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La rassegna dei libri del mese

Ottobre è finito e mentre il sole declina e il buio avanza, noi lettori de iL Passparola Dei Libri non smettiamo di inseguire storie che ci fanno sognare, riflettere, commuovere. Questo mese abbiamo discusso di Una terra senza gelsomini, di Wajdi al-Ahdal una convincente  descrizione della realtà yemenita; dell’ultimo romanzo di Isabel Allende, Il Vento Conosce Il Mio Nome , mentre gli eventi delle ultime settimane hanno riportato in auge Ogni Mattina A Jenin, della scrittrice americana Susan Abulhawa

Incontri con gli autori

A Lucca Comics (dal 1 al 5 novembre) potrete incontrare  Christelle Dabos, Matteo Bussola, Frank Miller. In realtà, gli autori ospiti della manifestazione sono moltissimi e vi consigliamo di consultare il sitodedicato, per scoprirli tutti.

Le nostre interviste, questo mese, ci portano a conoscere Daniele Iannetti, al suo esordio letterario con  Otto Regni. La Furia Del Vento, Il Sussurro Dell’Acqua (Edizioni del Faro 2023) un fantasy di stampo classico; Andrea Zavagli , l’autore di Tutto Il Mondo E’ Paese (Edizioni 0111, 2022),  vincitore nella categoria “Miglior stile narrativo” al Giallo Festival 2022; Stefania Maida l’esordiente scrittrice di La Scatola Di Latta (Youcanprint, 2023) una raccolta di racconti che fanno riflettere sulle gioie e le difficoltà della vita; Linda Savelli e Barbara Calcinai, psicologhe, autrici di  Pensieri Quasi Quotidiani Di Una Psicologa Sulla Famiglia (Wondermark, 2021), un saggio divulgativo che affronta molti temi legati alla quotidianità del vivere in famiglia.

Per questo mese è tutto. Vi invitiamo a seguire Il Passaparola dei libri sui nostri canali sociali e a venirci a trovare sul nostro sito ufficiale per rimanere sempre aggiornati sul mondo dei libri e della lettura! unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Storie di cioccolato

Edizioni del Capricorno

STORIE DI CIOCCOLATO A TORINO E IN PIEMONTE

Una raccolta di storie, curiosità e personaggi che

legano il cibo degli dei al territorio piemontese

di Clara e Gigi Padovani

Il cioccolato è di casa in Piemonte. È il primo tra i prodotti identitari di Torino. Già nel Seicento a corte si consumava il rito della cioccolata calda. Nel Settecento nascono i primi artigiani fornitori della Real Casa Savoia. L’industria delle tavolette e delle praline nacque prima a Torino che in Svizzera, visto che François-Louis Cailler imparò il mestiere nella fabbrica di Paolo Caffarelli, (italianizzazione di Caffarel) e poi fondò l’azienda che sarebbe diventata la Nestlé. E ai primi dell’Ottocento furono molti i ticinesi che dalla povera valle di Blenio calarono nel capoluogo piemontese per imparare la lavorazione del cacao, diventando prima garzoni delle botteghe locali e poi artigiani in proprio.

Un ruolo importante fu svolto dai valdesi. Dopo le Lettere patenti del 1848, un gruppo di intraprendenti artigiani si dedicò ad aprire attività nel campo dolciario: Gay & Revel, Prochet, Talmon (poi Talmone), ma soprattutto Paolo Caffarelli, che partendo da un opificio in Borgo San Donato fondò uno dei marchi più famosi nella storia del cioccolato. Il torrente Ceronda era un vero e proprio “canale della cioccolata”, lungo il quale si svilupparono i primi laboratori, come la «Fabbrica di cioccolata Landò» del ticinese Gio Martino Bianchini, arrivato a Torino nel 1819 per imparare il mestiere.

Il libro ricostruisce le vicende dei pionieri ottocenteschi del cioccolato, come Silviano Venchi, Beata & Perrone e Luigi Leone-per arrivare ai migliori artigiani di Torino e del Piemonte dei nostri tempi. Troviamo nomi famosi come Peyrano, Pfatisch, Stratta, Ziccat, Gobino, altri che non esistono più come Moriondo & Gariglio. Troviamo piccole botteghe diventate grandi imprese come Caffarel, Venchi, Baratti & Milano, Ferrero, Novi, Pernigotti, Domori.

Oggi circa il 40% del cioccolato italiano nasce in Piemonte. Nella nostra Regione vi sono 93 aziende di «Produzione di cacao, cioccolato, caramelle e confetterie»: 52 in provincia di Torino (tra le quali Caffarel, Streglio, Domori, Leone), 23 in quella di Cuneo (con Ferrero, Venchi, Baratti & Milano), 10 in quella di Alessandria (Novi), 2 in ciascuna delle altre province: Asti, Biella, Verbania e Novara.

Tante le curiosità: l’elenco delle specialità al cioccolato di origine piemontese; le schede delle imprese “storiche” non più in attività; gli indirizzi golosi con i nomi delle pasticcerie che, nelle diverse province piemontesi, servono specialità al cacao; i locali di Torino che offrono la cioccolata in tazza.

E poi i personaggi: il chocoholic Vittorio Alfieri; il finanziere biellese Riccardo Gualino e la sua UNICA, l’Unione Nazionale Cioccolato e Affini in cui confluirono cinque storici marchi dolciari  edificando in Barriera di Francia il più imponente stabilimento dolciario italiano dell’epoca; gli artisti futuristi che realizzarono manifesti come Fortunato Depero, Marcello Dudovich e Sepo, ovvero Severo Pozzati (le famose Nougatine); il maestro decoratore d’alta classe, il siciliano Guido Bellissima, che con tecniche raffinate guarniva le uova di cioccolato con la “ghiaccia reale”; Pietro Ferrero e il “dolce degli umili”.

