ECONOMIA- Pagina 250

Più aziende artigiane piemontesi chiuse che aperte nel primo trimestre 2022

Secondo gli ultimi dati che emergono dall’analisi sul tasso di crescita, realizzata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese e riportata nel dossier “Nati-mortalità delle imprese artigiane nel I trimestre 2022”, che ha rielaborato i dati Unioncamere ed Infocamere, al 31 marzo 2022 in Piemonte si contano 115.296 micro e piccole imprese artigiane registrate, frutto di 2.697 nuove iscrizioni nel primo trimestre e di 2.887 cessazioni.

 L’andamento risulta dunque negativo dello -0,17%, con un saldo di -190 unità, un dato, comunque, leggermente in crescita se confrontato al -0,20% con cui si era chiuso il primo trimestre di un anno fa.

A livello provinciale, si registra un calo nel tasso di nati-mortalità delle imprese artigiane nelle province di Alessandria (– 0,74% nel primo trimestre 2022 a fronte del – 0,46% nel primo trimestre nel 2021), Biella (- 0,74% a fronte del – 0,55% nel 2021) e V-C-O (– 0,68% a fronte del – 0,10% nel 2021). Un miglioramento, nonostante il valore rimanga comunque negativo, è stato registrato nella provincia di Cuneo (- 0,18%, a fronte del -0,33% del 2021), in quella di Torino (- 0,01% nel 2022 a fronte del – 0,11% del 2021) ed in quella di Novara (– 0,25% a fronte del – 0,26% nel 2021), mentre il saldo rilevato è positivo nelle province di Asti (+ 0,02% a fronte di – 0,21% nel 2021) e Vercelli (+ 0,20% a fronte del + 0,02% del 2021).

L’andamento nazionale è negativo: nel trimestre gennaio-marzo 2022 l’artigianato italiano ha perso 931 microimprese (29.198 aperture e 30.129 chiusure d’attività). Il calo è dello 0,07%, su un totale di circa 1 milione e 284 mila microimprese.

“È evidente che la mancanza di una coerente politica industriale e legata alle peculiarità del mercato italiano – commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Piemonte – non aiuti a creare un terreno già reso arido dalla burocrazia estenuante e dalla fiscalità eccessiva, ragione per cui è del tutto teorico parlare anche di orientamento e formazione. Come ci si può aspettare che un giovane intraprenda con fiducia in un contesto simile, con l’ulteriore misera beffa del Reddito di Cittadinanza?”.

“Resta inoltre alta l’attenzione sulle ripercussioni della situazione geopolitica attuale – conclude Felici – in particolare sulle difficoltà legate ad approvvigionamenti e rincari di materie prime ed energia, che hanno iniziato a gravare sulle attività produttive già nell’ultima parte dello scorso anno».

Centro per la Mobilità sostenibile a Milano: persa un’altra occasione

GIACHINO : Un’altra grande occasione persa da Torino.   Torino la Capitale dell’auto si lascia sfuggire il Centro per la Mobilità sostenibile?

La Nuova Amministrazione Comunale sta procedendo al rallentatore e non ascolta neanche le proposte che arrivano dalla Società Civile.
Da quando ,con l’aiuto di alcuni parlamentari e della allora Presidente degli Industriali Licia Mattioli, siamo riusciti a portare a Torino la Autorità dei Trasporti in ripetute occasioni ho lanciato un grande obiettivo per la nostra Città, diventare la Capitale della Mobilità del futuro. Anche recentemente quando siamo stati privati del Centro Nazionale per la Intelligenza Artificiale e ci è stata data solo la parte regalati all’auto ho rilanciato la mia proposta. Silenzio di tomba. A Milano, dove le buone idee vengono valorizzate molto di più e così la Città cresce più delle alte, è nato promosso da 25 Università e relativi Centri di Ricerca oltre a 24 grandi imprese, il Centro Nazionale della Mobilità Sostenibile.
Un Centro che attirerà studenti, ricercatori, imprenditori da tutto il mondo che avrebbe potuto rilanciare la nostra economia e il nostro lavoro. Mi auguro che Politecnico e Regione si attivino al più presto .
Mino GIACHINO
SILAVORO SITAV

L’allarme degli agricoltori: “Emergenza siccità, si dichiari lo stato di calamità naturale”

Confagricoltura: La carenza idrica sta causando danni significativi a tutte le coltivazioni, a partire dalle foraggere (dal 30 al 40% in meno) e anche alle piante tradizionalmente più resistenti alla siccità quali la vite e il nocciolo. Situazione critica per i pascoli montani.

