ECONOMIA- Pagina 256

Bye, bye Intel a Torino? Facciamo un po’ di chiarezza

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A cura di lineaitaliapiemonte.it

Di Marco Corrini*

L’impressione è che se Intel si allontana è anche perchè tutti gli attori piemontesi della vicenda, dalla politica all’industria, si siano mossi in ordine sparso. Vale però la pena di fare chiarezza su questa operazione, che molti hanno interpretato come il primo passo per rendere il comparto tecnologico italiano autonomo ed indipendente dal sol levante. In realtà non sarà affatto così, e sopratutto non lo sarà per il mercato dell’automotive, tanto importante per il Piemonte

*Marco Corrini, analista di marketing e scrittore

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Il Festival dell’Economia riparte da Torino

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Il Festival internazionale dell’economia si farà a giugno a Torino.

I promotori hanno infatti accolto l’invito della Regione Piemonte e della Città di Torino, insieme alla Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Camera di Commercio, Università degli studi, Politecnico e Collegio Carlo Alberto. Il quotidiano “La Stampa”, aveva lanciato la candidatura della città ottenendo l’adesione di tutti i candidati sindaco. La rassegna, che si svolgeva a Trento, si terrà da giovedì 2 a domenica 5 giugno e avrà come tema Merito, diversità, giustizia sociale.  “Un’ottima notizia per Torino.  È il riconoscimento alla nostra città di un ruolo da protagonista nel mondo economico e nell’organizzazione di eventi culturali”, commenta il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo.

Torino, continua la crescita delle compravendite immobiliari residenziali

Il mercato nazionale conferma un andamento positivo e chiude il secondo trimestre del 2021 con un aumento degli scambi del 73,4% rispetto allo stesso trimestre del 2020, penalizzato dal lockdown.

Significativo il confronto con il secondo semestre del 2019 che evidenzia una crescita delle transazioni del 26,1%. È ancora una volta evidente, come già avvenuto nel primo trimestre del 2020, la migliore performance dei comuni non capoluoghi che mettono a segno un incremento dell’81,6% rispetto al secondo trimestre del 2020 e del 31,3% rispetto allo stesso periodo del 2019.

Tra le grandi città, in cui l’aumento medio rispetto al 2020 è stato del 54,6%, spiccano le performance di Palermo (+70,3%), Napoli (+67,1%) e Genova (+65,7%). Bene anche Bari, Roma e Torino. Rispetto al secondo trimestre del 2019 il numero di compravendite nelle grandi città è aumentato mediamente del 14,0%.

Promozione dei vini nei paesi terzi, i fondi regionali

OCM VINO: DALLA REGIONE 9,2 MILIONI DI EURO PER LA PROMOZIONE DEI VINI PIEMONTESI DI QUALITA’ NEI PAESI TERZI

Aperto il bando 2021 da 8 mln a sostegno dei consorzi di tutela e delle associazioni di produttori

La Regione Piemonte ha assegnato complessivamente 9,2 milioni di euro a favore del comparto vitivinicolo per i progetti di promozione dei vini piemontesi di qualità a denominazione di origine sui mercati dei paesi terzi.

Con una dotazione finanziaria di 8 milioni di euro, prevista dal Programma nazionale di sostegno del Settore vitivinicolo, l’Assessorato all’Agricoltura ha aperto il bando sulla misura Ocm vino promozione che sostiene i consorzi di tutela e le associazioni di produttori vitivinicoli per i progetti regionali e multiregionali nei paesi extra europei, presentati per l’annualità 2021/2022.

Il bando, pubblicato sul sito della Regione al link https://bandi.regione.piemonte.it/contributi-finanziamenti/ocm-vino-promozione-sui-mercati-dei-paesi-extra-ue-annualita-20212022 prevede una copertura massima del 50% delle attività promozionali presentate da ciascun soggetto beneficiario. Il termine ultimo per la richiesta di contributo è il 5 novembre 2021.

