GUSTO- Pagina 55

Che buono lo spritz alla maniera torinese!

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I LIQUORI DELLE DISTILLERIE SUBALPINE DIVENTANO SPRITZ “SUBALPINI”

Realizzati all’interno del nuovo opificio urbano, da poco inaugurato dal Gruppo Affini a Chieri, i liquori delle distillerie subalpine diventano un ingrediente intrigante per una nuova proposta di Spritz in stile piemontese, grazie alla visione e all’estro del bar manager Michele Marzella

 

Offrire una proposta rigorosamente “handcrafted”, di qualità certificata e assolutamente piemontese. Partendo da questi principi, Affini presenta la nuova carta degli Spritz Subalpini, che si possono assaporare accompagnando l’innovativo aperitivo in barattolo o in un intrigante food pairing presso i tre locali torinesi del Gruppo: 100 Vini e Affini (presso Green Pea), Affini San Salvario Riv.1 (Via Belfiore 16C) e Affini Porta Palazzo Riv.2 (Piazza della Repubblica 3).

Base degli “Spritz Subalpini” sono alcuni dei liquori di punta di Distillerie Subalpine, storico brand torinese rilanciato sul mercato nel 2020 dal Gruppo Affini, grazie all’intuizione e all’impegno di Davide Pinto e Michele Marzella. La ricetta dei liquori è già stata studiata nella sua creazione con la finalità di essere “sprizzata” con diluenti frizzanti diversi dal solito Spumante.

 

Sono quattro le proposte di “Spritz Subalpini” attualmente in menù.

Il Nuvola in cui il liquore Nuvolari si incontra con la birra. Una bevanda che può prendere direzioni e gusti differenti a seconda della tipologia di birra scelta per l’abbinamento.  Una bevanda pensata per chi ama i gusti a tendenza leggermente amara e citrica e per gli appassionati del classico aperitivo italiano. Ideale per una merenda sinoira, per accompagnare i taglieri di formaggi e salumi, fantastico insieme alla pizza. Suggerito anche l’accompagnamento con il “barattolo” di Affini a base di pulled pork, mele e mezcal.

Il Wizard è invece frutto dell’incontro tra l’Elixir Le Masche e il sidro di mele del Birrificio Baladin con l’aggiunta di profumo di fieno. Uno spritz per chi ama l’eleganza e vivere delle sensazioni “floreali”. Perfetto per un aperitivo estivo leggero a base di bruschette e insalatine, ma anche in accompagnamento a un buon primo piatto vegetariano o a una macedonia di stagione. Suggerito l’accompagnamento con il “barattolo” di Affini a base di insalata russa.

L’ApeRegina celebra il matrimonio tra il liquore Green Bee e la soda di miele fermentato “meadlight” con l’aggiunta di sciroppo di cedrata e gocce di lime. Pensato per chi ama i gusti agrumati ed aromatici, delicatamente piccanti. Consigliato in accompagnamento con tartine, toast o tramezzini, da assaporare spiluccando noccioline o patatine. Il suo “barattolo” ideale di accompagnamento è il baccalà mantecato con cipolle caramellate.

Valentino ultimo arrivato nella lista “Spritz Subalpini”, rappresenta l’incontro tra il liquore Ascari, il liquore alla pesca e il liquore “Affino”. Pensato per chi ama i gusti fruttati ed aromatici. Consigliato in abbinamento e “a contrasto” dei gusti sapidi e decisi, come la carne salada che da Affini viene servita con il gelato alla robiola di capra, chicca gastronomica dell’Agrigelateria San Pè di Poirino

A partire da luglio, la grande famiglia dei liquori e degli spritz si allargherà con due nuove “invenzioni di Michele Marzella, il Susa Libre e il Lady Nuvolari.

I liquori delle Distillerie Subalpine nascono presso il nuovo Opificio urbano inaugurato dal Gruppo Affini a Chieri (Via Vittorio Emanuele 23). Un luogo dove prendono vita liquori storici e nuovi distillati, grazie alla fusione di creatività e competenze diverse: da una parte l’arte miscelatoria di Michele Marzella, bar manager del Gruppo Affini, dall’altra quella distillatoria, incarnata dall’aromatiere e distillatore Alfredo La Cava.

Tutta la produzione dell’Opificio urbano di Distillerie Subalpine è rigorosamente house made e punta a valorizzare le materie prime del territorio.

Tra alambicchi, provette e macchinari più moderni, ogni fase della lavorazione viene curata dal team di Affini, a partire dalla raccolta delle erbe e alla loro macerazione fino all’imbottigliamento.

Una filiera cortissima che si riflette anche in una serie di collaborazioni con realtà artigianali del territorio, perché secondo la filosofia del Gruppo Affini in questo momento storico nessuno basta a sé stesso e il modo giusto per ripartire è farlo tutti insieme, unendo le forze e condividendo competenze, materie prime ed eccellenze.

Attualmente all’interno dell’Opificio urbano vengono prodotti i primi liquori del brand Distillerie Subalpine come lo storico Fernet, il Nuvolari (da cui nasce il Nuvola) e l’Ascari (da cui nasce il Valentino), due dei cocktail di punta di Affini trasformati in liquori per l’aperitivo, l’aromatico Green Bee (ingrediente principale dello spritz Ape Regina) e il misterioso e intrigante Elixir Le Masche (base per il Wizard), nato in collaborazione con il ristorante stellato torinese Casa Vicina.

Cioccolatitaliani, la catena di store dall’anima piemontese ha aperto a Torino

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L’inaugurazione in Via Sant’Ottavio

Vincenzo Ferrieri, Ceo: “7 nuove assunzioni per l’apertura, ma a regime nei nostri store ne lavorano 20”Il genio italiano delle fontane di cioccolato che ora sono in tutto il mondo, l’abbiamo trovato proprio qui in Piemonte”

Cioccolatitaliani ha aperto a Torino, una delle città chiave per la catena di store, sede di importanti fornitori e che ha dato origine all’idea delle famose fontane di cioccolato.

Nata nel 2009 dall’intuizione della famiglia Ferrieri, in meno di 8 anni, Cioccolatitaliani diventa uno dei maggiori retailer di cioccolato in Italia e all’estero operando in 8 differenti mercati per un totale di 49 punti vendita. Oggi il gruppo, con l’apertura di via Sant’Ottavio, vuole celebrare la città dalla quale ha avuto tanta innovazione e dare un segno di positività e di crescita con l’assunzione di personale, nonostante il Covid. Tra i fornitori Gobino, Silvio Bessone (il primo grossista di cioccolato della catena), e la Selmi Group di Pollenzo come azienda produttrice delle fontane di cioccolato.

