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Zuppetta alla Bakunin o patate Van Gogh? Le ricette anarchiche di Rava

S’intitola “Ricette (anarchiche) tra lago d’Orta, Maggiore e oltre” l’originalissimo libro di Giorgio Rava, edito da Tararà.

Chi conosce il poliedrico artista omegnese sa bene quanto ami scrivere, dipingere e  disegnare,  assecondando il suo spirito anarchico. Una creatività dimostrata anche nell’amore per la cucina che pratica ad “eccellenti livelli”, come confermava Alberto Gozzi, già docente di sala all’Alberghiero di Stresa e sovrintendente alle attività dei settori tavola e cucina al Quirinale con i presidenti della Repubblica Scalfaro, Ciampi e Napolitano, scomparso a 83 anni nel marzo di quest’anno, nell’introduzione del volume e delle 122 ricette presentate ai lettori. Giorgio Rava, intellettuale a tutto tondo, con passione e curiosità ha reinventato le ricette  della sua cucina “anarchica”. E’ lui stesso a spiegare le ragioni di questo rapporto amoroso dalle lontane radici. “Tra i ricordi della primissima infanzia vi sono i profumi della cucina delle mie nonne, quella paterna e quella materna, l’una lombarda (il suo risotto con lo zafferano), l’altra romagnola (la pasta fatta in casa e i cappelletti); poi quella di mia madre romagnola cha ha sposato un piemontese, ma di quel Piemonte “alto”, sembra addirittura walser, che aveva in sé la cocciutaggine e la ruvida dolcezza del pane di segale delle genti venute dalla Valle del Goms”. Una cucina “bastarda” , o meglio “anarchica” da cui Giorgio Rava ha tratto il  suo Dna culinario, aggiungendo alle memorie famigliari  la  sua personale propensione  alla baldoria, alle disfide con gli amici ai fornelli, ai piatti sperimentali alla cui base spesso sta il suo orto “cui attendo con le cognizioni di mio padre e di un diploma di Perito Agrario su un terra magra di montagna”. Quando insegnava lettere consigliava ai suoi alunni di prestare attenzione allo stretto e potente legame tra palato e letteratura: dagli etilici vapori de L’Assommoir di Zola  alla fame del Riccetto della Vita violenta di Pasolini, o a quella della famiglia dei Braida de La malora di Fenoglio, ma anche il Manifesto della Cucina Futurista e il risotto alla milanese di Carlo Emilio Gadda. Del resto, e sono parole sue “ la vita è un minestrone o una bouillabaisse; noi ne siamo i cuochi e  sta a noi condirla, farla più o meno saporita, trovarne i giusti ingredienti”. Alberto Gozzi scriveva che le ricette di Rava sono “veramente anarchiche, libere da ogni espressione di regole fondamentali, come ad esempio le grammature degli ingredienti”. Da una Guerra di Piero a base di Bettelmatt a una Catalana con tanto di omaggio a Orwell, da una salsiccia Candelora a una pasta con il formaggio erborinato del Mottarone si passa alle maliziose ostriche alla Chateau d’If del conte di Montecristo. Che dire poi dei tanti piatti a base di pesce di lago e di mare, alla pietanza dedicata alla rivolta dei marinai russi di Kronštadt contro il potere sovietico per un socialismo libertario, alle patate Van Gogh e alla zuppetta alla Bakunin per finire con il dolce Morte al Kaiser in onore di Guglielmo Oberdan, patriota irridentista triestino? Il libro di Giorgio Rava si legge con un certo languore. Per la  sua capacità affabulatoria, certamente, ma anche per l’induzione a provare le delizie che propone in chiave, appunto, “anarchica”.

Marco Travaglini

Le donne del Medioevo protagoniste della Festa del libro medievale e antico

“Uno spirto celeste, un vivo sole”

A Saluzzo. Dal 21 al 23 ottobre

Saluzzo (Cuneo)

“Uno spirto celeste, un vivo sole”: e cosa di meglio e più esplicito che i versi del Petrarca dedicati alla donna amata (dal “Canzoniere”“Erano i capei d’oro a l’aura sparsi”) per introdurci alla seconda edizione della “Festa del libro medievale e antico” dedicata alle “donne nel Medioevo” e che si terrà da venerdì 21 a domenica 23 ottobre prossimi a Saluzzo (Cuneo)? Manifestazione libraria e fieristica, nata nel 2021 per raccontare e approfondire la cultura e la storia medievale (Saluzzo, capitale dell’omonimo Marchesato, è città medievale per eccellenza) attraverso romanzi, saggi, lezioni magistrali, spettacoli, performance, concerti, momenti conviviali, azioni pittoriche, laboratori (per adulti, bambine e bambini), occasioni di giochi a tema e gare di scacchi (gioco che giunse in Europa intorno all’anno 1000), la rassegna – cui interverranno tantissimi ospiti fra i più illustri del panorama storico, culturale e letterario italiano – è promossa dalla “Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo” e dalla “Città di Saluzzo”, in collaborazione con il “Salone Internazionale del Libro” di Torino, che ne cura il programma, e la locale “Fondazione Amleto Bertoni”. Perché la dedica alle “donne nel Medioevo”? “Per cercare di esplorare tutto ciò che caratterizzò la figura femminile in questo periodo storico – rispondono gli organizzatori – e per omaggiare Chiara Frugoni, scomparsa nell’aprile scorso e una delle più note e apprezzate medievaliste, non solo in Italia, ospite acclamata nell’edizione 2021, quando tenne una ‘lectio magistralis’ sulle forti personalità femminili nel Medioevo”. Quartiere generale della rassegna sarà anche quest’anno “Il Quartiere ex-Caserma Musso” al civico 1 di piazza Montebello, al cui interno si terrà lo spazio espositivo (con case editrici, librerie antiquarie ed enti culturali in arrivo, sabato 22 e domenica 23, da tutt’Italia), nonché un allestimento dedicato a figure femminili emblematiche del Medioevo, da Santa Caterina da Siena (solo per citarne alcune) a Giovanna d’Arco, fino a Caterina de’ Medici e a Matilde di Canossa.

Anche quest’anno gli esercizi commerciali cittadini ospiteranno titoli di libri selezionati sul tema, dalla saggistica alla narrativa, dal fantasy ai libri antichi.

