Il libro di Silvia Cavallo dedicato ai più piccoli affronta, attraverso la storia di Luna, un tema delicato e complesso.
“Mamma quando scrivi un libro tutto per noi?”. E’ così che è nata l’dea di creare un libro unico e speciale che parlasse ai bambini di un argomento molto delicato come le emozioni.
Silvia Cavallo, appassionata di scrittura da sempre, ha coronato il suo sogno e quello delle sue figlie scrivendo un libro che, attraverso una fiaba, spiega e illustra, in coppia con Monica Blunda e le sue bellissime immagini, quel mondo articolato e profondo fatto di stati mentali e fisici non sempre di facilecomprensione e gestione. Il ruolo delle emozioni infatti, sia nella sfera privata che in quella sociale, rappresenta un tema complesso e intimo; talvolta, purtroppo, viene suggerito ai bambini, consapevolmente o inconsapevolmente, di reprimerlee questo può risultare controproducente, tutte le emozioni in realtà, sono fondamentali per maturare, passo dopo passo, consapevolezza ed equilibrio.
Questo è il prezioso messaggio racchiuso nell’ultimo libro della scrittrice torinese, già autrice dei romanzi (Bestseller Amazon) “Chiedimi se sono felice” e “C’è il sole, fuori”.
“L’arcobaleno delle emozioni” (Edizioni Effetto, dicembre 2020) è la storia di Luna, piccola e dolcissima abitante dell’isola di Gioia dove tutti vivono serenamente fino al giorno in cui l’enorme re del buio arriva ad avvolgere le cose e le personerendendole tristi. Da quel giorno Luna e il suo inseparabile uccellino Nanù partono per un viaggio emozionante, decisi a riportare la luce e la gioia sulla loro isola. In questo viaggio fantastico e avventuroso incontreranno le emozioni e i colori che le identificano. Riusciranno, con l’aiuto di simpatici e buffi compagni d’avventura, a portare a termine la loro missione?
Il messaggio, attuale e autentico, ribadisce come tutte le emozioni, non solo quelle “positive”, sono fondamentali poichèse vissute, elaborate, riconosciute e superate, permettono a grandi e piccini di sconfiggere il buio e far tornare un arcobaleno di luce e gioia.
“Un’emozione espressa”, spiega l’autrice, “se riconosciuta ed accettata come tale, è spesso un punto di forza, più che di debolezza. Non a caso, ne “L’arcobaleno delle emozioni” un ruolo fondamentale viene dato alla lacrima, da sempre ritenuta simbolo di fragilità, ma che in realtà può portare a ritrovare l’equilibrio con se stessi e con gli altri.”
Maria La Barbera
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Tutto ha inizio nella dimora della famiglia Casadio che per due secoli abiterà in un casale a Stellata, vicino al Po. E’ una famiglia contadina, di quelle che lavorano sodo e grondano fatica, ma ha qualcosa in più …di quasi magico.
L’autore 56enne è un mostro sacro della letteratura islandese e uno degli autori di punta della casa editrice Iperborea, che oggi lo pubblica in Italia; ma nel suo paese questo libro è stato dato alle stampe nel 2003.
E’ una deliziosa piccola chicca questo libriccino che ha come sottotitolo “piccolo alfabeto del silenzio” dello scrittore ed esploratore curioso che ci introduce nelle case abbandonate delle quali riesce a cogliere i misteri.
Quello che il libro precedente ci dice a parole, lo vediamo in tutto il suo misterioso fascino nelle magnifiche immagini del fotografo parigino Thomas Jorion, che della scoperta delle dimore lasciate all’incuria del tempo e della solitudine ha fatto la cifra stilistica della sua arte.

Ricalca dunque l’autobiografia la vicenda della protagonista Daisy, affermata commediografa 60enne. E’ stata sposata due volte e non è andata per niente bene.
L’idea del titolo è semplicemente geniale perché allude non solo alla coppia formata dalla scrittrice e giornalista italiana Simona Siri e dal marito americano Dan Gerstein, ma in senso più ampio alle diversità tra due culture e due paesi divisi dall’oceano.
La scrittrice francese che ci aveva toccato il cuore con “Riparare i viventi” (sulla donazione degli organi), ora ci regala un romanzo di formazione che ha per sfondo il mondo dell’arte.
Come recita il sottotitolo questo libro è un viaggio nella storia d’Europa, perché oggi transitiamo sulle orme di chi ci ha preceduti nei secoli vicini e in quelli più lontani. Lo scrittore e giornalista olandese ha composto un affascinante iter, tra racconto, diario di viaggio e puntigliosa ricerca storica.
E al centro il volto simpaticamente pacioso e mite di Bruno al bancone di macelleria del suo market. E poi i sorrisi coinvolgenti della signora Graziella, dei farmacisti Lucia e Paolo e dei gastronomi Rosanna e Francesco. Tutti stringono in mano, e ben in vista, un libro. Non influencer di grido. Ma semplicissimi cittadini, donne e uomini, di Monforte d’Alba. Sono loro, e con loro tanti altri, i promoter della campagna di crowdfunding promossa, fino a giovedì 4 febbraio, dalla “Fondazione Bottari Lattes” (nata nel 2009 a Monforte d’Alba per volontà di Caterina Bottari Lattes) al fine di realizzare la nuova piattaforma digitale vivolibro.it che collega in un’unica rete studenti e insegnanti, principalmente delle scuole elementari di Piemonte e Liguria, attraverso progetti dedicati al confronto con i grandi testi della letteratura per l’infanzia messi in gioco fra lettura, teatro, canto ed arti visive. La piattaforma “é uno spazio digitale – affermano i responsabili – capace di raccogliere competenze e processi, tessere relazioni fra scuole, territori e enti culturali, promuovere la lettura come mezzo di inclusione culturale e sociale. E’ uno strumento di dialogo a servizio della scuola, degli enti culturali, degli operatori didattici, delle Istituzioni del territorio, delle famiglie e di tutti coloro che credono nella lettura quale atto di crescita”. Due le principali sezioni in cui si articola: “Narrazioni” e “Laboratori”.
