ECONOMIA- Pagina 7

Giovani e orientamento: a Torino arrivano gli Open Day di Gi Group

 Dalla stesura del primo CV ai percorsi formativi post-diploma, dai “lavoretti estivi”, spesso un’occasione di crescita nonché una prima forma di guadagno per i giovani, alle opportunità professionali del territorio.

Il prossimo 23 luglio, nella filiale di Corso Francesco Ferrucci si svolgerà infatti l’“Open Day 2025” di Gi Group, che aprirà le porte a neodiplomati e a neodiplomate, ma anche a universitari e a tutti coloro che stanno valutando nuove opportunità formative e professionali, per organizzare gratuitamente momenti di confronto dedicati.

L’Open Day permetterà alle ragazze e ai ragazzi, affiancati da recruiter professionisti, di comprendere il funzionamento dei processi di selezionequali competenze vengono valutate positivamente in un candidato e capire come costruire il proprio percorso di avvicinamento al mondo del lavoro.

Spazio anche ad approfondimenti sulle opportunità di specifici settori ad elevata richiesta di professionalità sul territorio, come l’ambito retail.

L’iniziativa proseguirà anche nei mesi di settembre e ottobre per fornire ulteriore supporto ai giovani nella costruzione del proprio futuro.

Per partecipare: https://www.gigroup.it/offerte-lavoro/?job=OPEN+DAY

Gli Open Day coinvolgeranno complessivamente oltre 90 filiali di Gi Group in tutta Italia, rafforzando l’impegno dell’agenzia per il lavoro nell’ambito della formazione e orientamento. Nell’anno scolastico 2024-2025, Gi Group ha infatti incontrato oltre 22.100 studenti in tutta Italia coinvolgendoli in percorsi di orientamento che hanno visto il contributo di più di 200 docenti, per un totale di oltre 34.000 ore e oltre 240 scuole e università raggiunte.

Giada Donati, Central Delivery Director di Gi Group, ha dichiarato Conoscere le opportunità formative e professionali post-diploma e sapere come muovere i primi passi nel mondo del lavoro, valorizzando le proprie aspirazioni e il proprio talento, sono fattori fondamentali per i ragazzi e le ragazze che concludono gli studi superiori. Questo a maggior ragione in un Paese come il nostro con un’elevata percentuale di NEET, dove la scuola non riesce a formare le figure richieste dal mercato del lavoro e dove l’orientamento spesso non supporta gli studenti e le loro famiglie verso una scelta consapevole per il futuro. Con questa iniziativa, che portiamo avanti da anni in molte delle nostre filiali, rafforziamo il nostro impegno per l’ascolto delle nuove generazioni e per accompagnare i giovani verso la realizzazione dei loro progetti professionali e di vita”.

cs

Crisi della moda artigiana in Piemonte: “Un’intera filiera a rischio scomparsa”

Il settore dell’artigianato moda in Piemonte è in forte difficoltà. Negli ultimi sei anni, il comparto ha visto la chiusura di 229 imprese: al 31 marzo 2019 erano 2.458, mentre al 31 marzo 2025 ne restano solo 2.229 (fonte: Unioncamere Piemonte). Un calo che solleva forti preoccupazioni sulla sopravvivenza di un’intera filiera produttiva, composta in larga parte da microimprese a conduzione familiare.

Il comparto dell’artigianato moda in Piemonte – che comprende tessile, abbigliamento, pelletteria, cuoio e calzature – continua a registrare segnali di sofferenza. Una crisi che non riguarda solo il contesto regionale, ma si riflette su scala nazionale, rendendo urgente un’attenta analisi delle dinamiche di mercato per individuare strategie di sostegno efficaci e concrete.

Le imprese del settore sono in gran parte realtà familiari, spesso tramandate da generazioni, e oggi si trovano in seria difficoltà. Il rischio concreto è la scomparsa di un’intera filiera produttiva artigianale, simbolo del saper fare italiano.

Secondo i dati di Unioncamere Piemonte, al 31 marzo 2019 – prima della pandemia – le imprese artigiane della moda attive in regione erano 2.458. Sei anni dopo, al 31 marzo 2025, ne restano 2.229: 229 aziende hanno cessato l’attività. Un segnale chiaro del progressivo indebolimento del comparto.

In Italia, la moda artigiana rappresenta una componente strategica dell’economia, con circa 60.000 imprese manifatturiere e oltre 600.000 addetti. Per questo motivo, diventa sempre più urgente un intervento mirato da parte del Ministero per contrastare la crisi in atto.

“La qualità delle nostre produzioni sono riconosciute in tutto il mondo e riteniamo che sia arrivato il momento di garantire una maggiore stabilità ad un marchio di alto valore come il Made in Italy – afferma Samantha Panza, Presidente Abbigliamento di Confartigianato Imprese Piemonte. Il settore ha retto il periodo pandemico, ma altre situazioni geopolitiche internazionali e le nuove misure imposte a livello europeo, anche sulla sostenibilità, stanno mettendo a dura prova la sua resilienza. Il Governo ha riconosciuto lo stato di crisi del settore, prova ne è la convocazione del Tavolo di Crisi del Sistema Moda convocato per il 6 agosto, ma la sfida è alta”.

