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Ilenia Zodiaco: “La lettura non è sacra, è vitale” 

Il racconto dell’incontro alla Fondazione Circolo dei lettori

Foto: Circolo lettori

Torino si prepara ad accogliere il Salone del Libro 2025, uno degli appuntamenti culturali più attesi dell’anno. Tra incontri, presentazioni e dibattiti diffusi in tutta la città, il clima è già carico di energia e curiosità. A dare il via un evento che fonde perfettamente classico e contemporaneo: la Fondazione Circolo dei Lettori di Via Bogino 9 ha ospitato Ilenia Zodiaco, tra le booktuber più seguite e autorevoli del panorama digitale italiano. Siciliana d’origine e milanese d’adozione, Ilenia è da oltre un decennio una guida per migliaia di lettori che cercano orientamento nel vasto mondo della narrativa italiana e internazionale. Con uno stile diretto e una preparazione solida, ha saputo distinguersi ben prima dell’ascesa del fenomeno dei booktuber, conquistando il pubblico grazie alla profondità delle sue analisi e alla spontaneità del suo linguaggio. Nel 2020, con il suo canale  Con Amore e Squallore su YouTube, ha lanciato la fortunata iniziativa dei “mattoni”: letture condivise di grandi classici spesso temuti per la loro mole, ma riscoperti con entusiasmo grazie a una comunità appassionata e attiva. Proprio sabato, nella prestigiosa cornice della Fondazione, è andato in scena “Mattoni italiani – bonus track”, un incontro dedicato alle grandi autrici del Novecento italiano, spesso dimenticate dai programmi scolastici ma vivissime nella memoria di chi legge. Tra ironia, competenza e passione, la Zodiaco ha tenuto il pubblico incollato per oltre un’ora, confermandosi voce autorevole e autentica del nuovo modo di parlare di libri.

 

Un’ode ai classici in un’epoca di velocità e di contenuti rapidi e spesso superficiali.

Sentivo che nella mia community cresceva un bisogno di stabilità, di ancoraggio. I classici, in fondo, sono proprio questo: una costante a cui tornare. La pandemia del 2020 ha fatto il resto, offrendo a molti il tempo per affrontare finalmente quelle letture che spesso incutono timore.

Com’è stato il feedback del pubblico?

Variegata, ma entusiasta. Soprattutto con gli autori russi le reazioni sono state polarizzanti. Ma ciò che mi rende più orgogliosa è che in tanti hanno sospeso il giudizio, si sono lasciati attraversare dal testo. Per molti, il gruppo di lettura è stato l’elemento decisivo per iniziare libri che da soli non avrebbero mai affrontato.

Come funziona la “sfida dei mattoni”?

Ogni anno, il 1° gennaio, Iancio su YouTube la “sfida”: sei libri impegnativi, uno ogni due mesi. Ogni volume viene poi discusso in una diretta domenicale e in incontri dal vivo presso la libreria EPI di Milano( due al mese ora sono diventati quattro). Tutto è coordinato via social e in un gruppo Telegram dedicato, dove si commenta liberamente.

Quello che colpisce del tuo stile comunicativo è la naturalezza con cui ti approcci alla letteratura e la tua capacità di semplificare anche delle tematiche molto complesse. Da dove nasce questa dote?

Ho sempre trattato la lettura come qualcosa di normale, quotidiano. Niente idealizzazioni: leggere è un atto di libertà.  Sono cresciuta tra i classici e ammetto di avere una “visione alta” della scrittura, pur apprezzando molti autori contemporanei. Per me, il lettore ha lo stesso peso dell’autore. È lui a dare vita al testo, a renderlo vivo nel presente.

 


Spiegaci meglio questo rapporto tra lettore ed autore.

La lettura si trasforma quando incontra il pubblico. E’ un atto attivo di interpretazione in cui non bisogna sacralizzare le intenzioni dell’autore ma al contrario vivere e interpretare il testo. Penso che vi sia una creatività anche nell’atto di leggere, che aiuta le persone a definire il proprio carattere. Bisogna farsi attraversare dalle letture e far sì che esso ti cambino.

Alla Fondazione Circolo dei lettori presenti una “bouns track” dei mattoni dedicata alle grandi autrici italiane del ‘900. Da cosa è stata motivata questa scelta?

Natalia Ginzburg, Alba de Céspedes, Grazia Deledda: sono state importantissime, eppure marginalizzate dalla critica e dai programmi scolastici. La “bonus track” non è solo un omaggio, ma un gesto di memoria e rilettura, per far emergere nuovi punti di vista. Non è un’operazione di salvataggio – sottolinea – ma un recupero attivo, uno sguardo alternativo su storie che meritano di essere ascoltate.

Torino e Natalia Ginzburg: un legame profondo.

Si, molto. Tra le scrittrici omaggiate, Natalia Ginzburg occupa un posto speciale. La sua scrittura era minimale, ma aveva una forza straordinaria. Era timida, sì, ma ha avuto un enorme impatto nel panorama editoriale, soprattutto con il suo lavoro in Einaudi. La sua lezione è stata quella di imparare dalle “piccole virtù”.

Valeria Rombolà

La Festa del Libro e della Lettura di Nichelino

 

Fino al 29 maggio la 12° edizione della Festa del Libro e della Lettura di Nichelino anima spazi diffusi in città. Tantissimi appuntamenti, alcuni dei quali rientrano anche nel programma del Salone Internazionale del Libro OFF.

