PENSIERI SPARSI





Impastare la farina con una patata bollita e schiacciata, sale, un cubetto di lievito di birra sciolto, mezzo bicchiere di latte appena tiepido e olio…
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https://www.piemonteitalia.eu/it/enogastronomia/ricette/focaccia-di-patate
Testo tratto dalla rivista Piemonte Parchi.
Un perfetto piatto unico ispirato alla cucina indiana.
Un piatto salutare e sfizioso che unisce le proprietà delle verdure a quella dei legumi. Un piatto davvero invitante, profumato e gustoso.
Ingredienti (per 4 persone)
250gr.di ceci secchi
2 Peperoni di media grandezza (giallo e rosso)
3 Carote
1 cipolla
2 spicchi d’aglio
3 zucchine
Pochi spinaci
200ml di latte di cocco
1 pezzo di zenzero fresco
2 peperoncini secchi
1 cucchiaino di cumino
1/2 cucchiaino di canella in polvere
1 cucchiaino di curcuma
Brodo vegetale
Prezzemolo, sale, olio q.b.
250gr. di riso Basmati
Mettere i ceci a bagno in acqua fredda per 12 ore.
Preparare le verdure tagliate a tocchetti.
Scolare e sciacquare i ceci e cuocerli in pentola a pressione per 15 minuti con una carota, un pezzo di sedano, mezza cipolla, una foglia di alloro (brodo vegetale).
In una larga padella rosolare la cipolla affettata e l’aglio tritato con poco olio, aggiungere i ceci e le verdure, insaporire e coprire con il brodo dei ceci. Insaporire con lo zenzero grattugiato e le spezie. Cuocere per 30 minuti, aggiungere il latte di cocco e lasciar consumare un poco, regolare di sale e cospargere con prezzemolo tritato. Servire subito con riso basmati bollito.
Paperita Patty
Per fare queste polpette al pomodoro con farina di ceci non avete bisogno di preparare molti ingredienti: probabilmente aprendo il frigo li trovate già lì, pronti! Il bello delle polpette è che ci potete mettere dentro quello che volete. Qualcuno potrebbe non fidarsi a ordinarle al ristorante, temendo che siano fatte con gli avanzi, di quelli che o li metti nelle polpette o li butti via. Io trovo che sprecare il cibo il meno possibile sia un traguardo importante. E ora, aprite il frigo e guardate se anche voi avete qualche ingrediente che potrebbe andare bene per questo. Non importa se non è esattamente quello che c’è in questa ricetta. Basta rispettare le proporzioni. Non devono però mancare la farina di ceci e il sugo di pomodoro. Leggete e capirete perché…
Una dieta a base di legumi e cereali (soprattutto quelli integrali) permette di fornire al nostro organismo gli stessi elementi che si trovano nella carne (gli aminoacidi essenziali).
Tempi: Preparazione (20 min); Cottura (15 min);
Attrezzatura necessaria: robot tritatutto, 2 bicchierini da caffè, padella antiaderente diam. 32, tagliere e coltello a lama liscia, paletta da cucina, 2 cucchiaini, 1 cucchiaio, 1 paletta di legno, vassoio, 1 ciotola di medie dimensioni, carta da forno.
Per l’impasto delle polpette:
Per il sugo di pomodoro:
Ciuffi di carota – ½ bicchiere
Approfondimenti e i consigli per l’acquisto degli “ingredienti insoliti” a questo link: https://www.lacuocainsolita.it/ingredienti/).
In caso di allergie…
Allergeni presenti: Cereali contenenti glutine, soia
Potete scegliere delle verdure in padella a vostro piacere e in base a quello che trovate in frigorifero. In questa ricetta io ho fatto rosolare uno spicchio di aglio in olio evo, buttato dentro le carote a rondelle e fatto cuocere per 10 minuti. Poi ho buttato in padella anche i finocchi e fatto cuocere tutto insieme per altri 10 minuti. Infine, ho aggiunto il sale.
