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Le nuove coppette di Marchetti sono un omaggio a Torino

Torino è protagonista delle nuove coppette gelato di Alberto Marchetti firmate dall’illustratore Giovanni Gastaldi. Quattro storie di quattro personaggi, ambientante in alcuni degli angoli più caratteristici della città – Piazza San Carlo, Porta Nuova, Lungo Dora e Porta Palazzo – prendono vita sulle nuove coppette del Maestro Gelatiere torinese.

Un progetto realizzato con la stessa cura e filosofia con cui Alberto prepara i suoi gelati: le coppette in ceramica sono prodotte da Besio 1842, storica azienda artigiana monregalese a gestione famigliare che ancora oggi porta avanti la vera tradizione dell’antica ceramica, e magistralmente decorate dal talentuoso Giovanni Gastaldi, già illustratore per importanti marchi come San Bernardo ed Einaudi e per la rivista The Economist.

Un progetto tutto piemontese, un’idea regalo, un omaggio alla città e un pezzo di design insignito di un importante riconoscimento. Il progetto creativo è stato infatti selezionato tra i vincitori della sessantaduesima edizione del prestigioso concorso internazionale Illustration Annual indetto dalla rivista di design americana Communication Art. Si tratta di uno dei principali riconoscimenti al mondo dedicati agli illustratori, anche in ambito pubblicitario, che ha selezionato le coppette di Marchetti tra i 120 migliori  lavori su quasi 5000 iscritti.

Il set di 4 coppette è in vendita presso tutti i negozi Alberto Marchetti e sul sito www.albertomarchetti.it

Da Affini “Nuvolari Spritz” a San Valentino

Nuova ripartenza in zona gialla per Affini che, in attesa di ulteriori future indicazioni governative sugli orari e sulle aperture dei locali, si organizza proponendo tre differenti esperienze nei rispettivi locali di proprietà.

Il neonato 100 Vini e Affini, situato al terzo piano di Green Pea, sarà aperto dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18 con la caffetteria, le golose “burnie” per aperitivi e pranzi, l’ampia selezione di drink che comprende vini e liquoristica, le birre Baladin e le creative proposte di cocktail. Affini San Salvario Riv.1 in Via Belfiore 16C, oltre a mantenere il servizio di delivery dal venerdì alla domenica, sarà aperto durante i week-end dalle 12 alle 18 incentrando la propria proposta nell’ormai riconosciuta e consolidata “esperienza Affini”: a pranzo e nei pomeriggi di sabato e domenica, infatti, sarà possibile godersi cocktail d’autore ideati dal bar manager Michele Marzella con il suo staff e innovativi food pairing tutti da assaporare. Affini Porta Palazzo Riv.2 in Piazza della Repubblica 3 si trasformerà invece in un vero e proprio temporary store Affini: accanto al servizio di caffetteria e asporto sarà infatti possibile acquistare tutte le “invenzioni” Affini di questi anni, dai liquori delle Distillerie Subalpine al Gin Taggiasco Extra Virgin, dal Sake Nero fino alle Jar Box (prodotti acquistabili anche sull’e-commerce del sito www.affinitorino.it).

In vista della festa di San Valentino, inoltre, Affini dedica a tutti gli innamorati il nuovissimo “Nuvolari Spritz”. Un modo stuzzicante per brindare al proprio amore nella giornata del 14 febbraio preparando, rigorosamente in coppia, un drink fresco e accattivante.

All’interno dell’elegante confezione (acquistabile presso i locali Affini, attraverso il servizio delivery o sull’e-commerce Affini) sono infatti presenti una jar di Nuvolari, vero e proprio cocktail icona di Affini a base di vermouth, bitter e chinotto, e una lattina di Organic Craft Beer di Baladin.

Due bevande che, proprio come le coppie, sono ottime da gustare singolarmente ma si esaltano e si completano quando vengono miscelate assieme per creare nuovi sapori e nuove emozioni.

All’interno della confezione sono anche presenti pochi e semplici consigli per la preparazione del perfetto Nuvolari Spritz, lasciando però ampio spazio di creatività alle coppie.

Perché nei cocktail, così come nell’amore, è giusto ascoltare qualche piccolo suggerimento ma poi bisogna essere bravi a metterci cuore e fantasia per rendere unica e inimitabile la propria esperienza.

