ECONOMIA- Pagina 92

E’ nato il Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile

Partecipano all’iniziativa l’Università di Torino, il Politecnico di Torino, l’Università del Piemonte Orientale e l’Università di Scienze Gastronomiche, con l’obiettivo di attrarre finanziamenti per linee di ricerca applicata e diventare punto di riferimento internazionale sul tema.

Presso l’Aula Magna della Cavallerizza Reale (via Verdi 9, Torino), è stato presentato alla stampa il nuovo Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile, realizzato da Università di TorinoPolitecnico di TorinoUniversità del Piemonte Orientale e Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Sono intervenuti Stefano Geuna, Rettore Università di Torino, Guido Saracco, Rettore Politecnico di Torino, Gian Carlo Avanzi, Rettore Università del Piemonte Orientale, Bartolomeo Biolatti, Rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e Cristina Prandi, Vice-Rettrice per la ricerca delle scienze naturali e agrarie dell’Università di Torino. Per l’occasione è stato lanciato un appello di Carlo Petrini per un nuovo sistema educativo alimentare da sottoscrivere in maniera individuale e collettiva (QUI IL TESTO DELL’APPELLO).

 

Il Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile, che avrà sede a Pollenzo presso l’Università di Scienze Gastronomiche e Carlo Petrini come Presidente, rappresenterà un polo di ricerche e di studi sul cibo come bene complessivo, connesso all’ecologia, all’agricoltura e al consumo sostenibili, all’educazione sensoriale, agli stili di vita consapevoli, al benessere del vivente, all’economia circolare, alle politiche alimentari, all’innovazione non solo tecnologica ma anche concettuale e di modello, con l’obiettivo di attrarre finanziamenti per linee di ricerca applicata e processi di sviluppo di prototipi, e di diventare un punto di riferimento internazionale sul tema.

Il Sistema Universitario Piemontese, per le caratteristiche differenti e complementari dei quattro Atenei, è in grado di garantire un solido capitale di conoscenze, competenze, infrastrutture di ricerca avanzate, oltre a una rete di collaborazioni con enti e istituzioni nazionali e internazionali non profit, di ricerca e formazione, e associazioni di cittadini. Il Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile sarà un luogo di incontro e di coordinamento, dove nasceranno e da dove partiranno i progetti collaborativi, implementati e realizzati nei laboratori specialistici di UnitoPolitoUniUPO e UniSG, secondo una logica di laboratorio diffuso che sfrutta e valorizza le infrastrutture di eccellenza già presenti nelle sedi degli Atenei piemontesi.

Il nuovo centro si occuperà anche di formazione e terza missione, con una funzione di supporto alle iniziative culturali e turistiche di promozione del territorio e di promozione di una coscienza individuale e collettiva sul tema del futuro della vita umana sul pianeta. Si svilupperà, grazie alla rete di ricercatori, studiosi, studenti, istituzioni e stakeholder che ne saranno parte attiva, lungo due assi tematici principali, che saranno approcciati trasversalmente, in un’ottica completamente interdisciplinare: quella della salute e del benessere e quello della società e della comunità. Questo significherà non soltanto attivare ricerca e formazione, ma anche promuovere e sostenere incubatori creativi e start-up per studenti o alumni delle Università che intendono sperimentare nuove vie imprenditoriali per il futuro della buona alimentazione del pianeta, così da incentivare la nascita di imprese che abbiano al centro un nuovo modello di produzione, distribuzione e consumo del cibo.

Il Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile intende portare avanti un’azione forte di sensibilizzazione delle istituzioni pubbliche affinché l’educazione alimentare e, più in generale, l’educazione a stili di vita consapevoli e sostenibili, entrino in maniera organica nei curricula della scuola primaria e secondaria. La transizione ecologica non può prescindere dalla formazione delle generazioni più giovani fin dai primi anni del proprio percorso formativo. Per realizzare questo obiettivo, oltre che un’azione di advocacy forte nelle sedi istituzionali e decisionali, sarà altresì necessario immaginare strumenti di formazione degli insegnanti e degli operatori dell’educazione primaria, al fine di promuovere un ambiente educativo capace di fronteggiare le enormi sfide della contemporaneità. L’approccio olistico e transdisciplinare del Centro sarà strumento di innovazione al cuore stesso del sistema scolastico italiano ed europeo.

“Il nuovo Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile, realizzato in sinergia con tutti gli atenei piemontesi – dichiara Stefano Geuna, Rettore dell’Università di Torino – è un’importante risorsa multidisciplinare per affrontare le sfide globali che il sistema del cibo pone in questi anni. Aumento della popolazione mondiale, malnutrizione, cambiamento climatico, scarsità d’acqua e desertificazione del suolo sono solo alcune delle principali sfide che l’essere umano dovrà affrontare nel prossimo futuro. La sostenibilità si è imposta come un obiettivo inderogabile e i moderni sistemi di produzione alimentare devono essere progettati per tenere in considerazione questo aspetto. L’Università di Torino metterà a disposizione del Centro tutte le sue competenze tecnico-scientifiche, socio-politiche e giuridiche utili ad affrontare correttamente la complessità dello scenario attuale, così da promuovere ricerca ed innovazione in ambito alimentare e contribuire alla creazione di un ecosistema territoriale capace di condurre progetti strategici e attrarre finanziamenti pubblici e privati”.


