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Un tenero salame di tonno e patate

Questo piatto e’ fresco, leggero e pratico, si può infatti preparare il giorno prima. Gustoso,delizioso, e morbido si accompagna perfettamente ad una bella insalata mista.

 

Buon appetito!

Ingredienti

500gr. di patate
200 gr.di tonno sott’olio
100gr. di parmigiano grattugiato
1 uovo ed 1 tuorlo
Sale, pepe q.b.

Cuocere le patate a vapore. Nel mixer impastare velocemente il tonno ben scolato, le patate, le uova, il parmigiano, il sale ed il pepe. L’impasto deve risultare sodo, eventualmente aggiungere del pangrattato, formare un filoncino compatto, lasciar riposare in frigo per circa un’ora poi, avvolgerlo in carta forno, chiuderlo bene ed avvolgere il tutto in carta stagnola chiusa a caramella. Cuocere con coperchio in acqua per circa 45 minuti. Lasciar raffreddare, tagliare a fette cosparso, a piacere, con una salsina a base di olio, prezzemolo tritato, capperi e limone. Accompagnare con una bella insalata.

Paperita Patty

L’autunno di Alberto Marchetti propone quattro novità

 

La robiola di Cocconato, l’uva fragola, lo Zabasù e la panna cotta

Con l’arrivo dell’autunno, cresce la voglia di sapori morbidi e rassicuranti: Alberto Marchetti ha scelto di accompagnare questo periodo dell’anno con due gelati al gusto di uva fragola e robiola di Cocconato, che celebrano la semplicità dei prodotti stagionali, che non hanno stagionalità e possono essere vissuti tutto l’anno. Accanto a nuovi gusti, Marchetti ha preparato altre due golose novità, lo Zabasù e panna cotta. Due dolci che rappresentano una coccola autentica e preparata a regola d’arte. Con il suo sguardo appassionato verso il territorio, Marchetti per questo autunno ha voluto dar spazio alla qualità delle materie prime e la semplicità degli ingredienti, convinto che un buon gelato nasca da pochi elementi, ma perfetti. Ogni novità è un racconto del Piemonte, di artigianalità e di gusto puro. Un gelato che è un vero omaggio a un borgo del Piemonte, e che Alberto Marchetti ama, Cocconato, in provincia di Asti, è quello alla robiola di Cocconato. Formaggio “pat”, dal sapore delicato e leggermente acidulo, che si trasforma in una crema vellutata, elegante e avvolgente, capace di raccontare la storia e le tradizioni di un territorio antico. Ogni cucchiaio è un viaggio tra le colline tra profumi di erbe e latte appena lavorato, un’esperienza che unisce semplicità e raffinatezza. L’uva fragola, dolce, aromatica, sorprendentemente intensa, diventa protagonista di un gelato che parla da sé. I sentori di fragola e uva fresca si intrecciano in armonia. Un gusto che evoca vigneti soleggiati e il lento scorrere dell’autunno in ogni assaggio. Zabasù, rivisitazione del classico italiano tiramisù, è interpretato da Marchetti come dolce a cucchiaio. Uova da galline allevate a terra, montate a mano, mascarpone fresco, zucchero e caffè espresso si fondono in una crema vellutata e avvolgente. I savoiardi, provenienti dal prestigioso biscottificio Giovanni Moro, di Fonni, e lavorati secondo una ricetta tramandata da tre generazioni, aggiungono una nota fragrante e armoniosa, completando un dessert elegante e autentico. Ogni cucchiaio è un minuto di piacere puro. Per questa stagione autunnale, Alberto Marchetti presenta la novità Zabasù, dove il tiramisù incontra lo zabaione, creando un dolce al cucchiaio ancora più ricco e seducente. Il dolce al cucchiaio preferito da Marchetti è la panna cotta al caramello, una ricetta che incarna la filosofia della bontà autentica: panna fresca, zucchero, latte e un caramello dorato che avvolge ogni assaggio di note calde e leggermente tostate. La panna cotta al caramello è un inno alla tradizione piemontese, resa attuale da una consistenza perfettamente liscia e da un equilibrio raffinato tra dolcezza e intensità. Naturale, senza glutine, è pensata per tutti gli amanti dei sapori genuini. Un classico della pasticceria piemontese.

Mara Martellotta

Ceci speziati con verdure, piatto unico di ispirazione indiana

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Un perfetto piatto unico ispirato alla cucina indiana.

Un piatto salutare e sfizioso che unisce le proprietà delle verdure a quella dei legumi. Un piatto davvero invitante, profumato e gustoso.