Io ho sempre in frigorifero un cereale pronto. Questa volta usiamo il riso basmati integrale. Se non vi ricordate come è meglio cuocere i cereali in chicco, andate su https://www.lacuocainsolita.it/miglio-stufato/
Meglio se integrale, perché è più ricco di fibre. Io lo ottengo spesso da una forma di pane secco. Basta mettere le fette secche nel mixer e tritare a massima velocità, fino a quando il tutto sarà polverizzato.
Il gioco è facile: nel bicchierino da caffè bagnate la farina di ceci con l’acqua e mescolate. Intanto mettete nel contenitore del robot tritatutto le verdure, il riso basmati, la salsa tamari, il sale e l’olio e frullate a massima velocità. Aggiungete quindi la farina di ceci idratata e il pangrattato. Dovrete ottenere un impasto abbastanza compatto.
Unite ora i semi di girasole e mescolate delicatamente (devono restare interi). Trasferite in un contenitore e ricavate con le mani delle polpette, che poi impanerete con del pangrattato integrale.
Mettete olio di oliva in padella, fatelo rosolare e buttate dentro l’aglio e i ciuffi verdi delle carote sminuzzati come fareste con del prezzemolo. Mettete a cuocere le polpette impanate, a fuoco medio-alto e fate rosolare per circa 5 minuti, poi girate con l’aiuto di due posate e fate altrettanto dall’altro lato. Trascorsi 10 minuti, mettete da parte un po’ di ciuffi verdi di carota soffritti e versate il sugo già pronto nella padella e fate scaldare tutto per altri 5 minuti.
Servite le polpette calde, con una forchetta e un cucchiaio per raccogliere bene anche il sugo al pomodoro.
In frigorifero: 3-4 giorni
Le polpette crude: possono essere preparate anche il giorno prima e tenute in frigorifero fino alla cottura. Possono essere messe nel congelatore (su dei vassoi, separate tra loro) e conservate anche per 2-3 mesi. Una volta indurite, potete trasferirle nei sacchetti gelo.
In corso Vittorio Emanuele II 78 nasce “Gerla Green”, il primo locale a prevalenza vegetale, con un nuovo indirizzo gastronomico che unisce salute, gusto e tradizione agricola.
Gerla 1927 lancia, così, una nuova sfida nel cuore di Torino e a partire da giovedì 5 giugno apre al pubblico ‘Gerla Green’, primo locale pensato con un’impronta prevalentemente vegetale.
Il nuovo spazio, in corso Vittorio Emanuele 78, offrirà un’esperienza gastronomica capace di unire cucina salutare all’attenzione estetica e al rispetto per la terra, in un format contemporaneo ma fedele alla storia del marchio.
“Focalizzarci sulla cucina vegetale – spiega il direttore generale Stefano Chiodi Latini – significa non soltanto seguire l’evoluzione del gusto e del benessere alimentare, ma anche ampliare l’identità del gruppo, offrendo una proposta attenta ai prodotti della terra in tutti i nostri locali”.
Con Gerla Green il gruppo rafforza una visione imprenditoriale che, nel corso degli anni, ha rilanciato alcune delle insegne più iconiche della città, dal caffè Platti a Norman, da Dezzutto a La Pista, affiancando alla tradizione storica un percorso costante di aggiornamento e formazione, anche attraverso la Gerla Academy.
“Il vegetale non è solo una moda – spiega il presidente Roberto Munnia – ma un’opportunità gastronomica e culturale. Torino e il Piemonte vantano una grande tradizione agricola, che già nella cucina storica dei Savoia vedeva valorizzata la biodiversità. Con questo nuovo progetto vogliamo aprire uno spazio che parli il linguaggio della terra con eleganza e sostanza”.
