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L’isola del libro

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RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Jean-Baptiste Andrea “Vegliare su di lei” -La nave di Teseo- euro 22,00

Jean-Baptiste Andrea è sceneggiatore e scrittore; al suo esordio nel 2017 con “Mia regina” era stato subito evidente il grande talento narrativo. La riconferma è arrivata con quest’ultimo romanzo che gli è valso il Premio Goncourt in Francia; tradotto in più di 20 paesi, 700.000 lettori conquistati al primo colpo, mentre il cinema lo sta opzionando. Chapeau.

Questa è la storia di un amore impossibile fin dall’inizio, che risorge e muore continuamente nella Liguria di inizi Novecento, tra un ragazzino nato povero e quasi nano e la giovane rampolla di una nobile famiglia. Mimo e Viola sono come due calamite che si attraggono e respingono; o come lei preferisce definire il loro legame «Siamo una sinfonia. E anche la musica ha bisogno di silenzi».

Quasi 500 pagine che sono anche uno spaccato della prima metà del 900 tra le due guerre mondiali. E i protagonisti del romanzo non lasciano certo indifferente il lettore. Michelangelo (detto Mimo) è poverissimo, ha una rara forma di nanismo, ma il gigantesco sogno di diventare scultore. Viola è una ragazza ricchissima e particolare: sensibile, ribelle, coraggiosa e, soprattutto, refrattaria alle regole e alle imposizioni dell’epoca.

Il romanzo racconta la carriera di Mimo e il suo legame indissolubile con la stravagante Viola che ruba i libri per poterli leggere, fa amicizia con un’orsa, si lancia dal tetto di casa e miracolosamente sopravvive. Finisce per accoltellare l’odioso e manesco marito……e non finisce qui….

 

 

Alison Espach “La magia dei momenti no” –Bollati Boringhieri- euro 19,00

Al centro di questo intrigante romanzo della giovane scrittrice americana Alison Espach c’è un malinteso iniziale che innesca la trama. Protagonista è Phoebe Stone, fresca di dolorosa separazione dal marito, morale a pezzi, vita distrutta e zero prospettive. Questo è il suo stato d’animo.

Phoebe si veste di tutto punto, arriva in un lussuoso albergo di Newport, nel Rhode Island, e si prepara a farla finita con la sua vita spezzata. Intanto, nell’hotel fervono i preparativi per il matrimonio tra la ricca e viziata ereditiera Lila e il magnifico Gary, uomo che tutte vorrebbero impalmare.

Phoebe medita di suicidarsi proprio in quell’albergo perché è lì che con il marito Matt avevano progettato una romantica serata ad ostriche e champagne. Questo, prima che il mondo le crollasse addosso e lui la lasciasse perché innamoratosi di un’altra donna.

Per un malinteso, tutti pensano che Phoebe sia tra gli invitati al matrimonio; è così che lei, suo malgrado, finisce nell’ingranaggio dei festeggiamenti. Lia le proibisce di morire per non funestare la sua festa, poi la sceglie come confidente dei suoi dubbi e la elegge damigella d’onore.

Da questo fraintendimento nascono gag umoristiche, si disintegrano maschere e bugie, e si scopre la storia dolorosa di Phoebe. I suoi fallimentari tentativi di diventare madre, la disfatta subita quando il marito la lascia per convivere con Mia e il figlioletto di lei. Il destino sembra farsi sonore beffe di Phoebe…..e la vicenda finisce per incidere anche sulle decisioni di Lia.

 

 

Aslak Nore “Il cimitero del mare” Marsilio- euro 21,00

La storia si ispira a una vicenda realmente accaduta nel 1940, rivisitata e romanzata dallo scrittore norvegese Aslak Nore che intreccia geopolitica e la storia di una famosa dinastia di armatori. Sono i Falk, divisi tra due rami della stirpe e in rotta di collisione fra loro.

I dissidi si inaspriscono alla morte della matriarca. L’enigmatica Vera Lind, (famosa scrittrice di successo, che improvvisamente aveva smesso di scrivere) si getta da una scogliera e va incontro alla morte. Dopo la sua dipartita restano due grandi enigmi irrisolti: non si trova il suo testamento, e neppure un vecchio manoscritto al quale lei aveva lavorato senza mai pubblicarlo.

In compenso, Vera ha lasciato una lettera alla nipote Sasha, nella quale le lancia un’amletica sfida.

Deve scegliere tra la fedeltà al motto dei Falck “Familia ante omnia” (La famiglia prima di tutto); oppure scoprire la verità racchiusa nel manoscritto-biografia degli affari del clan, nel quale Vera ha scritto il resoconto di una tragedia.

Il naufragio -durante la Seconda Guerra Mondiale- in cui era morto suo marito, e più di altre 300 persone; tra civili norvegesi e soldati tedeschi (all’epoca la Norvegia era stata occupata dal Terzo Reich).