“Siamo felici 
– aggiunge il Rettore del Politecnico, Guido Saracco – che questo importante progetto sia giunto a compimento, perché comprende tutti i valori che fondano e guidano la nostra attività di ricerca. Siamo certi di poter dare un contributo importante e siamo felici di poter collaborare con tutti gli atenei piemontesi per valorizzare le eccellenze del nostro territorio e contribuire a diffondere un’attenzione sempre più diffusa sul cibo sano e sostenibile”.

 

“L’Università del Piemonte Orientale – sottolinea Gian Carlo Avanzi, Rettore dell’Università del Piemonte Orientale – dedica da anni un’attenzione multidisciplinare al tema del cibo e dell’alimentazione. La collaborazione con gli altri atenei piemontesi nell’ambito del Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile è, in questo senso, lo sbocco naturale di un impegno che coinvolge ricercatrici e ricercatori di tutti i nostri Dipartimenti. Siamo convinti che solo un approccio che tenga conto delle implicazioni storico-culturali, economico-sociali e chimico-fisiche del cibo possa creare valore aggiunto per la ricerca e per la condivisione della conoscenza in questo campo così importante per il sistema Italia, verso una declinazione del concetto di sostenibilità meno astratto e più aderente alle necessità delle future generazioni”.

 

“Il centro di ricerca sul cibo – spiega Bartolomeo Biolatti, Rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche – nasce con lo scopo di far convergere e incontrare le diverse competenze promuovendone il confronto e la collaborazione.   L’Università di Scienze Gastronomiche si pone come centro ispirazionale sulle tematiche del cibo sostenibile. Un’università che ha dimostrato di saper proporre percorsi nuovi per formare i professionisti del futuro, che ha progettato e realizzato nuovi modelli di integrazione dei luoghi del sapere con il sistema produttivo e le comunità. Prototipi che possono essere sperimentati, integrati e migliorati in collaborazione con gli altri atenei, definendo soluzioni nuove per la formazione, la ricerca e il trasferimento tecnologico. Un importante contributo alla riduzione dell’impatto del sistema alimentare sull’ambiente e sulla salute unica”. 

 

“L’attenzione che l’accademia piemontese, attraverso il lancio di questo nuovo Centro di Studi e Ricerca inter-ateneo, sta rivolgendo al mondo del cibo è qualcosa di encomiabile e allo stesso tempo di indispensabile – commenta Carlo Petrini, Presidente del Centro e dell’Università di Scienze Gastronomiche -. Dico questo in virtù dell’importanza che l’alimentazione ricopre da sempre per la vita degli esseri umani. Lo ribadisco soprattutto alla luce della centralità che il cibo ha, e sempre più dovrà avere, nel periodo storico che stiamo attraversando. Se la pandemia e le atroci guerre degli ultimi anni ci hanno ricordato quanto il cibo sia un punto dirimente anche a livello geopolitico, la crisi climatica che attanaglia il nostro Pianeta pone l’accento sulla vulnerabilità degli attuali sistemi alimentari, che in questo senso si pongono come vittima (la produzione di cibo sarà interamente da ripensare per via del riscaldamento globale) e carnefice (oggi il cibo è la principale causa della produzione di CO2). Per questi motivi la ricerca sul cibo e l’educazione alimentare saranno i punti nevralgici per un avvenire più sostenibile. Una maggiore attenzione verso il Pianeta è ciò che le nuove generazioni hanno già iniziato a chiedere e che davvero necessitano per realizzare nel miglior modo possibile il loro futuro”.  

Misurabilità, sostenibilità, circolarità, qualità e salubrità saranno le parole chiave intorno alle quali il Centro incardinerà i propri interventi e le proprie progettualità, con lo scopo di perseguire i seguenti obiettivi, tra loro spesso legati:

