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“Il giorno prima del voto” Michele Paolino e Sergio Chiamparino

Attenti a quei due!

Ricordando il famoso telefilm degli anni ’70 con protagonisti Tony Curtis e Roger Moore anche a Torino abbiamo il piacere  di presentare una supercoppia da poco formata, in campo letterario,ma già di grande qualità in campo politico: stiamo parlando di Michele Paolino, già presidente di circoscrizione e consigliere comunale a Torino e Sergio Chiamparino già sindaco di Torino e presidente della regione Piemonte, autori a quattro mani del libro il Giorno prima del voto,un giallo noir,raffinato che tiene il lettore col fiato sospeso. Michele Paolino è al suo terzo libro, nuovo successo editoriale scritto in maniera semplice e coinvolgente: il lettore non fa alcuna fatica ad immedesimarsi nei protagonisti, proprio come se stesse vedendo un film.La narrazione scorre veloce, l’impatto è avvolgente. Chi legge, scrivente compreso, si isola da tutto ciò che lo circonda e diventa coprotagonista della trama.
“Il giorno prima del voto” narra di un brutale fatto di sangue che avviene  nelle Langhe:una discendente di una grande e conosciuta famiglia di produttori di vino Barolo viene trovata uccisa nella sua cantina con un forcone conficcato nella schiena.Intanto a Torino,in contemporanea,s’infiamma la campagna elettorale per l’elezione del nuovo sindaco. Ci sono vari dibattiti e la presenza di un ministro che accende gli animi della vecchia guardia e dei nuovi giovani leoni che vorrebbero acquisire il potere economico della città.Intanto nelle Langhe cominciano le indagini e si scopre che… acquistate il libro e leggetelo tutto d’un fiato: ne vale proprio la pena perché rimarrete piacevolmente sorpresi.

Enzo Grassano

L’isola del libro Speciale Joyce Carol Oates

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Joyce Carol Oates è una delle più prolifiche e importanti scrittrici americane. Nata nel 1938 a Lockport -area rurale dello stato di New York, vicino al lago Ontario- in una famiglia come mille altre. Salvo la nascita della sorella affetta da autismo e alcune rivelazioni.

Una su tutte: alla morte dalla nonna Blance -alla quale era molto legata e che le svelò la meraviglia della lettura- scopre che si era inventata un’identità ebraica e che il bisnonno si era suicidato.
Caratterizzata da un’intelligenza precoce e notevole, Joyce nel 1960 si laurea presso la Syracuse University, ed inizia a scrivere a 28 anni.
Frequentando l’Università del Wisconsin conosce l’uomo che sposa nel 1961, Raymond Smith, altro grande intellettuale e direttore editoriale. Hanno condiviso vita, pensieri, insegnamento e arte fino alla morte di lui nel 2008, per le complicazioni di una polmonite.
Oggi vive nella casa che aveva abitato con il marito dal 1978, a Princeton, nel New Jersey, università nella quale ha insegnato fino al 2014 ed è tuttora professoressa emerita. Magrissima e apparentemente fragile, ha invece una personalità fortissima, modi pacati con cui ammanta un’irriducibile fermezza.
E’ un’intellettuale di immensa cultura e spessore che da sempre volge uno sguardo attentissimo alla vita e alle sue infinite sfaccettature e derive. Una mente geniale e vulcanica grazie alla quale nell’arco di 60 anni ha scritto e pubblicato oltre 100 libri, spaziando tra generi diversi e sempre in modo mirabile.
E’ autrice di 58 romanzi, circa 30 raccolte di racconti, 8 volumi di saggi, poesie ed opere teatrali, a cui si sommano alcune antologie di articoli che ha scritto per riviste e quotidiani nell’arco della sua lunga carriera. Nel 2010 il presidente Barack Obama le ha conferito la National Humanities Medal.

Autrice estremamente versatile ha affrontato e sviscerato un parterre di molteplici temi: dalla violenza delle grandi città americane, ai legami spesso soffocanti e conflittuali che cementano le famiglie della borghesia, alle apparenze legate a vite che devono sembrare rispettabili. Difficile elencare tutte le tematiche di cui ha scritto; tra queste, pure la condizione femminile e le derive dei ruoli maschili in una società impostata sulla forte competizione. E’ autrice anche di biografie come “Blonde” dedicata al mito Marilyn Monroe, di thriller psicologici ed epopee sociali che ha vivisezionato nelle sue pagine.

Il suo eclettismo nasce in parte dalla sua capacità di avere punti di vista sempre stimolanti, per lei raccontare ed elaborare è fondamentale. Il suo metodo di scrittura è estremamente rigoroso: ogni giorno scrive a mano dalle 8 di mattina fino alle 13, poi una pausa fino alle 17 e di nuovo scrittura per un paio di ore, segue poi la correzione di quanto ha creato. Per lei scrivere è come respirare, ed è stata proprio la scrittura ad averle salvato la vita, traghettandola oltre i dolori che la vita le ha riservato.

“La notte, il sonno, la morte e le stelle” -La nave di Teseo- euro 24,00
Questa può essere definita un’autobiografia emotiva, però con personaggi inventati. Il romanzo –che tocca le corde del lutto e della perdita- è dedicato al secondo marito della Oates, il neuro scienziato di Princeton, Charles Gross, morto nel 2019.
La casa in cui è ambientato è quella in cui la scrittrice vive, anche se non esattamente la stessa; ma, per esempio, la camera da letto in cui si muove il personaggio di Jessalyn è quella della scrittrice. Ed è la prima volta che la 83enne Joyce Carol Oates ambienta un romanzo in casa sua.
Sono 830 pagine che parlano di una grande famiglia travolta dalla tragedia della morte del padre; il 67enne John Earle McClaren, soprannominato Whitey. E’ l’ex sindaco bianco repubblicano di Hammond, editore e rappresentante della ricca borghesia, patriarca di una famiglia di 5 figli.
Ha incontrato il suo destino nel momento in cui ha tentato di fermare il pestaggio di un sospettato da parte della polizia; è intervenuto e finito a sua volta sotto le percosse degli agenti. Ricoverato in gravi condizioni, muore dopo un penoso coma che porta al suo capezzale moglie e figli.
La Oates ha sfidato la sua bravura narrando non solo il rapporto tra moglie e marito, ma ampliando il suo sguardo fino a includere tutta la complessa famiglia. Ricostruisce le dinamiche che legano o allontanano i suoi membri, le loro personalità variegate, i loro pensieri più reconditi e il modo in cui ognuno a modo suo affronta la morte del patriarca. Primo fra tutti quello della vedova Jessalyn, che dopo 40 anni insieme a Whitey, si sente morire a sua volta.
Sullo sfondo di un’America razzista e divisa, Joyce Carol Oates porta in scena l’aggressione a un bianco, anziché a una persona di colore. E poi con il dono della sua scrittura potente si addentra nelle vite dei vari membri del clan McLaren; regalandoci un romanzo imponente e appassionante che mette alla prova i suoi personaggi di fronte al devastante dramma della perdita di una persona che era stata il perno intorno al quale si erano mossi.