Fino alla nascita di Choco-Story, il Museo del Cioccolato che aprirà a Torino grazie all’iniziativa dell’imprenditore e collezionista belga Eddy Van Belle (il primo Choco-Story è stato creato a Bruges nel 2004). «Choco-Story Torino» è un viaggio immersivo nella meraviglia del cioccolato, che comincia dai portici di via Sacchi e si conclude all’interno di una delle più belle e antiche pasticcerie-cioccolaterie torinesi, Pfatisch. Il museo si dipana in diverse stanze sotterranee, su una superficie di oltre mille metri quadri, dove un tempo erano all’opera i macchinari dell’azienda, ora restaurati.

GLI AUTORI:

Clara e Gigi PADOVANI. Lui ha alle spalle una carriera da giornalista, lei da insegnante. Insieme sono la coppia del food writing e hanno pubblicato più di 30 libri, tradotti in sette lingue. Tra questi: “Mondo Nutella. 50 anni di innovazione” (Rizzoli, 2014), “Tiramisù. Storia, curiosità, interpretazioni del dolce italiano più amato” (Giunti, 2016), “Enciclopedia della nocciola” (Mondadori Electa, 2019), “Street food all’italiana” (Giunti, 2021) e “Plasmon” (Gribaudo, 2022).

In copertina un’opera di Ugo Nespolo.

180 pagine – € 14,00

L’“Indipendent Book Tour” a cura del Salone del Libro

Ad Asti, la prossima tappa del progetto ideato dal “Salone Internazionale del Libro di Torino” e dalla Regione a favore dell’Editoria indipendente piemontese

Sabato 28 ottobre, ore 17,30

Asti

Quinta tappa. Dopo Verbania, Torino, Novara ed Alessandria, sosterà ad Asti l’“Indipendent Book Tour”, il viaggio nei capoluoghi del Piemonte, ideato dal “Salone Internazionale del Libro di Torino” e “Hangar del Libro”(Regione Piemonte), in collaborazione con la “Fondazione Circolo dei Lettori”, per raccontare la ricchezza, eccellenza a livello nazionale, dell’Editoria indipendente piemontese. L’appuntamento è per sabato 28 ottobre, ore 17,30, negli spazi di “FuoriLuogo”, in via Enrico Toti 18/20, ad Asti. Protagoniste nella tappa astigiana, saranno quattro case editrici, tra le 28 partecipanti al tour, che racconteranno al pubblico la propria storia, i propri progetti e un proprio libro scelto per l’occasione, tra i tanti pubblicati (ingresso libero): “Buendia Books” presenterà il romanzo “Saluteremo il signor padrone” di Stefano Valerio, “Yume Edizioni” racconterà il libro “Teen generation” di Beatrice Varetto, “Be strong Edizioni” illustrerà il romanzo per ragazzi “Un destino su misura” di Fulvio Drigani e “Edizioni del Capricorno” parlerà del “noir” “Anatomia di una rapina” diMaurizio Blini. Sono nel complesso otto le tappe, una in ciascun capoluogo piemontese, messe in agenda per l’edizione 2023 dell’iniziativa.

A ogni appuntamento le case editrici, selezionate a giugno attraverso la “call Hangar del Libro”, presenteranno il loro libro del momento, accompagnate da brani musicali e azioni teatrali curate da “B-Teatro”. Per il secondo anno, grazie al progetto “#Booklovers” della rivista digitale “exlibris20”, saranno nuovamente coinvolti 28 lettrici e lettori, anch’essi selezionati a giugno grazie ad una “call” dedicata, che ha visto partecipare ben 267 appassionati di libri e lettura di ogni età.

A ogni tappa i “booklovers”affiancheranno una casa editrice ciascuno per raccontare il loro punto di vista sul libro, trasmettendo così al pubblico anche le emozioni e le riflessioni del lettore che pubblicheranno poi sui propri profili social, con recensioni e interviste.

E il viaggio continua.

Sabato 11 novembre la tappa sarà Vercellicon l’appuntamento alle 17.30 alla “Biblioteca Civica”, in via A. G. Cagna, 8. Ultimi incontri: sabato 18 novembre alle 17.30, alla “Cassa di Risparmio (Villa Poma) di Biella, in via Fratelli Rosselli 116 e sabato 25 novembre a Cuneo, alla “Biblioteca Civica” (Palazzo Audifreddi), in via Cacciatori delle Alpi 9, alle 17.30.

Da segnalare che, per ogni edizione, “Independent Book Tour” prevede la “vetrina virtuale online” su www.hangardellibro.it , uno strumento informativo che illustra tutti i titoli delle case editrici presentati nel viaggio letterario, per aiutare lettrici e lettori nella scelta dei libri che più incontrano i loro interessi, le loro passioni, i loro gusti. Dice Carola Messina, project manager dell’evento: “L’‘Independent Book Tour’ ha il preciso obiettivo di raccontare e dare visibilità alla capacità delle case editrici indipendenti piemontesi di sperimentare, innovare e ampliare gli orizzonti di lettori e lettrici grazie alla presentazione delle loro proposte di punta. Rafforzare il prezioso ruolo dell’editoria indipendente è uno degli scopi principali del progetto ‘Hangar’, al fine di preservare l’importante valore della bibliodiversità portata nel panorama culturale regionale e nazionale”.

Per info su programma nel dettaglio: www.hangardellibro.it o www.salonelibro.it

g.m.