Ad ospitare presentazioni di libri, serate dedicate alla poesia, autori esordienti e nomi illustri saranno, oltre alla Biblioteca G. Arpino, la Libreria Il Cammello, il palazzo comunale, l’Informagiovani, le associazioni, i circoli e i comitati di quartiere.

I prossimi appuntamenti:

Mercoledì 14 maggio ore 18:30 – Centro “Nicola Grosa” – via Galimberti 3
Premio Letterario Angelino Riggio “Scrivo per la mia Città” – 1ª edizione. A cura di Amici del Cammello
Dedicato alla memoria di Angelino Riggio, ex Sindaco di Nichelino, scrittore e fondatore dell’Ass. “Amici del Cammello”. Rivolto alle Scuole Secondarie di Primo Grado di Nichelino.

Giovedì 15 maggio ore 21:00 – Biblioteca civica G. Arpino – via A. Azzolina 4
Rosario Esposito La Rossa presenta “Il 25 aprile è divisivo solo se sei fascista”
Un racconto della Resistenza rivolto ai giovani attraverso dieci storie di semplici uomini e donne che ci porta nei boschi, sui monti, tra le barricate nella battaglia contro i nazifascisti.
Con i saluti del Sindaco e dell’Assessore alle Politiche Giovanili.
Modera Diego Sarno

Venerdì 16 maggio ore 15:00 – Circolo Polesani nel Mondo – via Vespucci 27
La stella sulla Mole. A cura di Uni3 e di Amici dell’Arpino ODV
Daniela Rissone racconta la storia della stella posta in cima alla Mole Antonelliana. Per l’occasione sarà proiettato il raro filmato “La stella verso il cielo”.

Sabato 17 maggio ore 11:00 – Biblioteca civica G. Arpino – via A. Azzolina 4
Cristina Cassar Scalia presenta “Delitto di benvenuto”
Sta per arrivare il nuovo attesissimo romanzo. Un altro caso intricato tra segreti e tensioni. Un delitto carico di mistero.
Con i saluti del Sindaco.
Modera Michele Pansini

Sabato 17 maggio ore 17:00 – Libreria Il Cammello – via Stupinigi 4
Giulia Provera presenta la “Testardaggine dell’acqua”. A cura di Circolo della Poesia “Nando Lentini” e Amici del Cammello
Un viaggio poetico che esplora la solitudine e l’incomunicabilità, temi centrali nell’opera dell’autrice. Con uno stile intimista, la raccolta riflette sulla difficoltà di comprendere l’essenza dell’essere umano e il ruolo della poesia in questo processo di ricerca.

Domenica 18 maggio ore 17:00 – Informagiovani – via Galimberti 3
Roberto Colombo presenta “Riquelme. Román e la casa del padre”. In collaborazione con Garrincha Edizioni
Un talento solo parzialmente sbocciato in Europa, un campione in Sudamerica ma soprattutto un idolo, un’icona, una leggenda per il popolo del Boca Juniors: parliamo di Juan Román Riquelme. E lo facciamo grazie al romanzo del giornalista e scrittore torinese Roberto Colombo, uno dei massimi esperti di calcio argentino in Italia.
Saluti istituzionali.
Modera Darwin Pastorin, giornalista, scrittore e cittadino onorario di Nichelino.
Con la presenza di Giovanni Salomone, direttore editoriale Garrincha edizioni.
Introduce Michele Pansini

Lunedì 19 maggio ore 18:00 – Open Factory – via del Castello 15
Piero Marrazzo presenta “Storia senza eroi”. In collaborazione con Uni3
Il racconto di come la vicenda privata di un uomo si trasforma in politica e diventa vicenda al servizio di un’intera comunità.
Con i saluti del Sindaco.
Modera Michele Pansini

Il programma dettagliato è consultabile qui https://comune.nichelino.to.it/2025/04/18/12-festa-del-libro-e-della-lettura-di-nichelino/

Città di Nichelino online:

Web www.comune.nichelino.to.it

Facebook https://www.facebook.com/Cittanichelino

Cristò Chiapparino alla Libreria Belgravia con “Penultime parole”

Nell’ambito del Salone del Libro OFF, domenica 18 maggio alle ore 17  il suo ultimo romanzo edito da Mondadori

Il libro “Penultime parole”(Mondadori, 2025) di Cristò Chiapparino verrà presentato in unica sede domenica 18 maggio alle ore 17 presso la Libreria Belgravia di via Vicoforte 14, a Torino, nell’ambito degli eventi del Salone del Libro OFF. L’incontro sarà moderato dal poeta Gian Giacomo Della Porta.

A margine del libro, abbiamo incontrato il suo autore, che ci ha svelato alcuni aspetti della sua esperienza professionale e umana.

“Ho fatto il libraio per più di vent’anni ma, da circa un anno, ho deciso di concentrarmi maggiormente su tutto ciò che riguarda più direttamente la scrittura – ha dichiarato Cristò- Quindi, principalmente, leggo, scrivo e cerco di portare l’esperienza maturata in questi anni di pubblicazioni in corsi di lettura e scrittura, due attività per me indivisibili, per ragazzi e per adulti”.