La Giunta regionale ha inoltre assegnato una dotazione di 1,2 milioni di euro da destinare alla liquidazione dei progetti di promozione Ocm vino presentati negli anni precedenti 2020/2021 e 2019/2020.

Per l’assessore regionale all’Agricoltura e Cibo resta essenziale proseguire e intensificare le attività di promozione dei vini piemontesi di qualità nei paesi extraeuropei, tra i quali rientra quest’anno anche la Gran Bretagna per effetto della Brexit, sia per affermare il loro posizionamento sui mercati internazionali sia per contrastare la pressione sui prezzi a causa dei potenziali dazi.

Intel, Grimaldi (LUV-SE): Giorgetti dove sei?

Ministero e Regione non hanno progetti di rilancio del sistema produttivo piemontese. Sappiamo che il Sindaco Lo Russo si prenderà cura di questi temi

“Intel volge infine il suo sguardo altrove: verso il Veneto e la Puglia. Come mesi fa la gigafactory Stellantis, anche la multinazionale statunitense dei microchip non sceglie il Piemonte come sua sede. Tutto ciò mentre Stellantis sigla un accordo sul nuovo hub elettrico di Mirafiori che sancisce la chiusura dello stabilimento Maserati di Grugliasco. La crisi produttiva del Piemonte prosegue inesorabile” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi ed esponente di Sinistra Ecologista, Marco Grimaldi.

“È evidente che il Ministro Giorgetti, che ha sprecato parole su un presunto ‘futuro di investimenti’ provenienti dall’Europa per la nostra regione, non ha in mente alcun progetto di rilancio di questo territorio” – prosegue Grimaldi. – “Viene da chiedersi se certe dichiarazioni fossero unicamente funzionali alla campagna di Damilano, o se tutta la cura mostrata verso Torino e verso l’accordo con Intel sia svanita nel momento stesso in cui alla guida della città è stato scelto qualcun altro. Ma è evidente anche l’assenza della Giunta regionale sulla vicenda. Sono certo che il Sindaco Lo Russo saprà mostrare un atteggiamento e un’attenzione diversa a queste tematiche, immaginare e perseguire una ripresa del settore produttivo per il Capoluogo e non solo”.

 

Comprare casa a Torino: quanto costa un trilocale? Le dieci zone più costose della città  

Casa.it ha analizzato i costi medi per acquistare un trilocale nelle diverse zone di Torino e ha stilato la classifica delle dieci zone più costose: Centro, domina la classifica con un costo medio di 279.000 euro, seguono Precollina con 234.000 euro e San Salvario, Parco Valentino con 208.000 euro.

 Il trilocale è la tipologia di casa più cercata dalle persone per l’acquisto a Torino, ma quali sono le zone più costose di Torino per comprare un trilocale? Casa.it ha analizzato i prezzi di vendita medi degli appartamenti con tre locali negli annunci pubblicati su Casa.it nei primi 8 mesi del 2021, stilando la classifica delle dieci zone più costose di Torino.

La zona più costosa per comprare un trilocale è la zona Centro, con un costo medio per un trilocale di 279.000 euro e un prezzo medio al metro quadro di 2.977 euro. In seconda posizione c’è la zona Precollina, dove un trilocale costa in media 234.000 euro con 2.659 euro al metro quadro. Al terzo posto si posiziona la zona San Salvario, Parco Valentino con un costo medio di 208.000 euro e un prezzo medio al metro quadro di 2.125 euro.

Al quarto posto in classifica Cit Turin con un costo medio per un trilocale di 192.000 euro e un prezzo medio al metro quadro di 2.319 euro. Al quinto posto con un costo medio per un trilocale di 187.000 euro si posiziona la zona Madonna del Pilone, Sassi, con un prezzo al metro quadro di 2.217 euro. Si posiziona al sesto posto la zona Crocetta con un costo medio di 186.000 euro e un prezzo medio al metro quadro di 2.347 euro. In settima posizione troviamo la zona Vanchiglia, Vanchiglietta con un costo medio di 177.000 euro per un trilocale e un prezzo medio al metro quadro di 2.129 euro. All’ottavo posto Pozzo Strada dove un trilocale costa in media 148.000 euro e ha un prezzo medio al metro quadro di 1.807 euro.  Al nono posto, con qualche euro in meno, si posiziona Santa Rita con un costo medio per i trilocali di circa 148.000 euro e un prezzo medio al metro quadro di 1.784 euro.