Ingredienti (per 4 persone)

250gr.di ceci secchi
2 Peperoni di media grandezza (giallo e       rosso)
3 Carote
1 cipolla
2 spicchi d’aglio
3 zucchine
Pochi spinaci
200ml di latte di cocco
1 pezzo di zenzero fresco
2 peperoncini secchi
1 cucchiaino di cumino
1/2 cucchiaino di canella in polvere
1 cucchiaino di curcuma
Brodo vegetale
Prezzemolo, sale, olio q.b.
250gr. di riso Basmati

Mettere i ceci a bagno in acqua fredda per 12 ore.
Preparare le verdure tagliate a tocchetti.
Scolare e sciacquare i ceci e cuocerli in pentola a pressione per 15 minuti con una carota, un pezzo di sedano, mezza cipolla, una foglia di alloro (brodo vegetale).
In una larga padella rosolare la cipolla affettata e l’aglio tritato con poco olio, aggiungere i ceci e le verdure, insaporire e coprire con il brodo dei ceci. Insaporire con lo zenzero grattugiato e le spezie. Cuocere per 30 minuti, aggiungere il latte di cocco e lasciar consumare un poco, regolare di sale e cospargere con prezzemolo tritato. Servire subito con riso basmati bollito.

Paperita Patty

Torino capitale della dolcezza con DOLCISSIMArte 2025

Dal 6 al 9 novembre la rassegna celebra la pasticceria piemontese tra arte, tradizione e nuove generazioni
La città si prepara a immergersi nella dolcezza. Torna DOLCISSIMArte, l’unica rassegna in Italia interamente dedicata alla pasticceria regionale artigianale, ideata da Ascom Confcommercio Torino e provincia ed EPAT, con il sostegno di Regione Piemonte, Città di Torino, Camera di commercio di Torino, Turismo Torino, Unioncamere Piemonte, FIPE, Iren e numerosi sponsor privati.
Dal 6 al 9 novembre 2025, Torino diventerà nuovamente la capitale della pasticceria piemontese, con un ricco calendario di eventi diffusi che uniscono dolcezza, cultura e territorio. La manifestazione si inserisce in una settimana densa di appuntamenti internazionali — tra Artissima e le Nitto ATP Finals — creando un connubio unico tra arte, sport e gusto.
Il sapere che diventa sapore
Tema di questa quarta edizione è “La pasticceria: di generazione in generazione, il sapere diventa sapore”: un omaggio al valore della trasmissione del mestiere, ancora oggi vitale nelle botteghe piemontesi. La pasticceria resta infatti uno dei pochi mestieri dove il ricambio generazionale è vivo e orgogliosamente custodito: i figli tornano nei laboratori di famiglia dopo gli studi per dare continuità a una tradizione che è insieme arte, scienza e passione.
Maria Luisa Coppa, presidente Ascom Confcommercio Torino e provincia, sottolinea:
«La pasticceria piemontese è un patrimonio prezioso, fatto di storia ma anche di futuro. Da quattro anni lavoriamo per valorizzare un settore d’eccellenza. Nessuno si inventa pasticcere: dietro ogni creazione ci sono anni di studio, sacrificio e passione. DOLCISSIMArte è cresciuta e vuole continuare a crescere, perché la pasticceria è un motore economico e culturale per il nostro territorio. Invitiamo le nuove generazioni a raccogliere questa eredità con competenza e visione».
Gli eventi
La Grande Anteprima
Giovedì 6 novembre, al Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, si terrà la Grande Anteprima di DOLCISSIMArte: un sontuoso Tavolo delle Torte con 100 dolci realizzati da 80 Maestri Pasticceri provenienti da Torino, Biella, Cuneo e Vercelli.
Ospiti d’onore i valdostani Rolando e Francesca Morandin, con un collegamento speciale dalla California con Marco Lusso, allievo di Giusto Falchero. L’evento vedrà anche la partecipazione degli studenti ITS Academy Turismo Piemonte e dei Cuochi della Mole, in un dialogo tra maestri e nuove generazioni.
Il Maestro Rolando Morandin, simbolo della tradizione dolciaria alpina, commenta:
«La pasticceria piemontese è uno dei pilastri della pasticceria italiana. Mi considero un “raccontastorie” che cerca di trasmettere ai giovani non solo le tecniche, ma la passione. Se perdiamo la tradizione, perdiamo tutto».
Pasticceri in Vetrina
Venerdì 7 e sabato 8 novembre, il centro di Torino si trasformerà in un laboratorio a cielo aperto con Pasticceri in Vetrina: esibizioni dal vivo di maestri pasticceri ospitati nei negozi del centro, tra via Carlo Alberto, via Po, piazza San Carlo e piazza Statuto. Le degustazioni saranno gratuite fino a esaurimento.
Pasticcini in Carrozza
Nelle stesse giornate, torna anche Pasticcini in Carrozza, il tour sul tram storico con degustazioni curate da Maestri Pasticceri e racconti delle guide turistiche GIA Ascom.
Il biglietto costa 15 euro, interamente devoluti alla Fondazione FARO.
CaPè Concerto e Dolcissima Merenda
Domenica 9 novembre, alle ore 14, il Palazzo Saluzzo Paesana ospiterà il CaPè Concerto DOLCISSIMArte: un evento tra musica e pasticceria secca con la pianista Marta Cirio e gli allievi degli istituti alberghieri piemontesi, in dialogo con il maestro Giulio Lauciello della pasticceria Ghigo.
Nel pomeriggio, in tutta la città, le pasticcerie aderenti proporranno la DOLCISSIMA MERENDA: degustazioni della Torta Dolcissima accompagnata da cioccolata o bevande calde, per rivivere la magia del Tavolo delle Torte nelle botteghe torinesi.
Eventi speciali
Tra gli appuntamenti collaterali:
Annullo filatelico speciale di Poste Italiane, al Museo del Risorgimento (6 novembre) e in Galleria San Federico (7-8 novembre).
I Maestri Gelatieri Ascom EPAT proporranno un gusto esclusivo al marron glacé.
La “Tiramisù Master Experience by Volkswagen Eurocar”, sabato 8 novembre alla Rinaldi Eurocar, con il Maestro Fabrizio Racca (solo su prenotazione).
Tutti i dettagli su www.dolcissimarte.it
CHIARA VANNINI