Ad aprire i giochi, venerdì 21 ottobre (ore 18) al “Cinema Teatro Magda Olivero”, sarà il giornalista e storico Paolo Mieli,  con una lezione tratta dal suo nuovo libro “Ferite ancora aperte” (Rizzoli), che parte dal periodo romano e dal Medioevo, fino alla storia del Novecento, alla ricerca di quelle lesioni del passato che ancora fanno sentire le proprie conseguenze, per riflettere su come le ferite difficilmente si cicatrizzano con il procedere della storia (prenotazione consigliata, www.eventbrite.it ). A precedere l’appuntamento con Mieli, una grande azione di “pittura collettiva” a tema (con oltre mille studenti delle scuole primarie e secondarie del Saluzzese), sulla vasta superficie pittorica dell’area pedonale di corso Italia, a cura del “Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli”, da sempre partner del “Salone del Libro”. Tantissimi gli ospiti, si diceva, e ricchissimo e vario il carnet degli appuntamenti. Tante anche le curiosità e le novità sulle iniziative ispirate alle atmosfere medievali: le cene medievali, le rappresentazioni dei mestieri medievali, i concerti a cura del “Marchesato Opera Festival” e del “Coro Gregoriano Haec Dies” di Alba, l’iniziativa “Facciate parlanti” (itinerari alla scoperta degli affreschi nei palazzi del centro storico), lo spettacolo di falconeria, che tanto successo riscosse nella prima edizione della Festa, le performance di saltimbanchi, giocolieri e suonatori grazie alla collaborazione con il festival “Mirabilia”, proiezioni di film, laboratori di antichi mestieri e molto altro. Quasi tutti gli appuntamenti sono gratuiti. Info e dettagli sul programma, nella sua completezza: www.salonelibro.it e www.visitsaluzzo.it . Ancora da ricordare un gradito ritorno: quello di Franco Cardini,  storico e saggista, docente di Storia medioevale all’“Università di Firenze”, con una lectio magistralis nella serata conclusiva di mercoledì 26 ottobre (ore 18) dal titolo “Le donne e il potere nel Medioevo”, che si terrà negli ambienti medievali dell’ex convento di “San Giovanni” (prenotazione consigliata: www.eventbrite.it , tel. 348/0707998).

g. m.

 

Nelle foto:

–      spazio espositori

–       Immagine guida evento

–       Chiara Frugoni

“Nuove voci: dentro & fuori” Il “Salone del Libro” di Torino oltrepassa i confini

Per promuovere la cultura e la letteratura italiana nel mondo

Dal 19 ottobre al 21 novembre

Occasione: la “XXII Settimana della Lingua italiana nel mondo”, celebrata dal 17 al 23 ottobre e dedicata a “L’Italiano e i giovani”. Si inserisce in questa lodevole cornice il nuovo progetto del “Salone Internazionale del Libro” di Torino”, dal titolo “Nuove voci: dentro & fuori”, promosso dal “Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale”, in collaborazione con gli “Istituti Italiani di Cultura all’estero (ICC)”. Tre tappe e tre città europee coinvolte, insieme a due scrittrici e a uno scrittore made in Italy che il progetto porterà oltre i confini del nostro Paese, per creare momenti speciali di conoscenza della narrativa italiana contemporanea, attraverso appuntamenti aperti a lettrici e a lettori di tre città europee, condotti da scrittori, giornalisti, studiosi e giovani influencer letterari stranieri. Il tutto coinvolgendo gli istituti e i luoghi simbolo della scena culturale locale. Protagonisti saranno: Irene Graziosi a Vienna (19 ottobre), Lorenza Pieri a Edimburgo (27 ottobre), Vincenzo Latronico a Oslo (21 novembre).

La prima a partire per altri lidi (in valigia il compito importante di stimolare una riflessione sul valore della cultura italiana e la sua capacità di dialogare con le altre culture), sarà, mercoledì 19 ottobre, la scrittrice e social writer, Irene Graziosi, che sarà ospite dell’“Istituto Italiano di Cultura di Vienna” per raccontarsi e parlare del suo primo romanzo “Il profilo dell’altra” (e/o Edizioni). La srittrice, romana di nascita e milanese d’adozione, dialogherà con Jaqueline Scheiber, scrittrice viennese e “content creator” sui temi di scrittura e moda. A moderare il confronto sarà Silvia Chiarini, responsabile sella sezione italiana della libreria “Hartliebs Bücher”.

Giovedì 27 ottobre la scrittrice, giornalista e traduttrice Lorenza Pieri (origini toscane ma naturalizzata americana) sarà accolta all’“Istituto Italiano di Cultura di Edimburgo”, prima “Città UNESCO” della Letteratura, dove, in conversazione con la studiosa e scrittrice multilingue Esa Aldegheri, racconta il romanzo “Il giardino dei mostri” (e/o, Edizioni, 2019), tradotto in inglese e che fu candidato al “Premio Strega”. Sarà l’occasione anche per annunciare il suo più recente romanzo “Erosione”, sempre edito da e/o.

Lunedì 21 novembre, infine, lo scrittore e traduttore Vincenzo Latronico, autore di romanzi che, come “Ginnastica e rivoluzione” e “La Cospirazione delle colombe”, hanno ottenuto diversi riconoscimenti in Italia, sarà ospite dell’“Istituto Italiano di Cultura di Oslo”, in collaborazione con l’“Università” della capitale norvegese. Lo scrittore romano presenterà il suo ultimo romanzo “Le perfezioni” (Bompiani) agli studenti di italiano e al pubblico, in dialogo con Astrid Nordang, scrittrice e traduttrice dal tedesco e dall’italiano, vincitrice del “Kritikerprisen 2021”(Premio dei Critici) per la traduzione di “Lessico familiare” di Natalia Ginzburg.

I tre appuntamenti, che si svolgeranno in italiano e inglese, saranno trasmessi in differita, creando un vero e proprio “minifestival di letteratura online”, su SalTo+, la piattaforma digitale del “Salone del Libro”.

“Tutte le lingue – scrive bene Francesca Mancini, responsabile dei ‘progetti speciali’ del ‘Salone’ – hanno una propria voce e una propria sonorità, è attraverso le parole che si raccontano mondi, vissuti e si costruiscono spazi di confronto. Con le parole si aprono varchi e si tessono relazioni. Le parole sono pezzi di puzzle che creano libri, film, canzoni, coreografie, testi teatrali… Sono queste sublimazioni e sintesi che determinano la cultura di un paese e il suo immaginario. Conoscere la produzione culturale di un paese vuol dire accedere alla sua gente, alle sue tradizioni, al suo sguardo sul domani. Mettere in relazione culture diverse significa provare a disegnare insieme un futuro migliore e più inclusivo”. Un’altra importante sfida per il nostro “Salone”.

Info: www.salonelibro.it

g.m.