Al decimo posto Mirafiori sud con 148.000 euro di costo medio per il trilocale e una spesa di 1.457 euro al metro quadro.

Per il 2022 sono 52 milioni i fondi messi in campo da Fondazione CRT

Salgono a 52 milioni ( erano 50 l’anno scorso) i fondi messi in campo da Fondazione CRT per il sostegno al Terzo Settore e alle realtà non profit dell’arte, della cultura, della ricerca, del welfare, dell’ambiente, e dell’innovazione sul territorio.

La cifra è stata decisa con l’approvazione all’unanimità del Documento Programmatico Previsionale (DPP) da parte del Consiglio di Indirizzo.

“ Un vero e proprio ‘piano strategico per il territorio’, lo ha definito il Presidente Giovanni Quaglia ,”con l’obiettivo di costruire insieme alle istituzioni, alla business community e alla società civile organizzata un futuro più sostenibile, più digitale, più inclusivo e più resiliente per l’intera comunità, a partire dalla next generation”.

In particolare, 16,5 milioni di euro saranno destinati per la tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico, le mostre e il rilancio del settore culturale dopo la pandemia; 16 milioni per le attività scientifiche e tecnologiche, la ricerca applicata e l’innovazione (con una particolare attenzione a temi strategici quali la digitaltransformation), la formazione del capitale umano fin dai primi anni di scuola e il rafforzamento delle competenze dei giovani talenti; 16 milioni per la promozione dell’imprenditoria sociale, l’inclusione delle persone in difficoltà, la salvaguardia del territorio, il consolidamento del sistema di primo intervento del 118 e della protezione civile.

3,5 milioni sono stanziati per progetti innovativi da realizzare in sinergia con due componenti innovation oriented del “Gruppo CRT”: la Fondazione Sviluppo e Crescita CRT e le OGR Torino, hub internazionale di sperimentazione culturale e tecnologica. Le OGR Tech, in particolare, unico luogo in Italia con 9 diversi programmi di accelerazione di start up (dalle smartcities al gaming, fino alle scienze della vita), punteranno sempre più sulla leva dei Big Data e dell’Intelligenza Artificiale per l’impatto sociale attraverso il Data Science for Social GoodCenter.

Digital e Data Science saranno anche al centro delle progettualità a supporto dell’imprenditoria sociale e del suo impatto, da implementare nell’ambito del partenariato tra Fondazione CRT, OGR e Microsoft.

Guardiamo al 2022 con maggiore ottimismo, potendo contare sull’attenta gestione patrimoniale, dalla quale abbiamo continuato a generare una buona redditività anche durante i momenti più complessi della pandemia, su una robusta posizione finanziaria netta costruita nel tempo e sul ritorno alla distribuzione dei dividendi; tutti elementi che ci consentono di liberare nuove risorse a sostegno del territorio e del suo sviluppo anche per il prossimo anno”, dichiara il Segretario Generale della Fondazione CRT Massimo Lapucci.

Nel 2022, insieme con la Rockefeller Foundation, La Fondazione CRT avvierà nuove progettualità e integrerà nei propri interventi così come in quelli degli enti strumentali gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

In generale, particolare attenzione sarà rivolta ai percorsi di professionalizzazione e di sviluppo delle realtà dello spettacolo dal vivo, per favorire la ripresa del settore messo a dura prova dalla pandemia.