Gerla Green sarà aperto dal lunedì al sabato dalle 7 alle 21 con una proposta continua dalla colazione all’aperitivo. Si tratta di un nuovo tassello nella mappa gastronomica della città che ha lo scopo di rendere il vegetale protagonista, senza estremismi, ma con gusto e identità per rafforzare la sinergia tra i locali del gruppo. Verrà proposta una innovativa colazione proteica, con suggestioni scandinave) e genuina che si distinguerà dalle tradizionali caffetterie, con selezioni di caffè Lavazza. Grazie alla collaborazione con i due locali Suki acquisiti dal gruppo Gerla in via Rodi e in via Amendola, un sushi man preparerà pranzi e aperitivi a vista, a base di poke e sushi, sia tradizionali sia vegetariani.
Mara Martellotta
Giovedì scorso, nel cuore pulsante delle OGR Torino, è stato svelato un nuovo protagonista dell’estate torinese: il “Gran Torino: Spritz a Km0”, il primo spritz interamente dedicato alla città e realizzato con ingredienti tutti piemontesi. Un cocktail che non è solo un drink, ma una dichiarazione d’amore per Torino, i suoi caffè storici, e l’arte dell’aperitivo che qui è nata e si rinnova.
Presentato nel suggestivo dehors dello Snodo, il nuovo Spritz — profumato di mela rossa e firmato Gran Torino 1861 — è pensato per essere gustato all’ora magica in cui il lavoro cede il passo alla convivialità. È un invito a rallentare, a condividere, a tornare a quella semplicità sincera che profuma di casa.
Dietro questo spritz c’è una storia che intreccia passato e futuro: quella dell’aperitivo torinese, nato tra le boiserie dei caffè ottocenteschi e oggi rilanciato nella cornice avveniristica delle OGR, cattedrale della cultura contemporanea. Il “Gran Torino” reinterpreta questa tradizione con un linguaggio nuovo ma fedele alle radici: ogni ingrediente parla piemontese, ogni sorso racconta la città.
Il progetto nasce dalla visione di Riccardo Ferrero, fondatore di Gran Torino, già noto per la produzione di Vermouth e Bitter di qualità. Con l’Aperitivo 1861, l’azienda compie un nuovo passo, proponendo un cocktail che è insieme prodotto locale e simbolo identitario. Il design essenziale delle bottiglie, la scelta di materie prime a filiera corta, la cura dei dettagli: tutto è pensato per esprimere eleganza, autenticità, territorio.
E così, mentre il sole scivola dietro le arcate delle OGR, lo “Spritz a Km0” si candida a diventare il protagonista delle serate torinesi. Una bevuta che non si limita al gusto: è esperienza, racconto, appartenenza. È Torino che si beve, con orgoglio e leggerezza.
Questa estate, al dehors di Snodo, l’appuntamento è fisso: si brinda al presente con uno spritz che guarda al passato, ma ha già il gusto del futuro.
GIULIANA PRESTIPINO
Informazione promozionale
Macellaio per scelta e per vocazione, dal 2022 ha dato vita a una macelleria che è diventata un punto di riferimento per chi cerca carne di qualità e piatti pronti all’altezza della ristorazione gourmet. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la sua storia, i suoi valori e il suo modo di intendere un mestiere antico ma sempre più moderno.
Tutto è iniziato dalla mia passione per il barbecue americano. È stato un amore travolgente che mi ha portato a voler capire la carne in profondità: la sua origine, il suo taglio, la sua preparazione. Nel 2022 ho deciso di aprire una macelleria partendo da zero. È stata una sfida, ma anche un’avventura bellissima.
Significa evolversi. Non sono solo un venditore di carne, ma un selezionatore e un creatore di sapori. Ho sviluppato una linea di 15 piatti pronti, pensata per chi ha poco tempo ma non vuole rinunciare al gusto e alla qualità. Gourmet per me è sinonimo di attenzione, innovazione e rispetto per il cliente.