  1. Promuovere stagionalità e località: la stagionalità comporta la disponibilità di cibi freschi, ciò consentendo di godere appieno delle loro caratteristiche organolettiche e nutritive senza intermediazione di cicli frigorigeni, catene di trasporto complesse o uso di conservanti, entrambi causa di consumi energetici (diretti o indiretti) e quindi di emissioni di gas serra. Proprio per questi minori consumi – energetici o di materiali – il cibo stagionale ha un riscontro anche nel diritto al sapore e alla sostenibilità economica per il consumatore;
  2. Ridurre la plastica all’interno della filiera alimentare: L’inquinamento da plastiche non biodegradabili ha raggiunto livelli preoccupanti. Se da un lato sono oramai necessarie politiche attive per ripulire il mondo dalle pervasive plastiche, dall’altro è urgente sia ridurne al massimo l’utilizzo che aumentarne la riciclabilità;
  3. Ridurre gli sprechi: Ogni anno si producono 2,6 Gton (miliardi di tonnellate) di cibo utile, generando contemporaneamente 1,3 Gton di rifiuti organici, per metà circa originati nelle mura domestiche, per l’altra metà lungo la filiera produttiva. Ridurre gli sprechi alimentari significa produrre meno CO2, disboscare meno foreste per far spazio a produzioni alimentari e, non poco in termini di riduzione delle diseguaglianze, risparmiare;
  4. Promuovere un utilizzo rigenerativo dei suoli: il consumo di suolo continua ad aumentare: In Italia cresce più il cemento che la popolazione, e ogni secondo si perdono 2 mq di suolo fertile. È necessario rafforzare il legame tra agricoltura e ricerca, favorendo il dialogo e la collaborazione tra aziende agricole virtuose dal punto di vista dei servizi ecosistemici e centri di ricerca, con l’obiettivo di iniziare un percorso che porti alla costituzione di un network italiano di lighthouse farms (dimostratori territoriali di buone pratiche, luoghi di formazione e comunicazione) e living labs (luoghi ricerca dove gli stakeholders contribuiscono a sviluppare soluzioni e ad accelerarne l’adozione sui territori), in collaborazione con gli stakeholders attivi nel settore.
  5. Rafforzare la biodiversità: La Convenzione ONU sulla Diversità Biologica definisce la biodiversità come la varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono, includendo la diversità a livello genetico, di specie e di ecosistema. Negli ultimi 10 anni sono scomparse 160 specie animali e 35,000 sono quelle a rischio, anche in conseguenza dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e di un uso scorretto dei suoli. Combattere la perdita di biodiversità non è solo una questione etica. Biodiversità significa resilienza e capacità di sopravvivere al cambiamento grazie a un sottile equilibrio che regola le relazioni tra gli esseri viventi, l’uno essendo spesso funzionale all’altro in un ecosistema complesso.
  6. Ridurre gli anelli della filiera di produzione e trasporti delle merci: ogni volta che si tratta una materia prima alimentare se ne compromette in parte le qualità nutritive, si generano scarti, si consuma energia e si contribuisce all’effetto serra. Il trasporto di merci in container a costi bassi ha portato da un lato ad aumentare l’impronta ambientale dei cibi e dall’altro a mettere fuori mercato filiere alimentari autoctone;
  7. Aumentare l’apporto proteico da fonti alternative alla carne: L’allevamento di bovini, anche per la sua estensione, comporta il 4% delle emissioni di gas serra di origine antropica. Questo non è legato tanto alla CO2 ma al metano associato alle deiezioni animali, essendo quest’ultimo 21 volte più efficace del biossido di carbonio nel promuovere il riscaldamento dell’atmosfera. All’insegna del principio “no one left behind” a cui ispirare la transizione ecologica – per non generare squilibri economici controproducenti- sarà necessaria una certa progressione nel disimpegno, almeno parziale, dalla carne come fonte proteica, privilegiando comunque le filiere autoctone di prossimità rispetto a quelle di importazione, su cui pesa l’impronta ambientale aggiuntiva legata al trasporto;
  8. Tracciare e qualificare sempre meglio il cibo: qualificare, certificare e tracciare i cibi prodotti lungo l’intera catena che dal campo passa all’industria di processo, alla tavola dei consumatori fino ad arrivare alla salute di questi ultimi attraverso la blockchain, la rete informatica di nodi che gestisce in modo univoco e sicuro un registro pubblico composto da una serie di dati e informazioni, come le transazioni, in maniera aperta e distribuita, senza che sia necessario un controllo centrale;
  9. Promuovere l’educazione alimentare nelle scuole favorendo il dialogo tra scienza e saperi tradizionali: per raggiungere la massa critica necessaria ad affrontare con successo le enormi sfide della contemporaneità, è necessario crescere una generazione di cittadini consapevoli che i propri stili di vita e in particolare i propri consumi alimentari impattano fortemente sul sistema alimentare globale;
  10. Promuovere la salute attraverso il cambiamento degli stili di vita. La salute è perseguibile attraverso l’adozione di diete sane e sostenibili. In un’ottica di innovazione e di cambiamento del modello sanitario attuale, che dedica una parte cospicua delle proprie risorse al processo di cura, il cibo potrebbe e dovrebbe rappresentare il giro di boa verso un maggiore investimento in piani preventivi, che mirino non solamente all’incremento dell’età media di vita della popolazione, come accaduto negli ultimi decenni, ma con l’obiettivo più ambizioso di promuovere e sostenere un invecchiamento in salute. Inoltre, l’adozione di pattern dietetici sani e sostenibili, ha il duplice vantaggio di preservare non solo la salute dell’uomo, ma anche quella del Pianeta Terra.
  11. Supportare e promuovere la costruzione di “politiche del cibo” alle diverse scale e in particolare quella regionale e locale: le politiche del cibo su scala nazionale e regionale hanno un ruolo fondamentale nella territorializzazione delle politiche europee in campo agro-alimentare. Il nuovo Centro potrà favorire ulteriormente la collaborazione tra gli atenei piemontesi – già avviata con l’Atlante del cibo di Torino metropolitana, il lancio dell’Osservatorio nazionale sulle politiche locali del cibo e le attività della RUS (Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile) e in particolare di RUS Piemonte – consentendo di giocare un ruolo di riferimento alla scala nazionale e internazionale nel supporto e promozione alla costruzione di food policy place-based che sappiano difendere, promuovere e valorizzare le diversità bio-culturali.