 

“Storia di una vedova” -Bompiani- euro 20,00
E’ profondo, struggente e magnifico questo memoir in cui la Carol Oates racconta la morte del suo primo marito, Raymond Smith, ricoverato per quella che sembrava una curabile polmonite; invece dopo una settimana è precipitato verso la fine per le complicanze di un’infezione.
Siamo a Princeton, New Jersey, sede dell’università nella quale ha insegnato fino al 2014. Joyce è nella casa che abita con il marito dal 1978, quando arriva l’allarmante telefonata a mezzanotte e mezzo del 18 febbraio 2008. Si precipita in ospedale, ma arriva che Ray se n’è già andato. Lei non si perdonerà di non esserci stata a tenergli la mano, lasciando che chiudesse gli occhi circondato solo da estranei. Si sentirà in colpa anche per averlo portato nell’ospedale dove un’infezione polmonare lo ha ucciso.
Le pagine raccontano lo shock, lo strazio lucido della moglie che perde il compagno di una vita, le mille incombenze che le piovono addosso e sono corollario della morte. Seguiamo la scrittrice e i suoi stati d’animo mentre procede a fatica nel mondo svuotato dalla perdita; dal penoso ritiro degli effetti personali del marito alle disposizioni per la sua cremazione, come da lui voluto, per arrivare alla noiosissima trafila burocratica come “esecutrice testamentaria” delle proprietà del defunto.
Poi arriverà l’onda d’urto gigantesca, quella del dolore più profondo, che lei descrive minuziosamente e con un coraggio da leone. Ecco la vedova -una sofferente sopravvissuta, ma in parte morta con lui- che si muove a stento tra insonnia, solitudine, una casa vuota che le ricorda Ray ad ogni angolo. Lei che si rifugia nella tana del letto, dal quale non vorrebbe più alzarsi, e accarezza spesso l’idea del suicidio.
Pagine e pagine in cui afferra il suo dolore e ne scrive con onestà e struggimento, raccontandoci i titanici sforzi per continuare a vivere, confrontandosi con il nuovo ruolo di vedova, con gli amici e le condoglianze da ogni dove. Una vita che va avanti…..nonostante tutto.

L’Epopea Americana è la quadrilogia che la Oates ha dedicato al sogno americano e all’instancabile corsa verso la felicità nell’America proletaria tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Il corposo racconto scandito in 4 romanzi per raccontare la grande avventura a stelle e strisce del XX secolo; caratterizzato da profondi mutamenti sociali e politici.

“Il giardino delle delizie” -Il Saggiatore- euro 21,00
E’ il primo capitolo dell’Epopea Americana. Al centro del romanzo c’è Clara Walpole: fragile e bellissima, figlia di due poveri braccianti, all’interno di una famiglia numerosa che si sposta di piantagione in piantagione, alla strenua ricerca di una casa e di una vita meno misera.
Tenta di affrancarsi da un simile destino, scappa dalla precarietà, convinta di essere sulla strada giusta per afferrare uno straccio di benessere. Ma della vita conosce davvero poco e si innamora di Lowry che ha qualche anno più di lei e vede come suo salvatore. Peccato lui la metta incinta e poi si dilegui. Clara a soli 16 anni dà alla luce Swan, al quale dedica ogni energia e la sua vita.
Poi sempre sullo sfondo della grande contraddizione del sogno americano, Clara finirà per appoggiarsi a Curt Revere, uomo facoltoso, molto più grande di lei, ma già sposato.

 

“I ricchi” -Il Saggiatore- euro 18,00
Il romanzo si basa su un fatto di cronaca avvenuto realmente. La storia è ambientata nell’America wasp, progressista e democratica, dietro la quale però si cela ben altro.
Al centro un ragazzino, Richard, ombroso e grassoccio, che adora la bellissima madre, Natashya Romanov Everett, per il figlio “Nada”. Vorrebbe essere al centro della vita della genitrice; invece si trova a fare i conti con la sua marginalità nella vita della donna…. e decide di ammazzarla.
Un romanzo che trabocca rabbia e dolore attraverso la sofferenza di un ragazzino che anziché sentirsi una persona, comprende di essere solo un comprimario nell’esistenza, piena di successo, della creatura che più ama sulla faccia della terra.

 

“Loro” -Il saggiatore- euro 23,00
In queste pagine è raccontata la vita difficile di una famiglia affossata dalla miseria, i Wendall, famiglia patriarcale.
Si muovono nei sobborghi di Detroit e cercano di fuggire dalla loro condizione sociale precaria, ai livelli più bassi. Sono bianchi poveri e ignoranti che quotidianamente sgomitano per risalire la scala sociale; ma anche razzisti convinti di meritarsi –anche solo per il colore della pelle- ricchezza e la realizzazione di quel sogno americano che dovrebbe lanciarli in alto rispetto alle loro origini.
Al centro della narrazione c’è Loretta; a 16 anni rimane incinta del suo primo amore, che viene assassinato. La giovane si arrabatta come può, incattivita dalla sua mala sorte, e destinata a una vita infelice. Il figlio bastardo Jules è un ragazzo sveglio che però finisce invischiato in faccende malavitose.
Poi ci sono altri personaggi in cerca di riscatto in questo romanzo intriso di degrado, violenza e povertà.

 

“Il paese delle meraviglie” – il Saggiatore- euro 23,00
E’ la storia di Jesse Vogel, nato in una famiglia numerosa e povera, unico sopravvissuto alla furia del padre che ha massacrato i familiari. Adottato dalla famiglia di un ricco medico, diventa un celebre neurochirurgo; ma la vita continua a non fargli sconti.
Dovrà affrontare la deriva della vita della figlia Michelle. La giovane fugge dalla ricca casa paterna e si rintana in una sbandata comunità di hippies, con la quale si muove errabonda attraverso l’America, tra droghe, trasgressione e baratro profondo.
E’ un altro capitolo della disperazione che si annida nei romanzi dell’Epopea Americana, che la Carol Oates ha saputo delineare a fondo e magnificamente.

Rassegna mensile dei libri: Marzo

Letture di Marzo suggerite dagli iscritti al gruppo Facebook più frequentato della rete, almeno tra quelli in lingua italiana dedicati all’argomento; questo mese l’attenzione di nostri infaticabili lettori si è concentrata su tre titoli molto diversi tra loro.