Nell’area Ricerca e Istruzione partirà il primo corso di alta formazione gratuita per nuove leadership “Talenti per la Comunità”, per laureati ad alto potenziale selezionati su base nazionale: il progetto trae origine da una delle dieci idee per un futuro più sostenibile, inclusivo e orientato alla creazione di valore sociale, emerse dagli “Stati Generali” della Fondazione CRT.

Prenderà il via anche un progetto per la valorizzazione dei Dati. Obiettivo: “coltivare” una nuova generazione di Data Scientist per l’impatto sociale e creare una rete di ambasciatori dell’uso sociale dei dati, i “Data Steward”, nuova figura prevista dalle normative europee sui Dati.

Dopo una prima sperimentazione, nel 2022 entrerà a regime il progetto Talenti per la Scuola, orientato alla diffusione delle discipline tecnico-scientifiche mescolate agli strumenti digitali e alla creatività per combattere la dispersione scolastica, affrontare le problematiche adolescenziali e la perdita di socialità amplificata dalla pandemia.

In ambito Welfare e Territorio sarà messa a disposizione della collettività la prima Agenda per la disabilità in Italia, che sarà presentata il prossimo 3 dicembre. Inoltre, il 19 gennaio 2022, alle OGR, saranno presentati i risultati dell’indagine sull’impatto generato dal progetto decennale di formazione Operatori museali e disabilità che, che ha coinvolto in Italia 300 realtà e 1.000 operatori culturali.

Logistica e infrastrutture. Regione e Confindustria si confrontano

Confindustria Piemonte presenta il position paper su logistica e infrastrutture alla Regione  per allineare richieste e risposte tra imprese e istituzioni. 10 linee di lavoro condivise  per dare al Piemonte un sistema di mobilità funzionale allo sviluppo del territorio

 

Il 6% della forza lavoro, 49 grandi opere da concludere entro dieci anni e 7,5 miliardi di fondi del Pnrr da spendere entro il 2026. Sono questi alcuni dei numeri contenuti nel position paper dedicato a logistica e infrastrutture della Commissione Logistica di Confindustria Piemonte, realizzato con il contributo di Unioncamere Piemonte, che  è stato condiviso con la Regione Piemonte. L’obiettivo è contribuire al completamento entro la fine dell’anno del Piano Regionale Mobilità e Trasporti (Prmt) lanciato nel 2018. Due i piani di settore, previsti dal Prmt, su cui la commissione si è concentrata nelle riunioni del suo primo anno di operatività: il Piano Regionale della Logistica (PrLog) e il Piano Regionale per la Mobilità delle Persone (PrMop). Dall’analisi e dall’ascolto dei contributi ricevuti, la commissione ha tratto dieci proposte per rendere più competitivo e attrattivo il sistema regionale.

 

“Una logistica efficiente e infrastrutture moderne di visione nazionale rafforzano le imprese del territorio e incentivano nuovi investimenti in Piemonte. Grazie alla connessione con la Liguria, la nostra regione è uno degli sbocchi strategici per le merci in arrivo dall’Asia e dall’Africa, oltre a essere al centro del continente europeo. In questi mesi di pandemia, tutti hanno compreso come la logistica sia centrale per la nostra economia. Ora abbiamo la possibilità di farne una leva di sviluppo” commenta il presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay.

 

“L’attuale amministrazione regionale sostiene fin dal primo giorno la centralità della logistica e delle infrastrutture nel futuro del Piemonte. Un settore di sicuro sviluppo che passa attraverso la realizzazione del Nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione e del Terzo Valico e che vede i territori nel sud del Piemonte quali preferenziali ambiti retroportuali del sistema portuale ligure, oltre naturalmente al miglioramento di tutta la rete infrastrutturale regionale ed extraregionale. Come già dimostrato sul tema della gestione dei fondi del Pnrr, la Regione Piemonte è al fianco di Confindustria per realizzare piani e strategie che possano rispondere alle necessità delle imprese, che, nel caso della logistica e delle infrastrutture, devono poter pensare al loro futuro in un quadro quanto più definito possibile di realizzazione di reti materiali e immateriali. Il dialogo instaurato con Confindustria Piemonte rappresenta lo strumento più alto e più efficace per dare risposte concrete alle imprese” sottolineano il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio e l’assessore ai Trasporti e Infrastrutture Marco Gabusi.