Dalla dieta mediterranea ai naturali

Slow Food e Reale Mutua nell’ambito del programma di Terra Madre Salone del Gusto promuovono una conferenza online

 

Sabato 30 gennaio alle ore 11

Per partecipare alla conferenza è necessario registrarsi

(l’’interpretariato è disponibile in IT, EN, FR)

Ricercatori e scienziati di tutto il mondo sono concordi nel sostenere il valore nutrizionale della dieta mediterranea. Alla base della piramide alimentare quantità abbondanti di frutta e verdura, pane e cereali, una riduzione delle proteine di origine animale a favore di quelle vegetali, e consumo quotidiano di olio extravergine di oliva come condimento.

Ma è sufficiente parlare di pane in senso generico? Tutti gli oli sono uguali? Quale scegliere per ottenere tutti i benefici possibili per la salute? Basta parlare di frutta e verdura, senza tenere in considerazione il metodo di coltivazione e i trattamenti chimici fatti in campo? Gli ibridi hanno le stesse caratteristiche nutrizionali delle varietà autoctone?

Secondo Slow Food, è necessario andare oltre il semplice concetto di dieta mediterranea e puntare sulla salubrità dei cibi. Preoccuparci, prima di tutto, che i cibi siano naturali, ovvero coltivati o allevati nel rispetto delle risorse ambientali, privi di additivi, conservanti, starter, fermenti, coloranti, antiossidanti, lieviti industriali.

 

Interviene:

Antonia Trichopoulou, Presidente della Hellenic Health Foundation e Professore Emerito della Facoltà di Medicina, Università di Atene

Relatori:

Angela Saba, pastora e produttrice del Presidio Slow Food del Pecorino a latte crudo della Maremma, Italia

Souhad Azennoud, formatrice in agroecologia, produttrice d’olio, coordinatrice del Presidio del piccolo farro del Rif e della Comunità Slow Food Jballas pour la Biodiversité, Marocco

Yara El Ghalayini, ricercatrice, assaggiatrice professionista di olio di oliva, membro della Comunità Slow Food Women of Olive Oil in Jordan, Giordania

Modera: Nina Wolff, presidente di Slow Food Germania

 

 

La conferenza è il primo appuntamento dello speciale focus sul tema cibo e salute all’interno del programma di Terra Madre Salone del Gusto. Per un mese, sulla piattaforma dell’evento dedicato al cibo buono, pulito e giusto organizzato da Slow Food, Regione Piemonte e Città di Torino, saranno pubblicate conferenze e Food Talk inedite con nomi come Sandor Katz, esperto di fama mondiale della fermentazione, e David Quammen con un intervento su perdita di biodiversità e zoonosi. Questo approfondimento, realizzato con il sostegno di Reale Mutua, partner sul tema cibo e salute per l’evento e Sostenitore Ufficiale di Slow Food Italia, fa parte del percorso che Slow Food ha realizzato per conoscere, capire e imparare che il segreto della salute e del benessere (del singolo individuo, delle comunità e del nostro pianeta) si trova nel nostro cibo quotidiano.

 

Ecco dove saperne di più sugli appuntamenti di Terra Madre Salone del Gusto dedicati a Cibo e salute

Ecco dove approfondire tutti i contenuti del percorso Cibo e salute di Slow Food

“Una cena fuori dal comune” per festeggiare i 14 anni di Eataly

Sabato 30 gennaio una box speciale con i piatti di 4 grandi chef, pronta per il ritiro a Eataly Lingotto

 

Il 27 gennaio 2007 apriva le porte a Torino, nel quartiere Lingotto, il primo Eataly: 11.000 metri quadri dedicati alle eccellenze enogastronomiche, con Mercato, Ristoranti e aree didattiche, secondo il motto “mangi meglio, vivi meglio”. Per questo gennaio è il mese dedicato al compleanno di Eataly, da sempre caratterizzato da offerte e tanti prodotti a 1€, eventi e cene per festeggiare insieme.