Vera era miracolosamente sopravvissuta e tratta in salvo insieme al neonato Olav, che sarebbe poi diventato il capo indiscusso e “padre-padrone” della dinastia Falck. Pagine che nessuno ha mai potuto leggere, ma che farebbero crollare il potere degli armatori dai mille interessi ramificati un po’ ovunque, e non sempre limpidi.

Sasha ovviamente coglie la sfida e si mette alla ricerca di entrambi gli scritti, aiutata dal giornalista John Berg, affascinante ma con qualche segreto nascosto.

Trama ambiziosa e romanzo coinvolgente, grazie alla bravura e all’esperienza di Aslak Nore che è stato giornalista in prima linea sui fronti di guerra più caldi, Medio Oriente in primis. Ma anche abilissimo nell’approfondire la psicologia dei suoi personaggi.

 

 

Diane Keaton “Fashion First” -Rizzoli New York- US $ 55,00

Quello di Diane Keaton è decisamente uno stile unico, che l’ha contraddistinta fin dai primi film, in cui spiccava per personalità e per quello che indossava in modo sublime.

Ora la grande attrice americana racconta i suoi outfit in questo libro-diario fotografico ricco di immagini. Pagina dopo pagina Diane Keaton sciorina in modo divertente il suo stile, e lo fa pubblicando molte foto personali tirate fuori da qualche scatola di latta.

Negli scatti in bianco e nero del fotografo-guru dell’epoca, Michael Comte, emerge il glamour fuori dagli schemi dell’attrice negli anni Novanta.

Il ricco volume è una carrellata di immagini dell’intera vita della Keaton; a partire da lei bambina che gioca in una tinozza. Poi la sua carriera dai primi film di Woody Allen in cui indossava magistralmente pantaloni maschili oversize; in modo ironico, scanzonato, personalissimo.

Via via fino ad oggi, in cui ammanta i suoi anni con gonne e pantaloni sempre fermati da cinturoni a vita altissima, e calza cappelli uno più estroso dell’altro. Non vi resta che sfogliarlo e divertirvi con questa intramontabile icona piena di personalità e fascino.

Enrico Vergoni: “Non è un selfie”. Nella storia di G. la nostra vita tra amore, illusioni e felicità

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L’autore: “Abbiamo tutti bisogno di una storia in cui calarci, di parole che ci facciano pensare e sorridere, piangere e stringere i pugni. G. è il nome del protagonista che racconta dando del tu al lettore la sua vita, ma lo fa in una maniera diversa: è come un conduttore radiofonico che parla al microfono identificandosi con chi lo ascolta. È un dialogo, il sentirsi parte della stessa comunità”

 

L’INTERVISTA 

Per iniziare, c’è qualcosa del tuo carattere, della tua vita o dei tuoi ideali che ti piacerebbe condividere con noi?

Sono cresciuto nel volontariato; ho iniziato a 14 anni ad occuparmi degli altri tramite l’oratorio della parrocchia. Poi negli anni ho sempre seguito i più giovani cercando di imparare da loro e crescere insieme. Credo nell’amicizia e nello spendere la vita per qualcosa che non sia solo proprio arricchimento: per questo scrivo e per questo ogni anno incontro tanti ragazzi nelle scuole italiane che mi invitano a portare la mia testimonianza.

Come è nata l’idea del libro? Quanto tempo è passato dall’idea del libro alla pubblicazione?

Erano anni che mi chiedevano un libro di narrativa: avevo sempre rifiutato ritenendo le poesie una meravigliosa coperta che mi copriva! Poi piano piano ho accettato la sfida grazie a Robin edizioni Torino e, sognando una storia d’amore attraverso il tempo e lo spazio, ho iniziato a riempire un block-notes di parole, disegni e dialoghi. Nel giro di tre mesi il libro era pronto. Ho voluto raccontare la vita di G. che è la vita di tutti noi: amore, sesso, amicizie, tradimenti, attimi di illusioni e di felicità. G. è la maschera perfetta in cui ognuno di noi può riconoscere un pezzo della propria vita. Mi stanno arrivando molti messaggi sui miei social di persone che mi raccontano che si sono specchiati nel protagonista e questo mi fa felice: un libro è come l’acqua, prende la forma del contenitore ovvero di chi ci legge.

Come presenteresti in poche parole il tuo romanzo?

Inviterei a leggerlo perché abbiamo tutti bisogno di una storia in cui calarci, di parole che ci facciano pensare e sorridere, piangere e stringere i pugni. G. è il nome del protagonista che racconta dando del tu al lettore la sua vita, ma lo fa in una maniera diversa: è come un conduttore radiofonico che parla al microfono identificandosi con chi lo ascolta. È un dialogo, il sentirsi parte della stessa comunità! Non ci sono messaggi tra le righe se non quello di rendere la propria vita degna di essere combattuta. Come dice il protagonista nella prima pagina “Cosa sai di te stesso se non ti sei mai battuto?” Ognuno si faccia la domanda e si dia l’opportuna risposta.

 Ci sono consigli che vorresti dare a giovani scrittori?

