FINO AL 23 OTTOBRE

“Paesaggi” di Fontana a Palazzo Madama

La magia del silenzio e nessuna traccia di presenza umana. Quest’è la “Puglia” (1978) per Franco Fontana

A TORINO E’ TRIONFO DI COLORI CON LE OPERE ASTRATTE DEL GRANDE FOTOGRAFO MODENESE

Il giallo in primo piano. Caldo. Intenso. Terra di sole, nell’ora sospesa del meriggio estivo. Una striscia nera all’orizzonte, appena appena ingobbita. Sopra, a galleggiare nell’aria due nuvole (2 di numero) una sotto l’altra, bianche ed effimere, pronte a lasciare campo totale all’azzurro acceso del cielo. La magia del silenzio e nessuna traccia di presenza umana. Quest’è la “Puglia” (1978) per Franco Fontana. Pochi elementi formali, protagonista assoluto il colore e immagini di pura astrazione in scatti fotografici che raccontano di “Paesaggi” (con la Puglia ci sono anche la Basilicata, scorci romani ed emiliani, la Laguna di Comacchio e terre d’oltre confine e d’oltre oceano) fatti di geometrie, strisce e macchie cromatiche – azzurro, verde, rosso e giallo oro, il bruno e il bianco e il grigio e l’ocra e il nero – attraverso i quali testimoniare “non quello che vediamo, ma quello che siamo”. Poiché la fotografia, a detta dello stesso Fontana, non è mai piatta descrizione del veduto, ma “atto di conoscenza e rapporto d’amore”. Modenese, classe 1933, fama mondiale e fra gli “inventori” della moderna fotografia a colori con forte simpatia per il digitale, a lui il subalpino Palazzo Madama dedica, fino al prossimo 23 ottobre, una mostra ospitata nella suggestiva cornice della Corte Medievale e curata da Walter Guadagnini, direttore di CAMERA, il Centro Italiano per la Fotografia di Torino. Fil rouge costante del percorso espositivo – 25 immagini di grande formato realizzate fra gli Anni Settanta e Ottanta e prestate da UniCredit Art Collection – è il colore, scelto da Fontana con coraggio e controcorrente, negli Anni Sessanta quando si pensava (allora e, in parte, ancora oggi) che la sola fotografia d’autore fosse quella in bianco e nero. Un pregiudizio. Se al “colore” non si guarda anche come “forma”, come linguaggio assoluto attraverso il quale passa ogni possibilità di espressione. E in quest’ottica, le opere di Fontana seguono appieno la “rivoluzione astratta” compiuta, proprio in quegli anni, in tutti i settori delle arti visive. “Il colore – ricorda Fontana, citando Paul Klee – è il luogo dove l’universo e la mente si incontrano. Il bianco e nero parte avvantaggiato, è già invenzione. Il colore bisogna invece reinventarlo, interpretarlo”. Ed è allora strumento essenziale per “rendere visibile l’invisibile”. Esattamente ciò che vuole l’arte “che non accetta mai quello che semplicemente si vede”. Di qui la sua idea di “paesaggio”, profondamente anti-documentaristica. Paesaggio “puro” senza vincoli di identità e di tempo, universo lirico ed emozionale affidato in toto al gioco delle cromie, al taglio delle inquadrature e al ludico alternarsi delle luci e delle ombre: “Presenza assenza” come recitano i titoli di alcune opere esposte a Palazzo Madama, in cui Fontana pare quasi prendere in burla la concretezza di realtà che, di fatto, acquisiscono interesse solo nel momento in cui l’occhio dell’artista riesce a percepirne nuove e inusuali forme espressive. Rendendo, per l’appunto, “visibile l’invisibile”. L’esposizione, realizzata con la collaborazione della “Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la Città Metropolitana”, è accompagnata da

un interessante programma di eventi collaterali. Si parte il 21 e 22 luglio con un workshop fotografico sul “paesaggio urbano” a cura dell’”Accademia Torinese di fotografia” (info e prenotazioni: tel. 011/2484308 – www.accademiatf.eu), per proseguire il 26 luglio quando, per la rassegna “Cinema a Palazzo Reale”, verrà proiettato su suggerimento dello stesso Fontana, il film di Paolo Sorrentino “Youth – La Giovinezza” (info: www.distrettocinema.it). Infine, per tutta la durata della mostra, il Museo propone un calendario di visite guidate e “laboratori famiglia” consultabili al sito www.palazzomadamatorino.it, mentre l’84enne artista modenese ha promesso una sua personale visita a Torino per un incontro e un workshop su “fotografia e colore”, nel prossimo mese di settembre.

Gianni Milani

***

“Franco Fontana. Paesaggi”

Palazzo Madama, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 – www.palazzomadamatorino.it

Fino al 23 ottobre Orari: lun-dom 10/18; chiuso il martedì

Nelle immagini:

– Franco Fontana: “Paesaggio, Puglia”, fotografia a colori su carta Cibachrome, 1978
– Franco Fontana: “Paesaggio, Basilicata”, fotografia a colori su carta Cibachrome, 1976
– Franco Fontana: “Paesaggio, Puglia”, fotografia a colori su carta Cibachrome, 1978
– Franco Fontana: “Presenza assenza, Roma Eur”, fotografia a colori su carta Cibachrome, 1979
– Franco Fontana: “Emilia”, fotografia a colori su carta Cibachrome, 1974

 

 