 

Confagricoltura Piemonte ha chiesto alla Regione di attivare le procedure per la richiesta di dichiarazione dello stato di calamità naturale causa siccità.
“Al momento – dichiara il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia – non è ancora possibile quantificare con precisione i danni arrecati alle coltivazioni, condizione indispensabile per accedere ai sostegni del Fondo di solidarietà nazionale, ma ciò che è certo è che le ripercussioni della carenza idrica sulle coltivazioni saranno pesantissime”.
Confagricoltura, che ha partecipato ai lavori del gruppo di lavoro dell’assessorato all’agricoltura che monitora il rischio di perdita del raccolto per cause idriche, allo scopo di identificare le zone dove si rilevano gravi carenze di approvvigionamento, evidenzia una situazione di forte preoccupazione.
“La situazione è critica su tutto il territorio regionale; chi può – spiega Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte – sfrutta al massimo la possibilità d’irrigazione, con costi molto elevati per il prelievo dell’acqua dai pozzi, a causa del rincaro del prezzo del gasolio agricolo”.
In base alle rilevazioni del servizio tecnico di Confagricoltura Piemonte – attivo con una cinquantina di operatori specializzati sui territori di tutte le province – la situazione è di criticità estrema per le foraggere (la produzione di fieno è stimata in calo del 40%), orzo e grano: per quest’ultimi si sta originando il fenomeno della “stretta”, finora evidenziato prevalentemente nelle regioni meridionali e quasi mai riscontrato in Piemonte, che produrrà una riduzione della produzione, stimata nell’ordine del 30%. Le semine del mais si sono ridotte a favore di colture meno esigenti dal punto di vista idrico, quali sorgo e girasole; il protrarsi dell’assenza di piogge lascia prevedere uno scarso sviluppo delle colture, con importanti cali di produzione.
Per quanto riguarda il pomodoro da industria la scarsa risorsa disponibile nelle falde e la conseguente mancanza di acqua nei pozzi ha fatto sì che alcune aziende abbiano addirittura rinunciato a praticare la coltura. I primi trapianti hanno potuto sfruttare le piogge di fine aprile rispetto ai trapianti successivi, ma in generale la situazione di stress idrico è diffusa, con ripercussioni sulla fioritura e quindi sulla produzione.
Nel Casalese la carenza idrica delle ultime settimane si sta rivelando estremamente preoccupante per l’impossibilità di garantire al riso l’acqua sufficiente.
Nelle Langhe, in Monferrato e negli altri areali viticoli si riscontra un anticipo del ciclo vegetativo dovuto alle temperature elevate e una situazione di sofferenza dei nuovi impianti che potrebbero necessitare di irrigazioni di soccorso. La fioritura nei versanti più esposti e asciutti è stata anticipata, chiaro segnale di difesa della pianta contro la carenza idrica e le elevate temperature; in ogni caso quest’anno la maturazione delle uve sarà molto anticipata.
Per i noccioleti non ci sono ancora sintomi evidenti, ma se non arriveranno piogge consistenti e le temperature non si abbasseranno è prevedibile una forte cascola nel mese di luglio e difficoltà produttive dal punto di vista qualitativo.
Situazione critica per la frutta: la cosiddetta “acqua di fortuna” è esaurita e tutte le aziende attingono dai pozzi a pieno regime.
I consorzi irrigui, stante la scarsità della risorsa idrica, nelle prossime settimane prospettano il rischio di non poter soddisfare le richieste di irrigazione.
Per quanto riguarda i pascoli, nelle vallate alpine, in assenza di precipitazioni, tra circa un mese ci saranno problemi circa le quantità di erba disponibili; le mandrie potrebbero essere costrette a rientrare anticipatamente dalla monticazione.
Nella zona del Chivassese verso Crescentino per irrigare si stanno utilizzando dei laghetti di acqua sorgiva, che a oggi però sono quasi esauriti.
Nella zona della cintura di Torino, per i terreni irrigui non si segnalano per ora sofferenze, mentre nei terreni in asciutta sia i prati, sia il mais, sono in grave sofferenza.
Nell’area del Piemonte orientale, nella zona del comprensorio idrico Ovest Sesia, si segnala una progressiva riduzione della disponibilità idrica, dal 30 al 50%, a partire dall’8 giugno scorso. Se la riduzione dovesse proseguire a questo ritmo il rischio di perdita del raccolto diventerebbe concreta. Tra l’altro, è già in corso la sovrapposizione di necessità irrigua tra riso e bagnatura delle altre colture a seminativo.
La situazione nel Novarese è critica. Da circa due settimane è iniziata una grave sofferenza idrica che oggi si manifesta con una riduzione media del 70% nei distretti irrigui. Anche la capacità del Lago Maggiore è ridotta sotto lo zero idrometrico con afflussi irrisori. In alcuni distretti è già stata disposta la totale chiusura dell’approvvigionamento idrico e numerose aziende lamentano l’impossibilità di irrigare le colture in atto. Si segnalano gravi stress da siccità nelle colture del riso, del mais e della soia.
Le falde sono asciutte e nonostante la scelta strategica di indirizzarsi verso altre coltivazioni che richiedono un minor apporto d’acqua, lo sviluppo delle colture è generalmente insoddisfacente.
“La carenza idrica – sottolinea il responsabile dell’area ambiente di Confagricoltura Piemonte Marco Boggetti – ha causato notevoli difficoltà nelle scelte di semina da parte degli agricoltori, fatto che potrebbe determinare ripercussioni sul rispetto degli impegni assunti con le misure a superficie del programma di sviluppo rurale, per esempio per le rotazioni colturali: è perciò necessario predisporre adeguate deroghe agli impegni in modo da non penalizzare ulteriormente le aziende”.
Confagricoltura ha anche chiesto alla Regione di verificare la possibilità di intervenire in merito alla regolazione delle portate derivanti da invasi a uso idroelettrico, per garantire una maggiore uniformità dei flussi irrigui.