Torino rappresenta l’eccellenza del cioccolato in Italia – racconta Vincenzo Ferrieri CEO di Cioccolatitaliani – e per noi aprire qui è un traguardo ambizioso e allo stesso tempo un ringraziamento alla città che ci ha ispirato e che speriamo di soddisfare con la nostra proposta. Al Piemonte dobbiamo parte della nostra storia, è qui che abbiamo sviluppato le nostre iconiche fontane di cioccolato, con Selmi Group. Per questa apertura abbiamo al momento assunto 7 collaboratori, ma nei nostri store a pieno regime ne lavorano 20: non appena la situazione si normalizzerà, contiamo di procedere come abbiamo fatto negli altri locali”.

Il concept dello store è stato ideato e realizzato dal Designer Fabio Mennella, in collaborazione con la direzione creativa dell’agenzia Antitetico Lab di Milano che ha saputo creare spazi ad hoc in pieno stile “Chocology: la filosofia di Cioccolatitaliani (che si traduce nell’arte di rendere protagonista il cioccolato mixandolo con il gelato, il caffè, la pasticceria e la cucina). Le pareti sono inoltre decorate con una suggestiva carta da parati azzurra con fave di cacao realizzata e progettata dalla Designer Serena Viganotti per suscitare le tipiche sensazioni di felicità e serenità che lo store emana.

 

“In Cioccolatitaliani abbiamo coniato l’espressione Chocology, cioè la filosofia di mixare il cioccolato con la gelateria, la caffetteria, la pasticceria e anche con la cucina” – continua Ferrieri -. “I nostri chocolate bar sono amati da una clientela molto ampia, dall’intenditore al bambino che vuole un gelato al cioccolato, anche se offriamo molto di più. I clienti apprezzano sia i nostri prodotti sia la nostra capacità, tramite il cioccolato, da sempre comfort food per eccellenza, di regalare un momento di gioia ad ognuno di loro”.

Vincenzo Ferrieri, CEO del Gruppo, 11 anni fa ha deciso con il padre di scommettere su un’idea innovativa, e dall’apertura del primo store a Milano, Cioccolatitaliani è diventato il primo format italiano completamente dedicato al mondo del cioccolato, dalla colazione al dopocena.

Ad oggi, il gruppo è presente in Italia, in tutto il Medio Oriente con store in Qatar, Kuwait, Arabia Saudita, Marocco e Bahrein, Albania e Kosovo con 12 punti vendita diretti e 32 in franchising.

Cioccolatitaliani fa parte del gruppo Gesa Srl, ed espande il suo concetto di food retail con il brand PIE (Pizzeria Italiana Espressa), un format dedicato alla personalizzazione della pizza.

A Torino arriva la Pizza Italiana Espressa

Apertura il 21 Maggio in Piazza Aldo Moro, Torino

 

A modo tuo: il nuovo concept di pizzeria che interpreta la tradizione napoletana in modo contemporaneo. Assunti 6 giovani under 25 anni, a regime lo staff arriverà a 20 dipendenti

Impasto a lunga lievitazione realizzato solo con farine poco raffinate biologiche o integrali macinate a pietra, ingredienti freschi e di qualità che rispettano la stagionalità per creare accostamenti di sapori dai più tradizionali ai più particolari

Qualità, rispetto della tradizione, freschezza e stagionalità il tutto in un contesto cool, conviviale e moderno: sono questi i tratti distintivi del format di PIE (Pizza Italiana Espressa), la giovane catena di pizzerie che permetterà anche ai torinesi di gustare un prodotto “fai da te” con ingredienti scelti direttamente da loro. PIE sarà in Piazza Aldo Moro, si tratta del 6 locale aperto in Italia, il primo a Torino.

Mangiare una pizza da PIE significa vivere un percorso esperienziale dove i clienti si rivolgono direttamente ai pizzaioli che preparano la pizza soddisfacendo al momento le singole richieste di personalizzazione per impasto e farcitura. Il gusto rimane l’ingrediente fondamentale: infatti Pizza Italiana Espressa utilizza un impasto napoletano a lunga lievitazione, da farine poco raffinate, biologiche o integrali, macinate a pietra, oltre ad una vasta scelta di ingredienti di alta qualità. Questo consente un numero potenzialmente infinito di combinazioni, per accontentare qualsiasi esigenza alimentare, dalle intolleranze, alle diete religiose fino a quelle vegetariane.

Siamo orgogliosi di aprire il nostro nuovo store in un contesto così dinamico come Torino, riconosciuta come una delle città più innovative d’Europa”, commenta Vincenzo Ferrieri CEO di PIE. “Apriamo oggi nel cuore della zona universitaria, dove crediamo che il nostro concept possa essere apprezzato da un target giovane. I nostri store rappresentano infatti l’evoluzione della classica pizzeria, introducendo un nuovo format che si basa su un concetto di rendere il cliente attivo nella realizzazione della propria pizza”.

Punto di forza di PIE è il coinvolgimento delle persone dall’ingresso del locale fino alla cottura della pizza. Infatti il cliente segue un percorso che lo conduce direttamente davanti ad un pizzaiolo che prepara al momento la pizza desiderata davanti ai suoi occhi. Poi mentre il cliente arriva alla cassa, la pizza viene infornata e poco dopo servita al tavolo.

Quello che offriamo è un prodotto semplice, della tradizione napoletana, buono e genuino perché creato con ingrediente scelti e di altissimo livello qualitativo”, aggiunge Ferrieri

 

Ad oggi abbiamo assunto 6 persone: gli operatori sono sotto i 25 anni. A regime contiamo di portare il nostro staff a più di 20 persone. Dal 2016 sono 6 le pizzerie aperte sotto l’insegna PIE. I locali si distinguono per un design moderno cool e allegro/conviviale. Nei prossimi mesi, l’Azienda prevede di espandersi ulteriormente con aperture nazionali e internazionali.