“SOGNO CONFINE EQUILIBRIO”

presotto-2016La doppia personale “SOGNO CONFINE EQUILIBRIO” è allestita presso la Manica Lunga del Castello del Monferrato in Casale Monferrato; in mostra acquerelli di Nadia Presotto e stampe fine art di Renato Luparia. La mostra rientra nella rassegna “Arte Pratica in Monferrato,- ci comunicata l’ Assessore Daria Carmi progetto nato con la collaborazione della Consulta Cultura del Comune di Casale Monferrato, che anima ormai da sei mesi la manica lunga del Castello del Monferrato con l’ obiettivo di fare ricerca sulla produzione artistica del territorio e si arricchisce ora di un appuntamento molto atteso: il bellissimo e appassionato duo Nadia Presotto e Renato Luparia. Il loro è un percorso di vita, un dialogo che continua e “genera” da anni, che studia il paesaggio, interiore ed esteriore, e lo restituisce trasformato agli occhi del fruitore. La qualità di questi due artisti, diversi per sensibilità ed espressione formale, genera in questa mostra un terzo punto di vista, unico e imperdibile, che coniuga mani e occhi e ritrae, con una delicatezza che sa di infinito, la nostra storia, la nostra terra. Questo il testo appositamente redatto dal curatore Piergiorgio Panelli: “L’arte oltrepassa i limiti nei quali il tempo vorrebbe comprimerla e indica il contenuto del futuro” – Vasilij Kandinskij –

Sogno   Confine Equilibrio              

Il tema che caratterizza il confine è il suo essere tale, perché ogni di-visione è, come dice l’etimo della parola stessa, una doppia visione, un contemplare la diversità insita in ogni alterità che sorge ogni qualvolta che un limite o un confine viene tracciato. Tracciare un confine è segnare, donare esistenza alla differenza, cioè creare una distanza pura e viva, pulsante nel suo creare e di-videre. Ogni segno è quindi un rimando in quanto simbolo o allegoria di qualcosa che richiama continuamente e più volte all’altro. Il segno ci mette di fronte all’Altro-da-noi, a ciò che ci viene in-contro. L’ uomo che abita la soglia si fa soglia lui stesso in quanto limite – segreto, però, allo stesso tempo, frontiera verso l’altro, aperta all’incontro e alla differenza; si fa tollerante perché la soglia – frontiera è il luogo della tolleranza e rispetto del segreto. L’uomo, facendosi soglia, può fondare una società in cui la passione e il conflitto cessino di essere distruttivi e si trasformino in un’energia positiva.

Questo sogno di positività lo possiamo rivedere in questa coppia creativa Nadia Presotto e Renato Luparia con due linguaggi e scritture diverse ma unite dall’equilibrio dell’armonia di questo viaggio verso la forma e il confine.

La ricerca di una calibrata e armoniosa fusione tra viaggio fisico reale e viaggio mentale sovradimensionale rappresenta uno degli aspetti centrali della recente produzione pittorica della pittrice Nadia Presotto, impostata sul delicatissimo equilibrio gesto-materia-colore-luce. Sono paesaggi della memoria, metafore ancestrali di un atavico dialogo tra l’uomo e l’infinito e l’oltre, quasi una ricerca di tracciare una possibilità nell’essenza della poetica visiva per oltrepassare la bellezza del confine, concentrando ogni energia creativa nel trasportarci dentro il confine. Un viaggio questo che la Presotto preferisce condurre con la gestualità del silenzio, regalando sul foglio acquerellato preziose trasparenze riverberanti l’eco del racconto naturale di spazi interrotti da ombre di alberi – anima per confermare con sicurezza la concretezza di un percorso tra infinito e reale, tra sotto e sopra, tra cielo e terra . Sulla carta preparata con cura il colore vola e sfiora con delicate soluzioni la ricerca della propria forma, del proprio essere, come se lì ci fosse sempre stato, anche in situazioni insospettabili, suggerito dalla natura; il colore diventa ricerca del nostro confine, dove solo alla fine del viaggio riusciremo a svelarne i misteri. Nell’attesa di questo incontro viviamo le dolcissime atmosfere di questo reale arcobaleno essenziale, sempre più vicini ai confini e pronti a superarli con la nostra dimensione interiore.

La fotografia di Renato Luparia nel contesto contemporaneo può essere letta come un linguaggio di narrazione: l’artista monferrino ha da sempre nei decenni narrato la sua terra con una vivacità poetica attenta, scavandone le unicità, cercando cromatismi e forme sensibilissime per ritrovare quel magico profumo del silenzio da sempre respirato. Il silenzio, questo misterioso colore che si scopre in questa serie di nuovi lavori pensati e lavorati nel bianco e nero, ci conduce all’ Assenza che regala equilibrio, complice della linea immaginaria del confine nel nulla, a volte trovata per caso con umiltà, altre con un raffinato lavoro di contaminazione tra anima e natura, tra il bosco infinito delle nostre memorie e quello che appare a poco a poco tra grigi, neri, bianchi, come segni ombre messaggi di una denaturalità dimenticata. Nelle colline bianche vuote, ma riempite da luci improvvise isolate, appare come unica parola, ma determinante per l’equilibrio della forma, il segno di alberi che sono testimonianza del respiro di un paesaggio a volte mistificato dall’uomo, visto dall’artista nella sua vera essenza, nella sua vera energia. Graffi sulla terra colti come ferite e segni anche d’ amore dell’uomo per il rispetto e la bellezza di una collina mai adorata abbastanza, che diventa teatro e tavolozza per chi sa sognare e per chi sa vedere la vera linfa di luce che essa possiede oltre il confine, oltre la materia, oltre la corteccia; l’arte di Renato Luparia sa disegnare tutto ciò.

Informazioni utili: “Sogno Confine Equilibrio” con Nadia Presotto e Luparia Renato – Manica Lunga del Castello del Monferrato – Casale Monferrato – dal 8 al 23 ottobre 2016. Visitabile il sabato e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19. Ingresso libero.