La Regina Degli Scacchi, ultimo romanzo di Walter Tevis (Mondadori), dal quale è stata tratta anche una fortunata serie televisiva: secondo molti lettori il libro è inferiore ma è comunque una lettura molto avvincente; La Crepa E La Luce, di Gemma Calabresi Milite (Mondadori). Con una scrittura semplice ma delicatissima la Signora Calabresi ripercorre tutta la sua vita e ripercorre anni cruciali della storia d’Italia, dei quali è stata dolorosa testimone. I Rondoni, di Fernando Aramburu (Guanda). Il corposo diario, fatto di pensieri, riflessioni, ricordi, di un annoiato professore di filosofia intenzionato a suicidarsi.

Andar per libri e non solo…

Dopo il successo della prima edizione, torna Lucca Città di Carta, il festival dedicato ai libri, alla carta, all’arte e alla stampa. L’evento, organizzato dal doppio team targato Nati Per Scrivere e L’Ordinario, si terrà dal 23 al 25 aprile 2022. Tante le novità, dall’ampliamento degli spazi con la presenza anche di editoria fotografica e nuove collaborazioni; molti anche gli ospiti attesi, da Carlo Lucarelli ad Alessandro Barbaglia, passando per Marco Vichi, Leonardo Gori, Romana Petri, Marco Buticchi, Marco Pardini, Sara Fiorentino, Vanni Santoni e molti altri. Per il programma completo si può visitare il sito www.luccacittadicarta.it

Incontri con gli autori

In collaborazione con Novitainlibreria.it la nostra redazione ha intervistato la scrittrice genovese Patrizia Mazzini, autrice di Annetta Non E’ Una Buona Forchetta (NPS, 2021); Domenico Maria Grasso cultore della lingua siciliana e autore di Quadretti Semiseri Di Vita Siciliana…E Altro (Etabeta edizioni, 2021); Francesca Cappelli è un’altra autrice della scuderia di NPS, autrice de L’Altra Anima Della Città (NPS, 2021).

Per questo mese è tutto, vi invitiamo a venirci a trovare sul nostro sito ufficiale per rimanere sempre aggiornati sul mondo dei libri e della lettura!

unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Che vita, la vita alla Corte dei Savoia!

Un prezioso spaccato nel nuovo libro di Andrea Merlotti

“Noblesse oblige”. Il celebre motto partorito dalla fervida mente dello scrittore e politico francese Pierre-Marc-Gaston Duca di Lévis (1764 – 1830) –  tratto dalle sue “Maximes et essais sur différents sujets de morale et de poltique – doveva essere “oro colato”, da mattina a sera e in ogni luogo e in ogni stagione, per tutti i membri della corte sabauda. Qualunque fosse il loro ruolo. Qualunque fosse il loro più o meno stretto vincolo di parentela con i Reali. Vita dorata, per i più. Ma – presumiamo– anche un tantino faticosa, per altri, anzichenò! Allora, come oggi, per le moderne monarchie. A tracciarne bene onori e oneri, lievità e obblighi da portarsi addosso come macigni è il nuovo libro di Andrea Merlotti “Vita quotidiana alla corte dei Savoia (1663 – 1831”, Edizioni del Capricorno, Torino, 2021), presentato in “Palazzo Madama-Museo Civico d’Arte Antica” a Torino. Blasonato storico, Andrea Merlotti, dal 2007 dirige il “Centro studi del Consorzio delle residenze reali sabaude” (Reggia di Venaria) ed é autore e curatore di numerosi lavori sull’Italia e gli Stati sabaudi fra Sei e Ottocento. Oltreché “Socio corrispondente” della “Deputazione Subalpina di Storia Patria” e membro del comitato scientifico del “Centre de Recherche du Château de Versailles (CRCV)” e  del “Centro Studi Piemontesi”. Scrive anche su “Il Sole – 24Ore” e su “Il Giornale dell’Arte” e ha collaborato a diversi programmi di Rai 3Rai5RaiStoriaFrance2 e France3. In questo suo ultimo libro, presentato a “Palazzo Madama”, Merlotti si prefigge di ricostruire con rigore e assoluta verità storica la vita quotidiana di “quella grande macchina” rappresentativa del potere che fu la corte sabauda. Macchina mossa da un ingegnoso e raffinato meccanismo, al cui funzionamento (volenti o nolenti) hanno partecipato per secoli migliaia di persone, ognuna interpretando ruoli imposti e ben definiti, con impeccabile precisione, dalle regole di palazzo e dagli innumerevoli cerimoniali. Il volume restituisce alla corte dei Savoia – si è ricordato in presentazione – il suo ruolo politico, per lungo tempo dimenticato o incompreso. Cerimonie e riti curiali sono ricostruiti in modo da comprendere il loro ruolo nella gestione e nella rappresentazione del potere da parte della dinastia, esemplare in tale senso il caso dei baciamani di Capodanno”. Una parte importante del volume è dedicata alla “sfera religiosa”, cui era attribuito un ruolo centrale nella vita di corte, e ai suoi spazi, fra i quali spiccano la “Cappella della Sindone” e la “Basilica di Superga”. Protagoniste del volume sono anche, ovviamente, le residenze sabaude, che furono il teatro, il grande palcoscenico della vita di corte e che, nel loro concepimento strutturale e architettonico, furono spesso definite proprio dalle cerimonie e dai riti che in essi solitamente si svolgevano. Sotto il segno di una grandeur – vera o talvolta presunta – che accompagnò per secoli la dinastia sabauda. “I grandi Stati – scriveva ancora nelle sue ‘Massime’ il Duca di Lévis – possono sopportare anche grandi abusi, sono i grandi errori che li fanno perire”. Parole sagge. Valide per ogni tempo e luogo. Oggi più che mai, stando purtroppo a quanto capita nel mondo.

g.m.

Nelle foto:

–       Cover libro

–       Andrea Merlotti

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Michel Houellebecq “Annientare” -La nave di Teseo- euro 23,00

Il famoso scrittore francese ha condensato più tematiche in oltre 700 pagine: malattia, politica, rapporti familiari, l’amore che sembra essere l’unica ancora di salvezza, attentati e stragi, il travaglio interiore di un uomo di fronte agli sbarramenti della vita.
Tantissima carne al fuoco, con pagine a tratti più lente e ingarbugliate, ma altre di una potenza narrativa eccezionale. Di fatto non c’è un preciso baricentro, piuttosto un corollario di uomini, donne e svariate situazioni.
L’incipit è comunque fulminante, con la divulgazione di video agghiaccianti che gettano nel panico il mondo della politica francese. La storia poi si avvolge però intorno ad un personaggio che risulta centrale.
E’ Paul Raison, uomo di mezza età, consigliere di Bruno Juge che è il ministro dell’Economia, delle Finanze e del Bilancio, possibile candidato alle future elezioni presidenziali.
Il clima generale è in stato di allerta per i messaggi criptati che anticipano spaventosi atti terroristici.
Il più straziante è il siluramento di una barca piena della disperazione dei migranti. Gli attentatori filmano e mettono in rete scene di panico, orrore e morte; quella di 500 persone, tra uomini, donne e bambini che annegano di fronte agli occhi del mondo.
Houellebecq per l’occasione mette a fuoco anche le reazioni della politica, e sembra riflettere sui grandi temi dei nostri tempi.