La prima mette a sistema i contenuti di dieci anni di “Vivolibro”, un progetto corale della “Fondazione Bottari Lattes” che ha saputo nelle sue cinque edizioni biennali (a partire dal 2011) portare a Monforte d’Alba, nel cuore delle terre patrimonio Unesco, oltre diecimila studenti, insegnanti e operatori didattici, mettendoli in relazione – fra spettacoli, reading e laboratori didattici – con i grandi classici della letteratura per ragazzi. La sezione “Laboratori”, dà invece voce alle progettualità di approccio alla lettura e alla letteratura, con particolare attenzione all’evoluzione delle pratiche di analisi del testo scritto, per fornire a studenti, insegnanti e a coloro che operano nella didattica uno strumento accessibile e aggiornato.
“Fondazione CRC” in collaborazione con “Rete del Dono”.
L’omegnese Filippo Colombara, classe 1952, studioso di storia e cultura dei ceti popolari, ha indagato le vicende di questo “paese di mezzo” tra montagna, lago e collina con una interessante ricerca antropologica , mettendo in rilievo il patrimonio culturale che costituisce la coscienza del passato di una comunità che resiste alla perdita delle consuetudini, dell’oralità, delle tradizioni. Con “ Il sapere che resta. Memoria e comunità: Madonna del sasso tra Otto e Novecento”, edito dalla novarese Interlinea, Colombara – che è membro della Giunta esecutiva dell’Istituto Ernesto de Martino e del Comitato scientifico dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea nel Novarese e nel Verbano Cusio Ossola “Piero Fornara” – ha recuperato le memorie che resistono alla modernizzazione vertiginosa della società, fatte di conoscenze e buone pratiche, folklore, tradizioni e narrazioni. E’ la memoria degli uomini e delle donne dei borghi di Madonna del Sasso raccolta attraverso interviste orali e documentazione d’archivio, in una ricerca che rivela a un tempo presente inquieto “un capitale di saperi che è la sostanza di parte dell’identità locale trascorsa e il tramite interpretativo delle evoluzioni odierne”. Le vicende di contadini, migranti, scalpellini, streghe, partigiani si sommano a un bagaglio ricchissimo di tradizioni, leggende, filastrocche, inquietudini, speranze. In questa raccolta di testimonianze si incontrano storie di ” fisica” e stregoneria, di donne e uomini in grado di “segnare “ malattie o di preparare medicamenti naturali, dell’abilità nel taglio e nella lavorazione del granito, affrontando una vita dura, spesso di miseria ma che poteva riservare anche momenti di scoperta, stupore, meraviglia. Questo è il “sapere che resta”, un patrimonio culturale da non disperdere e da far conoscere. Filippo Colombara non è la prima volta che si cimenta con le storie di questa comunità cusiana, raccontata in passato nei libri “I paesi di Mezzo, storie e saperi popolari a Madonna del Sasso” (Istituto Ernesto de Martino) e “Pietre bianche: vita e lavoro nelle cave di granito del lago d’Orta” (Alberti, Verbania 2004) . Oltre a questi lavori lo studioso di storia e cultura dei ceti popolari ha indagato con le sue numerose pubblicazioni la storia del movimento operaio e della Resistenza pubblicando, fra l’altro, “La terra delle tre lune. Classi popolari nella prima metà del Novecento in un paese dell’alto Piemonte. Prato Sesia: storia orale e comunità” (Vangelista, Milano 1989), “Pippo Coppo. Conversazioni sulla guerra partigiana”(Fogli Sensibili,1995), “ Uomini di ferriera. Esperienze operaie alla Cobianchi di Omegna”(Alberti,2006),“Vesti la giubba di battaglia: miti, riti e simboli della guerra partigiana” (DeriveApprodi, Roma 2009), “Giorni di resistenza e libertà. Colloqui sulla vita, la morte, la guerra con tre uomini della Beltrami” (Istituto Ernesto de Martino,2015),“Raccontare l’impero: una storia orale della conquista d’Etiopia (1935-1941)” (Mimesis, Udine-Milano 2019).
Il 21 gennaio



Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
La Grandes racconta il clima di paura e silenzi di una nazione oppressa, lo fa attraverso la malattia mentale, la vita negli ospedali psichiatrici e mette in campo 3 voci narranti.
Per chi si appassiona alle saghe familiari ed ha amato “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, il libro da leggere è questo: seconda opera narrativa della talentuosa 34enne ragusana Costanza DiQuattro, direttrice artistica del teatro di famiglia Donnafugata, che già ci aveva dilettati con “La mia casa di Montalbano” nel 2019.
Jung Chang che abbiamo conosciuto attraverso l’autobiografico “Cigni selvatici” (nel 1991), ha ripetuto la magia con questa storia di donne, intrighi, amori e passioni nella Cina del 900.
Se siete affascinati dalla complicata e avvincente storia della Cina, vale la pena leggere anche il precedente libro dell’autrice, pubblicato nel 2015, che ritrae una delle donne più forti e potenti del paese asiatico.