Anche in questo anno così particolare Eataly Lingotto vuole celebrare il suo 14esimo compleanno, naturalmente nel rispetto delle attuali restrizioni: per questo sabato 30 gennaio si terrà “una cena fuori dal comune”, una esclusiva box da asporto firmata da 4 grandi chef, pensata per una serata eccezionale. Un modo per festeggiare, seppur nell’impossibilità di andare al ristorante o di uscire dal proprio territorio comunale: Eataly ha così pensato di riunire in un unico menu dei piatti speciali, per condividere, anche se a distanza, il piacere della tavola e della convivialità anche in questo momento. Dall’antipasto al dolce, sarà possibile portarsi a casa una cena completa, direttamente dalle cucine di alcuni dei più importanti ristoranti d’Italia che in questi mesi hanno ripensato le loro attività, hanno mantenuto accesi i fornelli e creato formule diverse con il delivery.

Chef stellati, grandi osti e giovani promesse della cucina, ecco i protagonisti di “una cena fuori dal comune”, che sbarcano tutti per la prima volta a Torino!

Si inizia con Eugenio Boer, già 1 stella Michelin con Essenza, che con il suo ristorante [bu:r] a Milano sperimenta senza dimenticare la tradizione e che ha ideato il pacchetto da asporto “[bu:r] a casa”: a Torino porterà la sua personale versione dei mondeghili, le polpette tipiche milanesi, uno sfizioso antipasto.

Il primo piatto è invece a cura di Alberto Bettini, chef e patron della Trattoria Amerigo 1934, aperta dai nonni nel 1934 e stella Michelin dal 1998, nonché creatore de “La Dispensa di Amerigo”, nata oltre vent’anni fa con l’intento di riprendere su scala più ampia l’antica tradizione conserviera tipica delle famiglie contadine, mantenendone intatta la filosofia, il rispetto per la stagionalità e la cura per le materie prime locali. Esclusivamente sabato 30 porta a Torino i sapori emiliani con un grande classico delle preparazioni della Trattoria, le lasagne verdi al ragù tradizionale bolognese .

E poi ecco la guancia di vitello, vino rosso e mirtilli a firma di Matias Perdomo, lo chef uruguayano che ha conquistato Milano con la sua creatività nelle cucine di Contraste, guadagnando 1 stella Michelin e che adesso con la sua rosticceria moderna virtuale ROC continua a proporre i suoi piatti in una versione pop gourmet e con particolare attenzione alla sostenibilità.

Infine, si conclude in bellezza con la torta sabbiosa con zabaglione Lolli e marasche calde di Francesco Vincenzi, il giovane chef vincitore del premio S. Pellegrino “Vent’Anni” come migliore talento under 30 della gastronomia internazionale. Dal 2018 è a capo della cucina di Franceschetta58, la sorella minore dell’Osteria Francescana di Massimo Bottura, da qualche mese attivo con il delivery “Franceschetta58 at home”.

Per prenotare una o più box, al prezzo di € 48 l’una, basta consultare il sito di Eataly Lingotto: www.eataly.torino.it

Ogni due box ordinate, Eataly regala una bottiglia di vino.

È necessario ritirare personalmente la box presso Eataly Torino Lingotto, via Nizza 230.

  • Eugenio Boer ([bu:r], Milano) con Mondeghili
  • Alberto Bettini (Trattoria Da Amerigo 1934, Savigno, BO) con Lasagne verdi al ragù tradizionale bolognese
  • Matias Perdomo (ROC, Milano) con Guancia di vitello, vino rosso e mirtilli
  • Francesco Vincenzi (Franceschetta58, Modena) con Torta Sabbiosa, zabaglione Lolli e marasche calde

Il poke spopola tra i torinesi, Poke House raddoppia a Torino

A soli sei mesi di distanza dalla prima apertura, la “Casa del Poke” inaugura la seconda insegna in piazza Aldo Moro

 

Un menù completo, che guarda al futuro e che stupisce con una novità green: THIS isn’t Chicken Poke, la prima poke in Italia a base di pollo vegetale

Dal 14 gennaio i torinesi potranno contare su un secondo locale dedicato al coloratissimo poke californiano, firmato Poke House. Dopo la prima apertura in Piazza Carlina, lo scorso 6 giugno, la “Casa del Poke” raddoppia la propria presenza sotto la Mole, dedicando una nuova location ai food lover torinesi.

 

120 mq di brezza californiana in via Sant’Ottavio, 12 all’esterno del nuovissimo complesso Aldo Moro riqualificato per ridare lustro a una delle aree più monumentali della città. E la scelta del nome non poteva che richiamare – “Aldo Moro House” – questo raro esempio di architettura imponente nel panorama italiano.