– Abbiate qualcosa da perdere, rischiate e sporcatevi d’inchiostro. Scrivete per voi stessi e non per pubblicare o per avere due follower in più su Insta. Fatevi raggiungere dalla bellezza della parola, permettete al bambino o la bambina che è in voi di venire alla luce attraverso la Parola.

Viviamo in un’epoca in cui parlare e mentire sono sempre più sinonimi, quindi abbiamo bisogno di voi!

Esistono uno o più libri o scrittori che hanno avuto una grande influenza nella tua vita e nel tuo stile di scrittura?

Amo i classici e la lingua latina nella quale mi diverto a comporre poesie. Sono sempre stato colpito ed ispirato dalla poetica di Cesare Pavese e dalla grande letteratura del dopo guerra italiano. Nelle scuole leggo le poesie di Pasolini e Sandro Penna ma anche Mario Luzi con cui mi accomuna l’inquietudine e la ricerca di un senso oltre la banalità del quotidiano.

 

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Rosanna De Amicis: “Il cuore di Alma”. In un romanzo tutta la forza delle donne

Addentrandosi in un delicato problema attuale, la scrittrice con garbo evita di provocare ad effetto con giudizi personali ma con forza rende esplicita la necessità di umana comprensione verso coloro che, come qualcuno li ha definiti, sono ” orfani del mondo “.

Il nuovo romanzo di Rosanna De Amicis conferma la costante predilezione nello scegliere, in qualità di protagonista, una figura femminile che rappresenti un prototipo di donna dalla forte personalità.

Cosi’, come nei romanzi precedenti viene colto il temperamento di Irene, Camilla, Tosca ed altre protagoniste, Alma è caratterizzata dall’essere emancipata, volitiva e determinata sia in campo lavorativo che in quello sentimentale anche quando la vita la pone di fronte a situazioni apparentemente irrisolvibili.

Inserita nello spinoso contesto del problema della migrazione, la storia d’amore tra la dottoressa, medico senza frontiere e Karim immigrato siriano accolto nel Centro di Lampedusa, è complicata dalla differenza di lingua, cultura e religione provocando incertezza, timori ed ansia che però Alma riesce a fronteggiare con forza d’animo e pietas.

Addentrandosi in un delicato problema attuale, la scrittrice con garbo evita di provocare ad effetto con giudizi personali ma con forza rende esplicita la necessità di umana comprensione verso coloro che, come qualcuno li ha definiti, sono ” orfani del mondo “.

Rosanna De Amicis

Basta il racconto straziante di Karim, traumatizzato dalla morte della moglie Rania e del figlioletto Ali’, annegati in mare, a emozionare e a indurre il lettore a meditare.

Accanto alla storia principale ne scorrono altre che parlano di Yousef e di Mosè, anch’esse trattate con la stessa sensibilità supportata da un’accorata speranza di pace e giustizia.

Su tutto prevale ” Il grande cuore di Alma ” che si identifica con lo stesso cuore della De Amicis, d’altronde non è forse vero che il suo cognome richiami il detto in nomen omen ?

Giuliana Romano Bussola

Copertina di Maria Pia Talio

Scopri il cuore pulsante di “Il viaggio e la mente. Operazione Shark”

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Cosa succede quando il tempo e la memoria cominciano a sgretolarsi, ma la determinazione e l’amore per la vita rimangono intatti?

Il viaggio e la mente. Operazione Shark” è un romanzo che esplora questo interrogativo con una narrazione che alterna profondità emotiva e tensione da thriller, trasportando il lettore in un’avventura che va oltre il semplice racconto di un ex-agente dei servizi segreti.

Nel cuore della Calabria, Vincenzo, un ex-agente dei servizi segreti italiani, si trova ad affrontare una battaglia silenziosa e dolorosa contro una malattia neurodegenerativa che minaccia di sgretolare i ricordi di una vita vissuta intensamente. Ma Vincenzo non è uno che si arrende facilmente. Circondato dall’affetto della sua famiglia, in particolare dalla moglie Gioia e dal suo fedele badante Peter, lotta ogni giorno per mantenere intatti i ricordi più preziosi, convinto che, pur nel buio che avanza, la memoria possa essere un faro di speranza.

Il romanzo non è solo un viaggio nei meandri della mente, ma anche un’avventura avvincente che si dipana tra missioni segrete, traffici internazionali e una rete di relazioni che trasforma ogni pagina in un emozionante susseguirsi di colpi di scena. La narrazione si sviluppa attraverso il rapporto tra Vincenzo e il giovane collega Silvano, un altro agente dei servizi segreti con cui condivide una missione cruciale per fermare un traffico internazionale di armi. Tra ostacoli, pericoli e compromessi morali, il legame tra i due si rafforza, rivelando una dimensione profonda di fiducia e amicizia che rappresenta un altro tema centrale del romanzo.