Estate 2022, gli strumenti per pagamenti elettronici sicuri

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte
dell’Unione Nazionale Consumatori.
Carte prepagate per l’estero: quali sono le migliori offerte per viaggiare nel 2022? Che si
tratti di un viaggio per studenti, di una vacanza o di viaggi business, andare all’estero potrebbe
prevedere delle spese legate ai pagamenti.
Oggi sono disponibili diverse carte di pagamento senza commissioni estere, a scelta tra carte prepagate o carte di debito. In queste righe analizzeremo alcune delle migliori soluzioni da prendere in considerazione per un viaggio fuori dall’Italia nel 2022. Prima di procedere con il confronto tra le diverse carte che si consigliano per fare una vacanza all’estero nel 2022, prendiamo in esame le diverse tipologie di carte che si potranno utilizzare.
Si potrà scegliere tra:
carte di debito;
carte di credito;
carte prepagate:
carte conto con
IBAN.
La carta di debito è una carta di pagamento collegata al conto corrente. Di solito si riceve gratuitamente a casa propria subito dopo la sottoscrizione del conto: è facile da utilizzare e potrebbe prevedere delle commissioni in caso di prelievo in valuta estera, soprattutto nei Paesi extra Ue.
La carta di credito è un’altra carta associata al conto corrente: si caratterizza per la presenza del plafond, ovvero di un importo fisso mensile che permette di pagare anche quando non si hanno disponibilità sul proprio conto corrente. Poi ci sono le carte ricaricabili, ovvero carte prepagate che possono essere caricate dell’importo che si desiderano, e le carte conto con IBAN: entrambe si possono utilizzare senza dover prima attivare un conto corrente (online o tradizionale). Le carte conto con IBAN si differenziano dalle normali prepagate in quanto, avendo un IBAN, permettono di poter eseguire tutte le operazioni tipiche di un conto corrente, come per esempio: la ricezione e l’invio di bonifici; la domiciliazione di un’utenza, che potrà per esempio essere una bolletta della luce o del gas. Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Bonus 200 euro: patronato Inas Cisl in campo per i lavoratori domestici

Il patronato della Cisl dà assistenza per la domanda volta ad ottenere il bonus da 200 euro per i lavoratori domestici che verrà pagato una sola volta a chi, nel 2021, ha avuto un reddito inferiore a 35.000€. Come sempre vicina ai desiderata della gente l’Inas Cisl scende in campo per agevolare l’accesso al bonus:abbiamo sentito Mimma Cetani,responsabile INAS CISL DI TORINO e Provincia la quale ha detto che tra i beneficiari che dovranno sicuramente fare domanda, ci sono i lavoratori domestici residenti in Italia, titolari di uno o più rapporti di lavoro al 18 maggio 2022 e con un reddito inferiore a 35.000 € nel 2021. Per loro sono già aperte le preadesioni:
in attesa che l’Inps attivi la procedura, nelle sedi Inas è già possibile compilare la richiesta, così la
domanda verrà inviata automaticamente dagli operatori presenti in loco non appena l’ente previdenziale
renderà disponibile la procedura. A breve sarà anche possibile scaricare dal sito www.inas.it i
moduli da compilare in anticipo e portare in sede, così tutto sarà ancora più veloce.
“Anche stavolta ci facciamo carico delle persone e dei loro bisogni, di fronte a una misura
d’emergenza dedicata ai cittadini, per i quali il nostro supporto gratuito può rivelarsi fondamentale
per affrontare l’iter di richiesta in modo corretto e senza preoccupazioni”, conclude la responsabile provinciale Inas CISL Mimma Cetani.
È possibile individuare la sede Inas Cisl più vicina consultando il sito www.inas.it oppure scrivendo
una mail su torino@inas.it.

Enzo Grassano

Colpo di scena: per mangiare serve il grano. E’ la fine dell’economia finanziaria?