 

“Pur avendo aperto il primo locale in un periodo segnato dalla pandemia, la richiesta dei nostri gustosi e coloratissimi poke ha superato ogni nostra aspettativa – commenta Matteo Pichi, fondatore e CEO di Poke House. – La facilità di raggiungerci anche via delivery ci ha sicuramente aiutato, con settembre e ottobre che hanno registrato un vero e proprio boom di ordini. La sua voglia e apertura verso nuovi sapori e l’ottimo riscontro ottenuto in così poco tempo, ci ha dato la spinta per continuare a investire”.

 

Il poke: un piatto leggero e gustoso che conquista tutti

In Aldo Moro House – il 22esimo per la catena del poke che nel frattempo ha superato i confini nazionali, aprendo anche in Spagna e Portogallo – i torinesi potranno assaporare le infinite proposte di poke: un esotico mix di pesce crudo a cubetti, riso, frutta e verdura freschissime e salse speciali, preparato per coniugare leggerezza e gusto, creatività e sperimentazione. I poke rivisitati in chiave californiana sono infatti, una proposta sana e gustosa, oltre che completa nelle sue proprietà nutrizionali grazie alla presenza di fibre, carboidrati, proteine e superfood.

 

“Che siano personalizzate sul momento, oppure scegliendo dalle ricette dello chef, i nostri poke hanno letteralmente conquistato giovani e non, cambiandone le abitudini alimentari – prosegue Pichi. – Sono colorati e gustosi, ma soprattutto sempre nuovi grazie agli infiniti abbinamenti di ingredienti che lasciano ampio spazio alla fantasia e ai desideri del singolo. Sono infatti tra i piatti più amati e anche durante la pandemia i food lover non hanno fatto a meno delle nostre super bowl, una certezza assoluta per chi cerca un pasto sano, ma sfizioso a cui difficilmente si può resistere”.

 

Un’offerta completa, da mattina a sera, con una novità green

Il menu di Torino offre una scelta variegata, pensata non solo per il pranzo o la cena, ma per tutti i momenti della giornata. Per i più mattinieri colazione energetica a base di smoothies, açai bowl e fruit poke, per poi migrare dal pranzo in avanti verso gli ormai celebri poke, con spuntino o aperitivo in perfetto mood californiano. Per rinfrescarsi, una selezione di birre hawaiane della Kona Brewing, tè, estratti, smart water e più in generale bevande naturali, perfettamente in tema con la filosofia californiana.

 

Fino al 20 marzo, inoltre, i food lover torinesi potranno lasciarsi conquistare anche dalla nuova winter seasonal di Poke House, THIS isn’t Chicken Poke: la prima poke bowl in Italia a base di pollo vegetale. Riso integrale, cetrioli, pomodorini, avocado, salsa senape, miele, salsa speciale, sesamo e jalapeño accompagnano il gusto deciso del pollo vegetale, per un mix gustoso, green e di tendenza.

 

Oltre l’esperienza in store nel rispetto delle norme di sicurezza Poke House offrirà i poke anche a domicilio attraverso il servizio di food delivery fornito da Glovo, Deliveroo e JustEat e UberEats. In più i torinesi potranno gustare la poke bowl preferita utilizzando anche il servizio di asporto: contattando telefonicamente il locale, tramite WhatsApp oppure via sito web attraverso un servizio di click & collect sarà infatti possibile selezionare il proprio ordine, procedere al pagamento in modalità cashless e ritirarlo direttamente in store. Il pick-up è organizzato tramite un sistema di gestione smart delle file che permette di evitare ogni tipo di assembramento.

 

Antico “bonet” alle nocciole

E’ un dessert conosciuto soprattutto nella variante al cacao

Tipico dolce al cucchiaio della pasticceria piemontese, il “bonet” e’ un dessert conosciuto soprattutto nella variante al cacao, ricoperto di caramello goloso, delicato, particolarmente energetico. La versione piu’ antica dell’alta Langa, prevede l’utilizzo delle nocciole. Questa e’ la mia proposta. Delizioso!