L’autore ci guida in un mondo di azione, ma anche di riflessione. Mentre Vincenzo combatte per non perdere i suoi ricordi, il lettore è spinto a interrogarsi sulla natura della memoria, dell’identità e del legame con le persone che ci sono accanto. La lotta per la memoria diventa metafora di una lotta per la vita stessa, per restare vivi nel presente mentre si costruiscono ricordi che possano accompagnarci nel futuro.

Con uno stile coinvolgente e personaggi che rimangono nel cuore, “Il viaggio e la mente. Operazione Shark” è il libro che saprà emozionarti, farti riflettere e tenerti incollato alle pagine fino all’ultimo capitolo. Non perdere l’occasione di vivere questo viaggio straordinario attraverso la mente di un uomo che non si arrende mai, nemmeno di fronte al buio che minaccia di inghiottirlo.

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Acquista “Il viaggio e la mente. Operazione Shark” e lasciati trasportare in una storia che intreccia emozioni, suspense e una riflessione profonda sulla vita, la memoria e l’amicizia, su:

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L’AUTORE

Vitaliano Fulciniti è nato e vive a Catanzaro. Coniugato, ha due figli. È laureato in Consulenza e Controllo Aziendale.

Per undici anni ha svolto servizio d’istituto nei ruoli della Guardia di Finanza. Al termine di questo periodo ha lavorato per la Presidenza del Consiglio dei Ministri fino al raggiungimento dei limiti per il collocamento in quiescenza.

È in pensione da circa dieci anni durante i quali ha assolto incarichi per conto del Tribunale di Catanzaro e per l’ANBSC – Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità. Nello specifico è stato Amministratore Giudiziario e Amministratore Unico di aziende sottoposte a sequestro preventivo in seno a procedimenti penali e, per ultimo, Direttore del Regional Hub Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto (KR), primo centro in Europa per l’accoglienza di stranieri richiedenti asilo.

Prima di questo romanzo ha pubblicato per la casa editrice Rubbettino di Soveria Mannelli i seguenti saggi:

  • Dall’accoglienza all’integrazione. L’esperienza del Cara Casa del Regional Hub Sant’Anna in Calabria (2019);
  • Frammenti di vita. L’umanità al tempo del coronavirus (2020);
  • Ovunque qualcuno. Storie di condivisione e accoglienza (2022);
  • Un fantastico viaggio attraverso frammenti e bozzetti (2023).

La pace derisa

La pace derisa, ultima silloge poetica di Maria Grazia Minotti Beretta, è interamente ispirata dalla sua storia personale e dalla sensibilità con la quale guarda agli aspetti più intensi dell’esistenza. Un’autrice che, giunta al suo quindicesimo volume di poesie, ripensa e propone le sue liriche con voce limpida. Dopo un breve periodo di silenzio e riflessione, Minotti Beretta ritorna così alla poesia con un libro che viene da lontano, frutto di un dialogo intenso con la tradizione. Dopo le iniziali evocazioni familiari (l’autrice è nata a Milano in piena guerra, sotto i bombardamenti, perdendo il padre Ettore, partigiano, ucciso dai nazisti il 7 aprile 1945, e poco più tardi la madre) la raccolta, segnata da una profonda riflessione sul senso del tempo, si apre con la poesia “a mio padre adottivo” dove la poetessa intende recuperare la potenza nominante delle parole, dentro uno spazio rigoroso, secondo una precisa misura: “Era un burbero benefico, che ho amato come padre”. L’autrice è ormai distante dalle esperienze poetiche degli inizi e la parola è diventata custode del tempo, capace di riportare in superficie qualcosa di nascosto che è in noi. Le parole, dunque, non si disperdono diventando rivelatrici di senso per questo il libro che assume la forma di un luogo protetto, evocativo e dialogante. I temi della poesia ci sono tutti: i ricordi della guerra e del dopoguerra, la malinconia e la solitudine, l’interrogazione sull’essere e sul morire, la fragilità e l’attesa, il desiderio che sconfina nella delusione, la trepidazione del sentire, l’amore e l’amicizia come beni che perdurano all’ansia e alla pena, l’urgenza di chiudere in una frase il senso di una possibile risposta. La poesia della Minotti nelle centoventitré  liriche propone anche riflessioni sulla realtà drammatica di un mondo dove ogni giorno la pace viene derisa, vilipesa, sopraffatta da chi vuole imporre il suo credo, forza, potere e la collega nella spoglia interiorità dei versi  alla semplicità severa di antichi valori e sentimenti che meriterebbero di non essere mai dimenticati. In questo senso La pace derisa conferma come la poesia resta ancora oggi la sua compagna fedele, la nicchia dove custodire i ricordi e lo specchio sincero della sua anima.

Marco Travaglini

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

James McBride “L’emporio del cielo e della terra” -Fazi Editore- euro 19,00

McBride è nato a Brooklyn nel 1957, da madre ebrea polacca convertita al cristianesimo e padre afroamericano; è cresciuto in una famiglia poverissima con 11 fratelli, tra Brooklyn e Queens. Come dire un’importante palestra di vita.