Panacea inaugura il nuovo laboratorio, un panificio 4.0 nel cuore di Torino

Il nuovissimo laboratorio di panificazione e pasticceria di Panacea è ai nastri di partenza. Venerdì 7 novembre verrà inaugurato a Torino, in via Don Bosco 69, il panificio-industria 4.0 della cooperativa sociale Panacea, realizzato per garantire ai consumatori prodotti sempre più sani e genuini, oltre a creare nuove opportunità d’impiego. Il progetto nasce nell’ambito dell’iniziativa “Il sostenibile sapore del pane”, con il contributo della Fondazione Compagnia di Sanpaolo, Città di Torino (Fondi e Aiuti MPMIPN Metro Plus), Città Metropolitana di Torino (bando Inno Social Metro), Fondazione Prosolidar e Fondazione CRT (bando Vivo Meglio).

Il nuovo spazio è stato pensato per garantire un ambiente accogliente e attrezzato per tutti. La grande novità riguarda anche il pane, che verrà sfornato con tempi di lievitazione più lunghi, cotture più precise grazie ai nuovi forni e una maggiore idratazione dell’impasto. È risultato un pane ancora più buono e gustoso, capace di mantenersi fragrante per diversi giorni. Come sempre sarà un pane a lievito madre, realizzato con le farine della Filiera di Stupinigi, la prima Filiera del grano del Piemonte che valorizza grani antichi coltivati fuori dal parco, e trasformati in farina presso il Mulino Roccati, a Candia Canavese.

La giornata inaugurale prevede il taglio del nastro ufficiale alle 11.30, seguito da un open day fino alle 19, durante il quale sarà possibile assistere alle fasi di produzione. Al taglio del nastro saranno presenti Paolo Mulassano, in rappresentanza della Fondazione Compagnia di Sanpaolo, Paolo Chiavarino, assessore al Commercio del Comune di Torino, Guido Bolatto, direttore della Camera di Commercio di Torino e Giancarlo Chiesa, vicedirettore di Coldiretti Torino. Nel corso della giornata sono previste le visite da parte di Wilma Borello, in rappresentanza della Fondazione Prosolidar, e di Chiara Foglietta, assessora all’innovazione della Città di Torino. A partire da giovedì 14 novembre, il pane sarà disponibile nei tre negozi torinesi di Panacea, nell’emporio alimentare di fonte alla Palazzina di Caccia di Stupinigi e, in contemporanea, nel mercato al chiuso di Campagna Amica, che aprirà il 14 novembre in corso Vittorio Emanuele II, negli spazi dell’ex cinema Corso.

Info: 328 8052504 – panaceasocialfarm@gmail.com

Mara Martellotta

Calici, territori e visioni: “La Vendemmia a Torino” e “Portici Divini”

Dal 5 al 23 novembre 2025 il Piemonte torna protagonista con la nona edizione de “La Vendemmia a Torino – Grapes in Town” e di “Portici Divini”, eventi che rinnovano il legame tra cultura, territorio e vino, portando nel cuore dell’autunno un calendario ricco di esperienze esclusive, visite in cantina, degustazioni, masterclass, tour e talk.

 

Supportata da Regione Piemonte, con il patrocinio della Città Metropolitana di Torino, delle Province di Alessandria, Asti, Biella, Cuneo e Vercelli, delle Città di Torino, Novara e Verbania e il coordinamento di Visit Piemonte, società in house della Regione partecipata anche da Unioncamere, “La Vendemmia a Torino – Grapes in Town” è gestita da Eventum. “Portici Divini”, evento patrocinato dalla Città di Torino e sostenuto dalla Camera di commercio di Torino, è organizzato dalla Fondazione Contrada Onlus.

 

Quest’anno le due iniziative sempre più connesse si confermano non solo come un grande evento diffuso di degustazioni e itinerari tra le eccellenze enologiche piemontesi, ma anche come un momento di riflessione, dove il vino diventa strumento di confronto, crescita e visione.

