è sempre in bilico. Ed è costato caro. Tanto per cominciare Samir ha dovuto rinunciare all’unica donna che aveva amato, poi ha fatto della sua vita un segreto e della discrezione un modo di vivere. Ma le menzogne tendono a venire smascherate, con
conseguenze che implicano solitudine e sdegno.
Lawrence Osborne “L’estate dei fantasmi” – Adelphi- euro 19,00
E’ il penultimo romanzo di Osborne, è ambientato a Hydra -famosa isola del mar Egeo per il nome del mostro mitologico a più teste- che tra gli anni 60 e 70 del 900 è luogo di ritrovo di ricchi greci, artisti e nomi brillanti del jet set internazionale (tra i quali Onassis, Brigitte Bardot, Jacqueline Kennedy). Osborne racconta di due famiglie, un’americana e una inglese, che si ritrovano sull’isola durante un’estate. Sono gli Haldane, ricchi americani bianchi di New York, con la figlia 20enne, Sam, che non vede l’ora di ripartire. Gli altri sono gli snob britannici Codrington: Jimmie -ricco mercante d’arte-, la sua seconda moglie greca, insopportabile e perfida soprattutto nei confronti della figliastra 24enne Naomi, avvocato disoccupato. Le due giovani rampolle si conoscono e legano. Naomi è l’elemento trainante; fin da piccola habitué dell’isola di cui conosce tutto, compresi i metodi per sfuggire alla noia con rifornimento di spinelli e cocktail ad alto tasso alcolico. La trama fa un balzo quando le due fanciulle trovano un rifugiato in fuga, Faoud, stremato dalla stanchezza del naufragio e semi-svenuto sugli scogli. Che fare? E’ Naomi che studia un rocambolesco piano per aiutare il giovane a raggiungere l’Italia…..ma nulla sarà semplice. L’autore mette in campo più temi: la critica della società perbenista borghese e bianca, il problema dell’immigrazione e le sorti dei rifugiati; tutto in un thriller che valica i confini di Hydra e vi porterà nel Sussex, in Toscana e a New York.
Erica Jong “Senza cerniera. La mia vita” -Bompiani- euro 18,00
Erica Jong è la famosa autrice americana di “Paura di volare” – libro best sellers che nel 1973 ha segnato l’epoca in cui le donne hanno vinto la ritrosia nel parlare delle loro fantasie sessuali- ed ora, all’alba degli 80 anni ci regala la sua autobiografia. Senza nascondere nulla.
L’ha scritta per cercare di capirsi meglio e mettere insieme i pezzi sparsi della sua persona; lei con il suo bagaglio di attacchi di panico, paura della solitudine, dipendenza da psicologi e dagli uomini. E’ nata raccontastorie in una famiglia ebrea newyorkese di artisti, colta e decisamente stravagante. I genitori innamoratissimi, sono stati più che altro amici delle figlie.
Erica è cresciuta con 3 sorelle ed è sempre stata molto attenta ai diritti delle donne. Alle superiori si diletta con la pittura, salvo diventare poi una scrittrice perché in famiglia nessuno lo era. Senza remore racconta le sue passioni –per i cani, i viaggi e i bambini meno fortunati-, i suoi 4 matrimoni, l’amore incondizionato per la figlia Molly. Sciorina pensieri, momenti, successi, fatiche, errori… e tutto quello che ha movimentato la sua vita, mettendosi a nudo con forti pennellate di ironia e schiettezza. Un libro che fa i conti pure con il tempo che passa e la fregatura dell’invecchiare, cosa per niente divertente. A suggerirle l’idea di queste pagine è stata anche l’autobiografia di Lillian Hellman, altra donna notevole.
Ed ecco l’occasione giusta per scoprire l’ autobiografia della commediografa
Lillian Hellman “Pentimento e il tempo dei furfanti” -Adelphi-
La Hellman, nata a New Orleans nel 1905, è morta nel 1984. Cresciuta a New York, fin da piccola rivelò grandi doti nella scrittura e si laureò alla Columbia University.
Sposa lo sceneggiatore Arthur Kober che a Los Angeles lavorava nel mondo del cinema.
Ma nel 1932 si innamora del famoso e tormentato scrittore Dashiell Hammett, genio che avviò il genere letterario “hard boiled” e inventò l’investigatore Sam Spade.
La loro relazione -non sempre facile- durerà fino alla morte di lui.
La Hellmann divenne famosa con la commedia “Le piccole volpi” rappresentata con successo a Broadway nel 1939; da allora scrisse alcune delle più acclamate pièces americane a partire dagli Anni Trenta. Nella sua autobiografia offre una caleidoscopica serie di ritratti di persone che per lei hanno rappresentato molto. Descrive con enorme bravura il clima della sua famiglia del Sud, sullo sfondo di un epoca gravata da
forti contrasti sociali.
Poi narra il legame con la ricchissima, coraggiosa e generosa amica Julia che, nell’Europa sconvolta
dall’ascesa del nazismo, lottò in prima persona contro la barbarie, fino a rimetterci la vita.
Personaggio magnificamente interpretato da Vanessa Redgrave nel film “Julia” di Fred Zinnemann,, del
1977, dove il ruolo di Lillian è affidato ad un’intensa Jane Fonda.
Ma c’è anche il racconto degli anni difficili e bui del Maccartismo nelle cui spire finirono la Hellmann e
Dashiel Hammet. Entrambi vennero duramente perseguitati per le loro idee liberali, privati di ogni possibilità
di lavoro e braccati fino all’arresto di Hammet.