“In me è presente anche l’amore per la musica, che nasce contemporaneamente a quello per la scrittura – continua Cristò – La composizione musicale e la letteratura sono due linguaggi diversi che sicuramente possono influenzarsi a vicenda, persino compenetrarsi, ma che tengo in qualche modo separati. Non è un caso, forse, se tendo a scrivere musica senza parole, non canzoni, ma brani strumentali. Sin da bambino ho amato molto la lettura e iniziato i miei primi esperimenti di scrittura con brevi racconti. Poi, crescendo, è arrivata la consapevolezza che per scrivere cose belle come quelle che amavo leggere, sarebbero stati necessari studio e metodo. È stato, quindi, nel periodo degli ultimi anni di liceo che ho iniziato a fare sul serio”.

“Penso che ogni scrittore abbia due temi principali, gli stessi per tutti: l’amore e la morte – sostiene Cristò – Credo sinceramente che qualsiasi romanzo, poesia, pagina di diario o lista della spesa, in fondo, sia un tentativo di risolvere questi due temi. Non ho ancora trovato un testo che smentisca questa mia convinzione”.

“La mia ultima fatica letteraria, ‘Penultime parole’, edito da Mondadori, parte principalmente da una riflessione personale sul cosiddetto rapporto tra uomo e natura. Credo che in realtà questo rapporto non esista se non sottoforma di rapporto di appartenenza: l’essere umano è una delle specie animali che popolano il pianeta e pertanto fa parte della natura. Parlare di un rapporto, invece, implicherebbe una supposta superiorità dataci dall’uso che facciamo del linguaggio. In ‘Penultime parole’ ho provato a smontare l’illusione di questa di differenza”.

“Quest’anno vengo al Salone del Libro OFF, presso la Libreria Belgravia di Torino, a presentare il libro in un’unica data – conclude l’autore – Frequento il Salone del Libro regolarmente da più di vent’anni. Ne ho visto tutte le trasformazioni e ho imparato a conoscerne i riti. Ormai per me è un appuntamento imperdibile anche solo per il fatto che mi consente di incontrare molti amici sparsi per l’Italia e che amano le stesse cose che amo io”.

Mara Martellotta

Nsango ya Africa. Messaggi dall’Africa

Presentazione del libro edito da Il Pennino, di Alberto Scafella 21 maggio 2025 Ore 21,00 Libreria Comunardi Via San Francesco da Paola 6, Torino

Mercoledì 21 maggio preso la libreria Comunardi a Torino sarà presentato il libro di Alberto Scafella da Salvatore Attanasio padre dell’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso in Repubblica Democratica del Congo il 22 febbraio di quattro anni fa, Rocco Curcio legale di Salvatore Attanasio e Dino Aloi editore. Attraverso queste pagine, l’autore ci guida in un viaggio profondo e crudo, dove la morte e la vita si sfiorano, dove la sofferenza si mescola alla felicità più pura. È un racconto di contrasti, di atrocità spietate che si scontranocon la bontà più disarmante delle
persone, di corruzione e crudeltà che trovano il loro opposto nella sincerità e nell’amicizia autentica. Alberto Scafella, con incarico diplomatico di addetto militare in Angola con accreditamenti per il Gabon, la Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica del Congo, ha collaborato direttamente per alcuni anni con l’Ambasciatore Luca Attanasio. Da questo incontro è nata una profonda amicizia durata sino all’omicidio di Luca nel 2021. Da anni, insieme a Salvatore Attanasio, Scafella è alla ricerca della verità per trovare le responsabilità di quanto accaduto. Nel libro un capitolo è dedicato all’ambasciatore. Nel volume l’autore rievoca la sua esperienza di addetto militare a cavallo tra ricordi personali e accadimenti di cronaca con un ragionamento geopolitico importante relativo a una zona del mondo poco osservata anche dalla stampa internazionale. A seguire un brano dall’intoduzione dell’autore.
Questo racconto vuole testimoniare un periodo di vita eccezionale e irripetibile. Un’esperienza che tocca argomenti di ogni genere ma soprattutto che cerca di descrivere le sensazioni uniche di una esistenza reale dove la morte, la vita, la sofferenza, la felicità, le atrocità più crude e la bontà delle persone, si intrecciano e creano  delle contraddizioni continue che rivelano la reale verità dell’essenza della vita in luoghi dove la vita è vissuta giorno per giorno e dove non ci si preoccupa di quello che succederà domani perchè “bisogna sopravvivere
oggi”. Una grande storia Africana dove ogni minuto del giorno ha un significato, dove le piccole cose, che possono sembrare per noi insignificanti, acquistano un valore immenso. Dove l’amicizia, la sincerità e il rispetto per gli altri si contrappone alla crudeltà, all’invidia, alla corruzione e alla morte.