 

“È un onore per la Regione Piemonte sostenere queste manifestazioni, che rappresentano al meglio la capacità del nostro territorio di coniugare tradizione, cultura e innovazione. – sottolinea Claudia Porchietto, Sottosegretario alla Presidenza della Regione Piemonte – Il vino è uno dei grandi ambasciatori del Piemonte nel mondo, simbolo di un’identità autentica e di una qualità che nasce dal lavoro, dalla passione e dalla competenza dei nostri produttori. Questi eventi non solo celebrano il vino come prodotto di eccellenza, ma raccontano anche la storia e l’anima dei nostri territori, delle colline e delle persone che ogni giorno contribuiscono a rendere il Piemonte una delle capitali del vino nel mondo. Sostenere e valorizzare appuntamenti come questo significa investire nel futuro del nostro sistema produttivo, nel turismo e nella cultura dell’accoglienza, confermando la vocazione del Piemonte come terra di qualità, sostenibilità e bellezza condivisa”.

 

Queste due manifestazioni sono un esempio concreto di come, facendo rete, si possa promuovere il Piemonte in tutte le sue eccellenze, rendendolo ancora più attrattivo per eventi di grande rilevanza e respiro internazionale.

 

Grazie anche ad eventi che fanno cultura del vino come Portici Divini e Vendemmia a Torino – Grapes in Town, sempre più spesso turisti e cittadini iniziano a conoscere e richiedere i vini delle otto denominazioni torinesi, come l’Erbaluce di Caluso DOCG e il Freisa di Chieri DOC. Noi contribuiamo a questa conoscenza attraverso la promozione di etichette e cantine della nostra selezione Torino DOC che per il biennio 2025/2026 conta ben 128 vini prodotti da 45 aziende del torinese.” – spiega Guido Bolatto, Segretario Generale della Camera di commercio di Torino – L’obiettivo finale è che i nostri vini vengano conosciuti non solo in occasioni speciali, kermesse dedicate o grandi eventi come le ATP Finals, ma che siano anche proposti con orgoglio e in ogni stagione dai ristoratori il progetto Mangébin, ad esempio, garantisce la presenza del 60% di vini piemontesi e del 10% di vini torinesi nella carta dei ristoranti che appartengono al circuito“.

 

In un contesto in cui la valorizzazione del territorio passa anche attraverso il racconto delle sue eccellenze, Torino continua a investire sulla promozione del proprio patrimonio enogastronomico come leva di attrattività culturale ed economica. Una strategia che riconosce nel vino non solo un prodotto identitario, ma un ambasciatore del territorio, capace di esprimere storia, tradizione e capacità produttiva.

 

Torino consolida la sua immagine strategica valorizzando appieno il patrimonio enogastronomico e agroalimentare dell’intera Provincia. – dichiara Paolo Chiavarino, Assessore al Commercio e ai Mercati  L’affermazione delle eccellenze vinicole non è solo un successo produttivo ma il segno tangibile di una politica di promozione territoriale efficace. Questi vini, riconosciuti e apprezzati, che vanno ad affiancare le altre prestigiose denominazioni regionali, rappresentano un asset fondamentale per la crescita e il posizionamento d’eccellenza dell’intera regione nel panorama nazionale“.

 

Il Piemonte del vino guarda avanti

 

La nona edizione si apre a un dialogo sul futuro, con un focus dedicato all’evoluzione dei mercati, alla sostenibilità, alla formazione e al ruolo delle comunità locali nel promuovere un modello di viticoltura consapevole e innovativo.

 

 

Vino, inclusione e innovazione

“L’inclusività e la sostenibilità si confermano, anche per questa edizione, valori fondanti e imprescindibili, principi che guidano ogni scelta e iniziativa del programma. – sottolinea Alessandra Giani, ideatrice de “La Vendemmia a Torino – Grapes in Town” – In quest’ottica, “La Vendemmia a Torino – Grapes in Town” propone appuntamenti che uniscono esperienza, innovazione e responsabilità sociale, offrendo nuove prospettive sul mondo del vino contemporaneo”.

 

“PORTICI DIVINI”: vitigni e territori a confronto

 

Fondazione Contrada Torino propone un percorso di scoperta che valorizza la produzione enoica DOC e DOCG della provincia, grazie ai vini di Torino DOC, selezione enologica realizzata dalla Camera di commercio di Torino e dal suo Laboratorio Chimico in collaborazione dall’Enoteca Regionale dei vini della provincia di Torino.

 

Novità di quest’anno, nata da un’idea condivisa da “Portici Divini” con “La Vendemmia a Torino – Grapes in Town” saranno i momenti di confronto tra i vitigni autoctoni piemontesi e torinesi, durante il weekend del 22 e 23 novembre, a Palazzo Birago, sede istituzionale della Camera di commercio di Torino, per raccontare le identità territoriali attraverso masterclass e incontri dedicati. Un’occasione per mettere a confronto i vini del Torinese con quelli delle principali aree vitivinicole del Piemonte, attraverso una lettura comparativa dei vitigni autoctoni e delle interpretazioni locali che ne derivano. L’obiettivo è di esplorare le caratteristiche uniche di ogni varietà, confrontarne aromi, tecniche di vinificazione e stili produttivi, e ascoltare le storie dei produttori che contribuiscono ogni giorno a plasmare la ricchezza del panorama enologico regionale. Un vero dialogo tra vitigni, esperienze e saperi, che mette in luce l’eccellenza, la versatilità e l’innovazione del Piemonte del vino, rafforzando al contempo l’identità e la coesione delle sue diverse realtà produttive.