A cura di lineaitaliapiemonte.it

Di Marco Corrini

Putin ha risposto al tentativo di isolare finanziariamente la Russia cercando di spostare l’asse monetario mondiale dalla dimensione virtuale a quella reale: il mondo sta tornando a rendersi conto che per mangiare serve il grano, per cucinare serve il gas, e per costruire manufatti serve l’acciaio. Sembra banale ma in un pianeta dominato dall’onnipotenza della carta straccia, la gente lo aveva scordato. La guerra in Ucraina rischia di scatenare uno tsunami che potrebbe travolgere tutto il castello finanziario occidentale e a farne le spese potrebbe essere proprio l’euro…

Continua a leggere:

https://www.lineaitaliapiemonte.it/2022/06/12/leggi-notizia/argomenti/messaggi-in-bottiglia/articolo/colpo-di-scena-per-mangiare-serve-il-grano-e-la-fine-delleconomia-finanziaria-di-marco-corrini.html

Nel 730 possibile il recupero bonus Irpef 2021 non pagato

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Coloro che nel 2021 non hanno ricevuto il cosiddetto ‘ex bonus Renzi’, il contributo Irpef in busta paga di 100 euro, possono ancora recuperarlo. Il trattamento integrativo per i lavoratori con un reddito inferiore ai 28 mila euro, che l’anno scorso non è stato pagato dal datore di lavoro, si può inserire nella dichiarazione dei redditi, sia per chi utilizza il modello 730/2022 che per chi preferisce il modello redditi Pf.
La normativa sul trattamento integrativo è stata rivista nuovamente con la riforma fiscale entrata in vigore il 1° Gennaio 2022, che ha previsto il diritto al bonus Irpef da 100 euro soltanto per i redditi inferiori a 15mila euro. Ma la dichiarazione dei redditi 2022 fa riferimento al periodo d’imposta del 2021 e dunque al requisito massimo di 28mila euro entro il quale era possibile ricevere il contributo, fatta eccezione per gli incapienti, ossia per chi non supera 8.174 euro per i quali non è previsto.
Molti lavoratori hanno rinunciato di proposito al bonus in busta paga per evitare di restituire del tutto o in parte il contributo superando il tetto dei 28mila euro, e hanno così deciso di attendere la dichiarazione dei redditi proprio per recuperare i 100 euro.
Nel modello 730, lo spazio riservato al bonus Irpef si trova nella Sezione V del quadro C. Per recuperare l’importo mensile non accreditato in busta paga l’anno scorso fino a un massimo di 1.200 euro, è necessario compilare questi campi con i dati della certificazione unica.
Considerando tutti i redditi dichiarati, chi presta assistenza fiscale deve ricalcolare l’ammontare del trattamento integrativo o della detrazione indicandoli nel modello 730-3 che viene rilasciato al dichiarante una volta effettuato il calcolo delle imposte.
Nel caso di lavoratori dipendenti (codice 2, 3 o 4 nella colonna 1 dei righi da C1 a C3) si deve compilare il rigo C14.37, seguendo le istruzioni indicate dall’Agenzia delle Entrate.
Il trattamento integrativo non percepito nel 2021, o l’ulteriore detrazione non goduta per i redditi tra i 28 mila e i 40 mila euro, va a ridurre l’Irpef dovuta aumentando il credito a disposizione del contribuente. Credito che viene rimborsato sotto forma del cosiddetto bonus Irpef, o che in alternativa può essere utilizzato per pagare altre imposte.
Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

 