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Ingredienti:

 

½ litro di latte fresco intero

100 gr. di nocciole tostate

180 gr. di zucchero

1 cucchiaio di caffe’ ristretto

2 cucchiai di rum

50gr. di amaretti

4 uova e 2 tuorli

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In uno stampo in alluminio caramellare 100gr. di zucchero con ½ bicchiere di acqua. Ridurre a farina le nocciole con lo zucchero rimanente. Ridurre in polvere gli amaretti, bollire il latte. Nel frullatore sbattere le uova e i tuorli, aggiungere  il caffe’, il rum, le nocciole, gli amaretti, versare il latte caldo a filo. Trasferire il composto nello stampo, cuocere a bagnomaria sul gas a fuoco bassissimo (l’acqua non deve mai bollire) per circa 1 ora. In alternative cuocere in forno a 180 gradi per 50 minuti circa. Lasciar raffreddare e conservare in frigo sino al momento di servire.

 

Paperita Patty

Fotoritratti di cuvée di Alta Langa sotto la Mole

Il Consorzio Alta Langa dedica a Torino gli scatti del progetto di comunicazione invernale

Per il suo servizio fotografico invernale, il Consorzio Alta Langa ha scelto Torino: le inconfondibili atmosfere del capoluogo sabaudo, le piazze, le strade e le eleganti architetture, i bei portici, i palazzi storici, la collina che abbraccia sinuosa il corso del Po e il fascino dell’arco alpino, con le cime innevate sullo sfondo, sono protagonisti degli scatti che il Consorzio ha realizzato in questi giorni.

Ognuna delle fotografie del progetto – circa 40 in totale, 14 delle quali sono state già pubblicate sui profili Facebook e Instagram del Consorzio (@altalangadocg) – rappresenta un angolo iconico della città ed è dedicata a uno specifico produttore e a una sua cuvée di Alta Langa; altre fotografie sono riservate invece all’etichetta istituzionale del Consorzio.
La pubblicazione degli scatti nelle pagine social proseguirà giorno dopo giorno; al termine, tutte le foto saranno raggruppate in una gallery sul sito istituzionale (www.altalangadocg.com), nutrendo e rafforzando quel sentimento di “Orgoglio Piemontese” che ancora oggi, come nei primi anni di vita del Consorzio, ispira e identifica le bollicine di Alta Langa.

ALTA LANGA DOCG – L’Alta Langa Docg è il metodo classico tradizionale del Piemonte. Una denominazione con una storia molto lunga: fu il primo metodo classico a essere prodotto in Italia, fin dalla metà dell’Ottocento, nelle “Cattedrali Sotterranee” oggi riconosciute Patrimonio dell’Umanità Unesco.
È fatto di uve Pinot Nero e Chardonnay, in purezza o insieme in percentuale variabile; può essere bianco o rosé, brut o pas dosé e ha lunghissimi tempi di affinamento sui lieviti, come prevede il severo disciplinare: almeno 30 mesi.
L’Alta Langa è esclusivamente millesimato, riporta cioè sempre in etichetta l’anno della vendemmia.

 

Cantine d’Italia, è uscita la nuova edizione della Guida per l’Enoturista

La Guida Go Wine dal 16 dicembre in libreria e a disposizione dei soci. L’evento di presentazione si terrà a Bologna lunedì 25 gennaio 2021

 

Esce ufficialmente Cantine d’Italia 2021, la Guida per l’Enoturista a cura di Go Wine. Come ogni anno mantiene come periodo di uscita il mese di dicembre.

 

Una Guida alla Cantine, con una sua identità specifica, non una Guida tradizionale ai vini.

Una Guida pensata per i turisti del vino, che racconta e scrive di vino partendo dalla “Cantina”.

Ovvero la Cantina come luogo dove uomini e donne del vino operano e progettano il loro lavoro, dove sono portatori di storie e tradizioni familiari, oppure di più recenti investimenti.

La Cantina che, nel corso degli anni, è diventata a pieno titolo un luogo di promozione del territorio, perché invita al viaggio e comunica con la sua realtà un’identità territoriale fatta di tutto quanto ruota attorno: il paesaggio, i vigneti, la tradizione del luogo, i borghi.

Una Guida che privilegia il tema della narrazione perché raccontando la cantina, racconta le vicende che stanno attorno al vino e aiutano meglio a comprendere il profilo di ogni realtà.