Lui si è fatto strada nel mondo e ha messo a frutto le sue esperienze e il suo vissuto: giornalista nelle redazioni delle principali testate, musicista jazz, sceneggiatore per Spike Lee. Nella narrativa ha esordito nel 1995 con il memoir “Il colore dell’acqua”; ma il grande successo è arrivato 20 anni dopo con “The Good Lord Bird” vincitore del National Book Award nel 2013.

L’emporio del cielo e della terra” è del 2000, ora esce in Italia, dopo essere stato a lungo in testa alle classifiche americane, amato da Barack Obama e Spielberg che l’ha opzionato per farne un film.

Un magnifico affresco che supera le barriere del razzismo e offre invece una storia intrisa di bontà, amore, accettazione e tolleranza.

Inizia nel 1972 con il ritrovamento di uno scheletro in fondo a un pozzo a Pottstown, Pennsylvania. Per capire di chi sia e come sia finito lì, McBride risale a quanto accaduto all’epoca, tra anni 20 e 30 del secolo scorso, nel piccolo quartiere di case fatiscenti, strade sterrate e miseria di Chicken Hill. Microcosmo abitato da neri, ebrei e bianchi che non possono permettersi di meglio. Un interessante melting pot.

Protagonisti principali, attorno ai quali si muovono altri personaggi, sono l’ebreo rumeno Moshe, proprietario di un teatro e una sala da ballo e la bellissima Chona, americana di origini bulgare, penalizzata dalle conseguenze della poliomielite.

Chona è colta, idealista, generosa e disponibile ad aiutare tutti. Quando con il marito (che in realtà ne farebbe a meno) rileva “L’emporio del cielo e della terra” lo trasforma in un presidio di solidarietà. E’ lei a gestire questo negozio di alimentari facendo credito a chi ne ha bisogno. Lo trasforma in un crocevia di culture, gusti, etnie diverse, dove ci si incontra e si condividono chiacchere e opinioni.

La trama decolla quando Moshe e Chona (che non sono riusciti ad avere figli) decidono di aiutare il piccolo orfano 12enne, Dodo, diventato sordo dopo un’esplosione, e che alla morte della madre rischia di essere rinchiuso in istituto.

 

 

Richard Russo “La vita secondo me” -Neri Pozza- euro 24,00

Richard Russo è lo scrittore americano che ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa nel 2002 con il romanzo “Il declino dell’impero Whiting”. E’ nato il 15 agosto 1949 a Johnstown ed ha trascorso l’infanzia nella piccola cittadina di Gloversville. Si è laureato in letteratura all’Università dell’Arizona ed ha insegnato scrittura creativa in un college del Maine.

Quando ha ottenuto successo con i primi romanzi, ha abbandonato la carriera universitaria e deciso di dedicarsi solo più alla scrittura. La cifra principale della sua narrativa è la descrizione della realtà che avvolge le piccole cittadine americane. E’ abilissimo nell’attrarre i lettori con le sue trame ambientate in microcosmi che descrive in modo estremamente lucido, realistico e ironico.

La vita, secondo me” è tra le sue opere di maggior successo, pubblicato nel 1993, e racconta le vicissitudini e i pensieri del vecchio e scontroso Donald Sullivan.

E’ un operaio edile che vive nell’immaginaria North Bath, ha 60anni e tutta una serie di sfortune: dal ginocchio dolorante per l’artrosi all’ex moglie in sete di vendetta, passando per un’amante che non gli dedica particolari attenzioni.

Poi a rendere grama la sua esistenza intervengono contrattempi vari; per di più è circondato da una pletora di pseudo amici che rischiano di affossarlo ancora di più.

Sullo sfondo della storia c’è soprattutto il clima provinciale della sonnolenta cittadina termale nello Stato di New York, e le dinamiche che legano i personaggi, tutto raccontato da Russo in modo magistrale.

Poco più di 700 pagine che hanno ispirato anche il cinema, con il film del 1994, interpretato da Paul Newman, regia di Robert Benton.

 

 

Federica Manzon “Alma” -Feltrinelli- euro 18,00

Alma” -con il quale la 43enne Federica Manzon si è aggiudicata il Premio Campiello 2024- può essere definito anche come libro di confine.

La scrittrice (nata a Pordenone) divide la sua vita tra Milano e Trieste, ed è proprio in questa città che ha ambientato il romanzo. Trieste unisce Occidente e Oriente, chi ci vive sa molto bene che non esiste un’identità monolitica e unica, piuttosto è il risultato di spostamenti e continuo divenire.

Il romanzo intreccia storia e geografia, e lo fa con una narrazione che oscilla tra passato e presente, mettendo a fuoco le traversie dei popoli di confine e della Jugoslavia; cambiata dai tempi di Tito e passata attraverso la sanguinosa guerra dei Balcani.