Ma è soprattutto su Paul Raison che si concentra maggiormente, raccontandoci molto di lui e della sua famiglia. Il matrimonio con Prudence sembra quello di due separati in casa…anche se poi le cose cambieranno decisamente.
A sconvolgere la vita di Paul dapprima è l’ictus che riduce suo padre in coma e poi allo stato di larva; anziano non autosufficiente da gestire, tra ospedale, Rsa e continua assistenza infermieristica. A prendere in mano la situazione saranno soprattutto la figlia Cecile e la compagna del malato (della quale conosceremo la famiglia e il legame con Paul).
Mentre sullo sfondo rimane il loro fratello minore Aurelien, particolarmente fragile e problematico, sposato con una donna insopportabile che lo umilia continuamente. E anche qui ci saranno sviluppi….

Ma la tragedia più grande che investe Paul è la diagnosi infausta di un tumore gravissimo. Sono le pagine più emozionanti del romanzo. Scopriremo come l’uomo affronterà la situazione, le scelte per quanto riguarda la possibile devastante prospettiva chirurgica e le cure altamente debilitanti. Come si prepara Paul? Chi gli starà più accanto? Come andrà a finire?……

 

Jokha Alharthi “Corpi celesti” -Bompiani- euro 18,00

Decisamente interessante questa scrittrice che ha raggiunto una serie di primati: è la prima autrice dell’Oman ad aver ottenuto successo oltre confine e diventata un caso letterario, la prima di lingua araba ad aver vinto l’International Booker Prize nel 2019 proprio con “Corpi celesti”.

Jokha Alharthi, nata nel 1978, vanta un curriculum di tutto rispetto. Ha studiato nel suo paese e poi a Edimburgo dove ha conseguito un dottorato di ricerca in letteratura araba. E’ autrice di saggi, libri per ragazzi, di questo romanzo e di altri due ancora inediti in Occidente. Oggi è tornata nel suo paese dove insegna alla Sultan Qaboos University, vicina alla capitale Mascate. Ma è nella scrittura che c’è la sua anima più profonda.
“Corpi celesti” l’ha scritto mentre ad Edimburgo viveva in una manciata di metri quadrati insieme al marito e al figlio di 8 mesi. Chapeau, perché nel frattempo studiava anche come una forsennata per il dottorato.

Il romanzo narra le vite, le scelte, le aspirazioni e le frustrazioni di tre sorelle che abitano in un villaggio rurale dell’Oman. Di fatto le pagine raccontano quel paese fortemente patriarcale, basato su rigide gerarchie e maschilista, nel quale la schiavitù fu legale fino al 1970.
Nel decennio tra 1970/1980 si svolgono i fatti narrati che testimoniano anche una serie di cambiamenti nel paese.

Le protagoniste sono Mayya, tutta presa a sognare un uomo che studia a Londra; ma accetta di sposare il pretendente al quale il padre l’ha promessa. E’ Abdallah, figlio di un ex mercante di schiavi, ragazzo in vista che l’amerà con tutto il cuore, e soffrirà per la distanza emotiva di lei che il suo cuore se lo tiene ben stretto. La loro figlia femmina -che Mayya ha chiamato London (suscitando sdegno e scalpore per un nome che non tiene conto della tradizione) diventerà medico e donna autonoma che sa cosa vuole.

Poi c’è Asma’, romantica sognatrice che ama leggere e accetta di buon grado il matrimonio con un artista assorbito solo dai suoi dipinti; non lo ama ma si adegua.

L’unica a impuntarsi è Khawla, la più bella delle sorelle, che rifiuta qualsiasi pretendente. Per lei esiste solo l’amore per Nasir, emigrato in Canada.
Lui laggiù convive con una fidanzata; dopo 5 anni torna per l’eredità che la madre gli ha lasciato, ma solo a patto che sposi Khawla. Ecco in che termini nasce quel matrimonio; poi riparte subito e torna dalla ragazza canadese, alla quale si dimentica di dire che nel frattempo si è sposato.
E Khawla lo aspetterà per 10 anni; lui tornerà ogni due, per vedere il figlio nato mentre era via, e per rimettere incinta la moglie. E il finale è tutto da scoprire.

 

Sandra Petrignani “Leggere gli uomini” -Laterza- euro 18,00
Questo libro apre le pagine della grande letteratura e suggerisce spunti di pensiero e analisi su scrittori uomini, leggendo i quali si sono formate le donne.
La forma è quella del memoir -intelligente, acuto, introspettivo e colto- in cui la giornalista e scrittrice Sandra Petrignani adotta una prospettiva inedita e parecchio interessante.
Per secoli sono stati gli uomini gli unici ad avere avuto il privilegio di una stanza “tutta per sé”; quello studio privato e tranquillo in cui poterono scrivere in santa pace capolavori assoluti. Le donne dunque lessero solo opere maschili e su quelle si sono formate. La Petrignani compie un volo a 360 gradi e riannoda suggestioni, brani e significati dei libri che l’hanno accompagnata nella sua formazione.
Dalla sua approfondita analisi emergono tantissimi dati. Tanto per cominciare: gli scrittori, pur parlando spesso di donne, le hanno evocate, inventate, descritte, sguinzagliate nelle loro pagine, ma senza conoscerle davvero, poichè raramente era possibile leggere libri scritti dal gentil sesso. Risultato romanzi bellissimi ma magari incompleti.
Petrignani ha riletto i libri che hanno segnato la sua vita ed ha rilevato aspetti che magari non aveva notato alla prima lettura. Ha sottolineato i vari caratteri maschili, le loro ossessioni e manie, il loro sguardo sul mondo femminile.
Una curiosità: nella letteratura maschile ricorre il gioco degli scacchi (assente invece da quella femminile), e la Petrignani lo interpreta sul piano simbolico. Lo scacco al re, ovvero la tendenza degli uomini a sostituire il padre.
Altra costante è l’ossessione del doppio, l’ansia della scissione in due personalità diverse.
Questa è l’occasione per una carrellata attraverso gli autori più amati dall’autrice: uno stuolo di nomi tutelari della letteratura mondiale, oltre 330 romanzi che ha letto e sui quali ha meditato.
Impossibile citarli tutti, però è consigliato riscoprirli attraverso questo libro che è un affascinante omaggio alla letteratura.