Il bambù a tavola

TREND FOOD & BENESSERE: CON LE RICETTE DEI GRANDI CHEF

 

Dal germoglio ai prodotti da forno, come grissini e taralli, fino ai prodotti freschi come il caciocavallo, senza dimenticare the ed estratti: il bambù Alma Italia al centro dell’alta cucina con le ricette di Imma Ferraro

 

Classificato fra i primi 5 superfood al mondo, il bambù è considerato uno dei cibi del futuro poiché a basso contenuto di grassi, buona fonte di fibre, proteine e di aminoacidi. In primavera prende il via la produzione del germoglio di bambù, ricco di sostanze nutritive, per il trend food & benessereDalla terra alla tavola, oltre 60 ettari di bambuseti Alma Italia portano il bambù al centro delle nostre tavole, con le ricette di Imma Ferraro.

Sono oltre 200 le specie di bambù commestibili a fronte delle oltre mille esistenti da ricordare anche in occasione della giornata mondiale della biodiversità del 22 maggio. Tra queste, è la Phyllostachys edulis, più conosciuta come bambù gigante o Moso, la specie scelta per la coltivazione delle oltre 72 mila piante di bambù dell’azienda torinese leader nel settore della green economy Alma Italia, sparse fra Piemonte, Emilia Romagna e Puglia.

Dalla terra alla tavolaAlma Italia porta i prodotti biologici di bambù derivati dalle proprie colture – rigorosamente senza utilizzo di pesticidi e agenti chimici nei campi – direttamente nelle nostre cucine grazie a Bambùbio, il ramo dell’azienda specializzato nella filiera alimentare dei prodotti.

Un alimento che si inserisce sempre di più nelle nuove tendenze food verso un’alimentazione che unisce al gusto, il mangiare sano. Un trend sempre più diffuso anche sui social, come citato anche nell’articolo di BBC che indica quanto gli asiatici abbiano instagrammato e fotografato ricette a base di bambù nel 2020, con un aumento del 4.850 %, proprio nel periodo di pandemia globale da Covid.

Bambubio porta così il bambù al centro delle ricette degli chef come Imma Ferraro, che sceglie la farina di bambù e il suo elevato apporto di silicio organico per i tanti prodotti da forno, dalla ricetta della pizza alle malelingue, ma anche per grissini e taralli, oltreché per le farciture con prodotti freschi di formaggi vaccini derivati dalla coltivazione di bambù come il caciocavallo, fino agli sfiziosi dessert con la ricetta del “Bambùdino” guarnito, che al posto del caramello, è guarnito di golosissima e salutare confettura di ciliegie e bambù. Che sia fritto, stufato, saltato, sott’olio o aggiunto all’impasto, il sapore neutro del bambù, dalla consistenza croccante e simile all’asparago o al carciofo, apporta infatti una consistenza gradevole al palato, senza modificare il gusto, così da valorizzare tanti piatti e ricette, ricco di diverse interpretazioni.

Definito dalla Punjab University, in India, come uno dei cibi del futuro, è in particolare il germoglio di bambù ad essere una valida risorsa in cucina a livello nutrizionale che, oltre ad essere ricco di proteine, carboidrati, amminoacidi, minerali, fibre, potassio, calcio, zinco e vitamine (A, B6, E), si adatta a tutti i tipi di cottura e conservazione.

È in primavera che prende il via la raccolta del germoglio di bambù: per soli due mesi l’anno, da Marzo a Maggio, si interviene sui campi con una piccola zappa in modo da non rovinare l’habitat della pianta (rizoma) e senza danneggiare il resto della coltivazione. Si raccoglie tutti i giorni, per ripetute settimane, stimando all’incirca 1 kg di prodotto per metro quadro. Un ettaro di un bambuseto maturo può infatti produrre ogni anno oltre 8000 kg di germogli freschi.

Nei restanti mesi, la stessa tipologia di bambù dalla foglia commestibile dà vita anche a  tisane, essenze, estratti. Fra i tanti altri prodotti da consumare tutto l’anno, oltre ai germogli sott’olio, le confetture, la farina di bambù per grissini e taralli, anche i prodotti freschi come caciocavallo e cacioricotta, fino a brindare con il bambù, grazie alla birra artigianale a bassa gradazione alcolica e bassa gasatura, rifermentata in bottiglia, che presenta un sapore avvolgente grazie all’utilizzo di bambù, note di mango e maracuja.

Domenico Fortunato, Socio Fondatore del Gruppo Alma afferma: “Il bambù è da sempre apprezzato in Oriente, la cucina asiatica fa infatti quotidianamente largo uso del bambù. In occidente, abbiamo assaporato il bambù nelle lunghe cotture al vapore dei ristoranti cinesi, conosciuto i germogli o “cuori di bambù” nei ristoranti giapponesi grazie alla zuppa di miso, fino alla foglia di bambù utilizzata come guarnizione ornamentale per servire il sushi. Il bambù è però un alimento salutare e interessante, non solo per dare un tocco d’Oriente ai propri piatti. Da qui nasce l’idea di pensare il bambù al centro dei piatti dei grandi chef e nell’alta cucina. Dopo numerosi studi e approfondimenti – aggiunge Domenico Fortunato  –  oltre a favorire le funzioni antibatteriche naturali, antivirali e antiossidanti del nostro organismo, il bambù è un alimento dall’alto valore nutrizionale, considerato un baluardo per le ossa in quanto ricco di calcio, ferro, zinco e per l’elevata quantità di silicio organico, un valido alleato alla lotta contro l’invecchiamento della pelle. Ha un basso contenuto di grassi, buona fonte di fibre, proteine e di aminoacidi (8 dei quali essenziali per il nostro organismo). Un toccasana per la salute, adatto ai nuovi trend food & benessere.”

 

Per la prima volta in Italia, un concorso dedicato ai grandi lievitati salati artigianali

Per la prima volta in Italia, un concorso dedicato ai grandi lievitati salati artigianali.

 

Giovedì 20 maggio, si terrà a Torino il primo contest gastronomico nazionale incentrato sui grandi lievitati salati. Il concorso è aperto a tutti i Pastry Chef lievitisti italiani che vogliano mettersi in gioco, presentandosi davanti ad una giuria tecnica di grande di prestigio per sfoggiare la propria creatività.

 

Il panettone salato è noto come la versione più adatta per essere consumata come aperitivo o antipasto. Si tratta di prodotti lievitati salati che possono presentare una leggera nota dolce, come la pasta brioche, da servire con un bicchiere di bollicine o in abbinamento a formaggi, salumi e salmone affumicato. È una soluzione intrigante che apre anche ad usi alternativi del lievitato all’interno di un menù completo oppure da utilizzare come amouse-bouche, canapè o base per tramezzini e toast.