 

In Piemonte ci sono 14.000 aziende di logistica che contano 83.146 addetti, pari al 6,1% del totale degli occupati piemontesi. Confindustria Piemonte ne rappresenta più di 200 che sommano 18.000 addetti. Da questo comparto arriva la richiesta di valorizzare i nodi logistici consolidati di Novara come crocevia del traffico Nord Sud, Rivalta Scrivia come retroporto delle merci in arrivo da Genova, Savona e Vado, Orbassano come hub logistico torinese. Anche il Pnrr verrà in supporto, finanziando l’asse del Terzo valico Appenninico verso Milano e il collegamento ferroviario con Tortona e Alessandria. Sono invece fermi al palo alcuni altri tasselli fondamenti della rete ferroviaria, come il potenziamento della Torino-Savona ferroviaria, la Fossano Cuneo, la variante di Demonte. Sono invece 11 le opere che il documento, analizzando i dati dell’osservatorio Oti, ritiene saranno ultimate entro il 2023, altre sette saranno pronte nel 2026, tre entro il 2030 e infine la Torino-Lione che potrebbe entrare in esercizio nel 2032, come annunciato recentemente.

 

“Gli obiettivi che si pone il Prmt sono molto vasti, e infatti fissano il 2050 come termine per realizzarli. Dalla sicurezza all’accessibilità delle reti, dall’efficacia all’attenzione degli impatti energetici e ambientali, in un anno di lavoro abbiamo toccato ambiti molto diversi cercando però fin da subito di garantire un sostegno alle imprese. Senza logistica e infrastrutture adeguate, infatti, il nostro export non potrà continuare a crescere con i ritmi attuali, che entro metà 2022 ci consentiranno di recuperare quanto perso durante la pandemia” commenta Iames Pinganipresidente della Commissione Logistica di Confindustria Piemonte.

 

L’obiettivo è attuare una delle grandi priorità anche del Pnrr, ovvero creare un’alternativa al trasporto su gomma, che il 77,3% delle imprese piemontesi ancora utilizza prevalentemente, nonostante sia la soluzione meno conveniente. Per interrompere questo corto circuito, tra le richieste fatte dalla regione per il Piano nazionale di ripartenza e resilienza, 349 rientrano nella Missione 3 denominata “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”. Il valore complessivo di questi interventi ammonterebbe, se finanziati, a 7,464 miliardi di cui 6,561 miliardi per l’alta velocità ferroviaria e strade sicure, mentre 0,9 miliardi servirebbero all’intermodalità e la logistica integrata. Altrettanto cruciale, sarà lo sviluppo delle infrastrutture immateriali, come sostegno alla transizione delle imprese verso l’industria 4.0 e la sostenibilità ambientale. Per rispettare i tempi, il documento propone quattro elementi: procedure parallele e non sequenziali nella realizzazione di un’opera; project management moderni; tempi rigorosi agli enti pubblici; selezione del vincitore della gara d’appalto rinunciando alla predisposizione delle graduatorie per evitare al minimo i ricorsi al TAR, causa di ritardi nella realizzazione delle opere.

 