Il primo criterio è l’origine: prediligo carni provenienti da allevamenti italiani, possibilmente a filiera corta e sostenibile. Evito l’allevamento intensivo e scelgo solo animali allevati secondo ritmi naturali, come i polli di razze a lenta crescita.
Sì, lavoro solo con allevamenti italiani che rispettano determinati standard di benessere animale. Mi affido a realtà che condividono la mia filosofia: sostenibilità, qualità e trasparenza.
La carne di qualità si riconosce dall’aspetto, dalla morbidezza e, ovviamente, dal gusto. È una questione di esperienza, ma anche di educazione del palato: chi prova una carne ben selezionata difficilmente torna indietro.
Assolutamente. La fassona piemontese, gli angus spagnoli… sono razze che danno una carne straordinaria, soprattutto se allevate secondo criteri naturali e sostenibili. La qualità parte dalla genetica, ma si costruisce con la cura dell’allevamento e dell’alimentazione.
Con i consigli. Suggerisco come cucinare al meglio ogni taglio, quale tecnica usare e con quali tempi. Ogni carne ha una storia e un potenziale che merita di essere esaltato.
È fondamentale. Un buon taglio valorizza la carne, riduce gli scarti e rende la preparazione in cucina più semplice. Ogni pezzo è trattato con cura, anche per rispettare chi lo porterà in tavola.
Credo in un modello alimentare che privilegi il “meno ma meglio”. Non serve consumare molta carne, basta scegliere carne buona, sostenibile, etica. La sostenibilità non è uno slogan, è una responsabilità concreta.
Sì, collaboro con diversi ristoratori professionisti. Il dialogo nasce dalla fiducia: loro sanno che ogni taglio è pensato per esaltare il piatto. Io, da parte mia, ascolto le esigenze della cucina per proporre soluzioni su misura.
Il mio sogno è dare continuità alla macelleria, mantenendo un alto livello di servizio. Sto lavorando a nuovi progetti legati alla gastronomia di qualità, in particolare allo sviluppo di piatti pronti a cuocere e alla frollatura delle carni. È un percorso che unisce tradizione e innovazione.
Bisogna provare. Scegliere con consapevolezza, avvicinarsi alla carne come a un prodotto che merita rispetto. La qualità non è solo una scelta di gusto, ma anche di salute e di etica. Meno carne, ma carne vera: questo è il mio consiglio.
La macelleria di Ermanno Melatti non è solo un negozio, ma un luogo dove la carne diventa cultura, rispetto e piacere per il palato. Un esempio di come anche il banco del macellaio possa trasformarsi in un laboratorio di alta gastronomia.
Grande soddisfazione da parte del ministro Lollobrigida, del presidente della Regione Piemonte Cirio e dell’assessore Bongioanni
Il Giandujotto di Torino diventerà la decima lgp del Piemonte. E’ stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana la domanda di registrazione che segna l’avvio ufficiale dell’iter nazionale per il riconoscimento lgp di una delle specialità dolciarie fra i simboli più noti della città e del Piemonte. Saliranno così a 90 i prodotti piemontesi a denominazione d’origine tutelata fra Dop, Igp, Docg, Doc e Ig.
“Il sistema agroalimentare italiano – spiega il Ministro dell’Agricoltura e Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida – è composto di innumerevoli eccellenze del nostro territorio. Avere compiuto oggi un altro passo in avanti per il riconoscimento del GIandujotto tra i prodotti certificati lgp significa premiare il lavoro fatto. Il Giandujotto è un’eccellenza, espressione di sapienza tramandata di generazione in generazione, gusto unico e identità piemontese e italiana. Quando otterrà il disciplinare acquisterà ancora più forza sul mercato e ne verranno tutelate le sue caratteristiche inimitabili. Siamo orgogliosi di essere al fianco dei produttori”.
“Abbiamo lavorato per mesi per raggiungere questo risultato – afferma il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio – un risultato che rappresenta il riconoscimento della storia e della tradizione di un’eccellenza del territorio. Valorizzare i nostri prodotti è fondamentale per farli conoscere sempre di più e anche per renderli più competitivi sui mercati internazionali”.