 

Con l’ideazione di questo concorso, Dettagli, agenzia di eventi torinese, famosa per i suoi appuntamenti culinari, ambisce a decontestualizzare il panettone dal periodo natalizio, stravolgendone la dolcezza e avvalendosi dell’estro dei pasticceri italiani, che vengono così spronati a valorizzare le eccellenze dei prodotti dei loro territori. Le condizioni necessarie per partecipare sono: non trascurare mai il rituale della lievitazione e una selezione di materie prime solo di altissima qualità.

 

Il concorso verrà ospitato nella sale del prestigioso Hotel Principi di Piemonte, dove la giuria tecnica, composta da grandi protagonisti del panorama food italiano, lavorerà per giudicare le proposte dei Maestri lievitisti che, da tutta Italia, presenteranno a Torino le loro creazioni.

 

In giuria: Giovanni Dell’Agnese, presidente Associazione di categoria EPAT, vice presidente ASCOM di Torino e provincia, lievitista e titolare di pasticceria; Massimiliano Prete, ristoratore, lievitista, docente presso CAST ALIMENTI, presso l’Università della Pizza e presso l’Università di scienze gastronomiche, di Pollenzo; Alessandro Mecca, Chef stellato del ristorante SPAZIO 7, ospitato all’interno della Fondazione Sandretto; Leo Risier, giornalista di Repubblica, responsabile eventi Slow Food per Piemonte e Valle d’ Aosta e Nadia Afragola, giornalista, copywriter, Social Media Manager e Digital Pr, già collaboratrice tra gli altri di: Italia a Tavola, Italian Gourmet e Il Panificatore.

 

 

La Rocca di Arignano torna a vivere dopo 700 anni

A giugno La Rocca aprirà le porte al pubblico, dopo un restauro durato 6 anni. Al suo interno un ristorante guidato dall’executive chef Fabio Sgrò, con la consulenza dello chef 1 Stella Michelin Ugo Alciati, una Scuola di Cucina, uno spazio eventi, sei intime camere, con un’area benessere dedicata, un percorso sensoriale e un’opera d’arte dell’illustre scultore Arnaldo Pomodoro

“Vogliamo che la Rocca torni a splendere, che diventi una destinazione e che si riappropri di quella vita che le è stata rubata secoli fa”. Esordiscono così Luca Veronelli ed Elsa Panini, i proprietari della Rocca di Arignano – lui erede di una famiglia imprenditoriale e consulente aziendale, lei biologa con la passione per la cucina – che da giugno riaprirà le porte, a 20 km da Torino, dopo un importante lavoro di restauro.

All’interno vi saranno uno spazio ristorativo, La Locanda della Rocca, con la consulenza dello chef 1 Stella Michelin Ugo Alciati e la presenza dell’executive chef Fabio Sgrò, la Scuola di Cucina guidata dalla direttrice creativa Elsa Panini, un piano dedicato agli eventi, di lavoro e di piacere, e un ultimo riservato a sei esclusive camere, i cui ospiti avranno la possibilità di accedere a un’area benessere riservata. A fare da anteprima all’esperienza che attenderà loro ci saranno il percorso sensoriale, un cammino da vivere con tutti i propri sensi, e, collocata all’ingresso, una scultura di Arnaldo Pomodoro: un parallelepipedo di bronzo e fibra di vetro, emblema dello stile inimitabile e originale dell’artista che tutto il mondo ci invidia.

IL PROGETTO
Alla base di tutto, prima ancora del progetto, c’è il sogno di una famiglia, quella di Luca Veronelli e di Elsa Panini, che da sempre condividono un desiderio comune: vivere e lavorare a contatto con la natura, in un contesto che abbia quel gusto del vissuto che dona a tutto un sapore diverso. Luca Veronelli, classe 1966, proveniente da una famiglia di imprenditori, consulente aziendale, appassionato di giornalismo e di teatro. “Enogastronomia, antichità e desiderio di benessere, in attesa che un giorno, ad apprezzare questo progetto di vita – e non di puro investimento – ci saranno i nostri eredi”. Elsa Panini, anch’essa proveniente da una famiglia di imprenditori, biologa per formazione e cuoca per passione, con un passato nel controllo qualità, è a capo della Scuola di Cucina, a cui è affidato il compito di portare il concetto della sana alimentazione al di là delle mura, grazie ai corsi aperti a tutti, che animeranno il palinsesto durante l’anno. “Il nostro è un vero e proprio progetto di vita, più che di lavoro, che mi ha permesso di apprezzare ancora di più il valore della bellezza e delle cose fatte bene e con amore. È un sogno che si realizza, fatto di amore e mattoni vecchi di mille anni, benessere e cibo”.

L’ARCHITETTO CHE HA CURATO IL RESTAURO
Il progetto di restauro è stato curato dall’Architetto Massimo Raschiatore, con la supervisione della Soprintendenza Archeologica, data la natura storica dell’opera. “Fin da subito era evidente che la sfida non sarebbe stata delle più semplici. Per capirlo bisogna guardare le foto dell’avanzato stato di abbandono in cui si trovava la Rocca. Per questo sono felice che la proprietà abbia deciso di dedicare un’ala della struttura alla memoria storica dei lavori fatti”. L’edificio è composto da tre livelli di edificazione, uno del 1000, uno del 1200 e uno del 1300, epoca in cui è stato eretto il corpo di fabbrica centrale, interno rispetto ai bastioni, quello dove attualmente si trovano tutti gli ambienti abitati, che all’epoca però non fu mai ultimato. Ci sono molti indizi che raccontano di una storia interrotta. Come gli inviti delle due torri angolari, ben visibili dalla passeggiata sui bastioni, che sembrano una rimanenza a seguito di un abbattimento, ma che in realtà sono la testimonianza di un’interruzione. “A differenza di tutti gli altri edifici medievali che troviamo in Piemonte la Rocca è rimasta dormiente dal 1400. In questo è uno dei più rari esempi di architettura medievale incontaminata dal passaggio dei secoli”.  I nuovi volumi sono stati studiati in modo tale da integrarsi nell’impianto architettonico, seguendo un filo conduttore comune dell’originalità e del recupero.