 

“Portici Divini” diventa quindi un racconto collettivo di passione, di radici e di visioni. Un dialogo tra terroir, in cui il Freisa, il Nebbiolo, il Pelaverga (o Cari) diventano protagonisti di una narrazione fatta di esperimenti, tradizioni e rinascite, mostrando come uno stesso vitigno possa rivelare mille sfumature in base alla mano del vignaiolo, al suolo, all’altitudine, al microclima.

 

Non si tratta solo di etichette o denominazioni, ma del racconto del lavoro quotidiano tra i filari, la resilienza della viticoltura eroica delle valli pedemontane, la sapienza di chi riscopre e custodisce vitigni antichi e la capacità di innovare, anche attraverso l’uso di uve internazionali nella produzione di spumanti metodo classico. Portici Divini diventa così un laboratorio di conoscenza e di emozioni: un invito ad assaporare il Piemonte calice dopo calice, scoprendo in ogni vino una storia, un paesaggio, una mano che ha saputo trasformare l’uva in arte.

 

Sempre nell’ottica della conoscenza e del coinvolgimento della città Portici Divini, anche quest’anno, offre a tutti i cittadini la possibilità di partecipare a tour gratuiti alla scoperta di locali storici con uno sguardo particolare alle enoteche di tradizione. Un’altra occasione per far conoscere al pubblico generalista i vini del torinese è rappresentata dagli incontri organizzati in una decina di enoteche di Torino con i produttori, aderenti a Portici Divini, che racconteranno attraverso degustazioni gratuite, vini e territori. Un ricco programma che vede, come in tutte le iniziative di Fondazione Contrada Torino, coniugarsi temi culturali con percorsi urbani che si intrecciano con storie e tradizioni economiche e sociali.

 

Una prospettiva che trova piena consonanza nel lavoro portato avanti dalla Fondazione Contrada Torino, impegnata nel creare occasioni culturali, sociali e territoriali di valore. “Desidero sottolineare come la cospicua attività della Fondazione, ente partecipato dalla Città di Torino, venga dedicata in larga parte e nel rispetto del proprio statuto alla cultura ed alla valorizzazione dei territori. Il Consiglio Direttivo, che ho l’onore di presiedere, segue da vicino queste iniziative e interagisce con la Direzione, affinché si generino quelle condizioni virtuose in cui la conoscenza della città alla portata di tutti inneschi dei processi di riappropriazione dello spazio pubblico non solo di tipo sociale ma anche, come in questo caso, turistico ed economico“, commenta Cristina Peddis Presidente di Fondazione Contrada Torino Onlus.

 

A rafforzare questo messaggio e a ricordare la natura partecipativa e territoriale del progetto interviene Germano Tagliasacchi, Direttore della Fondazione e ideatore di Portici Divini: “Siamo felici di presentare la nona edizione di Portici Divini che rinnova e rafforza il dialogo con Vendemmia a Torino – Grapes in Town. Con Portici Divini entriamo nella tradizione vitivinicola della provincia, creando un ponte tra produttori e appassionati, offrendo esperienze uniche di conoscenza. Proponiamo inoltre una diffusione della conoscenza del territorio attraverso il coinvolgimento della rete di enoteche della città aderenti a Portici Divini e attraverso l’organizzazione di tour sotto le arcate alla scoperta dei locali storici”.

 

Programma completo e aggiornamenti su www.grapesintown.it e sui canali social:

Facebook: @vendemmiatorino e @contradatorino

Instagram: @vendemmiatorino e @fondazionecontradatorino

Il mare sotto i portici: “La Costa”, l’anima mediterranea di Torino

SAPORE DI SALE, STORIE DI CUCINA 

di Vincenza Giustino

Passeggiare sotto i portici di Torino in una serata autunnale fredda e ventosa riporta alla mente nostalgie di stagioni lontane, di giornate luminose e vacanze ormai passate, quando il vento del mare ti accarezzava e ti lasciava il sale sulla pelle.

Ed è proprio lì, in quell’angolo di corso Vittorio Emanuele II dove un tempo sorgeva lo storico Caffè Stadium, che quell’onda di ricordi ti trasporta… e ti fa approdare a La Costa. Un locale che, nel nome, evoca il mare, ma che oggi racconta anche un nuovo modo di vivere Torino, tra memoria e modernità.

Per alcuni torinesi quell’angolo era un punto di riferimento per il caffè storico, ma pochi sanno che in quella zona sorgeva davvero uno “Stadium”. In occasione dell’Esposizione Universale del 1911 fu costruito lì un grande complesso sportivo, proprio accanto alla vecchia Piazza d’Armi. Non solo: quella struttura fu il primo stadio del Torino e, all’epoca, uno dei più grandi mai realizzati –  persino più imponente di quelli di Atene e di Londra.