Un appello forte arriva anche da Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte: “Al Ministero chiediamo, tra le altre, misure ad hoc per la salvaguardia dei livelli occupazionali, una politica mirata di sostegno al credito e disposizioni normative per agevolare l’implementazione di nuove tecnologie e strumenti digitali. Se vogliamo che il Made in Italy continui ad essere il fiore all’occhiello della produzione del nostro Paese ed un’eccellenza da esportare in tutto il mondo – dichiara Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – è necessario valorizzare e sostenere le aziende, soprattutto quelle di medie e piccole dimensioni, che garantiscono qualità, professionalità e l’artigianalità che tutti ricercano”.

Il sistema moda non è composto solo da grandi marchi. Come dimostra la realtà locale, esiste una rete capillare di piccoli artigiani che seguono l’intero processo creativo, dal disegno al taglio, realizzando capi unici. Creatività e qualità sono da sempre le leve vincenti per distinguersi, soprattutto di fronte alla concorrenza di aziende che sfruttano impropriamente il termine “artigianale” per prodotti importati o industriali, spesso realizzati senza il rispetto delle normative che vincolano invece i laboratori regolari.

Confartigianato ha portato al tavolo di confronto ministeriale una serie di osservazioni che evidenziano la natura strutturale della crisi. La rapida crescita dell’e-commerce ha penalizzato le imprese meno digitalizzate; l’inflazione e l’adeguamento delle condizioni di lavoro hanno inciso pesantemente sui costi; e l’accesso al credito rimane difficile per molte microimprese, che non soddisfano i requisiti richiesti dagli istituti bancari.

A ciò si aggiunge la concorrenza internazionale, in particolare quella proveniente da Paesi a basso costo del lavoro, che mette sotto pressione i produttori italiani. Le mutate abitudini dei consumatori, sempre più orientati verso l’abbigliamento casual e sportivo, stanno riducendo la domanda per capi tradizionali e di alta gamma, mentre cresce la diffusione del fast fashion, più accessibile ma meno sostenibile.

Nel contesto nazionale permangono inoltre sacche di illegalità, con laboratori clandestini che impiegano personale sottopagato e privo di tutele, generando una concorrenza sleale nei confronti di chi opera nel rispetto delle regole.

Infine, le normative europee sempre più stringenti in materia di sostenibilità e trasparenza impongono alle aziende adeguamenti onerosi, spingendo al contempo il mercato verso produzioni più etiche e green. Anche l’internazionalizzazione, pur rappresentando un’opportunità, richiede competenze e risorse che non tutte le realtà artigiane sono in grado di sostenere.

Una risposta istituzionale tempestiva e strutturata è oggi fondamentale per salvaguardare un patrimonio economico, culturale e occupazionale che rischia di essere irrimediabilmente compromesso.

Rapporto Montagne, Uncem: da Lanzo unità genera forza

NUOVI PERCORSI PER LA FORMAZIONE, LA SANITA’, LE SCUOLE DI MONTAGNA

Le scuole valorizzate in rete, gli infermieri di comunità garantiti con la Strategia delle Aree interne, una sinergia del Consorzio operatori turistici con la Val Maira, i medici di base con ambulatori in tutti i Comuni montani. E ancora, l’istituto agrario a Lanzo, nell’ambito dell’Albert che vede insieme anche alberghiero e scienze umane, per dire, le sfide della contemporaneità della montagna. Tutte in un solo istituto. Ma anche una Strategia di Green Community finanziata dalla Regione.

Sono alcune delle novità delle Valli di Lanzo, 25 Comuni, due Unioni montane, che il Rapporto Montagne Italia 2025 realizzato da Uncem per Rubbettino, nell’ambito del Progetto Italiae, traccia. È stato presentato stamani (domenica 20 luglio) a Lanzo, alla Caffetteria Turcet di Roberto Airola, in un partecipato “aperitivo letterario-montano”, con tutti i dati e le analisi del Rapporto, 800 pagine. Un ottimo dialogo tra attori territoriali. “Già perchè il libro non mette insieme solo numeri Istat – evidenzia il Presidente Roberto Colombero, alla guida di Uncem Piemonte – È un testo scientifico, tecnico, ma pure Politico. Dà strumenti e chiavi di lettura. Questa è la necessità. Per vincere le solitudini”. “Si vede l’esigenza del lavoro insieme – commenta il primo cittadino di Lanzo Fabrizio Vottero – e tanto stiamo facendo. Non da soli. Si vince insieme. Mi ritrovo perfettamente nel Rapporto che insiste su questo. Per una montagna molto moderna”.

“Tanto in queste valli è stato fatto negli ultimi dieci anni – sottolinea Tina Assalto, Assessore di Lanzo e dell’Unione montana, coordinatrice della Strategia d’area SNAI, Aree interne appunto, e montane – Perché se penso a sanità, ospedale di Lanzo, scuole, nulla era scontato. Molto abbiamo lavorato. I risultati ci sono. I soldi da soli non bastano, i finanziamenti sono vettori di opportunità e qui le abbiamo sempre colte. Dunque occorre proseguire, rafforzare il lavoro, con GAL per le imprese, sulle filiere forestali, sui servizi ecosistemici-ambientali. Se abbiamo i fondi ATO che permettono in Piemonte di intervenire contro dissesto e tutela delle fonti, è perché vi è stata una visione lunga e decisiva. Moderna. Proseguiamo anche per le foreste. Sostenendo le aziende, che sono solide”.