L’OPERA DI POMODORO
Prima di poter ammirare il Monferrato dai piani alti della Rocca, prima di poter accedere agli spazi interni che la caratterizzano – dalla Scuola di Cucina alle Camere, passando lo spazio dedicato agli Eventi – gli ospiti rimarranno ammaliati dalla vista di un’opera dal valore impareggiabile. Si tratta di “Soglia: a Eduardo Chillida”, una scultura realizzata dal riconosciuto artista classe 1926 Arnaldo Pomodoro in passato donata al MASI da Credit Suisse in occasione della celebrazione dei 150 anni della banca e, successivamente, collocata nell’Agorà di LAC Lugano Arte e Cultura. È un grande parallepipedo in bronzo e fibra di vetro che cattura subito l’attenzione all’ingresso, superato il Giardino dei Semplici sulla destra, negli spazi antistanti l’accoglienza. I neofiti sapranno apprezzare l’unicità dell’elemento, gli intenditori la coerenza con gli altri capolavori di uno dei più grandi scultori contemporanei italiani, molto noto anche all’estero. Non si può rimanere indifferenti di fronte al suo stile, unico. Le sue opere, infatti, si rompono e si frammentano davanti agli occhi che, nelle geometriche forme, non apprezzano la perfezione dell’estetica esterna ma bensì il cuore della struttura. Un insieme di linee ed elementi grafici che riconducono a ingranaggi o alle note di una composizione musicale.

LE CAMERE
Sei saranno le stanze dove gli ospiti potranno accomodarsi e vivere l’esperienza della Rocca di Arignano. Riposare in questi ambienti, che non hanno avuto abitanti per secoli, guardare da quelle finestre, che per 700 anni sono rimaste serrate, sembra impossibile. In ogni camera l’equilibrio dei materiali è affidato ai mattoni che rivestono le generose altezze, ai materiali di recupero, alle vecchie ceramiche, al legno, ai velluti, ai portoni borchiati che sanno di storia, al ferro grezzo, alla lana cotta e al lino dei tessuti. Il linguaggio è lontano e contemporaneo allo stesso tempo. Fiori all’occhiello della struttura sono la suite della Camera della Guardia con accesso privato, che prende il nome proprio dalla sentinella che qui riposava al termine della ronda, e la Camera della Trinità, la suite a doppia altezza con vasca idromassaggio, che culmina con il terrazzo privato che si trova a 30 metri di altezza. Da qui si può godere di un panorama che lascia senza fiato, fatto di dolci colline, di borghi e di natura. E che presto si potrà ammirare da altre nove stanze.

LA LOCANDA DELLA ROCCA
A firmare la carta del Ristorante La Locanda della Rocca, lo chef 1 Stella Michelin di Guido Ristorante, Ugo Alciati. Chiamato a coordinare il progetto ristorativo, ha scelto come executive chef Fabio Sgrò, dopo aver instaurato con lui un rapporto umano prima ancora che lavorativo. “Pur non avendo mai lavorato fianco a fianco con Fabio, sono certo che si rivelerà la persona giusta per questo progetto, è un condensato di esperienze di spessore in ristoranti di livello, anche a livello internazionale”. La filosofia di cucina è stata costruita a 4 mani, grazie a studi che arrivano fino all’epoca medievale, portati a termine attraverso libri e ricettari. Il risultato è una proposta culinaria singolare: da un lato in grado di richiamare gli usi di un tempo e dall’altro la contemporaneità. Locale, stagionale ed etica sono le tre caratteristiche imprescindibili per la selezione delle materie prime, al fine di creare una linea di continuità con il territorio e in sintonia con il panorama naturale. La presenza dello chef Alciati alla Rocca sarà contingentata a lezioni di cucina, nella Scuola, orchestrata dalla Direttrice Creativa Elsa Panini, a eventi eno-gastronomici e a occasioni speciali.

L’EXECUTIVE CHEF FABIO SGRÒ
A guidare la cucina del ristorante La Locanda della Rocca ci sarà l’executive chef Fabio Sgrò. Classe 1985, originario di Montà d’Alba (CN), dopo la Scuola Alberghiera a Barolo, inizia il suo percorso tra i più importanti alfieri della ristorazione locale: Massimo Camia, 1 Stella Michelin; Davide Palluda al Ristorante L’Enoteca di Canale; la Locanda del Pilone di Alba; il ristorante Marcelin di Montà dove a 20 anni è già Sous Chef. È il 2005-06 quando raggiunge L’Albereta di Erbusco (BS) per uno stage, quando vi è ancora – seppur non come Executive Chef – Gualtiero Marchesi. Nel 2011 ritorna al Marcelin di Montà in qualità di Executive Chef e tre anni dopo si imbarca per Hong Kong alla chiamata di Umberto Bombana per prendere in mano la brigata del ristorante italiano La Piola. Sempre in terra asiatica, in qualità di Corporate Executive Chef del ristorante fusion di stampo italo-giapponese Lai Sun, riesce a far entrare il suo locale nella lista dei 100 migliori ristoranti asiatici per il South Morning China Post a soli 6 mesi dall’apertura. Dopo tre anni lontani dall’Italia, a fine 2017 decide di fare ritorno. A fine 2020 riceve la proposta da parte di Ugo Alciati che oggi lo incorona executive chef de La Locanda della Rocca. “È un onore immenso essere stato scelto per guidare la brigata di un progetto così eccezionale nella sua unicità. Lavorare fianco a fianco con Alciati è per me motivo di arricchimento personale”.

 

LA SCUOLA DI CUCINA
Nello stesso piano della cucina e della sala del ristorante si troverà la Scuola di Cucina, dove la direttrice creativa Elsa Panini illustrerà la sua filosofia di alimentazione sana e genuina con le proprie lezioni. L’anima della scuola è il grande tavolo centrale, che non solo ospiterà i suoi corsi, ma sarà anche il palcoscenico su cui si muoveranno le mani esperte di cuochi e professionisti. Qui prenderanno vita i lievitati, le paste e le creazioni pasticcere che si potranno degustare alla tavola del ristorante. Le parole chiave sono stagionalità, tradizione, territorio, ritorno alla terra, circolarità, genuinità, salute e benessere. Parole che restano solo teoria, se non sono seguite da una pratica coerente. Ed è esattamente quello che succede all’interno della scuola, al centro di uno degli ambienti più evocativi del castello, dove un calendario fitto di lezioni animerà il palinsesto durante tutto l’anno.
Tra le docenze confermate quella di Petunia Ollister, la creatrice dei #bookbreakfast; di Frollemente, il progetto nato tre anni fa dall’amore per la fotografia e la cucina di Lucia e dalla creatività e passione per la tecnologia di Claudio; dello chef * Stella Michelin, Ugo Alciati e di Carol Choi e Francesco Scarrone, anime del Rantan, l’agriturismo in Val Chiusella immerso nella natura ma dal respiro internazionale, dove scoprire il vero sapore delle materie prime.