La protagonista Alma è una giornalista che vive a Roma, ma torna per 3 giorni a Trieste, città in cui ha trascorso l’infanzia e dalla quale è poi scappata per costruire altrove il suo futuro. Questo breve ritorno è l’occasione per fare i conti con il passato, i sentimenti e la memoria, e per raccogliere l’eredità di suo padre. Un uomo senza radici, in continuo andare e venire attraverso il confine che separa Trieste e il Carso da una parte e la penisola balcanica dall’altra.

Nella città dei suoi primi anni, Alma ritrova la casa dove ha trascorso l’infanzia con i nonni materni, custodi della tradizione mitteleuropea. I ricordi riaffiorano e incontra persone dalle quali aveva voluto allontanarsi. Primo fra tutti Vili, figlio di amici del padre, intellettuali di Belgrado, che era entrato in famiglia tanti anni prima.

Un romanzo che ruota intorno ai concetti di casa, famiglia, appartenenza. Alma, che molto sapeva delle origini benestanti, agiate e colte della famiglia materna, ora cerca di recuperare informazioni che l’aiutino a capire anche il padre e i punti oscuri della sua vita.

 

 

Aslak Nore “Il cimitero del mare” -Marsilio- euro 21,00

E’ uno scrittore decisamente interessante il 46enne norvegese Aslak Nore, nato nel 1987, cresciuto ad Oslo. Dopo gli studi in scienze sociali a New York, ha deciso di arruolarsi nei corpi speciali norvegesi stanziati in Bosnia. Ha vissuto in America Latina, ed è stato reporter di guerra in punti caldi del pianeta come Iraq e Afghanistan; oggi vive nella tranquilla Provenza.

Per scrivere questo romanzo si è ispirato a una vicenda vera, datata nel 1940. Al centro della trama ci sono i segreti di una potente famiglia di armatori, sullo sfondo di un complicato quadro geopolitico.

La matriarca dell’importante dinastia di armatori Falck, Vera Lind, si congeda dalla vita lanciandosi da una scogliera, dopo aver scritto una lettera alla nipote Alexandra, detta Sasha. Nella missiva lancia una sfida: precisa che i Falck sono a un bivio e invita la giovane a operare un’importante scelta. Stare dalla parte della verità oppure essere fedele al motto “familia ante omnia”, la famiglia prima di tutto.

Sconvolta dal suicidio della nonna, Sasha prende molto sul serio le sue ultime parole; ed è l’inizio di una trama intrigante. La narrazione alterna sapientemente passato e presente e conduce il lettore nelle intricate vicende dei Falck.

Tutto ha inizio nel 1940 epoca in cui la Norvegia era occupata dal Terzo Reich. Quell’anno una nave passeggeri – carica di civili e soldati tedeschi- era naufragata per un’esplosione a bordo, che l’aveva fatta colare a picco, con oltre 300 vittime. Tra queste c’era il marito di Vera, mentre lei si era salvata miracolosamente buttandosi nelle acque gelide con il neonato OlaV. Sarà lui a diventare capo indiscusso dell’impero Falck.

Una dinastia dagli interessi economici ramificati nei campi più redditizi e con agganci politici fondamentali. La trama si fa via via più coinvolgente.

Storie private, menzogne, amori e tradimenti, sullo sfondo degli avvenimenti della grande storia. Guerre, terrorismo, piani segreti e molto altro…….

 

 

Torino città delle donne

Torino citta’ delle donne e’ una interessante e vivace collezione di interviste fatte a 22 torinesi, di origine e di adozione, attraverso cui l’autrice, Maria La Barbera, giornalista e sociologa, racconta  l’affezione per Torino, le sue potenzialita’ e la gratitudine nei confronti di una citta’ che non ha bisogno di assomigliare ad altre. 

Le  straordinarie torinesi  che hanno partecipato a questo progetto editoriale posseggono una visione complessa e articolata della citta’ e hanno un comune denominatore: l’amore per Torino . Questo sentimento di devozione lo ha espresso anche l’autrice che scrive: “Torino rappresenta per me quel centro di gravita’ che cercavo da tempo dove sobrieta’ e creativita’ si diluiscono, dove l’estro si sposa con la moderazione, la mia miscela perfetta, il mio antidoto agli eccessi”   e ancora “Girando per la citta’ nel  mio primo periodo torinese rimanevo incantata dai suoi angoli, dai suoi particolari, dalla sua eleganza e dalla sua signorilita’, prodotto di una esistenza regale e di un passato glorioso cardine della storia della nostra Italia, e  dalla capacita’ di essere contemporanea con uno stile tutto suo, temperante ma convincente”.

 

Un tema importante trattato nel libro e’ quello del lavoro che andrebbe intrapreso per  fare di Torino  un luogo ancora piu’ attraente, sviluppare ulteriormente le sue potenzialita’ e risolvere quei problemi che la tengono ancora  troppo salda al suo  passato nonostante sia indiscutibilmente una laboratorio di idee e rappresenti un modello ispirazionale.