La Regione Piemonte apre strade decisive per il Paese. Le Politiche per le Montagne italiane sono nate qui. “Nuovi abitanti – rileva Gianna Pentenero, Consigliera regionale – hanno bisogno di sviluppo, di reti, di ridurre il divario digitale, di scuole. Il lavoro fatto sulle scuole di montagna è di grande esempio per il Paese intero. Ora il Piemonte deve lavorare a una bella importante legge sulle Unioni montane. Non abbiamo tempo da perdere. Va fatta con maggioranza e opposizione insieme. Ringrazio l’Uncem perché il Rapporto ci dà utili, importantissimi strumenti”. “Le imprese nate con il GAL – aggiunge il Presidente Claudio Amateis, Sindaco di La Cassa – sono preziose e solide. Fanno bene al territorio. Giusto dire che dove vi è solidità istituzionale, aggregazioni, lavoro insieme tra Comuni, con GAL e Unioni montane in sinergia, i dati economici e sociali sono migliori. La montagna innova. Fa bene”.

Lanzo ha promosso iniziative di legame con le Valli importantissime – spiega Marco Bussone, Presidente Uncem – Fa sinergia con le Valli. Non c’è una montagna più vera di altre perché più alta. Le sinergie si costruiscono verso Venaria e con Torino, tutti insieme. Su questo il Rapporto, con economisti, sociologi, antropologi, analisti, è chiaro. Insieme nel NOI si vince. Dunque rafforziamo i percorsi, anche di comunicazione e interazione con le comunità, come insegna nel Rapporto Uncem l’amico Nando Pagnoncelli. Abbiamo bisogno di relazioni e le Valli di Lanzo svegliano la Città di Torino. Pensiamo al treno ma non solo. Le relazioni qui sono evidenti. Vanno alimentate e forse rivoluzionate. Le Comunità montane dal 1970 e prima con i Consigli di Valle sono state decisive. Le Comunità marine ci copiano e fanno bene, costruiamo sinergie lobbiste, positive con loro. Si rafforzino in Regione le Unioni montane. Istituzioni certe, per un futuro di coesione. Piccoli e grandi Comuni insieme, senza guardare altitudini, ma bacini orografici e sistemi omogenei di scambio e flussi”. Ne sono convinti anche Gianni Giacomino, giornalista della Stampa e Antonello Micali, Direttore del Risveglio, storico settimanale locale. “Da cittadiino e operatore dell’informazione in questo territorio, voglio esprimere un grande ringraziamento aĺl’Uncem per lo straordinario lavoro svolto nel realizzare questo rapporto – evidenzia Micali – che aiuta ad affrontare, per organicità del metodo sociologico, sia quantitativo che qualitativo, la complessità delle sfide che affrontano le popolazioni metromontane e i loro territori. Una riflessione ulteriore, un lavoro così, un tempo oltre alle università  lo facevano i giornali, con inchieste monumentali che oggi per i noti motivi di semplificazione e velocità dell’informazione fanno più fatica a trovare posto in colonne e palinsesti soprattutto mainstream. Per fortuna ci sono però ancora testate che lo studiano e lo veicolano, in una sinergia che diventa servizio pubblico. Non a caso il presidente Uncem è un giornalista”.

I DATI DELLE VALLI DI LANZO NEL RAPPORTO MONTAGNE ITALIA 2025

Il saldo migratorio nelle Valli di Lanzo è positivo, aumenta. È in crescita. Del 4,4 per cento, dal 2009 al 2023. Un ottimo risultato, tra i migliori del Piemonte. Dal Rapporto emerge che le Valli di Lanzo hanno un tasso di occupazione del 44%, in linea con la montagna italiana, mentre è al 6,6% la disoccupazione maschile. Sono 8,3 le imprese ogni 100 abitanti, il 40% sono imprese artigiane, solo lo 0,5% sono cooperative, mentre una su cinque è a trazione femminile, il 10% sono di giovani. Il 7,4% sono straniere. Ogni chilometro quadrato vi sono 0,7 imprese agricole, per un valore aggiunto di oltre 19milioni di euro, facendo in modo che le imprese agricole incidano del 10% sul sistema economico. Oltre la metà del territorio, come descrive il Rapporto, è foresta. Un dato che ben conoscono le Valli di Lanzo, tra le protagoniste in Piemonte nell’attivazione di pianificazione, certificazione e filiere. Una rivoluzione verde, intensa e appassionata. Rispetto al turismo, nelle Valli di Lanzo vi sono 8,1 posti letto ogni cento abitanti e la durata media del soggiorno è di 2,4 giorni. Dati economici sotto la media nazionale: 17mila il PIL pro-capite, poco inferiore al reddito medio pro-capite che supera di poco i 20mila euro. Il Rapporto mette a confronto tutti i dati di tutti i territori piemontesi e nazionali. Una lunga analisi. Eccolo: https://uncem.it/uncem-presenta-il-rapporto-montagne-italia-2025/

Fiera del Peperone, vetrina di Carmagnola e del territorio

La 76ª edizione della Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola, in programma dal 29 agosto al 7 settembre 2025, si prepara a essere molto più di un semplice appuntamento gastronomico. Promossa dal Comune di Carmagnola e organizzata da SGP Grandi Eventi, la kermesse è una celebrazione autentica di uno dei prodotti più iconici del Piemonte, ma anche un crocevia di incontri e dialoghi con figure di spicco del panorama culinario, giornalistico e imprenditoriale italiano. Sarà un’occasione unica per confrontarsi con menti brillanti e palati raffinati, capaci di raccontare il gusto e il valore del territorio da prospettive diverse.