L’ORTOLANO
L’orto della Rocca sarà affidato al classe 1987 Paolo Gilardi. Fin dall’avvio della sua attività, coltiva nella collina di Pino Torinese tutto ciò che gli altri contadini hanno scelto di non produrre: zucchine gialle, pomodori provenienti da tutte le fasce climatiche del mondo, rabarbaro e rafano bavaresi solo per fare qualche esempio illustre. Lo fa da sei anni, con la sua azienda agricola Badola dove mette in pratica le tante nozioni apprese nelle esperienze olandese e tedesca, importando dall’Inghilterra, e non solo, i semi di ‘verdure alternative’ ed elaborando, sul terreno che un tempo era appartenuto al nonno, le teorie del visionario Pascal Poot. “Lo stress idrico fa bene alle piante, perché permette al seme di sviluppare una resistenza alla siccità dalla generazione successiva”. La sua ricerca ha colpito la proprietà della Rocca di Arignano, che ha individuato in lui la persona giusta a cui affidare gli orti privati, naturale motore de La Locanda della Rocca e della Scuola di Cucina stessa, sia come produzione che come didattica. “Questo incarico alla Rocca mi permette di chiudere in qualche modo il cerchio, dando delle coordinate precise del mio metodo di lavoro, del mio approccio, della mia offerta e del racconto che ne verrà fatto. Il tutto sarà assolutamente in linea con l’ecosistema della Rocca di Arignano, da rispettare e valorizzare”.

IL PERCORSO SENSORIALE
Si tratta di un cammino che prende origine alla base del pendio su cui si erge il Castello. Un percorso fatto di suoni, di colori e di profumi che culmina in cima alla terrazza panoramica. Durante la passeggiata, la Rocca si presenta in punta di piedi tra le fronde degli alberi. Ed è solo quando si raggiunge il Giardino dei Semplici che si percepisce l’esatta grandezza della struttura. Un giardino medievale, dove ogni specie botanica è stata messa a dimora sia con scopi didattici che gastronomici (sono molte le piante edibili), e dove svetta l’imponente Cedro del Libano che da trecento anni si contende il primato in altezza con il torrione principale. Il percorso prosegue poi all’interno, dove lo scalone che collega tutti i livelli, conduce fino alla passeggiata dei bastioni, per concludersi poi con l’estasi finale della grande terrazza panoramica, dove tutto sembra inchinarsi alla maestosità della Rocca stessa. Da qui il punto di vista sul paesaggio è unico, e incanta per l’abbraccio che la natura riserva agli ospiti.

L’AREA BENESSERE
Quando Elsa Panini e Luca Veronelli hanno scoperto la stanza attualmente adibita allo spazio benessere durante il restauro, non hanno avuto dubbi su cosa sarebbe dovuta diventare. La sua posizione strategica, di raccordo fra le camere e il piano sottostante, e la speciale atmosfera che hanno respirato sin dal primo momento, non ha fatto percepire loro alcune alternative e così è stato. Negli spazi attualmente dedicati al wellness gli ospiti delle camere potranno prenotare alcune ore di relax, di decompressione dal mondo esterno e dalla quotidiana routine della settimana, per dedicarsi a sé stessi. Fra massaggi e trattamenti, realizzati con soli prodotti naturali per la cura del corpo – oli ed essenze, tessuti naturali, legni e pietra – in base alle richieste della clientela, rigenerarsi sarà immediato. Per chi vorrà vivere un’esperienza di benessere a 360° vi sarà anche la possibilità, su prenotazione, di partecipare agli yoga retreats che si terranno nella terrazza panoramica con le indicazioni dell’insegnante Clara Vigasio.

LO SPAZIO EVENTI
Anniversari, cerimonie, meetings aziendali, seminari, team buildings o avvenimenti privati, tutti gli spazi interni ed esterni saranno versatili e adattabili alle esigenze delle persone che intenderanno vivere la Rocca. Sarà possibile riservare un solo livello, un solo ambiente, come la sala del Dongione o la terrazza panoramica che domina la Rocca, oppure tutta la struttura. Mentre lo spazio ideale per le presentazioni sarà la sala meeting al primo piano, dotata di impianto audio e video, chi vorrà organizzare un light lunch o un aperitivo dovrà preferire la terrazza principale al quarto piano. A disposizione per una festa privata vi saranno anche tutti gli ambienti esterni, dalla passeggiata dei bastioni, al giardino dei semplici, fino all’orto; cornici perfette per una festa privata. A disposizione anche le cucine della Locanda della Rocca, che realizzeranno un menu su misura, oppure diventeranno il palcoscenico per un team building a sfondo culinario.

IL CONTESTO E I DINTORNI
La Rocca è posizionata nella parte più alta di Arignano, là dove si sviluppa il nucleo medievale, nel cui centro la Piazza della Parrocchia dell’Assunzione di Maria Vergine è il punto d’unione tra l’architettura barocca della chiesa di settecentesca memoria, e la Rocca stessa. Nelle giornate limpide lo sguardo dalle terrazze panoramiche si perde tra le colline del Monferrato. Sullo sfondo la Basilica di Superga suggerisce che al di là della collina torinese, si sviluppa la città. Tutto intorno la cornice è quella delle Alpi, testimoni silenziose della vita che scorre su queste dolci alture. Completano lo splendido paesaggio di contorno al castello medievale il lago di Arignano – esemplare testimonianza di natura incontaminata – l’Abbazia di Vezzolano – una fra le realtà, situata nel comune dell’astigiano Albugnano, di stile romanico e gotico più importanti dell’intera regione – e la città di Chieri, conosciuta come la città delle cento torri della nobiltà, che ancora oggi conserva il suo impianto medievale e i suoi edifici trecenteschi e quattrocenteschi: l’Arco di Trionfo, il Duomo e le chiese Barocche.

Gli asparagi di Santena a Eataly Lingotto

Una grande eccellenza del Piemonte sarà protagonista a Eataly Lingotto: con la primavera arriva infatti l’Asparago di Santena, in vendita nel Mercato ma anche al centro di una cena a tema, in collaborazione con l’Associazione dei Produttori dell’Asparago di Santena, che ne tutela la produzione.