Torino inaugura la cabina di regia per lo sviluppo industriale

Speriamo che non sia uno dei soliti tavoli di lavoro, a volte inconcludenti. Le premesse sono serie: avviare la costruzione di una cabina di regia tra la Città di Torino e le organizzazioni sindacali che veda coinvolti a più livelli anche il mondo dell’industria, dell’impresa, le università, le organizzazioni datoriali e il terzo settore per condividere strategie per lo sviluppo industriale di Torino e dell’area metropolitana.

È la decisione maturata in incontro a Palazzo Civico tra il sindaco Stefano Lo Russo, insieme con l’assessora al Lavoro Gianna Pentenero, e i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil Torino. Al centro dell’incontro alcune situazioni di crisi industriale a Torino e nell’area metropolitana, le relative ricadute sull’occupazione e le strategie di sviluppo e rilancio per il futuro.

“È stata un’importante occasione di confronto – commenta il Sindaco – che ci dà l’opportunità di avviare congiuntamente iniziative concrete, con il coinvolgimento di tutte le parti interessate. La vocazione industriale produce oltre il 30 per cento del PIL della città e va promossa e rafforzata in modo sinergico tra istituzioni. Occorre lavorare in questa direzione, tenendo conto anche delle due grandi emergenze che ci troviamo ad affrontare, ovvero la lotta al cambiamento climatico e la crisi demografica. In questa cornice il confronto con le parti sociali è davvero molto importante, insieme individueremo le priorità da seguire».

I rappresentanti dei sindacati Gabriella Semeraro (CGIL), Domenico Lo Bianco (CISL), Gianni Cortese (UIL): “È positivo che il sindaco Stefano Lo Russo abbia accolto la nostra richiesta per la costituzione di una cabina di Regia finalizzata ad affrontare le crisi industriali dell’Area Metropolitana di Torino e per ragionare concretamente su un percorso che metta al centro lo sviluppo della Città. Tra le priorità individuate c’è la crisi di Stellantis e dell’indotto, la mobilità e la transizione ecologica, la sanità e le strutture ospedaliere. Questo incontro rappresenta l’inizio di un percorso di confronto che dovrà produrre azioni politiche e industriali capaci di ridare slancio alla Città, tutelando il lavoro di qualità e l’accesso ai servizi delle cittadine e dei cittadini”.

Tutti i numeri del Piemonte nell’annuario

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Si rinnova l’appuntamento on-line con l’Annuario Statistico Regionale “I numeri del Piemonte”. La pubblicazione, giunta alla settima edizione, fornisce ad un’ampia utenza un quadro sintetico di dati territoriali. Le informazioni aggiornate e facilmente scaricabili includono centinaia di elaborazioni, tabelle e cartografie, organizzate in 17 sezioni tematiche, come ambiente, demografia, salute e stili di vita, sicurezza, istruzione e cultura, sport, turismo, lavoro, economia, ma anche ricerca e innovazione, mercato immobiliare, trasporti e telecomunicazioni.

Ampio spazio è dedicato agli indicatori territoriali di misura del Benessere equo e sostenibile (BES) e agli indicatori Istat per gli obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030 (SDGs – Sustainable Development Goals) delle Nazioni Unite.

L’Annuario è realizzato dall’Ufficio di Statistica della Direzione Risorse finanziarie e patrimonio della Regione Piemonte e dalla Sede di Torino dell’Istat, Ufficio territoriale Area Nord-ovest: Piemonte e Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, Liguria, Lombardia. Per facilitare la lettura delle tavole e dei grafici, ogni sezione include un glossario dei termini utilizzati.  Nella logica di economicità e sostenibilità ambientale non è prevista una versione cartacea dell’Annuario, ma i dati sono consultabili al seguente link:

http://www.regione.piemonte.it/annuariostatisticoregionale

“L’Annuario Statistico ‘I numeri del Piemonte’ è frutto di una continua e consolidata collaborazione tra Istat e Regione Piemonte. Mette a disposizione le principali statistiche riferite al territorio piemontese ed è pertanto un utile strumento di lavoro per decisori pubblici e privati, università ed enti di ricerca, cittadini e studenti con finalità divulgative, scientifiche e professionali – afferma l’Assessore alla Programmazione Finanziaria della Regione Piemonte, Andrea Tronzano – L’Annuario può essere considerato un valido supporto alla programmazione delle politiche e degli interventi regionali”.