Nell’ultima fase dell’intervista si affronta, inoltre, la questione di genere ovvero quale e’ la posizione delle donne all’interno del mondo delle opportunita’ lavorative, quanta strada e’ stata fatta e se queste ultime hanno imparato a fare squadra per unire le forze e puntare al futuro con lo spirito del sodalizio.

Hanno gentilmente partecipato a questo libro dedicato a Torino, la citta’ delle donne:

Maria Caramelli, Evelina Christillin,  Maria Luisa Cosso, Sara D’Amario, Elena D’Ambrogio Navone, Elsa Fornero, Alessandra Giani, Paola Gribaudo, Piera Levi-Montalcini, Marina Marchisio, Licia Mattioli, Camilla Nata, Margherita Oggero, Enrica Pagella, Antonella Pannocchia, Laura Pompeo, Paola Prunastola Filippi di Baldissero, Fulvia Quagliotti, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Giulietta Revel, Carola  Vallarino Gancia Bianco di San Secondo Biondi, Tiziana Viora.

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Luigi Nacci “I dieci passi dell’addio”

-Einaudi- euro 16,00

E’ il romanzo di esordio del triestino (nato nel 1978) insegnante, giornalista, poeta e guida escursionistica ambientale, che racconta la fine di una storia d’amore, con tutto il dolore e i cambiamenti che comporta un addio.

Una sorta di manuale di autoaiuto che funge da terapia contro lo strazio di chi si è appena separato dalla compagna per stare con un’altra donna. In ogni caso è un uomo che sta male, malissimo, e mette a punto una specie di terapia “fai da te”.

Il protagonista programma 10 passi di sopravvivenza prima dell’appuntamento dal notaio per mettere nero su bianco il taglio netto con chi ha condiviso una parte della vita.

Il primo step consiste nel cambiare nome alle stanze; per es. la camera matrimoniale diventa stanza della resistenza e così via lungo un iter intriso di sensi di colpa, nostalgie varie e sofferenza che tutto avvolge. Un romanzo in cui molti potrebbero riconoscersi.

 

 

Benedetta Cibrario “Sono molte le cose umane” -Mondadori- euro 20,00

La scrittrice (nata a Firenze nel 1962 da padre torinese e madre napoletana, da anni stabilita a Londra) dopo averci regalato romanzi bellissimi come “Rossovermiglio”, ora si cimenta nei racconti. Ancora una volta scopriamo la sua abilità nel calarsi e immedesimarsi in personaggi ed epoche differenti. Queste short story vanno dalla Napoli del 700 alla Londra del 1945.

La raccolta è strutturata in tre parti, l’ultima è la novella lunga “Lo scurnuso” già pubblicata nel 2011. Al centro di ogni racconto troviamo situazioni della vita quotidiana, in cui si amalgamano bellezza e sofferenza, debolezze umane e riscatti, dolori e gioie.

Il primo racconto è ambientato nella Londra del 1953 ed è in forma epistolare. La direttrice di sala di un ristorante e uno chef hanno un fitto scambio di ricette che va ben oltre gli ingredienti dei piatti, perché svela molto delle loro personalità.

Poi ci sono esperienze limite, come quella del maestro spedito in una sperduta comunità montana dove gli alunni scarseggiano. O l’anziano salvato dalle preghiere di una bambina.

Ogni racconto nasce da un mix di osservazione ed immaginazione, spesso gli spunti arrivano da incontri reali che poi prendono il volo sulle ali della fantasia della scrittrice.

Il racconto più bello forse è quello della scoperta di 5 sanpietrini di ottone lucido in memoria di un’intera famiglia ebrea che era stata deportata ad Auschwitz. La protagonista del racconto fa di tutto per ricucire la loro storia, e scopre come una vile delazione abbia provocato annientamento, deportazione e morte.

 

 

Federica De Paolis “Da parte di madre”

-Feltrinelli- euro 18,00

E’ un romanzo a tratti struggente quello in cui Federica De Paolis mette in luce il complesso rapporto tra lei e la madre, e descrive come i ruoli possano finire per invertirsi.

Emerge la figura della genitrice, donna bellissima, sognante, simpatica, divertente ed ironica; ma anche indolente, sfrenata, immatura. A 20 dalla sua morte, l’autrice racconta il loro legame simbiotico e complice.

Una donna speciale, che tutti si voltavano ad ammirare, dotata di una bellezza intrisa di fragilità che la esponeva ad amori sbagliati, violenti e devastanti. Anche infantile e perennemente alla ricerca di affetto; talmente innamorata dell’amore da accettare situazioni intollerabili.

Un rapporto madre-figlia in cui spesso era la giovane ad accudire l’adulta, che muore a soli 56 anni per un tumore che non perdona, assistita fino alla fine dalla figlia.

Racconto autobiografico in cui Federica De Paolis non cerca rimedio al dolore del lutto, ma più che altro ha celebrato il suo immenso amore per la madre. Tutto raccontato con la maestria della scrittrice -non per niente è anche dialoghista per il cinema- e qui sciorina la sua abilità nel ridare vita a svariati episodi.