Alberto Scafella
Nsango ya Africa- Messaggi dall’Africa
Edizioni Il Pennino
Pagine 120

Alberto Scafella
Alberto Scafella nasce a Civitavecchia nel giugno 1965. Dopo il Liceo, Alberto ha abbracciato la carriera militare, frequentando i principali Istituti di formazione (Accademia militare, Scuola di Applicazione, Scuola di Guerra, Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze). Laureato sia in Scienze Politiche che in Scienze Strategiche ed ha conseguito i Masters di II livello sia in Politica Internazionale Diplomatica, che in Scienze Strategiche. È pilota di elicotteri con le pregiatissime abilitazioni al volo in montagna, volo notturno e volo tattico. Entrato nei ruoli dirigenziali ed impiegato presso le Ambasciate nazionali nell’Africa centrale, ha ricoperto l’incarico diplomatico di Addetto Militare per la Difesa in Angola con accreditamenti per il Gabon, la Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica del Congo, nazione, quest’ultima, che gli ha tributato la prestigiosa Medaglia di Ufficiale al merito della Repubblica. Parla fluentemente la lingua portoghese, inglese e francese, nonché la lingua “lingala” dell’antico regno del Congo, che viene parlata negli attuali due stati del Congo e nell’Angola. Collabora da oltre venti anni, come grafico vignettista, con la rivista online “Analisi Difesa” sulla quale ha anche pubblicato svariati articoli di valenza tecnica e storica.

Informazioni
Il Pennino
3356869241
info@ilpenninodinoaloi.it

Il seggio del peccato, l’ultimo libro di Travaglini, il 6 maggio alla Feltrinelli di piazza CLN a Torino

Martedì 6 maggio, alle 18.00, presso la libreria Feltrinelli di piazza CLN a Torino verrà presentato Il seggio del peccato, l’ultimo libro di Marco Travaglini. Con l’autore dialogherà l’archeologa e consigliera regionale del Piemonte, Laura Pompeo. “Non erano anni facili da nessuna parte e il Canavese non faceva differenza”, scrive Travaglini in uno dei racconti che compongono il  libro. “Erano persino aumentate, e di molto, le rivalità tra gli abitanti dei vari paesi. Per uno di Foglizzo, paese dei mangia rane (ij cagaverd) era dura andar d’accordo con quelli di San Giusto Canavese, che chiamavano, poco amichevolmente, ij singher, gli zingari. E ij biàuta-gambe, i dondola-gambe, cioe i fannulloni di Rivarolo, ironizzavano – ricambiati con gli interessi – sui gavasson di Ozegna, simulando i colli ingrossati dalla tiroide. Un certo rispetto se l’erano guadagnati quelli di Rivara, ij strassapapé, gli straccia carte. Parevano, agli occhi di molti, persone ben fornite degli attributi giusti grazie a una lontana leggenda secondo la quale nel ‘500, durante la stesura di un atto notarile, un cittadino strappò un documento dalle mani del notaio e lo distrusse davanti a una piccola folla. L’avido notaio aveva la pessima, e per lui redditizia, abitudine di riportare cifre maggiorate in favore dei suoi conti, ingannando i poveri contadini, spesso analfabeti e incapaci a far di conto. Una storia, come tante altre, che veniva raccontata e tramandata da quelli di Favria, ij tajastrass, quelli che ti tagliavano i vestiti addosso, facendosi allegramente i fatti altrui”. Il seggio del peccato. Vite e dicerie di strapaese tra laghi, monti e vigne  è un viaggio in lungo e in largo per il Piemonte, dalle valli al confine con la Svizzera ai laghi, dal Canavese fino a Torino, un caleidoscopio di mondi, tradizioni, ricette e rivalità tra paesi, come ad esempio abbiamo letto nel brano sopra riportato. Un volume al tempo stesso delicato e profondo che ci rimanda a quel mondo piccolo ma non minore col quale l’autore ha sempre voluto convivere, assimilandone i problemi, le speranze, le gioie e i dolori, con particolare attenzione alla storia passata, a tempi meno facili ma più ricchi di semplicità, di saggezza antica, di umanità.

Il libro:
Titolo: Il seggio del peccato. Vite e dicerie di strapaese tra laghi, monti e vigne

Autore: Marco Travaglini

(€ 15,00 – pag. 144)

L’autore

Marco Travaglini, classe 1957, originario di Baveno, sul lago Maggiore, vive a Torino, dove ha lavorato al Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio Regionale del Piemonte. Giornalista pubblicista dal 1982, ha scritto per i quotidiani L’UnitàLa Prealpina e Il Riformista. Collabora con il settimanale Eco Risveglio, la rivista Le Rive e numerosi periodici e pubblicazioni online di associazioni e testate giornalistiche. Autore di narrativa e saggistica, fa parte del GISM, il gruppo italiano scrittori di montagna. Dal 2005 al 2010 ha ricoperto la carica di consigliere regionale del Piemonte. Con Infinito edizioni ha pubblicato Bosnia, l’Europa di mezzo (2015). 

Per informazioni:
Infinito edizioni: 059/573079 – 
331/2182322

La rassegna dei libri del mese

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Maggio è il mese del Salone del Libro ma, in attesa dei resoconti da Torino, ecco alcuni suggerimenti che riguardano le novità in libreria del mese.

Il Libro del Mese – La Scelta dei Lettori

Il libro più discusso nel gruppo Un Libro Tira L’Altro Ovvero Il Passaparola Dei Libri nel mese di aprile è stato Se I Gatti Potessero Parlare l’atipico e divertente giallo di Piergiorgio Pulixi, definito scorrevole e avvincente.

 

La Piccola Bottega Delle Erbe di Francesca Costenaro (La Ragazza Dell’Altalena), edito da Giunti Editore, un romanzo sentimentale di ambientazione storica, alla ricerca di verità nascoste tra le pieghe del passato.