La Fiera del Peperone si arricchisce quest’anno di un parterre di ospiti d’eccezione, protagonisti di appuntamenti pensati per ispirare e deliziare il pubblico.  Al taglio inaugurale della Fiera ci sarà lo Chef Daniele Persegani, ospite quotidiano della trasmissione Rai1 “È sempre mezzogiorno”, mentre la serata sarà condotta dal noto presentatore e volto televisivo Nicola Prudente, in arte Tinto.

Il critico gastronomico e volto televisivo Edoardo Raspelli sarà una presenza costante e autorevole, pronto a guidare il pubblico alla scoperta di grandi talenti della cucina italiana. La sua rubrica “Gli Chef di Edoardo Raspelli” promette momenti imperdibili al BTM PalaPeperone. Tra gli ospiti più attesi, Massimo Camia, chef stellato noto per la sua cucina raffinata e profondamente legata al territorio delle Langhe. Camia, patron del ristorante che porta il suo nome, offrirà al pubblico un’opportunità esclusiva di assistere a uno showcooking con degustazione, presentando una sua ricetta innovativa che vedrà il Peperone di Carmagnola come protagonista indiscusso. Un’occasione per cogliere i segreti dell’alta cucina direttamente dalle mani di un maestro. Un altro grande nome che affiancherà Raspelli è Mariarosa Panebianco. Insieme al fratello Claudio, Mariarosa porta avanti dal 2015 l’Osteria San Marco a Chivasso, un luogo dove la tradizione culinaria della Puglia e del Piemonte si fondono in un connubio affascinante. Il pubblico avrà l’opportunità di assaporare questo inedito mix di sapori, scoprendo come le radici di due regioni lontane possano incontrarsi armoniosamente in un piatto.

Anche quest’anno verrà consegnato il premio Peperone d’Oro, nato per celebrare una personalità legata al territorio carmagnolese che si sia particolarmente distinta nel proprio ambito a livello nazionale portando lustro alla città. Quest’anno a riceverlo sarà Arturo Villone, pioniere delle radio private,

che ha iniziato la sua brillante carriera giovanissimo su Radio Equipe a Carmagnola, per poi affermarsi come regista di successo per RAI e Mediaset, collaborando con i grandi nomi della televisione italiana.

Le serate di martedì 3 e mercoledì 4 settembre saranno dedicate alle illuminanti “Confessioni Laiche”, condotte dal giornalista enogastronomico Paolo Massobrio. Questa iniziativa, che da dieci anni accende i riflettori sul mondo imprenditoriale e il suo rapporto con il territorio, vedrà salire sul palco due figure di spicco. Il 3 settembre, sarà la volta di Ambrogio Invernizzi, presidente di Latterie Inalpi S.p.A. di Moretta (Cuneo). Invernizzi racconterà come una comunicazione efficace sia fondamentale per rafforzare e conservare l’identità territoriale di un’azienda. Il 4 settembre, Massobrio accoglierà il giornalista Sergio Miravalle, noto per essere il brillante creatore del Bagna Cauda Day e direttore della rivista Astigiani. Miravalle condividerà la sua preziosa esperienza su come il racconto e la promozione degli eventi e della cultura locale possano diventare potenti strumenti per la valorizzazione del proprio territorio. Ritorna in questa edizione 2025 anche il Premio Bontà, che la città di Carmagnola e la Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola conferiscono a una realtà del territorio che si sia resa meritevole per le proprie iniziative solidali e di inclusione per i propri progetti in ambito sociale. A riceverlo sarà il dottor Antonio Capaldi, dirigente del reparto di oncologia dell’ospedale di Carmagnola.

uBroker: Inaugurato il nuovo headquarter a Collegno

135 milioni di euro di fatturato nel 2024 e obiettivo 250 milioni entro il 2026

Ieri, giovedì 17 luglio, uBroker ha inaugurato il suo terzo edificio operativo. Una nuova sede smart e sostenibile che accompagna l’espansione del gruppo, già protagonista di una crescita record nel mercato energia.

Il Presidente Cristiano Bilucaglia: «Innovazione, persone e territorio restano al centro della nostra visione».

Collegno (TO), 18 luglio 2025 – Prosegue il percorso di crescita di uBroker, azienda italiana attiva nel mercato dell’energia luce e gas, fondata nel 2014 da Cristiano Bilucaglia e Fabio Spallanzani.