L’area dello Stadium (1910-1946)

Oggi quello spazio racconta un’altra storia: La Costa, ristorante dallo spirito del mare, ha raccolto l’eredità dello Stadium trasformandola in un ritrovo contemporaneo e creativo, che porta sulla tavola un’idea di Torino che guarda al mare.

Un pescato sempre attento alla stagionalità del pesce e degli ingredienti, alla qualità delle materie prime e all’equilibrio dei sapori: il tutto accompagnato da una cantina di vini studiata per abbinare al meglio ogni piatto- non solo di mare, ma anche di terra- per non dimenticare il legame con il territorio, come i plin della tradizione piemontese al sugo d’arrosto o il brasato della tradizione al Barolo. 

Dal mare arriva un polpo cotto in tre versioni, tenero, profumato, che racconta tecnica e passione. Poi la tartare di tonno, precisa e raffinata, fino ai sapori che ti fanno viaggiare in costiera amalfitana, con le linguine di Gragnano con scampi e limoni ischitani; un omaggio a nonna Maria, dal gusto sublime e che si scioglie in bocca e ti porta lì sulla costa. Ma anche proposte di terra, come una mozzarella di bufala o gli spaghetti ai tre pomodori del piennolo del Vesuvio, e molti altri piatti che raccontano una cucina capace di avvolgerti con quel comfort fatto di semplicità

Un gusto che ti strega, ti avvolge e ti riporta lì, per qualche ora, in una location intima e raffinata che sa di casa, ma che rincorre sempre l’innovazione nel modo di presentare gli aromi del mare e della sua natura – quella che, come un’onda, ti porta via in un equilibrio di sapori autentici e veri. E anche se a Torino il mare non c’è, qui, tra profumi e delizie la Costiera Amalfitana sembra davvero a un passo.

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Torino e i suoi Caffè. Una passeggiata tra storia e leccornie

Novembre induce di solito i torinesi ad avvolgersi in calde sciarpe e cappotti , li osserva nascondersi sotto ingombranti ombrelli e sorride ascoltando le litanie mattutine dei lavoratori che sbrinano le macchine alle prime ore del giorno. Quest’anno il tempo è migliore.