 

Torna in libreria Roberto Saviano che in L’Amore Mio Non Muore (Einaudi) racconta una drammatica e struggente storia vera, quella di Rossella Casini e della sua convinta e solitaria battaglia contro la criminalità organizzata.

 

Il Mio Nome E’ Emilia Del Valle (Feltrinelli) di Isabel Allende, una storia di amore e guerra, di scoperta e redenzione, raccontata da una giovane donna coraggiosa che affronta sfide monumentali, sopravvive e si dà un nuovo scopo nella vita.

 

 

Consigli per gli acquisti

 Questa è la rubrica nella quale diamo spazio agli scrittori emergenti, agli editori indipendenti e ai prodotti editoriali che rimangono fuori dal circuito della grande distribuzione.

Il Mondo Di Giulia di Maria Teresa Necchi (Sanmartino, 2024) un Fantasy Empatico che pone l’attenzione sui valori dell’animo umano e sulla società contemporanea; È disponibile in libreria e online Amore Negli Stati Vaticani di Diomede Milillo (Il Seme Bianco Editrice, 2025), un romanzo che immerge il lettore nel clima del primo Risorgimento e intreccia passioni personali con tensioni politiche.

 

 

Incontri con gli autori

Sul nostro sito potete leggere le interviste agli scrittori del momento: questo mese abbiamo scambiato due chiacchiere con Cristina CaboniAndrea Costa e Francesca Costenaro.

 

Per rimanere aggiornati su novità e curiosità dal mondo dei libri, venite a trovarci sul sito www.ilpassaparoladeilibri.it

“Disagi e Disturbi Mentali: Viaggio nella Psichiatria tra Umanità e Controversie”

  
Dopo cinque anni, il Dott. Pino Luciano torna sugli scaffali con “Disagi e disturbi mentali ieri, oggi e domani” (Franco Angeli Editore), un saggio lucido e appassionato che ripercorre l’evoluzione della legislazione psichiatrica italiana e il suo impatto sulla società.
Al centro del libro, la storica Legge 180 del 1978, che sancì la chiusura dei manicomi, rivoluzionando il trattamento dei disturbi mentali e ponendo l’Italia all’avanguardia nella tutela dei diritti umani. Un cambiamento profondo, che il Presidente della Repubblica ha definito “una svolta di civiltà”.
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Dottor Luciano, perché la Legge 180 è considerata così rivoluzionaria?

Perché ha cambiato radicalmente il nostro approccio verso le persone con disturbi mentali. Fino a quel momento, bastava un comportamento considerato “anormale” per finire in manicomio, spesso per tutta la vita. La legge ha messo fine a questa pratica, chiudendo le strutture e promuovendo cure più umane, fondate sulla prevenzione e sul reinserimento sociale. È stato un cambiamento epocale, che ha visto l’Italia tra i pionieri in questo campo.

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È stata una svolta solo italiana?
No, la questione dei diritti umani è globale, ma l’Italia è stata tra le prime a intraprendere questo percorso. Dopo la Seconda guerra mondiale, il mondo intero ha iniziato a riflettere sui diritti umani, specialmente dopo gli orrori del nazifascismo. La Legge 180 è figlia di questo risveglio culturale e civile. È stata una mossa in anticipo sui tempi, che ha portato l’Italia a un nuovo standard di civiltà, come ha sottolineato anche il Presidente della Repubblica nel recente anniversario della legge.
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Cosa c’era prima della Legge 180?

Gli ospedali psichiatrici erano luoghi di segregazione e degradazione, più che di cura e riabilitazione. La psichiatria somigliava più a una punizione che a un trattamento. I manicomi non erano spazi di guarigione, ma di isolamento. Le persone venivano internate, legate, private di ogni diritto. Era facile finire in una sezione chiamata “furia” solo per aver espresso disagio o rabbia.

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E la medicina, cosa faceva?
All’inizio, poco o nulla. La psichiatria veniva spesso utilizzata come una giustificazione per l’emarginazione. Si finiva internati per “pubblico scandalo”: bastava vivere sotto un portico o comportarsi in modo considerato inaccettabile. Era uno stigma sociale, non una diagnosi clinica.
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Quando si è iniziato a cambiare davvero?
I primi segnali di cambiamento sono arrivati nel 1968, con l’introduzione del ricovero volontario. Ma la vera svolta è arrivata nel 1978, con la Legge 180: da quel momento, il termine “internamento” è stato sostituito con concetti come cura, prevenzione e servizi territoriali integrati nel Sistema Sanitario Nazionale.
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Un cambiamento sanitario o anche culturale?
Profondamente culturale. La Legge 180 ha trasformato la concezione stessa di malattia mentale, spostando l’attenzione dalla “devianza” alla persona. È stato il primo passo verso una psichiatria che vede la fragilità umana e non solo la patologia. Da allora, sono nati servizi sociali, centri di salute mentale e percorsi riabilitativi che mettono al centro la persona e non la sua malattia.
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E oggi? C’è ancora qualcosa da fare?
Molto. Le malattie mentali non sono solo il risultato di fattori genetici, ma anche di fattori psicopatogeni legati alla cultura, alla società e alle relazioni familiari, scolastiche e lavorative. La prevenzione primaria dovrebbe intervenire su questi fattori sociali e culturali, ma i servizi di salute mentale attivati dalla Legge 180 fanno ancora molto poco in questo senso. Inoltre, la prevenzione secondaria, che consiste nella diagnosi e cura precoce, è insufficiente. Lo stesso vale per la prevenzione terziaria, che cerca di evitare le ricadute nei pazienti che hanno recuperato lo stato di salute mentale.