I numeri confermano la solidità del Gruppo: nel 2024 il valore della produzione consolidato ha raggiunto i 135 milioni di euro, in crescita rispetto agli 84 milioni del 2023. L’Ebitda si è attestato a 21,4 milioni, con un Ebit di 10,2 milioni e un utile netto di 5,5 milioni.

L’azienda punta ora a un nuovo traguardo: 250 milioni di euro di fatturato entro il 2026 e 400 milioni entro il 2029, con un piano di sviluppo basato su sostenibilità, tecnologia e persone. «La crescita non è solo una questione di numeri – afferma Cristiano Bilucaglia Founder e Presidente di uBroker – ma anche di consapevolezza e responsabilità. Investiamo per migliorare i nostri servizi, ma anche per generare impatto positivo sul territorio e sulle comunità».

In questa direzione si inserisce l’investimento già realizzato di oltre 3 milioni di euro per l’adozione di un nuovo sistema di billing sviluppato con il partner strategico Engineering, che consente oggi una gestione più flessibile delle offerte e dell’intero ciclo attivo. È già operativa anche la piattaforma CRM Salesforce, che potenzia l’assistenza clienti mantenendo un contatto diretto e interno, senza ricorrere a call center esterni. L’azienda prevede di continuare a investire in soluzioni digitali per ottimizzare ulteriormente i processi e l’esperienza del cliente.

 

Inaugurato il nuovo headquarter: tecnologia, design e sostenibilità al servizio del lavoro

Giovedì 17 luglio 2025, uBroker ha inaugurato ufficialmente il Palace 3, il nuovo edificio operativo situato in Piazza Maestri del Lavoro d’Italia n. 53 a Collegno (TO). L’evento ha visto la partecipazione di dipendenti, stakeholder e rappresentanti delle istituzioni, tra cui Mario Salvatore CastelloConsigliere Regionale Piemonte, e Matteo CavalloneSindaco di Collegno, a testimonianza del forte legame tra l’azienda e il territorio.

Il Palace 3 è un simbolo concreto della crescita aziendale e del modo in cui uBroker immagina il futuro del lavoro: spazi smart, ambienti sostenibili, persone al centro. Il nuovo headquarter è progettato secondo criteri di efficienza energetica, benessere e collaborazione: una sala bistrot e aree relax per la socialità quotidiana, spazi di coworking per il lavoro agile e condiviso, una convention hall per eventi, formazione e momenti di confronto.

L’apertura ha permesso anche una riorganizzazione funzionale degli spazi esistenti nei due Palace già attivi, favorendo l’ampliamento dell’organico e il miglioramento della qualità della vita lavorativa. Oggi il Gruppo conta circa 110 dipendenti e, in linea con il piano di crescita, sono già previste almeno 15 nuove assunzioni entro settembre.

 

Arte e impegno sociale: il TOH di Nicola Russo per Candiolo

Durante l’inaugurazione è stata svelata anche l’installazione permanente del TOH, opera dell’artista torinese Nicola Russo, realizzata a sostegno della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro di Candiolo, rappresentata per l’occasione da Massimo Valente, responsabile eventi e iniziative dell’omonima Fondazione.

Espressione di un impegno che unisce arte, comunità e responsabilità, il TOH rivisto per l’occasione con i colori del gradiente dell’azienda, è diventato un manifesto pop dei valori che animano uBroker: inclusione, unità e impegno verso la collettività.

 

Chi è uBroker

Fondata nel 2014, uBroker è un’azienda italiana attiva nel mercato dell’energia luce e gas, nota per aver introdotto un modello innovativo che contribuisce ad azzerare le bollette dei propri clienti, aumentandone così i risparmi.

uBroker immagina “un mondo in cui l’energia non è solo servizio, ma strumento per coltivare famiglie, sogni e un futuro più verde” come dice spesso il Presidente, Cristiano Bilucaglia.

 

Stellantis incorona Filosa nuovo ad. Ma preoccupano le voci di cessione di Iveco

A Torino i timori per l’aggravarsi della crisi del settore automotive e per il futuro di Mirafiori si accentuano, complice il diffondersi delle voci su una possibile cessione al gruppo indiano Tata dello storico marchio dei veicoli industriali Iveco.

Una delle eccellenze del gruppo Agnelli-Elkann potrebbe ora passare di mano, alimentando preoccupazioni e tensioni nel mondo industriale e sindacale da tempo preoccupato per le sorti del mono ex Fiat.

Si tratta, per ora, solo di indiscrezioni. Ma a renderle più concrete c’è la mancata smentita da parte di Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann. Il potenziale acquirente sarebbe il colosso indiano Tata, già proprietario di Jaguar Land Rover. Tanto basta per scatenare l’interesse degli investitori: il titolo Iveco ha chiuso la settimana con un balzo dell’8,32% in Borsa.

Le voci, però, non passano inosservate tra i sindacati. Quale sarà il futuro di Iveco e anche di Mirafiori? La Fiom ha chiesto al governo di intervenire per impedire qualsiasi ipotesi di vendita che possa mettere a rischio gli impianti e i posti di lavoro – oggi circa 14mila. L’Ugl sollecita la convocazione urgente di un tavolo ministeriale, mentre il leader di Azione, Carlo Calenda, invoca l’attivazione del golden power: lo strumento che consente all’esecutivo di bloccare o condizionare operazioni considerate strategiche per l’interesse nazionale.