Nelle foto: Immagine guida “Indipendent Book Tour” e cover di “Anatomia di una rapina” (Edizioni de Capricorno), “Saluteremo il signor padrone” (Buendia Books) e “Teen generation” (Yume Edizioni).

A CioccolaTò Francesco La Rocca presenta “Le Perifantaferìe” con Petunia Ollister

LE PERIFERIE DI TORINO RACCONTATE… DOLCEMENTE!

Venerdì 27 ottobre, ore 20. Casa CioccolaTò, piazza San Carlo

Cartella stampa completa scaricabile QUI

Le storie di Mirafiori, Lingotto, Barriera e Vanchiglia si ispirano a dicerie misteriose, leggende metropolitane, finti documenti storici; parlano di luoghi che potrebbero esistere, ma anche no…

Le periferie di Torino arrivano nel cuore della città, in piazza San Carlo, per l’appuntamento Dolci Letture, il format letterario di CioccolaTò, la grande kermesse dedicata al cioccolato in programma dal 27 ottobre al 5 novembre. A raccontarle in modo audace e creativo, venerdì 27 ottobre alle ore 20 a Casa Cioccolatò, è il giovane autore torinese Francesco La Rocca con il suo Le Perifantaferìe, un esperimento letterario che risponde al bisogno delle periferie di essere raccontate fuori dalla cronaca. Un viaggio che conduce il lettore in un gioco fantastico alla riscoperta della bellezza sorprendente che si nasconde in tutti i luoghi vissuti e amati, in qualsiasi città del mondo.

Ad accompagnare l’autore nella presentazione di queste cronache dell’assurdo in forma narrativa c’è la bookblogger Stefania Soma, conosciuta sul web come Petunia Ollister (nella foto).

L’appuntamento di Dolci Letture con Francesco La Rocca è ad ingresso libero fino ad esaurimento posti.

www.cioccola-to.events

Tutto d’un fiato. Una vita in dieci viaggi

Non solo di viaggi geografici ma di viaggi emozionali e di esperienze che cambiano la vita: “Tutto d’un fiato. Una vita in dieci viaggi” di Lorena Antonioni in libreria dal 15 settembre.

“Tutto d’un fiato. Una vita in dieci viaggi”, edito Santelli editore, non è un semplice racconto di viaggi, ma il tentativo di condividere la poesia e la bellezza di certi incontri, per provare a incuriosire e appassionare anche i più scettici verso nuovi itinerari. Lorena Antonioni, volto di Donnavventura dal 2014 al 2021 e attuale collaboratrice di Mediaset, ha raccontato i suoi viaggi in questo libro con lo scopo di condividere le sue avventure e non solo. Il testo è testimonianza di certe paure, dell’ansia e di quei momenti della vita dove tutto sembra andare per il verso sbagliato e bisogna trovare una motivazione per risalire la china, per ritrovarsi.
I lettori a cui si rivolge questo testo non sono, dunque, solo gli appassionati di viaggi. Questo è un libro scritto per le donne, per spronarle a sperimentare nuove imprese, per ritrovare l’audacia e riappropriarsi dei propri spazi e dei propri sogni. Un messaggio potente che viene trasmesso dall’autrice attraverso il racconto delle sue numerose avventure, arricchite da bellissime foto dei luoghi straordinari che ha visitato. Posti che hanno ospitato le sue sensazioni e il suo vissuto ma che, nello stesso tempo, le hanno permesso di aprire la mente e vedere il mondo da prospettive del tutto inedite ai suoi occhi.

Stati d’animo e brama di evasione negli “Incubi” di Andrea Donna

Andrea Donna, giornalista pubblicista, molto impegnato sul territorio torinese, ha pubblicato recentemente per Aristodemica l’opera dal titolo “Incubi”, una raccolta di poesie e una riscrittura dei “Fungi from Yuggoth “ di Howard Phillips Lovecraft, scritto tra il 27 dicembre 1929 e il 3 gennaio 1930, durante il periodo natalizio. Una raccolta che fornisce l’impressione che l’autore ci trasporti in mondi antichi, più che primitivi, precedenti al Diluvio, incidentalmente sopravvissuti al loro sgretolarsi. Immagini che ben rappresentano il mondo onirico, composto da istinti e fasi inconsce, quindi assenti di razionalità. D’altra parte uno dei ruoli fondamentali della poesia è quello di trasportare nella nostra quotidianità un intimo molto lontano persino da noi stessi e dalle nostre percezioni.

 

Partiamo dal titolo della raccolta poetica ‘Incubi’ in cui si avverte l’influenza di Lovecraft e di Edgard Allan Poe. Qual è l’intenzione primaria di questo titolo?

La parola che dà il titolo alla raccolta stessa va intesa in senso stretto, didascalico. Gran parte dei sonetti non sono che la trascrizione in versi, spesso fedele, di incubi da me realmente sognati. Un sogno particolarmente vivido trasposto in forma poetica assume, credo di poter dire, una potenza simbolica nuova, universale, in grado di comprendere grandi, se pur vaghi, significati, e di far vibrare qualche corda nell’intelletto e nell’animo del lettore”

Il richiamo ad alcuni arcaismi e alla forma del sonetto elisabettiano è correlato alla Sua traduzione dei Fungi di Lovecraft, contenuti all’interno del libro, oppure si tratta di una Sua esecuzione letteraria basata su quello che è il Suo pensiero riguardo alla poesia e al modo migliore di porgerle ai lettori?

Gli “Incubi” sono stati composti dopo la riscrittura dei “Funghi di Yuggoth”, ne ricalcano programmaticamente vocabolario, registro, atmosfera, prosodia. Ecco dunque una forma vetusta, quella del sonetto elisabettiano, e una lingua dichiaratamente arcaica e polverosa, scelta perché congrua rispetto alla materia trattata e cantata e, giacché questa poesia non è solo lirica, ma narrativa, raccontata”.