Canone Rai, i rischi per chi non onora la bolletta della luce

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Il canone di abbonamento alla televisione, noto impropriamente come canone Rai, deve essere pagato una volta all’anno da tutte le famiglie che possiedono un apparecchio televisivo. Dal 2016 è inserito automaticamente nella fattura elettrica, perché il legislatore presume che ogni casa con la corrente abbia anche un televisore.
L’importo del canone televisivo è pari a 90 euro annui, divisi in 10 rate mensili presenti nelle bollette che vanno da gennaio a ottobre. Chi non possiede un’utenza della luce intestata, può versare il corrispettivo attraverso un modello F24.
In passato il canone Rai veniva pagato tramite bollettino postale, e, considerati i controlli effettuati a campione, erano molti gli italiani che evadevano questa tassa. Con la nuova modalità di pagamento automatico è diventato più difficile sottrarsi a questo onere.
Esistono però casi specifici in cui gli utenti non sono tenuti al versamento dei 90 euro. Per richiedere l’esenzione è necessario presentare una dichiarazione sostitutiva per comunicare di averne diritto ed evitare l’addebito nella fattura della luce.
Hanno diritto all’esenzione le seguenti categorie: i contribuenti con utenze domestiche a uso residenziale che dichiarano di non possedere un apparecchio tv; gli eredi di un contribuente deceduto a cui sono ancora intestate le bollette e nella cui abitazione non è più presente una televisione; cittadini sopra i 75 anni con reddito annuo proprio e del coniuge non superiore agli 8 mila euro e senza conviventi titolari di reddito proprio, a eccezione di collaboratori domestici come colf e badanti; agenti diplomatici, i funzionari e gli impiegati consolari, i funzionari di organizzazioni internazionali, i militari di cittadinanza non italiana e il personale civile non residente in Italia e di cittadinanza non italiana delle forze NATO.
Può capitare erroneamente di presentare la domanda di esenzione senza però rientrare in queste categorie, di voler provare volontariamente a eludere il Fisco per non pagare il canone per il possesso della tv o di trovarsi nella posizione di non poter pagare le bollette. In caso di accertamento della Guardia di Finanza i contribuenti che non hanno versato il canone posso incorrere in sanzioni fino a 6 volte l’importo dell’imposta, quindi fino a 540 euro, oltre al pagamento degli arretrati e degli eventuali interessi.

 

Nero petrolio

IL PUNTASPILLI di Luca Martina 

 

Il prezzo del petrolio ha toccato negli ultimi giorni dei livelli che non si vedevano dal 2018. 

 

Sembra lontanissimo il ricordo di quando, appena 18 mesi orsono, nell’aprile del 2020, incamerando un barile di petrolio, consegnato a fine maggio, si poteva incassare fino a 40 dollari (non sapendo dove depositare il greggio acquistato tramite i contratti “future”, gli investitori erano disposti a pagare pur di sbarazzarsene).

La forte, e per molti inattesa, ripresa dell’economia nella seconda parte del 2020 ha rappresentato uno shock che ha rapidamente fatto impennare il prezzo del carburante che ora può nuovamente fregiarsi del titolo di “oro nero”.

 

Non si tratta certamente del primo caso: più volte in passato le oscillazioni del combustibile hanno sorpreso per la loro violenza.

 

Ma questa volta si inserisce un nuovo elemento.

 

La pandemia, oltre ai drammatici riflessi umani ed economici, ha prodotto un accresciuto interesse verso l’ambiente ed i rischi legati al cambiamento climatico indotto dall’uomo.

 

Il gap delle emissioni di CO2 rispetto al livello fissato durante gli Accordi di Parigi del 2015 rimane molto ampio.

 

Il rallentamento economico del 2020 ha prodotto solo una modesta, del 7%, riduzione delle emissioni inquinanti ed abbondano gli inviti ad un’azione più decisa per ridurre l’utilizzo di combustibili fossili.

 

Le fonti rinnovabili rappresentano oggi quasi la metà della produzione di energia elettrica in Europa e poco meno di un terzo negli Stati Uniti.

 

Non si tratta di una quota trascurabile ma occorre considerare come i due terzi dei consumi petroliferi siano dovuti ai trasporti e la loro riconversione sarà graduale e richiederà parecchi anni.

 

Per rendersene conto basta pensare allo “strano caso” della Norvegia.

 

Nel Paese scandinavo, il tredicesimo produttore al mondo di petrolio, le vendite di autovetture elettriche costituivano già il 60% nel 2020 ed a settembre di quest’anno erano ulteriormente salite al 78% del totale.