Il tutto accade nello stesso momento  in cui, ad Amsterdam, l’assemblea straordinaria di Stellantis nomina Antonio Filosa nuovo amministratore delegato del gruppo. Un segnale di continuità e riorganizzazione che si intreccia con le incertezze italiane, rendendo ancora più incerto il futuro dell’industria automotive nel nostro Paese e in particolare a Torino.

Dazi USA, oltre 15.000 posti di lavoro a rischio in Piemonte


L’analisi di ReportAziende: automotive, meccanica, salumi e formaggi Dop tra i comparti più colpiti. A rischio oltre 2,8 miliardi di euro di export regionale.
“Il rischio è strutturale per le filiere internazionalizzate”

L’introduzione dei nuovi dazi statunitensi minaccia seriamente il tessuto produttivo piemontese, con ripercussioni importanti per l’industria manifatturiera e l’agroalimentare della regione.

Secondo uno studio condotto da ReportAziende.it, basato su dati Istat ed Eurostat aggiornati al 2024, le esportazioni piemontesi verso gli Stati Uniti nei settori coinvolti dalle nuove tariffe ammontano a oltre 2,8 miliardi di euro. Particolarmente esposte risultano le province di Torino e Cuneo, dove sono presenti filiere strategiche legate all’automotive, alla meccanica di precisione e ai prodotti agroalimentari certificati.

Il comparto automobilistico torinese, ancora centrale per l’economia locale, è strettamente connesso al mercato americano, soprattutto per quanto riguarda componentistica, elettronica di bordo e sistemi di sicurezza. La meccanica di precisione e gli impianti industriali, diffusi anche nella provincia di Alessandria, destinano circa il 6% del proprio fatturato agli Stati Uniti. A Cuneo e Asti, l’attenzione è rivolta al settore agroalimentare di qualità, dove i formaggi stagionati, i salumi tipici e alcuni vini rossi Docg risultano fortemente penalizzati dal nuovo scenario tariffario.

A livello nazionale, l’export italiano verso gli USA supera i 70 miliardi di dollari annui, pari a circa 63 miliardi di euro. Di questi, oltre 30 miliardi interessano direttamente i comparti soggetti ai nuovi dazi. Le prime proiezioni stimano una perdita diretta fino a 9 miliardi di euro, che potrebbe salire tra i 18 e i 22 miliardi considerando anche gli effetti indiretti su filiere, investimenti e consumi, nel biennio 2025–2026.

Export italiano verso gli USA per comparto

I settori più colpiti includono farmaceutica, meccanica generale, automotive, macchinari industriali, vino e bevande, moda e pelletteria, arredo, metallurgia e acciaio, ed elettronica medicale. Il Piemonte è presente trasversalmente in quasi tutte queste categorie, grazie alla sua struttura produttiva integrata e alla forte incidenza di piccole e medie imprese esportatrici.

Effetti sull’occupazione in Piemonte

Secondo le stime di ReportAziende.it, il potenziale impatto occupazionale in Piemonte supera i 15.000 posti di lavoro, con effetti concreti attesi già entro la fine del 2025. A livello nazionale, la perdita stimata varia tra 115.000 e 145.000 occupati, con circa il 75% delle conseguenze localizzate nel Nord Italia.

Effetti sul mercato interno

Oltre alla riduzione degli ordini esteri, è previsto un effetto domino sul mercato interno dovuto all’accumulo di scorte e alla compressione dei margini. In Piemonte, ciò potrebbe generare un aumento dei prezzi al consumo fino al 10% in alcune categorie a elevata specializzazione, come formaggi Dop, salumi stagionati, componenti meccanici di precisione e veicoli di fascia intermedia.

Il Piemonte è storicamente una regione manifatturiera e agroindustriale, con filiere complesse e proiettate verso l’estero. L’esposizione al mercato statunitense è più alta di quanto si creda, anche in settori che non sempre compaiono sotto i riflettori. La nostra analisi segnala un rischio sistemico per le aziende fortemente legate all’export Usa. È necessario predisporre strumenti rapidi di supporto, basati su una comprensione puntuale dei territori e delle filiere coinvolte”, afferma il team di Analisi Economico Finanziarie di ReportAziende.it.

Lo studio si basa su fonti ufficiali Istat, Comext ed Eurostat, con dati aggiornati al biennio 2023–2024. Il report completo è disponibile su richiesta per enti istituzionali, associazioni di categoria e media.

“Ogni giorno arriva un dato economico o sociale negativo per Torino”

L’intervento

Ecco perché dopo  32 anni occorre cambiare musica in Comune.