A che pubblico si rivolge questa raccolta poetica ?

Ho iniziato a tradurre il primo sonetto dei “Fungi” quasi vent’anni fa, nella primavera del 2004. Tradotto il trentaseiesimo, ho provato quel senso di perdita che, talvolta, provano i lettori di un romanzo particolarmente coinvolgente arrivati all’ultima pagina. È stato dunque naturale per me, che avevo ancora nella mente il ritmo, la prosodia e il linguaggio dei “Funghi di Yuggoth” proseguire con un nuovo sonetto, questa volta di materia completamente originale. Il primo sonetto degli “Incubi” (mi pare sia “La Prigione” il primo a essere stato composto) può dunque intendersi come il trentasettesimo dei “Funghi”. Ne è poi seguito un trentottesimo, un trentanovesimo e così via, fino al raggiungimento del numero 36, per me importante per una questione meramente estetica e formale di simmetria dei due canzonieri. La lettura dei “Funghi di Yuggoth” e degli “Incubi” presuppone una certa concentrazione, vista la scelta linguistica che predilige un vocabolario arcaico, desueto, ostico: ma in realtà la scrittura dei due canzonieri mima i modi della composizione popolare, ingenua e scevra da sovrastrutture accademiche. Diversi lettori potranno trovare in questo libro un livello di lettura – ce ne sono diversi – a sé congeniale”.

Un tema che sento ricorrente all’interno di queste raccolte è quello della caduta, rappresentata da poesie come ‘Il pozzo’ e ‘La caduta’. Quest’ultima, in particolare, è vicina a uno stato di coscienza. Si tratta di una descrizione molto simile a uno stato ansioso. Vi è in queste due liriche legate agli Incubi qualche aspetto di lei che da inconscio diventa conscio?

Credo sia probabile, dal momento che la materia di molti dei componimenti è materia onirica in senso stretto, sono eventi che ho sognato davvero. La claustrofobia la caduta, l’angoscia, il terrore sono stati d’animo ricorrenti, come anche la brama di evasione, di riposo e di elevazione dell’Io lirico, che, per definizione, non coincide con l’Io biografico dell’autore, come la nostalgia e la malinconia”.

Si tratta di un’opera che senti conclusa o pensi di darle un seguito ?

Non credo ci sarà un seguito, sto concludendo un’altra doppia raccolta in tema e stile molto diversi: cento haiku e cento haisan.

MARA MARTELLOTTA

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Tessa Hadley “Free love” -Bompiani- euro 19,00

La scrittrice inglese Tessa Hadley ambienta questo romanzo nei turbolenti anni 60; quelli ribelli della Swinging London, in cui il vecchio mondo con le sue tradizioni e certezze viene messo in discussione all’insegna di una nuova libertà. Gli inebrianti anni dei Beatles e delle minigonne di Mary Quant.

Protagonista è la 40enne Phyllis Fischer, affascinante e perfettina signora, appagata nella sua villetta Art and Craft in un elegante e ordinato sobborgo borghese di Londra. E’ lì che vive con il marito Roger, alto funzionario del Foreign Office, e i loro due figli: l’intelligente e studiosa Colette, alla soglie dell’adolescenza, e il piccolo Hugh di 8 anni, coccolato e viziato.

In questo sereno e collaudato mondo sta per arrivare a cena, una sera del 1967, il figlio di un’amica di Roger, il 20enne Nicholas Knight: arruffato, bello e trasandato, ribelle con velleità da scrittore, giornalista per riviste off. Si presenta svogliato e in ritardo, sprezzante nei confronti di quella famiglia che considera un residuato fascista, ormai obsoleto.

Poi in un attimo tutto cambia con un bacio imprevisto e furtivo nell’oscurità del giardino tra Nichy e Phyllis. E’ l’inizio della valanga che travolgerà le certezze della donna, la quale inizia a riconsiderare i parametri della sua vita e del formalismo che la permea.

Quella che in un primo tempo sembrava una relazione furtiva diventa dirompente. Phyllis abbandona marito (mai tradito prima) e figli e, senza un’oncia di rimpianto, va a vivere con il ragazzo (quasi coetaneo di sua figlia) immergendosi totalmente nel suo mondo. Si ritrova a vivere nella squallida stanzetta di Nichy, in una casa fatiscente occupata da artisti e membri della working class, intenti a voler cambiare il mondo.

Tessa Hadley non emette giudizi, si limita -con la sua sottile bravura- a raccontare una storia in cui la ricerca di libertà della protagonista lascia dietro di sé macerie, soprattutto negli animi dei figli, che reagiscono ognuno a modo suo.

Colette fa uno scatto di maturità, accudisce padre e fratello come una donna adulta e responsabile; ma inizia anche a scoprire nuovi lati di se stessa e a trarre ispirazione dalla ricerca di emancipazione della madre.

Hugh invece dice a tutti che la madre è morta.

Resta da scoprire… e lo farete leggendo.. come andrà a finire la liaison dangereuse di Phyllis e Nicky e le conseguenze.

 

Caroline Laurent “Le rive della collera” -edizioni e/o- euro 20,00

Caroline Laurent è una scrittrice franco – mauriziana, nata nel 1988, editrice e professoressa associata di Letteratura Moderna alla Sorbona; questo è il suo secondo romanzo ispirato alla storia della sua famiglia e ad una pagina di storia coloniale.