Educatori professionali, 75 posti all’Upo

«Con riferimento al fabbisogno formativo del profilo di Educatore Professionale che, negli anni, non era soddisfatto, nell’anno accademico 2023/24, con l’attivazione del Corso di laurea in educazione professionale da parte dell’Università del Piemonte Orientale, sono stati attivati 75 posti, ampliando pertanto la capacità formativa che potrà tendenzialmente essere perseguita anche per l’anno accademico 2024/2025».

Così l’assessore alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, in risposta all’interrogazione consiliare sugli educatori professionali.

La Regione: inaccettabile slittamento riapertura Frejus

«Un ulteriore allungamento dei tempi di riapertura della linea ferroviaria storica del Fréjus, interrotta da agosto per la frana in territorio francese, è inaccettabile. Così come lo è il metodo con il quale questa notizia viene diffusa da Sncf, alla vigilia di un incontro binazionale organizzato proprio per un confronto su tempi e modalità di ripristino della circolazione». Lo dichiarano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore ai Trasporti e infrastrutture Marco Gabusi
«Il governo francese, poco più di un mese fa, a Torino durante la riunione della Cig Torino-Lione, aveva comunicato la riapertura della linea per l’autunno 2024. Già allora la Regione, e le istituzioni italiane, a partire dal vicepremier e ministro Matteo Salvini, avevano manifestato la propria insoddisfazione per i tempi troppo lunghi, a fronte dell’urgenza di ripristinare un collegamento indispensabile per il nostro sistema economico e per le relazioni transfrontalieri. In quella sede – ricordano Cirio e Gabusi – la Regione si era messa a disposizione per collaborare con i francesi allo scopo di velocizzare il più possibile gli interventi. Anche di questo si sarebbe parlato, e si parlerà, nella riunione prevista il 29 gennaio. Scoprire dai giornali che non solo non esiste la disponibilità ad anticipare i tempi rispetto all’autunno, ma che questi potrebbero addirittura dilatarsi, è inaccettabile e la Regione Piemonte è a fianco del governo italiano per chiedere ai francesi maggiore collaborazione per riaprire prima possibile il collegamento e individuare soluzioni temporanee che consentano quanto prima la circolazione dei treni, pur con dei vincoli. I francesi infatti sicuramente ricorderanno quando, nel 2020 a seguito della tempesta Alex, l’Italia ha fatto quanto possibile per garantire la circolazione dei treni verso la Val Roja altrimenti isolata: grazie all’impegno di Rfi, infatti, i treni viaggiavano, seppure a 10 chilometri all’ora, da Limone a Tenda per portare i generi di prima necessità. Chiediamo ora ai francesi lo stesso sforzo e la stessa collaborazione, a sostegno del nostro sistema produttivo e del diritto alla mobilità transfrontaliera».

Aspettando il Salone del Vino 2024 di Torino dal 2 al 4 marzo

 

 

Il Salone del Vino di Torino giunge alla sua seconda edizione con una settimana diffusa di eventi in tutta la città a partire da martedì 27 febbraio, culminante nel Salone del Vino, nel weekend di sabato 2 fino a lunedì 4 marzo prossimi.

Molte le novità di questa edizione 2024, con l’obiettivo di consolidare la manifestazione che lo scorso anno ha riscosso un grande successo di pubblico con oltre 13.000 presenze. La “mission” del Salone del Vino 2024 è quella di raccontare il Piemonte del vino in tutte le sue sfaccettature e la sua unicità, facendo scoprire al grande pubblico e agli operatori del settore le radici profonde di un territorio che guarda al futuro attraverso la lente d’ingrandimento della sostenibilità. Saranno coinvolte nella fiera più di 500 cantine, tra le OGR di Torino e il museo del Risorgimento, con un ricco programma diffuso di eventi.

Da martedì 27 febbraio la città di Torino sarà animata di momenti di approfondimento quali le cene con i vigneron ed eventi che coinvolgeranno centinaia di luoghi della cultura, a partire dal Circolo dei Lettori, Combo, Off Topic, piole e grandi ristoranti, enoteche e spazi informali in cui la degustazione dei vini sarà accompagnata dalla musica.