Quali sono, secondo lei, gli aspetti più critici di questa legge?
La nuova legislazione ha mantenuto alcuni aspetti segregativi della psichiatria, come il TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio). L’imposizione forzata non è mai la soluzione ideale. È fondamentale instaurare una connessione con il paziente, piuttosto che ricorrere al trattamento coattivo, che può portare a problemi gravi, talvolta violenti. Se si riesce a mantenere un buon rapporto, il paziente si presenterà volontariamente per i controlli. Il punto cruciale è l’alleanza terapeutica: non è sempre facile, ma è essenziale per il percorso di cura. Questi pazienti non sono pericolosi, e la perdita della loro libertà è un’ingiustizia rispetto alla loro reale condizione. Inoltre, c’è una dimensione ideologica che non può essere ignorata: l’introduzione della comunità terapeutica. Spesso viene vista come un “nuovo manicomio”, ma la vera differenza sta nel fatto che nella comunità terapeutica le persone non solo ricevono supporto, ma partecipano attivamente alla gestione della struttura. Si confrontano, litigano e imparano a gestire la loro conflittualità. Quando abbiamo trasformato il nostro reparto in una comunità terapeutica, seguendo le raccomandazioni dell’ONU, non è stato facile. Ci voleva un piano d’azione concreto, con obiettivi chiari, risorse adeguate e tempi definiti. Come diceva Antoine de Saint-Exupéry, “senza un piano, gli obiettivi rimangono semplici desideri”. Il problema è che ogni regione ha interpretato la legge a modo suo, senza una visione unitaria.
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E l’aspetto positivo della legge?
Innegabilmente, la Legge 180 ha restituito la libertà a migliaia di persone che un tempo erano segregate negli ospedali psichiatrici. A Torino, negli anni ’70 e ’80, quando l’immigrazione si era fermata, molti cittadini si sono mostrati disposti ad accogliere coloro che erano stati confinati in queste strutture. È stato un segno di grande apertura sociale.
C’è stata una crescente attenzione verso la psicologia e l’analisi introspettiva.
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La salute mentale è diventata una priorità. Alla luce della sua esperienza, cosa ne pensa?
È sicuramente una cosa positiva. Tuttavia, l’introspezione fatta da soli, senza un supporto esterno, può risultare difficile. Spesso non siamo in grado di cogliere la profondità della nostra sofferenza senza una prospettiva esterna. È importante avere uno sguardo oggettivo, che non provenga solo dal digitale o dai social, ma da una figura competente come uno psicoterapeuta. L’approccio psicologico è positivo, ma bisogna capire come le persone vengano effettivamente supportate in questo processo. Spesso, ciò che sembra una “scoperta di sé” può rivelarsi l’appropriazione di un’identità falsa, quella che la società o lo stesso terapeuta ci impongono. In realtà, lo psicoterapeuta non è una guida, ma un osservatore che aiuta il paziente a intraprendere il proprio cammino.
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Esiste un modo per arrivare alla vera conoscenza di sé?
Per arrivare alla vera conoscenza di sé, è necessaria una forte motivazione. Si tratta di un cammino che, spesso, richiede di affrontare aspetti dolorosi e difficili di noi stessi. È fondamentale avere un professionista che ci aiuti a superare questi ostacoli. Ma lo psicoterapeuta non deve essere troppo direttivo; deve essere una figura con cui “contrattare” insieme, per trovare la via migliore nel processo di autoconoscenza.
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VALERIA ROMBOLA’

“Default”, intenso thriller di Galardo al confine tra verità e illusione

informazione promozionale

Francesco Galardo, dottore commercialista, economista e professional partner Sole24Ore ci porta nel cuore di una crisi finanziaria globale con il suo thriller Default, un romanzo che fonde abilmente realtà economica, tensione psicologica e una profonda riflessione sul confine tra verità e illusione. 

.Per la prima volta, ilTorinese si avventura nella recensione di un thriller economico, un genere che, mai come oggi, si fa attuale e necessario per comprendere le dinamiche che agitano la scena internazionale. E lo fa con Default, l’ultimo romanzo di Francesco Galardo, un’opera che coniuga tensione narrativa e analisi lucida dei meccanismi del potere e dell’economia globale. Un libro che, siamo certi, incuriosirà e coinvolgerà i nostri lettori.