Ambientato nell’Oceano Indiano, narra un dramma del quale poco si è detto: la deportazione degli abitanti di un’isola dell’arcipelago delle Chagos, Diego Garcia, data in affitto dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti per trasformarla in base militare. Una terribile pagina della dominazione britannica nelle isole (arcipelago annesso a Mauritius), da cui proviene la famiglia materna della scrittrice.

Dopo 158 anni di giogo coloniale le isole diventano indipendenti; ma gli abitanti di Diego Garcias -un puntino nel cuore dell’Oceano- vengono deportati per fare posto agli interessi americani. Nel 1991 infatti fu data in concessione dai britannici per fare da base dei bombardieri americani in volo verso l’Iraq, durante la Guerra del Golfo, senza nessuna considerazione per quel popolo che viene condannato a un destino da esule.

La tragedia le fu raccontata dalla madre che negli anni 60 viveva sull’isola, una sorta di paradiso terrestre dove si andava a piedi scalzi e in libertà. Poi la rabbia di fronte all’ingiustizia dettata da motivi politici e strategici

Nel 1967 sulla paradisiaca isola vive la 21enne Marie Pierre Ladouceur che ha una figlia di 4 anni, Suzanne. Un’esistenza semplice, umile e tranquilla. E’ lì che fa scalo l’elegante 18enne Gabriel Neymorin, arrivato per coadiuvare l’amministratore coloniale. Un giovane uomo di città, colto, raffinato ed elegante. Ed ecco una bella storia d’amore sullo sfondo traballante di un destino incerto: quella tra Marie e Gabriel, che si trovano nell’occhio del ciclone scatenato dalla decisione inglese che sradicherà gli isolani.

La narrazione alterna due voci: quella in prima persona del figlio di quell’amore, Joséphin, e lo sguardo in terza persona sui due protagonisti di quella passione, alle prese con stravolgimenti storici, ambientali (un terribile ciclone) e la tragedia dell’esilio. L’Eden finisce improvvisamente quando gli abitanti dell’isola vengono radunati sulla spiaggia dai soldati che intimano loro di abbandonare l’isola, le case, gli animali. Le loro radici vengono divelte brutalmente.

 

Katie Williams “Il mio omicidio” -Bollati Boringhieri- euro 18,00

E’ decisamente fervida la fantasia della scrittrice 45enne americana Katie Williams che ci regala un intrigante thriller fantascientifico, distopico; ma anche profondamente introspettivo perché parla di identità, famiglia, amicizia femminile, depressione post partum e maternità.

Protagonista è Lou, morta per mano di un serial killer; ma anche viva, perché è stata clonata secondo le direttive di una speciale commissione Governativa.

Si… avete letto giusto!

E’ stata duplicata ed è tornata in famiglia dal marito amorevole e dalla figlioletta di pochi mesi.

Di prima della morte ha lo stesso corpo, viso, cervello, carattere e ricordi; eccetto quelli relativi agli ultimi giorni prima di venire assassinata, e pure del suo omicidio non ha memoria.

E’ stata la quinta e ultima vittima di un serial killer, il reo confesso Edward Early, che si dilettava ad ammazzare donne e lasciare i loro corpi senza vita in bella mostra con accurate scenografie di contorno. Ora si trova dietro le sbarre: lui, i suoi demoni, il suo passato difficile e la confessione che lo farà condannare all’ergastolo.

Angela, Fern, Jasmine e Lacey sono le altre 4 vittime, anche loro sono state clonate, ed ora si conoscono e riuniscono insieme nel gruppo di sostegno “Le sopravvissute”. A piccoli e lenti passi, Lou cerca di riappropriarsi della sua vita.

Ma le difficoltà sono parecchie: a partire dalla figlioletta che non la riconosce e lei non riesce a gestire, poi la depressione post partum che l’aveva assediata prima di venire uccisa e la disattenzione del marito Silas fagocitato dal lavoro.

Le tematiche in campo sono molteplici. A partire dalla realtà straniante in cui Lou stenta a ritrovare la se stessa di prima; ha bisogno di riposizionarsi e soprattutto di trovare una spiegazione e un senso a ciò che le è accaduto. Una necessità alla quale sembra sordo il marito che non vuole più parlare del fattaccio.

Nel rivangare il suo passato, Lou ha la sensazione che ci sia un impercettibile scarto tra quello che era prima e quello che è ora, clone di se stessa in cui fatica a incasellarsi. Poi altri quesiti entrano nella narrazione, a partire dalla convinzione che il serial killer non sia il suo assassino. Ma allora chi l’ha uccisa e perché?

 

Stefania Crepaldi “Morire ti fa bella” -Salani- euro 16,90

Già solo il nome della giovane protagonista è tutto un programma; Fortunata Tiozzo Pizzegamorti, erede di una ditta di onoranze funebri portata avanti dal padre Emilio che conta sull’aiuto della figlia, eccellente tanatoesteta. E’ lei che fa letteralmente miracoli nella preparazione delle salme dei cari estinti: li pettina, trucca e dispone come se fossero più vivi che morti.

Nel suo delicato lavoro è la migliore, per tecnica infallibile e sensibilità preziosissima in un lavoro delicato come quello che ti pone davanti alla morte in tutte le sue più disparate e tragiche fogge. Un business che non conosce crisi, ma si trova a dover fare i conti con la concorrenza di altri becchini che cercano di accaparrarsi il morto di turno.

Peccato lei ambisca a tutt’altro futuro decisamente meno agro; sogna di diventare una rinomata pasticcera e allietare i suoi giorni tra torte, pasticcini e zucchero a velo. Ma Fortunata è responsabile e amorevole, per cui divide il suo tempo tra la pasticceria che adora e la preparazione dei morti, su cui conta il padre per essere competitivo sul mercato delle Pompe funebri.