Nelle foto:

–       Lorenza Pieri

–       Irene Graziosi, Copy Bekka Gunther

–       Vincenzo Latronico, Copy Marcus Lieder

“L’Ultima città dell’impero”

 

Domani 19 ottobre alle ore 18,30 verrà presentato sui social dal profilo facebook della giornalista Germana Zuffanti il romanzo di nuova uscita  dello storico Gastone Breccia, “L’Ultima città dell’impero” edito da Newton Compton Editori.

Partecipa alla presentazione del libro lo psicoanalista Maurizio Montanari. Modera gli interventi Germana Zuffanti.

Gastone Breccia, autore di tanti saggi storici, tra cui ricordiamo”Missione fallita: La sconfitta dell’Occidente in Afghanistan”, è esperto di storia bizantina, di storia militare e di combattimenti .

L’ultima città dell’impero tuttavia non è un romanzo storico. La città ha l’aspetto esteriore della Costantinopoli bizantina: i luoghi veri o fittizi della storia sono identificati con precisione sulla mappa, e la scansione cronologica dell’assedio rispetta quella dell’aprile-maggio 1453. Ma Chrysopolis è anche la Vienna della finis Austriae, perché l’anno di Cristo è il 1918, alla Hofoper l’orchestra suona Mozart e Beethoven, e i protagonisti – Andreas Hoffmann per primo – sono molto più simili a europei del XX secolo che a sudditi imperiali della metà del XV.

La Chrysopolis del romanzo è città-simbolo dell’Occidente cristiano: un mondo vecchio, appesantito da tradizioni obsolete e dall’onnipresente burocrazia, con un sistema di governo assurdamente complesso; capace di riscoprire in extremis valori senza tempo, ma non di respingere con le armi l’assalto dei nemici. Un mondo che muore, mandando bagliori estremi di splendore, mentre il narratore-testimone si trova a vivere sull’incerta linea di confine tra avventura individuale e tragedia collettiva, tra la pienezza delle passioni e il vuoto della fine imminente.

Un impero millenario costretto a difendersi dietro le mura della capitale assediata, la gloriosa Chrysopolis, «Regina delle città e madre di popoli». Il diario dell’assedio scritto da un anonimo funzionario civile, improvvisamente coinvolto in una impensabile storia d’amore – e in molto altro. Le passioni individuali, le battaglie, le speranze tradite, l’orgoglio di una grande civiltà, l’ombra della disfatta che incombe: fino all’ultima alba, quando il vecchio imperatore Costantino XI si fa uccidere tra i suoi soldati, i nemici dilagano in città, i diversi destini si compiono.

Il titolo del libro è l’occasione per discutere nella presentazione della fine di un periodo storico, quale quello che stiamo vivendo. Il mondo che muore, tra le pagine del romanzo, è il ritratto forse involontario e inconscio di ciò che sta accadendo fuori, dove l’utilizzo del potere di un solo uomo ha messo in ginocchio l’intero sistema. Di questo tema parlerà lo psicoanalista Montanari che parlerà del potere e del suo utilizzo spesso distorto o paranoico, affondando l’analisi in una guerra per così dire “folle”.

La diretta è immediatamente visibile anche in condivisione dal profilo facebook di Germana Zuffanti o successivamente visibile sul suo canale youtube.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Hernan Diaz “Trust” – Feltrinelli- euro 19,00
E’ uno dei libri più belli letti ultimamente: intrigante, scritto benissimo, costruito in modo magistrale. Parla di soldi, finanza e vite. Hernan Diaz è un giovane talento letterario, nato a Buenos Aires, cresciuto a Stoccolma, da circa 20 anni trapiantato a New York; ha iniziato come critico letterario specializzato in Jorge Luis Borges, poi ha rivelato un talento strepitoso nella narrativa, ed è stato finalista al Premio Pulitzer con “Il falco” nel 2018.
In 378 pagine è riuscito nella magia di incastrare 4 storie, diverse quanto a stile e lunghezza; conviene leggerle nella sequenza decisa dall’autore….e capirete anche perché. Il vero protagonista è comunque il denaro, o meglio la sua forza magnetica e la relazione con gli esseri umani.

Dapprima protagonista è Benjamin Rask, unico erede di una ricca famiglia che commerciava tabacco. Quando il padre muore per uno scompenso cardiaco, Benjamin è all’ultimo anno di collegio. Dimostra subito una compostezza mirabile e una grande precocità quando chiede di esaminare il testamento paterno e tutti i documenti finanziari.
In realtà del tabacco gli importa poco, lui che neanche fuma. Licenzia il consulente finanziario incapace di azzardi e si mette in proprio. Liquida l’attività di famiglia, vende tutti i possedimenti ereditati, inclusa la residenza newyorkese, e si installa nella suite di un hotel.

Asociale e distaccato da tutto, quello che lo affascina sono le contorsioni del denaro. Così espande i suoi investimenti (in oro, valute, cotone, obbligazioni, carne di manzo e molte atre cose) su una scacchiera che lo vede attivo sui mercati di Stati Uniti, Inghilterra, Europa, Sud America e Asia. Accumula ricchezze immense e negli anni amplia ulteriormente i suoi affari investendo nell’aviazione, (intuendo il potenziale futuro del trasporto aereo), in aziende chimiche, tecnologiche e in altri campi. Poi prende come moglie (perché sembra la cosa opportuna da fare) Helen, che si dedicherà ad attività filantropiche e della quale seguiremo i movimenti ed il rapporto con il marito nel prosieguo degli anni.

La seconda parte è dedicata ad Andrew Bevel, ricchissimo finanziere diventato milionario dopo il crollo in Borsa del 29, di cui potrebbe anche essere stato l’artefice. Indignato per le malignità disseminate su di lui, cerca di raccontare la sua verità, ripercorrendo la storia dei suoi antenati «..uomini-banca fin dalla Dichiarazione d’Indipendenza». Un lungo racconto scandito in capitoli, con appunti che conducono all’amore per la moglie Mildred: appassionata di musica, grande organizzatrice di concerti in casa, dedita a opere di beneficenza.

Un ulteriore passaggio del testimone vede protagonista Ida Partenza, figlia di un anarchico, che da giovane era stata selezionata tra un pool di candidate segretarie e scelta personalmente da Andrew Bevel. Inizia come sua stenografa, poi batte a macchina l’autobiografia; in realtà è lei che la costruisce e diventa la sua ghost writer.
Infine il diario lasciato dalla moglie defunta di Bevel, Mildred. Donna misteriosa e sfuggente, morta in circostanze anomale. Pagine da trovare e decifrare anche per far luce su quanto lei fosse coinvolta nel successo del marito.
Un romanzo che vi avvolgerà nel gioco sottile tra realtà e fantasia, solitudine e ricchezza, fiducia e tradimento.