Galardo costruisce una trama intensa, con un ritmo serrato e una tensione in costante crescita. Il romanzo alterna momenti di profonda introspezione a scene d’azione mozzafiato, immergendo il lettore in un vortice di suspense che non concede tregua. La narrazione si articola su più livelli: da un lato il collasso economico globale, descritto con una precisione tecnica sorprendente ma accessibile; dall’altro, la dimensione psicologica e personale del protagonista Giovanni Santoro, un personaggio magnetico, sospeso tra genialità e paranoia. Ogni figura che si muove all’interno del romanzo è tratteggiata con cura, dai freddi funzionari della CIA alle élite del potere internazionale, fino alla misteriosa Sarah Foster, agente dal passato tormentato che rappresenta il perfetto contrappunto all’intelligenza inquieta di Santoro.
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Uno degli aspetti più riusciti di Default è il continuo gioco tra realtà e percezione. Galardo spinge il lettore a dubitare di tutto, perfino del protagonista. L’intera vicenda si sviluppa come un raffinato enigma, in cui ogni certezza può rivelarsi un’illusione, ogni verità un inganno. Lo slittamento della realtà viene reso credibile da una scrittura evocativa e tagliente, capace di sondare i labirinti della mente umana senza perdere mai la presa sulla trama.

Lo stile di Galardo è al tempo stesso ricco e scorrevole: alterna descrizioni dettagliate e suggestive a dialoghi serrati e funzionali, mantenendo sempre alta l’attenzione. La tensione cresce con metodo, capitolo dopo capitolo, e ogni svolta aggiunge un tassello a un puzzle narrativo sempre più avvincente. La componente economico-finanziaria, così come quella legata alla cybersecurity, è ben dosata: la terminologia tecnica non risulta mai ostica, anzi, arricchisce il contesto con realismo e profondità. L’equilibrio tra azione e introspezione è perfetto, rendendo il libro difficile da abbandonare una volta iniziato.
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Più che una semplice storia di crisi economica, Default è un viaggio vertiginoso nei meccanismi segreti del potere e nei recessi più oscuri della mente. Con una prosa affilata, personaggi memorabili e un intreccio che sfida continuamente la percezione, Francesco Galardo ci regala un thriller maturo e coinvolgente, capace di intrattenere e far riflettere al tempo stesso. Un romanzo consigliato a chi ama le storie ad alta tensione, i racconti che mettono in discussione la realtà e quelle narrazioni capaci di unire critica sociale e puro intrattenimento. Un esordio di grande forza nel mondo del thriller economico, che merita tutta l’attenzione dei lettori.

www.francescogalardoautore.it

 

L’autore sarà presente al Salone del Libro di Torino il 16 e 17 maggio presso lo Stand Homo Scrivens 

 

LINK UTILI

“DEFAULT” di Francesco Galardo: un thriller avvincente da leggere – Giornale della Cultura

 

“Default” di Francesco Galardo – Navigando Parole – Soluzioni per Scrittori

“Default” di Francesco Galardo: quando la finzione diventa realtà

Default di Francesco Galardo, recensione del libro

Abracabook | Book Party, il format nato alla Scuola Holden con Francesca Manfredi

In un’epoca fatta di notifiche, velocità e distrazioni continue, ritagliarsi un’ora di silenzio condiviso per leggere un libro è un gesto che ha qualcosa di poetico. E anche di profondamente politico. È questo lo spirito di Abracabook | Book Party, il format nato alla Scuola Holden, che in questo aprile ha riempito ancora una volta la sala grande del Circolo dei lettori a Torino, in compagnia della scrittrice Francesca Manfredi.

Il concept è semplice quanto potente: ciascunə porta il proprio libro, si siede su un cuscino colorato e legge, in silenzio, per circa un’ora. Poi si chiudono i libri e si apre un momento di dialogo libero e orizzontale, senza palchi, né scalette. Solo parole che nascono dall’ascolto.

Non solo un evento, ma un manifesto culturale

Da Manhattan al cuore delle città italiane

In un tempo che corre veloce, c’è chi sceglie di fermarsi. A Manhattan lo fanno nei Reading Rhythms, leggendo in silenzio tra sconosciuti. A Torino, succede nella sala grande del Circolo dei Lettori, tra cuscini colorati, libri aperti e parole condivise. Qui, grazie ad Abracabook, leggere insieme è diventato un gesto di comunità. E di controcorrenza dolce.

Ma di cosa stiamo parlando esattamente?

Per chi ancora non ne fosse a conoscenza, nel 2012 negli Usa nacquero i Silent Book Club come risposta alla iperconnessione. A Manhattan in particolare, con Reading Rhythms, il format è esploso nel 2023.

In questo ritorno all’essenziale e al piacere della lentezza e confronto letterario con dialogo e pagine da sfogliare, Abracabook ha molte affinità con l’esperienza americana appena citata.

Ma un tocco italiano viene aggiunto: la presenza di autori affermati o emergenti, resa possibile dalla Scuola Holden, storica fucina di narratori fondata da Alessandro Baricco.

Ma cos’è davvero Abracabook?

La nostra redazione, con l’inviata Cristina Taverniti, l’ha domandato direttamente ai suoi organizzatori, in particolare a Lorenzo Carnielo, project manager del progetto e anima dei book party, e a Francesca Manfredi, ospite dell’ultima edizione.

Book Party: quando leggere insieme diventa un atto rivoluzionario

Crediamo che, in un mondo sempre più frenetico e iperconnesso, fermarsi per aprire un libro sia un gesto rivoluzionario. La vera identità di Abracabook — come spesso accade quando c’è di mezzo un’urgenza collettiva — è venuta fuori agendo: abbiamo organizzato il primo book party e poi, un po’ alla volta, abbiamo definito il format. È tra un evento e l’altro, ascoltando, che ci siamo resi conto del cuore della faccenda: quanto sia fondamentale costruire e presidiare spazi offline, lenti, non performativi, dove ritagliarsi del tempo per leggere.”