Hydrogen Valley, Piemonte regione bandiera

Siglato  a Palazzo Chigi il protocollo che dà il via ai fondi del Pnrr. La Regione Piemonte sarà una delle 5 capofila per lo sviluppo di idrogeno verde
Potenziare lo sviluppo di energie alternative in particolare attraverso l’ idrogeno: è una delle sfide del futuro che vale quasi 4 miliardi di euro di risorse del Pnrr per l’Italia e il  Piemonte, insieme a Puglia, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Basilicata sarà punto di riferimento nazionale per questo settore.
Lo ha definito il protocollo per le Hydrogen Valley siglato  a Roma a Palazzo Chigi, alla presenza del  Presidente del Consiglio, dai 5 Presidenti di Regione, con il Ministro per gli Affari Regionali e il Ministro per la Transizione ecologica.
Una sfida più che mai attuale nel contesto internazionale che vede l’autonomia di approvvigionamento energetico una delle criticità e priorità principali per la tenuta e lo sviluppo economico.
Si inizierà in particolare dalla riconversione di aree industriali dismesse da utilizzare per la produzione di idrogeno. Il protocollo punta a creare un coordinamento per lavorare in sinergia valorizzando le specializzazioni delle cinque Regioni capofila, che potranno essere messe a servizio dell’intero paese come best practice. Il Piemonte in particolare punta a valorizzare la propria eccellenza nel settore della mobilità sostenibile sia pubblica che privata e nel settore della ricerca e sviluppo di modelli produttivi innovativi sostenibili.
Il Piemonte è una delle cinque Regioni in Italia scelte dal Governo per investire sull’idrogeno – sottolinea il Presidente della Regione –. La nostra candidatura è stata accolta. Questo vuol dire investimenti prioritari del Pnrr, recupero di aree industriali dismesse, nuova occupazione e rispetto dell’ambiente. Il Piemonte ritorna protagonista nelle politiche industriali del nostro Paese.
L’obiettivo è di portare sul territorio una prima tranche di 70 milioni di euro di risorse del Pnrr sulle varie linee di finanziamento che riguardano l’idrogeno. Altri 80 milioni saranno investiti dalla Regione stessa
attraverso le risorse europee del Fesr.
Finalmente si parte. E questo è solo l’inizio – sottolinea l’Assessore all’Ambiente Energia e Innovazione della Regione Piemonte –. Un progetto che non solo cambierà l’approvvigionamento e l’utilizzo dei carburanti in Piemonte ma che porterà, oltre ad importanti ricadute occupazionali, indubbi benefici ambientali. Sviluppare la tecnologia dell’idrogeno, aggiunge, è fondamentale sia per contribuire a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione del sistema energetico, industriale e dei trasporti al 2050, sia per sostenere le filiere industriali e i punti di forza presenti sul nostro territorio.
IL PROGETTO BANDIERA PIEMONTE HYDROGEN VALLEY IN SINTESI
Ricerca, produzione, consumo, trasporti e approvvigionamento: sono le parole chiave, i cinque colori della strategia con cui la Regione intende trasformare il Piemonte nel punto di riferimento italiano ed europeo sull’idrogeno e in particolare  idrogeno verde.
Nelle scorse settimane è stata avviata la consultazione pubblica per costruire insieme a enti locali, università, centri di ricerca e oltre 100 aziende la strategia regionale sull’idrogeno che in autunno verrà presentata a Bruxelles.
28 i siti industriali dismessi che in Piemonte si sono candidati a diventare centri di produzione di idrogeno nell’ambito del Censimento avviato nei mesi scorsi dalla Regione Piemonte: 12 a Torino, 8 a Novara, 4 a Cuneo, 3 nel Vco e 1 a Vercelli.
Altra grande potenzialità l’ecosistema industriale di imprese interessate a riconvertire il proprio consumo energetico in chiave ibrida e maggiormente sostenibile, abbinando alle fonti tradizionali l’uso dell’idrogeno.
C’è poi il fronte dei trasporti, con la possibilità di sperimentare l’idrogeno sul trasporto locale stradale e ferroviario, rinnovando il parco flotte con bus e treni verdi.
Il Piemonte, inoltre, ha una posizione geografica strategica a livello internazionale per il traffico merci su gomma che la rende luogo ideale per il Nord Ovest in cui installare i punti di ricarica e approvvigionamento di idrogeno per i tir in arrivo dal Nord Europa.
Un ecosistema completo, tra i pochi con queste caratteristiche in Europa, che può contare anche sull’eccellenza della ricerca attraverso le Università di Torino e del Piemonte Orientale e il Politecnico.

Cena in bianco al Caat

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CENA IN BIANCO UNCONVENTIONAL DINNER, quest’anno avrà una location particolare, il CAAT (Centro Agroalimentare di Torino), con particolare soddisfazione espressa dal Presidente Marco Lazzarino

 

L’evento flashmob “CENA IN BIANCO UNCONVENTIONAL DINNER 2022” prenderà vita e si svolgerà sabato 18 giugno p.v; in occasione della sua settima edizione torinese, avrà luogo in un nuovo sito urbano, svelato a sorpresa, lunedì scorso, ai 12 mila partecipanti: si tratta del grande mercato del CAAT (Centro Agroalimentare di Torino).

Cena in Bianco rappresenta un progetto ideato e voluto nel 2012 da Antonella d’Afflitto, torinese di origine napoletana, che ha creato un format ormai divenuto piuttosto celebre. Si tratta di un progetto gratuito per tutti i partecipanti, un flashmob spontaneo di persone invitate a radunarsi attraverso il web e a ritrovarsi convivialmente a tavola, tutti insieme, in una data precisa, in un luogo che ogni anno muta, portandosi tutto da casa per imbandire la tavola con amici e familiari, dal tavolo alle sedie, dagli accessori alle stoviglie,  bevande e vivande. I valori fondamentali sono la convivialità e la condivisione.

“Sono felicissimo – dichiara il presidente del CAAT Marco Lazzarino – che quest’anno la Cena in Bianco si svolga proprio presso il Centro Agroalimentare di Torino e ho da subito manifestato la disponibilità a ospitare le migliaia di persone che prenderanno parte a questa magica serata.