Camilla Lackberg – Henrik Fexeus “Il codice dell’illusionista” -Marsilio- euro 22,00

Questa volta la regina del “crime svedese” si lancia in una nuova impresa, che si preannuncia avvincente ed è l’assaggio di una nuova serie. Mette in campo un personaggio del tutto nuovo. E’ Vincent, di professione mentalista, al quale si rivolge Mina, poliziotta di un’unità specializzata in crimini violenti di Stoccolma.
Le prime pagine afferrano immediatamente il lettore con un omicidio raccontato nei minimi particolari e agghiacciante.

Una giovane donna viene trovata morta in una “sword box”, quelle usate per i numeri di magia in cui l’illusionista finge di trafiggerla ripetutamente. Solo che questa volta dentro c’è una vittima letteralmente squarciata da ripetuti colpi di spada.
La polizia non sa da dove iniziare. Mina contatta il famoso mentalista Vincent e gli propone un incarico di consulenza. Lui oltreché psicologo è un profondo conoscitore del mondo dell’illusionismo: è capace di leggere e decodificare il linguaggio del corpo, di entrare nella mente altrui studiando sguardi e toni di voce.

Due personaggi che la Lackberg ci racconta mettendo a nudo le loro personalità, rendendo il loro spessore umano, il loro vissuto e i loro punti nevralgici.
Mina Dabiri soffre di un disturbo ossessivo compulsivo per cui vive nel terrore dello sporco e dei germi; al punto che indossa i guanti anche per prendere i vasetti di yogurt dal frigo.
Vincent Walter ha una vita decisamente ingarbugliata: sposato due volte con due sorelle che, ovviamente, si odiano.
I figli della prima moglie non riconoscono l’autorità della zia-matrigna e gli equilibri saltano spesso. Vincent ha seri problemi di comunicazione con la seconda consorte; donna razionale e dalla mente matematica, gelosissima del marito, sospettosa all’eccesso e totalmente priva di sense of humor.

I due lavorano con il gruppo investigativo che annovera altri soggetti interessanti.
La capa Julia, alla ricerca della maternità; l’anziano detective Chester apparentemente disilluso, che scopriamo invece empatico; il giovane Peter neo padre stravolto da notti insonni.
Ecco il team che insegue un killer seriale, un mago che si diletta ad ammazzare le donne e che va fermato. Aspettatevi colpi di scena a raffica e un epilogo soprendente.

 

Omaggio a Jules Verne

Amiens inaugura  il percorso letterario dedicato al grande narratore

Giovedì 24 marzo, nel 117° anniversario della morte, la città francese di Amiens inaugurerà un percorso letterario, turistico e culturale dedicato a Jules Verne. L’itinerario porterà il nome di Aronnax, professore del Museo di Storia Naturale di Parigi e personaggio narratore di Ventimila leghe sotto i mari , e si svilupperà in sedici tappe per poco più di due chilometri e mezzo dove dei totem interattivi consentiranno di ricreare il mondo fantastico di Verne nella ccittà dove scelse di vivere e dove è sepolto. I codici Qr installati sulle scrivanie multilingue (tradotti in 7 lingue, tra cui l’italiano) permetteranno ai visitatori di accedere a video, estratti di romanzi letti dall’attore Jean-Michel Noirey e quiz per i più piccoli. E su pareti d’acqua alte 4 metri, sarà proiettato un video mapping con le incisioni originali di cinque grandi romanzi di Verne.

Un più che necessario omaggio ad un autore che ha fatto sognare intere generazioni a occhi aperti, viaggiando con la fantasia in fondo al mare, a bordo del Nautilus, in giro per il mondo per ottanta giorni o nel cosmo con un razzo verso la luna. Jules Verne è stato un grande della letteratura e sostare davanti alla sua tomba nel cimitero di Amiens provoca una profonda emozione. Tra i cinque autori più tradotti al mondo, lo scrittore che di fatto inventò la letteratura di fantascienza con i suoi romanzi era nato l’ 8 febbraio 1828 a Nantes, città portuale francese, e  morì di diabete all’età di 77 anni il 24 marzo 1905 ad Amiens, in quello che un tempo era il capoluogo della Piccardia ed oggi del dipartimento della Somme. Il cimitero in cui riposano le sue spoglie mortali è quello della Madeleine, a nord-ovest della città, all’estremità occidentale de quartiere di Saint-Maurice. Nel parco alberato di diciotto ettari colpisce la scultura realizzata da Albert Roze, intitolata Vers l’Immortalité et l’Eternelle Jeunesse (Verso l’Immortalità e l’Eterna Giovinezza) collocata due anni dopo la morte dello scrittore sulla sua lapide. La statua, utilizzando la reale maschera di morte di Verne, ne rappresenta la figura che rompe la propria lapide emergendo dalla tomba con il braccio teso verso il cielo, simboleggiandone la resurrezione. Abbandonata prestissimo la carriera giuridica, dopo aver portato a termine gli studi di giurisprudenza, Verne frequentò a Parigi gli ambienti letterari, scrivendo testi per il teatro e svolgendo attività impiegatizie. Dal 1863, compiuti trentacinque anni, iniziò la carriera di scrittore che continuò fino alla morte e oltre, con la pubblicazione postuma di molti suoi lavori: sessantadue romanzi e diciassette racconti. Il suo successo si dovette in gran parte all’editore Pierre-Jules Hetzel (nato a Chartres nel 1814 e morto a Montecarlo nel 1886, sepolto nel cimitero parigino di Montparnasse) il quale, dopo aver pubblicato proprio nel 1863 il primo volume di racconti Cinque settimane in pallone, propose a Verne un contratto ventennale con l’impegno di pubblicarne tre all’anno, consentendo all’autore di abbandonare l’impiego di agente di cambio e dedicarsi completamente alle sue opere. Nel 1870, per meriti letterari, gli viene conferita la Lègion d’Honneur e viene nominato per due volte ente dell’Académie des Sciences, des Lettres et des Arts. Collaborò inoltre con la Societé de Géographie, alla redazione della Géographie Illustrée de la France. Il suo primo romanzo fu il Viaggio al centro della Terra (1864), dove accompagnò i protagonisti, attraverso il cratere di un vulcano spento, fino alle viscere del pianeta. L’anno successivo, con Dalla Terra alla Luna, immaginò la conquista dello spazio con dei primi astronauti in orbita attorno al pallido astro lunare a bordo di un proiettile sparato da un enorme cannone. Una storia che trovò seguito cinque anni più tardi ( nel 1870) con la pubblicazione del romanzo Intorno alla Luna  dove si scoprirà che l’equipaggio, dopo aver osservato il nostro pianeta  dal cosmo, rientrerà nell’orbita terrestre grazie ai razzi di bordo terminando la sua corsa tra le onde dell’Oceano Pacifico, esattamente come accadde cent’anni dopo, nel luglio del 1969, con la missione spaziale statunitense dell’ Apollo 11 che portò i primi uomini sulla Luna, gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin. Qualche tempo prima Verne aveva pubblicato l’avventura marinara I figli del capitano Grant mentre è datato 1870 quello che molti considerano il suo capolavoro, collocandolo tra i capisaldi della letteratura d’avventura: Ventimila leghe sotto i mari.