Una Guida che pertanto non vuole rivolgersi soltanto ai “super appassionati”, ma che desidera essere un’occasione per creare cultura a favore del vino e dei suoi territori. E per far riflettere sull’importante ruolo che la viticoltura italiana sta svolgendo a favore della bellezza e della valorizzazione di tanti territori.

Una Guida edita da Go Wine e che mantiene inalterata la sua mission: promuovere la grande accoglienza italiana in cantina e comunicare anche attraverso un volume l’identità dell’associazione.

 

Cantine d’Italia 2021 si presenta con una copertina rinnovata, 790 cantine selezionate, 235 “Impronte d’eccellenza” per l’Enoturismo, oltre 4.350 vini segnalati, circa 1.500 indirizzi utili per mangiare e dormire.

 

Esce nel corso di un dicembre che chiude un anno straordinario per l’Italia, l’anno del Coronavirus e di tutto quello che ha significato e significa la pandemia. Anche per queste ragioni, per la prima volta la Guida vede differire a gennaio l’evento ufficiale di presentazione, arrivando intanto in libreria e ai soci Go Wine.

Sarà la città di Bologna ad ospitare l’evento, la data è quella di lunedì 25 gennaio.

 

Il volume si apre con due interventi introduttivi a cura di Antonio Paolini (giornalista) e Vincenzo Gerbi (titolare del corso di Enologia nel corso di Laurea in Viticoltura ed Enologia dell’Università di Torino), trattando rispettivamente di storytelling e comunicazione (Paolini) e di vini da vitigni autoctoni e storici (Gerbi).

Sempre all’insegna del tema del racconto, il volume si apre con nove interviste a uomini e donne del vino, esponenti di cantine selezionate in Guida. Si tratta di: Remo Falconieri, Cieck (Piemonte), Francesco Moser, Moser (Trentino), Ornella Molon Traverso, Ornella Molon (Veneto), Stefano Pizzamiglio, La Tosa (Emilia Romagna), Miriam Caporali, Valdipiatta (Toscana), Antonio Patricelli, Collefrisio (Abruzzo), Paolo Mastroberardino, Terredora (Campania), Demetrio Stancati, Serracavallo (Calabria), Marco Nicolosi Asmundo, Barone di Villagrande (Sicilia).

 

Il volume si presenta come un articolato repertorio di cantine, ricco di dati e riferimenti che si aggiorna in ogni edizione, con nuovi inserimenti ed alcune esclusioni. E con nuove cantine che ottengono per la prima volta il riconoscimento de L’Impronta.

 

Sono in totale 235 le “Impronte Go Wine” nell’edizione 2021: esse rappresentano un segno di “eccellenza” nel campo dell’Enoturismo nazionale e costituiscono una sorta di segno ideale che Go Wine attribuisce alle cantine che hanno conseguito un alto punteggio nella valutazione complessiva su sito, accoglienza e profilo produttivo.

Si tratta dei tre fattori su cui si compone la presentazione delle singole cantine e su cui si definisce una loro valutazione.

Sito: luogo ove si trova la cantina, guardando anche alla cantina medesima dal punto di vista architettonico; ma anche sito come patrimonio di vigneti complessivo di cui dispone la cantina.

Accoglienza: la vocazione della cantina verso una parallela attività, sia per attività come agriturismo, B&B o ristorazione, sia per iniziative culturali che denotano un atteggiamento di “apertura” della cantina verso il mondo esterno.

Vino: il profilo produttivo dell’azienda valutato nel tempo, al di là dell’exploit di una singola vendemmia; dunque anche tenendo conto del carattere della produzione, della eccellenza di alcune etichette, di una particolare cura verso specifiche tipologie di vini.

 

Nella speciale classifica per regioni che ogni anno si aggiorna, si conferma ai vertici la Toscana con 48 impronte, seguita da Piemonte (43) e Veneto (34).

Sono 15 le Cantine che raggiungono il vertice delle “Tre Impronte Go Wine”:

Badia a Coltibuono (Toscana); Bellavista (Lombardia); Ca’ del Bosco (Lombardia); Capezzana (Toscana); Castello Vicchiomaggio (Toscana); Ceretto (Piemonte); Donnafugata (Sicilia); Feudi di San Gregorio (Campania); Ferrari (Trentino); Florio (Sicilia); Fontanafredda (Piemonte); Lungarotti (Umbria); Malvirà (Piemonte); Masciarelli (Abruzzo); Planeta (Sicilia).