Questo evento dimostra il grande desiderio da parte dei torinesi di ripartire, con entusiasmo e energia, dopo il periodo di chiusura che ha contraddistinto gli ultimi due anni.

La Cena in Bianco rappresenta un evento in cui si manifesta tutta la forza e l’energia delle persone, vere protagoniste della serata, capaci di creare un clima di convivialità e eleganza, allegria e condivisione, che parte proprio dal desinare in compagnia”.

“Il CAAT – aggiunge il Presidente Marco Lazzarino – rappresenta un luogo da sempre capace di esprimere valori forti, quali l’impegno e la fatica che consentono di valorizzare al massimo i prodotti agroalimentari del nostro territorio. Il CAAT è,  inoltre,un luogo capace di esprimere una bellezza diversa rispetto alle piazze auliche in cui la Cena in Bianco è stata organizzata in passato, una bellezza legata al territorio e a ciò che, di buono, ogni giorno approda sulle nostre tavole, una bellezza legata al duro lavoro notturno di migliaia di persone, fatta di mille colori capaci di vivacizzare questo sito”.

“Un ringraziamento particolare va, inoltre – precisa il Presidente del CAAT Marco Lazzarino – a Antonella d’Afflitto,l’organizzatrice, che rappresenta il cuore pulsante della Cena in Bianco e che ha saputo cogliere la magia capace di sprigionarsi da questo evento.

Le persone che festeggeranno al CAAT la ripartenza, dopo un lungo periodo di chiusure e restrizioni,  saranno migliaia. Da parte nostra ci stiamo preparando con il nostro massimo impegno e le nostre energie ad accogliere in sicurezza oltre diecimila persone. Si tratta di un risultato sicuramente considerevole e apprezzabile. Il mio augurio è che possa essere una serata di spensieratezza e di ritorno alla normalità,  facendo conoscere ai partecipanti la magia del Centro Agroalimentare, dei suoi prodotti e dell’attività svolta da migliaia di persone ogni giorno, e mai interrotta neanche in tempo di pandemia”.

MARA MARTELLOTTA

Transizione ecologica: pubblico e privato insieme

LA STRATEGIA IN COMUNE TRA ENTI PUBBLICI, PRIVATI E ASSOCIAZIONI

Elettrificazione da fonti rinnovabili ed efficienza energetica degli edifici, tra incentivi statali e innovazione: il resoconto della tavola rotonda organizzata dall’azienda Coesa in occasione dei festeggiamenti per i suoi 10 anni dalla nascita e dell’inaugurazione della sua nuova sede nel cuore di Torino. Tante le novità in tema di soluzioni tecnologiche come spinta alla decarbonizzazione, tra cui il primo progetto di impianto fotovoltaico galleggiante in Piemonte.

  Mai come in questi giorni il dibattito sui temi energetici è così vivo. La limitazione delle forniture di gas dai Paesi dell’Est dovuta al conflitto in Ucraina sta provocando un impatto negativo non solo sulla lotta al cambiamento climatico, ma anche sul costo dell’energia per le imprese e per le famiglie data la dipendenza del nostro Paese dalle importazioni estere di gas e petrolio. Come prima risposta a questa situazione l’Italia a dicembre 2021 ha deciso di riattivare le centrali a carbone di La Spezia e Monfalcone. Ma a detta degli esperti la soluzione non è il ritorno al carbone o al nucleare o all’estrazione intensiva di gas naturale dal sottosuolo, quanto piuttosto una transizione energetica verso la decarbonizzazione con un’accelerazione sull’approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili, pulite e illimitate, come il vento, il sole o le maree. In particolare nel prossimo decennio sarà indispensabile incrementare di 6-8 volte le installazioni fotovoltaiche in tutti gli ambiti, domestico, industriale, commerciale e utility.

Di questi argomenti e delle sfide a cui dovranno rispondere con soluzioni concrete l’Italia e il Piemonte nei prossimi mesi si è dibattuto durante la tavola rotonda dal titolo “Transizione ecologica tra impatto sociale e trasformazione industriale”, organizzata dall’azienda Coesa in occasione dei festeggiamenti per i suoi 10 anni dalla nascita e dell’inaugurazione della sua nuova sede a Cit Turin, il quartiere liberty nel cuore di Torino. Presenti come relatori: Andrea Tronzano, Assessore allo Sviluppo delle Attività produttive della Regione Piemonte, Marco Gay, Presidente Confindustria Piemonte, Giorgio Marsiaj, Presidente Unione Industriali di Torino, Dario Gallina, Presidente Camera di commercio di Torino, Guido Saracco, Rettore Politecnico di Torino e Federico Sandrone, Amministratore Delegato di Coesa.