Un viaggio incredibile nel profondo degli abissi oceanici a bordo  del Nautilus, il sottomarino costruito e comandato dal capitano Nemo. La lunga serie dei suoi  libri conta decine di titoli ma è utile ricordare anche la sfida de Il giro del mondo in ottanta giorni ( datato 1873), con  Phileas Fogg e il fedele domestico Passepartout che tra continui colpi di scena si trovano per scommessa impegnati a compiere il giro del globo avvalendosi di ogni possibile mezzo di trasporto, tra mille problemi, ostacoli e disavventure. Spulciando tra cronache e ricordi è interessante e curioso che, quando scrisse Parigi nel XX secolo ( era il 1863, ai tempi degli esordi) il testo venne rifiutato da Hetzel e passarono ben 131 anni prima di vederlo pubblicato, nel 1994. Un pronipote dello scrittore aveva fatto aprire una vecchia cassaforte della quale si erano perse le chiavi scoprendovi all’interno il manoscritto dell’opera che l’editore Hachette pubblicò, a dire il vero, con scarsa convinzione. In pochi giorni ne vennero vendute duecento mila copie, costringendo la prima casa editrice di Francia a ricredersi, prendendo atto dell’immutato fascino dei romanzi di Jules Verne. Nel centro di Amiens, al numero due di Rue Charles Dubois c’è la casa in cui Jules Verne visse per diciotto anni e che oggi, trasformata in museo, accoglie i visitatori svelando davanti ai loro occhi il fantastico mondo dello scrittore. Attraverso numerosi oggetti e documenti, la casa-museo racconta la vita e le opere dello scrittore. Costruita in mattoni rossi dal notaio Jean-Baptiste Gustave Riquier nel 1854 e conosciuta come la “casa della Torre”, fu la dimora di Jules Verne dal 1882 al 1900. Restaurata nel 2006 fa oggi  parte del circuito  delle case degli scrittori francesi aperte al pubblico. Dal piano terra alla soffitta, su quattro piani, attraverso arredi, libri e oggetti che hanno rappresentato alcune delle sue fonti d’ispirazione , si respira l’atmosfera del tempo. Di grande interesse le carte geografiche, le mappe dei viaggi, alcuni dei giocattoli  e dei modellini realizzati dallo stesso Verne. Un’occasione straordinaria per fare un viaggio nel tempo, rinverdire ricordi delle letture giovanili e delle emozioni evocate dalle sue opere che facevano sognare avventure e sconfinamenti nel futuro. Forse risiede proprio in questa capacità di emozionare l’intramontabile fascino dei racconti e delle storie che il padre della fantascienza moderna ha saputo narrare a intere generazioni.

 Marco Travaglini

 

“Visto si stampi. Storie pubbliche e private” Una carrellata di ritratti visti da vicino

Mercoledì 23 marzo alle ore 17,30 al Centro “Pannunzio” in via Maria Vittoria 35H, la giornalista Bruna Magi, nota critica cinematografica, presenterà, in dialogo con Pier Franco Quaglieni, il suo libro “Visto si stampi. Storie pubbliche e private”, Edizioni Bietti. Una carrellata di situazioni e di ritratti visti da vicino, da Montezemolo a Craxi, da Fellini a Fabrizio De André.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Vanessa Montfort “La donna senza nome” -Feltrinelli- euro 20,00

Questa volta la scrittrice spagnola 46enne narra la vicenda romanzata di una frode letteraria del secolo scorso, «..forse la più grande frode della storia della letteratura universale, non solo spagnola».
Gregorio Martínez Serra, considerato il padre letterario del modernismo spagnolo e autore di famose opere teatrali di inizio Novecento, non le avrebbe scritte lui. Sarebbe stata invece la moglie María de la Lejárraga.
Vanessa Montfort imbastisce un corposo romanzo lungo 600 pagine -oscillante tra feuilleton e affresco storico- diviso su due piani temporali.
C’è la storia vera di un legame d’amore; quello che ha unito Maria e Gregorio, il loro connubio teatrale è all’origine di alcune delle più importanti opere spagnole.
Poi la scrittrice si avvale di un escamotage, la finzione letteraria che le permette di portare a galla una verità sommersa. Lo fa inventando le ricerche e le indagini di una regista teatrale, Noelia Cid, che nel 2018 deve portare in scena per la prima volta un’opera perduta del secolo scorso, “Sortilegio”, tragedia attribuita al drammaturgo Gregorio Martínez Serra. Chi è il vero autore?

La storia che la Montfort ricostruisce è per lo più vera, e annovera personaggi realmente esistiti. Un romanzo denso di atmosfere, che ci immerge nella Parigi di inizio Novecento, della Belle Époque con i suoi fermenti culturali e il primo Moulin Rouge; la Madrid letteraria degli anni Venti e l’esilio durante la guerra civile spagnola. Poi la tragedia del Titanic e delle due guerre mondiali, e tanto altro ancora, compresi gli anni d’oro di Hollywood. Nel corso della sua vita Gregorio Martínez Serra raccolse un successo dopo l’altro e venne a contatto con i personaggi più importanti della sua epoca.
Ma centrale è l’indagine che si dipana strada facendo e mette in primo piano un personaggio poliedrico come quello di Maria de la Lejárraga, morta a 100 anni a Buenos Aires nel 1974. Un secolo di vita in cui è stata maestra, moglie, scrittrice, drammaturga, politica (deputata nella Spagna pre-franchista e poi esiliata), femminista, scopritrice di talenti.
Il suo legame con Gregorio è stato una storia d’amore, lei era quella forte che lo proteggeva come un figlio e gli perdonava tutto; ma ci fu anche il tradimento, sentimentale e professionale. Lui aveva una relazione con l’attrice Catalina Bárcena che gli diede una figlia. Maria lo scoprì, lo lasciò, ma non divorziò mai e si firmò fino all’ultimo María Martínez Serra.
Si è sempre pensato che al massimo avesse solo collaborato alla stesura delle opere del marito.
Invece Vanessa Montfort ha scavato a fondo e scoperto che lui avrebbe scritto ben poco, mentre il genio creativo sarebbe stata Maria. Tant’è che dopo la fine della loro convivenza Gregorio le scrisse continuamente scongiurandola di continuare a scrivere visto che lui non aveva nuovi testi.
Una tesi sostenuta anche da altre autorevoli studiose. Lui fu un punto di riferimento innegabile per il teatro, innovatore nella produzione e nella regia; ma la voce delle sue opere, per lo più, era quella di Maria.
Resta la domanda: come è stato possibile che una donna di tale tempra sia rimasta volutamente nel cono d’ombra del marito e fino all’ultimo non abbia mai pensato di rivendicare la paternità dei suoi scritti, lasciando a Gregorio tutta la gloria?