Non solo lentezza: anche libertà, accessibilità, orizzontalità. “Un altro valore per noi fondamentale è l’assenza di gerarchie intellettuali”, aggiungono. “Senza nulla togliere ai contesti accademici, che in Italia sono forti e necessari, è importante avere spazi più informali dove confrontarsi sulla letteratura. Non a caso siamo tuttə sedutə per terra, su cuscini colorati: partecipanti e ospiti.”

Il legame con gli eventi americani e i tre desideri

Come già introdotto, Abracabook ha molte affinità con esperienze nate negli Stati Uniti negli ultimi anni. In particolare, con i Silent Book Club, nati nel 2012 a San Francisco, e con Reading Rhythms, incontri che ci hanno fatto sognare e desiderare anche oltreoceano.

Sì, quei movimenti sono stati per noi una grande ispirazione”, confermano gli organizzatori. “C’è un bisogno collettivo di spazi come questi, e stanno germogliando in tutto il mondo. Per noi è bellissimo, perché vuol dire che l’intuizione è giusta.”

C’è un tratto comune: la voglia di rallentare, di leggere insieme ma senza vincoli. Tuttavia, Abracabook si distingue per tre desideri unici o meglio tre regole non scritte:

  • Porta il libro che vuoi – dal classico al manga.

  • Nessun esperto in cattedra – l’ospite è una guida, non un professore.

  • Vietato vergognarsi – «Una volta una ragazza ha detto: “Non leggo da anni”. Eravamo tutti lì per lei» ricorda Carnielo.


“Per dirla in breve: ad Abracabook puoi chiacchierare con il tuo scrittore o la tua scrittrice preferitə, trovandolə sedutə sul cuscino davanti al tuo. Come se fossi con un amico al bar.”

Il Circolo dei lettori: cuore culturale a Torino e casa perfetta per Abracabook

Ospitare un evento come Abracabook | Book Party al Circolo dei lettori a Torino non è solo una scelta logistica: è una dichiarazione d’intenti.

Questo luogo, che si affaccia con elegante discrezione da Palazzo Graneri della Roccia, è molto più che uno spazio per la cultura.

È un simbolo della città, uno di quei rari luoghi capaci di far sentire chiunque – lettrici e lettori forti, ma anche semplici curiosi – parte di qualcosa.

Fondato a Torino nel 2006, progetto della Fondazione Circolo dei lettori, il Circolo (che oggi ha sedi anche a Novara e Verbania) è diventato negli anni un punto di riferimento imprescindibile per la vita culturale torinese. Accoglie ogni mese decine e decine di eventi – incontri con autori, festival, gruppi di lettura, cicli tematici, approfondimenti sul romanzo, la non fiction, pensieri sul presente e il mondo di oggi–diventando un rifugio per chi ama le parole ma anche per chi cerca ispirazione, confronto, bellezza.

La sua forza sta nella capacità di aprirsi: non è mai stato un luogo chiuso o elitario, ma una casa condivisa. È amato dai torinesi – e non solo da chi legge molto – proprio perché è accogliente, inclusivo, attraversabile. C’è chi entra per una chiacchiera, chi per un tè, chi per ascoltare, chi per raccontare. È uno spazio vivo, intergenerazionale, che ha saputo conquistarsi un posto speciale nel cuore della città.

Ecco perché l’incontro tra Abracabook e il Circolo è stato così naturale.

Il Book Party nell’era moderna in Italia

Chi partecipa ad Abracabook? Non solo lettori forti.

C’è chiunque. Ci sono lettorə compulsivə, persone che leggono per lavoro, ma anche chi ha ripreso in mano un libro dopo anni. Ci sono studentə, pensionatə, genitori, artistə, lavoratorə. Persone di tutte le età. La cosa più bella è che si crea un clima che permette a chiunque di sentirsi a suo agio. All’ultimo book party una persona ci ha detto ‘sembra di leggere mettendo più a fuoco le cose’. È bellissimo, ed è intergenerazionale.” Ci confermano i membri dell’organizzazione.

Chi partecipa porta con sé un libro, una storia, un punto di vista. C’è chi si porta il libro che sta leggendo, chi deve leggere per lavoro e lo fa con noi. L’autore o l’autrice che modera non ha il ruolo di esperto, ma di guida empatica. Perché di palchi ce ne sono tantissimi, soprattutto nella cultura; di luoghi orizzontali, non performativi, dove esprimersi secondo le proprie possibilità, no. E vanno costruiti.”

Un riferimento viene anche da un video virale in cui il poeta Edoardo Prati difendeva la libertà di leggere Dante “alla TikTok”:

Continuare a credere in una Cultura con la C maiuscola, con qualcuno degno di parlarne e qualcuno no, fa solo male alla cultura stessa. Ecco: noi aggiungiamo che tuttə devono anche avere il diritto di parlarne, di quell’emozione.”

E se dovessimo descrivere Abracabook in breve?

Un movimento culturale di Scuola Holden che crede nel potere rivoluzionario di pochi gesti semplicissimi: fermarsi, aprire un libro, leggerlo e parlarne.”

Ecco cosa è accaduto il 5 aprile a Torino. E cosa accadrà ancora a Torino e in Italia.

CRISTINA TAVERNITI