Tanti i temi all’ordine del giorno sviluppati dai rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni di categoria, dall’adozione del digitale in ambito energetico alle ricadute della transizione energetica sulle aziende del territorio, in particolare quelle legate all’automotive, dagli investimenti mirati che la Regione Piemonte ha predisposto nel breve e nel lungo periodo per agevolare il passaggio dalle fonti fossili alle rinnovabili alla ricerca universitaria in questo settore. Fino alle soluzioni tecnologiche più innovative progettate da Coesa come la building automationvolta al miglioramento dell’efficienza di un edificio con l’ausilio di tecnologie che permettono di gestire gli impianti, le reti informatiche e di comunicazione presenti, ad esempio, in uffici o edifici commerciali, o il nuovo impianto di fotovoltaico galleggiante.

Per contrastare l’emergenza climatica e ridurre la dipendenza di energia dall’estero è fondamentale oggi il ricorso alle rinnovabili. Purtroppo in Italia viene dato ancora poco spazio alle politiche di efficienza energetica e di sviluppo delle rinnovabili, se si pensa ai tempi lunghissimi per l’approvazione dei progetti e agli oneri per realizzare gli impianti che ricadono interamente sulle imprese. Ma è auspicabile che, grazie anche al recente pacchetto europeo di misure Repower EU[1], si avvii finalmente un forte rilancio delle energie pulite e del fotovoltaico, che potranno anche contribuire fortemente alla crescita occupazionale e alla decarbonizzazione del sistema energetico italiano. Quella dell’elettrificazione pulita, delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica e della sostenibilità è l’unica strada da seguire come punto di riferimento costante nel nostro percorso di avvicinamento agli obiettivi climatici e ambientali del 2050”.

Federico Sandrone, Presidente Consiglio di Amministrazione di Coesa Srl

 

Il primo impianto fotovoltaico galleggiante in Piemonte

A dire il vero anche il solare non è totalmente a impatto zero: i pannelli fotovoltaici consumano suolo, sono complessi da smaltire e la loro installazione rischia di andare a discapito di altri utilizzi, per esempio quello agricolo. Per questo motivo una delle soluzioni che pare destinata a crescere in tutto il mondo e che si sta soppesando anche in Italia è il cosiddetto floating photovoltaics o fotovoltaico galleggiante, che prevede la realizzazione di impianti a energia solare da collocare come copertura di canali e bacini artificiali.

All’interno di un progetto di riqualificazione ambientale, COESA è coinvolta nello studio preliminare, progettazione e messa in opera di un impianto fotovoltaico galleggiante nel bacino della Cava Germaire, ubicato a cavallo dei confini comunali di Carignano e Carmagnola, fuori dal centro abitato, sulla sponda destra del fiume Po, in Regione Germaire. L’impianto sarà costituito da un generatore fotovoltaico composto da 9.720 moduli fotovoltaici e da 45 inverter multi-inseguitori – ciascuno con inclinazione di 30° per ottimizzare la produzione – distribuiti su una superficie lorda di circa 5,6 ettari a fronte di un’area di bacino di circa 15 ettari, e a una distanza di almeno 50 metri dalla sponda. La potenza nominale complessiva è di 4.374,00 kWp e garantirà una produzione di circa 6 MW annui, in grado di provvedere all’autoconsumo dell’azienda estrattiva e immettere l’eccedenza in rete. L’impianto dovrà essere autorizzato da Regione Piemonte, Arpa ed Ente Parco e potrà essere ultimato entro la fine del 2023. Consentirà così una significativa riduzione delle emissioni di inquinanti in atmosfera, nell’ordine di 3.500 tonnellate di anidride carbonica in meno ogni anno. Il progetto vedrà anche il coinvolgimento di istituzioni universitarie e di centri di ricerca scientifica con lo scopo di mettere sul campo sistemi avanzati che possano migliorare ulteriormente le performance dell’impianto e creare qualcosa di unico sul territorio piemontese.

 

Il bilancio di 10 anni di Coesa

Coesa è la società accreditata e certificata ESCo (Energy Service Companyfondata nel 2012 da due giovani laureati in ingegneria energetica e nucleare uniti dalla volontà di offrire ad aziende, pubblica amministrazione e privati le migliori soluzioni improntate al risparmio e all’efficientamento energetico (come impianti fotovoltaici, sistemi di accumulo, colonnine di ricarica, corpi illuminanti riconvertiti, centrali termiche, schermature solari, isolamenti, infissi e domotica energetica) e di aiutarli ad accedere agli incentivi statali dedicati.

Il suo board è composto da Federico Sandrone, co-founder e Presidente del Cda, Dario Costanzo, co-founder e Amministratore Delegato, e Paolo Bosco, socio e Direttore Tecnico. Il team, in continua espansione, può contare oggi su 20 risorse, con un’età media di 32 anni, tra cui giovani ingegneri civili ed energetici, esperti di project e innovation management e data science.