 

Emuna Elon “La casa sull’acqua” -Guanda- euro 18,00
Emuna Elon è nata a Gerusalemme, è cresciuta tra Israele e New York, ed è docente di letteratura ebraica, editorialista e consigliera del primo ministro israeliano per quanto concerne la condizione femminile.
“La casa sull’acqua” è il suo primo romanzo pubblicato in Italia, e ci viene da augurarci che altri seguano.
La storia che racconta è densa, emozionante e fa riflettere su cosa significhi essere dei sopravvissuti.

Protagonista è Yoel Blum, romanziere di successo, esponente della nuova letteratura ebraica, conosciuto a livello internazionale. Marito, padre e nonno -a volte distaccato affettivamente- uomo realizzato anche se con qualche ossessione, manie, e vuoto nell’anima.
Per la prima volta il tour promozionale lo porta ad Amsterdam, invitato dal suo editore olandese. Yoel arriva con la moglie Bat-Ami, per un ciclo di conferenze. Durante la visita al Museo Ebraico… la folgorazione e l’innesco della storia. Nelle immagini di un filmato di archivio riconosce il padre Eddy -poi morto in un campo di concentramento- e sua madre Sonia, giovanissima con in braccio un bambino biondo…..che non è lui.

Angoscia, dubbi, mistero e un passato di cui non sa nulla, tutto da ricostruire.
Sapeva di essere nato all’ospedale ebraico di Amsterdam, ma poi era cresciuto in Israele con la sorella Nettie e la madre che gli aveva fatto promettere di non tornare mai più in Olanda. Aveva tenuto a mente le parole di Sonia «Ricordati Yoel e non dimenticare: hai una madre, una sorella e hai te stesso. Tutto qui. Il resto non conta».
Ora invece il paese in cui è nato lo chiama con tutta la forza della Storia e della sofferenza dell’Olocausto, al quale è scampato.

Ritorna ad Amsterdam, poco dopo e senza moglie, deciso a indagare il passato e scrivere il libro che lo attende da sempre, quello decisivo, il capolavoro: la storia della sua famiglia e la tragedia del suo popolo. Alloggia in un alberghetto modesto che si affaccia sul quartiere ebraico dove vivevano i Blum. Ingannati dalla finta gentilezza con cui erano stati invitati a iscriversi all’anagrafe cittadina come ebrei e a cucirsi addosso la stella della condanna.
Yoel, giorno dopo giorno percorre le strade. Immagina la casa in cui la giovane Sonia aveva supplicato il marito di nascondersi; e lui ingenuamente aveva risposto «Mi prendono perché sono un medico. Hanno bisogno di medici. Non mi faranno del male». Invece Eddy non tornerà mai più e lei si ritroverà sola con due bambini, in cerca di salvezza.

Emuna Elon ci guida nei meandri della storia, fa rivivere al suo protagonista le tragiche atmosfere del passato: quando si pensava che in Olanda non sarebbe successo quello di cui arrivavano echi dalla Germania.
Invece la storia si è compiuta in tutto il suo orrore e Yoel ricostruisce i rapporti della madre con l’amica Bett, con la dubbia figura del banchiere ebreo de Lange che, anziché aiutare la gente del ghetto, sembra aver deciso la sorte dei suoi simili senza possibilità di appello.
Soprattutto, aiutato anche dalle rivelazioni della sorella e da incontri che fa ad Amsterdam – importante quello con Raphael, uno dei tanti bambini che erano stati nascosti presso famiglie cristiane- ricompone il puzzle complesso grazie al quale riuscirà a conoscere la verità su se stesso.

 

Laura Pezzino “A New York con Patti Smith. La sciamana del Chelsea Hotel”
-Giulio Perrone Editore- euro 15,00

Laura Pezzino è una giovane giornalista decisamente brava e si occupa principalmente di letteratura; interessantissime sono le sue interviste ai principali scrittori contemporanei, non solo italiani. Preparata, multilingue, ci regala preziosi articoli, soprattutto per chi ama leggere e vuol saperne di più sui suoi autori preferiti.
In questo libro -che è una sorta di geo biografia- insegue Patti Smith nei luoghi newyorkesi che ne hanno segnato maggiormente il cammino umano e artistico. Ci guida alla scoperta della Big Apple come era ai tempi in cui la mitica cantante vi mise piede.
Ci appassioniamo a lei giovanissima e senza un soldo che dal New Jersey plana nella città piena di fervore artistico e culturale; sono gli anni Sessanta degli hippies e di una pletora di artisti in erba, alcuni dei quali sfonderanno per diventare veri e propri miti…un esempio? David Bowie.

Laura Pezzino ha una sensibilità tutta particolare nei confronti di questa artista che ha sempre amato la poesia e che non immaginava di diventare una delle cantautrici più talentuose e celebri del XX secolo, ancora adesso sulla breccia a 75 anni.
Nel racconto della giornalista scopriamo l’amore della rockstar per i libri, la lettura e le poesie, trasmessole dalla madre. E non è un caso che Patti Smith abbia lavorato spesso nelle librerie, templi adattissimi a lei.

Poi, tra le altre cose, c’è l’incontro con il geniale e tormentato Robert Mapplethorpe, di cui divenne amante, musa, compagna per un tratto di vita. Tra i due ci fu un sodalizio artistico indissolubile: vissero in stanze minuscole, sempre alle prese con la penuria di soldi, lavoravano sul letto disfatto e pieno di disordine, intrecciavano amuleti. Lui creava le sue installazioni, lei scriveva e componeva. Questo anche quando l’amore era ormai finito.
La Pezzino insegue Patti Smith anche negli anni che scivolano nei Settanta e in una serie di incontri giusti al momento giusto, l’ingresso in mondi destinati a entrare nel mito e nella storia. Come quelli nella Factory di Andy Warhol, Lou Reed, Allen Ginsberg, Jim Carroll ed altri artisti che molto avevano da esprimere.

Tantissime sono le suggestioni in questa ricostruzione della vita, delle svolte, dei topos newyorkesi: primo fra tutti il Chelsea Hotel, uno dei più iconici di New York, che ospitò nomi sacri dell’arte e della cultura.
Altra dote interessante di queste 150 pagine è l’abilità e la piacevole leggerezza con cui Laura Pezzino alterna ricordi personali della sua esperienza entusiasmante nella Grande Mela alla road map della vita di Patti Smith.