Incombe comunque la Brutta Stagione, inarrestabile, indossa per mantella la fine nebbia albina, scarpe impermeabili atte a pestare le pozzanghere, mentre sul volto le permane un broncioperenne.
Come farla sorridere allora, nella speranza che acconsenta ad un podi bel tempo?
Sicuramente una bella passeggiata per Torino potrebbe aiutare lInvernale Signora a cambiare umore; certo, è necessario che si tratti di un girettocome si deve, attraverso quei luoghi che portano gioia, scaldando il cuore e solleticando lo stomaco.
Come si suol dire, prendiamola per la golala nostra Uggiosa Ospite.
Daltronde, come diceva Guy de Maupassant, Soltanto gli idioti non sono buongustaie solamente chi sceglie di crogiolarsi nel proprio malessere può rimanere indifferente ai molteplici e golosi locali cittadini.
Iniziamo dunque questo iterallinsegna del piacere del palato, e, mettendoci con le spalle alla Gran Madre, incamminiamoci.
Non faremo percorrere molta strada alla Signora nata sotto il segno dello Scorpione prima di fermarci alla prima tappa, poiché si tratta del Caffè Elena, caro a Cesare Pavese, uno dei maggiori intellettuali italiani del XX secolo, scrittore, poeta, traduttore e critico letterario vissuto nella prima metà del Novecento; chissà su quale tavolino sedeva mentre pensava alla sua  Constance e abbozzava il suo ultimo romanzo La luna e i falò”?
Prima di entrare sbirciamo velocemente lottocentesco palazzo progettato dallarchitetto Giuseppe Frizzi che ospita il locale e scegliamo una postazione da cui poter godere della vista sullampia Piazza Vittorio. Il via vai continuo conferma il luogo come vivo punto dincontro per giovani, turisti e per chiunque voglia giocare a fare il   bohémien. Allinterno il Caffè presenta un arredamento di inizio Novecento, le linee sinuose care al Liberty contraddistinguono unatmosfera antica, come se si entrasse in una dimensione passata, intrappolata nella amara felicità del secolo breve. E ora che ci siamo ambientati, cosa ordinare? Proporrei un aperitivo, magari un      vermouth, ossia quel liquore tipico torinese, ideato nel corso del Settecento da Antonio Benedetto e perfezionato proprio tra le mura del Caffè Elena – da Giuseppe Carpano, verso il terminare dellOttocento.
Un podi calore liquido e subito le gote della Dama della Terza Stagione si colorano come le foglie degli aceri in autunno. Ha ragione Edward Bloom, protagonista dellonirico film Big Fish, quando medita che quasi tutte le creature che consideriamo malvagie o cattive, sono semplicemente sole. E magari mancano un po’ di buone maniere.
È  ora di proseguire.
Pochi minuti ci separano dalla prossima tappa, il minuto Caffè Ghigo, celebre bar-pasticceria situato sotto i portici di via Po.
Fino al 1850 il locale era adibito a latteria, qui si producevano formaggi, tomini e latte. A partire dagli anni Settanta dellOttocento lattività alimentare lascia spazio al Caffè, nasce dunque Ghigo, ricercata pasticceria torinese, rispettosa delle antiche tradizioni culinarie.
Non c’è posto per sedersi allinterno, le consumazioni si effettuano in piedi, appoggiati al marmoreo bancone ondoso, scambiando qualche sorriso con il personale premuroso. Le leccornie audacemente esposte in vetrina costringono i passanti ad entrare, e, una volta superata la soglia, un odore di dolciumi e zucchero a velo inebria laria, rendendo impossibile non ordinare qualcosa senza panna.
Tra bignole e salatini spicca la nivea Nuvola, specialità torinese e prodotto unico nel suo genere; si tratta di un languido pandoro ricoperto di crema di burro e zucchero a velo, un soffice dolce capace di ammorbidire i cuori più congelati.
Ma è già ora di andare. Ancora con le labbra inzuccherate ci allontaniamo, verso nuovi stuzzicanti orizzonti.
Arriviamo fino al numero 8 di via Po, ed entriamo in quello che un tempo era noto come Caffè dei codini. Eccoci di fronte a Fiorio, locale particolarmente apprezzato dai nobili torinesi durante la Restaurazione, è stato un punto di ritrovo fortemente politicizzato, così come testimoniano i soprannomi che allepoca accompagnavano la dicitura sullinsegna: Caffè Radetzkyo caffè Machiavelli. Una clientela decisamente schierata, in evidente contrapposizione agli ardenti patrioti frequentanti il Caffè Calosso presso lallora via Dora Grossa attuale via Garibaldi -.
Le discussioni che avvenivano allinterno delle sale lucenti di specchi avevano larga eco, lo stesso re Carlo Alberto (1798-1849) a quanto pare – era solito iniziare la giornata chiedendo Che si dice al Caffè Fiorio?La fama del luogo è confermata anche dalle parole di un anonimo, il quale nel 1845 scrive: Di nobilitade emporio/ chiuso alla plebe vile/ risplende il caffè Fiorio/ che in sua grandezza umile/ solo ornamenti apprezza/ del tempo di Noè:/ evviva la bellezza/ del nobile Caffè”.
Verso la metà dellOttocento il locale viene impreziosito dagli interventi di artisti come Francesco Gonin (1808-1889) e Giuseppe Bogliani (1805-1881), anche se sono diverse le ristrutturazioni che il locale subisce nel tempo, tra queste di particolare importanza fu lintroduzione delle lampadine, escamotagea gas che, a partire dal 1838, contribuì a rendere ancora più gradevole la permanenza degli ospiti tra le sontuose sale.
Certamente mangiare bene aiuta a discorrere meglio, lo dimostrano inoltre le testimonianze risorgimentali, che attestano tra quelle mura damascate il ritrovo di intellettuali e politici del calibro di Urbano Rattazzi, Massimo D’Azeglio, Camillo Benso Conte di Cavour o Cesare Balbo.
C’è da chiedersi quanti fogli e appunti abbiano macchiato tra una coppa di gelato e una cioccolata calda.
Mentre rendiamo più vicini a noii grandi del nostro passato, immaginandoli felici e impiastricciati, usciamo dal bar dorato e proseguiamo su questo pellegrinaggio del gusto.
Arrivati in Piazza Castello è nuovamente ora di intrattenersi al caldo di un locale.