La sede di Coesa è appena stata inaugurata in occasione dei 10 anni dalla nascita ed è a Torino nella palazzina Ostorero di Via Beaumont 7, un edificio liberty nel quartiere Cit-Turin costruito nel 1900 dall’architetto Pietro Fenoglio, oggi ristrutturato e riqualificato dall’azienda.

Con la sua attività di progettazione, implementazione e gestione di processi complessi nell’ambito della transizione ecologica, Coesa è passata da un fatturato di 455 mila euro nel 2020 a 10 milioni di euro nel 2021 e un previsionale per il 2022 che si attesta intorno a 27 milioni, con un trend di crescita del 60% per i prossimi due, che porterebbe il fatturato a oltre 45 milioni nel 2024. Dal 2020 infatti si intensificano le attività di efficientamento energetico nel settore residenziale, grazie agli incentivi statali che consentono al privato cittadino di poter usufruire per esempio del superbonus 110, detrazioni fiscali, ecobonus, conto termico, certificati bianchi e più in generale dei Titoli di Efficienza Energetica, e COESA attua un rapido percorso di strutturazione dei processi per aiutare imprese e privati ad accedere alle agevolazioni orientandoli nel complesso panorama normativo.

Tra i numeri più significativi che può vantare l’azienda: circa 200 cantieri, oltre 90 mila metri quadrati di cappotto termico e 20 mila metri quadrati di infissi installati, 6 MWh di batterie, 5 MW di centrali termiche convertite in impianti ibridi (o pompa di calore) e oltre 2 MWp di impianti fotovoltaici, che portano a più di 90 milioni di euro di crediti ceduti ai partner bancari, solo negli ultimi due anni.

Grande importanza riveste per Coesa l’innovazione di prodotto come quella più recente sviluppata dall’azienda nel campo della building automation: un sistema che consente di poter mettere in comunicazione tra di loro gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili con i sistemi di termoregolazione dell’abitazione. Così impianti fotovoltaici, batterie di accumulo, colonnine di ricarica, pompe di calore e i caloriferi possono essere gestiti manualmente da un’unica app oppure guidati da un energy manager virtuale, un’intelligenza artificiale di nome Estìa in grado di proporre e adottare le migliori configurazione energetiche per il miglior confort termico a fronte di un risparmio economico. In questo modo COESA è in grado di creare un secondo livello di efficienza verso un concetto di cognitive building che sfrutta le straordinarie possibilità delle tecnologie IoT per gestire i consumi e creare un vero e proprio dialogo con i residenti fatto di osservazione, monitoraggio, previsioni e interventi in tempo reale. O ancora l’esclusiva piattaforma/app Coesa Digital Service Backbone appositamente sviluppata in collaborazione con la startup Huna che consente di rafforzare e velocizzare del 30-40% i processi di offerta, commessa e amministrazione e di mettere direttamente in comunicazione i clienti e i fornitori con il team dell’azienda per una miglior customer awareness. E infine Kaito, la prima piattaforma “Forestry-as-a-Service” in grado di mettere in relazione i proprietari di aree boschive e i professioni e le aziende di settore: attraverso l’implementazione di tecnologie satellitare di terze parti e l’utilizzo di smart contract è possibile garantire un servizio completo per clienti e fornitori. Il progetto nasce con l’obiettivo aziendale di perseguire i valori di sostenibilità ESG, di ridurre l’impatto di carbonio sull’ambiente e favorire l’economia circolare, il tutto con un business model innovativo e utile per la comunità.

La gestione della transizione ecologica è affidata congiuntamente al settore pubblico e a quello privato. E’ un banco di prova decisivo per misurare la capacità del Paese di fare sistema, per generare crescita e ridurre l’impatto ambientale. Centrale in questo processo è la condivisione dei dati, per un’analisi delle performance che generi ulteriore efficienza. Sono molti gli ostacoli da superare, burocratici e no, ma la direzione è oramai definita e credo che aziende come Coesa, siano la dimostrazione delle capacità crescenti delle imprese piemontesi“.

Marco Gay, Presidente Confindustria Piemonte

 

Le scelte che assumiamo oggi in tema di transizione energetica definiranno il futuro del nostro Paese e delle nostre aziende, dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Coesa è tra le imprese protagoniste di questo cambiamento. Come imprenditori, le nostre priorità sono la crescita del territorio, il benessere della comunità e la creazione di lavoro. E a questo proposito, il tema della transizione ecologica ha per Torino implicazioni particolarmente complesse, soprattutto per quanto riguarda l’automotive. Proprio per questo siamo molto amareggiati per il voto di ieri del Parlamento Europeo che mette al bando i motori termici dal 2035, un durissimo colpo per la filiera dell’auto”.

Giorgio Marsiaj, Presidente Unione Industriali di Torino