Il ricco programma sarà lo strumento per indagare la sostenibilità ambientale, economica e sociale grazie anche al neonato comitato scientifico, e alla collaborazione, tra gli altri, con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari di Torino, il Politecnico di Torino, il Dipartimento di Architettura e Ingegneria di Parma. Sabato 2 e domenica 3 marzo saranno protagoniste le due giornate di esposizione vitivinicola del Salone del Vino e dedicata a tutti gli amanti del vino. Lunedì 4 l’intera giornata sarà dedicata agli operatori professionali che, da quest’anno, vedrà aprirsi le porte anche al comparto internazionale. Grazie alla partnership con più di 25 realtà di promozione, quali Consorzi del vino, enoteche regionali e associazioni di valorizzazione del territorio, la tre giorni sarà il più grande palco di rappresentazione del Piemonte del Vino.

Grande novità di questa edizione 2024 sarà la presenza di una regione ospite, la Valle d’Aosta: con le sue cantine vinicole e i grandi spirits. Il Salone del Vino diventa inoltre “cashless”, con una piattaforma digitale dedicata al pubblico e alle cantine, che offrirà possibilità di scambio e approfondimento.

 

Mara Martellotta

Appalti digitalizzati: interviene Uncem

 TROPPO TEMPO PER OTTENERE CIG E CARICARE DATI SULLE PIATTAFORME. CHE SI BLOCCANO. COMUNI NEL CAOS. MA I CORSI A PAGAMENTO PROLIFERANO

Come spesso è successo negli ultimi anni, a fronte del grande caos che tocca gli Enti locali, con numerose fasi di picco, c’è sempre chi ne trae benefici. Non sorprende Uncem che di fronte al dramma che molti Comuni stanno vivendo per la mancanza di piattaforme veloci e semplici per la gestione degli appalti digitali, a causa dell’eliminazione dello smart cig e per le lungaggini burocratiche dovute a sistemi gestionali dei dati non adeguati, c’è chi ne trae benefici. In particolare le società che stanno offrendo corsi a pagamento sull’attuazione del nuovo codice dei contratti. Nessuna sorpresa per Uncem, ma la situazione non è certo la migliore e più efficace per dare servizi e muovere serenamente le macchine amministrative degli Enti locali. Si moltiplicano corsi a pagamento, destinate ai Comuni, per spiegare come funziona il nuovo MEPA Acquisti in rete e per dire come si fanno tutti i passaggi per ottenere il CIG. Certo ci sono anche corsi gratuiti, ma quelli a pagamento sono svariati. E il personale degli Enti, compresi i Sindaci che sono in prima fila nel prendere CIG e caricare dati, per mancanza di dipendenti, si adegua. Iscrivendosi e pagando i corsi. Sul CIG Uncem ripete: deve essere eliminato per affidamenti sotto i 5mila abitanti. Finora nessuna risposta da Ministeri e da ANAC. I Comuni e tutti gli Enti locali, tutta la PA restano bloccati. E questo invece sorprende Uncem, che avrebbe auspicato ben altri sistemi di transizione verso il digitale, per gli appalti e per tutto quanto riguarda le Autonomie territoriali. Disponibili e aperte, ma questa volta veramente amareggiate di fronte a quanto, alle loro spalle, nei cloud sparsi nel Paese dove sono appoggiati i sistemi informativi e le basi di dati, sta avvenendo. La Politica intervenga.

Confartigianato: stop Superbonus 110% e bonus “barriere architettoniche”, il 15% di cantieri a rischio di contenzioso

Con il Decreto Legge n. 212, entrato in vigore il 30 dicembre scorso, il Governo ha voluto porre la parola fine sul Superbonus 110%, ed ha tranciato, in maniera netta ed inattesa, le opportunità offerte dal bonus “barriere architettoniche” al 75%.

“Le nostre richieste di estendere l’utilizzo del Superbonus al 110% per i prossimi 3 mesi, necessari a completare i lavori nei condomini, non sono state accolte. La soluzione proposta dal Governo con il decreto “salva spese” non è sufficiente ad evitare le problematiche che investiranno le nostre imprese coinvolte nei lavori”. La dichiarazione è di Enzo Tanino, Presidente di Confartigianato Piemonte Edilizia.

“Il Decreto legge – continua Tanino – rappresenta una risposta inadeguata rispetto ad una situazione complessa che nel tempo ha accumulato problemi derivanti da una normativa priva di certezza e stabilità. Il persistente blocco delle cessioni, l’assenza di soluzioni per i crediti incagliati e la mancanza di una proroga per i condomini hanno gettato famiglie e imprese in un circolo vizioso, con la prospettiva molto concreta di assistere a un elevato contenzioso tra committenti e appaltatori di cui oggi è ancora difficile prevedere gli effetti.”

 Sulla base degli ultimi dati Enea, il rischio di contenziosi riguarda 6 miliardi di euro di investimenti per la riqualificazione dei condomini, ammessi a detrazione ma senza più opzione di cessione del credito e con beneficio dal 110% al 70%.

Confartigianato calcola che a livello piemontese i1 15% di cantieri Superbonus sia a rischio di contenzioso.