Il romanzo è divertente, ironico, leggero, sebbene tratti di un argomento pesante come un macigno; ed è anche un sofisticato giallo in cui la protagonista si trova alle prese con una tragedia dai risvolti oscuri.

Lo zio, colonnello della guardia di finanza, Dante Braghin, si trova al cospetto di un apparente suicidio su cui nutre dei dubbi. E chiede a Fortunata di darli una mano. A morire è stato il giovane Gregorio, rampollo di una ricca e rinomata famiglia di gioiellieri, i Chiodoro, precipitato da un palazzo.

Fortunata entra nella famiglia in lutto, incontra i genitori che le raccontano della grave depressione che da sempre attanagliava il figlio unico e tanto amato, e annusa l’ambiente in cui il giovane era nato e cresciuto. Soprattutto è lei a recuperare insieme al padre la salma dall’obitorio e a notare particolari che non combaciano con un suicidio.

Tra kit di sutura, ceroni, confezioni di stucco per rimodellare un cranio sfracellato e strane macchie ipostatiche post mortem, Fortunata si destreggia abilmente, affannandosi per presentare al meglio la salma, conservarla perfettamente tra esposizioni al cordoglio e incidenti vari di percorso. Niente però di macabro, piuttosto una chiave di lettura ironica, divertente e parecchio intrigante.

La prima volta di Belgravia a Cascina Roccafranca

Ci sono 100 posti a INGRESSO LIBERO
SABATO 21 OTTOBRE ORE 10,30.

La prima volta di Belgravia a Cascina Roccafranca Insieme a Fabio Caucino, Luca Zanetti per raccontare Italo Calvino attraverso le sue canzoni realizzate per il CantaCronache conosceremo Calvino a honche attraverso i suoi animali: ragni, lucciole, formiche, avvoltoi e chi più ne ha più ne metta, perchè la storia personale di Calvino, da Cuba a Sanremo, fino a Torino ha radici nella passione per la natura della sua mamma e del suo papà.
ASCOLTEREMO LE SUE PAROLE, GUARDEREMO LE SUE ILLUSTRAZIONI E POI FAREMO TUTTE /I INSIEME UN LIBRO COLLETTIVO CHE RESTERA’ IN CASCINA: ognuno, sul libro collettivo, potrà disegnare o scrivere…grandi e piccini.
Vi aspettiamo in TANTI perchè un esperimento così non si è mai visto!…
TUTTE/I INSIEME per fare innovazione creativa!
INFO E PRENOTAZIONI AL 3475977883 (anche whatsapp)
Belgravia Libreria Via Vicoforte 14/D: L’ APPUNTAMENTO RIENTRA NEL PROGRAMMA DI #CIRCOSCRIZIONIINMOSTRA
UN VIAGGIO TRA I QUARTIERI DI TORINO
iniziativa della Città di Torino realizzata da Fondazione per la Cultura Torino con la partecipazione dei soggetti culturali del territorio, le Circoscrizioni cittadine e la Rete delle case del quartiere,
Un’intera giornata, dalle 10.30 del mattino alle 23.30, dedicata alla scoperta della ricchezza e della varietà di proposte culturali del nostro territorio.
Ingresso libero e gratuito
Scopri tutto il programma su
www.comune.torino.it/eventi/circoscrizioniinmostra/

Testo raccolto da
Enzo Grassano

“Prima la Musica!” … gloria torinese

“Lattes Editori” vince il Premio Internazionale “Belma 2023” con il Corso di Musica di Nicola Campogrande

Una bella vittoria e un prestigioso riconoscimento che va ad inserirsi e a rendere ancor più festose le celebrazioni dei 130 anni della Casa Editrice torinese. A “Prima la Musica!” del compositore Nicola Campogrande, Corso di Musica edito da “Lattes Editori” per la scuola secondaria di primo grado, è infatti andato il “Bronze Award” del “Premio Belma” alla “Fiera del Libro” di Francoforte. A ricevere, nei giorni scorsi, il Premio, è salito sul terzo gradino del podio, Simone Lattes, a. d. della casa editrice subalpina. I “Belma” celebrano i migliori materiali educativi d’Europa e vengono assegnati dal 2009 in collaborazione con la “Fiera del Libro” di Francoforte, “Iartem” (“International Association for Research on Textbooks and Educational Media”) ed “European Educational Publishers Group”. Quattro le categorie in gara, 40 i libri indicati nella “shortlist”, tra cui solo 3 italiani, per un “Premio” che storicamente è stato raramente assegnato ad editori italiani.

 

“Prima la Musica!” rappresenta un modo completamente nuovo di studiare musica a scuola. L’idea dell’autore, Nicola Campogrande, uno dei più autorevoli compositori italiani contemporanei, è semplice e al tempo stesso innovativa. “Tutto il materiale musicale proposto agli studenti della scuola media – sottolineano alla ‘Lattes’ – è stato suonato e cantato da 180 musicisti professionisti che hanno realizzato 220 basi (classica, pop/rock, jazz, inni nazionali, colonne sonore, canti popolari e natalizi) per ispirare e coinvolgere i ragazzi nell’entusiasmante pratica della musica”. Una novità assoluta: al posto delle musiche “MIDI” con suoni artificiali, sono stati coinvolti musicisti in carne ed ossa di alto livello, come l’“Orchestra dei Pomeriggi Musicali” di Milano diretta da Alessandro Cadario, il “Trio Debussy”, i “Giovani Cantori di Torino”, il “Trio Jazz” di Daniele Tione e una band rocknella quale si sono alternati musicisti del calibro di Diego Maggi, Rocco Tanica e Roberto Gualdi.