 

Per la seconda edizione consecutiva, la Guida presenta i “Percorsi Autoctoni”: con il simbolo dell’acino in carrozzina viene segnalato un numero significativo di cantine che hanno condotto nel recente periodo un lavoro di ricerca e attenzione a favore dei vitigni autoctoni, con un occhio di riguardo da parte della Guida verso quelli rari o comunque meno conosciuti. Il simbolo va infatti ad evidenziare un’altra caratteristica del volume: quella di dare voce, attraverso la narrazione di tanti vignaioli, anche del loro impegno a favore della viticoltura di territorio. La selezione che si ricava rappresenta un panorama davvero straordinario di vitigni e di vini.

 

La Guida assegna inoltre 7 “Premi Speciali”: intendono sottolineare alcuni temi della Guida e attribuire riconoscimenti a cantine che hanno raggiunto particolari eccellenze su tali temi.

Ecco la sequenza dei premi speciale di Cantine d’Italia 2021:

Premio “Alto Confort” per il Relais aziendale dell’anno:

Locanda La Raia – LA RAIA (Gavi, Piemonte);

Premio “Cantine Golose” per la Tavola aziendale dell’anno:

Opera02 – CA’ MONTANARI (Castelvetro di Modena, Emilia Romagna);

Premio “Cantine Meravigliose” per l’EnoArchitettura dell’anno:

D’ARAPRÌ (San Severo, Puglia);

Premio Enocultura:

Museo del Vino – ZENI FRATELLI (Bardolino, Veneto);

Premio “Autoctono si nasce”:

Montefalco Sagrantino 25 Anni – ARNALDO CAPRAI (Montefalco – Umbria);

Premio “Buono…non lo conoscevo!”:

Ormeasco di Pornassio Superiore – TENUTA MAFFONE (Pieve di Teco, Liguria);

Premio “Vini Storici d’Italia”:

Falerno del Massico Vigna Camarato – VILLA MATILDE (Cellole, Campania).

 

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La Guida Cantine d’Italia 2021 è edita dall’associazione Go Wine e nasce da un’idea di Massimo Corrado che ne cura il coordinamento e la direzione editoriale. Conferma l’impegno dell’associazione volto ad affermare, anche attraverso la Guida, i principi ispiratori dell’attività associativa. La redazione Go Wine cura la redazione di tutto il volume e del repertorio delle cantine selezionate, con i contributi e le segnalazioni di giornalisti e delegati Go Wine in Italia.

 

Le 790 cantine presenti nel volume sono state scelte in base all’esperienza diretta.

Per ogni cantina una pagina ricca di notizie: dall’anagrafica aziendale ai dati sulla produzione, ai referenti interni da contattare; dai giorni e gli orari di visita alle informazioni stradali; dal racconto delle suggestioni che la cantina e il suo contesto offrono al visitatore a una serie di utili appunti sui vini aziendali con indicazione del vino top e degli altri vini da conoscere.

Ogni cantina è presentata attraverso una valutazione in stelle (su scala 5), suddivisa nei tre aspetti che sono ritenuti rilevanti dalla Guida: il sito, l’accoglienza e i vini.

Inalterato è sempre lo spirito dell’opera: spingere l’appassionato a viaggiare per conoscere il fascino del territorio del vino italiano attraverso il racconto di molti suoi interpreti d’elezione.

Domenica 27 dicembre è Bollicine Day da Eataly

In concomitanza con il V-Day europeo, Eataly offrirà uno sconto speciale sulle bollicine per un brindisi di fine anno più che mai atteso

 

 Certo il 2020 ha offerto poco per cui festeggiare, ma una buona notizia è arrivata, e Eataly ha deciso di celebrarla a modo suo. Il 27 dicembre, nel giorno del “V-Day” Europeo, Eataly offrirà uno sconto speciale sulle bollicine, per antonomasia legate ai momenti di festa.

Nel Bollicine Day tutte le etichette di bollicine saranno scontate del 20% su un acquisto minimo di 6 bottiglie da 750 ml o di 3 magnum. Si potrà scegliere tra le oltre 400 etichette presenti nel vasto assortimento delle cantine di tutti i punti vendita e dello store online (www.eataly.it), dove c’è la consegna gratuita da 99€ in su.