 

Ciò nonostante i consumi norvegesi non si sono minimamente ridotti.

 

I nuovi veicoli elettrici, infatti, costituiscono ancora solo una piccolissima parte del parco auto circolante (per lo più alimentato a benzina).

 

A livello mondiale le vendite di veicoli elettrici sono oggi circa il 3% del totale e l’obiettivo di raggiungere il 60% entro il 2030 appare molto ambizioso.

 

Di fronte a queste incertezze i giganti del settore energetico hanno congelato o ridimensionato i nuovi investimenti, nel timore che un brusco rallentamento nella domanda di greggio possa, tra qualche anno, renderli non più convenienti.

 

L’IEA (l’Agenzia internazionale dell’energia, un’organizzazione internazionale intergovernativa fondata nel 1974 in seguito allo shock petrolifero dell’anno precedente) stima che i consumi scenderanno, entro il 2030, del 29% e provocheranno così una discesa del prezzo a 35 dollari (dagli 85 attuali).

 

Avviene così che l’apertura di nuovi pozzi e gli investimenti in nuovi impianti vanno a rilento e l’estrazione fatica a tenere il passo della domanda.

 

Non va peraltro trascurato il fatto che anche la produzione proveniente dalle fonti rinnovabili comporta un notevole dispendio di risorse inquinanti (e di petrolio).

 

Un recente studio della società di consulenza indipendente Alpine Macro (“The chaotic energy transition”, 12 ottobre 2021) ha messo a confronto i valori del rapporto tra energia prodotta (e immagazzinata) ed energia consumata per la sua produzione per le principali fonti energetiche (l’ EROI, Energy Return on Investment).

 

Questo calcolo tiene conto, ad esempio, che per produrre le turbine eoliche occorre acciaio ed alluminio che, a loro volta, richiedono grandi consumi di energia per essere prodotti.

 

Senza volere andare troppo nello specifico di un dibattito già molto acceso (dove sono in grande crescita gli estimatori del nucleare, la fonte che emergerebbe come la più efficiente con un EROI di 70, rispetto ai meno di 3 del fotovoltaico), tutto ciò contribuisce a rendere molto complessa ed incerta la previsione del mix energetico dei prossimi anni.

 

Per rimanere ai nostri giorni, il rallentamento dell’economia, su ambedue le sponde dell’oceano, potrebbe riportare presto un maggiore equilibrio sul mercato ed una stabilizzazione e, successivamente, un ridimensionamento del prezzo del barile (e delle altre materie prime) e con questo del tasso di inflazione.

 

L’andamento dei prezzi al consumo è una delle maggiori preoccupazioni dei banchieri centrali che hanno nella custodia della loro stabilità una delle loro funzioni principali e che con la loro azione (decidendo, ad esempio, di aumentare i tassi di interesse) potrebbero complicare l’andamento dell’economia.

 

Il governatore della Banca centrale statunitense, Jerome Powell, in un discorso tenuto nei giorni scorsi, ha rinunciato a definire come “temporanea” l’attuale inflazione ed ha, invece, sottolineato come essa permarrà elevata anche nei primi mesi del nuovo anno, provocando un brivido nella schiena degli investitori.

 

Non è il caso di essere troppo pessimisti ma occorrerà prestare la massima attenzione e non farsi spaventare da eventuali reazioni scomposte da parte dei mercati finanziari.

 

La transizione verso un futuro più sostenibile comporterà, inevitabilmente, dei mutamenti che potranno provocare, per alcuni settori, conseguenze negative ma che creeranno, in tempi più lunghi, benefici ben superiori.

 

Dovremo fare i conti con i carburanti fossili ancora per molti anni ma la minaccia rappresentata dalle loro emissioni inquinanti (e dalle oscillazioni del loro prezzo) dovrebbe gradualmente ridursi, con effetti positivi anche in campo geopolitico (con una riduzione del potere esercitato dai Paesi produttori).

Il futuro, insomma, sarà un po’ meno nero…petrolio.