“A scuola serve più musica – spiega Simone Lattes e i docenti di musica vanno valorizzati come attori fondamentali della crescita di studenti e studentesse. Partendo da questi presupposti, insieme a Nicola Campogrande abbiamo voluto realizzare un libro di testo che non accettasse compromessi sulla qualità. Che adesso il nostro lavoro si distingua anche a livello internazionale ci riempie di orgoglio e ci sprona a proseguire con convinzione su questa strada”.

E aggiunge Nicola Campogrande: “L’Italia è considerata uno dei Paesi più musicali del mondo, ma finora a scuola la musica è stata la ‘Cenerentola’ delle discipline. Accettare l’invito della ‘ Lattes’ a concepire un libro di testo che offrisse una nuova dignità alla materia e coinvolgere, insieme a me, 180 musicisti professionisti che per la prima volta si sono messi al servizio della scuola, è stata una sfida davvero emozionante. Questo riconoscimento premia dunque l’idea che la musica sia un luogo di incontro, di scambio, e che la sua pratica, sin dalla scuola, sia un bene prezioso per l’intera società”.

Ricordiamo che l’editrice “Lattes” ha già vinto un “Belma” nel 2021, “Premio Speciale della Giuria”, con un testo per le scuole medie che affrontava temi di “Educazione Civica” attraverso la vita e l’opera di Dante.

La “Casa Editrice Lattes” è stata fondata a Torino nel 1893, quando Simone, allora impiegato dell’odierna “Libreria Luxemburg”, aprì la “Lattes” di via Garibaldi 3. Nella seconda metà del Novecento si è progressivamente concentrata sulla scuola secondaria di primo e secondo grado pubblicando libri di testo che hanno accompagnato milioni di studenti. Oggi la “Casa Editrice” è guidata dalla quinta generazione della famiglia Lattes. E si continua nel tempo con lo stesso intelligente entusiasmo e la passione, quella di sempre, che fu di nonno Simone.

g.m.

Nelle foto:

–       Simone Lattes e Nicola Campogrande

–       Logo “Lattes 130”

“Inaspettatamente Qui”, il romanzo di Luciana Servidio è un magico intreccio di esistenze

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Questa storia non ha un personaggio principale: é un intreccio di vite, dove ognuno é il protagonista della propria esistenza. In questo modo, libera da ogni schema, la Vita può tessere le sue magiche trame in cui coinvolge, per motivi che solo Lei sa, persone che inaspettatamente si ritrovano l’uno nell’esistenza dell’altra, per apportare nuova luce, visione e consapevolezza. La Vita accompagna amorevolmente i personaggi, permeando di sé tutto il Romanzo: basta avere occhi per vederla, orecchie per ascoltarla e un cuore per gioirne, anche quando situazioni e circostanze sembrano remare contro di loro. E’ in quei momenti, infatti, che la Vita amorevolmente li spinge e li ispira a trovare in se stessi le migliori risorse per trasformare tutto. La vicenda non ha bisogno di luogo né di tempo per svolgersi: avviene tutta nell’animo e nel cuore dell’essere umano. Ogni personaggio é potenzialmente ognuno di noi, nella sua più fulgida versione.

La storia di “Inaspettatamente Qui”

Questo romanzo nasce in modo insolito, inaspettato e direi magico.

Mia madre si é spenta il 7 marzo di quest’anno. Il giorno prima di andarsene la sua voce ridotta ad un filo mi ha detto “promettimi che scriverai un libro”. Il suo invito a scrivere mi ha accompagnata per tutta la vita, perché la scrittura é da sempre dentro di me, é il mio strumento di elezione, la mia connessione con il mondo e con la Vita (quella con la V maiuscola). Da sempre, mia madre mi ha stimolata a portare alla luce il mio scrivere, ma nonostante sapessi che aveva ragione, non l’ho mai fatto. Perdere lei mi ha aperto un vuoto immenso sotto i piedi, che non avevano più dove poggiarsi e nessun passo più da fare. Né cuore, né animo, né mente erano pronti e disposti a pensare ad altro che al vuoto in cui sono finita senza mia madre. In quei momenti, pensavo che se avessi scritto qualcosa avrebbe saputo troppo e soltanto di dolore. Non volevo regalare al mondo dolore oltre a quello che a volte sembra predominare. Sentivo di voler riprendere carta e penna in mano, ma non usciva altro che vuoto. Così, ci ha pensato lei!

Una mattina che le mie mani scorrevano sulla tastiera inseguendo parole che non ricordo neanche più, sento fortissima la sua presenza, così forte che alzo lo sguardo di scatto: mia madre é davanti a me, gira intorno al tavolo e viene a sedersi alla mia sinistra. Non dice nulla. Siede e aspetta. Sono sopraffatta dall’emozione e dalla felicità di vederla. Non riesco a parlare. Gli occhi annaspano nelle lacrime e fatico a leggere quello che sto scrivendo. Sento che non devo fare domande, soprattutto non staccare le mani dalla tastiera del computer. Mi sento risucchiata, sospesa e sostenuta da un flusso indescrivibile che porta a me fiumi di parole. Queste si moltiplicano senza freno, senza dubbi né domande. Devo scrivere e basta. Dopo aver riempito sette pagine mi fermo e mi dico: “Ma io sto scrivendo un romanzo”. E’ una domanda e un’affermazione allo stesso tempo. Riprendo. Mi sento come un regista sul palco che vede presentarsi uno alla volta e al momento giusto tutti i personaggi che faranno parte della storia che lui stesso sta scrivendo. I personaggi si manifestano, si presentano dicendo il loro nome, la loro storia, l’intreccio di vite che creeranno, lo sviluppo e anche la loro fisicità, con tanto di dettagli. L’energia che riempie la stanza é al tempo stesso forte, gentile, salda, sinuosa e soprattutto inarrestabile. Non posso fare altro che assecondarla. Mia madre é rimasta seduta accanto a me, per un mese intero, senza dire una parola, solo per assicurarsi che avrei portato a termine il mio romanzo. Quando scrivo l’ultima frase sull’ultima pagina, mi saluta dicendo “ricorda che hai scritto tutto tu, hai fatto tutto tu”. Rileggo il libro tutto d’un fiato: mio é lo stile, mio il linguaggio, mia la creatività, mio il sogno finalmente tirato fuori dal cassetto dove l’ho tenuto chiuso per un’intera vita. Quel libro sono io. E il titolo dice tutto .. “Inaspettatamente Qui”.