 

Melissa Fu “Nella terra dei peschi in fiore” -Editrice Nord- euro 18,00
E’ una saga affascinante questa di Melissa Fu, nata in New Messico nel 1972, ma di origine sino-taiwanese. Ha vissuto in vari paesi nordamericani (dal Texas al Colorado, da Washington a New York e altri), ha studiato fisica e letteratura inglese ed è stata insegnante e consulente scolastica, ora vive a Cambridge in Gran Bretagna.
Il libro è la storia romanzata della sua famiglia. Il nonno ucciso nella guerra contro il Giappone, la fuga del padre (che all’epoca era un bambino) insieme alla madre (nonna della scrittrice), poi la guerra civile e l’arrivo a Taiwan nel 49; infine l’emigrazione del padre negli Stati Uniti, dove cambia il nome Renshu in Henry, si laurea e realizza il suo sogno americano.
La narrazione inizia nel 1938 quando il Giappone ha invaso la Cina da un anno. I nazionalisti di Chiang Kai-Shek e i ribelli comunisti di Mao Zedong lottano insieme contro l’invasore; ma dopo il 45 iniziano a scontrarsi fra loro. A vincere sarà Mao che il primo ottobre 1949 proclama la Repubblica popolare comunista; mentre Chiang Kai-Shek insedia sull’isola di Taiwan la Repubblica di Cina, nazionalista.
Sullo sfondo della storia, Melissa Fu è riuscita a ripercorrere 70 anni di vicende travagliate che hanno coinvolto i suoi familiari. Un’Odissea in cui la nonna -giovane vedova- scappò con il piccolo Renshu, cercando di salvarsi a tutti i costi e di garantire un futuro al figlio.
La nonna è Meilin, personaggio che vi entrerà nel cuore; a partire da quando il marito Xiaowen, prima di partire per la guerra, le affida un antico rotolo di broccato di seta ricamato in fili multicolori e dorati. Un pezzo di antiquariato di immenso valore con rappresentate diverse scene; dall’idilliaco ai combattimenti. Ed è il tesoro che potrà salvarle la vita in casi estremi.

Quando dalla guerra non torna il marito, ma il cognato Longwein, e i giapponesi avanzano, sarà l’inizio di una fuga senza fine. Meilin, che di mestiere fa la sarta, porta con sé solo il cesto da lavoro, una piccola scorta di monete, il rotolo prezioso e uno spaventatissimo Renshu.
Dapprima segue Longwey, che in incognito lavora per il Kuomintang (partito nazionalista del generalissimo Chiang Kai-Shek), e per questo riesce ad ottenere i preziosi biglietti del treno che garantiscono la fuga della famiglia.
Poi fermarsi diventa pericoloso, i profughi possono solo continuare a correre; è quello che farà Meilin staccandosi dal cognato e proseguendo con il figlio, arrabattandosi come può per sopravvivere e mettersi in salvo.
Melissa Fu in questo libro di esordio vi porta dentro la storia, il dolore, la fatica, gli stenti e i sacrifici che costellano la vita di Meilin. Coraggiosa e fortissima, riesce a superare ogni difficoltà e a mandare in America Renshu che, grazie a una borsa di studio, si costruirà una vita, una carriera e una famiglia. Ma avrà sempre una spina nel cuore; non essere riuscito a portare in America anche la madre…..e un legame sottile e inscindibile con il suo passato.
Un magnifico romanzo in cui la vita dei singoli viene travolta e determinata dalle vicende storiche e dalle guerre.

Jennifer Egan “La casa di marzapane” -Mondadori- euro 22,00
La Egan dice di no, ma per alcuni questo è un po’ il sequel de “Il tempo è un bastardo” che nel 2011 valse il Premio Pulitzer a questa talentuosa scrittrice americana (nata a Chicago nel 1962). Ha trascorso l’adolescenza viaggiando per tutto il mondo, poi a 30 anni è approdata a New York, ed è stata fidanzata con Steve Jobs negli anni 80.
I temi cardine de “La casa di marzapane” sono i ricordi, l’identità e le nuove tecnologie; alcuni punti e personaggi sono in comune con il romanzo del 2011. Il risultato è un’opera altamente concettuale, articolata in 4 grandi sezioni, in un susseguirsi di brevi capitoli che abbracciano l’arco di tempo tra 1965 e 2035. Una narrazione quasi psichedelica che narra come tecnologia, desideri e paure siano strettamente interconnessi e scandaglia il rapporto tra tecnologia e memoria.
La Egan immagina un’innovazione, ovvero il “Cubo” della coscienza intorno al quale si muovono i personaggi. Una sorta di “grande anima – memoria collettiva”, che permetterebbe di condividere i ricordi di ognuno di un particolare fatto, offrendo prospettive diverse da quelle vissute e incise nella memoria. Idea nata da una riflessione: le persone sono portatrici di vari punti di vista su uno stesso pensiero ed evento, e riconsiderano più volte gli stessi ricordi in modo diverso.
Un creativo mago degli algoritmi, Bix Bouton, inventa e mette a punto la piattaforma “Riprenditi l’inconscio” che permette di recuperare i ricordi, a patto di condividerli con gli altri utenti del sistema, e accedere a quelli altrui. E’ un inquietante sviluppo dei social media, le persone ne vengono come stregate, le loro storie si incrociano per decenni.
Il cubo è l’espediente che permette alla scrittrice di sviluppare il concetto base: è un’esplorazione dello spazio tramite la tecnologia digitale che tanto pervade e condiziona il nostro presente. E’ proprio il mondo digitale che la fa da padrone nelle pagine del romanzo, con contorno di ossessione dei dati, paura di essere spiati, fragilità umane.

 

Luigi Guarnieri “Il segreto di Lucia Joyce” -La nave di Teseo- euro 19,00
Questa è un po’ la biografia romanzata della figlia secondogenita di James Joyce, ragazza sfortunata e vittima dei disastri di una psichiatria che fece parecchi danni; vittima pure di un padre complesso e di un fratello prevaricatore.
Lucia era nata a Trieste nel 1907 da James Joyce e Nora Barnacle: due genitori molto particolari e difficili che avevano unito le loro vite in un contesto di precarietà economica, ma anche psicologica ed esistenziale. Irresponsabilmente avevano messo al mondo Giorgio e Lucia che finiranno per fare le spese degli squilibri familiari.
Joyce è agli inizi della carriera ed è sempre in bolletta. Guarnieri si addentra nelle pieghe di alcune sue perversioni, e ne descrive gli aspetti meno gradevoli, come lo sperperare i magri guadagni in bordelli e osterie. Nora dal canto suo soffre la lontananza dall’Irlanda, non parla italiano ed ondeggia tra ricorrenti crisi depressive. Due genitori che faranno acqua da tutte le parti. Nel tritacarne dei loro difetti finiscono i figli.

