Fassino e Chiamparino, il Lungo e il Fortunato, si fanno prontamente avanti, aggiungendo i loro nomi alla lunga lista dei successori. Come diceva Bismarck degli italiani – “Non hanno denti paragonabili al loro appetito” – non c’è limite alle ambizioni
Si è aperta ufficiosamente la corsa al Colle più alto della politica italiana. Napolitano, unico presidente rieletto nella storia della Repubblica, il prossimo giugno compirà 90 anni e secondo le voci fatte trapelare “da ambienti del Quirinale” intenderebbe concedersi il meritato riposto. Oltre tutto, il premier Renzi pare stia accelerando sulle elezioni anticipate, visto che non gli riesce di imporre un po’ di disciplina all’ala bersanian-d’alemiana-cuperliana-civatiana del Pd, e considerato che l’economia italiana, nonostante le sue magie da illusionista, si ostina a non risollevarsi dal torpore in cui è caduta da troppo tempo.
Re Giorgio ha comunque ribadito che non sarà lui a sciogliere le Camere e aprire anticipatamente le urne, per cui la questione della sua successione ricadrà ancora su questo Parlamento. Ed ecco che i due dioscuri della politica piemontese, Fassino e Chiamparino, il Lungo e il Fortunato, si fanno prontamente avanti, aggiungendo i loro nomi alla lunga lista dei successori. Il primo sta cercando disperatamente una exit-strategy per sfuggire alla “minaccia” di una rielezione a sindaco (scade nel 2016) che vede peggio di una condanna all’ergastolo.
Il secondo, sceso dai vertici della cassaforte più ricca del Piemonte (la Compagnia San Paolo) per sedersi sulle casse desolatamente vuote della Regione, insidiato da molteplici e fastidiosi altri problemi (rimborsopoli che rischia di azzoppare mezza Giunta e il vertice Pd, l’inchiesta sulle firme false ogni giorno più minacciosa, i tagli e gli aumenti di tasse ai quali sarà costretto, anche per effetto delle decisioni del governo) non vedrebbe l’ora di afferrare al volo – come novello Tarzan – l’ennesima liana di salvataggio. Visto il credito di cui gode a Roma il Pd piemontese, che neppure nel recente rimpastino è riuscito ad acciuffare una poltrona da ministro, temiamo che i due resteranno a bocca asciutta anche nella gara quirinalizia.
Però, come diceva Bismarck degli italiani – “Non hanno denti paragonabili al loro appetito” – non c’è limite alle ambizioni. Nel 2016 scade il mandato del segretario generale dell’Onu, il sudcoreano Ban Ki-moon, e Fassino che delle Nazioni Unite è stato inviato speciale in Birmania potrebbe farci un pensierino. E Chiampa? Beh, per lui ci sarebbe in caldo il posto ricoperto da un altro Piemontese (con la P maiuscola, seppure oriundo argentino) ma, purtroppo per lui, in questo caso la scadenza non è determinata.
Ghinotto