 

 

Chiara Valerio “Chi dice e chi tace” -Sellerio- euro 15,00

Come è possibile che una provetta nuotatrice affoghi nella sua vasca da bagno? Parte da questo rebus il giallo di Chiara Valerio che poi sconfina altrove.

Lea sul giornale parrocchiale di Scauri legge della morte di Vittoria, ritrovata senza vita nella sua vasca. Morte apparentemente inspiegabile, sulla quale Lea, che di professione fa l’avvocato – e da sempre affascinata dall’ enigmatica Vittoria- vuole vedere più chiaro.

Vittoria, 64 anni, convivente con la più giovane Mara, era una che si tuffava in mare sia d’inverno che d’estate, il nuoto le era connaturato. Pertanto la trama gialla è l’escamotage per scoprire chi era veramente.

Arrivata in paese negli anni 70, a 43 anni, aveva portato con se la 18enne Mara, e non era ben chiaro il loro legame. Poi aveva comprato casa -sempre aperta a tutti- e avviato una pensione per animali. Pare che non avesse mai avuto dissapori con nessuno e riesce difficile pensare alla dinamica di una morte accidentale.

C’è poi il suo testamento nelle mani di Lea e la trama parla anche di amicizia, identità, amore e verità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rosanna Mutinelli: “La culla d’acqua”. Una storia di fuga, speranza e resilienza

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“Vorrei che La culla d’acqua fosse un invito a riflettere sull’umanità che accomuna tutti noi”

 

Intervista a Rosanna Mutinelli, autrice de La culla d’acqua – CTL Editore, 2024

1. La culla d’acqua è una storia di fuga, speranza e resilienza. Cosa l’ha spinta a raccontare il viaggio di Hailù?
Il romanzo nasce da una profonda riflessione su temi attuali come l’immigrazione, la disperazione che porta le persone a lasciare la propria terra, e la resilienza necessaria per affrontare percorsi tanto duri. La figura di Hailù, un ragazzino di soli tredici anni, mi ha permesso di esplorare queste dinamiche dal punto di vista dell’innocenza, mettendo in evidenza il coraggio di chi, nonostante tutto, riesce a immaginare un futuro migliore. Volevo dare voce a chi spesso rimane invisibile.

2. Perché ha scelto di narrare la storia in prima persona?
Scrivere in prima persona mi ha permesso di avvicinarmi alla realtà emotiva di Hailù e di far vivere al lettore il viaggio quasi come se fosse accanto a lui. Volevo che le sue paure, i suoi pensieri e le sue speranze emergessero in modo autentico e diretto. È un punto di vista intimo che, spero, permette a chi legge di sentirsi coinvolto non solo a livello razionale, ma anche emotivo.

3. Nel romanzo, il Mediterraneo è chiamato “The river”. Perché questa scelta?
“The river” è un termine usato dai trafficanti, un modo per minimizzare il pericolo o, forse, per creare un’illusione di semplicità in chi si affida loro. Questo nome rappresenta l’ennesima ingannevole banalizzazione di un viaggio che, in realtà, è un calvario per chi lo intraprende. Ho voluto mantenere questa espressione per sottolineare il contrasto tra la realtà brutale e la promessa vuota di chi sfrutta i migranti.

4. Qual è stata la parte più difficile da scrivere?
Senza dubbio, le descrizioni degli orrori vissuti nei centri di detenzione libici. Rappresentare queste realtà senza indulgere in dettagli troppo espliciti, ma lasciando trasparire tutta la sofferenza, è stato un equilibrio delicato. Mi sono documentata molto, ma la difficoltà più grande è stata emozionale: è impossibile restare indifferenti davanti a storie così drammatiche.

5. Quale messaggio vorrebbe lasciare ai lettori con questo romanzo?
Vorrei che La culla d’acqua fosse un invito a riflettere sull’umanità che accomuna tutti noi. Hailù non è solo un migrante, è un ragazzo con sogni e paure, proprio come chiunque altro. È facile giudicare o dimenticare chi affronta viaggi così estremi, ma spero che la storia aiuti a costruire empatia e consapevolezza rispetto alla complessità del fenomeno migratorio.

6. C’è qualcosa che vorrebbe dire ai suoi lettori?
Vorrei ringraziarli per il coraggio di affrontare una lettura che può essere dura, ma credo anche necessaria. Le storie, per quanto difficili, possono aprire dialoghi e cambiare prospettive. Spero che chi legge La culla d’acqua possa sentire un po’ di quel coraggio che Hailù porta con sé nel cuore.

Giuliano Besson, il ragazzo terribile della Valanga Azzurra

Luci, ombre e aneddoti sulla squadra di sci più forte del mondo

Giuliano Besson e Augusto Grandi presentano il libro “Giuliano Besson: il ragazzo terribile della Valanga Azzurra”. Il 18 dicembre ore 17 presso il circolo della stampa Sporting, in corso Agnelli 45, Torino. Modera Federico Calcagno.