Giorgio sarà il prediletto della madre e poco si intenderà col padre; invece è notevole l’affinità tra lo scrittore e la figlia, entrambi con inclinazioni artistiche e avvinti in un rapporto a tratti morboso che li tormenterà.
Lucia viene ghermita dalla malattia mentale, e precipita nel gorgo di ripetute diagnosi errate, internamenti e orrori nelle cliniche psichiatriche di inizio Novecento, quasi dei lager in cui si imponevano ai degenti trattamenti spietati e dannosi.
Un calvario che segnerà tutta la sua infelice vita, cavia di terapie sperimentali e spesso raffazzonate, fino alla morte nel 1982 a Northampton in Gran Bretagna.

Pajtim Statovci con “Gli invisibili” vince il Lattes Grinzane

Edito da Sellerio, trad. Nicola Rainò

Premio Speciale Lattes Grinzane 2022 a Claudio Magris

www.fondazionebottarilattes.it

 Pajtim Statovci (Kosovo/Finlandia) con Gli invisibili (Sellerio; traduzione di Nicola Rainò) è il vincitore del Premio Lattes Grinzane 2022, riconoscimento internazionale intitolato a Mario Lattes, giunto alla XII edizione, che fa concorrere insieme autori italiani e stranieri ed è dedicato ai migliori libri di narrativa pubblicati nell’ultimo anno.

A proclamare la sua vittoria sono stati i voti di 400 studentesse e studenti delle 25 giurie scolastiche delle scuole superiori (ventiquattro in Italia e una ad Atene).

Claudio Magris, edito in Italia principalmente da Garzanti (in libreria con il nuovo Traduzioni teatrali) ha ricevuto il Premio Speciale Lattes Grinzane, attribuito ogni anno a un’autrice o autore internazionale di fama riconosciuta a livello mondiale, che nel corso del tempo abbia raccolto un condiviso apprezzamento di critica e di pubblico. Ha tenuto una lectio magistralis su come nascono i suoi romanzi, raccontando “il mondo in cui e da cui sono nati, l’educazione sentimentale, le avventure, gli incontri e gli equivoci che si sono incrociati nella loro genesi e nel loro divenire”.

La cerimonia di premiazione, condotta da Alessandro Mari, si è svolta sabato 15 ottobre 2022 alle ore 17 al Teatro Sociale Busca di Alba (Cn).

La motivazione della Giuria Tecnica del Premio che aveva selezionato Gli invisibili (Sellerio) di Pajtim Statovci:

«Due voci temporalmente sfasate si alternano negli Invisibili di Pajtim Statovci: la prima, alterata, racconta lo sprofondare di un uomo nella violenza della guerra del Kosovo; la seconda, al contrario, inizia con la narrazione di un’ascensione, di un innamoramento. Sono quelle di Miloš, serbo, e Arsim, albanese: a Pristina, città divisa dall’odio razziale, religioso, omofobo (che non è estraneo neppure ai protagonisti), il loro è un amore tre volte proibito. Quando scoppia la guerra Arsim è costretto a scappare con moglie e figli. Miloš, disperato, trasforma il suo desiderio frustrato, negato, sminuito, in rabbia e disprezzo e si arruola nell’esercito serbo. A questo punto le due voci di questo romanzo ricchissimo di significati metaforici si allineano nel descrivere una catabasi, senza risalita. Miloš si perderà nelle tenebre del ricordo della sofferenza inflitta e subita. Arsim divenuto un violento, verrà espulso dal Paese dove era rifugiato e tornerà a cercare il compagno, che non ha mai dimenticato. Ma l’amore, per chi non lo sa coltivare, è uno specchio che non si può attraversare.»

Pajtim Statovci, nato in Kosovo nel 1990, è cresciuto in Finlandia dove si è trasferito con la famiglia fuggita dalla guerra quando aveva due anni. Il suo romanzo d’esordio, uscito nel 2014 e pubblicato in Italia con il titolo L’ultimo parallelo dell’anima (Frassinelli, 2016), ha vinto il Premio Helsingin Sanomat. Le transizioni (Sellerio, 2020), il suo secondo romanzo, tradotto in molte lingue, finalista al National Book Award, si è aggiudicato il Toi-sinkoinen Literature Prize nel 2016 e nel 2018 gli è stato assegnato l’Helsinki Writer of the Year Award. Gli invisibili (Sellerio, 2021) ha ricevuto il prestigioso Finlandia Prize, che consacra l’autore come il più giovane vincitore di ogni tempo.

Oltre a Pajtim Statovci, erano in gara: Auður Ava Ólafsdóttir (Islanda) con La vita degli animali (Einaudi; traduzione di Stefano Rosatti), Simona Vinci con L’altra casa (Einaudi), Jesmyn Ward (Usa) con Sotto la falce (NN Editore; traduzione di Gaja Cenciarelli) e C Pam Zhang (Cina/Usa) con Quanto oro c’è in queste colline (66thand2nd; traduzione di Martina Testa).

La motivazione della Giuria Tecnica al Premio Speciale Lattea Grinzane, Claudio Magris: «Germanista, uno dei maggiori critici letterari del Novecento, è oggi il narratore che più di altri ci sa trascinare verso alcuni stabili valori umani che se ne stanno al riparo dai mutamenti, valori che egli ha saputo mettere in rilievo soprattutto attraverso personaggi vissuti all’ombra dei grandi e che hanno fatto loro da spalla; personaggi travolti dalla vita, che non hanno fatto ma subìto la Storia, e non per questo deboli, ma di singolare forza nella loro malinconia o nella loro irriducibile vitalità.»

Le giurie

I cinque romanzi finalisti e il vincitore del Premio Speciale sono stati scelti dalla Giuria Tecnica: presidente Gian Luigi Beccaria (linguista, critico letterario, saggista), Valter Boggione (docente di Letteratura italiana all’Università di Torino), Vittorio Coletti (linguista, accademico, consigliere dell’Accademia della Crusca), Giulio Ferroni (critico letterari, studioso della letteratura italiana, accademico), Loredana Lipperini (scrittrice, giornalista, conduttrice radiofonica), Alessandro Mari (scrittore, editor), Laura Pariani (scrittrice), Lara Ricci (giornalista culturale) e Bruno Ventavoli (giornalista, critico letterario).