Sono le vetuste vetrine di Mulassano a fermarci. Celebre e storico bar torinese, aperto nel 1907 e originariamente frequentato soprattutto dagli artisti del Teatro Regio. Il Caffè viene messo in vendita dai proprietari intorno agli anni Venti del Novecento e successivamente acquistato dai coniugi  Angela e Onorino Nebiolo, da poco tornati in patria dallAmerica. I nuovi possessori desideravano ridare vigore agli affari del locale e idearono nuove proposte alimentari per accompagnare gli aperitivi. Nascono così il toaste quel particolare panino che Gabriele DAnnunzio battezzò “tramezzino.
I posti a sedere sono pochi, lambiente è raccolto e spinge gli astanti a sedersi inconsciamente vicini; le chiacchiere dei commensali si mescolano con eleganza, adattandosi allambiente circostante e simulando le note dei musicisti dellorchestra regia.
La maratona cibaria non è ancora finita, ma inizio a intravvedere un podi stanchezza sul volto della nostra commensale. Non è il caso di esagerare, anche se credo che ancora un paio di luoghi sia il caso di visitarli, prima di salutarci.
Usciti dal piccolo Mulassano, è ora di dirigersi verso la regale Piazza San Carlo.
Lora si fa tarda e la folla del centro impazza, siamo immersi in un flusso senza direzione, c’è chi chiacchiera al cellulare, chi improvvisamente si ferma a guardare la merce dei negozi, chi invece sollecita i compagni ad accelerare il passo. Anche la Dama delle Piogge si sente in dovere di amalgamarsi alla modalità generale e a mala pena riusciamo a scorgere le vetrine di Baratti, altro elegante e rinomato locale torinese, confetteria fondata nel 1858 da Ferdinando Baratti e Edoardo Milano il cui nome completo infatti è Baratti&Milano -.
Fin dallinaugurazione il luogo colpisce per il suo sfarzo, come testimonia un cronista dellepoca: Lo sfarzo e il buon gusto qui se la contendono. Specchi di grande superficie, sculture in legno di noce artisticamente eseguite, dorature splendidissime e, a degno accompagnamento, la bontà squisita dei prodotti dei miracolosi fornelli dei signori confettieri. È tuttavia Guido Gozzano a rendere immortale la notorietà del posto, descrivendo nel suo celebre componimento Le golosele ingioiellate signore della nobiltà subalpina mentre gustano le paste, sollevando la veletta e girandosi di schiena nella speranza che nessuno le veda.
Siamo ormai diretti verso il Caffè Torino, uno dei più conosciuti salotti torinesi, in attività dal 1903, adorno di marmi pregiati e medaglioni dipinti, il locale accoglie gli avventori con un superbo bancone in marmo finemente sbalzato e li accompagna alla ricerca di un gusto senza tempo.
Da subito il bar sfida lattività del dirimpettaio Caffè San Carlo, punto di ritrovo per definizione dell’“intellighenziatorinese. La Fortuna aiuta gli audacie il successo della nuova apertura non tarda ad arrivare, presto intellettuali come Eiunaudi e De Gasperi diventano clienti abituali, col tempo la fama del luogo accresce, così negli anni Cinquanta  diverse personalità come James Stewart, Ava Gardner, Walter Chiari, Brigitte Bardot e lindimenticabile Erminio Macario vogliono assaporare un buon caffè seduti tra gli elitari tavolini di quella Torino non alla portata di tutti.
E se il prezzo del caffè ci ricorda a quale strato sociale apparteniamo, il toro rampante antistante il locale invita democraticamente la totalità dei passanti a partecipare – a titolo gratuito – al rituale propiziatorio più famoso della cittadinanza. Leffigie in bronzo viene posta nel 1930 sul pavimento della Piazza dedicata a San Carlo Borromeo e subito diventa oggetto di attenzioni e superstizioni. Leggenda vuole che calpestare gli attributi dellanimale porti fortuna, latto si deve compiere con il tallone sinistro e effettuando tre giri intorno a sé stessi. Unovvia sciocchezza, che però, con la tipica discrezione torinese, ha portato a creare un delicato avvallamento là dove, anche per il quadrupede, non batte il sole.
La sera sta scendendo, ed è giunta lora di salutare la nostra gentile Opite Portatrice di freddo.
Per i convenevoli quale luogo più opportuno che i battenti tristemente serrati del Caffè San Carlo, altro salotto torinese con una storia antica di quasi duecento anni?
Le luci spente testimoniano la tragedia che è stata la pandemia per molte attività commerciali, costrette a chiudere con poche possibilità di riscatto.
Invito la Cinerea Signora a specchiarsi nelle vecchie vetrine e ad immaginare i fasti ottocenteschi, quando il locale portava il nome di Caffè di Piazza DArmi. Allepoca non cera ancora il Cavald Brons al centro della piazza, al contrario il territorio era adibito per ospitare le adunate dellesercito sabaudo.
Clienti abituali erano Giolitti, Crispi, Gramsci e Gobetti, ma anche importanti scrittori come Edmondo De Amicis, autore dellindimenticabile Libro Cuore, di cui oggi a scuola non si parla più. Proprio al San Carlo si era fermato un altro assai noto personaggio, Alexandre Dumas, in visita alla città sabauda, proprio qui pare abbia assaggiato il suo primo bicerin.
È ormai sera, i lampioni colorati offuscano le stelle e la nebbia del Po sta arrivando in città.
Chissà se la nostra Uggiosa Ospite avrà apprezzato questo calorico iterturistico e chissà se un podi buonumore la convincerà a concederci qualche giornata di sole in questo lungo inverno.
Nel dubbio, prima che scompaia, le allungo quattro giandojòt, uno per ogni Stagione. Le Signore sono permalose, speriamo solo non se li mangi tutti Lei sulla strada del ritorno, con la scusa che poi si sciolgono.

Alessia Cagnotto 

“Sorsi e Morsi”. Al “Pannunzio” sulle orme di Soldati

MERCOLEDÌ 5 NOVEMBRE ALLE ORE 17 

In via Maria Vittoria 35 h sede del Centro Pannunzio avrà luogo un incontro dedicato alla presentazione del programma televisivo “SORSI E MORSI”.  Da “Viaggio nella valle del Po” ai social: la divulgazione del cibo e del vino in televisione (di cui fu antesignano Mario Soldati) dal dopoguerra ad oggi. Modererà Mara ANTONACCIO.

Quaglieni e Soldati