Caro Direttore,

Benedetto Croce, il grande filosofo , diceva che la lettura dei giornali al mattino è la preghiera laica per chi, dico io, si interessa dei problemi della Città , delle sue aziende e della sua gente. Nella presentazione alla Camera dell’ultimo mio libro il dott. Gianni LETTA aveva sottolineato per primo la mia affermazione secondo la quale  sento come miei i problemi e le difficoltà di persone e aziende ed è per questo che sono determinato a cercare soluzioni. Non mi bastava essere incavolato perché il Comune di Torino a guida cinque stelle aveva detto NO alla TAV e così prima lanciai una petizione e poi mi decisi a organizzare quella grande Manifestazione SITAV che salvò l’opera più importante per rilanciare TORINO anche grazie all collaborazione delle Madamin. Mercoledì al convegno di Repubblica il sindacalista AIRAUDO ricordava agli ottimisti che il PIL piemontese , a causa della bassa crescita di Torino, è sceso all’undicesimo posto sulle 20 regioni italiane. La Confesercenti oggi ci dice che i nostri imprenditori stanno invecchiando , Banca d’Italia ci ha ricordato quanti giovani dopo gli studi vanno cercare lavoro all’estero e così noi perdiamo le energie migliori. Invece di fare qualcosa in Comune Lo Russo e i suoi amici, invece di cambiare marcia e trovare nuove soluzioni,  pensano a non perdere alle prossime elezioni amministrative in programma tra 22 mesi. Stamane Torino Cronaca ci dice che il Sindaco molte volte non partecipa al Consiglio Comunale, che è un po’ il consiglio di amministrazione della azienda Torino. Non una idea su come recuperare posizioni nella economia, la Fiat , nonostante l’appello del Cardinale, continua a pensare di investire all’estero, negli USA o in Marocco e addirittura pensa a vendere agli indiani la importantissima IVECO senza che venga proclamato uno sciopero. Stanotte i soliti teppistici hanno assaltato il cantiere della TAV, l’opera di gran lunga più importante per il futuro di Torino perché inserirà la nostra Città dentro la economia europea e dentro i traffici economici e turistici del futuro. Ultimi arrivano i dati Findomestic che dimostrano l’impoverimento della nostra gente.
Come abbiamo fatto tanti cattolici impegnati in politica a votare e sostenere queste amministrazioni mi risulta incomprensibile . Riconfermare una amministrazione di sinistra dopo che da trentadue anni amministra Torino sarebbe un suicidio che dovrebbe i cittadini che non hanno votato alle ultime elezioni a andare in massa alle prossime per cambiare musica e facce in Comune. Dobbiamo riprendere le idee e le proposte delle amministrazioni DC degli anni 50 che guidarono la rinascita della Città più bombardata.

Il rilancio potrà arrivare dalle infrastrutture ma anche dalla difesa del settore industriale che è il settore dove c’è più innovazione e che è l’unico settore insieme al terziario avanzato che può offrire uno sbocco di lavoro ai tanti ragazzi  che da tutte le parti di Italia e anche dall’estero  vengono qui a compiere gli studi universitari. Sarebbe un importante contributo al ringiovanimento della Città .

Buona Domenica,
Mino GIACHINO

Chieri aderisce al “Focus Manifattura”

 

Il progetto prevede una mappatura delle imprese manifatturiere e artigianali Il Sindaco Sicchiero: “Avremo a disposizione una preziosa banca dati”

 

La Città di Chieri ha aderito all’iniziativa “Focus Manifattura”, che CNA Torino, con il contributo della Camera di Commercio, sta attivando su vari territori dell’area metropolitana nell’ambito del progetto “Impresa Servita”.

               Obiettivo del progetto è quello di realizzare una mappatura del sistema delle attività produttive e delle imprese artigianali del Comune di Chieri, al fine di identificare i fattori abilitanti, ovvero quelli che generano le condizioni ottimali affinché le imprese possano nascere, crescere e restare competitive in un dato territorio.

               Spiega il Sindaco Alessandro SICCHIERO: «È interesse della nostra amministrazione comunale poter disporre di un dettagliato quadro esigenziale, per meglio conoscere le reali necessità delle micro, piccole e medie imprese manifatturiere e artigianali anche in relazione all’attrattività del nostro territorio, per migliorare i servizi (trasporti, mobilità, logistica) e per rilevare i fabbisogni dei lavoratori adeguando e potenziando le comodità infrastrutturali, la qualità dell’abitare e del verde. La Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (CNA) ha individuato il Comune di Chieri come una delle 11 principali aree a vocazione manifatturiero/artigianale del torinese, proponendoci così di aderire all’iniziativa “Focus Manifattura”. Una collaborazione sancita da un apposito protocollo d’intesa siglato tra la Città di Chieri e CNA Torino. La mappatura consisterà in un’attività di censimento ragionato dello stato delle imprese, coordinato dallo Studio Arecom, in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino. Verrà somministrato un questionario alle imprese, per censirne fabbisogni e aspettative, quindi il materiale raccolto sarà sistematizzato e analizzato, unendo la dimensione tecnico-urbanistica a quella sociologica. Ne scaturirà una banca dati georeferenziati, di cui oggi non disponiamo, particolarmente preziosa. Infatti, da un lato stiamo per avviare il percorso di partecipazione sulla Variante Generale al Piano regolatore, dall’altro è in corso di sviluppo il SIT, il nuovo sistema informativo integrato per la gestione dei dati territoriali del Comune di Chieri (si pensi alla digitalizzazione dell’archivio edilizio). Grazie ai risultati di questo progetto di mappatura potremo capire come valorizzare ancor di più le nostre imprese manifatturiere e artigianali e come migliorare l’attrattività del territorio al fine di favorire l’insediamento di nuove attività, con una particolare attenzione ai temi della competitività imprenditoriale e del capitale umano».