Ringrazio in particolare il grafico del mio Editore che ha saputo cogliere perfettamente l’essenza del mio libro. Non é una storia d’amore, non é una storia di difficoltà da superare. E’ un intreccio di vite dove ognuno é il protagonista della propria esistenza. Sono personaggi straordinari che sanno fare cose straordinarie perché dotati di visione, fede nella Vita, consapevolezza che tutto sia un sacro Allenamento per manifestare la versione più fulgida di se stessi. E’ una storia che ci sussurra all’orecchio per ricordarci che ognuno di noi può essere questa versione perché la Vita non ha prediletti, né prescelti. La Vita ci ama tutti nello stesso modo. Sta solo a noi ridestarci dal sonno in cui siamo caduti venendo al mondo e ritrovare in noi amore, strumenti, doni e talenti per fare della nostra esistenza il nostro Capolavoro.

L’autrice

Traduttrice di romanzi, documentari e saggi, correttrice di bozze e insegnante di lingue, Luciana Servidio nasce a Napoli il 23 novembre 1966. Inizia a viaggiare per il mondo già da piccolissima e all’età di quasi undici anni si trasferisce a Roma con la famiglia, dove prosegue gli studi fino alla Laurea in Lingue e Letterature straniere e al Master in traduzione letteraria. Desiderosa di comprendere il senso della vita in ogni suo aspetto, si é costruita un percorso professionale molto variegato, ricoprendo incarichi con profili molto diversi tra loro. Amante della lettura, della conoscenza e dell’autoguarigione non convenzionale, vive tutt’ora a Roma.

Il Viaggio insolito del mio libro

Sapevo che un giorno avrei trovato il coraggio di scrivere e pubblicare. E sapevo che oltre ad utilizzare i consueti canali di promozione avrei fatto compiere al mio scritto un Viaggio, scegliendo l’Universo come Distributore. E l’ho fatto. Forse é folle che un’autrice esordiente e sconosciuta come me scelga di affidare completamente nelle mani del caso (io lo chiamo Universo) qualche copia del suo libro. Ma l’ho fatto. La prima copia omaggio di “Inaspettatamente Qui” é arrivata insieme a me alla stazione di Napoli Centrale.

Io sono scesa lì, lei é rimasta sul treno al mio posto, in compagnia della dedica al Lettore scritta mentre ero in viaggio. Era il giorno dell’equinozio d’autunno. Secondo alcuni, spiritualmente parlando, l’autunno rappresenta il momento in cui dobbiamo riconoscere l’abbondanza come stato naturale dell’essere. Napoli é la città che mi ha dato le origini. Neanche se avessi voluto programmare tutto sarei riuscita a mettere insieme questi due ingredienti: le origini e l’abbondanza. La seconda copia del mio libro l’ho lasciata sul sedile della Metro B di Roma, il 10 ottobre, sempre con la dedica sul frontespizio, ma con colori e parole diversi rispetto alla precedente. Mi piace saperlo in Viaggio il mio libro.

Mi piace saperlo in compagnia della Vita. Quando l’ho lasciato sul tavolino del mio posto sul treno, l’ho visto trasformarsi in un sassolino gettato nell’acqua e creare infiniti cerchi concentrici che si espandevano nel mare e poi nell’oceano. A volte, mi sembra di vedere i volti di chi sceglierà di prenderlo e leggerlo per poi lasciarlo di nuovo a chi vorrà fare lo stesso. A volte mi chiedo dove sarà, a casa, nello zaino, nella borsa, tra le mani o sul comodino di chi. A volte mi sembra di scorgere i loro volti .. ma poi lo lascio andare, lì dove la vita lo vorrà condurre. Però, caro Lettore, cara Lettrice, anche se l’Universo ha scelto te a cui farlo arrivare come un dono, sappi che leggerlo una sola volta non ti basterà; sappi che ti verrà voglia di leggerlo e rileggerlo ancora, a volte dall’inizio alla fine, altre volte aprendo una pagina a caso; altre volte ancora ti basterà soltanto guardare la sua copertina vibrante di vita e di Magia, prima di iniziare la tua giornata o quando torni a casa.

Perché “Inaspettatamente Qui” é nato dalla Magia e ne crea nella vita di chi lo sceglie. La sua Magia si manifesterà in piccoli dettagli o con un’improvvisa intuizione o con qualcosa che fino a ieri non avevi notato o con un ricordo che riaffiora alla mente o semplicemente vivendo un attimo di gioia che non provavi da tempo. Questo libro é figlio dell’Universo, io ne sono stata solo l’esecutrice, mia madre l’ispiratrice, l’Unicorno lo Spirito che lo anima. Quando abbiamo smesso di credere nella Magia? E’ tempo di riportarla in vita.

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