Le 25 scuole che costituiscono le Giurie Scolastiche 2022 sono: Istituto Magistrale Statale “Leonardo da Vinci” di Alba (Cn); Liceo Classico, Artistico, Musicale di Aosta; Convitto Nazionale “Principe di Napoli” di Assisi (Pg); Liceo Scientifico Statale “A. Avogadro” di Biella; Istituto di Istruzione Superiore “La Rosa Bianca” di Cavalese (Tn); Liceo Statale “G. M. Galanti” di Campobasso; Liceo Scientifico Statale “Galileo Galilei” di Catania; Liceo Classico “Pitagora” di Crotone; Liceo Classico Statale “Stelluti” di Fabriano (An); Liceo “Carolina Poerio” di Foggia; Liceo Scientifico “Pacinotti” di La Spezia; Liceo Artistico Statale “Caravaggio” di Milano; Liceo Scientifico e Linguistico “E. Fermi” di Nuoro; Liceo Classico Statale “G. F. Porporato” di Pinerolo (To); Liceo Scientifico “Michelangelo Grigoletti” di Pordenone; Liceo Classico Statale “Quinto Orazio Flacco” di Potenza; Liceo Ginnasio Statale “Virgilio” di Roma; Liceo Artistico “Sabatini-Menna” di Salerno; Istituto di Istruzione Superiore “Arimondi-Eula” di Savigliano (Cn); Convitto Nazionale “Melchiorre Delfico” di Teramo; Liceo Classico Statale “Massimo D’Azeglio” di Torino; Liceo Ginnasio Statale “A. Canova” di Treviso; Istituto di Istruzione Superiore “Primo Levi” di Vignola (Mo); Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “Ferruccio Niccolini” di Volterra (Pi); Scuola Italiana Statale di Atene.

Il procuratore e il diavolo di Lucedio, il nuovo giallo di Giorgio Vitari

Il quarto romanzo dello scrittore, pubblicato da Neos Edizioni, è stato presentato al Circolo dei Lettori.

E’ stata una presentazione coinvolgente quella dedicata al romanzo dal titolo Il procuratore e il diavolo di Lucedio, una serata di lettori appassionati e di ammiratori di Giorgio Vitari, riuniti nella Sala Biblioteca al Circolo dei Lettori di Torino.
Lo scenario suggestivo e colto, la conduzione brillante della giornalista Germana Zuffanti, l’intervento di Silvia Ramasso di Neos Edizioni e l’interazione con il pubblico ha reso l’evento davvero speciale. Anche la sottoscritta ha avuto il grande piacere di fare delle domande all’autore.

Giorgio Vitari non delude mai, i suoi romanzi sono ricchi di contenuti, avvincenti, con suspense assicurata fino all’ultima riga; afferma l’autore: “quando mancano poche pagine e il caso sembra essere risolto arriva un fatto inaspettato e tutto cambia”.
Questa volta siamo a Vercelli, il Palazzo di Giustizia è ospitato nel castello medievale, è estate e fa un caldo insopportabile. C’è un omicidio, una statuetta raffigurante il diavolo, una famiglia importante, questioni di eredità e poi una chiesa sconsacrata, a Lucedio appunto, al centro di inquietanti leggende e probabili riti satanici. Il lavoro investigativo di Francesco Rotari è supportato come sempre dai suoi perseveranti collaboratori, dalla polizia giudiziaria e da giudici, figure femminili incantevoli e seducenti che rendono meno pesante il lavoro negli uffici della Procura. Alla complessa quotidianità professionale, come da tradizione nei libri di Vitari, si aggiunge quella familiare fatta di ironici scambi con la moglie e di appuntamenti telefonici sfuggenti con la figlia.
Giorgio Vitari condisce i suoi romanzi con elementi diversi che si integrano perfettamente: casi giudiziari da risolvere, tradizioni e curiosità del luogo, dialoghi interiori, rapporti umani, suggestioni e citazioni. L’autore crea una miscela armonica che fa del romanzo giallo-giuridico una lettura trascinante, interessante e a tratti umoristica.
Una scrittura dal ritmo serrato, una lettura con colpi di scena assicurati.

MARIA LA BARBERA

Libri e danza alla Caffetteria Lavazza del Carignano

Due volumi sulla danza verranno presentati nell’ambito del Festival TORINODANZA  

Il 14 e 20 ottobre

 

Nell’ambito del festival TorinoDanza, sotto la direzione di Francesca Cremonini, verranno presentati due volumi scritti da due tra i maggiori critici italiani dell’arte della danza, Sergio Trombetta e Elisa Guzzo Vaccarino.

La prima presentazione avrà luogo venerdì 14 ottobre, seguita da giovedì  20 ottobre prossimo, nella Caffetteria Lavazza del Teatro Carignano  di Torino.

Il primo libro che verrà presentato, scritto da Elisa Guzzo Vaccarino, si intitola “Confini. Conflitti. Rotte. Geopolitica della danza”, volume in cui emerge come la danza, considerata la Cenerentola delle arti, intrattenitiva e estimativa, in continua lotta tra corpo e spirito, sia, in realtà,  tutt’altra cosa. Le sue condizioni di esistenza si trovano nelle strutture sociali e nelle scelte politiche di ogni luogo della terra in cui si dispiega con la sua tecnica, la sua estetica e i suoi messaggi, nel tempo e nello spazio.

La parola ‘danza’ in Occidente rievoca la forma del balletto, dalle espressioni moderne a quelle postmoderne, considerate superiori e più evolute delle altre.

Avvenuta la svolta del millennio, le vicende del corpo in performance diventano via via più complesse e vanno lette in una dimensione maggiormente globale, comprensiva delle questioni di razza, genere, identità e costume.

A partire dall’Excelsior ottocentesco, omaggio  alla civiltà europea, alla scienza e alla tecnologia capaci di colonizzare il mondo, si approda all’Excelsior degli anni Duemila, che pone in luce tutte le contraddizioni di questo schema, disegnando un lungo cammino che individua i percorsi più adatti con cui rileggere l’arte, la pratica della danza, espressione di un vasto intreccio geopolitico che, nelle sue concezioni, riflette gli eventi della storia.

Il secondo volume, che verrà presentato al teatro Carignano alla Caffetteria Lavazza giovedì 20 ottobre prossimo, si intitola “Vaclav Niźsinskij” e rappresenta la biografia scritta da Sergio Trombetta su di una leggenda e un mito dell’arte coreutica. Si tratta della narrazione di una vita gloriosa e tragica scandita da genio e follia, testimoniata da un diario che, come presa diretta, registra il precipitare di un essere umano nell’oscurità.

Dieci anni di successo, dagli esordi a San Pietroburgo fino agli spettacoli dei mitici Ballets Russes, che impazzarono nei teatri parigini, e altri quaranta di quasi completo oblio, tra deliri e isolamento.