“Per il Piemonte è un traguardo che vale doppio – spiega con grande soddisfazione l’Assessore al Commercio, Agricoltura, Caccia e Pesca, Parchi della Regione Piemonte Paolo Bongioanni – Una specialità che porta il nome di Torino e del Piemonte nel mondo vede finalmente riconosciuta la sua qualità, la tradizione manifatturiera dei nostri laboratori e soprattutto l’impiego tutelato della pregiata Nocciola Tonda Gentile prodotta nel nostro territorio, che trova una sua straordinaria possibilità di rilancio. Ringrazio personalmente il ministro Francesco Lollobrigida per aver seguito personalmente, insieme alla sua struttura, l’iter del disciplinare di produzione affinché rispondesse alle severe norme europee richieste per il riconoscimento.
Ora la strada è in discesa. Il GIangujotto di Torino lgp potrà entrare nel club degli ambasciatori di eccellenza della nostra regione e fregiarsi del brand “Piemonte is-Eccellenza Piemonte”.
Il disciplinare di produzione, già approvato dalla Regione Piemonte, era stato presentato lo scorso marzo al Ministero dell’Agricoltura, Sovranità Alimentare e delle Foreste dal Comitato Giandujotto di Torino, che riunisce circa una quarantina tra artigiani e aziende del settore, presieduto dal maitre chocolatier Guido Castagna e con il coinvolgimento della storica azienda Lindt-Caffarel. I funzionari del Ministero hanno verificato la conformità del disciplinare ai metodi tradizionali di produzione durante una riunione di pubblico accertamento, confermandone la validità.
Il percorso per l’ottenimento dell’lgp era stato avviato ne lontano 2017, ma aveva subito alcune battute di arresto in seguito alle osservazioni presentate dal gruppo svizzero. Tra i punti centrali del documento l’esclusione del latte in polvere, coerentemente con le tecniche ottocentesche di produzione che si intendono salvaguardare, e l’obbligo di utilizzare una determinata percentuale di Nocciola Piemonte Igp.
In assenza di opposizioni il dossier pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale sarà ora trasmesso alla Commissione Europea, che avvierà la fase istruttoria a livello comunitario per il riconoscimento ufficiale dell’lgp.
Mara Martellotta
Giovedì 5 giugno prossimo, presso Eataly Lingotto, Go Wine promuove l’evento dal titolo “Tutti i colori del bianco”, dedicato al vino bianco italiano: al banco d’assaggio dell’enoteca sarà presente una selezione esclusiva di bianchi d’autore. Alcune cantine presenteranno in assaggio lo stesso vino prodotto in due annate differenti. La selezione presenterà molte varietà a bacca bianca in un contesto esclusivo per ricchezza e varietà di proposte. Un’originale degustazione spazierà dalle Alpi alla Sicilia e valorizzerà vitigni e realtà del bianco italiano, coinvolgendo nomi prestigiosi dell’enologia italiana in una sorta di viaggio intragenerazionale tra vini bianchi di razza. L’evento si svolgerà nella location di Eataly Lingotto, in via Ermanno Fenoglietti 14, e l’invito è rivolto a professionisti del settore, soci Go Wine e simpatizzanti. Tra i bianchi nostrani presenti, tra gli altri, L’Erbaluce di Caluso e il Gavi.
La parte food sarà gestita da Eataly, che proporrà una selezione di eccellenze gastronomiche con un menù di assaggi che potranno essere acquistati in loco. L’evento si svolgerà su due distinti turni, il primo riservato agli operatori del settore, a partire dalle 16.30 fino alle 18, tra cui giornalisti e professioni del settore, e un secondo turno di apertura del banco d’assaggio al pubblico di appassionati, dalle 18 alle 22.
Mara Martellotta