“I condomini che hanno avviato i lavori contando sul bonus al 90% oppure ancora al 110% – prosegue Tanino – con il decalage dell’agevolazione nel 2024, potrebbero trovarsi nella condizione di doversi auto-finanziare l’intervento. Per le imprese c’è il rischio di forti problemi finanziari per rientrare delle somme anticipate per l’avanzamento del cantiere se non è stato possibile presentare la certificazione di stato avanzamento lavori entro il 31 dicembre 2023 per centrare l’incentivazione competa, perché non è scontato che tutti i proprietari di casa abbiano risorse sufficienti per fronteggiare il 30% di quota di loro competenza, mentre il rischio per le imprese, è un’impennata degli stati d’insolvenza e di fallimento.”

 

Il testo del decreto, prevede poi un contributo a favore dei condòmini a basso reddito, si parla di un reddito “di riferimento” non superiore a 15.000 euro, per aiutarli a sostenere parte delle spese del 2024, poichè dal primo gennaio il superbonus è sceso al 70%. Ma solo su quei cantieri dove, al 31 dicembre 2023, si era già raggiunto almeno il 60% dei SAL previsti.

“Anche questa misura risolve pochissimo – continua Tanino – perché non vengono stanziate nuove risorse, quelle previste vengono ripescate dal precedente fondo creato già l’anno scorso dal decreto “aiuti quater” proprio in favore delle famiglie indigenti alle prese con i lavori del Superbonus.”

“Tuttavia, se dai proclami degli ultimi tempi si poteva intuire uno “stop” governativo rispetto ad ogni ipotesi di proroga del Superbonus, – incalza Tanino – ciò che lascia basiti è la stretta sul bonus “barriere architettoniche“, ossia, quella detrazione fiscale del 75% sui lavori volti ad eliminare le barriere architettoniche dagli edifici.  Infatti il decreto “salva spese” limita la possibilità di sfruttare questa detrazione concedendola solo per scale, rampe, ascensori, servoscala e piattaforme elevatrici. Inoltre, per quei pochi lavori per i quali si potrà ancora sfruttare la detrazione, è stato introdotto l’obbligo di una nuova certificazione che assicuri il rispetto dei requisiti previsti proprio da questa norma.”

 “Ciò che rattrista” – conclude Tanino – “è come questo provvedimento rappresenti una marcia indietro rispetto agli obiettivi di sostenibilità sociale che ormai sono imprescindibili. Ci auguriamo che nel testo definitivo del decreto legge vengano sciolti alcuni nodi che rischiano di creare ulteriori complicazioni applicative in una disciplina già tanto complessa.”

Torino 2024: quali sono i settori più promettenti in questo inizio anno?

Informazione promozionale

Torino è una città che ha sempre saputo reinventarsi nel corso della sua storia, passando da capitale industriale a polo di innovazione e cultura. Anche in questo inizio 2024, la città “del Gianduiotto e dell’Automobile” offre diverse opportunità di sviluppo e crescita per i settori commerciali che sanno cogliere le sfide e le tendenze del presente e del futuro.

Vediamo quali sono alcuni di questi.

Informatica Spaziale

Il settore dell‘informatica spaziale, che abbraccia tecnologie di realtà virtuale e mista, è in ascesa a Torino. Le applicazioni di queste tecnologie spaziano dal gaming alla medicina, dall’istruzione alla manifattura. L’annuncio di Apple di introdurre il suo primo computer spaziale, l‘Apple Vision Pro, nel 2024, ha catalizzato ulteriormente l’interesse e gli investimenti in questo settore. Le imprese che si dedicano all’informatica spaziale a Torino stanno vedendo una crescente domanda, contribuendo al posizionamento della città come hub tecnologico all’avanguardia.

Investimenti Industrie e Arredi per Ufficio

In tandem con la crescita di questi settori, molte industrie a Torino stanno investendo in soluzioni pratiche per ottimizzare i loro spazi di lavoro. Emerge, dunque, nella curva dei business in crescita il settore dei componenti industriali. Richieste come le scaffalature metalliche o i soppalchi industriali, ad esempio, stanno avendo un enorme domanda d’acquisto, diventando elementi essenziali per organizzare e gestire in modo efficiente materiali e attrezzature d’impresa.

Parallelamente, in questo contesto, anche la domanda per l’arredo ufficio Torino sta incontrando un business promettente. Questo perché dal 2023 sono cambiate molte esigenze per gli spazi aziendali. Il luogo di lavoro è diventato un vero e proprio biglietto da visita da mostrare ai clienti, un ambiente confortevole è un elemento essenziale per favorire il benessere dei dipendenti e acquisti di natura sostenibile è eticamente una priorità.

Non è solo una questione estetica, dunque. Ma un modo per migliorare l’ergonomia e la funzionalità degli ambienti di lavoro.