Vaclav Nizinskij,  nato a Kiev nel 1889 da una famiglia di danzatori polacchi, è stato enfant prodige della Scuola Imperiale di San Pietroburgo e futura star acclamata in tutto il mondo.

La sua debordante fisicità e il suo carisma lo hanno accomunato ad altri due ballerini russi protagonisti del secondo Novecento, Rudolf Nureyev e Michail Baryšnikov. Ma Nizinskij ha lasciato una ricca eredità coreografica. Basti ricordare  la sua leggendaria “Sagra della Primavera”, che ribaltò completamente i canoni della scuola accademica, aprendo la strada alla danza contemporanea.

La vita di Nizinskij fu divisa tra un amante e un pigmalione dispotico, Sergei Djagilev, la sorella e collega, Bronislava, e una moglie ambiziosa, Romola de Pulszky.

Mara Martellotta

“Le parole che contano”. Un libro per capire la società

 

11 parole per capire le dinamiche, le difficoltà e le complessità della società contemporanea. Attorno a queste parole Giorgio Merlo e Giuseppe Novero ne hanno discusso con 11 personalità del nostro paese per approfondirne il significato, l’impatto con la pubblica opinione e il senso nel rapporto concreto con i cittadini. Non a caso il libro si intitola “le parole che contano”.

Dalla politica allo straniero; dalla giustizia alla condivisione; dal populismo alla tutela sociale; dai giovani all’etica; dai valori alla comunità e all’identità. Una riflessione a tutto campo dove emerge in modo chiaro e netto che solo attraverso un rinnovato impegno politico e culturale forse è possibile iniziare a dare risposte concrete alle domande e alle istanze che emergono dal tessuto sociale del nostro paese. Ma quello che emerge dal libro in modo chiaro è che proprio attorno al significato di queste parole si può costruire un progetto per raggiungere il “bene comune”. Perchè se c’è una carenza che viene avvertita in larghe fasce della nostra comunità nelle quali ognuno di noi è inserito, questa è proprio quella di riflettere per agire. Tornare, dunque, ad approfondire per ritrovare le ragioni profonde di un impegno che può espletarsi nei modi più differenti. Parole che non esauriscono l’universo della politica e dell’impegno politico concreto. Ma, semmai, si tratta di parole che interpellano il futuro della nostra società, le nostre prospettive, i nostri sistemi democratici e istituzionali.

Certo, è un tempo difficile il nostro. Eppure abbiamo il dovere di vivere il tempo presente perchè, come diceva già Aldo Moro negli anni ‘60, “se fosse possibile dire saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a domani, credo che tutti accetteremmo di farlo. Ma non è possibile. Oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso. Si tratta di vivere il tempo che ci è fatto vivere con tutte le sue difficoltà”.

Comunque sia, si tratta di parole che contano e che possono contare ancor più nei mesi a venire. Parole capaci di suscitare riflessioni e ragionamenti sull’importanza di improntare le nostre azioni e le nostre attività, a un saldo sistema di valori e che stimolano tutti a un supplemento di analisi. Condividere le parole, comprendersi e comprendere risponde anche all’esigenza di costruire percorsi per riconoscersi attorno ad obiettivi comuni a tutti, per declinare una visione comune. Noi tutti sappiamo di vivere all’interno di una società contemporanea complessa. Questa estrema complessità sollecita tutti a condividere competenze, esperienze, cercando quella chiarezza che non cade mai nella banalizzazione o nella superficialità, ma affonda proprio nella competenza sviluppata e maturata all’interno dei propri mondi di responsabilità.

Il libro, pubblicato da Edizioni Lavoro, registra la prefazione di Luigi Sbarra, Segretario Generale della Cisl e l’introduzione di Marco Frittella, Direttore di Rai libri.

L’isola del libro

Rubrica settimanale di Laura Goria

Marie Hélène Lafon “Storia del figlio” -Fazi Editore- euro 17,00
E’ la prima volta che uno dei romanzi di questa prolifica professoressa di lettere classiche a Parigi viene tradotto in italiano. Ha scritto una dozzina di romanzi e questo è forse il suo libro più importante, best seller in Francia.
12 capitoli sparsi senza un ordine cronologico (che spetta al lettore ricomporre) in cui racconta le vicende di due famiglie nell’arco di cinque generazioni. Una saga familiare lungo tutto il 900, dal 1908 al 2008, ed un rompicapo intorno alle origini di Andrè; figlio di padre sconosciuto e di “una madre a doppio fondo”.
La genitrice biologica è l’inafferrabile Gabrielle, che per lui è semplicemente “mia madre”; misteriosa signora “fuggitiva” che ha scelto di vivere a Parigi senza il figlio e si presenta solo per brevi vacanze.
L’ha affidato alla sorella Helene e a suo marito Léon che l’hanno cresciuto come fosse figlio loro. La zia è “mamma”, ed è con la coppia degli zii -che diventano la sua famiglia- che cresce a Figeac.

Andrè è bello, coraggioso, affidabile e solido; unico maschio cresciuto coccolatissimo in mezzo alle cugine.
Diventa partigiano, poi marito e padre ammirevole; ma per quanto faccia, resta sempre il figlio di un padre introvabile.
Nell’arco di 12 capitoli seguiamo le tappe della vita di André; il matrimonio con Juliette, alla quale toccherà fargli la rivelazione taciuta da sempre in famiglia.
E sarà il loro figlio Antoine Léoty che nel 2008 ritroviamo al cospetto della tomba del piccolo Armand Lachalme morto un secolo prima.

Il romanzo collega le due famiglie: i Lachalme di Chanterelle e i Léoty di Figeac, nel cuore della Francia. Le loro genealogie si intersecano quando nel 1924 nasce André dalla relazione clandestina ed impossibile tra il 21enne Paul e la 36enne Gabrielle.
Lui è un giovane assetato di vita e si porta dentro il dramma del fratello gemello Armand morto a 5 anni.
Questa saga familiare scava con sensibilità nei misteri dei suoi personaggi e nei complessi rapporti tra loro.