A causa della chiusura prolungata dei ristoranti, i produttori di asparagi si sono trovati per il secondo anno di seguito in difficoltà nella vendita. La collaborazione tra Eataly Lingotto e l’Associazione dei Produttori è così un’occasione di ripartenza in più per far conoscere questi asparagi di grande qualità e dare sollievo alla filiera produttiva.

Gli asparagi di Santena d’altronde sono un prodotto d’eccellenza della tradizione italiana e piemontese. Santena, la città di Camillo Cavour, il principale artefice dell’Unità d’Italia, da secoli è specializzata nella coltivazione di questo germoglio, al quale è riconosciuta la qualifica di PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale). Il segreto della sua bontà sta nel saper fare dell’agricoltore, nell’attenta raccolta e soprattutto nel consumo a tempo zero. L’ingrediente principale è proprio la freschezza: trattandosi di un tenero, delicato e dolce germoglio, il tempo trascorso tra la raccolta e il consumo fa la differenza.

E allora asparagi freschissimi da Santena arriveranno in vendita a partire dalla prossima settimana sui banchi del Mercato di Eataly Lingotto, da portare direttamente a casa. E poi martedì 11 maggio alle ore 19.30 un appuntamento a tavola da segnare in agenda: la Grande Cena degli Asparagi, nell’ampia Terrazza al primo piano di Eataly. Sarà una serata per conoscere meglio questo ortaggio, grazie anche alla presenza del Presidente dell’Associazione Produttori, Gino Anchisi, che ne racconterà peculiarità e curiosità, e gustarlo in tante preparazioni, dai grandi classici ai piatti più originali, a cura dell’Executive Chef Patrik Lisa. La materia prima sarà ovviamente a km 0 e a tempo 0: gli asparagi, infatti, verranno raccolti a Santena il giorno stesso della cena, in modo da garantirne la freschezza e preservarne tutti i sapori e gli aromi. La cena è proposta al pubblico al prezzo di € 40, con posti limitati ed è su prenotazione, su www.torino.eataly.it

Menu:

Crudi in insalata con estratto di asparagi, turioni e pecorino

Tempura di asparagi con salsa di miele, senape e soia

Ravioli di asparagi con brodetto al Parmigiano Reggiano e prosciutto crudo Ruliano 20 mesi

Asparagi al forno con uovo pochè, salsa olandese e bottarga di gallina

Sorbetto agli asparagi, cioccolato bianco e fragole disidratate

Abbinamento vini

Acqua

Caffè

Nelle Langhe con gusto: Ceretto riapre

Il Gruppo Ceretto riprende le visite nella tenuta Monsordo Bernardina proponendo  nuovi percorsi di visita e degustazioni tra i cru dell’azienda.

Ad Alba è aperto il Ristorante La Piola e dal 4 giugno riaprirà il Ristorante Piazza Duomo.

Il Gruppo Ceretto, azienda familiare che ha le sue radici in un territorio di rara bellezza come quello delle Langhe in Piemonte, riprende anche la propria attività aperta ai visitatori: i percorsi di visita alla Tenuta Monsordo Bernardina e ai vigneti, il ristorante la Piola ad Alba e dal 4 giugno il Ristorante Piazza Duomo.

 

Le Cantine Ceretto, fondate nel 1937, vantano un’estensione di 170 ettari situati nelle aree più pregiate delle Langhe e del Roero, comprese le DOCG Barolo e Barbaresco.

 

Per meglio conoscere e assaporare la produzione sono nuovamente disponibili i percorsi di visita con degustazione (solo su prenotazione, per info visit@ceretto.com, tel. 0173 26 80 33) ed è aperto il punto vendita alla Tenuta Monsordo Bernardina, tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 17.00, per acquisti di vini e di prodotti dolciari del laboratorio Relanghe.

 

Le visite guidate proposte sono diverse, dalla “Degustazione di quattro vini”, tra cui il Barolo Classico DOCG, a “Sfumature del Nebbiolo”, una visita per coloro che cercano una conoscenza più profonda delle differenti espressioni del Nebbiolo, al “Wine Trekking”, una passeggiata tra i vigneti attorno alla Tenuta Monsordo Bernardina, alla scoperta dell’agricoltura e della viticoltura sostenibile, una scelta rivoluzionaria fortemente voluta dalla famiglia Ceretto, volta ad un maggiore rispetto del suolo, delle uve e dell’uomo.

 

Unica nel suo genere la nuova proposta “Tour dei 5 cru Barolo Ceretto”, un’esperienza educativa alla scoperta delle molteplici differenze dei terroirs di una delle DOCG più conosciute del nostro paese, a bordo di un Minivan che porterà il visitatore attraverso i cru più celebri dell’azienda, collocati nei 5 Comuni che costituiscono il cuore della denominazione: Bussia (Monforte d’Alba), Brunate (La Morra), Prapò (Serralunga d’Alba), Bricco Rocche (Castiglione Falletto), Cannubi San Lorenzo (Barolo). L’esperienza, di circa 4 ore dalle ore 9,30, si concluderà con una degustazione dei 5 Cru di Barolo presso la storica cantina di Alba (costo di partecipazione: € 190).

 

Nel cuore di Alba ha riaperto in questi giorni il Ristorante la Piola (giovedì, venerdì e sabato, pranzo e cena, domenica a pranzo – per prenotazioni: tel. +39 0173.442800 – info@lapiola-alba.it). In dialetto piemontese, la piola è l’osteria di paese, il luogo in cui si mangiano i piatti della tradizione e si bevono generosi bicchieri di vino del territorio. L’atmosfera conviviale, quasi familiare, diventa il perfetto complemento al cibo sulla tavola e al vino nei calici, a testimoniare la voglia di essere interpreti fedeli, grazie allo chef Dennis Panzeri, di una tradizione gastronomica, che ha reso le Langhe uno dei luoghi più celebri nel mondo per la qualità del cibo.