“La passione per la libertà”, i personaggi del Novecento secondo Quaglieni

L’ultimo libro del professore è un monito assolutamente attuale 

La passione per la libertà rappresenta il sottile fil rouge che accomuna personaggi apparentemente diversi tra loro, quali Alfredo Frassati, Ottavio Missoni, Massimo Mila, Giampaolo Pansa, Guido Ceronetti, Philippe Daverio e altri, che sono raccolti nella silloge dell’ultima fatica letteraria del professor Pier Franco Quaglieni, dal titolo, appunto “La passione per la libertà”. Il volume, che reca l’originale e bella copertina dell’artista Ugo Nespolo, edito da Buendia Books, come ha spiegato lo stesso professor Quaglieni, si può leggere senza seguire l’ordine dei capitoli, ciascuno dedicato a un profilo, proprio perché ognuno di essi risulta distinto dagli altri. Ciò che, però, li accomuna è la passione con cui il professore evoca il concetto di libertà, riecheggiando un titolo pannunziano su Tocqueville e invitando al rispetto di tutte le idee espresse, che rappresenta il cardine di ogni civiltà liberale. Non si deve dimenticare che una delle migliori riletture dell’opera di Tocqueville la si deve proprio a un breve saggio composto da Mario Pannunzio, dal titolo “Le passioni di Toqueville”, in cui lo stesso Pannunzio nota come la forza dell’intera opera dello studioso francese non risieda tanto nel suo spirito dottrinario, quanto nella passione, talvolta aristocratica, e nell’amore per la libertà.
Il libro del professor Quaglieni non è una mera successione di profili biografici, quanto un’evocazione di figure tra loro anche diverse, ma tutte colte alla luce della loro libera espressione di pensiero; rappresenta anche la denuncia nei confronti del periodo storico che stiamo vivendo, molto spesso orientato al conformismo.
Quaglieni, uno dei massimi esponenti della cultura liberale contemporanea e non solo italiana, in questo volume riporta anche ricordi di amici che con lui hanno condiviso il cammino di oltre cinquant’anni del Centro Pannunzio, da lui fondato insieme ad Arrigo Olivetti, Mario Soldati e altri giovani studiosi dell’Università di Torino, richiamandosi alla tradizione culturale de “Il mondo” di Pannunzio. Non mancano nel volume pagine autobiografiche nelle quali l’autore ripercorre la storia liberale della sua famiglia, capaci di rendere ancora più profonda la conoscenza del suo pensiero orientato alla passione per la libertà.

Mara Martellotta

Lettere Scontrose di Giovanni Arpino

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Centro Studi Piemontesi, via Revel 15, Torino – Martedì 16 Novembre ore 18:00

Interventi di Bruno Quaranta, Massimo Romano

Con la testimonianza di Tommaso Arpino

Dagli articoli scritti da Arpino per il settimanale «Tempo» tra il 1964 e il 1965 nasce Lettere Scontrose, una raccolta inedita di lettere rivolte a grandi personalità a lui contemporanee e appartenenti a mondi differenti: dalla politica (Fanfani, Moro), allo spettacolo (Gassmann, Vitti, Chaplin), alla letteratura (De Amicis).

Una corrispondenza dai toni irriverenti e sarcastici, ma sempre garbati, che tocca i personaggi più in voga del decennio, approfondendone questioni private e pubbliche e affermando un profondo anticonformismo. Opinioni pungenti, talvolta scomode, espresse in contrasto con uno stile chiaro, schietto e scorrevole, che offre una limpida analisi della società del tempo e riflessioni sempre attuali.

Le lettere sono in realtà per l’autore un pretesto per l’analisi introspettiva dell’animo umano, per valorizzare chi va controcorrente e per esprimere la propria opinione sul controverso periodo storico-politico in cui si trova a vivere.

Arpino ha una profonda fede in ciò che fa: scrivere è per lui un lavoro da dannati, «un modo di peccare e confessarsi in pubblico», ma è necessario perché rappresenta un modo per raggiungere la verità, a cui tende costantemente.