 

Melissa Da Costa “Tutto il blu del cielo” -Rizzoli- euro 19,50
Ha fatto di nuovo centro la scrittrice 31enne con il suo secondo romanzo (dopo il successo di “I quaderni botanici di Madame Lucie” dell’anno scorso) che l’ha riconfermata nella classifica dei 10 autori best seller in Francia.
Nessuna paura di fronte alle 622 pagine che si divorano, perché Melissa Da Costa è abilissima nel costruire una scorrevole narrazione intorno al cuore della storia in cui malattia, amore, avventura e morte sono miscelate magistralmente.
Protagonista è il 26enne Emile condannato da una malattia crudele, appena diagnosticata da un medico il cui verdetto mette una pietra tombale sul futuro del paziente. E’ affetto da un male che non perdona, una rara forma di Alzheimer precoce; incurabile e spietato che annullerà dapprima le sue facoltà mentali e poi il corpo. Emile rifiuta il ricovero e le cure sperimentali, convinto di non voler passare l’ultima tranche di vita confinato in una clinica a fare da cavia.
L’incipit è fulminante; Emile pubblica un annuncio in cui dichiara la sua malattia e che «…desidera partire per un ultimo viaggio. Cerca un/una compagno/a d’avventura per condividere quest’ultima esperienza. Itinerario da definire….Durata del viaggio 2 anni al massimo..».
Si allontana da tutto: famiglia, lavoro, un amore finito male. Sceglie la libertà di trascorre il poco tempo che gli resta on the road, a bordo di un piccolo camper, senza una meta precisa, ma semplicemente realizzando il sogno di visitare i Pirenei. Via dalla città, senza telefono e contatti con le persone che lo amano, alle quali intende risparmiare il suo deperimento e la sua agonia.
Più lontano resta dalla famiglia che vorrebbe farlo ricoverare, più ha la possibilità di scegliere come finire i suoi giorni sulla terra. Forse l’ideale sarebbe stato partire con il suo migliore amico, che però è appena diventato padre.
Invece al suo annuncio risponde una giovane donna. E’ Joanna che ha qualche anno più di lui e vive in un’altra città.
Emile inforca il volante del suo camper e parte per far salire a bordo la ragazza. Il meeting è in una stazione di servizio dove lo attende la donna paludata di nero con zaino in spalla e poca voglia di parlare.
Inizia così il tour che li porterà attraverso boschi, corsi d’acqua e sentieri dei Pirenei e alla scoperta dell’Occitania. Due anime ferite che all’inizio interagiscono quasi in silenzio, ma a poco a poco imparano ad aprirsi.

Non resta che lasciarsi condurre da questa sensibile scrittrice nell’avventura che assumerà sempre più spessore.
Scoprirete un affascinante e coinvolgente caleidoscopio in cui si avvicendano emozioni, pensieri, scoperte, sentimenti profondissimi e dolori del passato che si stemperano man mano che Emile e Joanna si conoscono, si avvicinano e……vi sorprenderete man mano che la magia della storia corre verso l’epilogo.

 

Maylis de Kerangal “Canoe” -Feltrinelli- euro 16,00
Possiamo considerare questo ultimo libro della scrittrice francese come una sorta di romanzo, ma diviso in 8 capitoli-racconti. Al centro c’è “Mustang” e intorno il corollario di 7 atti, tutti collegati tra loro, e in ognuno compare una canoa. L’imbarcazione assume il valore di una metafora che ha a che vedere con la complessità del vivere; che sia rappresentata da un ciondolo-amuleto o dal solcare le placide acque di un fiume, o figurativamente come la scia della cometa di Halley comparsa nel 1986.
Protagoniste delle 8 storie sono sempre donne; di ogni età, con caratteri diversissimi tra loro, vite a varie latitudini e contesti sociali. Ad accomunarle c’è la canoa che rimanda allo scorrere liquido dell’acqua, all’attraversamento o alla direzione di un viaggio.
E sono diverse le esperienze qui raccontate; dalla giovane che deve affrontare l’esame di maturità e fare uno scatto per passare all’età adulta, alla paziente allungata sulla poltrona del dentista, per arrivare alla missione di una scienziata che si occupa di fenomeni aerospaziali non identificati.
La protagonista del racconto centrale e più lungo, “Mustang”, sta affrontando un ribaltamento di vita; raggiunge il marito ricercatore universitario in una sperduta cittadina del Colorado. Di nuovo una sorta di smarrimento esistenziale con la fatica di doversi adattare a una nuova realtà, con le sue usanze e differenze, la percezione dell’improvviso cambiamento nella voce del marito e il vuoto che si crea nella coppia spiegato dalla difficile elaborazione di un gravissimo lutto.
E tra le storie più struggenti, quella in cui una figlia cerca di convincere il padre vedovo a smettere di risentire all’infinito il messaggio che la madre aveva registrato sulla segreteria telefonica.
Dopo più di 6 mesi dalla sua morte, la voce le sopravvive con tutto lo strazio che comporta udirla sapendo che nulla potrà mai riportarla in vita.
La voce che forse è la cosa più evocativa di una persona e diventa struggente quando quell’affetto ci è stato strappato dalla morte. Voce che acutizza, e in parte contemporaneamente lenisce, il baratro della perdita, e diventa l’appiglio al quale si aggrappa il padre.

Collen Hoover “It ends with us” -Sperling&Kupfer- euro 15,90
Questa scrittrice, che vive in Texas con marito e 3 figli, è una delle più apprezzate autrici di romance, e i suoi libri svettano sempre in cima alle classifiche del “New York Times”.
In queste pagine trascina il lettore nel vortice di violenza e amore, amore e perdono, debolezza e forza, rapporti tra madre e figlia, in un romanzo che va oltre la storia d’amore. In modo leggero e scorrevole tratta lo spinoso argomento della violenza in famiglia e le sue derive.

Siamo a Boston e Lily Bloom ha appena partecipato al funerale del padre, uomo detestato perché ha rovinato la sua vita e quella della madre.
La donna infatti è sempre stata vittima del marito manesco e violento, obnubilato dall’alcol. Per la figlia era impossibile fermare il padre quando l’ira gli faceva perdere il lume della ragione e si avventava sulla povera moglie; che però si è sempre rifiutata di lasciare il suo aguzzino, reiterando il pericoloso meccanismo di perdono e giustificazioni.

Il romanzo racconta come anche Lily scivola, a sua volta, in una relazione tossica.
Lui è Ryle Kincaid, affascinante neurochirurgo totalmente concentrato solo su stesso e la sua carriera, narcisista incapace di amare una donna. Ma l’attrazione tra i due è forte e Lily finisce per invischiarsi in un rapporto quasi fotocopia di quello genitoriale che le ha segnato l’anima e la crescita.

Ormai sa riconoscere la violenza in una coppia, eppure neanche lei riesce a liberarsi dal compagno che la sta massacrando. Proprio come sua madre è sempre pronta a perdonare e ricominciare a subire.
La Hoover, con una scrittura leggera e scorrevole, affronta un tema pesante come il legame di dipendenza emotiva che può instaurarsi tra un uomo che calpesta la sua donna in ogni modo possibile. Una sorta di commedia romantica che pone una domanda su tutte: «amare significa anche perdonare a qualsiasi costo chi ci sta distruggendo la vita?».