               Il questionario che verrà somministrato alle imprese è articolato in 5 sezioni, con domande che vertono sulla qualità insediativa dell’impresa (ad es. accessibilità per personale, fornitori e clienti; connettività digitale; qualità dei servizi erogati dal Comune), la qualità insediativa per lavoratori e lavoratrici; il personale e le politiche retributive.

 

 

Torino tra le province più colpite dai dazi USA: 2,5 miliardi di export a rischio

“La vera forza dell’Europa non si misura sul terreno della ritorsione commerciale, ma nella capacità di fare sistema, investire con decisione sui propri comparti produttivi, e valorizzare l’industria di qualità che ci rende unici nel mondo”.

È questa la posizione espressa dal Presidente di Confartigianato Torino, Dino De Santis, di fronte all’inasprimento dei dazi doganali da parte degli Stati Uniti. Una misura che, secondo una recente stima dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, potrebbe generare per l’Italia un impatto economico complessivo fino a 35 miliardi di euro l’anno. Basti pensare che dazi al 10% sono già costati circa 3,5 miliardi, quelli al 20% potrebbero provocare danni fino a 12 miliardi, mentre un ulteriore aumento al 30% produrrebbe un effetto esponenziale, con ricadute severe su intere filiere produttive.

Il Piemonte è tra le regioni italiane più esposte: i primi tre prodotti esportati verso gli USA sono macchine di impiego generale, autoveicoli e bevande. A livello provinciale, Torino con 2,5 miliardi di euro si colloca tra le prime cinque città italiane per export verso gli Stati Uniti, insieme a Milano (6,35 miliardi), Firenze (6,17), Modena (3,1) e Bologna (2,6), che complessivamente generano quasi un terzo del valore totale delle esportazioni italiane oltreoceano.

I settori più penalizzati dalle tariffe includono farmaceutica, automotive, macchinari, raffinazione del petrolio, moda, occhialeria, arredamento e, naturalmente, l’agroalimentare. Un dazio del 30% sul vino, se confermato, metterebbe a rischio l’80% dell’export vinicolo italiano negli USA. A questo si aggiungono rincari drastici su altri prodotti simbolo del Made in Italy: +45% per i formaggi, +35% per i vini, +42% per il pomodoro trasformato, +36% per la pasta farcita e +42% per marmellate e confetture. Particolarmente allarmante il caso del Grana Padano, che potrebbe arrivare a costare oltre 50 dollari al chilo sugli scaffali statunitensi, a causa di dazi fino a 10 dollari/chilo.

Le imprese italiane potenzialmente coinvolte sono circa 44.000, in larga parte micro e piccole aziende, per le quali il mercato americano continua a rappresentare una destinazione strategica. Nei dodici mesi terminati ad aprile 2025, l’export italiano verso gli USA ha raggiunto i 66,6 miliardi di euro. Tuttavia, sotto la superficie di questi numeri, emergono segnali di sofferenza: nel primo quadrimestre dell’anno, la crescita dell’8,2% è stata trainata quasi esclusivamente dal boom del comparto farmaceutico (+74,5%), mentre gli altri settori manifatturieri hanno registrato una contrazione del -2,6%.

I dazi colpiranno non solo l’export diretto verso gli Stati Uniti, ma anche la domanda indiretta di quei Paesi che utilizzano input italiani (come semilavorati e macchinari) per produrre beni destinati al mercato americano. A questo si aggiunge un ulteriore ostacolo competitivo: il deprezzamento del dollaro rispetto all’euro, che tra gennaio e giugno 2025 ha toccato il -11,2%, aggravando la posizione delle imprese italiane sui mercati internazionali.

“A questo scenario già complicato si somma la fragilità energetica del continente – conclude De Santis – per questo la cessazione immediata della guerra in Ucraina è un’urgenza strategica: non solo per la pace, ma per ricostruire un asse economico con l’Est Europa che restituisca all’Europa risorse energetiche accessibili e sicurezza di approvvigionamento. Come categoria abbiamo bisogno strumenti per la diversificazione dei mercati, incentivi all’innovazione e investimenti infrastrutturali ed energetici che rafforzino la resilienza del nostro sistema produttivo. I nostri imprenditori artigiani hanno dimostrato di saper affrontare le sfide globali con qualità, flessibilità e radicamento nei territori. Ora serve una visione strategica che le accompagni e le tuteli in questa nuova fase di incertezza”.

Per De Santis, la chiave per rispondere a questa crisi non sta nell’inasprimento delle tensioni commerciali, ma in una nuova strategia europea: “Rilanciare un piano straordinario di investimenti europei per rafforzare la manifattura, l’artigianato evoluto e l’industria di trasformazione che si fondano su competenze, innovazione e capacità di generare valore. L’Europa è, e deve continuare a essere, la patria delle maestranze più specializzate al mondo, di saperi antichi e tecnologie di frontiera. Nessuna politica protezionista americana potrà mai replicare il nostro capitale umano”.