Veicoli Elettrici

il settore dei veicoli elettrici (EV) è in forte espansione, grazie alla crescente domanda di mobilità sostenibile e alla riduzione dei costi delle batterie. Torino è una città che ha una lunga tradizione nel settore automobilistico e che sta puntando sullo sviluppo delle infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici, sia pubbliche che private.

Si prevede che il mercato delle infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici pesanti varrà poco meno di 7,4 miliardi di dollari nel 2024.

Turismo Culturale

Il turismo culturale a Torino è un motore di sviluppo economico e sociale, evidenziando il ricco patrimonio storico, artistico e naturale della città. Attrazioni come musei, palazzi, chiese e parchi la rendono una meta ideale per i visitatori interessati a scoprire la sua identità unica. Nel 2023, secondo Istat, il turismo culturale a Torino ha registrato una crescita del 12%, superando la media nazionale. Questo trend conferma il ruolo significativo che il patrimonio culturale svolge nel posizionare Torino come una destinazione di grande attrattiva per chi cerca esperienze culturali ricche e autentiche.

Turismo enogastronomico

Si tratta di un settore che valorizza le eccellenze culinarie e vinicole di una destinazione, attraendo visitatori interessati a scoprire e degustare i prodotti tipici e le tradizioni gastronomiche locali. Il turismo enogastronomico è un fattore di attrattività e di sviluppo territoriale, che genera ricadute positive sulle filiere agroalimentari e sulle attività ricettive. Torino è una città che offre una ricca offerta enogastronomica, con prodotti di qualità come il vino, il cioccolato, il caffè e il vermouth, e con eventi e manifestazioni dedicate alla cultura del cibo e del bere. Dopo la crisi causata dalla Pandemia, questo settore sta avendo diversi investitori e risultati promettenti, non solo per il business nazionale ma anche per quello internazionale, merito di questa crescita sono da attribuire alle attività commerciali e pubblicitarie sul web e social network.

Torino si conferma così una città dinamica, innovativa e competitiva, capace di guardare al futuro con fiducia e determinazione.

Non resta che procedere in questo nuovo anno per capire meglio gli effettivi sviluppi!

La Regione scommette (con nuovi fondi) su Cultura, Ricerca e Innovazione

Nel 2024 il comparto Cultura avrà a disposizione 44,7 milioni di euro di risorse regionali (+2,2 mln del 2023), cui vanno aggiunti 44,9 mln di fondi Pnrr (39,5 mln per la tutela e la valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale e 5,4 mln per raggiungere il target di oltre 1,3 milioni di oggetti digitali prodotti) fino al 2025 e 7 mln di fondi Fesr per il sostegno alla filiera del cinema (20 milioni complessivi nel triennio 2023-25). Le cifre sono state illustrate dall’assessore Vittoria Poggio in Sesta Commissione, presieduta da Davide Nicco, che si è riunita per l’esame del Ddl “Bilancio di previsione finanziario 2024-2026”.
L’assessore ha sottolineato che la gestione triennale degli interventi a sostegno delle attività culturali, introdotta dalla legge regionale 11/2018, “sta dando buoni risultati, consentendo alle associazioni di sviluppare progetti che durano nel tempo e con maggiori certezze di programmazione. In questi giorni abbiamo convocato i Tavoli della Cultura per la revisione del piano triennale, che contiamo di approvare a breve per proseguire con il lavoro avviato sul 2022-2024”.
Anche per il 2024 l’impegno per le residenze dello spettacolo dal vivo è di 227 mila euro di risorse statali e 235 mila di risorse regionali. Confermati inoltre gli stanziamenti di 70 mila euro per i progetti di promozione del patrimonio linguistico e dialettale, oltre a 10 mila euro per realizzare la segnaletica, e di 250 mila euro per gli istituti storici della Resistenza.
Nell’ambito delle misure destinate a cinema e spettacolo dal vivo previste dal programma regionale Fesr 2021/27, per il rilancio delle sale cinematografiche (8 mln di euro in totale) al momento sono stati approvati 7 progetti per 650 mila euro complessivi, mentre per il bando 2024 destinato a incentivare la produzione audiovisiva in Piemonte sono confermati i 4 mln dello scorso anno.

Ricerca e Innovazione

La Regione destinerà oltre 4,3 milioni di euro alla ricerca e all’innovazione nel 2024: andranno a Casa delle imprese, Città dello spazio, accordi di innovazione, Esa Bic Turin, risorse cui andranno aggiunti i fondi destinati a ricerca e innovazione provenienti dalla nuova programmazione nell’ambito del POR FESR 2021-2027: ha spiegato l’assessore Matteo Marnati, esaminando le voci del bilancio di previsione di sua competenza.
In tema di reti e altri servizi di pubblica utilità, 2,8 mln di fondi statali serviranno principalmente a garantire internet veloce nelle aree dove gli operatori di mercato non hanno programmato investimenti diretti e a ridurre le marginalità territoriali.