 

Attesa la riapertura il 4 giugno a pranzo di Piazza Duomo, il ristorante tre stelle Michelin regno dello chef Enrico Crippa. Consapevole sostenitore della ricchezza e della varietà offerta dai prodotti locali, Crippa ha portato la sua esperienza internazionale in un territorio dalle tradizioni radicate come quello delle Langhe, proponendo sapori inusuali pur mantenendo un occhio di riguardo e di rispetto per gli ingredienti del luogo. Il filo conduttore è l’utilizzo di materie prime d’eccellenza, accuratamente selezionate nel rispetto delle stagioni e coltivate, per quel che riguarda erbe, ortaggi, e piante edibili, nel celebre orto dello chef, un luogo unico di cura e passione per il mondo vegetale sapientemente raccontato nei piatti del ristorante Piazza Duomo. Il ristorante riaprirà nei week end  – venerdì sabato e domenica per ora solo a pranzo –  e sarà esclusivamente a disposizione degli ospiti delle 4 camere – 8 persone – per la cena (per prenotazioni: tel. +39 0173 366167 info@piazzaduomoalba.it). Verranno presentati nuovi menù come Il Viaggio e il Menù del Barolo. E per i venerdì di giugno verrà proposto Discover Piazza Duomo, un percorso alla scoperta della cucina di Enrico Crippa attraverso quattro portate tra i classici dello chef.

 

Frutta fresca, mandorle e caffè nei Bubble Tea di Frankly

A TORINO  LIMONE, COCCO E MELOGRANO  PER INAUGURARE LA PRIMAVERA

Nel punto vendita di via Garibaldi ecco le nuove bevande: tanta frutta fresca, mandorle e caffè per dare una sferzata di gusto alle giornate primaverili.

 La primavera è arrivata. Certo, quest’anno l’inizio della bella stagione ha portato con sé restrizioni e divieti, causati dalla situazione sanitaria in corso.

A rendere più dolci e colorate queste giornate, arrivano nel punto vendita di Torino le nuove proposte di Frankly, la prima catena italiana di Bubble Tea, che è pronta a offrire a tutti gli amanti di questa bevanda nata a Taiwan negli anni ’80 ancora più gusti e bevande tra cui scegliere.

Come sempre, ad accomunare tutte le bevande di Frankly vi è la scelta delle materie prime: niente preparati in bustina o aromi artificiali, ma tanta frutta fresca e topping naturali per personalizzare il proprio tè con le bolle.

Il menù di Frankly per la primavera-estate si arricchisce di queste nuove cinque bevande:

·       Pink Lemonade: fresca limonata a base di limoni e succo di mirtillo rosso;

·       Milky Melon: rinfrescante drink a base di purea di melone con un goccio di cremoso latte;

 

·       Mango Cocco: gustoso frappè al mango preparato con 100% latte di cocco, mango a pezzi e sciroppo al mango;

 

·       Melograno Black Tea: tè freddo dal gusto deciso a base di succo di melograno biologico e tè nero Assam;

 

·       Shaken Almond Coffee: un mix che ricorda il Salento con il suo caffè in ghiaccio, latte condensato e gustoso sciroppo alle mandorle.

 

Tutte le bevande Frankly si possono poi personalizzare con un’ampia varietà di toppings: popping bobas alla frutta, perle di tapioca, semi di chia, pudding, aloe vera ma anche mousse al sale himalayano e marshmallows.

Infine, si può scegliere anche il livello di dolcezza, la temperatura e la tipologia di latte per ogni drink.

Oltre al ritiro nel punto vendita di via Garibaldi 9bis, si può ricevere il proprio bubble tea preferito a domicilio attraverso il servizio di delivery.

Non solo. Grazie all’e-shop è possibile acquistare e farsi recapitare una box con tutto l’occorrente per preparare direttamente a casa propria un perfetto bubble tea!

Per maggiori info: https://franklybubbletea.com/

A scuola di salute

Corretta alimentazione, epigenetica, prevenzione primaria, sono solo alcuni dei  temi  affrontati nel corso dell’incontro formativo online, svoltosi nei giorni scorsi a Palazzo Lascaris   con i futuri ambasciatori del Consiglio regionale sugli ambiti di cui si occupano gli Stati generali della Prevenzione e del Benessere.

L’incontro si è svolto alla presenza del consigliere segretario Michele Mosca, di Felicina Biorci, nutrizionista presso il Centro di Medicina Preventiva e dello Sport dell’Università degli Studi di Torino e degli studenti  e dei docenti dell’istituto superiore Gae Aulenti di Biella.

“Quando si parla di Piemonte – ha dichiarato il consigliere segretario Mosca –  si parla di mangiare e bere bene. Un’alimentazione che vanta prodotti unici al mondo che affondano radici nel passato e nella tradizione delle nostre province. Oggi la pandemia ha modificato le nostre abitudini ma accentuato ancora di più la necessità di assumere uno stile di vita sano anche  e soprattutto in circostanze difficili. Una corretta alimentazione aiuta a prevenire e scongiurare importanti patologie e fornisce le necessarie energie per le sfide di ogni giorno, lo studio, il lavoro e il tempo libero. Il mio augurio è che possiate realizzare i vostri sogni magari proprio sul territorio biellese. Tante sono le sfide che dobbiamo cogliere – conclude Mosca –  a partire dalle opportunità offerte dal Recovery fund, la rivoluzione green, l’economia circolare.  Il Piemonte ha bisogno di ragazzi come voi  che abbiano voglia di imparare e  mettersi in gioco. Spero possiate diventare ambasciatori non solo del Piemonte ma dei singoli territori nei quali vivete per mettere a disposizione del futuro le numerose ricchezze che essi offrono” .

“L’alimentazione è un tema affascinante solo se la si interpreta come complessa – ha esordito nel suo intervento la professoressa Biorci – Nel 2017, 34,1 milioni di decessi erano attribuibili a fattori di rischio (dati del Global Burden of Disease Study ).  A livello globale, il 61,% dei decessi e il 48,3% dei DALY (Disability-adjusted life year,  misura della gravità globale di una malattia), sono stati attribuiti ai fattori di rischio. Occorre capire cosa non funziona nella comunicazione, occorre creare un collegamento tra gli effetti del cibo e la funzionalità cerebrale e cognitiva. Ai ragazzi dico di cercare di espandere la loro conoscenza e le loro competenze per poter risolvere cosa non funziona. Tutti sanno cos’è un piatto sano, ma una volta acquisita la competenza cercate di capire perché non produce risultati.  Attività, sonno e alimentazione sono i tre pilastri per un corretto stile di vita”.

Rivolta agli allievi del triennio delle scuole superiori, l’iniziativa Ambasciatori del Consiglio regionale, che ha visto il Consiglio regionale del Piemonte quale prima Assemblea legislativa italiana a proporla, rientra nei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (Pcto) e consente di acquisire crediti formativi.