 

Sherill Tippins “Chelsea Hotel. Viaggio nel palazzo dei sogni” – EDT- euro 23,00

Questo libro non è recente, è del 2014, però è una pietra miliare nella ricostruzione degli anni d’oro dell’iconico Chelsea Hotel. E’ la storia di un edificio e soprattutto dei leggendari personaggi che abitarono nelle sue stanze.
Un edificio di 12 piani in mattoni rossi e finestre a bow window, situato al 222 della 23esima Ovest, nell’area di Chelsea, a Manhattan.
Fu costruito a fine Ottocento, nel 1884 aprì le sue porte e nelle intenzioni del fondatore doveva essere un progetto cooperativistico secondo le teorie socialiste di Charles Fourier: un esperimento di vita comunitaria che coinvolgesse più nuclei familiari di estrazioni sociali diverse.
L’idea di fondo era quella di farli convivere in un amalgama armonioso in cui tutti dovevano sentirsi a casa, accettati e rispettati pur nelle loro diversità. Soprattutto gli artisti che avrebbero dovuto vivere come in una comunità, condividendo cucina e spazi comuni dedicati per sentirsi una grande famiglia.
Una sorta di isola bohémien nel cuore della Big Apple, una delle città più capitalistiche del mondo.

Poi fu trasformato in hotel e abitato per lo più da artisti destinati a diventare grandi e famosi.
Furono davvero tantissimi…a partire dagli scrittori Mark Twain, Dylan Thomas, William Burroughs, Gregori Corso, e ancora…Arthur Miller e Tennessee Williams. Tra i musicisti transitati nelle stanze del Chelsea Leonard Choen, Janis Joplin, Jimi Hendrix, Joni Mitchell, Patti Smith, Bob Dylan e tanti altri; come pure registi della caratura di Kubrick, Milos Forman, e poi pittori, musicisti e intere generazioni di menti creative.

La giornalista e scrittrice americana Sherill Tippins ha compiuto una mastodontica ricerca, accurata e approfondita, grazie alla quale ha ricostruito la vita degli anni gloriosi del Chelsea e, come derivato imprescindibile, quella di chi in quelle stanze ha creato arte, sogni. Ma anche autodistruzione, libertà al limite del borderline, uso di droghe varie, assortite e pericolose. Tra le sue pareti si sono abbattute inibizioni, consumati amori, ossessioni e incubi, tonnellate di genio e creatività nei più svariati campi.
Ma spesso si è anche infranto il sogno di poter cambiare il mondo attraverso l’arte, si sono sfiorati emarginazione, alienazione e nichilismo. Si giustificava l’autodistruzione con lo stereotipo dell’artista folle. Genio e follia ai massimi livelli.

Nel 2011 l’edificio è stato comprato da una importante società immobiliare newyorkese, ma a noi piace rivedere i suoi tempi dorati e immaginarci la grande Isadora Duncan che danzava per gli amici durante le feste.

‘Colpirne 1 per educarne 100’. Al Centro Pannunzio un libro sugli anni bui delle Br

Lunedì 21 marzo alle ore 17,30, presso il Centro Studi Pannunzio di Via Maria Vittoria 35/H il giornalista e scrittore Dino Valle presenterà il suo libro “Brigate Rosse: colpirne 1 per educarne 100” (Edizioni Pedrini).
Sarà anche l’occasione per incontrare il consocio Ennio Pedrini Jr. Che ha continuato la prestigiosa attività editoriale paterna che dura da oltre settant’anni e presso la quale il “neonato” Centro Pannunzio” stampo’ le sue prime pubblicazioni fin dal 1968.

A dialogare con l’autore Dino Valle sarà il professor Pier Franco Quaglieni, direttore del Centro. Per informazioni scrivere a info@centropannunzio.it o edizionipedrini@libero.it.

Accesso fino ad esaurimento posti (è per questo gradita una conferma all’indirizzo info@dinovalle.it) con mascherina FFP2 e super Green Pass.

 

La storia delle Brigate Rosse “storiche” si snoda per quasi due decenni, dal 1970 al 1988: si tratta di anni convulsi, durante i quali l’Italia bollente delle contestazioni e dell’autunno caldo si trasforma nell’Italia disimpegnata del riflusso e dello yuppismo.

Proprio alle Brigate Rosse è dedicato questo lavoro di Dino Valle, una ricerca puntuale e ben impostata per capire meglio i nostri anni ’70-’80.

L’autore non intende “interpretare” il fenomeno terroristico né svelare improbabili verità occulte: più semplicemente (e più utilmente) egli “racconta” la vicenda delle Brigate Rosse e del circa migliaio di suoi militanti/simpatizzanti.

La ricostruzione riporta i fatti così come sono stati accertati, senza scendere sul terreno delle ipotesi.

Il risultato delle ricerche di Dino Valle è lavoro prezioso per chi voglia avvicinarsi agli “Anni di piombo” cercando di capire che cosa è accaduto: una base solida di documentazione e di ricostruzione, rara per un periodo oscuro della nostra storia nazionale.

Complimenti all’autore, con l’augurio che il suo volume possa entrare in qualche scuola superiore, dove la storia è poco in onore e dove la storia antica è comunque preferita alla storia contemporanea (quanti giovani hanno sentito parlare di Annibale o di Giulio Cesare… e quanti di Aldo Moro…?)”

Gianni Oliva

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Nelle intenzioni dell’autore, vuol essere anche e soprattutto un seppur modesto contributo PER NON DIMENTICARE le vittime di quel periodo e un omaggio all’opera meritoria portata avanti dall’associazione AIVITER nel promuoverne la memoria.

Il libro, edito da Pedrini, è in distribuzione su richiesta diretta (via e-mail: edizionipedrini@libero.it o dinovalle@dinovalle.it) e in tutte le librerie nazionali (che ne possono fare richiesta a Book Service – Torino), e sulle principali piattaforme online (IBS, Amazon, eBay, Mondadori Store, la Feltrinelli, Unilbro…).

Dino Valle, classe 1962, torinese, è giornalista freelance. Scrive da 40 anni per numerose testate locali e riviste nazionali. Da due si cimenta soprattutto come blogger (dinovalle.it) e autore. Sue le riedizioni di La Banda Koch a Milano – Tra i reclusi a Villa Triste (2020) e Il Piemonte e Torino alla prova del terrorismo – Dalla parte delle vittime (2020), pubblicati sulla piattaforma self-publishing di Amazon.

Colpirne 1 per educarne 100 – BRIGATE ROSSE – L’ideologia, i documenti, i terroristi, le vittime, Edizioni Pedrini 2022, Prezzo: 15 euro. Pagine: 268 p., ill., Brossura, ISBN: 9791280602039

Capitale del libro: Ivrea in festa