 

Il settore delle bollicine quest’anno è in particolare sofferenza per la chiusura del mondo della ristorazione e le limitazioni nell’organizzazione di raduni privati. Una realtà enologica in continua evoluzione contraddistinta da tradizione e innovazione, attraverso le varie scuole che vanno dal Metodo Classico al Rifermentato o Metodo Charmat-Martinotti senza dimenticare lo Champagne. Nella selezione di Eataly si trovano grandi denominazioni italiane da nord a sud rappresentate da storiche aziende fino ai piccoli produttori come gli artigiani del vino dalle cui cantine provengono solo poche migliaia di bottiglie ogni anno. Prodotti che in questo periodo dell’anno rappresentano l’emblema stesso degli auguri di cui desideriamo non dimenticarci compiendo uno dei gesti più classici e tradizionali di fine anno: un brindisi.

 

Scopri di più su eataly.it/bollicineday

Il mix siculo-sabaudo del vecchio dragone conquista il palato

A Torino è una tranquilla mattina di Dicembre, la morsa del freddo di qualche settimana fa ha dato tregua e passeggiare per le vie addobbate del centro è un vero piacere. Qui, proprio nel cuore della città, immerso fra arte, storia e cultura trova ubicazione il distinto, elegante  e, in quanto tale,  piacevolmente non esuberante ristorante “Al Garamond”.

Un nome che non passa inosservato e che soprattutto rende in qualche modo omaggio al bellissimo palazzo dell’800 in cui è nato. Il Garamond (luogotenente dei dragoni di Napoleone) infatti, nasce all’interno di quello che una volta era la scuderia del reggimento dei dragoni Piemontesi ed è in questa perfetta ambientazione storica che lo Chef Santino, siciliano di nascita (e nel cuore), mette a nostra disposizione le sue qualità in un perfetto mix di tradizione sicula e sabauda.

È un ambiente elegante e riservato, con soffitti a volta fatti di mattoni a vista e luci soffuse alle pareti. I lumi di candela che accompagnano il pasto rendono tutto più intimo e rilassante, il mood giusto per prepararsi ad un’ esperienza culinaria di qualità indubbiamente alta.

Le piccole entrée riescono già a confermare le previsioni, tartine finger food prendono spazio sul tavolo, un misto di mare e terra con un insolito prosciutto d’anatra che ha stuzzicato il palato e incuriosito lo stomaco! Il pane di lievito madre accompagnato dall’olio d’oliva artigianale ha rubato il cuore nella semplice genuinità.
Con gli antipasti ci si trasferisce immediatamente in una delle tante meraviglie siciliane, siamo fra Mazara e Bronte, dove il Gambero sua Maestà incontra il pistacchio creando un’accoppiata vincente che nella sua freschezza si fonde in bocca quasi come fosse una crema.

La portata principale ci catapulta invece nei territori piemontesi, quasi al confine gallico, fra i suoi boschi, nel tepore dei rifugi di un freddo mezzogiorno di fine autunno. È così che gli Gnocchi di Castagna in fonduta di formaggio francese vi conquisteranno il cuore. Sorprenderà la cannella spolverata in piccola quantità a bordo piatto, una chicca, a mio avviso, per nulla scontata!
Un pranzo degno di un Re se poi si considera la compagnia densa e corposa di un bianco senza dubbio importante, considerato uno dei migliori Piemontesi. Il Timorasso “Derthona” di Walter Massa è un trionfo di aromi e fragranze floreali, riscoperto e rilanciato qualche anno fa dal vitigno tortonese che si è prestato in maniera perfetta durante l’intero pasto.

Il dessert non poteva far altro che coronare questo gemellaggio tra terre decisamente lontane e differenti, le castagne incontrano le mandorle ed i cachi incontrano i fichi, il tutto amabilmente abbinato da un Moscato e dal suo lontano cugino Passito.

Un ristorante questo di cui non ci si dimentica facilmente, attuale e moderno, che anche in tempi non facili come questi, riesce a mettersi in gioco grazie alle mille risorse dello chef e dei suoi collaboratori, riuscendo a portare anche dentro le nostre case tutto il suo sapere e la sua passione!
“La magia di un piatto è qualcosa che inizia in cucina, va in scena in sala e si conclude con un sorriso”

Giorgia Di Salvo